CIT(T)AZIONI il Dossier (edit by Mariantonietta Pugliese)

pugliesemariantonietta 902 views 22 slides Jul 07, 2014
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About This Presentation

Il Dossier Cit(t)azioni racconta le genesi del laboratorio site specific ideato e condotto da Monica Vannucchi per gli allievi dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico". La terza tappa di questa azione in danza è in scena a Spoleto57 - Festival dei 2Mondi, gi...


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Monica Vannucchi




Dossier a cura di Mariantonietta Pugliese

CIT(T)AZIONI

Laboratorio site specific con gli allievi
dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica
“Silvio d’Amico”

Venere degli stracci (1967) di Michelangelo Pistoletto

Ideato e condotto da Monica Vannucchi

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Il Dossier

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Premessa


CIT(T)AZIONI è un progetto artistico, ideato e condotto da Monica Vannucchi, per gli allievi
dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, diretta da Lorenzo Salveti.

La performance è già andata in scena, a Roma, due volte.

Il 22 giugno del 2013 l’azione ha animato i giardini di Largo Beltramelli e si è poi snodata lungo Via
dei Monti di Pietralata, fino ai locali dell’Arci Malafronte.

Il 30 novembre dello stesso anno, in occasione di “Una notte al Museo” e grazie alla
collaborazione con CoopCulture e Fili di Culture, ha trovato casa presso il Museo di Palazzo
Massimo alle Terme.

Giovedì 10 luglio 2014, sarà ospitato da Spoleto57 – Festival dei 2Mondi, in occasione
dell’European Young Theatre 2014. Il contest, organizzato dall’Accademia Nazionale d’Arte
Drammatica “Silvio d’Amico”, accoglie studi e performance proposti da giovani attori e registi
europei.

A partire dalle 19, nel cuore di Spoleto, si snoda l’azione scenica itinerante, alla quale partecipa un
gruppo di giovani performer del II anno del Corso di Recitazione e Regia dell’Accademia Nazionale
d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, insieme a studenti delle altre Scuole europee.

Guidati da Monica Vannucchi, gli allievi intrecciano i loro gesti e il loro essere artisti con il sostrato
quotidiano della città.







Questo dossier multimodale vuole raccontare la genesi del progetto, la sua maturazione, le tre
tappe in cui si manifesta. Dall’approccio alla materia nuda fino alla creazione di una partitura
coreografica, il dossier raccoglie appunti, suggestioni, scritti critici e fotografie prodotti.

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CIT(T)AZIONI ATTO PRIMO
Open class

Il progetto va in scena a Roma, per la prima volta, sabato 22 giugno 2013, con la classe di Danza
degli allievi del I anno del Corso di Recitazione e Regia dell’Accademia Nazionale d’Arte
Drammatica “Silvio d’Amico”.

L’Open class è curata da Monica Vannucchi e Laura Monna, assistente Paola Autore. Al sax c’è
Ivan Bernardini.

Le azioni sceniche, anche grazie alla collaborazione del Comitato di Quartiere Largo Beltramelli,
partono dai giardini dell’omonimo Largo e seguono un percorso che, da via dei Monti di Pietralata,
giunge nelle aule dell’Arci Malafronte, preziosa collaboratrice.

Gli allievi dell’Accademia lavorano tutto l’anno nei locali dell’Arci, che offrono loro ulteriori spazi
oltre quelli istituzionali, per potersi cimentare con le esercitazioni didattiche. Nonostante la
presenza costante degli allievi, il loro produrre arte viene ignorato o poco considerato dai residenti
della periferia romana. Alla luce di ciò, l’idea di Monica Vannucchi e del Direttore dell’Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, Lorenzo Salveti, è quella di presentare un lavoro
finale in grado di coinvolgere il quartiere.

La prima sfida artistica è proprio questa: uscire in strada, farsi vedere, sensibilizzare il pubblico
all’arte. Si tratta, però, di allievi del primo anno, che non sono ancora andati in scena, non hanno
quindi maturato empatia, intimità con il pubblico. A loro viene chiesto di cimentarsi con una scena
inusuale, quella urbana, caustica, sporca, rumorosa, asfaltata e cementificata.

Questo approccio fisico con l’impianto urbano della città non può essere casuale. Cit(t)azioni è un
ripescaggio delle esperienze della Post Modern Dance degli anni ‘70. È un lavoro che guarda al
gruppo americano della Grand Union e ai concerti della Judson Church di New York.



Non si tratta, però, di una citazione filologica della Post Modern Dance. Monica Vannucchi prende
spunto da quell’universo, ma guarda anche ad altro. Per esempio, ai lavori corali di Rudolf Laban o
di Ted Shawn. Il progetto finisce col tenere dentro lavori per cori maschili e femminili e anche
influssi di artisti della body art. L’idea artistica ruota intorno a un campo magnetico bifronte,
americano e italiano, nel quale è forte la presenza molecolare degli anni ‘70 e ‘80. Questo magma
creativo e rivoluzionario costituisce la materia bruta, nella quale cercare, scalzi e a mani nude, la
libertà di espressione.

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Cit(t)azioni è un lavoro itinerante, nasce in piazza, nei giardini di Largo Beltramelli, prosegue in via
dei Monti di Pietralata e ha l’ambizione di creare al momento il suo pubblico. Si rivolge a chi
passeggia in strada, a chi abbandona la sua occupazione momentanea, incuriosito dalla musica e
dai movimenti degli interpreti, ma anche a chi resta indifferente, intralcia o ostacola la
performance dei danzatori. Una parte di pubblico resta allacciata ed entra nel cortile dei locali
dell’Arci Malafronte, poi in sala. Il passaggio è sottolineato anche in musica. Il sax di Ivan
Bernardini, che ha accompagnato l’azione negli spazi esterni, cede il passo alle note della pianista
Laura Monna. Dall’ambiente sporco, disturbato dagli arredi urbani e scenici, il musicista pifferaio
conduce il pubblico in sala, dove ci sono magliette bianche per terra e un cumulo di vestiti
abbandonati, è la citazione della Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto. Su questo
spunto creativo è costruito il finale della performance, con una ragazza che posa, nuda, davanti al
cumulo di stracci.

Cit(t)azioni è anche un discorso sull’identità. I performer lavorano all’inizio della partitura con
delle t-shirt scure, sulle quali è stampato il logo dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica
“Silvio d’Amico”. In mezzo ai segni confusi della città, per essere gruppo c’è bisogno di riconoscersi
attraverso un segno forte, quello dell’indumento che si porta indosso. Man mano che l’azione
procede, gli abiti vengono abbandonati lungo il percorso, ci si spoglia della loro costrizione. È il
tentativo di convincersi e convincere che si è artisti, anche se l’azione si svolge in strada. Il
pubblico partecipa di questo sforzo riconoscendosi come tale, osservatore privilegiato di una
performance. Due forze opposte e complementari partecipano della stessa finalità: gli attori
hanno bisogno di spogliarsi della propria quotidianità per abbracciare l’ambizione, la tensione
all’arte, mentre il pubblico ha bisogno di questo transfert per strutturarsi, riconoscersi e
concedere lo statuto artistico. Per i danzatori c’è un riconoscimento ulteriore. Il gesto, distinto da
quello casuale, occasionale, distratto delle persone che assistono all’azione scenica, è lo
spartiacque tra il dentro e il fuori, tra la scuola e la strada. Il percorso è disseminato di abiti di tutti
i giorni, scarpe abbandonate, magliette colorate. Ma ci sono anche t-shirt bianche, con le citazioni
che ispirano il lavoro: una data, un nome, un concetto, un pensiero sulla danza, per richiamare i
lavori degli artisti che, al di là delle congiunture spaziali e temporali, abitano l’arte. Sono parole
chiare, scritte nero su bianco.





È una ricerca d’identità interiore, nella quale coesistono le azioni singole e il gruppo, coro e lavoro
individuale negli a solo. L’alternarsi, di pezzi corali d’improvvisazione o strutturati e di a solo, è il
terzo filo dominante del progetto. Esiste un rapporto diretto con il pubblico, nello stesso tempo è
un lavoro dalla struttura interna che lascia molto spazio all’aleatorio. La partitura si decodifica in
una drammaturgia che ha molte porte aperte.

Il 22 giugno 2013 il lavoro va in scena, con un buon successo di pubblico.

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Noemi Euticchio testimonia, con le sue foto e la sua recensione, l’esito della performance. Alle sue
parole si aggiungono quelle di Paola Autore.












Siamo su un lacerto di marciapiede di una strada della prima periferia di Roma

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Vediamo un uomo che attraversa la strada. Le strisce pedonali si materializzano in
pantaloni sbattuti con forza. Lui attraversa obbediente, con un gesto plastico e
dinamico, che evoca l’uomo della Porta dell’Inferno di Rodin

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Siamo Intrecci di percorsi e cori di corpi, che si alternano vivacemente e procedono
sempre più fitti

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Abbiamo bisogno di libertà, come di mantenere il contatto con questa terra, amara,
aspra, ma viva. Pulsante come l’energia di questi ragazzi che paiono infiniti.
E riemergono uno ad uno, più vitali che mai. Quella luce assorbita fuori, ora risplende
nella sala dove trasportano la passione travolgente che li accomuna e al tempo stesso
differenzia: la danza

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CIT(T)AZIONI ATTO SECONDO
Museo di Palazzo Massimo alle Terme
Sabato 30 novembre 2013, nell’ambito del progetto “Una notte al Museo”, del Ministero dei Beni
e delle Attività Culturali e del Turismo, Cit(t)azioni trova casa, sempre in Roma, a Palazzo Massimo
alle Terme. L’azione, ideata e condotta da Monica Vannucchi, si realizza grazie all’interessamento
dell’Associazione Fili di Culture. Gli stessi allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica
“Silvio d’Amico”, ormai entrati nel secondo anno di corso, ambientano la loro performance nelle
sale museali. Al sassofono c’è ancora Ivan Bernardini, cui si affianca il fisarmonicista Andrea
Pennacchi.

L’idea di creare una partitura coreografica, all’interno di un contenitore museale, affonda le sue
radici nel 2005 quando, nel Museo d’Arte Contemporanea di Capodimonte, a Napoli, si svolgono
azioni di danza site specific. Protagonisti sono sei performer, tre donne e tre uomini. Si tratta di
Monica Vannucchi, Daina Pignatti, Paola Autore, Valentino Villa, Marco Angelilli e Fabio
Cocifoglia. È un lavoro impegnativo, che nasce dall’esigenza di ruotare l’azione intorno a un
dialogo con le opere d’arte.
La performance itinerante, con i testi originali di Matilde Tobia, è raccontata nei quaderni di
Capodimonte 23, “Come in un libro aperto, e come in una stanza”.

Gli scatti di Roberto Di Bello.

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Da una traccia sospesa nel tempo dell’ispirazione, Monica Vannucchi pensa di realizzare un’azione
scenica con gli allievi dell’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e di ambientarla in un
museo romano. L’occasione giunge con il bando di “Una notte al Museo”, per il quale viene
ripensata, ristudiata e riscritta la partitura andata in scena a Roma nel giugno dello stesso anno,
presso Largo Beltramelli, Via dei Monti di Pietralata e i locali dell’Arci Malafronte.

La prima difficoltà è quella di cercare una motivazione forte, alla luce della quale legare l’azione ai
contenuti specifici di Palazzo Massimo. Se nel primo caso, infatti, i danzatori abitavano un
contesto basso, nel senso di urbano e periferico, in questo secondo caso il contesto si fa elevato,
museale, pieno di arte.

I giovani performer, insieme al pifferaio in sax e al fisarmonicista, invitano i passanti a entrare nel
Museo di Palazzo Massimo alle Terme. Da una parte le sale, le gallerie, il peso arcaico delle opere
esposte nel museo. Una città di ieri che merita di essere riscoperta, interrogata, abbracciata.
Dall’altra, la città di oggi, convulsa, frenetica, distratta. L’anello di congiunzione sta negli artisti
delle avanguardie che il progetto cita, esponenti di una cultura capace di comunicare una nuova
alfabetizzazione dell’arte, necessaria al dialogo. Il discorso sull’identità dei performer, in questo
secondo caso, non è solo rapportato alla propria individuale esistenza, ma contempla un respiro
metastorico più ampio. Svestirsi della propria contemporaneità, spogliarsi del superfluo e
dialogare con le opere e i loro significati.

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Le foto di Cit(t)azioni a Palazzo Massimo alle Terme sono del fotografo Marco Tanfi per Fili di
Culture.

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CIT(T)AZIONI ATTO TERZO
Spoleto57 - Festival dei 2Mondi, giovedì 10 luglio 2014


Il terzo atto di queste Cit(t)azioni è il gesto ancora da vivere, la parola che aspetta di essere
pronunciata.

C’è una variazione significativa nel cast. La terza ripresa vede coinvolti 15 allievi del secondo anno,
affiancati da 3 del primo, dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, classe
di Recitazione e Regia, insieme ad alcuni allievi delle Scuole Europee di Teatro, che partecipano al
Festival. A queste è stato inviato un abstract del progetto, chiedendo ai candidati di preparare un
a solo.

I performer: Federico Benvenuto, Luigi Biava, Luca Carbone, Edoardo Coen, Stefano Guerrieri,
Francesco Iaia, Antonio Orlando, Luca Tanganelli, Giovanni Firpo e Fabio Condemi (questi ultimi
due assistenti alla regia), Maria Alberta Bajma Riva, Lavinia Carpentieri, Elena Crucianelli, Bianca
Friscelli, Diletta Masetti, Flavia Mancinelli, Cristina Pelliccia, Càrola Ripani, Giulia Trippetta.

Al sax Ivan Bernardini. Flauto e polistrumentista Mohaghegh Mehran.

L’idea di fondo, condivisa da Monica Vannucchi e Lorenzo Salveti, direttore dell’Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, è stata quella di esprimersi in strada.

Per il progetto è un ritorno alla posizione fetale, ma anche la scommessa sulla possibilità di un
nuovo sviluppo. La configurazione del territorio spoletino offre dei percorsi naturali, una serie di
tappe nella vita quotidiana della città. La Piazza del Mercato, per esempio, nelle ore diurne è
caotica, si anima con le sue bancarelle, il bar, le macchine parcheggiate, per poi diventare
pedonale la sera. L’ambiente è colmo di turisti, segnali stradali, lavori in corso, restauri e scavi, in
una confusione di segni di arredo urbano spiccatamente cittadina.

Anche in questo caso l’azione scenica è itinerante e percorre le vie medievali del centro di
Spoleto, pedonali, ricoperte da una pavimentazione a grandi lastroni. La sfida è portare il pubblico
fin dentro Vicolo dello Sdrucciolo, un passaggio strettissimo e quasi nascosto che apre su Piazza
della Genga, dove l’azione trova la sua conclusione. La piazza è appartata, circondata da poche
abitazioni, non ci arriva il traffico e sembra proprio una scenografia teatrale, con le sue pareti
pastello e la pavimentazione riquadrata.





I performer sono una variabile determinante. Pur essendo stati i protagonisti delle precedenti due
edizioni, l’esperienza non può ripetersi uguale a se stessa. Lo nega la natura del progetto e la

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nuova maturità dei danzatori che sono cresciuti, umanamente e artisticamente, rispetto alle
precedenti prove. Il lavoro conserva una quota aperta lasciata agli accadimenti, ma la costruzione
è più forte, come maggiore è la ricerca della collaborazione del pubblico, che può entrare nel
performing act.

Il tema degli abiti è amplificato, si insiste sul significato delle divise scure da indossare come gusci
vuoti, passaggi di cui è necessario liberarsi per una costruzione della propria identità.

Anche l’aspetto musicale è più strutturato, le citazioni entrano prepotenti anche nel tessuto della
musicalità, che offre riferimenti al piano dell’azione.

In questo modo il progetto non si completa mai, ogni volta è una riscrittura che richiede un grande
sforzo creativo. L’azione scenica conserva grande elasticità al suo interno e custodisce il passato
culturale degli anni ‘70 e ‘80, ne eredita le istanze, parte del pensiero e con ciò nutre il nostro
presente.

Tra le novità, c’è l’utilizzo di lettere tipografiche, a formare la scritta Cit(t)azioni che si comporrà a
vari stadi, gli stessi che tracciano il difficile percorso tra passato e presente, vecchio e nuovo,
nascita e morte, ripetizione e creazione.

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Monica Vannucchi. Docente di Danza


Si occupa di danza e di teatro, di danzatori e di attori. Si è diplomata all’Accademia Nazionale di
Danza a Roma nel giugno 1980.

Dagli anni ‘80 ha studiato in Italia, in Francia e negli Stati Uniti. Nello stesso periodo ha lavorato
con varie compagnie di danza contemporanea e di teatro di ricerca con le quali ha compiuto
tournée in Europa, America, Giappone.
Ha una lunga esperienza come coreografa per la scena teatrale e ha collaborato con molti registi.

Nel 2012, con Valentino Villa che ne cura la regia, ha ideato il progetto e firmato i movimenti di
“Noi, gli eroi”, un teatro inedito di Jean Lagarce, allestito a Roma nell’ambito della rassegna Face à
face, parole di Francia per scene d’Italia.

È al Festival dei 2Mondi di Spoleto nel 2010 con “Romeo e Giulietta – Materiali”, in collaborazione
con Lorenzo Salveti e Rosa Maria Tavolucci e nel 2009 con uno studio tratto da un racconto del
premio Nobel Alice Munro, “Il sogno di mia madre”, in scena al Teatrino delle 6.

Nel 2005 ha ideato il progetto, curato la regia e la coreografia della performance di cui è stata
anche interprete “Come in un libro aperto, e come in una stanza” per la sezione di arte
contemporanea del Museo di Capodimonte a Napoli.

Dal 1992 è titolare della cattedra di Danza all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio
d’Amico”. Dal 2002 ha insegnato anche Pedagogia del corpo e Modelli e tecniche di lavoro sul
campo nell’ambito del biennio sperimentale specialistico di Pedagogia e didattica del teatro,
istituito dalla stessa Academia.

Da molti anni conduce laboratori di Educazione al movimento e alla danza per bambini, e atelier di
Danza contemporanea presso l’associazione Choronde di Roma.
Fonte www.accademiasilviodamico.it

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Sul suo lavoro didattico sono stati pubblicati articoli sulle riviste “Contact Quarterly” (1983),
“Chorégraphie” (1996 e 1999) e nel volume “In viaggio” a cura della DES (2006).

Dal 2007 è membro elettivo del Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale
(CNAM), organo consultivo del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
























Progetto Editoriale [Tesi Master] a cura di:
Mariantonietta Pugliese
Giornalista Pubblicista
Master in Critica Giornalistica dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
Ufficio social media per gli studi e le performance degli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte
Drammatica “Silvio d’Amico” all’European Young Theatre 2014 – Contest di
Spoleto57 Festival dei 2Mondi.
Paqina Facebook_Acc. Naz. d’Arte Dramm. “Silvio d’Amico” & European Young Theatre 2014:
https://www.facebook.com/AnadEuropeanYoungTheatre2014
Account Twitter_EuropeanYoungTheatre @EYT2014: https://twitter.com/EYT2014
Email: [email protected] – Cell.: +39 333 4912664

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