penetrazione dell'autorità che ebbero i nostri glossatori del secolo XI
e XII, non si può attribuire che alla coscienza che essi ebbero di
continuatori ed eredi delle tradizioni giuridiche romane, che tanto
potè su di loro da farli seguaci del partito ghibellino, non per
omaggio servile, ma per devozione ad un passato che non sapevano
persuadersi estinto
[24].
L'uso del diritto romano fu favorito da tutti quei principi che
nutrirono idee di dominio universale, non solo perchè coerente alle
loro mire di assoluto impero, ma anche perchè disponeva in favore di
essi l'animo del popolo italiano, che era sempre trascinato dalla
seducente speranza di vedere restaurato l'antico impero e ripristinata
la civiltà romana.
Infatti Carlomagno, abolita l'esclusività della legislazione longobarda,
riconobbe pubblicamente e sanzionò il diritto romano in Italia;
Federigo I ricorse ai giureconsulti bolognesi per giustificare le sue
ambiziose mire; e Federigo II di Svevia, nella lotta col papato, estese
l'uso delle leggi romane per contrapporle alle Decretali pontificie.
Ma anche indipendentemente dal favore che incontrò il diritto
romano negli imperatori, lo studio di quello non fu mai interrotto.
Ispirato ai principii di equità, il diritto fu il solo elemento della civiltà
pagana che non trovò nemica la Chiesa. Il clero stesso, durante le
invasioni dei barbari, si governava colle leggi del Digesto, e
l'imperatore Lodovico Pio in una sua costituzione sanzionò questa
consuetudine.
Nei documenti anteriori al secolo X, troviamo frequentemente
ricordati i cultori del diritto sotto varii nomi (come magistri,
jurisconsulti, legislatores, judices); il che dimostra che in Italia il
numero dei giurisperiti non fu mai scarso.
Il re Lotario nell'anno 825 promulgò alcuni regolamenti sui feudi col
consiglio dei giureconsulti di Milano, di Pavia, di Cremona, di
Mantova, Verona, Treviso, Padova, Vicenza, Parma, Lucca e Pisa
[25].
Nelle consuetudini delle repubbliche marittime si conservò l'uso del
diritto romano come a Pisa, Genova, Venezia ed Amalfi
[26], perchè