Come conoscere bene la storia........pdf

nadinebenedetti1981 15 views 30 slides Apr 22, 2025
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COME CONOSCERE BENE LA STORIA
E INQUADRARE VECCHI E NUOVI PROBLEMI


Dobbiamo (…) conoscere la storia e conoscere la psicologia (…) Ogni tanto ci guardiamo in faccia e ci chiediamo come abbiamo fatto a bruciare le streghe in piazza o mettere i bambini sui treni per Auschwitz. Ci siamo riusciti ...


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Corretto, ampliato e completato nuovamente il giorno 22 aprile 2025
NOTA: nelle versioni precedenti errori vistosi con un copia-incolla rendevano incomprensibile un lungo paragrafo sui
licei e c'era poca chiarezza anche in un altro paragrafo sulla scuola, che è stato modificato anche in questa data.
COME CONOSCERE BENE LA STORIA
E INQUADRARE VECCHI E NUOVI PROBLEMI
Dobbiamo (…) conoscere la storia e conoscere la psicologia (…) Ogni tanto ci guardiamo in faccia e ci chiediamo come abbiamo
fatto a bruciare le streghe in piazza o mettere i bambini sui treni per Auschwitz. Ci siamo riusciti grazie al conformismo (…) Non
solo in ridicoli film, ma addirittura sui libri di scuola il fascismo e il nazismo sono descritti come branco di lupi su un inerme popolo
di agnelli (…) La realtà è l’opposto.
(S. De Mari)
A spiegare perché il disonesto, e talora anche lo sciocco, riescano quasi sempre nella vita meglio dell’onesto e dell’intelligente, vale
il fatto che il disonesto e lo sciocco trovano meno difficoltà a entrare in sintonia col mondo che, in prevalenza, è solo disonesto e
stupido, a differenza dell’uomo onesto e accorto che, non potendo con identica velocità armonizzarsi con l’ambiente, perde tempo
prezioso alla realizzazione della propria fortuna. Gli uni sono come i mercanti i quali, al corrente della lingua del paese, riescono a
vendere e approvvigionarsi rapidamente, mentre altri sono costretti a imparare la lingua dei loro fornitori e clienti (…) Non riesco a
concepire una saggezza priva di diffidenza. La Scrittura ha detto che la paura del Signore è l’inizio della saggezza, ma io avrei detto
la paura degli uomini.
(N. de Chamfort)
La storia non è che una ripetizione degli stessi fatti applicati a uomini ed a tempi diversi.
(F. de Chateaubriand)
ARGOMENTI:
STORIA ANTICA E MODERNA
STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA
LA CHIESA
STORIA RECENTE E ATTUALITÀ
LA QUESTIONE SOCIALE
LEGGI DELLA VIOLENZA IN AMBITO POLITICO E IN GUERRA
LA QUESTIONE GIUDIZIARIA
LE LEGGI SUI GENITORI
GLI AFFITTI
LA CITTADINANZA ATTIVA
L’IMMIGRAZIONE
LA MALASANITÀ
LA PSICHIATRIA
GLI PSICOLOGI
I VALORI
LA SCUOLA ITALIANA
STORIA ANTICA E MODERNA
Le vite o le imprese celebrate di molti dei re, imperatori e conquistatori del passato sono state tramandate, con maggiore o minore
verità storica (il che dovreste verificare leggendo introduzioni, note e fonti specificate e facendo i dovuti confronti) in molte opere da
memorialisti, storici e romanzieri di ogni tempo, perciò vi consiglio di integrare la lettura di classici come quelli di Plutarco, Nepote,
Saint-Simon e Chateaubriand con Wikipedia e romanzi del passato o recenti (magari evitando il libro di Scott su Napoleone e
sfogliando Tamerlano di Marlowe e l’opera su Attila di de Wohl, testi che non ho però ancora letto): vite come quelle di Alessandro
Magno, Cesare, Augusto, Tiberio, Nerone, Alarico, Attila, Carlo Magno, Gengis Khan, Tamerlano, Luigi IX, Luigi XIV, Napoleone
Bonaparte, Lenin, Stalin, Hitler, Franco e Mussolini hanno ispirato molte opere letterarie oltre che impegnato archeologi e storici e
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sono ancora in tutto il mondo così note che è impossibile non udire accenni ad esse qualsiasi sia il proprio livello culturale. Vi
consiglio di cercare sempre su Wikipedia notizie sui personaggi storici che non conoscete e che incontrate nelle vostre letture: ad
esempio non è inutile approfondire un po’ certe figure politiche notissime e sopra non citate che hanno portato alla formazione dello
Stato moderno, come sono i re franchi medievali Clodoveo e Ugo Capeto, il primo ministro francese di Luigi XIII cardinale di
Richelieu e in parte anche Bismarck. Memorie d'oltretomba di Chateaubriand (che peraltro è assente da tutte le biblioteche della mia
provincia!) è utile anche per conoscere gli imprigionamenti irragionevoli, i grandi massacri del tutto assurdie l’attività di spionaggio
e propaganda di Napoleone, dei quali a scuola si tace di solito (di Napoleone nei manuali scolastici si “parla” poco e male elencando
conquiste e date di battaglie, ecc.), come del resto si fa anche in molti libri per ragazzi (perfino in quelli un po' bigotti come Piccole
donne), dove l’imperatore viene presentato come un eroe (già Simone Weil aveva messo in rilievo, inutilmente, l’assurdità di esaltare
a scuola e altrove figure come quelle di Napoleone e Cesare), mentre Chateaubriand lo accomuna a Nerone, Alarico e Attila e,
quando lo mette in relazione a Cesare, lo fa solo per definirli entrambi membri di una “razza della quale si farebbe volentieri a
meno”. È importante anche conoscere individui come Verre (le cui azioni vanno confrontate con quelle pubbliche e private di
Berlusconi) e Catilina (rimando alle orazioni Verrine e Catilinarie di Cicerone), i personaggi di spicco della Rivoluzione francese,
delle guerre di indipendenza e di secessione americane e a chi si dovette lo “Stato sociale”negli USA, nonché sapere cosa s’intende
per maccartismo. Per quanto riguarda le personalità importanti dell’attualità, credo sia difficile per tutti consigliare poche letture
affidabili ed esaurienti, perciò vi consiglio di tenervi informati con i mezzi più vari. Comunque sono da considerare alcune delle
pubblicazioni di Marco Travaglio, www-micromega.net e www.linkiesta.it.
A scuola bisognerebbe far conoscere almeno il terzo libro di Storia delle guerre del Peloponneso di Tucidide - che secondo me, del
resto, andrebbe letto dai ragazzi interamente e molto presto - e il capitolo sull’oligarchia in Atene delle Elleniche di Senofonte,
proprio come le Filippiche di Demostene: i discorsi dei generali e degli ambasciatori contenuti nel libro di Tucidide e le orazioni
migliori di Demostene sono senz’altro utili e apprezzabili da molti ragazzi; il capitolo di Senofonte serve a inquadrare il resto, ma in
fondo non sono pochi i testi dove si possono leggere fatti simili a quelli da lui descritti (ad esempio il lungo primo discorso di
Capponi nel primo libro del Dialogo del reggimento di Firenze di Guicciardini). E forse, tornando alla storia classica, bisognerebbe
far conoscere anche Catilina di Sallustio, che andrebbe messo dagli insegnanti in relazione con le Catilinarie di Cicerone e con
quanto Plutarco e soprattutto Quintiliano riportano su Cicerone ovviamente, così peraltro tutti sarebbero messi in condizione di stare
all’erta per quanto riguarda la moda del revisionismo attuale e di deridere assurdi libri recenti di giornalisti pazzoidi come quel
Massimo Fini che attribuisce a Catilina moralità profonda e a Cicerone inettitudine e bigotteria e che in nota rimanda a fonti antiche
che in realtà affermano, come ogni altra conosciuta, il contrario (ciò per dargli agio di inneggiare al terrorismo come in altri suoi
scritti) o come l'introduzione abbastanza recente alle Verrine di Bellardi che ha invitato a rispettare Verre, dopo averlo definito una
povera vittima dei tempi e del proprio meraviglioso e appassionato senso estetico. C’è poi un insegnante che sappia parlare di Tacito
e della ragione per cui oggi può essere utile leggere gli Annali? Eppure non c’è libro con cui ci si possa confrontare meglio
nell’analisi storica delle dittature del secolo scorso in Europa e in Russia e della Guerra Fredda in America e ci deve pur essere un
motivo se Tacito viene citato anche da autori recenti (come il giornalista Travaglio) dopo essere stato commentato da molti celebri
autori del passato (come De Montaigne)! Andrebbero fatte leggere anche le pagine sulla storia dell’antica Roma di Tito Livio
incentrate sui processi per debiti e sugli abusi dei patrizi romani sulla plebe e sui soldati (più che quelle sulle nobildonne), ma dubito
che ci sia una scuola che lo faccia. Non so poi se abbia davvero senso conoscere bene la politica degli antichi imperatori romani, ma
di certo la scuola non aiuta a farlo, anche se basterebbe dare qualche indicazione e indirizzare a La vita dei Cesari di Svetonio, al
primo volume della Storia augusta e, oggi, anche a Wikipedia (almeno per Traiano, Diocleziano, Giustiniano). Non so nemmeno se
da parte di un insegnante sarebbe doveroso e non inutilmente morboso accennare alle invasioni barbariche fornendo qualche
particolare in più, che, per quanto macabro, può aiutare senz’altro a imprimersi a fondo le caratteristiche della natura (immutabile)
umana, come dettagli sul tipo di torture praticato da Attila e sul numero delle sue vittime (almeno secondo le pagine online, numerose
le morti di donne, le braccia tagliate ai prigionieri e appese a ornare gli alberi in onore al Dio dai Goti,ecc.
STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA
Non so se sia doveroso far conoscere episodi come quello della costruzione delle quattro elevate piramidi (una di teste di bimbi, una
di teste di donne, una di teste di vecchi e una di teste di uomini) innalzate, almeno secondo alcune pagine online, in una città da
Tamerlano, quell’imperatore mongolo alla cui dinastia si devono palazzi meravigliosi ancora oggi meta del turismo mondiale… Ma
forse non sarebbe sbagliato, dato che online c'è chi cerca di mitigare l'orrore delle azioni di Tamerlano in nome delle conseguenze a
lungo termine, ovvero la pace in zone estese creata dal terrore (così come si tende a nobilitare le stragi e le rapine degli antichi
Romani in nome dei ponti costruiti qua e là o il fascismo italiano per via della bonifica di alcune paludi decisa da Mussolini e di altre
iniziative utili di anche minore entità). Comunque questi episodi di crudeltà andrebbero inquadrati dando agli studenti delle scuole
dell’obbligo almeno un’idea di ciò che sulle torture sui civili nelle guerre tra Stati poco lontane nel tempo scrissero almeno Voltaire
(nel Dizionario filosofico e nel Trattato sulla tolleranza), De Beauvoir (nell’autobiografia e in romanzi come I mandarini), Lessing
(in Il taccuino d’oro), Arendt (in La banalità del male) e Silone (in Uscita di sicurezza): Inglesi in Irlanda, Marocchini in Italia,
Tedeschi nell’ultima grande ritirata, Francesi nelle Colonie, Russi nei ghetti ebraici e Americani in Corea hanno eguagliato – nel
ricco catalogo degli orrori immagazzinato nel mio cervello – i Turchi descritti da Dostoevskij in I Fratelli Karamazov e da Lawrence
d’Arabia in I sette pilastri della saggezza (romanzo poco attendibile solo fino a un certo punto). E si dovrebbe parlare molto e in
dettaglio dei grandi e assurdi massacri ordinati da Napoleone, di cui io a scuola non ho saputo proprio niente (la descrizione che
Chateaubriand ha fatto della strage insensata in Egitto non è cosa che si possa dimenticare una volta letta, come non la dimenticarono
mai molti dei soldati che furono costretti a uccidere tante migliaia di persone di ogni età e disarmate in una volta anche con armi da
taglio). Mi sembra anzi che a scuola su tutto ciò che è più interessante e che può essere ancora utile oggi sapere su Napoleone ci sia
assoluto silenzio: non è irrilevante conoscere il grande aumento dei soldati impiegati in guerre per sua iniziativa e la sua
introduzione di strategie militari che non permettevano più risparmio di vite, dato che è questo ad aver reso un evento epocale la
prima guerra mondiale, nella quale il massacro fu catastrofico e non furono più nemmeno immaginabili molte delle azioni individuali
o di pochi, rapide e sotto alcuni aspetti eroiche ancora possibili in epoca napoleonica; soprattutto, credo che sarebbe importante
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informare e contestualizzare l'attività di spionaggio (confronta con La scuola dei dittatori di Silone, oltre che con il saggio citato di
Chateaubriand) e l'organo di stampa e propaganda (confronta con I persuasori occulti di Packard) con cui Napoleone cercò di
controllare, influenzare e manipolare l'opinione pubblica, iniziativa che oggi ogni politico deve comprendere meglio di chiunque altro
(rimando oltre che al citato libro di Packard, anche a Psicologia politica e Psicologia della politica a cura di Catellani e a La nuova
manomissione delle parole di G. Carofiglio). Inoltre credo che si dovrebbe confrontare l’immagine della Rivoluzione francese offerta
dai libri liceali e anche universitari con quanto risulta leggendo anche solo Le due città di Dickens e soprattutto il primo volume di
Memorie d’oltretomba di Chateaubriand, con riguardo soprattutto ai gruppi di persone che giravano con teste sulle picche o alla cesta
sempre colma di teste di persone di ogni sesso e anche prive di un ruolo attivo nella politica o non ricche (per quanto nobili) e
facendo attenzione ai paragrafi dedicati a Robespierre, Marat, Barère, Danton, Desmoulins, D’Eglantine, Pons di Verdun, Mirabeau,
Ginguené e al cavaliere di Parny. Particolari grotteschi come l'assassinio delle molte ragazze "vergini" deciso da un loro compaesano
giunto al potere grazie alla rivoluzione e l'"omaggio" reso al cadavere del re posto sul trono (confronta anche con L'uomo in rivolta di
Camus) fanno capire probabilmente cosa sia stata la Rivoluzione francese più della maggior parte delle pagine che i testi di storia
scolastici riservano ai suoi eventi principali, date e nomi. Soprattutto però ciò che si dovrebbe far notare a scuola, secondo me, è la
proliferazione delle carceri seguita alla famosa presa della Bastiglia (rimando ancora a Chateaubriand) e quante persone innocenti
(cioè al di fuori delle trame politiche) sono state denunciate come agenti dei regnanti e poi di Napoleone da loro conoscenti per
qualche interesse personale e quante di loro, sotto tutti coloro che in Francia si sono alternati al potere dopo la Rivoluzione, sono stati
incarcerati per anni o per tutta la vita senza alcuna prova, senza processo e a volte persino senza indagini di sorta dal governo,
noncurante e a volte interessato a creare paura in tutti, o da magistrati e ispettori a caccia di prestigio e troppo ambiziosi e indifferenti
per richiedere prove e per ricercare dietro delazioni politiche ragioni private (fu giustamente reso celebre il caso riportato negli
archivi della polizia da cui Dumas trasse il suo Conte di Montecristo): né le delazioni e le sparizioni in carcere e in lager motivate con
grande fantasia sotto Stalin (confronta con Il buio a mezzogiorno di Koestler e Il primo cerchio di Solgenitsin, oltre che con le notizie
sullo stalinismo su Wikipedia, alle quali dovrebbe essere fatta risalire l'ispirazione per 1984 di Orwell, un classico inquietante che
può essere considerato solo in parte opera di fantasia), né le violazioni della privacy e l'ostracismo economico del maccartismo
(confronta con Wikipedia e magari con le pagine relative di Il taccuino d'oro di Lessing) dovrebbero stupire nessuno per quanto
giovane, e non si dovrebbe far troppo caso alle differenze tra epoche e tra popoli (come invece si fa in molti ambienti parlando delle
dittature del '900). A scuola si tace in genere di molte cose! Di Luigi XIV a scuola si tace l’ampia e infame attività di spionaggio dei
privati, funzionale a quella della corruzione e del livellamento che contraddistinsero il suo regno preparando l’epoca attuale (rimando
a Il Re Sole di L. de Saint-Simon), eppure sono fatti storici rilevanti e non privi di conseguenze sull'attualità: ogni insegnante
dovrebbe mettere tutto ciò anzi in relazione almeno con le operazioni simili dei secoli successivi, come del resto con quelle di Tiberio
(confronta con gli Annali di Tacito, un testo molto utile per conoscere la natura della gente oltre che di certi governi). Si dovrebbe
ovviamente anche mettere in chiaro il rapporto tra spionaggio di ogni genere e pratica del boicottaggio e dell’ostracismo, sui quali
tanto ogni scuola dovrebbe informare, rimandando agli storici e ai narratori che in ogni tempo ne hanno scritto: quando Saint-Simon
descrive le iniziative più autoritarie del Re Sole, si sofferma sulle leggi sulla leva e sulla carriera militare e così arriva presto a parlare
anche dell'ostracismo organizzato per chi non obbediva, come ogni storico che descrive una dittatura finisce col fare e non c'è
famiglia o paese piccolo abbastanza o città troppo vasta perché quattro imbecilli non possano riuscire a fare altrettanto e non si
sentano in diritto di farlo quanto Luigi XIV. Sono questioni fondamentali in un’epoca in cui politici, stilisti, imprenditori e
commercianti dipendono tutti dagli stessi esperti del settore pubblicitario (psicologi specializzati e senza scrupoli nell’uso
indiscriminato di test, inganni e di gravi violazioni della privacy), mentre in ogni Paese le aziende conservano schede illegali su
dipendenti attuali e potenziali che fanno rabbrividire se si pensa al carattere personale dei dati che contengono e a come essi devono
essere stati raccolti (io ricordo l'eco dello scandalo delle schedature della azienda italiana Fiat di qualche decennio fa) e soprattutto
considerando che oggi sia psichiatri e medici che persone comuni (parenti, coinquilini di appartamenti in affitto, artigiani, ospiti,
ecc.) invadono più spesso di quanto non si creda spazi privati (attraverso microspie con e senza telecamera che oggi si trovano a buon
prezzo anche su Amazon) e Packard non è l’unico a cui si dovrebbe rimandare gli alunni in proposito. Tenete presente che già nel
1998 alcuni benestanti possedevano telefoni – credo - con auricolari senza fili e senza necessità di microfoni, quindi invisibili a un
osservatore e che con mezzi simili basta una normale telefonata perché ciò che si dice sia ascoltato e commentato da un estraneo che
sia in tale comunicazione con l'interlocutore. Anche la microspia più venduta oggi funziona in un modo simile. Considerate inoltre
quanti spazi all'aperto sono provvisti di telecamere con la scusa della sicurezza o di certi studi sulla natura, proprio come negozi (con
sistema CCTV e telecamere anche illegali cioè nei camerini), ospedali, ecc. E non è detto che i mezzi per controllare ogni
spostamento di un individuo particolare si limitino a questi e all'enorme numero di persone disposte a osservare e ascoltare persino
dalle proprie case per poi riferire per determinati interessi (chi scrive gli articoli delle riviste più vendute conosce bene tutto ciò e non
è difficile dimostrare che spunti e informazioni per scriverli provengono anche da queste pratiche) o per abitudine, dato che il
progetto disumano descritto negli ultimi capitoli del libro di Packard non è nella fantasia dell'autore e che per documentare gli
spostamenti degli animali oggi si dispone di una tecnologia avanzata, mentre sulle cosiddette cimici e sui microchip che secondo
alcune pagine online sarebbero stati impiantati anni fa nelle braccia di alcuni impiegati nella sicurezza non mancano certo le pagine
online o i libri da leggere.
LA CHIESA
A tutti dovrebbero essere più note le guerre condotte in nome della religione insieme a fatti della storia della Chiesa indispensabili
per capire la natura di un’istituzione che ha ancora molto potere in alcune zone del mondo, come l'Italia e l'America Latina. Invece
alcuni ignorano non solo il presente (ad esempio libri recenti d’inchiesta quali Sua Santità di G. Nuzzi) ma perfino quasi tutto sulle
decime, sulla tassazione straordinaria per innalzare e dotare le immense cattedrali, sulla simonia generalizzata e su quelle rapine tra
stupri e violenze di ogni genere che furono le Crociate o la guerra dei trent’anni e le altre guerre dell’epoca della Riforma… E per chi
ha una conoscenza non proprio vaga di tutto questo, le cose di solito non vanno tanto meglio: io stessa solo dopo i 30 anni ho saputo
della “Notte di San Bartolomeo” (dovetti attendere di conoscere Il trattato sulla tolleranza di Voltaire per avere notizia di questo
celebre massacro di un intero villaggio in una notte per la gloria del dio cattolico e del quale furono festeggiati anniversari e si
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dipinsero noti affreschi in chiese di Roma…) e da poco ho saputo delle "Crociate dei bambini" cui alludono fiabe nate da fatti storici
come Il pifferaio di Hamelin, della “Crociata dei pastorelli”, particolari del falso su Erode e sulla sua “strage degli innocenti” ideato
dagli antichi Romani allo stesso modo che con i nemici Cartaginesi, riporta De Mari per lo meno, ma ricordato ancora da capi di
Stato (rimando a Il drago come realtà di S. De Mari, che ricorda anche l’attività del Tribunale della Santa Inquisizione sugli ebrei
durante la pulizia etnica del 1492, il processo ai Templari e a Giovanna d’Arco). E ho conosciuto i dettagli sulla revoca dell’editto di
Nantes e sui Dragoni (questa specie di squadre SS di cui lessi tardi, nelle Memorie di Saint-Simon) e saputo chi furono realmente le
vittime dell’Inquisizione (dovetti apprenderlo leggendo Wikipedia sui fatti riguardanti l’arianesimo e i concili del Vaticano successivi
e poi gli scritti di Voltaire e Lo straniero misterioso di Mark Twain, testi in cui le vittime del tribunale ecclesiastico sono ragazzi o
bambine, verità storica ribadita anche nel citato saggio della De Mari). E chissà quanti hanno conosciuto solo da adulti o non sanno
ancora quali particolari raccapriccianti sono legati al veto che la Chiesa ha sempre posto al diritto all’aborto assistito (fu solo la De
Beauvoir, in Il secondo sesso, a farmi conoscere cosa aspettava in ospedale le donne che avevano tentato di abortire fino a pochi
decenni fa) e quanti schiarimenti sulle ciniche motivazioni reali del clero al riguardo sono pur stati dati da tempo (Fromm ne scrisse
ad esempio in un libro accessibile a chiunque e pochi anni fa ne intesi un accenno per radio, l’unico che abbia mai notato
personalmente): la Chiesa in ogni tempo ha mantenuto il potere appoggiando chi lo detiene a scapito dei singoli individui e
soprattutto delle donne e non lo ha fatto solo a parole, tanto che ancor oggi i medici che sostengono il diritto all'aborto e che lo
praticano vengono esclusi da club e associazioni utili alla loro carriera. E non è generalmente noto nemmeno quanto grande fu il
ruolo della Chiesa nel perpetuarsi per quasi due millenni della prassi legislativa di squartare o bollire vivi i criminali comuni (e
coloro che così le leggi delle varie epoche e regioni dichiararono tali) e quanto vescovi e cardinali si accanirono contro coloro ai quali
tali torture e morti ispiravano orrore e nausea di un governo irrazionale e crudele (io non ne seppi nulla finché non lessi le biografie
di Montaigne e Tolstoj contemporaneamente alle note a un saggio sulla giustizia scritto dal primo e a Resurrezione e ad alcuni
racconti del secondo): conoscere tutto ciò è importante perché occorre riflettere sull’assurdo e colpevole permissivismo delle leggi
attuali senza tirare in ballo lo stereotipo della compassione cristiana che bambini e persone poco esperte o incolte attribuiscono alla
Chiesa di ogni tempo, e poi perché bisogna ragionare con disincanto su quanto della tortura praticata in tempi di pace scrissero bene
Beccaria, Manzoni, Leopardi, Apuleio, Seneca, Cicerone o perfino l’autore di un libro pubblicato da case editrici rivolte ai ragazzi
qual è Quo vadis?. È poi odioso alcuni cattolici si esprimono e si sono espressi sul fatto che la Chiesa ha incoraggiato o tollerato
apertamente l’antisemitismo, i pogrom e l’esistenza della schiavitù: Bernanos in Diario di un curato di campagna è arrivato a
giustificarlo con la diffusione di pratiche crudeli anche sugli individui liberi meno abbienti o con meno risorse, come se nulla
contassero né l’esistenza o meno della possibilità di recidere un rapporto dannoso inizialmente accettato né tutti gli aspetti aggravanti
dovuti al fatto che alla schiavitù fossero destinati gruppi numerosi (per chi ha una coscienza sono indimenticabili le descrizioni che
Wilbur Smith ha fatto del rapimento e incatenamento in minuscoli luridi scomparti delle navi per mesi consecutivi di masse di
indigeni africani, in linea con i resoconti degli storici, e anche solo gli accenni che sulla schiavitù in America fa Dickens in Martin
Chuzzlewit). E i dettagli della manifestazioni dell’antisemitismo nel Medioevo (quando la Chiesa era più forte) non sono dati dalle
scuole e possono essere conosciuti solo attraverso letture fatte di propria iniziativa (a cominciare da quello citato da De Mari e da un
testo sull’antisemitismo italiano che dia notizie su casi come quello della chiesa italiana contenente le spoglie di San Simonino, da
me conosciuto attraverso Freud, ma perfino un libro per ragazzi come Ivanhoe di Walter Scott ne spiega di più di quanto fanno gli
insegnanti delle scuole di ogni livello. E credo significativo che un’intera classe di un liceo scientifico del movimento ufficialmente
cattolico Comunione e liberazione (CL) poco più di 20 anni fa ha udito il preside e insegnante giustificare l’indifferenza per le
sofferenze e la morte per fame dei bambini africani con la candida osservazione che “tanto non sono battezzati” con uno sragionare
tipicamente medievale. Anche di sapere bene cosa ci sia alla radice dell’impegno e dell’abitudine del clero nel creare o favorire
gruppi religiosi, non c’è modo a scuola: io dovetti attendere di farne la dolorosa e deleteria esperienza con il movimento Comunione
e Liberazione (CL e i suoi cosiddetti ciellini e un suo appena sorto sottogruppo) e di leggere ciò che sul narcisismo di gruppo e sul
meccanismo distruttore dell’individuo presente in ogni associazione scrissero Silone, Joyce, Pasternak, Stendhal, Packard, Doris
Lessing, D’Holbach, Fromm, Jung e altri. Conosco ragazzi che a 16 o 14 anni, se non meno, sono stati plagiati e manipolati e, a
volte, isolati da ogni vecchio conoscente e ambiente abituale, umiliati, diffamati, portati vicino al manicomio con intenzione o
incoraggiati esplicitamente a suicidarsi, e tutto ciò da adulti criminali presentatisi dapprima come guide altruiste per fede e materne
per natura o età, poi come veri e propri eletti ispirati da Dio e padroni… individui malati o borderline ma ben inseriti (benestanti e
quindi “protetti”) oppure cinici annoiati e in ogni caso tutti di un egoismo e di una freddezza estremi, pericolosi e pronti a tutto pur di
dirigere gruppi sempre più estesi di fanatici nel credo o nella forma ma pur sempre di facciata cristiana (ciò per avere il favore della
Chiesa e non allarmare subito le prede): tutti questi ragazzi, o molti di loro, si sarebbero probabilmente ben difesi se dai loro
insegnanti avessero saputo tutto ciò che ho riportato sopra e se avessero avuto anche solo una vaga idea di quanto grande e più sicuro
sia per i più giovani il sostegno offerto dai libri giusti rispetto a quello che possono ragionevolmente sperare da estranei appartenenti
al clero o magari con una laurea in Psicologia o di belle parole (la cultura fu definita da Jung il miglior sostituto dei genitori che si
allontanano dopo la maggiore età dal figlio e anche di quei genitori e parenti che non vogliono comportarsi come tali quando
l'infanzia e l'adolescenza del figlio li rende più necessari – e ricordate anche il messaggio identico dei libri per ragazzi di Dahl, a
cominciare dal migliore, Matilda). Del resto nei libri a disposizione di tutti in biblioteca non mancano nemmeno quelli dove
personalità come quelli di questi “convertitori” e “leader” ora descritti vengono analizzate nei dettagli e in ambiti anche non religiosi
(i primi libri pertinenti che mi vengono in mente sono La signora Dalloway della Woolf, Tipi psicologici, Psicologia dell'inconscio e
Psicologia e religione di Jung e Psicanalisi dell’amore di Fromm, titoli dei quali nessun insegnante nemmeno mi nominò i titoli).
Avendo Silvana De Mari citato in proposito Il pifferaio di Hamelin, vi ricordo l'Omino di burro di Pinocchio di Collodi, un
personaggio affine come in parte la donna ricca di Scarpette rosse (nella versione raccolta da Pinkola Estes nel suo saggio più celebre
e venduto).
STORIA RECENTE E ATTUALITÀ
Nei libri di Storia delle scuole dell'obbligo o superiori e nei manuali universitari di storia contemporanea non si fa che ripetere lo
stesso programma, che può essere definito un’accozzaglia di inutili date di battaglie e nomi e un elenco di fatti storici che non arriva
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all’attualità e inoltre edulcorato e quindi falso, con poche eccezioni rilevabili dove si consigliano saggi e opere letterarie integrative
(questa soluzione ha un carattere davvero d’eccezione e si dà a questi testi un qualche inquadramento e rilievo generalmente solo
all’Università); inoltre, almeno in Italia, solitamente non si accenna a testi fondamentali (non solo per mia opinione, dato che fuori
dall'Italia sono stati ritenuti tali fin dalla loro prima pubblicazione) come Il fascismo, La scuola dei dittatori e Fontamara di Silone.
In classe e nei libri di testo delle scuole italiane, ad esempio, non si parla certo delle torture e degli stupri di gruppo in pubblico
compiuti dai fascisti, ma sono messi in rilievo gli occasionali confini e l’uso dell’olio di ricino (invece limitato) e peraltro
tralasciando di descrivere quei dati che rendevano anche questa pratiche distruttive, come del governo di Giolitti del resto si fa
qualche accenno all’indirizzo generale e se ne elencano alcune date e non si fa nessun riferimento alle violenze compiute dai
criminali da lui pagati e per le quali la gente lo considerava un capomafia; davvero poco spazio è dedicato ai motivi reali del successo
di individui ignoranti, falliti e con poche doti quali erano Mussolini e Hitler, ma spesso viene dedicato quasi un intero capitolo a
quell’episodio in realtà ridicolo che fu la Marcia su Roma; vengono dati molti dettagli sulle bonifiche del governo fascista ma si fa
solo qualche accenno alla povertà e disperazione delle masse soprattutto agricole e nessun riferimento agli operai pestati per il
semplice fatto di essere operai, ai furti dei gruppi fascisti nei negozi, alla grande decadenza delle scuole di ogni livello, alla
conseguenze anche economiche della guerra in africa nei dettagli (se poi alcuni romanzi italiani prendono spunto da alcuni fatti reali
e davvero aziende dove lavorare implicava il contatto con materiali tossici venivano fatte funzionare senza il materiale di protezione
per i dipendenti, di certo non lo veniamo a sapere a scuola) e al peggioramento dell’intensità delle torture praticate nei manicomi (già
con Giolitti erano peggiorate, come ricorda Ferrario in Politica dei servizi sociali)… Riguardo alla guerra in Etiopia, nessun manuale
scolastico dà notizie di anche uno solo dei dettagli che fanno comprendere cosa sia stata per gli abitanti e perciò occorre leggere testi
specializzati oppure attendere di trovare casualmente informazioni in letture di altro tema (ad esempio in un saggio di S. De Mari – Il
drago come realtà – si legge dell'uso di gas neurotossici contro villaggi e del massacro di tutti i rifugiati del duomo di Addis Abeba,
séguito assurdo e criminale dell'attentato a Graziani, maresciallo italiano tra i peggiori in Etiopia e Libia). Nessun quadro preciso
viene dato nemmeno degli estremi cui giunsero l’antisemitismo e la polizia con l’ex sacerdote Preziosi e con il ministro Buffarini-
Guidi e il regime poliziesco nella repubblica di Salò (al riguardo consultate ad esempio la prima parte di L’illusione fascista di
Hamilton). E al metodo di analisi storico non si dedica una riga. Perfino sui lager si fa leggere poco e male almeno nelle scuole
dell’obbligo e alle superiori e in molte Università cosiddette umanistiche: poche riflessioni sul come e perché, nessuna sui legami dei
fatti con l’attualità… E poi da quale testo scolastico o insegnante veniamo a sapere che l’origine delle camere a gas nei lager è da
ricercare negli omicidi di malati “mentali” compiuti dagli psichiatri tedeschi? Io ne ho avuto notizia solo leggendo per conto mio La
banalità del male della Arendt. Non sia mai che qualche studente sia portato a indagare sugli omicidi e le torture compiuti dagli
psichiatri italiani in tempi recenti e anche oggi, torture medievali praticate dalle dittature del ‘900 e classificate come qualcosa di
poco diverso da crimini di guerra dalla convenzione di Ginevra (rimando al secondo e al terzo volume di Millenium, uno dei più
recenti bestseller mondiali, quello del giornalista Larsson). Ed è ovvio che non si desidera fare riflettere sull’effettiva ragionevolezza
della caccia agli emotivi o “stupidi” che sembra essere lo sport preferito di studenti e lavoratori. In Italia alle scuole medie si dà come
riferimento Se questo è un uomo, che traumatizza o addolora e basta, e magari La tregua, che è inutile (entrambi di P. Levi), ma non
si nomina nemmeno, appunto, La banalità del male, cioè un testo noto in tutto il mondo e fondamentale, per quanto non del tutto
corretto riguardo all’antisemitismo italiano, Il primo cerchio (A. Solženičyn), I sommersi e i salvati (sempre di P. Levi) e la
prefazione dell’autore del 1976 a Se questo è un uomo, che sono testi che fanno riflettere e riportano informazioni relative a un
periodo vicino a noi (gli anni ’80). Nel cap. 9 di Il drago come realtà si descrivono i Tostadores, ossia i campi di concentramento
cubani dove furono uccisi gli omosessuali in numero altissimo e compresi coloro che avevano combattuto con coraggio contro la
dittatura di Batista, mentre si accenna ai più “miti” al riguardo Gulag siberiani, e io ho dovuto chiedermi se alcuni ragazzi con me
abbiano esaltato il “Che” senza un pensiero a tutto questo e come si spiega che a scuola nessuno ne abbia fatto cenno, come
nemmeno il manuale di storia universitario della Facoltà di Lettere. Nessun cenno viene fatto solitamente nemmeno a molti dei testi
letterari di più grande valore morale e più ricchi di lucide analisi di situazioni sociali, politiche e psicologiche ancora molto attuali,
testi molto importanti anche per il carattere indipendente dell’azione degli autori (chi parla mai di 1984 di Orwell, Vino e pane e
Fontamara di Ignazio Silone, da leggere meditando sul saggio dell'autore Uscita di sicurezza, Il contesto di Sciascia, I 49 racconti di
Hemingway, I Mandarini di Simone de Beauvoir, Il buio a mezzogiorno di Koestler, Le finestre di fronte di Simenon, ecc.? Viene mai
nominata Simone Weil? Perfino un classico come I demoni di Dostoevskij è snobbato da antologie e insegnanti e di un romanzo
straordinario e importante per l’analisi dell’età contemporanea qual è L’uomo senza qualità di Musil non si introducono
minimamente le riflessioni principali su razzismo, militarismo, politica, scienza, giurisprudenza, psichiatria, psicanalisi, morale,
religione e ordine né si ha cura di segnalare i capitoli dove esse sono maggiormente raccolte per agevolarne la lettura. Leggere le
pagine migliori del romanzo di Musil insieme a quelle del citato L’illusione fascista di Hamilton e alle parole su fascismo e nazismo
e sul conformismo innato dell’ultimo capitolo di Il drago come realtà di De Mari potrebbe essere un punto di partenza per riflettere
su come il declamato condizionamento mentale operato dal nazismo e dal fascismo giunti al potere sulle masse e sui militari sia stato
molto più scarso di quanto si crede e quanto anche un vero e proprio antisemitismo abbia influito poco, rispetto alle ragioni
opportunistiche, quando si prepararono e si presero le peggiori misure contro gli ebrei in Austria e in Germania e poi altrove. Cito il
libro di De Mari perché è breve, molto adatto agli adolescenti e ricco di riferimenti storici, ma è importante rilevarne i limiti anche al
di là della mancanza di logica e dell’indiscrezione dell’ultimo quasi fanatico capitolo: De Mari forse ha ragione a definire enorme il
timore di fare volontariamente qualcosa che può escludere dal gruppo, ma molti studiosi di ogni tempo hanno dato un peso maggiore
alla cattiveria innata dei più (la citazione iniziale di de Chamfort serve a sottolinearlo). Ricordare agli studenti che tutti furono e
restarono in gran parte responsabili delle loro decisioni non è inutile oggi che si attribuisce per comodità le colpe di molti crimini
commessi da giovani all'ignoranza, a Internet e ai mass media (io la penso come Silone riguardo ai cosiddetti persuasori occulti: basta
informarsi attraverso le letture giuste e riflettere). Questo andrebbe comunque connesso dagli insegnanti a quanto avvenne in Italia,
sottolineando la mancanza qui di una discriminazione grave degli ebrei residenti prima della decisione di Mussolini, e ovviamente
anche agli episodi più emblematici del montare dell'antisemitismo altrove quali il caso Dreyfus e quello del falso russo dei Protocolli
dei Savi di Sion ma anche con lo sfruttamento recente in alcuni stati dell’America Latina e in Siria perfino del falso romano della
“Strage degli innocenti” di Erode (morto peraltro prima della nascita di Cristo) e della romana crocifissione di Gesù e inoltre con la
colpevolizzazione siriana degli ebrei per l’attacco dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle, dove morirono anche non pochi ebrei: si
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darebbe risalto a questi eventi facendo conoscere anch'essi attraverso le pagine di Hamilton dedicate alla Francia e saggi più
accessibili come appunto Il drago come realtà (ai cap. 6, 9 e 12 dà molte informazioni sulle menzogne antisemite) e raffrontandoli
con i siti Internet in cui i nuovi fascisti pubblicano affermazioni che dovrebbero sembrare alla radice del loro antisemitismo e che
Umberto Eco e altri hanno smontato con impegno; questo sarebbe utile quanto accennare per lo meno alla descrizione e al ritratto
implicito che dei nuovi gruppi fascisti e nazisti hanno dato alcuni romanzi di successo internazionale (ad esempio quelli di Larsson) e
le riviste recenti di politica e gossip. Anche Resurrezione di Tolstoj viene ignorato, nonostante sia ancora molto attuale, se analizzato
con flessibilità mentale (basterebbe che ci fosse una maggiore conoscenza delle condizioni familiari e delle possibilità economiche
attuali di molte ragazze e delle condizioni di vita inaccettabili in cui vengono costretti a vivere nei nostri manicomi gli internati, che a
volte sono persone pienamente coscienti e potenzialmente in grado, con un po' di aiuto – informazione scritta e denaro soprattutto - di
condurre una vita abbastanza normale e autonoma).
Così si insegna la Storia e non c’è allora da stupirsi che adolescenti parlino ancora con ignoranza di Che Guevara o girino nelle
scuole facendosi indicare serenamente dagli altri come nuovi Fascisti, che gruppi fascisti abbiano assaltato da poco la sede di un
sindacato, che un telegiornale italiano abbia riportato recentemente che un autista di autobus ha scritto “W W Mussolini” al posto
dell’indicazione della fermata, che nei pub ci si dilunghi sulle “grandi” bonifiche fasciste delle paludi, che in alcuni bar ancora si
trovino calendari dedicati a quel criminale bifolco che fu in realtà Mussolini e che mio padre abbia detto che vuole che ci sia la
guerra per “fare igiene” (sono state le sue parole esatte e non credo siano solo sue).
Le analisi contenute in I persuasori occulti fanno di questo libro molto letto di Packard un classico intramontabile, come si nota
subito leggendo la presentazione degli attuali manuali universitari di psicologia politica che ne riprendono i concetti principali: molte
delle "scelte" e azioni politiche della maggioranza dei cittadini non sono decisioni meditate e nemmeno razionali, ma atti per lo più
inconsci e condizionati dal vissuto personale in modo irriflessivo o derivanti dall'umore e dagli accorgimenti dell'equipe di esperti di
pubblicità e spettacolo che circondano i politici da almeno la metà del secolo scorso (un po' come avviene quasi a tutti per almeno
alcuni tipi di acquisti più e meno superflui).
Sciascia con Il contesto mostrò come una dittatura possa essere tale di fatto anche se non è conclamata (quest’affermazione ricorda
una citazione in apertura di uno dei capitoli del libro di Packard), mentre Orwell e Silone (colui che dal primo fu definito il suo
“fratello italiano”) hanno ribadito in scritti di grande efficacia che i fatti non contano se le parole sono usate abilmente per
nasconderli, ma ciò deve indurre a temere, oltre alle mistificazioni illusorie, anche le definizioni troppo negative: una dittatura della
maggioranza (o di certi gruppi più forti e attivi suoi padroni per la sua indifferenza, pigrizia o indotta disperazione) niente ha a che
vedere con una democrazia (un regime invece attento alle esigenze delle minoranze), ma se un governo che elabora e mette in atto
spesso leggi che calpestano i bisogni sociali e procedimenti a favore dei criminali e quindi tipicamente dittatoriali (come quelli che da
tempo si susseguono in Italia) viene spesso definito – a torto – una dittatura vera e propria, potrebbe essere trasformato in essa (in
passato in alcuni Paesi alcuni gruppi sediziosi hanno sfruttato proprio questo per crearla, come ci aveva ricordato Ignazio Silone in
uno dei suoi saggi a proposito di un episodio della storia polacca).
Quanto alla politica mondiale, non è certo un caso se a Che tempo che fa anni fa un politico abbia potuto dire che l’invasione
dell’Iraq da parte degli USA fosse necessaria e che l’Iraq possedesse armi nucleari diverso tempo dopo che ormai si era diffusa anche
in Italia l’informazione che tali armi non c’erano! In http://www.slideshare.com/citazioni-da-libri-universitari-e-da-classici ho
inserito una citazione da La scomparsa dei fatti in cui Travaglio elencò una lunga serie di altre falsità, sempre poi smontate, con cui
USA e alleati cercarono di giustificare quella guerra ingiusta (Travaglio segnalò peraltro l’uso di armi al fosforo), assurda (Fossati in
Introduzione alla politica mondiale ricordò che non era certo Saddam l’elemento pericoloso) e di gravi conseguenze per tutti (il
terrorismo ora è divenuto una minaccia più grave): ho letto quelle pagine di Travaglio con stupore, perché poco me n’era giunto, e
per questo ho fatto seguire alla mia citazione quelle di alcuni autori di opere di generi diversi e di epoche diverse che hanno
commentato iniziative simili a quella americana con osservazioni generali sulle guerre che sono definite preventive per interesse
(Twain in Lo straniero misterioso, Quintiliano in L’istituzione oratoria, Fromm in Psicanalisi dell’amore) o facendone esempi
(Chateaubriand, ricordando l’invasione dell’Egitto da parte di Napoleone, ha riportato la giustificazione che ne fu data e questa
corrisponde a una di quelle inventate dagli USA quando le armi nucleari non furono trovate). Tanti anni fa un ospite di Fazio accusò
la sua vecchia trasmissione di essere di parte e di avere un pubblico di sinistra, ma potete ben constatare da esempi come questi che
non è indispensabile leggere i libri di un giornalista come Travaglio e giornali aggiornati di sinistra per ragionare un po’ su ciò che ci
viene dato a bere dai politici italiani, americani o di qualunque altra nazionalità (degli autori che ho citato, uno è scrittore di narrativa,
uno retore, uno psicanalista e uno memorialista storico e l’epoca di appartenenza va da quella dell’antica Roma alla prima metà del
‘900).
La citazione seguente è tratta da La nuova manomissione delle parole di Gianrico Carofiglio e serve bene allo scopo di dare un’idea
di quali sono i principali strumenti di azione politica proposti agli italiani. Ecco a cosa si è ridotto il sistema dei rappresentanti
politici eletti e dei partiti in Italia.
“Una collettività politica si unisce intorno a ciò che ha in comune: storie, valori condivisi, simboli. Non richiede uniformità di
vedute, ma riconoscimento di ciò che è comune (…) Julienne scriveva che a differenza dell’uniforme il comune non è il simile (…)
La stessa realtà (…) viene osservata da diversi punti di vista. Da ciò derivano (…) sistemi di credenze molto diversi (…) tutti muniti
di elementi di verità (…) Coerente con questo pluralismo (…) è il concetto di comunità (…) “Popolo” è invece parola (…) ambigua
e pericolosissima (…) Per i populisti, il popolo è sempre unito e moralmente nel giusto e può essere rappresentato da un solo
rappresentante (…) Salvini e (…) Grillo si presentano come salvatori del popolo (…)
La lingua (…) è per natura ricca perché si piega a esprimere tutte le esigenze, tutti i sentimenti, (…) ma la lingua totalitaria, invece, è
povera (…) Se la lingua nazista è costruita sulle frasi fatte, forte della loro ripetizione stolida, (…) la politica negli ultimi trent’anni
in Italia è stata più che mai dominata dalla ripetizione di slogan volgari virali (…) Berlusconi e Bossi sono stati particolarmente abili
a sfruttare slogan grossolani (…) Il linguaggio di Berlusconi è stato volto a infantilizzare il pubblico con la metafora del calcio e ad
aizzare le parti con la metafora della guerra (…) e con contrapposizioni elementari e vuote (amore-odio, vecchio-nuovo, bene-male)
(…) in una coesistenza fra (…) rivendicazione di buoni sentimenti e violenta indiscriminata aggressione. Con Grillo (…) il registro
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linguistico si è abbassato fino al (…) turpiloquio e hate speech (…) Con svuotamento analogo delle parole, (…) la parola “bacioni”
da parte di Salvini (…) è brandita come una parola d’ordine (…) per scatenare campagne di denigrazione e odio, (…) è un nulla osta
all’aggressione social da cui sono derivati anche (…) auguri di stupro e irripetibili insulti (…) È anche il caso dell’uso di parole
come “amici”, “sorriso”, “voler bene” (…) da parte di Salvini (…) e Renzi, (…) mentre foto di gattini appaiono di tanto in tanto sui
profili social di Salvini (…) E manipolazione retorica sono anche le metafore trite come “testa alta” (…) e “non accettiamo lezioni”,
(…) espressioni (…) di ottusa coerenza comportante (…) incapacità di riconoscere la fallibilità (…) È una lingua totalitaria quella
che (…) nutre con le parole le minacce, le allusioni a complotti e i tentativi di creare tensione e (…) fa appello a emozioni
elementari, (…) a istinti e non al ragionamento” (…)
Nel 2003 veniva approvata la legge 140, (…) poi dichiarata incostituzionale, (…) denominata lodo Schifani e (…) diretta a impedire
la celebrazione di ogni processo a carico dell’imputato Berlusconi (…) Non si trattava di lodo (un compromesso in una controversia
(…) proposto da una persona imparziale) (…) Era un’imposizione, (…) non esisteva controversia e (…) il proponente era persona di
riconosciuta parzialità, (…) ma chiamando lodo ciò che lodo non era si comunicava falsamente un’idea di bonaria, imparziale,
autorevole sistemazione con reciproca soddisfazione delle parti in causa (…)
Nel 2010 la Cassazione (…) confermò la sussistenza del reato di corruzione dell’avvocato di Berlusconi in atti giudiziari, del quale
reato però dichiaravano la prescrizione (…) Ma Il Giornale (…) definì l’avvocato “praticamente assolto” e informava che Berlusconi
non avrebbe più dovuto “presentarsi in tribunale per discolparsi” (...)
Nel 2001 la legge 367 (…) e la legge 61, (…) nel 2002 la legge 248, (…) nel 2003 la legge 140 e (…) la legge 352, (…) nel 2004 la
legge 112, (…) nel 2005 la legge 251, (…) nel 2008 la legge 124, (…) nel 2010 la legge 51 (…) e la legge 73 (…) Sono leggi
approvate per difendere gli interessi di Berlusconi, soprattutto relativamente ai processi in cui era imputato (…) La metodica
adozione di leggi personali ha messo in crisi il principio (…) di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, enunciato
(…) nella nostra Costituzione e (…) pilastro dello stato di diritto in ogni paese democratico (…) La nozione di democrazia è stata
esposta storicamente alle manipolazioni più pericolose, (…) come ha segnalato fra gli altri Luciano Canfora (…) Giovanni Sartori
disse: ‘Se uno stesso vocabolo può nobilitare pratiche tanto opposte e ripugnanti, è chiaro che quel nome non significa più nulla e che
non sappiamo di cosa stiamo parlando’.”
Da La fabbrica delle notizie proviene invece la citazione che segue. L’autore è il giornalista Vittorio Roidi e l’anno di pubblicazione
il 2001 (per ricordare che la data di pubblicazione del libro non è molto recente ho aggiunto le parole tra parentesi quadre).
"Traffici vergognosi, (...) corruzione, inefficienza, sperperi, assistenzialismo (...) I potentati, economici, divenuti anch'essi 'partiti' (...)
si servono dei mass media, acquistati con i proventi della corruzione, per svolgere una funzione di narcosi collettiva e di pura
propaganda (...) Le notizie vengono filtrate sapientemente, mentre viene alimentata un'opposizione falsa che vive solo di sterili e
inconsistenti operazioni di immagine" (F. Imposimato) (...)
Gli editori sostengono che l'imprenditore, visto che rischia i propri soldi, ha diritto di scegliere il direttore e la linea politico-editoriale
(...) e per questo [peraltro] non hanno mai accettato un veto dei redattori alla nomina del direttore (...) Se accade che in modo
sotterraneo la linea politica sia modificata e anche stravolta in corsa, (...) il redattore, allorché se ne accorge, non può fare nulla (...) e
i lettori vengono lasciati all'oscuro (...) E nei piccoli centri il giornale è espressivo dei poteri dominanti più ancora che nelle grandi
città (...) In Parlamento sono stati presentati progetti per separare la proprietà dei giornali da quelle di altre aziende industriali, (...) ma
non si vede come essi potranno realizzarsi (...) Un po' in tutto il mondo giornali e televisioni sono finiti in mani potenti (...) e sono in
atto connubi finanziari di portata internazionale (...) con una logica di mercato in cui sopravvivono solo i giganti (...)
Il controllo delle notizie è operazione eseguita (...) senza verifiche rigorose. "Tanto gli altri pubblicheranno" si sente dire in redazione
(...) e la maggioranza dei redattori è addetta al desk: nessuno ha il tempo o la voglia di andare sul posto (...) La tecnologia (...) fa
sbagliare più spesso. Di panzane è piena la storia del giornalismo. La globalizzazione favorisce la diffusione del virus (...) La
decisione di far leva sui pruriti e le morbosità (...) ha favorito (...) le bufale (...)
Il dovere di correggere le informazioni sbagliate è contenuto in numerose leggi, (...) ma il meccanismo non funziona (...) I giornali
non accettano la versione dei fatti data dal cittadino interessato oppure, quando lo fanno, non rispettano l'obbligo di pubblicare nella
stessa pagina e con la medesima evidenza (...) e spesso aggiungono un corsivetto al veleno (...)
Grave è non comunicare al lettore la fonte della notizia (...) Correttezza vorrebbe che venisse spiegato se l'informazione viene dal
pubblico ministero, da un avvocato della difesa, da un poliziotto (...)
Norme deontologiche non proteggono dai danni di un'informazione invadente malati e donne vittime di violenza sessuale (...) C'è a
volte [stato?] eccessivo ricorso a dettagli intimi (...) dando l'impressione di poter partecipare alle indagini, creando un divertimento
(...)
E può [poteva?] succedere che persone prive di preparazione siano [fossero?] incaricate di seguire (...) un fatto di cronaca denso di
risvolti umani e sociali (...) [Infatti] una legge (...) del 1963 ha [aveva?] concesso agli editori di assumere (...) chiunque avesse il
diploma di scuola media superiore (...) [Ancora nel 2000 era] basso il numero dei laureati (...)
[La legge ha anche permesso a lungo ai giornalisti di informare sulle indagini in ambito giudiziario senza] aspettare le sentenze
definitive, (...) così sono state diffamate molte persone (...) Durante le inchieste di Tangentopoli (...) la distruzione dell'onorabilità
avveniva sui giornali in anticipo sui tempi e metodi della giustizia (...) e alcuni inquisiti eccellenti si suicidarono sia per il
meccanismo della carcerazione preventiva che per la gogna creata dai mass media (...) Nel 1989 un medico disse che una bambina di
due anni aveva sul corpo i segni di una violenza sessuale (...) e quando si comprese l'errore del medico e i giornali cambiarono
versione (la bambina aveva invece un tumore) la dignità del padre accusato della violenza era stata distrutta (...) Un giudice (...) può
chiedere miliardi solo perché un giornalista si è permesso di criticare il suo operato, (...) valanghe di procedimenti giudiziari proposti
da uomini politici sono accompagnate da richieste di risarcimenti miliardari (...) e alcune sentenze hanno stabilito che il risarcimento
doveva essere proporzionato (...) anche alla notorietà (...) dell'uomo politico (...), mentre se il giornale offende un poveretto (...)
sconosciuto (...) paga poco”.
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In Psicologia politica di Catellani (o forse - non ricordo bene - in Psicologia della politica, il volume di più autori) ci sono citazioni
di affermazioni del tutto contraddittorie fatte da Silvio Berlusconi in momenti diversi a distanza di poco tempo che da Travaglio sono
state accostate a analoghe contraddizioni di Prodi.
LA QUESTIONE SOCIALE
In molti hanno sottolineato che non c'è rivoluzione della quale violenti e criminali non abbiano approfittato e che inoltre non sia
degenerata in dittatura per una sorta di legge naturale (rimando soprattutto a I. Silone e A. Camus), ma anche che non abbia
contribuito all'affermazione di validi princìpi, sia pure anche attraverso una propaganda un po' rozza e la violenza: forse oggi le leggi
feroci sul mondo del lavoro che subiamo – e che anche alcuni validi film recenti hanno messo in evidenza - ci rendono facile
dimenticare che tra le conseguenze delle grandi rivoluzioni vi fu quella di agevolare le conquiste dei sindacalisti e di contribuire
anche in altri modi al miglioramento della mentalità generale e quindi delle condizioni di vita delle categorie socialmente meno forti
di persone. Ricordiamoci che vi sono stati cambiamenti apprezzabili (più numerosi di quanto le scuole ci facciano pensare) e che
erano razionali (i grandi valori della coscienza non sono soggettivi e niente hanno a che vedere con i sogni e con i pregiudizi, dato
che coincidono con i risultati dell'analisi storica e che non mutano nel corso dei secoli): tali progressi sono però sempre del genere
che non può durare a lungo e sembrano aver periodicamente bisogno di essere ristabiliti con rinnovate "affermazioni" degli stessi
princìpi di giustizia, per quanto con tutte le concessioni implicate da una realistica accettazione di ciò che di ogni attuale stato di cose
non può purtroppo essere modificato (oggi sembra essere questo il caso del precariato): rileggiamo l'opera di chiunque abbia scritto
della sensibilità (sensibilità verso i dipendenti e verso le persone più bisognose della beneficenza) dimostrata da alcuni politici al
governo (pensiamo ad esempio a quanto è stato fatto a partire dagli anni '20 in Svezia e ricordiamo gli anni '30 in Francia e negli
USA, gli anni '40 nel Regno Unito e gli anni '60 in Italia) e soprattutto da alcune grandi aziende in passato, come in Italia da quella di
Adriano Olivetti, le cui iniziative negli anni '50 andrebbero ricordate proprio perché non possono non apparire poco verosimili oggi
che la mentalità della maggior parte degli imprenditori è tornata a essere indifferente alla vita umana (vi consiglio di sfogliare al
riguardo, oltre a Il costo umano della flessibilità di Gallino, anche Il taccuino d'oro di Doris Lessing e qualche pagina online sulle
politiche aziendali del passato).
Comunque segnalo la Biennale Democrazia e può essere utile assistere alle conferenze sui temi più svariati organizzate dalle
università di Scienze Politiche e Giurisprudenza e inoltre recarsi agli incontri organizzati dai volontari di Amnesty Internetional
(peraltro qualche volta questo è un modo per incontrare persone nuove e fare amicizia, uno dei pochi modi adatti anche alle persone
sensibili, ai quali i siti online di incontri sono di solito preclusi, se si escludono quei pochissimi siti online che organizzano gite tra
gli utenti in luoghi apprezzati e vietano gli scambi di foto in bikini...). In proposito è bello ricordare un episodio della storia del New
England su cui si è scritto molto, ovvero l'enorme diffusione culturale tra le classi lavoratrici creata o favorita dalle numerose
conferenze organizzate all'università di Harvard e in altri luoghi aperti a tutti nella Boston dell'800 (credo possiate trovare al riguardo
alcune informazioni online, anche se io ho appreso qualcosa su questo argomento leggendo un'introduzione a una raccolta di brevi
scritti di H. Thoreau). Di recente nella politica italiana ci sono state alcune iniziative della democrazia partecipativa/deliberativa di
America e poi Europa e altre tutte italiane: può essere utile raccogliere informazioni online su nuove elezioni primarie del 2005,
Open Space Technology, giurie di cittadini, sondaggi deliberativi, ed electronic town meeting descritti anche nel testo prima citato a
cura di Catellani e Sensales nei cap. 12 e 13. Il cap. 11 di questo stesso testo può dare speranza e consigli validi alle minoranze decise
a tentare di far rispettare alcuni diritti, mentre l'ultimo capitolo descrive le strategie innovative e pacifiche antiterrorismo di Singapore
mirate a ridurre alcuni degli effetti più dannosi e pericolosi del terrorismo.
LEGGI DELLA VIOLENZA IN AMBITO POLITICO E IN GUERRA : Saggio sulla violenza (W. Sofsky); I 36 stratagemmi (a cura
di M. Faccia); Il Principe (N. Machiavelli); Dialogo sul reggimento di Firenze (F. Guicciardini); La scuola dei dittatori e Uscita di
sicurezza (I. Silone), da confrontare con il capitolo su socialismo e comunismo di Doveri (G. Mazzini) e con L’illusione fascista (A.
Hamilton); I sommersi e i salvati (P. Levi) da confrontare con La banalità del male (A. Arendt); La fattoria degli animali e 1984 (G.
Orwell), da confrontare con libri e fonti online sulla dittatura comunista russa come Il primo cerchio (A. Solženičyn) e con Il potere
psichiatrico (approfondite anche a livello etico le implicazioni del meccanismo panottico e della guerra fatta alla malattia – in realtà
al malato) e Sorvegliare e punire (M. Foucault); forse La scienza del male. L'empatia e le origini della crudeltà (Baron-Cohen) che
però non conosco; gli ultimi capitoli di I persuasori occulti (V. Packard); Il drago come realtà (S. De Mari), che in tutti i capitoli, ma
soprattutto in quelli 6, 7, 8, 9 e 12 cita molti degli episodi storici peggiori selezionandoli da epoche molto diverse e che è un libro
senz’altro utile e valido eccetto che per il paragrafo che, nel capitolo finale, contiene le discutibili opinioni religiose dell’autrice con
il pretesto di commentare l’idea della provvidenza nella letteratura fantasy; i capitoli o paragrafi su pace, cause della guerra e delle
povertà, ecc. di Introduzione alla politica mondiale (F. Fossati); pagine online sul “dilemma del prigioniero” e sul “gioco del pollo o
del fifone”. Quando oggi si riflette sulla violenza delle guerre civili si dovrebbe secondo me considerare soprattutto le affermazioni di
chi dimostra l’inconsistenza delle tesi dei paladini del politically correct (rimando al libro di Fossati ora citato e a L’ultima preda di
Smith) e il capitolo sulla recente guerra nell’ex Jugoslavia di Psicologia della politica (Catellani - Sensales). Forse possono essere
utili i testi della Catellani sulla psicologia politica e soprattutto della politica, da confrontare con il libro ora citato di Packard ed
eventualmente con i cap. 1, 6 e 7 di Psicologia della comunicazione (P. Di Giovanni). Per la chiara esposizione degli abusi legislativi
di Berlusconi e gli altri esempi descritti, consiglio La nuova manomissione delle parole (G. Carofiglio). Per la chiara illustrazione
degli abusi giudiziari di Silvio Berlusconi e per tutti gli altri esempi che contiene consiglio La nuova manomissione delle parole di
G. Carofiglio. I trattati militari celebri antichi di Sun Tzu, F. V. Renato e M. Musashi sono letti ancora oggi non solo dai militari e ciò
a causa dell'importanza che alcuni loro princìpi teorici rivestono per chi si occupa di politica, economia o psicologia, ma ovviamente
non sono istruttivi come lo furono in tempi in cui venivano impiegate in guerra classi sociali e tecnologie diverse (consiglio una
ricerca su Wikipedia). Di Della guerra di Clausewitz si può dire quasi altrettanto, dato che la rivoluzione francese di fine '700 portò,
attraverso Napoleone, alle strategie militari (sul tramonto delle vecchie regole volte a risparmiare vite potreste considerare Wikipedia
e le pagine del classico di Chateaubriand). Rimando a Internet anche per informazioni precise su ciò che significò l'avvento della
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guerra di trincea con la prima guerra mondiale in seguito all'invenzione di carri armati e mitragliatrici, sui successivi cambiamenti
causati dall'evoluzione tecnologica e sui titoli di buoni trattati militari recenti.
LA QUESTIONE GIUDIZIARIA
Se oggi qualcuno raccogliesse le massime con cui i giudici italiani giustificano le loro sentenze, emergerebbero versioni elaborate
delle seguenti affermazioni probabilmente spesso ipocrite e sempre irragionevoli in modo evidente e celanti con ogni probabilità
direttive governative: la galera peggiora le persone (nel caso si discuta se imprigionare un criminale); la galera migliora le persone
(nel caso si discuta se liberare l'autore di un crimine particolarmente efferato prima del termine previsto o se non dare l'ergastolo); gli
immigrati criminali non sono cattive persone ma povere vittime della loro cultura o di traumi e i giovani italiani violenti non sono che
povere vittime di Internet, della televisione, dell'età e dell'assenza di figure genitoriali autorevoli (gli immigrati e i giovani che si
conformano alle regole nonostante famiglie, vissuti e situazioni non ideali non spingono ad alcuna riflessione); non è giusto tenere i
bambini lontani dai genitori (i bambini uccisi da criminali o dagli stessi genitori e quelli rapiti anche a causa delle condizioni
familiari dei casi di cronaca su tutti i giornali non sono presi in considerazione); chi lavora è comunque utile alla società (il futuro
lavorativo delle vittime dei lavoratori violenti, disonesti e ladri non è contemplato); è troppo difficile giudicare quando si tratta di
coppie (allora sarebbero di conseguenza insensati i processi stessi che portano all'assoluzione di partner estremamente violenti); le
galere comportano una spesa ingente per lo Stato (sono considerati insignificanti i costi economici, morali e sociali dell'assenza di
punizioni – quindi di regole – e non sono nemmeno presi in esame lavori forzati, pena di morte ed eliminazione delle poche ma
costosissime carceri di lusso presenti in Italia); per i familiari delle vittime nessuna pena è sufficiente (si sorvola sul fatto che non
sono affatto solo i famigliari delle vittime ad aver bisogno e volere che in uno Stato ci siano regole e che di conseguenza i criminali
vengano puniti); la legge del taglione non è giustizia perciò ergastolo e pena di morte non sono giusti (si finge di dimenticare che
l'ergastolo è nato come provvedimento mite rispetto alle torture fisiche di innumerevoli tipi tradizionalmente previste per i criminali e
che la pena di morte è un procedimento sia economico che giusto quando la violazione delle leggi della società è dimostrata e grave o
recidiva).
Nei processi un’esatta valutazione dei giudici è tuttavia inequivocabilmente ostacolata da molti fattori, tra i quali i seguenti: la
valutazione dell'attendibilità degli enunciati della scienza è aperta a vari pericoli: la mancanza di cultura scientifica dei giudici; gli
interessi che talvolta stanno dietro le opinioni degli esperti; le negoziazioni informali o cculte tra i membri di una comunità
scientifica; il carattere distruttivo delle affermazioni scientifiche in particolare nel processo accusatorio; la complessità e la
drammaticità di alcuni grandi eventi e la conseguente difficoltà di uno sguardo neutro; la provvisorietà delle opinioni scientifiche; la
manipolazione dei dati; la presenza di psudoscienza; gli interessi dei committenti delle ricerche; contrasto possibile tra le perizie
svolte all'inizio di un'indagine e quelle svolte a livello dibattimentale, tra quelle del perito d'ufficio e quelle del perito di parte e tra
quelle del primo e del secondo grado; la presenza nella psicologia di antinomie, diversi indirizzi e novità derivate dalla
strumentazione (neuroimaging, ecc); incertezza non rara su quale esperto di psicologia è più adatto a pronunciarsi (medico legale,
psichiatra forense, psicopatologo forense, ecc.).
A questo riguardo sono importanti le precisazioni di Sammicheli (La perizia psicologica) e altri sulle leggi che rendono questi biases
frequenti e l'ingiustizia diffusa, soprattutto non imponendo un linguaggio comune a periti, avvocati e giudici, il massimo rilievo alle
analisi e alle discussioni precedenti l'incontro in aula (partecipazione, filmati, registrazioni scritte) e una precisa attribuzione di ruoli.
Su come gli appelli vengano a volte strumentalizzati per fare evitare – con la legge sulla prescrizione – il carcere a manifesti
colpevoli e per arricchire gli avvocati potete leggere, oltre al citato libro di Sammicheli, Il tribunale del medico (IRFEA), utile anche
per riflettere sui falsi dichiarati dai medici legali evidenti solo in appello.
Della querela penale e in generale dell'intervento giudiziario il mio manuale di cittadinanza attiva riporta che da solo esso spesso non
è efficace, che da decenni il sistema giurisdizionale italiano è caratterizzato da tempo infinito per arrivare a una decisione,
inadeguatezza delle risposte, difficoltà di vedere eseguite le sentenze e alti costi delle cause e che solo in alcuni casi una pronuncia di
un giudice riesce a evitare che non si ripetano disfunzioni organizzative, conflitti tra categorie e violazioni di diritti. Riguardo
all’esposto si deve considerare che esso è poco impegnativo rispetto alla querela e che la sua archiviazione non è segnalata se in esso
non si fa esplicita richiesta di esserne avvisati, mentre della costituzione di parte civile si deve ricordare che spesso i giudici
riconoscono solo il danno morale (lesioni di valori e interessi difesi da un’organizzazione civica).
È doveroso conoscere tutti quei testi che hanno forse contribuito a rendere meno ingiusto il sistema carcerario in Europa e in altre
zone, a cominciare dai noti testi di narrativa o saggistica sulle terribili condizioni dei carcerati e dei sospettati di Pellico, Stendhal,
Tolstoj, Dumas, Leopardi, Manzoni, London, Lawrence d’Arabia, Camus, Capote, Salierno e Storr (rimando a Wikipedia e alla citata
guida online per gli utenti delle biblioteche); è anche importante che film come Detenuto in attesa di giudizio e Changeling non
vadano dimenticati. Tuttavia anche l’irrazionale e colpevole permissivismo attuale andrebbe affrontato con senso critico e
competenza o almeno riflettendo con l’aiuto di qualche lettura, perciò, oltre che su alcuni passi dello Zibaldone di Leopardi o David
Copperfield di Dickens, si dovrebbe meditare almeno sul messaggio dei seguenti testi più recenti: le pagine di L’odore dei soldi in cui
Marco Travaglio ha commentato cause e conseguenze di alcune leggi italiane che favoriscono ladri, pedofili e altre categorie di
criminali; le pagine di Camilleri che discutono non poche leggi italiane che hanno favorito i mafiosi (es. alcune sugli appalti, che pare
abbiano perfino attirato criminali dall’estero), da confrontare con le analoghe discussioni di alcuni anni fa sulla legge sulle
intercettazioni e sulla ridicola pena prevista per i capimafia nei noti programmi televisivi di Fazio e Saviano e con interventi più
recenti nei vari media; notizie sul comodissimo carcere di Philadelphia dove morì Al Capone; le pagine di Millenium (S. Larsson) in
cui sono messi a confronto, esplicitamente o implicitamente, ingresso, trattamento e tempi di permanenza nei manicomi attuali e
quelli nelle carceri odierne; le pagine di Politica dei servizi sociali (Ferrario) dedicate a illustrare le categorie numerose di persone
colpevoli di reati con condanne di massimo tre o quattro anni tenuti solo a lavorare nelle cooperative (dove coloro che hanno una
diagnosi di malattia mentale giusta o sbagliata non possono in genere trovare lavoro) e che quindi, anche se hanno commesso gravi
violenze, non vanno in galera e ciò per motivi di età, per l'avere figli piccoli e essere donne o per altre ragioni; informazioni online e
sulle riviste su come anche maschi sopra i 21 anni e sotto i 60, condannati a sei od otto anni di galera e per reati numerosi e
gravissimi (sequestro, minacce di morte, terribili e frequenti violenze fisiche) siano stati condannati in appello ai domiciliari sebbene
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in libri e testi online sembra che ciò risulti contro la legge (anche per tentato omicidio in sede lavorativa e violenze domestiche un
uomo può avere i domiciliari con le conseguenze che si leggono sui giornali, es. omicidio); articoli sulle riviste e online recenti
sull'attuale carcere di Roma attrezzato come una casa famiglia scritti da benpensanti simpatizzanti col crimine, "brave persone" che
disdegnano di parlare dell'assenza più o meno totale di intervento dello Stato per aiutare minori e giovani maltrattati o persone affette
da malattie invalidanti, ma proclamano che tutte le galere devono essere trasformate in altrettante carceri simili a pensioni con inoltre
gelati e pony per accogliere i figli dei carcerati in visita (tutte affermazioni così immorali da far impallidire le consuete lamentele sul
fatto che assassini, stupratori, violenti e rapinatori a mano armata non siano puniti in genere in Italia). Di recente nelle riviste non
sono mancate nemmeno odi al perdono dei criminali da parte della moglie di un uomo assassinato, che ha affermato che perdonare dà
serenità, come se questo egoistico risultato fosse un valido motivo per perdonare alla cieca, come se fosse inoltre un risultato
ottenibile da ogni persona di valore e facendo peraltro intendere che lei non perdonerebbe probabilmente chi non vuole perdonare ed
è sicuro che non lo farà in futuro… Il numero di vittime raggiunte da molti serial killer e quello dei casi di sequestro durati, grazie
alle tecnologie, anni in abitazioni comuni e per nulla isolate è così sorprendente, i casi non risolti così numerosi e la pena detentiva
per i colpevoli rintracciati così spesso ridicola o comunque non proporzionata, che dovrebbe ormai essere impossibile aver fede nella
polizia e non arrendersi al fatto che diffidare sempre a costo di apparire infantili o troppo timorosi e di alcune rinunce è necessario.
Invece soprattutto per una donna può essere controproducente informarsi sui dettagli dei crimini sulle donne: anche la conclusione di
un semplice racconto come L'albero di notte di Capote dovrebbe bastare per far comprendere cosa intendo con questa osservazione
forse non inutile, dato che le riviste abbondano di questo tipo di dettagli, che film in TV e scaricabili da Internet e videogiochi sono
sempre più violenti e perfino una serie su alcuni celebri serial killer è molto seguita. Non serve – spero – che sia io a mettere in
relazione l'empatia verso questo genere di criminali, espressa in non poche riviste e film ecc. da qualche tempo, con l'attuale
indulgente sistema giudiziario, con la negligenza delle forze dell'ordine, con l'abolizione recente del diritto all'aborto in molti Stati
(perfino in caso di stupro in Texas e forse altri Paesi), con l’invito rivolto da molte riviste alle adolescenti di assumere la pillola
anticoncezionale (pericolosa in particolare per loro), con lo stile supersexy dei capi venduti nella maggior parte dei negozi di
abbigliamento e con i disegnini con le posizioni sessuali da assumere col partner occasionale e con i vibratori che la rivista
Cosmopolitan pubblica "a beneficio" delle adolescenti, peraltro accompagnandoli con spiegazioni dettagliate e consigli tra i più
pericolosi per una donna e più ignoranti delle esigenze femminili sia naturali sia create da una società come la nostra. Forse non è
sbagliato mirare a basare relazioni e anche matrimoni sull'amicizia. Un governo dovrebbe essere costretto a riconoscere che un
individuo non è sempre indifeso, anche se donna, e sarebbe costretto a farlo se molte donne fossero pronte a compiere scelte radicali
quando leggi ingiuste lo richiedono. Dubito anche che le donne stuprate nei Paesi dove l'aborto è negato anche in caso di abuso
porteranno tutte a termine la gravidanza (ci saranno suicidi e aborti illegali in condizioni cliniche pericolosissime, a giudicare dal
passato) e che molte donne adulte accetteranno di continuare a vivervi senza essersi procurate una pillola per l'aborto altrove. Tra i
film recenti, del resto, non mancano quelli che compatiscono perfino i serial killer e film e libri che presentano il lato “umano” o le
più comuni aspirazioni e debolezze di fascisti e nazisti, anche mentendo sulla libertà di scelta e sulla fantasia sadica delle SS e di
molti militari dell’epoca e sulla lucidità di gran parte di coloro che sostennero senza armi tali regimi (anche un libro di testo liceale lo
fa per bocca di uno psichiatra o bugiardo o molto ignorante dei fatti storici). Riguardo alla raccolta delle "prove" legali e su
attendibilità e comprensibilità delle perizie a giudici e avvocati, è utile informarsi anche leggendo alcuni libri di Camilleri (quelli in
cui le prove sono fatte sparire e sostituite prima dell'analisi chimica) e forse di Sciascia, La perizia psicologica (L Sammicheli), Il
giudice emotivo (Forza-Menegoni-Rumiati), le contestazioni dell'uso dei test psicologici (in particolare del Rohrschach) in tribunale
in I test psicologici (Sanavio-Sica) e naturalmente pagine online e altro ancora. Alla specialistica di Psicologia sociale, del lavoro e
delle organizzazioni esiste un corso di Psicologia politica che forse ha nel programma dei libri utili che invito a consultare (rimando
ai due testi di Catellani). Se Il tribunale del medico (IRFEA) può far temere falsi dichiarati in tribunale dai medici legali diventati
evidenti solo in appello, il testo citato di Sammicheli aiuta anche a inquadrare come gli appelli vengano a volte strumentalizzati per
fare evitare – con la legge sulla prescrizione – il carcere a manifesti colpevoli e per arricchire gli avvocati e inoltre a riflettere sul
discutibile articolo di legge attuale in cui si definisce la pena detentiva come riabilitazione e non come punizione, una legge che si
connette a molte altre che favoriscono i criminali, che ha portato a un grande aumento della criminalità negli ultimi decenni (rimando
al libro citato sui servizi sociali di Ferrario, al citato Sinossi di psichiatria, ecc.). Sulla “giustizia” riparativa ci sono del resto state
molte discussioni di recente a causa di un caso di cronaca caratterizzato da violenza efferata nell’omicidio che si è concluso con
questa farsa grazie alle mere scuse del colpevole e a causa della liberazione di assassini condannati all’ergastolo. Vorrei che tutti
mettessero in discussione questa ipocrita soluzione alla criminalità anche con l'aiuto delle pagine di La banalità del male, in cui
Arendt spiega come la giustizia punisca per affermare un principio, per fare da deterrente e per ribadire e difendere la dignità delle
vittime. I duri lavori forzati per i carcerati, aboliti da non molto tempo, il richiedere subito a loro e ai parenti il denaro per il
mantenimento in carcere, e un trattamento più coerente con la gravità dei reati (il carcere di Philadelphia non è un modello, ma un
abominio), possono forse ancora rendere più leggero il peso economico di costringere al rispetto delle regole sociali. Non c'è ragione
di non credere che molti, anche se non tutti, sceglierebbero di astenersi dalla violenza se le conseguenze fossero lunghe e tremende e
si tratterebbe solo di evitare quelle condanne a morte dolorosa senza prove che sono rimaste famose (ad esempio nell’attività
giudiziaria americana) e l’eliminazione delle prove per cui è famosa l’Italia. Da sempre si dibatte su questi temi e si dovrebbe
ricordare almeno i testi in cui lo si è fatto con più chiarezza tra quelli più antichi: io ho letto solo le opere latine maggiori ma non
dimentico che Quintiliano, affrontando il tema della giustizia “convenzionale”, in L’istituzione oratoria aveva scritto molto
chiaramente che certamente non punire i crimini danneggia gravemente chi non ne compie e ne può essere vittima e ricordo per lo
meno che questo è stato affermato da Cicerone e dal Catone ricordato da Sallustio e in entrambi i casi con forza e colpevolizzando i
“falsi buoni” che esaltano la clemenza, come se senza punizioni potessero esistere regole. Anche per questo in Psicologia della
politica a cura di Catellani l’origine del temperamento autoritario (e del connesso desiderio di una legislazione che ammetta ergastolo
e pena di morte) non viene riportata a mancanza di sensibilità e ad aggressività smodata, bensì all’aver subìto violenza durante la
crescita e in altre condizioni di inferiorità inevitabile (da qui il senso di pericolo e il bisogno di regole che siano davvero tali e quindi
di gravi punizioni).
Pinkola Estes, come psicologa, osservò che anzi la sensibilità rende difficile lasciare andare e impossibile, a volte, perdonare un
abuso intenzionale, specialmente se grave e ripetuto, e che “non si è cattivi se non si perdona, né santi se lo si fa”; Fromm, fra altri
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psicologi, osservò che a volte non è possibile perdonare anche se la persona che ha nuociuto è un genitore se il danno è stato
volontario.
Invito anche a leggere in proposito uno dei capitoli finali di Psicologia della politica (di vari autori, a cura di Catellani-Sensales) su
come in epoca recente nell’ex Jugoslavia un piccolo numero di criminali liberati appositamente dal carcere dal governo serbo abbia
portato popolazioni decise a conservare la pace e i rapporti di parentela, amicizia o tolleranza tra esponenti di etnie e religioni diverse
a una serie lunghissima di crescenti crudeltà. In ogni caso vorrei puntualizzare che non è possibile ridurre il fenomeno della
corruzione dei giudici italiani, dato che a favorirlo apertamente è una legislazione che ha spesso permesso loro di assegnare per lo
stesso reato dimostrato una pena di un numero alto di anni di carcere o pochi anni di domiciliari (la giustizia si basa sullo scritto e sul
principio che la legge è uguale per tutti e questo è invece arbitrio) e che per di più impedisce di denunciare i giudici (ricordo in
proposito anche le affermazioni di Roberto Saviano nella vecchia trasmissione Vieni via con me).
LE LEGGI SUI GENITORI
Quanto alle leggi che attualmente regolano il delicato e importante rapporto tra genitori e figli dal punto di vista legale, si dovrebbe
approfittare di qualunque fonte d’informazione che chiarisca se davvero la legge permetta ai genitori, oltre che di non mantenere un
figlio anche appena maggiorenne se non studente né lavoratore, anche di diseredarlo del tutto, dato che per aggirare la legge sulla
percentuale dovuta (quota legittima) sembra che basti che il genitore, mentre è ancora in vita, spenda o intesti ad altri quasi tutto ciò
che possiede, dato che la parte danneggiata spesso non ha abbastanza denaro per fare causa a lungo per furto della quota legittima
(solo apposite leggi di tutela lo permetterebbero a tutti e credo proprio che non ve ne siano, altrimenti questa pratica non sarebbe
diffusa come di fatto è): il corollario è quello implicito nei libri universitari sull’assistenza sociale e nei capitoli sulla malpractice dei
manuali di Medicina stessi e che lo psicologo Boccia in un libro di testo per un concorso statale ha reso esplicito commentando
questa normativa affermando che oggi alla prima malattia seria spesso si è inermi e impossibilitati a risollevarsi. E si ricordi che ci
sono spesso anni di ritardo nella diagnosi di molte patologie anche non rare (sono state calcolate delle percentuali alte, che
ovviamente peraltro non tengono conto di alcuni casi).
Voglio soprattutto sottolineare il meccanismo distruttivo che si è creato con una serie di governi che hanno impedito quasi a tutti di
difendersi dai medici e dagli psicologi con l’istruzione e con le leggi e rifiutato soluzioni definitive sicure al problema dell’abitazione
e che soprattutto hanno giustificato sulla carta con l’avvento dell’assistenza sociale moderna il ritiro e l’assenza d’intervento dello
Stato nella questione degli obblighi all’assistenza reciproca un tempo esistenti per tradizione e per legge tra parenti e poi hanno
permesso agli operatori sociali di ignorare ogni dovere di prevenzione e azione di sostegno concreta per dire a chi si rivolge loro di
rivolgersi invece ai propri familiari (chi insiste nelle richieste in genere non ottiene che di essere definito aggressivo se non
paranoico). E a peggiorare la situazione ci sono i molti limiti posti al volontariato da regole impossibili da applicare per gli alti costi
che ciò comporterebbe, senza considerare che ovviamente non sempre un volontario sa accettare pesanti imposizioni nella sua attività
non retribuita.
GLI AFFITTI
Un tema correlato molto importante è quello sugli affitti impossibili con le conseguenze che coinvolgono anche italiani e persone
abituate al lavoro e delle quali si può leggere su giornali e riviste, se l'osservazione è resa difficile dal fatto che in genere queste
persone cercano a lungo di mascherare la loro condizione mantenendo aspetto e comportamento nella norma: si legge non di rado di
appartamenti occupati abusivamente da famiglie numerose, donne che subiscono senza scampo violenze domestiche da parte del
partner o dai genitori, suicidi di persone anche giovani o di mezza età, barboni notati a causa di una loro fugace apparizione in TV
quando ancora potevano pagare un affitto e altre simili vicende di disperazione con soluzioni rare e non ortodosse. Raccogliete
informazioni sulle seguenti leggi che rendono problematico o impossibile trovare casa: quella che lascia libertà decisionale senza
limiti nell’affittare o meno case vuote e nello stabilire il canone invece di imporre stabilmente dall'alto di affittare e un tetto adeguato
alle circostanze, abolendo o dimezzando la tassa da versare quando si dà in affitto un appartamento o almeno di promuovere la
costruzione di numerosi bilocali ammobiliati solo con sanitari e lavello della cucina in modo da giustificare un affitto dimezzato
rispetto alla media (quindi con un massimo di 200 €; quella che lascia basso il numero di appartamenti piccoli e grandi adibiti a case
popolari con indifferenza verso le soluzioni di altre nazioni; quella che permette di pretendere busta paga e garante e che non tiene
conto del fenomeno irreversibile del precariato e degli altri fattori che hanno mutato la situazione della maggioranza (in primis crisi
economica e aumento dei flussi migratori); quella che obbliga gli studenti a trovare un sostituto per lasciare un appartamento
condiviso tra grandi disagi con altri studenti, anche se non è raro che i coinquilini rendano la convivenza impossibile (se l'uso del
bagno è reso molto problematico per esempio), dato che di solito sono dapprima degli estranei; quella che rende irregolari i contratti
a studenti con lavoratori come coinquilini; quella che permette ai proprietari di affittare stanze doppie e triple, rendendo così troppo
affollati gli appartamenti e troppo costose le stanze singole (per molti le singole sono però indispensabili per motivi di salute o per
altre ragioni altrettanto valide e non mutabili); quelle che rendono alto il numero di chi cerca casa perché pongono troppo poche
limitazioni agli immigrati e in particolare a quelli di loro che dichiarano di volersi iscrivere al DAMS per sfruttare il permesso di
soggiorno da studente o strappare borse di studio (tutti loro sanno quanto siano scarsi i controlli in tutta Italia).
L’assegno d’inclusione ha sostituito il reddito di cittadinanza, che comportava inevitabilmente abusi e furti ed è stata un'iniziativa del
momento, troppo instabile e criticata, ma credo che anche questo assegno, sebbene sia un’iniziativa molto più sensata, non basterà a
risolvere il problema degli affitti troppo alti in Italia.
Se potete, cercate di quantificare quanto sarebbe costoso per i proprietari mettere un termostato in ogni stanza negli appartamenti da
affittare e realizzare altre proposte per risolvere in modo definitivo il problema degli affitti senza immaginare invivibili alveari di
singole stanze con gli altri spazi condivisi come le galere (raccogliete pure informazioni su queste iniziative di città anche italiane,
ma tenendo presente che per molte persone è insopportabile vivere in permanenza in questo modo). Credo che di recente sia stata
introdotta in alcuni appartamenti in affitto la soluzione della stufa, che è definibile pericolosa, considerando i casi d’incendi già
documentati.
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Informatevi infine sul rapporto che le leggi italiane sugli affitti hanno con Jobs Act, articolo 18 e altre leggi discusse nel mondo del
lavoro e inoltre con le leggi che regolano il rapporto con i figli maggiorenni (mantenimento, eredità) o con le proprie conviventi sulla
base dell'interesse del più forte e infine con la situazione degli anziani (costo molto alto delle case di riposo, alto e crescente numero
degli over 70, longevità, entità bassa delle pensioni, divieto di eutanasia, molti limiti al suicidio assistito) e dei malati (alle categorie
protette appartengono persone che hanno atteso per anni il primo lavoro o ricevono una pensione d’invalidità d’importo
estremamente basso, mentre moltissimi malati cronici hanno atteso o attendono anni anche solo per avere la diagnosi e perciò
nemmeno possono inserirsi in tali categorie).
Considerate ciò che è stato fatto riguardo al problema dell'abitazione in altri Stati europei e qualche iniziativa presa nel resto del
mondo, come quella riguardante il piccolo credito di cui si è scritto in una postfazione recente al libro da cui è stato tratto La vita è
meravigliosa, il classico del cinema incentrato sul tema del diritto alla casa.
LA CITTADINANZA ATTIVA
Riguardo alle leggi che regolano la possibilità di difendersi dagli abusi delle amministrazioni o dei privati posso considerare solo il
mio manuale di cittadinanza attiva, che è del 1998 e potrebbe non essere perfettamente aggiornato, ma l'andamento del rispetto dei
decreti legislativi italiani nel tempo è così caratteristico che dubito che ci siano stati cambiamenti sostanziali nell'ultimo ventennio.
Le pagine di questo manuale sono scoraggianti per i cittadini, nonostante informi sul tanto tempo e denaro investiti in corsi e incontri.
E i paragrafi sui tanti comitati di ogni genere per organizzare varie attività che si leggono nei testi per concorsi statali o nei libri su
problemi ricorrenti e di interesse generale (ad esempio quelli sul mobbing) forse trasmettono non solo a me la stessa sensazione di
essere presi in giro senza rimedio e continuamente.
Per comprendere più in dettaglio ciò riguardo a campi diversi dalla malasanità, si dovrebbe considerare almeno quanto segue: la
normativa degli anni '90 sui piani di protezione civile è rimasta a lungo sulla carta e forse lo è ancora (all'epoca quasi tutti i comuni
colpiti da calamità non avevano questo piano e chi lo possedeva non lo aveva comunicato al pubblico); le leggi sui servizi minimi in
caso di sciopero non sono state rispettate nel settore trasporti in quegli anni e le cose tuttora non sono cambiate; alla fine degli anni
'90 la maggior parte dei Comuni non aveva ancora nominato un difensore civico come avrebbe dovuto fare per legge e una legge
successiva ha attribuito a esso una funzione che prima era dei comitati di controllo regionali snaturandone così il ruolo di difensore
dei diritti dei cittadini; l'"azione popolare" di giudizio del sindaco (rappresentante dei cittadini) è stata poco utilizzata negli anni '90
perché poco conosciuta e costosa; alcuni statuti di Comuni e Province ancora negli anni '90 non prevedevano le consulte previste per
legge per la tutela dei cittadini e dove erano previste spesso non sono state convocate per ignoranza di esse o dell'ufficio responsabile
o del mezzo per vincere l'inerzia delle amministrazioni; non tutti gli statuti prevedono i forum dei cittadini, istituiti credo negli anni
'90; nelle sedute aperte del Consiglio comunale nella maggior parte dei cittadini non possono prendere la parola; ci sono regolamenti
coperti dal segreto dell'amministrazione, anche se in teoria il cittadino può prendere visione di qualsiasi atto amministrativo;
l'amministrazione spesso non risponde alle richieste scritte di partecipare a un procedimento amministrativo e non tutti i giudici
hanno riconosciuto il diritto di parteciparvi alle organizzazioni di cittadini, che del resto dovrebbero dimostrare di rappresentare la
popolazione interessata e non si vede come; tutte le forme di organizzazione di cittadini (compresi semplici comitati e associazioni)
richiedono il notaio e ci sono obblighi giuridici molto complessi per cooperative e fondazioni; la raccolta di firme è di per sé
insufficiente se non si tratta di referendum nazionale, ma è quasi impossibile organizzare quest'ultimo per le organizzazioni di
cittadinanza attiva; vengono privilegiati sindacati e partiti e i politici tendono a gestire i problemi tra loro e non con il cittadino; ci
sono a volte visioni negative e riduttive che ostacolano l'azione delle organizzazioni di cittadini; l'accesso ai fondi europei (anche
quello sociale) è difficile e richiede capacità di progettazione che mancano sia alle organizzazioni di cittadini che alle
amministrazioni pubbliche italiane e quando tali fondi sono concessi vanno integrati con altri e comunque finiscono per essere gestiti
con le modalità italiane, che sono tipicamente e, sembra, irrimediabilmente, iperburocratiche; i contratti con le amministrazioni sono
resi difficili da una regolazione iperdettagliata e molto restrittiva (es. apertura al pubblico nelle ore del mattino, necessità di più visite
e forse costi per il materiale fotocopiato se ancora oggi sono richiesti i fogli bollati) e quindi dai protocolli detti a ragione "capestro";
non è molto chiaro come e non è quindi molto facile far approvare ai Comuni quei regolamenti che stabiliscono quale ufficio debba
occuparsi degli istituti di tutela e come vanno convocati o spingerli a nominare le persone richieste; quando è l'amministrazione
pubblica a chiedere l'intervento di organizzazioni non profit nei servizi d'interesse generale c'è il rischio per l'autonomia, per controlli
e soprattutto per la qualità, soprattutto perché si rischia di affidare i servizi al massimo ribasso; ci sono davvero molti termini per
definire gli incontri tra personale delle amministrazioni, ad esempio tavoli di concertazione e protocolli d'intesa (a tema od operativi),
ma per lo più in essi si discute a favore dei cittadini e non con loro e con pochi risultati visibili.
Riassumendo, sono innumerevoli gli ostacoli cognitivi, normativi, organizzativi, professionali e politici che limitano o annullano le
attività del cittadino che desidera agire anche direttamente senza farsi rappresentare da sindacati e partiti, la cui indispensabilità era in
passato più motivata da un livello generale d'istruzione più basso e da una possibilità più limitata di ottenere informazioni sicure e
precise da soli.
L’IMMIGRAZIONE
Diversi anni fa nella trasmissione Che tempo che fa il direttore di Amnesty International si espresse a favore dell'immigrazione,
sostenendo che il vantaggio principale che da essa deriva non è quello economico (la disponibilità di alcuni immigrati a svolgere
lavori pesanti, mal retribuiti, pericolosi o umili) ma l'opportunità di un dialogo molto più interessante rispetto a quello possibile con
la maggioranza degli Italiani, cui attribuiva una meschina mentalità di "bottegai". Anch'io ho notato che in Italia perfino tra molti
laureati sono riscontrabili informazioni scarse oppure mai verificate e conoscenze spesso rifiutate nella prassi (interesse, carattere ed
educazione precedente hanno ben più peso della formazione universitaria, che comunque è manchevole sotto molti punti di vista);
inoltre anche per esperienza personale posso confermare che comunicare piuttosto con alcuni IMMIGRATI può essere qualche volta
un'esperienza migliore o più utile. In ogni caso comprendo le ragioni di chi emigra per motivi seri e i problemi che devono affrontare
alcuni immigrati in Italia (il riferimento è alla precarietà economica, ma anche il problema degli orfani bianchi, alla sindrome italiana
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delle badanti e a quanto accaduto durante l’epidemia da COVID). Tuttavia tengo a far rilevare che non di rado il contatto con gli
immigrati è tutt'altro che un'esperienza positiva e interessante e quando c'è davvero qualcosa da imparare da alcuni di loro le
conseguenze negative a volte superano comunque molto il vantaggio derivatone, mentre anche la compassione non è sempre
giustificata. In genere solo chi gode di una certa stabilità affettiva, sociale ed economica può trarre il meglio dal rapporto con gli
immigrati, soprattutto se si tratta di persone che si trovano in Italia da poco.
Chi studia il fenomeno dell'immigrazione ha a disposizione cifre e dati di ogni genere, ma ci sono osservazioni che sono ormai
dominio della maggioranza al di là delle interpretazioni che poi individualmente di esse si dà. È questo insieme di conoscenze
comuni e banali che vorrei riassumere, perché so che soprattutto tra i più giovani c'è stato e probabilmente c'è chi non le possiede non
ricevendole in famiglia e nemmeno dalla scuola, dato che alcuni libri di testo scolastici anzi illudono sugli immigrati (evidentemente
l'interesse principale del governo è quello di contenere lo scontento per situazioni risolvibili solo con una certa spesa statale).
Dall'analisi dell'esperienza emergono i seguenti rischi principali: il bisogno d'impadronirsi bene o meglio della lingua italiana, la
lontananza da amici e parenti e la mancanza di un'automobile o di altro ancora possono spingere un immigrato a fingere amicizia con
un italiano con cui ha troppo poco in comune o a manifestare affetto pur non essendo in grado di affezionarsi ad alcuno per carattere
o nevrosi (invidia, egoismo, narcisismo, debolezza, ecc.); alcune difficoltà con il permesso di soggiorno o nell'ottenere rapidamente
la cittadinanza italiana possono convincere un immigrato a recitare senza troppi errori la parte del buon partner fino al matrimonio o
al primo figlio per poi rivelare la propria natura a un coniuge che non possa ottenere facilmente il divorzio; il comune retroterra
cattolico può far scordare quanto l'America Latina sia diversa dall'Italia; il frequentarsi tra loro in Italia di molti immigrati
provenienti da zone economicamente davvero molto diverse della stessa nazione – anche per estensione ai connazionali emigrati
della "solidarietà" obbligata che vincola lontani parenti in non pochi Paesi poveri – può far interpretare male questa relazione a un
italiano fino a farlo entrare in contatto con ambienti e individui pericolosi attraverso una conoscenza innocua fatta magari
all'Università; anche tra gli immigrati la cultura universitaria spesso non basta affatto a vincere molti pregiudizi e in loro l'entità di
questi ultimi è spesso più grande o di più gravi conseguenze di quanto sia quella degli italiani; la falsa cultura che esalta una male
intesa difesa dell'onore rende estremamente pericolosi alcuni immigrati violenti anche per gli italiani di sesso maschile; la mancanza
dell'abitudine alla lettura di buoni libri e spesso alla lettura in generale di molti immigrati provenienti da zone molto povere di paesi
in via di sviluppo comporta una maggiore difficoltà nel gestire le emozioni e rende poco probabile il saper contrastare o guarire una
nevrosi o un disturbo mentale più serio; la mancanza in un immigrato di una fede religiosa o dell'abitudine di praticarne i dettami può
far dimenticare a un italiano che tutti subiamo in una certa misura la religione dominante nella famiglia o nel Paese in cui siamo
cresciuti e inoltre che alcuni parenti e conoscenti di un immigrato di mentalità aperta e laica possono vivere la religione in modo più
rigido del suo o esserne condizionati maggiormente nella visione della donna, dei ruoli, della vita sociale, ecc.; se è vero che tra gli
italiani si annoverano molti stupratori, sono per lo più stranieri coloro che stuprano di giorno e in luogo non isolato, così da mettere
in grave pericolo anche le donne più prudenti, e la mancanza di vaccini e le minori possibilità in fatto d'igiene, alimentazione e
riscaldamento tipiche del Terzo Mondo rendono più numerosi tra gli immigrati i casi di malattia infettiva di difficile o impossibile
cura o con gravi conseguenze nel tempo; il freno nella pratica del furto che molti italiani si pongono per timore dell'opinione pubblica
manca a molti immigrati, dato che per la maggior parte di loro il giudizio dei connazionali originari conta molto più di quello degli
Italiani.
Alle pressioni del governo su chi redige i libri scolastici liceali si aggiungono analoghe pressioni su chi seleziona i messaggi da
pubblicare nei forum online: essi sembrano scelti in modo da far apparire dei "trogloditi" tutti coloro che, pur comprendendo il valore
della cultura dell'inclusione, tengono presente il pericolo costituito dall'immigrazione incontrollata (se gli altri governi europei hanno
al riguardo leggi più severe non è un caso). Lo spiegherei con il fatto che non sono i benestanti a essere in pericolo a causa delle leggi
e della prassi italiane sull'immigrazione, ma la classe media e ancor più le categorie più deboli (chi abita vicino ai parchi cittadini
dove spesso si collocano le case popolari, le studentesse adolescenti di scuole pubbliche, le giovani sole e non protette dalla famiglia,
gli anziani soli). Io non sono di destra, ma ho scritto questo testo sull'autodifesa con lo scopo di aiutare davvero a difendersi dagli
altri e perciò non posso tener conto delle assurdità di certi giornali di sinistra (ho letto in uno di essi perfino l'affermazione ridicola
che gli stranieri che non rispettano le leggi vanno scusati perché non hanno scritto loro la Costituzione!); non per questo voglio
mettere in discussione del tutto la validità dei concetti "di destra" e "di sinistra" (rimando per esempio a Destra e sinistra di Norberto
Bobbio, anche se non è di pubblicazione recente). Credo che molti rischino di sentirsi in colpa ormai a ogni affermazione che sfidi il
politicamente corretto, ma ciò è del tutto sbagliato, perché per aiutare gli altri si deve parlare chiaro senza timore di essere bollati
come razzisti, esponenti di destra radicale o sostenitori di Salvini, Bossi e simili. Spero di non aver offeso nessuno.
Ho nominato il libro di Bobbio e al riguardo vorrei esprimere il mio disaccordo con l’autore circa ciò che accomunerebbe le persone
di “sinistra”: io non credo affatto che le somiglianze tra gli individui siano maggiori delle differenze e sono di sinistra solo perché
ritengo che proprio tutti dovrebbero avere l’opportunità di difendersi e coltivare le proprie capacità e qualità naturali quando presenti
(servono leggi apposite ed è necessario fornire informazioni precise anche attraverso i canali dell’istruzione dell’obbligo e superiore).
Se volete informarvi sul fenomeno dell'immigrazione in Italia, non dimenticate di raccogliere qualche notizia su ciò che segue: diritti
legali degli MSNA; frequenza delle sanatorie; facilità con cui in genere gli immigrati parlano di chi in ogni nazione vende permessi
falsi a un prezzo accessibile ai più; come chi immigra illegalmente scelga di fare la/il badante spesso soprattutto per restare in casa in
modo da evitare le forze dell'ordine; mancanza totale di apertura mentale e rispetto di alcune leggi da parte di molti immigrati;
notorietà del ruolo giocato dal corso AMS di Lettere e dalle scuole superiori serali per procurare permessi di soggiorno da studente
più gestibili di quelli da lavoratore e spesso ignorati nei fatti e per fare ottenere borse di studio non di rado non meritate (spesso non
vengono controllate le dichiarazioni sul reddito familiare, soprattutto se la famiglia è all’estero).
Leggete la lettera 114 a Lucilio di Seneca e saprete con quanta ragione si paragona la nostra civiltà di oggi a quella degli antichi
Romani nella fase imperiale per la mediocrità soddisfatta tra grandi contrasti economici esasperati dal flusso migratorio. I contrasti
culturali però sono gravi quanto quelli rilevati nei rapporti della FAO e l’immigrazione procede da zone dove sono mancate le lente e
grandi conquiste culturali occidentali: si deve ricordare che esse sono state ottenute per gradi e a prezzo di molto sangue e sacrificio
dopo la rivoluzione industriale e alcuni diritti acquisiti sono oggi fortemente contestati anche in alcune nazioni considerate civili e
non indigenti (aborto, omosessualità, doveri dei parenti stretti, diritti dei malati, delle donne e dei lavoratori). Possiamo prevedere
quanto sarà difficile che il rispetto di importanti diritti individuali sia compreso nel Terzo Mondo, dove il livello medio di istruzione e
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industrializzazione è molto basso e a chi possiede valori diversi da quelli occidentali ma rispettabili si mescolano non pochi gruppi
che ricevono e accettano insegnamenti irrazionali nella miseria.
È molto importante, per non farsi illusioni, riflettere con obiettività sulle critiche al politically correct di Fabio Fossati nel suo
Introduzione alla politica mondiale e considerare le riflessioni di Lorenz sullo sfondo delle ricerche sul comportamento degli animali
e le testimonianze di molte vittime di guerra (soprattutto quelle di conflitti etnici): si dovrebbe meditare sulla necessità di confini
precisi, sul senso dell'aggressività e sull'inadeguatezza degli ideali di convivenza e perdòno soprattutto, ma non solo, in assenza di
reciprocità. Spesso nei forum online si contrappongono generici e grandi ideali umanitari a precise prese di posizione aggressive, ma
sospetto che per trovare soluzioni appropriate si dovrebbe evitare accuratamente di prendere in considerazione ogni ideale e invece
accettare il fatto che la nostra natura in genere fa sì che ciò che è possibile a volte nel rapportarsi al singolo individuo non lo è quando
ci si relaziona a un gruppo o a una popolazione: con i diversi considerati nell’insieme la maggioranza di noi non si sente bene e non
sa superare alcune reazioni inconsce non del tutto ragionevoli create dall’esperienza personale e da ciò che conosce della Storia.
Inoltre, al contrario di quanto si blatera in TV e sulle riviste, il perdono spesso non è affatto possibile né in relazione alle masse né in
rapporto agli individui e nemmeno può essere sempre definito rasserenante! È risaputo che un buon compromesso non soddisfa del
tutto nessuno, ma sembra che non se ne tenga mai conto quando è il momento di fare per tempo delle rinunce per rafforzare i confini
inevitabili creati dalla natura e dalla società, per quanto non altrimenti sanzionati. E a questo proposito si dovrebbe considerare che
perfino un romanzo qual è L’ultima preda (W. Smith) fa riflettere sull’ingenuità del politically correct più di un qualunque libro di
testo scolastico.
LA MALASANITÀ
Riguardo al rapporto tra violenza e medici sempre sottolineato dai giornali oltre che da qualche coraggioso e recente libro e incontro
aperto al pubblico, sono molte conoscenze utili che dagli insegnanti di ogni scuola vengono taciute con malafede o totale
irresponsabilità, come quelle che riguardano il funzionamento degli ospedali europei prima dell’avvento di una mentalità dominante
meno propensa a identificare operai con mendicanti, donne con aborto autoindotto con criminali, ragazzi come carne da macello per
guerre di espansione e tutte queste categorie con rifiuti (ancora intorno alla metà del ‘900 quindi): Come muoiono i poveri di Orwell
(in Il ventre della balena e altri saggi), alcuni capitoli di La valle della luna di London, il capitolo La madre in Il secondo sesso della
De Beauvoir, Cristo si è fermato a Eboli (C. Levi), La violenza, la crociata, il lutto (S. Audouin Rouzeau – A. Becker) e il racconto
Piccola storia naturale: i morti (E. Hemingway) e le varie descrizioni dell'elettroshock praticato in guerra su chi non poteva più
combattere (se ne trovano in testi di E. Fromm per esempio) dovrebbero bastare a chiarire cosa intendo, perché le piscine di sale, il
rifiuto totale di cure e attenzioni indispensabili e le operazioni chirurgiche inutili fatte senza anestesia e senza farmaci per puro
sadismo ben attestano quel settarismo ignorante e quella crudeltà alternata a indifferenza che ancora oggi sono tanto frequenti in
particolare tra medici, psichiatri, psicologi, assistenti sociali e legislatori in materia di salute. Per quanto riguarda la mentalità e
l'impreparazione dei medici del passato, ci sono molti altri libri da considerare, se si ha tempo da dedicarvi, come i seguenti per
esempio (scelti tra romanzi molto noti): il XV capitolo e altre pagine sulla malasanità ottocentesca di Middlemarch (G. Eliot); il
capitolo sula morte di Emma di Madame Bovary (Flaubert); il capitolo dove si descrivono le varie "diagnosi" date in successione alla
peste del '600 dai medici dell'epoca in I promessi sposi (A.Manzoni); Storia di una colonna infame (A. Manzoni). Non è inutile
nemmeno leggere libri meno recenti e le pagine online sulla vivisezione sugli animali praticata dai medici fino a non molto tempo fa
(negli ultimi vent'anni molte cose sembrano essere cambiate e credo che sia stata resa illegale): in particolare è utile leggere
qualunque fonte di informazione circa la prassi di usarla per delle tesi di laurea (non per ricerche indispensabili all’umanità!) e su
quella di praticarla su animali molto sensibili e dal sistema nervoso complesso, animali quindi passibili di enormi sofferenze fisiche e
non fisiche (ad esempio, se non erro, i cani di razza Beagle). Le pagine sugli esperimenti crudeli e inutili sugli animali (cani, gatti,
scimmie, topi, ecc.) descritti in Sinossi di Psichiatria (Kaplan-Sadock) sono molte e terribilmente pesanti da leggere. Quanto ai tempi
recenti e attuali, considerate tanto i reati di malasanità più diversi (il trapianto e il commercio di organi, descritto in Italia ad esempio
da Camilleri in Gita a Tindari, è solo una prassi eclatante tra innumerevoli altri crimini), quanto la chiusura rispetto all’aborto dei
tanti medici di questo paese sede del Papa e che fa pensare all’attuale falso moralismo americano che ha causato già tanti aborti
segreti in condizioni dal punto di vista medico molto rischiose e che è recentemente culminato con la nuova legge texana nel rendere
illegale l'aborto (perfino in caso di stupro) e che è stata in tutto o in parte già applicata altrove (es. Polonia). Leggete il tema scritto da
un bambino del Sud sull'ospedale della sua zona e raccolto in Io speriamo che me la cavo dal suo maestro. Dovreste davvero
raccogliere notizie online sul prezzo italiano ed estero di Pelvilen e Visanne, sugli esiti letali o gravi o inutili di molte laparoscopie,
laparotomie o resezioni intestinali, sulle visite mediche dei componenti delle associazioni Lisclea e Ape, sui numerosi casi di donne
(anche adolescenti) che hanno riportato danni gravi o sono decedute a causa di infarti non riconosciuti, malattie pelviche e vulvari
non diagnosticate o di farmaci (es. la pillola anticoncezionale od ormonale o Esmya) e del vaccino AstraZeneca per il Covid oppure
leggete almeno il capitolo sul mercato dei farmaci contro l'aviaria in La scomparsa dei fatti (M. Travaglio). Da un diverso punto di
vista, una critica diffusa all’utilizzo di farmaci riguarda le scarse prescrizioni di antidolorifici: in un forum un utente ha scritto che
l’Italia è in ciò all’ultimo posto in Europa e che viene dopo 25 Paesi, con il risultato che il decorso post-operatorio dopo interventi in
zone sensibili (es. l’ano) comporta dolori atroci per un periodo piuttosto lungo, sebbene dei medici italiani dispongano per sé di
scatolette di morfina a lunga durata. Vi invito anche a leggere delle pagine online sull’esperimento noto come “Thomas (1992)”
sull'impreparazione dei medici nell’800 e sul sadismo e l'inutilità di molti “esperimenti” attuali. Una curiosità: tra i libri più letti
anche dalle persone meno colte, quelli di Camilleri raccontano spesso di vizi e crimini di vario genere compiuti da medici, oltre che
da insegnanti, nella vita privata (stupri, omicidi, truffe e furti nel campo della produzione o promozione di farmaci, perversioni, ecc.).
Credo che in particolare sia importante sfogliare i seguenti testi: Politica dei servizi sociali (Ferrario) per un ampio inquadramento di
problemi scottanti, dall’insensata trasformazione in ASL delle USL ai limiti costituzionali delle cooperative dell’economia detta
sociale e della Psichiatria italiana; Leggi e salute mentale (Fioritti) per un confronto tra psichiatria italiana e psichiatria europea in
particolare pur tenendo presenti i decreti legislativi successivi a quelli considerati da Fioritti e riassunti per esempio anche nei
manuali per la preparazione ai concorsi per infermieri (infatti non è del tutto irrilevante il passaggio recente al SSN della
responsabilità del trattamento dei detenuti con malattie mentali); pagine online sul PSN (Piano Sanitario Nazionale); Dossier
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volontariato, breve testo di Famiglia Cristiana di circa una ventina d’anni fa e/o altri testi simili per le critiche alle leggi italiane in
materia di assistenza sociale, per i dettagli sulla persecuzione burocratica e per gli esempi di mentalità egoistica della maggioranza in
parte riflessa dalle decisioni dei governi; Psicopatologia dello sviluppo. Storie di bambini e psicoterapia (Celi) per le critiche
implicite ed esplicite alla legislazione italiana sulla scuola, all’uso indiscriminato di psicofarmaci e agli abusi frequenti degli
psicologi; gli ultimi capitoli (soprattutto 30 e 37) di Sinossi di psichiatria (Kaplan-Sadock) su malpractice e pregiudizi negli ambienti
della Sanità; il cap. 9 di Diversità, devianze e terapie (Salvini-Galieni) sui deliri del DSM riguardo al disturbo di personalità; Il
colloquio nell’assistenza sociale (Allegri-Palmieri-Zucca) sui limiti dell’assistenza sociale italiana dovuti a finanziamenti molto
scarsi e a abituale mancata aderenza ai testi universitari; il cap. 7 di Dialoghi ininterrotti (Bastianoni) sull’abbandono degli anziani a
violenze, umiliazioni e sofferenze prolungate; le pagine della cronaca e quelle scritte anche da medici di forum e associazioni di
malati sui ritardi di anni nelle diagnosi di malattie anche per niente rare; La perizia psicologica (L. Sammicheli); Il tribunale del
medico (a cura di IRFEA); pagine online sul biotestamento, sull’amministratore di sostegno per fare applicare la propria decisione
riguardo alle cure mediche e soprattutto sui due casi di suicidio assistito in Italia e sull’associazione Luca Coscioni che lavora per
ottenere il diritto all’eutanasia anche in Italia; pagine online con la dichiarazione del dott. Costantino Benedetti sull’uso degli
antidolorifici e in particolare degli oppioidi in Italia, più aggiornata sulla situazione all’estero di Il dolce morire a cura di De Santis e
altri (da confrontare con il protocollo online d’uso clinico degli analgesici es. in Veneto e con le pagine online della fondazione ISAL,
di LICD - Lega Italiana Contro il Dolore - e del Manifesto di Venezia del 2006 e con quelle sulla legge 38/2010 ignorata): sono
davvero letture fondamentali secondo me. Si può trovarvi spunto di riflessione o notizia su quanto segue: l’evoluzione della
psichiatria nei secoli e quella della resistenza alla riforma avviata con la legge 180 da Basaglia e la legge 833/1978 (riforma sanitaria)
con un riepilogo dei decreti di legge che negli anni ‘90 si sono susseguiti con insistenza perché mai applicati (Progetti Obiettivo e
leggi regionali); notizie sulla bassissima percentuale di pazienti psichiatrici ammessi nelle cooperative sociali di tipo B e in gruppi
appartamento ridotti; l’effetto che sui malati di mente, reali e non, ha il fatto che il governo abbia assegnato alle Regioni i servizi
sanitari e quelli delle grandi strutture residenziali (non quindi dei servizi sociali, comprese le iniziative di inserimento lavorativo e
sociale); rifiuto totale di qualsiasi riforma razionale e morale degli istituti psichiatrici per persone che hanno compiuto reati (anche
piccoli e motivati da disagio socio-economico oltre che personale) e obbligo in Italia per tutti noi delle “cure” psichiatriche o di ciò
che fu definito “supplizi terapeutici” contro le norme della commissione europea e di altre nazioni (es. Inghilterra); durante il tipo
peggiore dei TSO italiani mancanza abituale di rispetto delle poche leggi esistenti; assenza delle molte norme di tutela di altri paesi
dagli abusi e di protezione dagli effetti più pesanti in tutti e tre i tipi di TSO italiani e in generale durante i contatti con psichiatri e
psicologi; gli effetti sull’affidamento familiare e sull’adozione della permanenza dei minori in grandi istituti; la prevalenza dei
modelli psichiatrici vecchio stampo forti solo in senso quantitativo e poveri tecnicamente (diagnosi e trattamento); il concetto di
razionamento nella sanità; gli effetti della trasformazione delle Usl in Asl e perché il modello di mercato e industria imposto nella
sanità sia tanto dannoso; gli effetti dello stigma sociale; rischi connessi all’uso di psicofarmaci (in particolare dipendenza, dolore e
danni fisici, prescrizioni insensate per ridurre fastidi di insegnanti e genitori e rischio per i giovani ignari di avere dal loro miscuglio
con gli alcolici gli stessi effetti dell’overdose da eroina) e loro equivalenza alle droghe illegali quando esse corrispondano nella
composizione a ciò che dice chi le spaccia); il tecnicismo eccessivo delle prescrizioni ai volontari e le pretese del governo di
assumere in queste attività laureati in Psicologia e altre università attinenti al campo sociale, il tutto vissuto come una persecuzione
burocratica (es. leggi sulle mense gratuite, sulla trasformazione di spazi pubblici e condomini per favorire i disabili o sulle case per
orfani); l’accanimento dei medici nel tenere in vita bambini con gravissime lesioni cerebrali per poi abbandonarli ai genitori e dare
loro così la responsabilità di accudire eterni neonati esposti a rischi e abusi in ogni istante (tema affrontato anche in Tv anni fa); gravi
conseguenze del divieto dell’eutanasia; le leggi che obbligano all’accoglienza le scuole dell’obbligo, ma danno l’insegnante di
sostegno solo in caso di diagnosi adatta e che quindi impongono uno stigma sociale spesso rivelantesi poi errato o comunque dannoso
anche solo per offrire un po’ di aiuto nei compiti (non mi è chiaro cosa abbia cambiato la recentissima legge sui BES); assenza di
leggi di tutela dagli abusi delle normativa sul mantenimento di ex mogli e figli minorenni con conseguenze anche gravi e con la scusa
che tanto c’è un’assistenza sociale che di fatto spesso manca del tutto; il fatto che la legislazione che impedisce di denunciare i
medici per la maggior parte dei loro abusi e il grande ritardo frequente e anzi tipico nelle diagnosi di molte malattie fisiche anche non
rare comportano anche che la legge che permette ai genitori, fratelli, ecc. di non mantenere un diciottenne né lavoratore né studente
permette nella pratica di uccidere persone anche giovanissime e peraltro perfino quando malate proprio a causa delle decisioni dei
familiari in merito alla loro alimentazione, a spiegazioni, esami e cure delle loro malattie e anomalie congenite e di patologie
conseguenti ad esse o all’incuria, alla loro protezione dai criminali e da eccessi di violenza anche in casa, ecc.; i costi elevatissimi del
fare figli anche quando non presentano malattie serie, costi aumentati molto soprattutto a causa dell’entità degli affitti e dei
lunghissimi anni di formazione scolastica imposti oggi; l’aumento del numero di stupri e altre violenza su donne e minori e quello dei
suicidi e dei crimini di adolescenti, anche a causa della legge assurda sull’impunibilità dei minori di 14 anni sfruttata da mafie
tradizionali e tali di fatto; la mentalità egoista della maggioranza subodorata dal governo e sue conseguenze con esempi tratti dalla
cronaca; tra le leggi regolanti i processi e la preparazione universitaria dei giudici quelle che aumentano di più la probabilità degli
errori e degli abusi dei periti nelle questioni attinenti alla salute (soprattutto mentale) nei tribunali, soprattutto non imponendo un
linguaggio comune a periti, avvocati e giudici, il massimo rilievo alle analisi e alle discussioni precedenti l’incontro in aula
(partecipazione, filmati, registrazione scritta) e una precisa attribuzione di ruoli; la difficoltà di avere giustizia nei pochi processi in
cui è possibile almeno per alcuni procedere contro un medico per grave negligenza o incompetenza; la condanna a morte tra dolori
atroci per almeno 90.000 residenti in Italia ogni anno a causa della colpevole inerzia riguardo alla prescrizione di oppioidi, oltre che
riguardo al suicidio assistito e all’eutanasia, dei medici italiani.
Si deve tenere presente anche che un’azione legale può essere impossibile almeno o soprattutto se si vuole agire contro un medico
incontrato in regime privato se è vero ciò che un avvocato di recente mi ha detto sulla necessità e sul costo elevatissimo di qualunque
intervento del perito legale anche nelle controversie originate dall’abuso più semplice da dimostrare.
Il tribunale dei diritti del malato suscita peraltro poca fiducia perché è situato negli ospedali e perché la grave situazione della sanità
italiana dimostra che poco ha ottenuto, nonostante tanti corsi, commissioni conciliative, il progetto di tutela nato nel 1996 (PIT), tanti
professionisti coinvolti, nonché rapporti e bollettini periodici e relazioni annuali (rimando a un manuale di cittadinanza attiva, anche
se probabilmente anche online si trovano informazioni precise). Esistono in teoria (o esistevano, controllate) oltre agli URP e a tale
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tribunale dei diritti del malato, diversi istituti di tutela per il campo sanitario, quali APQ (analisi partecipata della qualità), VRQ
(società per l'analisi e la revisione della qualità), Comitato permanente dell'azienda sanitaria per la qualità dei servizi e conferenza dei
servizi, tavoli di concertazione (es. quello denominato – credo – "Alleanza per la qualità"degli anni '90) e comitati per il buon uso del
sangue: ovviamente le persone coinvolte, alcune delle quali stipendiate, non sono poche, ma non si vedono risultati apprezzabili e
inoltre non è stato stabilito né sembra lo sarà mai come di un medico si possa stabilire se voglia davvero partecipare a corsi e attività
attinenti per la dichiarata "volontà inequivocabile" di agire per il rispetto dei diritti dei cittadini e non invece solo per intrecciare
relazioni utili alla carriera e inserire nel curriculum l'attestato di partecipazione a essi; il mio manuale di cittadinanza attiva è solo del
1998 ma lo credo ancora valido (comunque controllate) e afferma che la conferenza dei servizi è solo in teoria almeno annuale dato
che l'amministrazione spesso si rifiuta di indirla o parteciparvi anche dopo sollecito e ricorso all'autorità superiore e inoltre il mio
manuale chiarisce che essa spesso è stata strumentalizzata per soffocare proteste molto fondate dei cittadini; delle commissioni
conciliative per i casi di malasanità lo stesso manuale afferma che sono state poche quelle costituite, che inoltre non sempre esse si
sono rivelate efficaci, che il responsabile del danno ha a volte rifiutato di presentarsi e che con esse si mira comunque a ottenere al
massimo scuse oppure ammissione con pronuncia pubblica della commissione; alla costituzione dei comitati per il buon uso del
sangue previsti per ogni ospedale ci sono stati in pratica molti ostacoli; della querela penale in casi di malasanità vale ciò che ho già
riportato sulla crisi del sistema giurisdizionale italiano.
Quando si considera la malasanità italiana si deve riflettere soprattutto su quanto segue: i ginecologi attirano le critiche online più
aspre, rancorose e meritate in assoluto per gli anni di ritardo nelle diagnosi di malattie dolorose e/o serie per i rischi che comportano
(compresa la loro evoluzione in malattie sempre o potenzialmente letali o comunque gravi come nei casi tipici dell’endometriosi e
del lichen scleroatrofico), per la prescrizione di farmaci (es. le pillole a base di ormoni) e di interventi chirurgici pericolosi senza la
dovuta informazione e per l’esecuzione di esami dolorosi senza anestetici o perfino brutale, di test-truffa (es. alcuni di quelli
immediati per la candida non ospedalieri) e terapie costose e prive di evidenza scientifica (es. Monnalisa, radiofrequenza, ecc.), senza
contare che non sono pochi i processi intentati per negligenza o imperizia nell’assistenza al parto con esiti molto gravi e permanenti
su bambini fino a quel momento sani (anestesie e monitoraggi mal eseguiti, ecc.); i fisiatri (e i fisioterapisti) sono inutili e dannosi in
moltissimi casi, anche se spesso i dottori di base prescrivono visite fisiatriche quando non vogliono occuparsi di un disturbo anche
molto doloroso di un paziente e perfino quando risolvibile semplicemente dormendo con un bite e con l’uso occasionale di un
miorilassante o di una piscina termale calda (spiccano quelli delle prescrizioni di massaggi, busti o anche interventi chirurgici per
scoliosi, di pilates e manipolazioni per i fibromialgici e di agopuntura); i dermatologi a volte dicono di far controllare dopo 6 mesi un
neo normalissimo, spesso consigliano i prodotti in base a interessi economici personali nel prescrivere un certo marchio e ancora più
spesso prescrivono inefficaci e superflui interventi, integratori e creme senza cercare le cause del problema prescrivendo esami del
sangue e dell’intestino e informandosi sull’alimentazione del paziente e sui prodotti da lui usati per pelle, capelli e denti; gli
allergologi non fanno prevenzione di altre allergie oltre a quelle individuate e delle malattie correlate (es. quelle della pelle oppure
autoimmuni), non informano sempre sui farmaci disponibili e soprattutto a volte non fanno test completi e non dicono cosa evitare
per curare le allergie (confondono, intenzionalmente o meno, allergie da contatto con quelle da alimenti riguardo a un elemento
isolato dal test, danno indicazioni solo riguardo ad alcune delle allergie emerse oppure informano solo in una busta chiusa separata
dai referti così capita che le istruzioni non vengano lette) oppure parlano a vanvera per ragioni di mercato spingendo a spendere per
alimenti senza glutine o lattosio e depuranti da tossine o da candidosi intestinale o a fare un’inutile idrocolonterapia, proprio come
fanno diversi naturopati; i dentisti sono pericolosi soprattutto quando prescrivono apparecchi per denti (es. i bite), chirurgia per la
mandibola ed estrazione di denti non cariati (es. quelli del giudizio) senza specificare nè i rischi e la durata del trattamento né la
necessità di un apparecchio finale immobilizzatore a vita oppure dando a intendere che non esistono rimedi alternativi e che le
ragioni per questi interventi e apparecchi non sono di tipo meramente estetico; non pochi gastroenterologi non informano per tempo
sui sintomi delle infezioni intestinali batteriche coloro che, avendo stipsi cronica e conseguente tendenza per lo meno a ragadi,
rischiano di fraintenderli, e non li avvertono del frequente buon esito di una breve terapia antibiotica anche in assenza d’infezione in
alcuni casi di sintomi simili a questi e del legame stretto tra intestino, utero e sistema immunitario, ma soprattutto non prescrivono
adeguata terapia a pazienti con stipsi, colite e sindrome del reflusso gastroesofageo, nonostante la gravità delle conseguenze a breve e
lungo termine, tra cui è compresa la morte per atonia intestinale (molto spesso la sindrome da reflusso non viene nemmeno
diagnosticata); se molti proctologi prescrivono la manometria senza alcuna motivazione clinica (per interesse economico), alcuni di
loro fanno la visita creando disagi in realtà evitabili, prescrivono una preparazione con peretta in genere impossibile (le perette in
commercio oggi sono fatte in modo da essere pressoché inutilizzabili), non prescrivono terapie efficaci per la stipsi e a volte perfino
per i disturbi anali visitati, non sono subito precisi nella diagnosi solo per spingere a una seconda visita con loro e non informano
sull'inefficacia degli antidolorifici prescritti in Italia per trattare le conseguenze della chirurgia nella sensibile zona anale; gli
endocrinologi non di rado prescrivono l'Eutirox troppo facilmente provocando una dipendenza dalle conseguenze rilevanti e che si
potrebbe evitare quando i sintomi hanno cause diverse e non sono molto rilevanti; i neurologi prescrivono spesso esami e farmaci
inutili e molto dannosi e non informano sui metodi migliori per trattare il dolore cronico; i cardiologi vanno temuti se prescrivono
farmaci prima degli esami e se rinviano per un esame a un luogo diverso dall'ospedale; gli urologi sono pericolosi soprattutto quando
non si accorgono o non rilevano a voce e per iscritto che esame delle urine e urinocoltura non sono tra loro coerenti (referto da
annullare per errore di consegna), prescrivono tamponi uretrali alle donne e non informano le donne con tenesmo e/o gonfiore e
dolore in zona clitoride-uretra o vescica che questi sintomi sono propri anche di malattie della pelle vulvare, infezioni vaginali,
endometriosi o infiammazione pelvica di competenza del ginecologo e del patologo vulvare e che chiunque lo ignori e stia soffrendo
può facilmente confondere piccole perdite ematiche vaginali con quelle che accompagnano la cistite (soprattutto se non ne ha mai
avute prima); qualunque medico prescriva antibiotici e raggi, psicofarmaci e psicoterapia oppure consigli qualcosa su ciò che non
riguarda la sua specializzazione o consigli o “prescriva” solo a voce esami e terapie o insista nel proporre terapie sperimentali può
fare e spesso fa danni notevoli e duraturi; in generale diversi medici prescrivono interventi chirurgici inutili o in centri ospedalieri
non adeguati (non specializzati) e probabilmente ancora oggi non pochi non informano sui rischi maggiori di alcuni tipi di anestesia
(impedendo così al paziente di sceglierla quando possibile) e sul fatto che il testo da firmare per il consenso informato elenca solo i
rischi più probabili e di solito tralascia di accennare anche a quei rischi e altre anche durature conseguenze negative dell’intervento
che si verificano solo dopo le dimissioni; la negligenza di un chirurgo può essere letale in ogni momento della sua attività, compreso
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quello delle dimissioni dall’ospedale; i medici del Pronto Soccorso, come quelli delle case di cura e come gli psichiatri, attribuiscono
molto spesso a caso la diagnosi di somatizzazione da stress nonostante conseguenze gravi e letali con sistematico sprezzo delle
norme prescritte dai manuali di Medicina, e inoltre coloro che lavorano al Pronto Soccorso molto spesso consegnano esami del
sangue altrui (approfittano dell’abitudine dei pazienti di non leggere subito l’intestazione dei referti) e non sempre tengono conto
delle prescrizioni da seguire in caso di incidenti (in caso di trauma cranico, per esempio, credo abbastanza frequente che non lo
facciano); tutti gli specialisti possono essere dannosi quando sfruttano la raccolta dei dati che precede la visita vera e propria o per
perdere tempo o per aggredire o come test psicologico; i medici di base possono creare code interminabili con la disorganizzazione,
allontanare i pazienti dopo che hanno atteso per chiudere in orario e creare problemi con i permessi lavorativi o altri certificati, ma
sono davvero pericolosi soprattutto se rifiutano un nuovo paziente per raccomandata con indifferenza per la legge che richiede per
questo atto l’esistenza di ragioni serie e sfruttando il postino per diffamarlo oppure quando si fingono incompetenti o si mostrano
intenzionalmente negligenti e offensivi allo scopo di spingere il paziente a cambiare medico o quando suggeriscono a voce e senza
compromettersi questo passaggio e tutto ciò allo scopo di palleggiarsi tra loro il paziente per indebolirlo e farlo apparire
incontentabile e ipocondriaco, per impedirgli di concentrarsi solo su uno di loro nei suoi tentativi di difendersi o per solidarietà di
casta; nonostante lodevoli eccezioni, si può affermare che gli internisti, come non pochi medici di base, con pazienti sia adulti che
bambini spesso non solo fingono di ignorare fibromialgia e sindrome della stanchezza cronica, ma a volte non prescrivono né
consigliano esami e non rimandano agli specialisti giusti in caso di sintomi importanti di malattie serie e soprattutto non informano
sulla dieta essenziale e sana per tutti, sull’importanza degli integratori (quelli di vitamina D in inverno e quelli di B12 e acido folico
servono a tutti), sulla prevenzione delle allergie più comuni e sulle più gravi conseguenze di virus da MTS, alcolici e nicotina (in
particolare sulle donne e sugli under 18) e non curano le malattie comuni (anemia, stipsi cronica, colite, squilibrio della flora
batterica, bruxismo, cefalea, reflusso gastroesofageo, sintomi da allergia, candida, herpes labiale, tiroiditi e ipotiroidismo, su cui
qualsiasi farmacista e buon lettore non di rado sa di più); gli oncologi e i medici che si occupano dei malati di patologie
neurodegenerative e di AIDS sono pericolosi quando prevedono con sicurezza entro 6 mesi una morte che non avverrà nemmeno
dopo anni e, in Italia, sono oltremodo dannosi e inumani quando assecondano i colleghi più ignoranti e il ministro della Sanità senza
adeguata ribellione o addirittura con indifferenza fino a lasciare la maggior parte dei malati terminali senza né un farmaco letale né
oppioidi e quindi senza alcun antidolorifico, abbandonandoli a mesi di sofferenza sempre crescente e alla morte tra dolori costanti e
letteralmente atroci.
Una nota particolare richiedono gli ospedali di Milano, dove chi prenota senza risiedere in provincia o nelle immediate vicinanze
viene spesso aggredito e giudicato un ipocondriaco a priori: a Milano c’è la tendenza a ritenere i pazienti non milanesi degli individui
attirati nella grande città solo dalla vaga credenza che ivi si trovino i medici migliori e gli strumenti più aggiornati dopo aver avuto
negli ospedali del luogo di residenza esperienze deludenti soprattutto per propria colpa (a quanto pare conta poco che dei giornali
abbiano definito numerosa e spinta da necessità la folla che per avere le cure mediche si spinge a nord dal Meridione o anche dal
Centro Italia giungendo così a volte al fallimento economico).
Da medici, infermieri, impiegati e operatori di call center si deve prevedere sempre anche i seguenti comportamenti: modi bruschi;
domande invadenti, inappropriate o insistenti; richieste illegittime (anche relative al turno, allo spogliarsi e a dove fare la visita);
cattivi consigli (un collega, un ospedale ecc.);l’affermare da parte del medico a torto di non trovare tra le stampe consegnate dal
paziente un referto o un’annotazione essenziale; invasione di conversazioni e spazi privati e delle visite mediche stesse con la
tecnologia e altri abusi della privacy (l’ingresso di medici e infermieri non necessari durante esami imbarazzanti come quelli
ginecologici è comune in ospedale, ma capita anche che venga aperta e passata sotto ispezione la borsa mentre si dorme o che un
medico di base posizioni microtelecamere o altro nella stanza, nel bagno o sul cellulare di un paziente durante una visita domiciliare
o che lo faccia un altro medico più o meno apertamente, cioè con il consenso dei parenti o con la complicità di coinquilini o
condòmini); truffe anche plateali e ripetute (ad esempio, come già accennato, è prassi o quasi consegnare esami del sangue intestati
ad altri pazienti al Pronto Soccorso e a volte lo si fa anche nelle case di cura); “accomodamenti” rischiosi (ad esempio riguardo al
dosaggio dei farmaci consegnati al Pronto Soccorso); errori causati da silenzio e passività (ad esempio sui guasti dei computer o dei
macchinari ospedalieri, su allegati di esami consegnati con errori di persona o su sbagli e abusi dei colleghi o dei superiori);
negligenza dalle conseguenze serie o umilianti (ad esempio riguardo alle necessità degli invalidi o ai permessi lavorativi, e ci si deve
aspettare anche appuntamenti rimandati di diversi giorni con un messaggio alla segreteria telefonica nonostante l’urgenza indicata per
iscritto); incompetenza (trovare medici incompetenti più ancora che indifferenti in endometriosi, lichen sclerosus vulvare, vaginismo
o fibromialgia è la regola, ma in generale sono deprimenti tutti gli interventi nei forum online di chi ha malattie croniche o rare
specialmente se femminili); menzogne plateali mirate ad accrescere le spese del paziente (anche sulla possibilità della convenzione).
Da chi non è né medico né infermiere ci si può comunque aspettare soprattutto dispettucci infantili ma fastidiosi, come il tenere
bloccate le porte automatiche quando il paziente sta per uscire finché si volta o torna sui suoi passi, il rifiutare o, peggio, dare
sbagliate le informazioni su come raggiungere un reparto, i bagni, l’uscita, ecc. La negligenza è frequente in generale, ma è più
prevedibile in caso di sintomi di malattie rare o che comunque comportino almeno in alcune regioni esenzione per visite, esami e
farmaci di più di una categoria: essa è il tal caso dovuta sia a indifferenza che al desiderio di far risparmiare il Sistema Sanitario
Nazionale (il fatto di non conoscere una malattia non giustifica che ci si astenga di farne notare i segni più evidenti e gravi e di
rinviare subito il paziente allo specialista del caso). Aggressioni, l’assenza di privacy e la passività sono la prassi degli impiegati agli
URP (soprattutto o almeno quello dell’USL che si occupa dei problemi con i medici generici) in diverse circostanze e possono
comprendere, oltre a modi volgari, richiesta dell’impiegato di accomodarsi mentre sta mangiando qualcosa e/o su una sedia
posizionata al centro della stanza e altre iniziative dello stesso ridicolmente basso livello (se esistono eccezioni non ho problemi ad
ammetterle, ma devono essere ben rare tutto considerato). Da alcuni avvocati delle associazioni e indicati come i punti di riferimento
nei casi di malasanità può capitare, anche spostandosi in città confinanti, di sentirsi rispondere che i medici in questione sono loro
amici e concittadini e di essere indirizzati a un medico legale dello stesso studio e anch’egli “amico”...
In situazioni particolari si deve aspettarsi però anche ben altro, a cominciare da ciò che segue: essere rifiutati come pazienti da parte
del medico di base (anche tramite raccomandata e senza spiegazione e perfino se tale medico è una conoscenza molto recente);
assentarsi del medico prima del proprio turno dopo che si è atteso e si è pagato la visita (almeno in ospedale); consegna di referti che
non contengono gran parte di ciò che durante la visita medica si è detto compresi una delle diagnosi e alcuni dei sintomi ad essa
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connessi o la loro origine; mancata esecuzione di una o più terapie prescritte nell’impegnativa e esecuzione al loro posto di altro (a
chi non poteva difendersi per carattere e solitudine o problemi economici è successo); richieste di pagare il ticket ad alta voce fatte
senza necessità e rimproveri immotivati (il tutto fatto per le persone in attesa nella fila); mancato riferimento da parte di segretarie
dell’annullamento di una visita (nel caso delle visite private accade anche questo, ovviamente con lo scopo di creare tensioni con il
medico); aggressioni verbali o create con il numero dei medici e infermieri presenti durante una normale visita; ispezione del
contenuto della borsa anche solo se si è impossibilitati a muoversi per intervenire, oltre che mentre si dorme; violenze fisiche (tipiche
e più frequenti di quanto si immagini in genere sono penetrazione rapida e di forza durante visite ginecologiche e la scelta di non
usare fin dall’inizio un gel lubrificante in quelle proctologiche), esecuzione di test in modo arbitrario provocante danni non
indifferenti alla pelle (può essere il caso anche dei test allergici cutanei con cerotti).
Crimini molto gravi sono più infrequenti, ma non rari e non si deve escludere quelli seguenti: farmaci iniettati con la flebo e senza
consenso soprattutto o solo durante il sonno (è facile se il paziente accetta di tenerne l’ago); farmaci dannosi consegnati senza ricetta
a mano o consigliati facendo presente che la farmacia X è disponibile ad anticiparli senza regolare ricetta occasionalmente;
falsificazioni intenzionali dei referti degli esami soprattutto durante ricoveri ospedalieri, PAC e DH (magari per coprire errori e reati
precedenti propri o di colleghi della stessa ASL e non); modifiche radicali nella cartella clinica definitiva rispetto a quella provvisoria
senza spiegazioni e senza ragioni oneste; consigli e/o pressioni per fare interventi chirurgici non necessari e pericolosi e/o in ospedali
inadatti. Non più infrequenti, ma anzi la prassi generale sono gli abusi attraverso o contro le poche leggi su assistenza sociale e su
ASO, su ricoveri obbligatori e su ”cure” psichiatriche (sono spesso coinvolti gli psichiatri sempre presenti negli ambulatori MTS per i
test anonimi sulle malattie a trasmissione sessuale e al Pronto Soccorso, quelli ospedalieri in generale, i neurologi e i volontari in
Psichiatria avvocati oppure medici soprattutto se generici e attivi anche alla Guardia Medica e il sabato): nonostante le loro
conseguenze devastanti, è esattamente ciò che accade ovunque qui, perché l’Italia non ha seguito le grandi nazioni europee all’epoca
della riforma psichiatrica della fine degli anni ‘70 e si disinteressa delle affermazioni al riguardo della Commissione europea e in
proposito si deve tenere presente che nei manicomi non vengono in genere diagnosticate o ben curate le malattie fisiche e che i
maltrattamenti sono tali e tanto diversificati (contenzione in stanze buie, droghe a dosaggi elevati, terapia elettroconvulsiva tuttora)
da far spesso ammalare fisicamente in modo cronico o a volte con esiti letali perfino i giovani.
LA PSICHIATRIA
Ciò che più fa comprendere la mentalità dei medici di ogni tempo è l'insieme delle leggi sulla psichiatria, oltre alle prescrizioni dei
manuali sui colloqui clinici della Facoltà di Psicologia. Non mancano certo gli scrittori che aiutano a vedere chiaro dietro alla
bandiera della psichiatria, quando essa si autodefinisce di utilità collettiva: da Cicerone a Quintiliano, da Dostoevskij a Levi, da
Simone Weil a Simone de Beauvoir, da Lessing a Koestler o Arendt, da Virginia Woolf al giornalista svedese Larsson si ribadisce di
continuo il concetto di dignità umana, la differenza tra ciò che è utile e ciò che è onesto, l’orrore che ispira la mentalità primitiva di
psichiatri e collaboratori, il legame tra la loro falsa morale dell’”utile" e le dittature sanguinarie, e come questo sofisma sia un orribile
modo di colmare il vuoto lasciato dalla coscienza, per la quale un individuo vale in sé, indipendentemente dal livello culturale o
economico e da se lavora o meno, e ha diritto ai propri valori e a opinioni personali, finchè rispetta la libertà essenziale degli altri (è
chiaro che voler impedire, magari anche con ogni mezzo, agli psichiatri di continuare a torturare e uccidere non significa affatto voler
violare la libertà fondamentale altrui, ma il contrario). Anche nei libri dove si descrivono le torture praticate dai colonizzatori sugli
indigeni potete leggerne di molto simili a quelle praticate oggi e da sempre dagli psichiatri. Ci sono molte conoscenze utili che dagli
insegnanti di ogni scuola vengono taciute con malafede o totale irresponsabilità, come quelle che riguardano il successo delle fiabe
dello psichiatra infantile sadico Hoffmann, che andrebbe messo in relazione con la "pedagogia nera" del noto pedagogista tedesco
Schereber, che è poi semplice mettere in relazione con la realtà descritta in Il giovane Torless di Musil e con la "nuova" pedagogia
descritta nell'ultimo quarto di I Buddenbrook di Mann e tutto ciò per istituire un confronto tra pedagogisti padri del nazismo e
psichiatri tedeschi, sulla scia di A. Harendti naturalmente. In L’uomo in rivolta Camus delinea il percorso culturale che ha condotto la
civiltà contemporanea alla proliferazione di élites di persone-funzioni totalmente al di sopra della morale che regnano su una massa
di schiavi-oggetto: chi conosce la psichiatria riconosce senza esagerare anche questa casta in élite di questo tipo e potrebbe fare un
serio confronto, raccogliendo dati e testimonianze, tra le tecniche di violenza della polizia segreta di stato dei regimi totalitari con
quelle attuali degli psichiatri, che infatti trovano una rappresentazione abbastanza fedele in 1984 di Orwell, che a quei regimi faceva
riferimento (per esempio oggi chiunque, con minima spesa, può procurarsi microdispositivi di videosorveglianza e può contare sulla
collaborazione di una massa sempre meno istruita dalle scuole e più cinica per posizionare, su richiesta di psichiatri, camere abusive
in ogni luogo privato e/o per divulgarne il contenuto manipolato, oltre che per sfruttare le piccole debolezze che esse inevitabilmente
documentano per tentare violenze psicologiche, da aggiungere a quelle fisiche ottenibili con l’ostracismo negli ospedali e negli
ambienti lavorativi secondo l’antichissima e crudele pratica del “boicottaggio” – per comprendere la vera natura della quale, con
riferimento all’Italia, si può leggere il capitolo sesto di Il fascismo di Silone, che permette di farsi anche un ‘idea più precisa di cosa
si intende quando si definisce primitiva la mentalità diffusa negli ambienti dove si collabora attivamente con psichiatri).
Ho l'impressione che non sia un caso se diversi testi universitari recenti esplicitamente, a un dato momento paragonino esplicitamente
alcuni nostri processi mentali ai processi decisionali e di autodiagnosi dei computer e sostengono l'incremento dell'uso di programmi
informatici anche per arrivare a decisioni in ambito clinico per mezzo di studi come quelli resi possibili dalle fMRI e dalle Reti
neurali (artificiali) e di informatizzati algoritmi psicologici, sempre dilettandosi dell'uso di un lessico reificante comprendente
espressioni curiose , tra le quali le seguenti : "Capacità umana di processare informazioni o valutazioni", "network associativi
personali", "costruzione online dei ricordi", "reti neurali", "elaboratore cognitivo" (il cervello), "sistema digitale" (il pensiero),
"programmi interattivi" (quelli creati dall'evoluzione), "icone funzionali" (usate dagli animali per pensare), "interfaccia", "sistema di
memoria", "memoria di lavoro", "Sè operante", "sistema dell'io", "input e output", "meccanismi di regolazione, di difesa, di
disimpegno morale, ecc", "disturbo di conversione", "funzionamento emotivo personalogico", "funzionamento intellettivo
borderline", "disturbo ad alto funzionamento", "funzionamento familiare", "scadimento funzionale", "funzioni esecutive", "struttura
cognitiva", "ristrutturazione cognitiva", "costruzione sociale", "costruttivismo in psicologia o sociale", "modellaggio",
"modellamento", "contratto educativo", "modelli di percorso (patterns) cognitivi, comportamentali, ecc.", operazionalizzazione della
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lettura", "tessuto/spazio di parole o dialogico", "ragionamento clinico meccanicistico", "regole del dispositivo meccanico" (riferito al
pensiero nella maggioranza degli animali), "relazioni oggettuali", "giochi relazionali", "negoziazione sociale della realtà", "gestione
delle risorse umane", "risorse umane pregiate", "capitale umano", "contabilità di comunione" (riferito a rapporto di coppia),
"contenitore istituzionale della dinamica degli attori", "feedback responsivo e partecipativo", "radar su se stessi", "Igiene mentale",
"prodotto da concepimento o abortivo" (il bambino nato morto)" e così via. Questo tipo di manuali attua quindi un riferimento
implicito al "metodo simulativo" del Connessionismo e del Cognitivismo simulativo dell'epoca digitale (quello consistente nel
paragonare la mente al computer e nel creare processi informatici simulanti reti di neuroni e percorsi di problem solving), oltre a
usare in modo smodato anche altri tipi di tecnicismi. Del resto, qualche tempo fa Ravers diede alla relazione tra energia, motivazione
e competenza la forma di una formula chimica!
Una forte critica al linguaggio reificante del DSM e una spiegazione delle sue implicazioni si trova al Cap. 9 di Diversità, devianze e
terapie (Galieni-Salvini).
È anche questo linguaggio insensato la ragione per cui nei tribunali nessuno capisce il perito in scienze psicologiche e inoltre non
viene reso obbligatorio consultare questi esperti anche quando non c'è presenza o sospetto di vere e proprie patologie mentali, col
risultato che i giudici fanno richieste errate o mal poste e quindi incomprese e fraintendono fatti e personalità (rimando a La perizia
psicologica di Sammicheli).
Se considerato in questo contesto, fa maggiormente rabbrividire anche l'accenno che Packard, nella parte finale di I persuasori
occulti, fa al progetto o desiderio di alcuni psicologi di applicare elettrodi al cervello capaci di togliere l'equilibrio in alcuni individui
per "fare risparmiare tempo agli psicologi".
Fromm, Jung, Larsson e anche Musil e Leopardi sono i primi autori che mi vengono in mente quando voglio definire gli psichiatri (o
meglio quelli di loro che acconsentono a marchiare e torturare fisicamente e psicologicamente) dei “narcisisti sadici” e quindi dei
malati di mente. E ciò faccio con tutta la pacatezza e lucidità di cui sono capace, lasciando da parte per quanto mi è possibile il mio
profondo e innegabile rancore personale, perché so che non si tratta solo di saper vedere nella incapacità di molti psicologi e
psichiatri di dubitare di sé il sintomo di quella malattia che, per Jung, costituisce il prodromo del “Delirio di potere/onnipotenza”, ma
anche di comprendere a fondo che il sadismo è, in quanto bisogno di controllo assoluto sugli altri, un modo di essere molto
profondamente radicato nell’uomo e altamente e irrimediabilmente condizionante tutti gli aspetti della vita in coloro (moltissimi) nei
quali esso emerge, che insomma non si tratta di un vizio o di un moto dell’animo passeggero come la collera o razionale come l’odio:
l’internamento e le “Camere senza stimoli” o di isolamento al buio spesso con gli arti legati ai letti sono, come afferma Larsson,
effettivamente l’equivalente di seppellire vive le persone, ma assomigliano anche al gesto di chi afferra un oggetto e lo mette in un
cassetto dopo averlo etichettato e Fromm spiega bene come l’impossibilità per ogni essere umano di avere il minimo controllo reale
sulla propria vita, unita alla consapevolezza di ciò, provoca in molti individui purtroppo il bisogno e il desiderio di controllare tutto e
quindi - soprattutto o almeno quando sia loro permesso di decidere di altri senza rischi - il piacere di schiacciare la vita
(incontrollabile, imprevedibile) schiacciando gli altri, i quali diventano allora meri oggetti su cui sfogare, consapevolmente o meno,
malati impulsi criminosi… Jung, Musil e Leopardi hanno dedicato molte pagine delle loro opere proprio a spiegare perché il perfetto
ordine puramente (quindi irragionevolmente) “razionale” si identifica automaticamente con la morte e che il vero ordine è armonia e
non immobilità.
Esperimenti sul cervello riportati da Fromm, del resto, lo portarono a dichiarare che senza stimoli continui il cervello regredisce
rapidamente e si producono gravissimi danni cerebrali e ai nervi. Il recente Sinossi di psichiatria (Kaplan-Sadock's) descrive in
dettaglio – e senza il minimo cenno di autocritica - il danno causato da qualunque stanza di "privazione sensoriale" e di isolamento,
oltre a fare più di un cenno al lavaggio del cervello delle dittature. La psichiatria mira a creare mentecatti e a uccidere? Se lo era
chiesto anche lo psichiatra italiano Tobino, che ci ha lasciato il libro Le libere donne di Magliano, un libro lucido rimasto senza
effetti proprio a causa del sadismo e dell’ignoranza colpevole della maggioranza degli psichiatri e di chi governa e legifera. Tutti
dovrebbero informarsi sul presente e sulla storia e poter decidere quando si tratta di tortura e omicidio legalizzati e si dovrebbe
cominciare con il leggere il possibile (ad esempio i pertinenti testi di Fromm, Foucault, Ferrario e Sarteschi) sulla lobotomia praticata
ancora negli anni ottanta (intervento sul cervello di persone con malattie nervose anche comuni e con sintomi lievi avente esiti spesso
letali o riducenti a stati vegetativi o al livello dei neonati), sull'uso del collare di ferro e sugli esiti anche sul fisico della camicia di
forza, della pireoterapia (induzione di febbre a 39°), degli shock elettrici (davvero terribile è ciò che si legge sulla quotidiana tortura
nella modalità regressiva/di annichilimento senza anestesia, le cui conseguenze perseguite erano angoscia, amnesia e stato
confusionale e quelle di fatto spaziavano da fratture e stato epilettico alla morte), dell'insulinoterapia (una tortura pesante e inutile
quasi quotidiana inducente alternanza di agitazione psicofisica e stati di coma) con consenso solo dei familiari e sul meccanismo
panottico o Panopticum (la costante sorveglianza, una delle torture psicologiche esistenti), su test dell'obbedienza, punizioni, pratiche
distruttive della personalità e dell'equilibrio mentale e dei livelli minimi di benessere fisico e psicologico di chiunque (bagni senza
porte, pesatura, fotografia, sottrazione di oggetti personali, abiti uniformi, assegnazioni di numero, lavoro forzato non retribuito,
contatti inevitabili con persone spesso insopportabili e violente). Non bisogna dimenticare inoltre che lo spavento era ritenuto
un'ottima terapia (sedie rotanti, salto di Leucade, docce fredde ecc.). Vorrei far sapere o ricordare a tutti che si può peraltro venire
internati o proposti per la pensione relativa per i motivi più strampalati e in seguito al parere di un laureato in psichiatria qualunque:
si può essere internati per fasi di bulimia e abuso di alcolici in giovane età e c’è chi è stato definito addirittura megalomane in senso
clinico, perché da ragazzo desiderava fare il musicista o perché si era comprato un giubbotto appariscente sul modello di uno simile
visto in un film (il fatto che un’infinità di ragazzi anche sopra i vent’anni ad ogni generazione faccia cose analoghe che poi si
risolvono naturalmente con la crescita, non ha la minima importanza per gli psichiatri); si può venire internati anche in seguito a una
innocua esplosione di collera a lungo repressa su un genitore da sempre aggressivo o anche violento e comunque indifferente alle
esigenze del figlio (anche un pugno, anzi anche solo l’accenno a darlo può risultare un motivo sufficiente). Perfino chi non ha fatto
nulla e non è malato di mente ma semplicemente disoccupato, nevrotico e privo di una residenza stabile che non sia quella dei
genitori rischia il TSO o l'analogo ricovero in Neurologia (la violenza familiare può spingervi) o il"Fermo di psichiatria", anche
perché in genere nessuno in ospedale rispetta la normativa di tutela riguardante TSO e ASO e anzi è prassi aggirare la legge sull'ASO
durante la degenza ospedaliera o al pronto soccorso…Vorrei anche contribuire a far sapere che un ricovero forzato ("ricovero
obbligatorio", non "temporaneo") può durare dai due o sei mesi in su (fino a due/tre anni spesso prorogati contro la normativa, mi
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sembra, anche se la normativa parla di una o due settimane per un regolare TSO, definito "ricovero temporaneo" infatti) e che chi lo
subisce vedrà cose di per sé traumatizzanti e che non potrà mai dimenticare, se anche non le subirà in prima persona: mi è stato
raccontato che chi si agita (e come non agitarsi mai lì?) viene preso e gettato di peso sotto una doccia fredda o drogato con "farmaci"
molto potenti, dannosi e paralizzanti e che chi soffre o tenta il suicidio, rifiuta di rispondere o ha una depressione probabilmente
superabile con un po' di sostegno economico e con il dialogo (titoli di libri, informazioni di carattere pratico, ecc.), viene chiuso in
una stanza priva di tutto e spesso buia e/o viene legato al letto per diversi giorni consecutivi o per alcune ore al giorno per molto
tempo, anche mesi o più; a quanto affermano ex internati e infermieri o tirocinanti, lì si vive chiusi e continuamente oppressi da
persone con vari disturbi o sofferenti, comunque con individui pesanti da sopportare, e si viene costretti a subire i commenti inutili e
parziali e le offese di infermieri e psichiatri. Un'ex internata, in un intervento a un convegno italiano recente sulla psichiatria (Dentro
e fuori) , ha detto che in manicomio "stava giorni legata al letto", che "gli psicofarmaci le impedivano di pensare" e che "era come
essere morti" e infine che "il mare forse può guarire, ma la psichiatria sicuramente uccide". Questa ragazza peraltro è rimasta chiusa
in manicomio per molti anni, trasferita periodicamente da un manicomio all'altro, al punto che mi chiedo come siano in realtà le leggi
attuali su ricoveri e comunità delle ASL. Nello stesso convegno (Feltre, 2013) si riferisce di offese e umiliazioni (un paziente fatto
strisciare) e di una giovane ragazza finita addirittura in coma, trascurata e svegliatasi con danni cerebrali irreparabili che l'hanno
mutata per sempre. Agli internati e a chi vive negli appartamenti delle ASL, non solo non viene fornita la possibilità di lavorare
seriamente e di vivere in ambienti sereni e responsabilizzanti, ma non viene dato nemmeno il minimo sostegno psicologico o
un’informazione essenziale, ovvero tutto ciò che è indispensabile a chi vuole trovare e riuscire a mantenere un lavoro: ricordo che
uno di loro mi dimostrò che non gli erano mai state spiegate le più comuni motivazioni inconsce dell'autolesionismo e mi confidò che
gli psichiatri gli ripetevano che il suo problema (quindi la ragione di ciò che nel presente lo angustiava) era che “i suoi genitori non lo
avevano amato”…e per chi gli ha elargito questa sentenza niente conta il fatto che un commento di questo tipo non tenga conto delle
sue condizioni di vita presenti e sia del tutto inutile ai fini della ricerca di una soluzione o almeno di un percorso di miglioramento
della sua situazione. Quanto alle diagnosi strampalate, si dovrebbe leggere DSM e ICD e loro evoluzione negli anni per comprendere
in che stato versa l'attuale psicologia o psichiatria e inoltre tener presente che, in totale contrasto con le prescrizioni dei libri
universitari, le diagnosi sono spesso fatte a prima vista senza curarsi di sapere il perchè di certi comportamenti o di tenerne conto, un
po' come fa la gente del tutto ignorante quando fa le diagnosi da sè leggendo l'elenco dei sintomi su Internet se lo ritiene conveniente
(anche per questo peraltro il DSM è tanto dannoso). Ed è difficile trovare ragioni diverse agli aggiornamenti del DSM dagli interessi
del mercato dei libri universitari che lo illustrano e sono costretti a edizioni nuove frequenti e una prova di ciò tra le altre è che
nell’ultima edizione di Sinossi di Psichiatria (Kaplan-Sadock) si consiglia di continuare a utilizzare tra medici le categorie
diagnostiche sulla schizofrenia abolite dall’ultimo DSM.
Gli indirizzi Internet citati e le ricerche online consigliate qui andrebbero considerati insieme alle notizie sempre più allarmanti sugli
esiti di processi che si leggono sui quotidiani, sulle riviste, ecc.: nell’insieme essi devono far comprendere l’insufficienza
indiscutibile e la contraddittorietà della legislazione nel tutelare i cittadini sugli abusi in particolare della psichiatria, di cui è
frequentissima e nota l’aperta violazione o l’”aggiramento” della normativa riguardante ASO, fermo di psichiatria, lungodegenze,
decreto di protezione e progetto di accoglienza (difesa legale, formazione, alloggi sempre meno spersonalizzanti), prescrizione di
psicofarmaci, TSO (nel farlo scattare e nel mantenerlo, nell’uso di violenze fisiche e verbali e di contenzione, nella scelta tra farmaci
pericolosi e pesantissimi, nella chiusura a chiave dalle porte, nell’ingresso di persone in visita e nell’uso del telefono). Riguardo al
termine “aggiramento” avviso che lo prendo da un testo che è materia d’esame all’università di Medicina e che lo mantengo perché è
chiaramente sprezzante del principio dal quale sono originate appunto le poche leggi di tutela esistenti. É anche in questo contesto
che si deve considerare sia il discreto numero di interventi (per esempio alla radio) degli ultimi quindici anni riguardanti tagli
ulteriori da parte del governo all’assistenza socio-sanitaria (per esempio dei malati cronici privi del diritto di eutanasia) sia da un lato
le leggi che sembra permettano di fatto di diseredare completamente un figlio nonostante la legge sulla quota legittima (se possono
spendere o intestare ad altri mentre sono in vita tutto il patrimonio la quota diventa zero) e dall’altro la legge del 2021 sul tema
dell’obbligo di mantenimento dei figli maggiorenni e sancente per scritto un diritto all’irresponsabilità delle proprie azioni che molti
genitori già si prendevano di fatto in precedenza in genere col benestare dell’assistenza sociale comunale e delle forze dell’ordine: è
comune e ben tollerato dalla maggioranza lo spingere le figlie presso aguzzini da cui la legge non le difenderà e naturalmente anche il
costringere i figli di entrambi i sessi negli inferni della psichiatria, perché è bene tenersi aperte certe porte se si ha figli e tanto un
suicidio ben organizzato e riuscito può risolvere tutto e non vale quindi la pena di intervenire in caso il vicino di casa subisca minacce
di morte, offese, percosse, controllo di telefono e PC e diffamazione e sia filmato (anche con la sua consapevolezza a una dato
momento, il che è insopportabile) in bagno e stanza da letto con telecamere… E poi le menzogne su vasta scala possono essere
sfruttate per sfogare un po’ di aggressività senza rischi e per ottenere a buon mercato qualche credito facendo ai violenti il giusto
favore ed è destino che siano sempre tanti i reati condannati a restare sulla carta (mi sembra di aver colto bene la mentalità diffusa).
Riguardo al paragrafo precedente, tengo a specificare ulteriormente: nel programma d’esame di Psichiatria di una facoltà del centro
Italia, al manuale Sinossi di psichiatria – immorale solo per chi sa leggere tra le righe di alcuni paragrafi – è stato aggiunto un testo
sul TSO che è stato scritto con un linguaggio intenzionalmente aggressivo, tra continue iterazioni del verbo “dovere” e senza
preoccuparsi dell’assurdità – dato il contesto – di concetti come quelli di misure fortemente punitive per l’interesse della società,
persone socialmente inutili o aggiramento delle leggi di tutela. Chi ha scritto il testo ritiene evidentemente di rappresentare la società,
mentre la psichiatria ne rappresenta al massimo i gruppi più ignoranti e violenti, dato che credo che tutti possano convenire sul fatto
che non sono l’unica persona a essersi documentata che prova solo disgusto per la prassi violenta della maggior parte degli psichiatri
del settore pubblico e privato. L’autore del testo mostra di ritenere che leggi e diritti prescritti siano irrilevanti, esibendo un
atteggiamento del tutto coerente con quello che esplicitamente accusano gli autori del manuale citato Sinossi di psichiatria (cap. 37),
con ciò che viene denunciato nelle varie pagine online sul ricovero temporaneo e sul ricovero obbligatorio e con quanto è manifesto
nella mia esperienza e in quella di molti altri potenziali “pazienti”, tirocinanti e professionisti della sanità a vario titolo, tutti ormai fin
troppo consapevoli degli abusi gravi e, quel che è peggio, sistematici degli psichiatri.
Leggete sull’interdizione almeno La ragazza che giocava col fuoco e la seconda nota dell’autobiografia di Britney Spears.
L’interdizione con l’essere sottoposti all’autorità di un tutore spesso comporta il subire abusi gravi che vanno dalla violenza
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psicologica e dall’alimentazione priva di alimenti indispensabili agli abusi sessuali, all’essere spinti con il ricatto a lavoro eccessivo e
partecipazione a gruppi di sostegno per molte ore a settimana e al TSO immediato e con assunzione di litio.
Leggi e salute mentale, testo a cura di Fioritti nel programma di Scienze Infermieristiche precisa le ragioni per cui proprio la
legislazione riguardante i ricoveri obbligatori attesta in particolar modo l’arretratezza della psichiatria italiana rispetto a quella di
molti altri Paesi europei (soprattutto con riferimento agli anni ‘90): ritardo dei Progetti Obiettivo e delle leggi regionali rispetto ai
provvedimenti europei di devolution; mancanza di un organo per la formulazione e il controllo dell’attuazione di un piano di riforma
e di norme per il finanziamento della legge e degli interventi; assenza del “modello legale” (con riferimento all’autorità giudiziaria
per il TSO) diffuso in Europa o della sua possibilità – date la diversa cultura e la situazione particolare italiane – di risultare
protettivo della libertà individuale, com’è all’estero (è grande e motivata qui non solo la sfiducia nei clinici, ma anche quella nella
giustizia e in generale nello Stato); mancanza del criterio di pericolosità come requisito essenziale per un TSO (è questo il vuoto dalle
conseguenze più gravi, perché si tratta, come nel caso del modello legale, di una condizione indispensabile di tutela dall’abuso
medico e dal paternalismo); esaltazione del diritto della “società” (non meglio precisata…) di prevaricare quello individuale, sebbene
così si giustificassero gli inquisitori che torturarono per giorni e poi bruciarono – e a fuoco lento! - bambine e donne come streghe e
inoltre alcune dittature e nonostante la Commissione Europea abbia più volte ribadito che è dei diritti dell’individuo che si deve
parlare e non di quelli della società, perché è proprio per questo che si è fatta la riforma psichiatrica (messaggio recepito da molti
Stati, senza contare che da tempo è stato reso chiaro che è questo a caratterizzare una democrazia (sono parole di Dostoevskij, ma
anche di Silone e molti altri); insistenza ipocrita sul concetto di cura per deviare l’attenzione dalla privazione della libertà (un dato di
fatto riconosciuto all’estero e che è alla base del ricorso all’autorità giudiziaria, ma negato in Italia grazie alla magia delle parole); a
livello dell’ospedale psichiatrico giudiziario mancanza di trattamenti, scopo solo contenitivo (punire e nascondere il pazzo) e nessun
coinvolgimento da parte della legge 180 e della successiva legislazione relativa, sebbene altre nazioni da tempo abbiano integrato nei
servizi pubblici le strutture forensi e abbiano accumulato competenze per il trattamento di tali internati, tra i quali alcuni sono
colpevoli soltanto di piccoli reati connessi al disagio sia mentale che economico (rimando anche al citato manuale di Ferrario);
rispetto alle leggi europee – molto più garantiste – grandi povertà delle leggi italiane a tutela di chi subisce un TSO rispetto a
conservazione dei diritti civili e delle libertà personali (permessi per il lavoro, “boccate d’aria” di giorni, periodi di prova all’esterno,
visite, ecc.), consenso, revisione periodica, commissioni di vigilanza per rilevare e sanzionare abusi e proporre modifiche, istituti di
difesa e rappresentanti legali anche d’ufficio considerati essenziali quasi ovunque in Europa, informazioni anche scritte sui diritti
(ribadisco che online si può leggere che chi in Italia subisce un TSO in genere non conosce nemmeno i pochi diritti concessigli
formalmente e che per prassi non sono rispettati), procedura dei ricorsi (gli autori anzi affermano che non sono loro noti casi in cui
tutta la laboriosa procedura per l’Italia sia stata seguita) e loro utilità (in Italia la legge su urgenza e difesa tutto giustifica), pene gravi
per i maltrattamenti e gli abusi verso i pazienti (peraltro pare che in Inghilterra chi ne è autore venga danneggiato seriamente con una
diffamazione insistente da parte dei media, cosa che non si può nemmeno immaginare in Italia, dove già molti gravi abusi in politica,
giornalismo e in generale in ogni settore non hanno suscitato serie e diffuse proteste o danneggiato in qualche modo chi li ha
compiuti).
Leggi e salute mentale è del 2002 e non specifica riguardo all’Italia la durata massima di un TSO continuamente rinnovato di 10-15
giorni dopo i 7 iniziali (però lo specifica di 2 anni al massimo riguardo agli altri stati considerati) e per di più accenna alla possibilità
– solo in Italia – di due tipi di TSO, di cui uno definito non “di degenza” ma “extraospedaliero” (riferimento alla L. 180): esso non
sembra diverso dall’altro se non per la possibilità teorica del trattamento a domicilio (in pratica spesso i familiari non sono disponibili
al riguardo), tuttavia se ne scrive che, a differenza che nell’altro, durata e motivazione non sono definiti preventivamente in un
protocollo e non devono necessariamente essere precisati, e che non servono più di un medico qualunque per proporlo e altre persone
oltre al sindaco per approvarlo… Peggio di così! A questo si deve comunque aggiungere quanto si legge in Sinossi di psichiatria su
due tipi di TSO, di cui solo uno definito “temporaneo” (forse una classificazione valida anche in Italia) e poi tutto ciò che online si
può leggere sulla lungodegenza nella psichiatria italiana (solo online si fissa un limite a 2/3 anni, ma sottolineando che viene spesso
superato di molto per mancanza di alternative e quindi di leggi sensate sui familiari e sui finanziamenti statali/regionali su
appartamenti e inserimento lavorativo). È in questo contesto che si deve considerare la silente e deprimente “reistituzionalizzazione”
in atto ovunque nel mondo dal 2000 (rimando agli ultimi capitoli ancora di Leggi e salute mentale, in cui si lamentano aumento dei
posti letto, TSO agevolati e in crescita, ecc). Riguardo alla difficoltà tutta italiana di difendersi legalmente dall’abuso medico,
sottolineata più volte da Fioritti, tenete presente anche che all’estero sono noti ai più nominativi di avvocati per i loro risultati,
mentre in Italia spesso non ci si difende perché non si sa da chi andare e non si accede facilmente a informazioni certe su leggi, mezzi
per documentare e diritti ed è difficile reagire anche all’eventuale abuso dell’avvocato scelto a caso (anche in televisione non sono
del tutto mancati interventi che hanno rimarcato questo divario tra l’Italia e molti altri Paesi e io ricordo ancora quello, di alcuni anni
fa alla RAI, di una studiosa italiana residente all’estero interpellata sulla violenza sulle donne). Va da sé che in genere l’abuso medico
è in relazione con quello dell’assistenza sociale, che è molto frequente (si può constatarlo leggendo le testimonianze delle vittime e
parlando con le volontarie alle associazioni contro la violenza di genere, anche perché l’accusa di delirio persecutorio e addirittura
allucinazioni è sempre possibile in quel caso).
Se un TSO è sempre molto traumatico, le sue conseguenze peggiori o più durature sono sociali (diffamazione estesa) e fisiche
(malattie croniche organiche o morte, anche perché come già accennato, agli internati esami e adeguate cure per le malattie fisiche
sono negati nella maggioranza dei casi e quindi i “farmaci” e la contenzione a volte hanno effetti avversi molto gravi). Gli ultimi
capitoli del manuale Sinossi di psichiatria soprattutto ribadiscono l’urgenza di far sì che i diritti civili e umani di chi si ammala siano
finalmente rispettati, che a chi ha un disturbo mentale non siano più negate le cure fisiche in Psichiatria e negli ospedali comuni, che
l’ignoranza diffusa in ogni ambiente riguardo alle malattie mentali sia combattuta attivamente e che ci si decida a tener conto della
lunga esperienza che nel secolo scorso ha portato a demolire, almeno a livello teorico, deleteri antichi pregiudizi, sadismo e
cialtroneria, esperienza le cui tappe sono state contrassegnate anche da alcuni noti processi legali. Peraltro perfino all’interno del
citato manuale Sinossi di psichiatria si possono rinvenire aperte contraddizioni: per esempio si fa notare che gli SSRI si sono spesso
rivelati inefficaci con bambini e adolescenti e che anzi ci sono stati molti suicidi tra i giovani che li assumevano e si afferma che in
particolare il Prozac causa molta insonnia e nervosismo e che lo assumeva anche l’adolescente autore della nota sparatoria del 2005
in una scuola americana e tuttavia il cap. 31 contiene molte “storie” di bambini e adolescenti nella maggior parte dei casi in terapia
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proprio con il Prozac; soprattutto gli autori si esprimono spesso favorevolmente sull’opportunità dell’ospedalizzazione e di misure
drastiche e a volte arrivano a presentare il ricovero come un modo di sottrarre allo stress della situazione di vita e a definire
“beneficenza” la privazione della libertà di fare qualsiasi scelta autonoma e le torture insopportabili e a volte letali permesse in
particolare con i depressi e con chi viene dichiarato incapace; quando ammettono che il loro desiderio di evitare il DSM e di basare le
diagnosi sulla risposta agli psicofarmaci e sulla biologia non è oggi ancora realizzabile, gli autori adducono a ragione di ciò
l’immaturità attuale delle conoscenze sui geni e l’importanza del fattore ambientale e sembrano dimenticare che l’ambiente – ovvero
l’insieme delle condizioni di vita – rivestirà un’importanza enorme anche quando la conoscenza in campo genetico e biologico sarà
migliore; i capitoli sulla “psicologia positiva”, sui maltrattamenti in famiglia e sulle camere di privazione sensoriale delle dittature –
oltre che la saggezza più elementare – si pongono in totale contrasto con ciò che loro definiscono “cure”; in alcuni capitoli e paragrafi
anche esplicitamente gli autori dipingono un quadro spaventoso delle condizioni in cui “vivono” i pazienti psichiatrici (il fattore
ambientale della cosiddetta popolazione clinica) e in un capitolo intitolato quasi sfacciatamente Farmacoterapia elencano una lunga
serie di problemi anche fisici, sociali ed economici causati dall’assumere farmaci psicotropi, mentre negli ultimi capitoli ne elencano
conseguenze negative ulteriori dovute alla mentalità più diffusa tra medici, psichiatri, psicologi, assicuratori, produttori farmaceutici
e legislatori (mentalità ben più rozza e ignorante di quella espressa nei libri di testo grazie ai quali costoro si sono laureati). Davvero
non solo la maggioranza degli psichiatri non rappresenta la società, ma non rappresenta nemmeno la psichiatria... Il fatto che in un
manuale universitario di psichiatria manchi la necessaria coerenza è senz’altro molto significativo e indicatore della situazione
confusa in cui versa la psichiatria oggi e di una storia secolare di ambiguità. Ed è un segno di grave assenza di civiltà il fatto che agli
autori dei manuali e in generale a persone la cui professionalità è tanto poco chiaramente fondata venga permesso di affermare che è
legittimo, in caso di mancata risposta ai farmaci, aggiungerne altri o usare l’elettroconvulsione (anche con rischioso terribile impianto
stabile nel cervello di elettrodi) o la chirurgia cerebrale tuttora molto pericolosa per creare tale risposta alla farmacoterapia iniziale e
di lamentarsi poi tanto candidamente dell’assenza di miglioramenti e dei suicidi avvenuti nonostante tutte le iniziative prese per
prevenirli dai sedicenti “caregiver”. In tale contesto sono proprio naturali nei familiari abusanti o negli psicologi colpevoli di grave
malpractice sia il rivolgersi agli psichiatri sia i maltrattamenti volti a creare mancanza di autostima e depressione accompagnati da
espliciti inviti a tentare il suicidio. È ovvio che ogni pratica potenzialmente molto dannosa dovrebbe essere vietata dove manca la
possibilità di difendersi. E chi si sente al sicuro ed è indifferente verso ciò che riguarda gli altri sappia che ci sono diversi casi di
persone ammalatesi mentalmente a 50 anni dopo un’esistenza normalissima e anche in assenza di traumi o imprevisti. Si è scritto
molto sul fatto che in Russia gli psicofarmaci sono o sono stati a lungo un'arma terribile e molto temuta usata sistematicamente
contro intellettuali di valore e persone dotate di spirito critico, ma non ho trovato molte denunce di come sono usate in Italia queste
droghe che ho visto personalmente non dare in ospedale a un'anziana del tutto insonne e in stato di demenza grave, cieca, sorda e
sofferente che ne aveva molto bisogno e invece sono dati spesso a giovani, per i quali son risultati molto dannosi. Gli psicofarmaci
creano dipendenza, marchiano socialmente, cronicizzano nevrosi e altri problemi, coprono certi sintomi di malattie fisiche (che si
potrebbero invece curare, se diagnosticate in tempo), causano angoscia, insonnia, incapacità di restare fermi, tremori, a volte paranoia
e movimenti involontari o spasmi imbarazzanti anche per mesi o più oppure un'ancora peggiore impossibilità o difficoltà di pensare e
muoversi e l'alterazione della personalità (e questo elenco di conseguenze basti, anche se ho tralasciato i danni peggiori, quando cioè
malattie fisiche sopraggiunte in seguito richiedono altri farmaci che possono interagire male con essi e soprattutto aggravare, con la
loro somma, gli effetti collaterali su sistema nervoso, muscoli, testa, stomaco, fegato, reni, intestino, densità ossea, ecc.).
Inoltre, la mentalità degli psichiatri non pare certo identificarsi con il giusto riconoscimento del valore e dell’importanza del lavoro
come unico mezzo per contribuire al benessere economico della comunità, ma sembra essere piuttosto quella nazista, che distingue le
persone in produttive e improduttive e identifica la persona “debole” (qualunque sia la ragione che causa quella debolezza ) con un
oggetto da cestinare e naturalmente da sfruttare (si pensi all’entità del mercato degli psicofarmaci, agli stipendi degli psichiatri, alle
parcelle degli psicologi e dei medici disponibili a inchinarsi loro, al denaro a disposizione di fratelli e genitori degli internati, al
mercato enorme dei libri di testo universitari aggiornati spessissimo secondo le evoluzioni del DSM, ma anche al senso di enorme
potere di chi si sente parte di un gruppo di eletti con il potere legale di trattare gli altri come bambole o di torturarli e ucciderli senza
conseguenze). È un fatto che gli psichiatri non producono niente né aiutano generalmente, con e senza il camice, chi è in difficoltà
(anche quando basterebbe fornire qualche informazione scritta in campo psicologico, psicofarmacologico e pratico o un minimo di
sostegno nella difesa legale da abusi e violenze) e non possono essere definiti nel complesso utili alla comunità (che è un insieme di
individui e non di privilegiati). Non è facile vedere come da nature di questo tipo possa derivare qualcosa di utile e anche solo
vagamente giusto e del resto a far pensare che ciò è un’utopia c’è il modo in cui sono state considerate nella pratica le belle parole di
Basaglia o anche, per usare un riferimento recente e più noto, il modo in cui si conclude un film premiato e per certi aspetti valido
come La bella gioventù, il film che dopo tante affermazioni di carattere umanitario si chiude affermando che la libertà di decidere
della propria intimità e di vivere o meno non è sacra e che propone come soluzione a incuria e abusi di familiari non la loro
coercizione legale e l'informazione per le vittime, ma quegli inferni che sono gli appartamenti delle ASL (e in proposito non c’è che
consigliare di andare a vedere queste “case” e di parlarne con chi ci ha lavorato e ci vive…).
GLI PSICOLOGI
Gli autori dei manuali di psicologia clinica e simili non solo si limitano ad elencare biases intesi come errori non intenzionali
tralasciando di occuparsi di abusi e crimini premeditati, ma sembrano inoltre tutti concordi nel non voler rilevare che raccogliere in
un computer dati altrui molto personali e coinvolgendo in ciò familiari, amici e colleghi -specialmente senza consenso o se senza la
dovuta informazione del paziente sui rischi per la sua privacy a ciò connessi – è sia immorale sia deleterio per la alleanza diagnostica,
che essi pure reputano indispensabile. Soprattutto comunque nei manuali si evita accuratamente di trarre dal lungo e coraggioso
elenco di biases l'ovvia conseguenza che, per usare poche parole di Erich Fromm, si potrebbe riassumere così: "Rivolgersi a uno
psicologo è spesso un grave errore, perchè si tratta di una professione troppo difficile". Senza dubbio la maggior parte delle persone,
con qualunque titolo di studio, non ha proprio nulla a che vedere con la figura davvero ideale che la diagnosi psicodiagnostica e la
psicoterapia richiedono e le conseguenze di questo dato di fatto sul paziente sono non di rado molto gravi. Inoltre è ancora tutta da
dimostrare la necessità/utilità, continuamente ribadita nei manuali, di accumulare "segreti di famiglia" e dettagli su fatti personali e di
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attribuire un'etichetta diagnostica ("etichetta", perchè il risultato è questo anche quando il processo diagnostico è di tipo
"comprensivo-interpretativo" e non si basa quindi solo sull'assurda catalogazione "nosografico-descrittiva" e sull’eccessivo numero
di disturbi del DSM). In Le belle immagini, Simone De Beauvoir espone il problema in modo insieme acuto e semplice, dimostrando
che il fatto che uno psicologo, mediante test e colloqui, arrivi a conoscere un individui bene - anche meglio di un genitore attento e
amorevole - non implica affatto che poi costui sappia suggerire soluzioni adatte e moralmente accettabili ai suoi problemi e
informazione utile (quella che si può trovare in documenti come questo e che è valida per tutti). Il libro della Beauvoire è secondo me
importante e andrebbe davvero letto insieme ad almeno L'arte di ascoltare di Fromm e alle pagine in cui Jung ha sconsigliato la
psicoterapia e invitato all'autoanalisi quotidiana e alle altre pratiche autonome utili che si possono intraprendere e rendere efficaci
appoggiandosi ai libri giusti. Io conosco diversi casi di recenti abusi gravi del codice deontologico degli psicologi online e molti di
essi hanno non poco in comune purtroppo con quelli descritti in Psicoterapie folli (Lalich-Singere), per il quale rimando alla
recensione online di de Mango avvertendo che la facciata “cattolicizzante” di molti psicologi è davvero solo una maschera che copre
crimini anche gravi). Si può comprendere molto dell’entità del nulla fare o del fare interessato di molti psicologi anche solo leggendo
per contrasto il manuale citato di Fabio Celi.
Riflettete anche su quanto è stato pernicioso nella storia l’associare caratteristiche fisiche a tipi di personalità e di malattie mentali e
quali danni sta già comportando questa tendenza negli psicologi e psichiatri di oggi e su come privi l’uomo di un buon sostegno il
denigrare a caso l’astrologia, come fanno i manuali di psicologia per studentesse liceali: se è assurda l’insistenza sul preteso carattere
scientifico della psicologia odierna e sui suoi pretesi diritti alla ricerca indiscriminata, è cinico lo sfruttamento di cenni edulcorati
alla storia (in genere riferimenti all'antica teoria dei fluidi di Ippocrate e Galeno prima di illustrare le teorie del secolo scorso di
Kretschmer sulle diverse tendenze psicotiche delle persone muscolose, magre e grassottelle…). E ricordo che pochi anni fa una
celebre psicologa ha associato alla criminalità un modo di camminare...
Se di DSM e ICT si dovesse tenere presenti tutti i quasi 400 disturbi e il criterio dell'occupazione lavorativa quale principale fattore
di discriminazione tra sani e malati si dovrebbe da una parte psichiatrizzare ogni singolo individuo (la salute di riferimento dei loro
autori è un ideale raramente raggiunto e molti disturbi in essi elencati sono in realtà difetti e fasi di una persona normale) e dall'altra
negare l'evidenza ogni volta che si incontra un individuo mentalmente disturbato in modo abbastanza grave o appariscente eppure
lavoratore con un impiego stabile o almeno attività in proprio; se si dovesse seguire l'esempio di chi, con i manuali davanti,
diagnostica "comorbilità", si dovrebbe o potrebbe inoltre troppo spesso attribuire a una persona sola una quantità di disturbi tale da
apparire ridicola a chiunque, tanto che bisognerebbe non esitare a far proprio il buon senso di chi, come fece Jung, si limita a
considerare nell'insieme i sintomi tipici di una nevrosi senza farsi scrupolo di usare questo termine oggi "vietato" e che relega in un
gruppo a parte solo o quasi solo allucinazioni e altri sintomi psicotici); se si dovesse dar credito al criterio di "cronicità" degli esperti
dell'APA, si dovrebbe infine anche prestar fede a chi diagnostica il disturbo di personalità in base al numero di anni in cui si è
protratta, in un individuo anche giovane, la disorganizzazione del comportamento (5 credo), come se non fosse ovvio che il solo
criterio ammissibile in tali casi è l'avere o meno ricevuto informazioni essenziali e come se l'esperienza non ci mettesse sotto gli
occhi di continuo in persone con tale diagnosi cambiamenti radicali o notevoli provocati dall'età e nati da impegno e opportunità
offerte dalla vita (non certo dalla psichiatria). È risaputo e ribadito anche nei manuali universitari che, tra coloro che cinicamente
vedono in chi ha una nevrosi o un qualunque disturbo mentale solo dei fastidi da eliminare ("rogne" per usare il termine preferito dai
miei parenti originari e acquisiti per riferirsi a tali persone) o che desiderano approfittarsene, ce ne sono e saranno sempre molti che
si affannano ad attribuire a chi si ammala mentalmente la responsabilità o dei comportamenti creati dalla malattia o di averla
provocata, come del resto molti a ogni età fanno anche con le malattie organiche... Ritengo che chi si vuole cieco con tanta
determinazione non meriti ulteriori spiegazioni a contraddirlo oltre ai saggi, ai manuali, alla narrativa e ai commenti in corsivo di
questo documento, e invece vorrei porre all'attenzione una loro precisa sottospecie ovvero il gruppo rappresentato da chi a qualunque
titolo fa il volontario in Psichiatria (e a volte alla Guardia Medica o negli MTS): che si tratti di persone laureate che nella giovinezza
si sono sentite diverse dai coetanei a causa di qualche vaga o precisa sintomatologia (somatizzazioni fisiche con febbricola costante
durante tutti gli anni di università, timori eccessivi, ecc.) e che ricoprono volentieri tale ruolo per "passare dall'altra parte", di
individui fin dall'infanzia infastiditi particolarmente dalle altrui emozioni e debolezze o di persone del tutto prive di empatia e
aggressive o ancora di medici e altri professionisti ossessionati dal potere, accade spesso che costoro siano capaci di qualunque
crimine, tanto che tra loro ci sono stati casi di medici generici che hanno parlato di sospetti o certezze riguardo malattie croniche o
letali e prescritto esami pericolosi e numerosi farmaci dannosi (es. antibiotici o farmaci cancerogeni) senza l'ombra di motivazione
medica e con serie conseguenze a persone che essi ritenevano mentalmente disturbate, ritenendoli o facendo il possibile per rendere
questo tipo di maltrattamenti una tortura equivalente rispetto alle camere d'isolamento delle psichiatrie, agli psicofarmaci, a ECT,
DBT, ecc.
Nel modo più esauriente e chiaro la cattiva epistemologia e la mancanza di validità del DSM, relativamente ai disturbi di personalità,
sono dimostrate da Salvini e Galieni nel capitolo 9 di Diversità, devianze e terapie, un testo in programma in una specialistica in
Psicoterapia posteriore alla laurea magistrale che vorrei fosse molto più conosciuto e che è ancora valido e utile, anche se è del 2002
e si riferisce al DSM-IV, perché non si limita a far notare il basso livello di concordanza tra le diagnosi di clinici diversi relativamente
agli stessi individui (il coefficiente K) o a chiarire brevemente che l'ateoreticità è irraggiungibile: numerose e ben selezionate
citazioni tratte dal DSM sono inserite in un contesto che permette il confronto con il metodo adatto al campo medico-biologico e con
l'ascolto molto diverso dato da chi intende aiutare gli altri a modificare modi di sentire e agire in situazioni e casi reali, invece che
manipolarli per farli aderire a categorie astratte, costruite per convenzione; le citazioni mostrano anche la mancanza della
programmatica ateoreticità facendo emergere la sottostante mentalità degli autori, evidente nel modello di protocollarità e
nell'attribuire eccessiva importanza alle relazioni sociali, a giudizi di tipo etico, al disagio sperimentato da chi circonda il soggetto e
perfino a regole derivate solo dall'abitudine e da precisi contesti sociali e storici. Anche il richiamo ai contributi migliori, pertinenti
all'epistemologia, di Piaget, Neisser, Agazzi, Bateson, Migone, Maggini, Lattanzi e Sbrana sono una delle ragioni per leggere almeno
queste pagine sui, con ogni probabilità davvero fantomatici, disturbi di personalità. Anche in Leggi e salute mentale (testo a cura di
A. Fioritti, sempre del 2002) si specifica che un principio particolarmente chiaro della riforma psichiatrica a livello europeo è proprio
la separazione del concetto di malattia da quello di devianza rispetto a norme religiose, sociali e morali e che l'arretratezza della
psichiatria ante riforma del 1978 stava principalmente nel fare delle diagnosi considerando i comportamenti invece della soggettività.
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Vorrei che nessuno dimenticasse mai che tra le citazioni del DSM selezionate da Salvini e Galieni alcune identificano come sintomi
di disturbo di personalità assurdamente perfino il vestire da "macho" o in modo molto femminile o il non trovare piacevole
passeggiare sulla spiaggia al tramonto... E in Interviste e colloqui nelle organizzazioni, il recente e incoerente manuale di Castiello
D'Antonio, pieno di affermazioni ripetitive sull'importanza – non riconosciuta in Italia – dell'approccio clinico ideale nel mondo del
lavoro, l'autore arriva ad affermare in un paragrafo che c'è separazione netta tra malattia e salute mentali, pur affermando l'assurdità
di tale opinione alcune pagine dopo, e inoltre raccomanda diffidenza per le conclusioni rapide e per gli schemi rigidi per osannare,
poco dopo, il DSM V e le linee guida del 2013 di Nussbaum per un colloquio psichiatrico in 30 minuti (con ipotesi diagnostiche nei
primi 5) arrivando ad affermare perfino – unico tra tutti gli autori di cui conosco la definizione di tale patologia – che anche tra chi
lavora stabilmente si riscontrano molti affetti da disturbo di personalità e che esso è presente addirittura in ben 2 persone su 10 (e ciò
specificando subito dopo che si tratta di malattia molto seria, cronica, ecc.)... Ricordate che in Italia tuttora con questa diagnosi si può
essere rinchiusi in manicomio per anni (quindi, date le condizioni dei "servizi", anche a vita, vecchi o giovani che si sia). Secondo
Castiello D'Antonio in un colloquio (di lavoro o clinico) ci si può comportare secondo il nervosismo suscitato esclusivamente dal
colloquio imposto oppure nel modo che rispecchia i tratti più stabili della personalità, come se non esistesse anche un'altra possibilità
ovvero quella di esibire caratteristiche determinate da una situazione, da certe condizioni di vita, da mancanza di informazioni
essenziali, ecc. Mischel scrisse già molto tempo fa che non ha senso parlare di personalità e che si deve parlare di comportamento,
ma nessuna delle numerosissime critiche al DSM e alle diagnosi di disturbo di personalità fa mai breccia nelle menti chiuse di alcuni
sedicenti esperti.
Se inoltre volete approfondire ulteriormente il problema rappresentato dai danni che può fare uno psicologo qualunque potete
leggere, oltre al codice deontologico degli psicologi online e ai testi Psicoterapie folli di Singer e Lalich, L’arte di ascoltare e altri
libri di Fromm e Le belle immagini di De Beauvoir, anche il terribile Modelli di colloquio in psicologia clinica (Del Corno-Lang) e
poi I rapporti della psicoterapia con la cura d’anime in Psicologia e religione, le pagine sugli psicologi e sulle proiezioni in La
dinamica dell’inconscio, I pericoli della psicologia e Pratica della psicoterapia, la descrizione del tipo di pensiero estroverso in Tipi
psicologici e il capitolo 4b della prima parte di Io e l’inconscio in Due testi di psicologia analitica (tutti di Jung), ma i libri prima
citati di Jung e Fromm contengono già diversi accenni ai doveri di psicologi e psichiatri e a come siano spesso elusi a causa di
difficoltà oggettive di comprendersi per via di nature diverse, meccanismi inconsci di proiezione come il controtransfert,
insufficienza degli studi, voluta indifferenza e interesse o a causa di vera e propria malattia mentale nel caso di persone che hanno
scelto quella professione perché disturbati (ricordo che sia Fromm che Jung infatti consigliano di non rivolgersi mai a psicologi e di
risolvere i problemi con tentativi tenaci di autoanalisi guidata dai giusti libri di psicologia e letteratura e con azioni insistenti e mirate
di migliorare le proprie condizioni di vita sia esteriori che interiori); inoltre il primo capitolo di Il colloquio nell’assistenza sociale
(Allegri si esprime sul senso di onnipotenza del professionista non ricettivo o impaziente e in perenne posizione dominante per il
bisogno di potere e di controllo e per intolleranza di ogni frustrazione, mentre il libro citato di Celi e il paragrafo sul modello di
supporto psicologico di Il dolce morire curato da De Santis, Gallucci e Rigliano contengono chiari commenti sull’inutilità e probabile
dannosità degli psicologi che in studio nulla fanno e per anni non intervengono minimamente per dare soluzioni concrete o
coinvolgere genitori e insegnanti quando necessario e nell’interesse del paziente e infine il citato libro di Storr si dilunga sul grave
danno fatto ai pazienti da critiche e offese e da “etichette diagnostiche” distribuite nello studio dello psicologo e dello psichiatra, oltre
che sulle teorie sulla utilità di avere compagnia sempre e comunque elaborate purtroppo da molti psicologi e da tutti gli psichiatri! Si
tratta di letture sufficienti a mettere in allarme chiunque stia valutando se andare o meno da uno psicoterapeuta, soprattutto se di
indirizzo e titolo di studio diversi da quello di Fabio Celi (l’autore del testo sopra citato sulla psicopatologia dello sviluppo). Quanto
agli psichiatri, i capitoli finali e quelli sugli psicofarmaci e sulle “terapie” chirurgiche o comportanti ancora l’uso sul cervello
dell’elettricità del libro dei coniugi Sadock sono chiari a chi legge tra le righe e dovete ricordare che basta qualche ricerca online per
scoprire altro ancora non solo sui danni gravi e permanenti o letali delle sostanza psicotrope e del TSO perfino su bambini e ragazzi
ma anche cose curiose come le già citate assurde linee guida di Nussbaum, che consigliano di fare un colloquio clinico in soli 30
minuti con le ipotesi diagnostiche nei primi 5.
Se, anche a prescindere dai recenti studi sui geni, bastano un EEG e una fRMN per attestare la corrispondenza a livello fisico di molti
disturbi mentali, è significativo tuttavia che sia gli autori di Sinossi di psichiatria che Celi sottolineano che le tecniche cognitivo-
comportamentali o la maturazione naturale durante la crescita portino spesso a un cambiamento a livello di onde cerebrali e neuroni
anche quando non siano utlizzati né farmaci né scariche elettriche. Celi nel suo manuale consiglia gli psicofarmaci solo a chi ha in
forma molto grave disturbi ossessivo- compulsivi. In Sinossi di Psichiatria, gli autori raccomandano più volte le tecniche
comportamentali come prima scelta anche in tali casi, come per ogni altro disturbo mentale (danno risultati duraturi, senza ricadute
né effetti di astinenza) e poi chiariscono quali psicofarmaci hanno gli effetti collaterali più gravi e pesanti. In Sinossi di psichatria si
avverte che sono pochi gli psicologi cognitivo-comportamentisti qualificati per bambini e adolescenti in Italia e si suggerisce di
contattarli e fare le sedute di psicoterapia online, ma io credo che niente di davvero personale si dovrebbe mai comunicare attraverso
Internet (se in rete l'anonimato non sempre protegge, è quasi nulla la possibilità di privacy quando volto e/o dati personali sono
accessibili) e che sia meglio insistere nel trarre il massimo dai libri giusti o al limite usare il treno... Si dovrebbe evitare anche
qualsiasi tecnica comportamentale di gruppo, perché è, al contrario, necessario essere prudenti nell'accostare persone dai problemi
simili ai propri per evitare di essere ulteriormente notati, marchiati e "ghettizzati" e/o peggiorare a causa di una sorta di contagio o
della dipendenza dal leader o per l'accrescersi conseguente del distacco da coloro che sanno gestire meglio le emozioni almeno fuori
casa e conformarsi quando necessario. Trovo giusta e da rilevare l'idea di Fabio Celi che la psicoterapia dovrebbe essere breve e
anche bella e quella di Rado che essa dovrebbe servire soprattutto a imparare a sperimentare sentimenti piacevoli. Infine vi ricordo
che, non solo per i comportamentisti come Celi, ma anche per celebri psicanalisti del passato di altro indirizzo quali Lacan e Reich,
essa dovrebbe avere una data conclusiva prevista e svolgersi secondo metodi standardizzati. Bisogna considerare infatti il pericolo
della dipendenza e il rischio di aver a che fare con psicologi incompetenti, malati di mente o criminali. Anche il codice deontologico
degli psicologi stesso afferma che ogni psicoterapia dovrebbe avere durata limitata, basarsi esclusivamente sui manuali, prevedere
incontri periodici in cui fare il bilancio di quanto si è affrontato e risolto e dei progetti e soprattutto dichiara che ogni tipo di rapporto
deve essere interrotto se non ha dato risultati o è troppo difficile (si dà per scontato ciò che già Jung e altri avevano notato: chi ha un
problema serio, specie se giovane e solo, di solito non riesce a chiudere un rapporto con uno psicologo, per quanto inutile o dannoso
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si sia rivelato, perchè con l'aumentare del malessere a causa dello psicologo aumenta anche la debolezza). Un professionista della
salute onesto deve difendere il paziente anche da se stesso (per cambiare molto bastano un tumore al cervello o altra malattia
cerebrale, una seria crisi di mezza età, qualche grave imprevisto economico, alcuni lutti ravvicinati, ecc). Ogni contatto/rapporto fuori
dallo studio con lo psicoterapeuta è vietato in tutti i libri universitari e nel codice deontologico ed è pericolosissimo per tutti, ma
soprattutto per gli adolescenti. Se cercate informazioni su cosa intendo per utile psicoterapia (ma in realtà qualunque vero
conversare), potete tener presente i seguenti termini che contraddistinguono un approccio simile (oltre alla già citata psicanalisi
"supportiva"): formative-assessment con approccio volto allo sviluppo della consapevolezza e partecipazione alla valutazione
dell'intervistato e/o con criterio idiografico, principio di indeterminazione, indirizzo motivazionale o al limite psicodinamico (nelle
ricerche online evitate quindi ciò che ha a che vedere con l'approccio nomotetico, una visione globale e la narrazione).
Bisognerebbe fare attenzione a bloccare in sé il desiderio dell'ascolto fine a se stesso, perché esso è un noto effetto placebo che
spesso nasconde per qualche tempo la mancanza di un aiuto effettivo da chi dovrebbe guadagnarsi il denaro accettato con un'azione
dagli effetti duraturi e giustificante gli anni e il titolo di studio). Io sconsiglio più volte in questo e altri documenti online di rivolgersi
a psicologi e psichiatri, conoscendone bene gli abusi del passato e del presente, e tuttavia ammetto che in alcuni casi farlo sia quasi
indispensabile (nel caso di figli piccoli con disturbi dalla nascita o comunque seri al punto da comprometterne la frequenza a scuola)
e che sia comunque utile se si sceglie bene lo psicoterapeuta: dovete però assolutamente prima leggere il codice deontologico degli
psicologi online e almeno il libro citato di Celi, L'arte di ascoltare di Fromm e probabilmente un elenco dei biases più frequenti degli
psicologi, poi dovete assicurarvi che si tratti di un vero psicoterapeuta (deve avere il titolo di studio di Celi e nessun altro) e dovete
giudicarlo anche in seguito, pronti a lasciarlo se non dà soluzioni del tipo descritto da Celi e non dà limiti di tempo abbastanza precisi
e limitati (progetti precisi con periodici incontri in cui fare il punto e decidere se continuare è utile in base a risultati già ottenuti e alle
necessità ulteriori) o almeno questo è quello che si deve fare se si ha un disturbo nervoso vero e proprio e dei problemi seri. Bisogna
comunque chiudere subito ogni rapporto con chi non dà solo soluzioni apprese in libri universitari recenti e avvalorate quindi
dall'esperienza di moltissime persone, perchè in psicoterapia l'iniziativa personale del terapeuta è molto pericolosa. Ogni buona
psicoterapia "supportiva/comportamentale" va integrata con autoanalisi quotidiane dell'esperienza recente (da ricollegare di volta in
volta al passato), delle fantasie della veglia, di incubi e sogni e dei complessi (quelli materni, di inferiorità, ecc.), oltre che con azioni
coscientemente mirate a migliorare le proprie condizioni esteriori di vita (a cominciare da arredamento, abiti, alimentazione, studio,
attività del tempo libero e possibilmente lavoro e residenza): la psicoterapia non può sostituire iniziativa e impegno personali! Inoltre
quando sono presenti debolezza, malessere, fastidi gastrointestinali e sbalzi di umore o di peso non dallo psicologo si deve recarsi,
ma nei laboratori di analisi e nei poliambulatori anche privati per esami diagnostici mirati su cui informarsi su libri e web e
soprattutto dal farmacista dopo necessarie ricerche sia online che condotte telefonando a farmacisti di comuni o città diversi sulle
malattie più comuni e i farmaci più usati.
Per la formazione insufficiente e ricca di pregiudizi della maggior parte degli psicologi rimando al paragrafo più oltre sui Licei delle
Scienze Umane, ai paragrafi riassuntivi delle teorie dei maggiori psicanalisti del passato contenuti all’inizio di Sinossi di psichiatria
(Kaplan e Sadock’s) e al paragrafo su cosa soprattutto si dovrebbe della psicologia conoscere e anche insegnare in ogni scuola in
http://www.slideshare.com/scuole-italiane oppure http://www.slideshare.com/piccola-guida-per-difendersi-dagli-altri.
I VALORI
Non è mai facile trarre massime morali e direttive dalla storia ed è ancor più arduo esporle in modo sintetico, tuttavia ognuno di noi
probabilmente dovrebbe proporsi di farlo. Quanto posso o voglio scriverne io è espresso qui in chiusura.
Carl Gustav Jung scrisse di come sia difficile a volte risolvere certi dilemmi morali anche per individui informati e fondamentalmente
onesti, mentre Ludwig Wittgenstein sottolineò come in ogni individuo esista una spinta a trattare in termini di assoluto verità morali
relative, deducendone che in ciò si esprime l'innato bisogno dell'uomo di superare se stesso... Chi sfugge al dogmatismo prodotto
dalla mancanza abituale di distacco e riflessione e a quello derivante dal narcisismo individuale e di gruppo, non dovrebbe aver fretta
di assumere posizioni relativiste o nichiliste: è doveroso riconoscere la possibilità di isolare alcuni valori morali validi che, pressoché
innati in alcuni individui, vengono confermati dall'esperienza di molti e coincidono inoltre col prodotto dell'analisi storica (vi
rimando almeno al citato Ribellarsi è giusto). Tuttavia si dovrebbe riconoscere che discernere la giusta applicazione di certi valori in
situazioni specifiche non è sempre semplice e non può dar luogo a esiti del tutto prevedibili. La morale è indubbiamente, per usare
l'espressione di Joshua Greene, un prodotto e un mezzo dell'evoluzione per la conservazione della specie ed è costituita di atti
determinati da processi psicologici e neuronali complessi e in parte necessariamente variabili a seconda dei tempi e anche da persona
a persona... Si potrebbe definire la morale, con Joseph Conrad, come nient'altro che una delle regole del gioco, per quanto di grande
peso: le diverse "tribù morali" hanno in comune forse davvero solo l'aspirazione alla felicità, negli aspetti cangianti che essa assume
per ogni individuo o gruppo, e l'unico concetto comprensibile a tutti è forse che oggi la tecnologia (armi leggere e precise, esplosivi
mimetizzabili, spostamenti rapidi, visione simultanea ecc.) impone più che mai la necessità che ciascuno ponga dei limiti alla propria
aspirazione al bene apparente e consideri che in prospettiva il bene individuale è quello globale risultante dall'autolimitazione: ciò
che serve è una lucida personale rinuncia a perseguire a oltranza il proprio tornaconto immediato e a coltivare una fede illimitata
nelle proprie credenze (quelle condizionate come quelle frutto di una personale elaborazione). Dare il giusto rilievo al concetto di
limite autoimposto significa senpre anche sottolineare la necessità di accettare e comprendere la diversità. Se non interpreto male i
due commenti online di Alessandro Del Ponte sul libro di Greene e su quello di Sandel, è questo il punto d'incontro possibile tra
questi due testi recenti e si tratta di una riflessione che ha alle spalle il pensiero di grandi personalità della cultura sia classica che
moderna (ciò va notato per quanto non si debba sottovalutare la portata non indifferente delle attuali superiori conoscenze ed
esperienze).
LA SCUOLA ITALIANA
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In scuole di ogni livello comunque si vedono professori poco competenti in psicologia e negli aspetti dell’istruzione umanistica meno
formali e superficiali e inoltre instabili e aggressivi: nel giudicare i ragazzi maestri e professori sono in genere indifferenti rispetto
alle loro condizioni di vita e reali possibilità e agiscono in contraddizione con i messaggi dei testi e dei programmi e con ciò che di
più essenziale si richiede a un educatore (leggete in proposito almeno Lo sviluppo della personalità di Jung). Spesso gli insegnanti
sono molto ignoranti dei classici della letteratura e del meglio della saggistica e questo sembra valere in particolare per gli insegnanti
d'Italiano (a volte sembrano addirittura vantarsene, adducendo come alibi prima gli studi liceali e universitari e poi i concorsi, che di
fatto non li obbligano a leggere altro che una serie di aridi manuali).
Le spinte da più parti a rinnovare radicalmente la scuola italiana fanno emergere che occorre fare spazio a migliori prove e
insegnamenti e rendere coerente l'istruzione nel suo insieme: io ritengo che, oltre a eliminare Religione ed Educazione Motoria dalle
scuole medie e superiori, si dovrebbe soprattutto imporre molti limiti all'arbitrio degli insegnanti di Italiano e modificare i programmi
di Italiano e Latino, perché è palesemente assurdo che nelle materie umanistiche le valutazioni siano del tutto soggettive, che in una
scuola diversa dal Liceo Classico si venga costretti a studiare il Latino, lo Stilnovo e l'opera di Dante, Tasso, Petrarca e Boccaccio,
che in ogni scuola si studino gli stessi autori più di una volta e che per di più agli insegnanti sia concesso di poter assegnare perfino
un tema di letteratura a settimana e inoltre letture obbligatorie dannose come sono senz'altro alcuni classici di D'Annunzio, Fogazzaro
e Huysmans. Alle scuole medie e superiori il tempo e le energie così guadagnati potrebbero essere impiegati in prove più utili come
le seguenti, che elenco tenendo presenti i manuali di Scienze dell’Educazione e della Formazione: test di problem solving di vita
concreta; effettuazione di ricerche attraverso enciclopedie (anche quelle in rete, come l’Enciclopedia dell’Italiano sul sito della
Treccani), dizionari specialistici, manuali, testi monografici e repertori, segnalando almeno le altre fonti tipiche quali riviste
specialistiche, annuari (es. Guida delle regioni), indagini campionarie ad hoc e metaanalisi; analisi e realizzazione di raccolta di dati
di ricerca in cifre, tabelle e grafici; analisi di testi pubblicitari, politici e, in misura minore, di narrativa con attenzione particolare alle
figure retoriche e alle altre tecniche più utilizzate in testi che mirano alla persuasione e nelle riviste; compilazione di articoli di
ricerca secondo il modello standard (quello con le ripartizioni pagina del titolo, abstract, introduzione, metodo, risultati e discussione)
e soprattutto di brevi saggi ben argomentati e di lettere formali (anche del tipo da scambiare nei rapporti di lavoro); stesura di testi
particolari (messaggi informativi o pubblicitari, lettere di consigli, descrizioni, riassunti, elaborati su stimolo visivo e magari anche
dossier, rapporti, resoconti e progetti).
Si dovrebbe insegnare la storia con continua e sempre maggiore sottolineatura delle motivazioni profonde degli eventi al di là dei
pretesti e soprattutto dei molti punti in comune tra i fatti di rilievo del passato e quelli dell'epoca contemporanea e del presente.
Sarebbe importante fare letteralmente girare tra i banchi alcuni classici e testi più recenti ma validi che possano spingere gli studenti
delle scuola media dell'obbligo e di quella superiore ad approfondire in autonomia la conoscenza della storia, come i testi di
storiografi e memorialisti quali Senofonte, Livio e forse Saint-Simon, Hamilton e Solzeničyn. Soprattutto si dovrebbe far conoscere
bene a scuola i saggi più recenti di Primo Levi (non il resoconto della sua esperienza, ma la successiva riflessione su essa in un ampio
contesto e la postfazione al suo primo libro) e memorie e analisi storiche altrettanto ricchi di riflessioni sempre attuali che
quest'ultimo libro quali sono quelli di Tucidide, Cicerone, Seneca, Tacito, Voltaire, Chateaubriand, Silone, De Beauvoir, Orwell,
Foucault, Arendt e Packard. Ancora tuttavia più importante è che la scuola affronti temi d'attualità attraverso una selezione di saggi e
articoli come si può trovare nei libri di testo di sociologia, antropologia e geografia umana del liceo delle scienze umane e in quelli
universitari di psicologia politica e di introduzione alla politica mondiale e mediante rimandi a film e ad altri libri su questi argomenti
non universitari, come ad esempio il saggio citato di De Mari (il suo libro, come quelli di Silone e Hamilton, aiuta anche a rimediare
alla povertà di notizie sul fascismo dei libri di testo in uso), i recenti saggi di Fallaci e forse quelli di Carofiglio, Canfora, Travaglio e
anche i vecchi bestseller della narrativa di Milan Kundera, Simenon, Koestler e quelli di Smith L'ultima preda e, nonostante la scarsa
qualità, La legge del deserto (romanzi che offrono ai lettori ben più che distrazione nonostante il genere cui appartengono). Secondo
me è fondamentale, infatti, che la lettura dei migliori libri del passato sia concepita dagli studenti come il mezzo per fornire loro
metodo nelle loro riflessioni sul presente e che abbiano peso minore le ragioni di mercato che spingono a pubblicizzare, almeno nei
libri di testo liceali, solo saggi e romanzi, oltre che film, recentissimi. E sarebbe d'aiuto anche che a scuola si accennasse almeno
all'esistenza di movimenti come Opus Dei e Comunione e Liberazione, per permettere di inquadrarli a livello storico o se non altro
per la grande influenza che oggi hanno negli ambienti universitari e in molti altri contesti importanti, a causa dell'alto livello
socioeconomico e delle professioni di alto livello dei loro membri.
I libri di testo in programma in ogni scuola o almeno in quelle dell’obbligo dovrebbero inoltre spiegare con sempre maggiore
precisione tutte le nozioni di psicologia principali a cominciare dalle cosiddette tecniche cognitivo-comportamentali vere e proprie e
da meccanismi di difesa, misure di sicurezza, biases e altre distorsioni del giudizio, oltre che illustrare brevemente metodi, limiti e
vantaggi dei tre orientamenti cognitivo-comportamentale, psicodinamico e sistemico-relazionale; inoltre gli insegnanti dovrebbero
accennare anche ai libri universitari adatti e fare girare materialmente tra i banchi qualche testo del passato rintracciabile in biblioteca
senza tralasciare di invitare a sfogliare i libri di Erich Fromm e soprattutto, dato che su di Carl Gustav Jung si fa spesso molta
confusione anche in qualche libro di testo scolastico, facendo conoscere di quest’ultimo l'elenco completo delle opere - compresi i
capitoli - e il glossario che si trovano nelle ultime pagine di Ricordi, sogni, riflessioni e alcune citazioni pertinenti (in particolare
quelle contenute in Solitudine: ritorno a se stessi di Storr), perché ciò è più utile per inquadrarne i contenuti principali che leggere
L’uomo e i suoi simboli, testo creato per lo più da suoi assistenti su loro iniziativa proprio per rendere più fruibili al vasto pubblico il
metodo di Jung ma non recante indicazioni precise sul suo pensiero riguardo tipi psicologici e natura e trattamento delle nevrosi.
Si dovrebbe dare precise informazioni su igiene e alimentazione tenendo presenti le esigenze create da malattie comuni anche tra
bambini e ragazzi e la forma in cui i prodotti si trovano nei supermercati e soprattutto sui farmaci più utili e utilizzati e sulle molte
diverse origine delle malattie fisiche e funzionali, affinché non capiti più tanto spesso di sentire affermare da diplomati o laureati che
le malattie vengono solo a chi le vuole.
Si dovrebbe impedire agli insegnanti di lasciare soli gli studenti nella scelta della scuola superiore e di ciò che la seguirà, perché
Internet può non essere sufficiente per informare bene e per tempo sul necessario, perché Internet può non essere sufficiente per
informare bene e per tempo sul necessario: scuole superiori raggiungibili dalla residenza o con convitto che non rendono
indispensabili altri studi pur permettendo di proseguirli, corsi per ottenere la certificazione ECDL, brevi corsi e concorsi post-
diploma, ITS, Università con o senza test d'ingresso, manuali per preparare questi test, master e concorsi post-laurea, vecchie e nuove
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occupazioni, servizi online per aiutare nella ricerca del lavoro o di idee su che lavoro fare, agenzie per il lavoro interinale e leggi
importanti e discusse relative al mondo del lavoro.
Le ricerche di tutti in rete (anche attraverso i forum online) e in biblioteca su argomenti di importanza vitale dovrebbero essere
incoraggiate e avere solide basi e un diciottenne si dovrebbe poter orientare, dato che il governo dà ai genitori il diritto di ignorare del
tutto le proprie responsabilità a partire dalla maggiore età dei figli. Proprio il rifiuto della scuola di base di dare ai giovani delle radici
per lo meno fornendo informazioni sulle scuole successive a quelle di primo e secondo grado e sul mondo del lavoro e titoli di libri
validi (classici e testi recenti di storia, attualità e psicologia e sull'arte del vivere e informazioni e esercitazioni di utilità pratica)
favorisce da una parte gravi abusi da parte di laureati in psicologia esercitanti come psicoterapeuti (con o senza il titolo di studio
necessario per legge e supervisore), dall’altra la crescente strumentalizzazione della religione anche cattolica e il fanatismo reale o
atteggiato di alcuni gruppi anche cristiani di piccole o grandi dimensioni in Italia, fenomeni a volte molto pericolosi e che rovinano
vite intere o lunga parte di esse condizionandone il rimanente. Un individuo senza solide radici culturali è facile preda del
conformismo e più facilmente strumentalizzato dai politici, oltre che una vittima più indifesa della criminalità comune e della
malasanità e un peggior elemento in ogni professione di responsabilità (vi ricordo che la preparazione universitaria di un giudice non
comprende lo studio della psicologi). In ogni caso è esperienza comune che il favoritismo ingiusto e dalle conseguenze a lungo
termine degli insegnanti si avvale della loro facoltà di non informare e quindi dell’ignoranza in cui gli studenti vengono lasciati dai
decreti ministeriali, che nulla fanno per diminuire il divario di privilegi derivante dal tipo di famiglia assegnata dal caso.
Ciò che più conta è che siano fornite dalle scuole di ogni livello per adolescenti importanti nozioni di psicologia, medicina (non
semplicemente biologia), informatica, economia, diritto ed educazione civica e ai servizi sociali. Si tratta di accennare ai contenuti
rilevanti, fornire titoli di testi dove lo studente interessato possa approfondire e soprattutto aprire le menti degli alunni coltivando in
loro almeno il dubbio riguardo ciò di cui pochi hanno esperienza diretta.
Potreste considerare i seguenti testi: lettera 49 di Lettere a Lucilio (L. A. Seneca); Della pedagogia nei saggi (M. de Montaigne);
Senofonte e Machiavelli in Operette morali (G. Leopardi); il secondo capitolo di La scuola dei dittatori (I. Silone); anche solo per un
inquadramento storico in capitolo L’università di massa: espansione, crisi e trasformazione e soprattutto il capitolo Cambiamento
senza riforma: la scuola secondaria superiore negli ultimi trent’anni in Fare gli italiani. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea
(a cura di S. Soldani e G. Turi) del 1993 e possibilmente anche un testo analogo più aggiornato da ricercare a Scienze Politiche o
altrove; la seconda metà del capitolo La lettura in Walden, o la vita nei boschi (H.D. Thoreau); i capitoli sull’istruzione scolastica di
Avere o essere (E. Fromm) e Lo sviluppo della personalità (C. G. Jung); Educare al comprendere. Stereotipi infantili e
apprendimento scolastico (H. Gardner); Come un romanzo (D. Pennac). Da sempre sono stati scritti libri di ogni genere contenenti
critiche ai programmi scolastici inutili per i più giovani, che hanno bisogno prima di tutto di conoscere la natura umana e le leggi
della violenza e della stupidità che regolano la vita sociale (il testo più antico che ho letto in proposito è Satyricon di Petronio, che
attacca la scuola nelle prime pagine). Informatevi anche sul giudizio che in genere si riserva o si riservava alla banalizzazione
tradizionale della poesia di Francesco Petrarca e a Dante Alighieri nelle scuole italiane prerisorgimentali e all'estero (rimando almeno
a Il Pentameron di W. S. Landor, al giudizio di Goethe in Viaggio in Italia e all'introduzione di Guido Bezzola a Rime di Petrarca
nell'edizione BUR). Segnalo Scuola e società (J. Dewey) e il programma di Lipman che, negli anni '70 del '900, riprese alcune delle
idee di Dewey, le quali sono da considerare insieme alla citazione da Bruner nel primo modulo di La dimensione psicologica per
ultimi anni del liceo delle scienze umane (per la critica al metodo sia di Bruner che di Dewey) ma anche insieme al paragrafo 1-2.3 di
Dialoghi ininterrotti (P. Bastianoni) sul laboratorio espressivo closlieu di Arno Stern e imitatori; Il mondo è la prima scuola
(Comenio). Leggete per intero il paragrafo 7 del capitolo 4 di Progettare la ricerca empirica in educazione (Coggi-Ricciardi) oppure
pagine online sui molti limiti (del resto intuibili o noti a tutti per esperienza) di predizione (a livello lavorativo) e di valutazione
(obiettiva!) delle prove scolastiche tradizionali e soprattutto sulle innovazioni utili seguenti tra quelle già sperimentate da qualche
tempo almeno in America: scale prodotto e tabelle sul modello Guildford per assegnare il voto, "portfolio" (show case o di
presentazione), prove "semistrutturate", ad esempio con consegna di utilizzare 10 righe, 2 esempi concreti e almeno 5
argomentazioni, e stesure di testi diversi dai temi e tra loro, "reattivi di profitto", prove "oggettive" con risposte prestrutturate e
standardizzate nella loro creazione e valutazione, prove "strutturate di classe" (create dall'insegnante, ma abbastanza simili a quelle
oggettive) e soprattutto le citate prove di problem solving applicato a situazioni di vita corrente a carattere interdisciplinare (prove
proposte dal movimento detto della valutazione autentica) e programmi di alternanza scuola-lavoro (es. PCTO). È auspicabile che le
inchieste di INVALSI e IEA possano rilevare un utilizzo sempre crescente di queste nuove forme di valutazione anche in Italia. Tutte
le nuove prove introdotte di recente sarebbero probabilmente davvero utili se si accettasse di ridurre molto il numero di quelle
tradizionali (in particolare temi a casa e in classe e interrogazioni orali) e se inoltre si accettasse di svecchiare i programmi
(andrebbero alleggeriti di tutto ciò che è ripetitivo, lontano dalla vita e inadatto all'indirizzo di scuola superiore e universitario
prescelto) oltre che d'inserire in ogni scuola secondaria di primo e secondo grado corsi indispensabili per la salute psicofisica e per la
vita pratica e lavorativa (informatica, educazione civica, diritto, economia, servizi sociali, psicologia e medicina). Se ci si decidesse a
questo, basterebbe a rendere l'istruzione qualcosa di razionale che ogni singolo studente, in anonimato o in consiglio di classe, avesse
la possibilità di denunciare e documentare (con filmati autorizzati, ecc.) un abuso ripetuto da parte degli insegnanti (qualora fossero
molto aggressivi o si discostassero nella valutazione dalla prescrizione – presente nei manuali di Scienze dell'Educazione e della
Formazione – di annotare i quesiti, socializzare con gli studenti i criteri di valutazione e utilizzare per essa testi modello, criteri,
livelli prestabiliti e standard imposti dal Ministero). Invito a leggere i testi di tre vecchie canzoni italiane: Pigro (Ivan Graziani),
Dopo il liceo che potevo far (Edoardo Bennato) e Il niente di Marco Masini, sempre che sia quest'ultima quella sua canzone in cui si
parla di disoccupati avanzi dei licei. Queste canzoni potrebbero accompagnare un utile confronto tra i programmi vuoti delle materie
umanistiche delle scuole medie superiori e dei licei scientifico, classico, linguistico e artistico da un lato e quelli densi di temi di
attualità scottanti e di pagine dedicate allo sviluppo della personalità del liceo delle scienze umane, che pur tra tanti difetti andrebbe
imitato in tutte le scuole superiori di primo e secondo grado.
Nel capitolo sulla scuola secondaria superiore del vecchio libro di testo di Scienze Politiche Fare gli italiani: scuola e cultura
nell'Italia contemporanea del 1993 a cura di Soldani-Turi si esprimeva tra le righe il desiderio comprensibile che l'età in cui
concludere la scuola dell'obbligo venisse estesa ai 16 anni (provvedimento preso in seguito) e fosse ridotto il divario tra scuole
professionali e licei, ma non si considerava che a fare la differenza non è affatto la durata di un corso di studi ma sono gli
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insegnamenti (i programmi e il controllo sulla preparazione e sul comportamento degli insegnanti al lavoro) e che sono davvero molti
i problemi e i rischi comportati da una spesa eccessiva per la formazione in termini non solo di denaro ma di energia (la salute e il
benessere di un adolescente sono ben più fragili di quanto credono i più), senza considerare poi che ormai perfino nei manuali creati
per i test d'ingresso all'Università, cui dovrebbero preparare alcuni pesanti licei che non danno alcuna informazione utile a livello
pratico, si sconsiglia esplicitamente qualsiasi Facoltà non scientifica con l'eccezione di Giurisprudenza d'indirizzo attinente alla
comunicazione, consiglio giustificato se si considera la lunghezza eccessiva di molti corsi di laurea, ottenuta con continue inutili
ripetizioni nei manuali dello stesso indirizzo e iper-frammentazione in indirizzi, le alte percentuali di laureati disoccupati o male
occupati e ciò che si sa delle raccomandazioni e del rischio che si corre a dipendere dai genitori a 18 o 19 anni. In fondo che la
tendenza a protrarre gli ITS da uno a tre anni sia considerata da molti contro ogni buon senso e allarmante non è senza ragione.
Comunque l'imposizione di studi troppo lunghi è oggi una delle ragioni principali addotte da chi non è benestante per giustificare agli
altri la decisione di non avere figli.
Tuttavia credo che si debba riflettere sui problemi analizzati nel capitolo citato del vecchio manuale universitario per valutare quanto
sia oggi ancora valido di quanto vi si affermava nei paragrafi che riporto qui di seguito: "La classe politica per conservare improvvisa
e tende ad appiattirsi sul presente (...) Basta far finta di sperimentare facendo diventare tutto sperimentale, (...) accettare (...) anche
soluzioni molto avanzate confidando che, per il loro stesso essere tali, rimarranno bloccate nell'iter parlamentare tutte (...) salvo
eventuali e caotici provvedimenti d'urgenza (...) Al carattere di urgenza viene spesso associato l'attributo di sperimentale (...) e un
certo provvedimento sperimentale resta di fatto in vigore a tempo indefinito, indipendentemente da riscontri e verifiche (...) Per via
amministrativa invece si possono fare (...) pezzi di riforma (...) incisivi, ma, (...) mancando un progetto d'insieme, c'è una carenza di
visione complessiva, che ostacola la partecipazione italiana ai programmi della CEE, rende difficile il reciproco riconoscimento di
titoli di studio e ignora il problema di una definizione di una comune politica dell'istruzione (...) L'ostruzionismo della maggioranza
rappresenta uno dei fattori principali dell'immobilismo, insieme alle resistenze degli insegnanti e all'immutabilità della burocrazia
ministeriale". Il capitolo in questione metteva sotto accusa anche le asserzioni non provate e le argomentazioni slegate da riscontri
pratici di alcuni politici e pedagogisti, dai quali ogni tanto si è isolato qualche esempio anche pochi anni fa (ricordo ancora un caso
discusso a Che tempo che fa), mentre tralasciava di ricordare le gravi responsabilità di chi ha i propri interessi localizzati nel mercato
librario nel persistere delle consuetudini dannose delle scuole superiori, oltre che delle Università. Il capitolo si apriva per altro
ricordando che in Italia la scuola secondaria di secondo grado era rimasta inalterata in linea di massima dal 1923, sottolineava quindi
che essa era la stessa da sette decenni, alla data di pubblicazione del testo (1993), salvo alcune modifiche non attinenti ai programmi
soprattutto degli anni '60... Dal 1993 in poi non mi risulta che i programmi o altro siano stati riformati, a meno che non si consideri
terza prova, cambiamenti apportati da informatica e nuove tecnologie, PCTO anche nei licei, calcolo del voto di maturità tenendo
conto anche della media degli ultimi tre anni e tentativo recente di adeguarsi ad alcuni test standardizzati provenienti dall'estero tra
ovvie e meritate difficoltà di ogni genere. Mentre i programmi restano retrogradi con qualche elemento in genere facoltativo di
novità, credo che si continui a rifiutarsi di applicare norme scritte e condivise standard nell'attribuzione dei voti (il bullismo degli
insegnanti delle materie umanistiche ne sarebbe forse troppo colpito). Al massimo ci sono state sperimentazioni isolate senza riforma
generale, le quali peraltro potrebbero essere a volte criticate decisamente: è il caso, ad esempio, di un tipo di liceo scientifico ridotto
da cinque a quattro anni aumentando il numero di ore settimanali in un corso di studi già molto pesante senza eliminare il superfluo e
senza introdurre tecniche necessarie e soprattutto materie che dovrebbero essere considerate indispensabili in ogni scuola (rimando ai
paragrafi pertinenti di questo testo sui limiti dei programmi in uso); ed è anche il caso del mio liceo scientifico i cui organizzatori
negli anni '90 hanno consentito di evitare il corso di latino solo a chi fosse disposto a fare superflue ore in più di matematica, senza
tenere in alcuna considerazione che questa materia si studiava già in modo approfondito e il fatto che si tratta di una matematica
molto astratta della quale nessuno sforzo dei libri di testo e degli insegnanti fa mai apparire l'utilità, al contrario di quanto all'estero
spesso si fa perfino con i bambini, e di cui è impossibile scorgere un qualunque esito pratico per chi non si laureerà in Ingegneria, al
contrario di quando si potrebbe affermare di corsi ben fatti di psicologia, economia, diritto, ecc.
L'egoismo dei burocrati allergici al nuovo, anzi a qualunque cambiamento di routine, e in generale la pigrizia speciale di chi è
indifferente al bene comune e ha il gusto del potere hanno, del resto, già bloccato in Italia a lungo molte iniziative culturali
importanti, come ad esempio la riorganizzazione di molte biblioteche, che all'estero invece sono spesso ben fornite e organizzate e
non di rado di straordinaria efficienza (so che in passato gli studenti italiani venivano dirottati all'estero per le loro ricerche e forse è
ancora così).
I licei in generale vanno, secondo me, sempre sconsigliati ai più per i seguenti validi motivi: sono impossibili o molto difficili da
conciliare con un lavoro contemporaneo o estivo e rilasciano il tipo di diploma meno utile nel mondo del lavoro; si può accedere a
molte se non tutte le Università con qualunque tipo di diploma (o quasi: informatevi) compresi quelli delle o di alcune scuole
professionali, che offrono anche senza essere seguiti da laurea molte più possibilità nel mondo del lavoro di quelli liceali (il diploma
liceale non seguito da laurea è certamente poco o per nulla utile e, se il liceo è di tipo impegnativo, è certamente un titolo conseguito
con un impegno infinitamente sproporzionato alle opportunità lavorative che offre); eccetto Lettere e Filosofia, tutte le università
sono molto costose e affollate; lo studio delle materie affrontate nei licei è in generale in gran parte inutile, tranne forse nel caso di
quello linguistico, che però non è da preferire a scuole che insegnano diverse lingue in meno anni e insieme all'uso del computer; in
ogni tipo di liceo non si offre alcuna guida riguardo alla lettura di quei classici che aiutano chi desidera davvero migliorare nell'arte di
scrivere e ragionare (il liceo delle scienze umane sotto quest'ultimo aspetto è migliore degli altri, ma non in tutti i libri di testo e a
prezzo di moltissime inutili ripetizioni). Inoltre se parzialità e pregiudizi sono propri di scuole di ogni livello, le scuole superiori di 5
anni e in particolare i licei espongono di continuo al contatto da una parte con insegnanti non solo particolarmente nevrotici e
aggressivi ma anche in certi casi molto influenti anche al di là dell’ambiente scolastico e dall’altra con figli di persone mediamente
benestanti e dotate di un certo potere. E poiché moltissimi scambiano per intelligenza il fatto di essere meglio adattati, inseriti, forti e
fortunati quanto a famiglia, costituzione e salute fisica, qualche volta a far propendere, se non certo decidere, un insegnante per
l'ostracismo di uno studente basta davvero poco, come il trovarlo spesso sovrapensiero e sconcentrato durante i momenti meno
impegnativi della lezione o incapace di risposta pronta alle aggressioni o il notare in lui poca attitudine per le lingue straniere, una
scarsa memoria per le liste di nuovi vocaboli, una brutta calligrafia, una difficoltà particolare in disegno o i movimenti scoordinati in
educazione fisica (gli insegnanti non dubitano che queste siano ragioni valide per diagnosticare "stupidità" o peggio e per tormentare
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e danneggiare il prescelto e non sono tenuti a informarsi al riguardo, nonostante i testi che combattono questo tipo di giudizi non
manchino di certo). Non dimenticate quegli uomini semi analfabeti che odiano le donne che leggono (non di rado padri di donne che
per natura hanno bisogno di studiare). Infine si consideri l'aggressività dei molti lavoratori convinti che il liceo fatto seriamente non
sia che una sorta di hobby rispetto a qualsiasi lavoro e inoltre l'invidia piena di astio pericoloso di coloro che, non diplomati o con
diverso diploma, invidiano i liceali (perfino i figli) e accumulano rancore particolarmente nei confronti di quegli studenti e
soprattutto di quelle studentesse che non è raro sentir parlare a sproposito o nelle quali non si vedono pronte reazioni e risposte:
all'amore per lo studio a volte si accompagna una sensibilità eccessiva innata e immodificabile, che predispone a nevrosi ed è causa
frequente dell'insorgere, in alcune situazioni, di automatismi e di una sorta di angoscia inspiegabile che impedisce di parlare e rende
difficile muoversi, una sorta di paralisi con sintomi in parte simili a quelli degli attacchi di panico (un tempo essi erano definiti più
propriamente appunto “crisi d’angoscia” e non si credeva che le palpitazioni li accompagnassero in tutti i casi).
Quanto all'esame di Maturità sottolineo in particolare che non c’è dubbio che se l'istruzione avesse qualche valore per chi governa, il
voto finale sarebbe calcolato soprattutto in base agli esiti di tutti gli anni scolastici precedenti e che l’esito dell’esame finale sarebbe
considerato solo per dare una decina di punti in più o in meno e inoltre si pretenderebbe o premierebbe solo una tesina compilata in
base a indicazioni fornite dagli insegnanti di letture e di compiti facoltativi: la buona tesina e il buon esito di quei quattro esami finali
non dimostrano tanto intelligenza e conoscenza quanto che lo studente ha avuto la possibilità di controllare la propria emotività
e ricevuto quell’anno e nel tempo stimoli, aiuti pratici e informazioni dalla famiglia o da amicizie con adulti laureati con un livello
almeno medio di cultura, preparate dalle condizioni di vita familiari e frutto del caso; e quando poi tesi e prova attestassero con
certezza anche un’intelligenza pronta e particolare in ogni caso esse non dimostrerebbero minimamente che chi la possiede sia
istruito e allora tanto varrebbe che il diploma consistesse nell’esito di un test del quoziente intellettivo. E poi è evidente che una legge
che permette di basare un giudizio che dovrebbe essere garanzia di un istruzione fornita in cinque anni su pochi esami e su un
colloquio dà modo agli insegnanti di sfogare preferenze personali che possono essere peraltro fondate su ragioni odiose e di
compromettere così la possibilità di studenti preparati e dotati di iscriversi alle università a numero chiuso (la presenza della
commissione esterna non fornisce alcuna garanzia di protezione in proposito! E poi a uno studente che abbia cambiato scuola può
capitare una commissione esterna derivante dalla scuola lasciata, cosa che, quando capita, peraltro di solito non “capita” per caso…).
Negli ultimi anni credo che la legge abbia stabilito che il calcolo del voto finale si basi anche sull’esito degli ultimi tre anni, ma
questo non basta e inoltre è un’innovazione recente che non può mutare la mentalità dominante, mentalità rafforzata per tanto tempo
dalla legislazione precedente e favorita dalla natura della maggioranza degli insegnanti (a cominciare da quelli di Italiano, quasi
sempre dei bulli secondo sia la mia personale e ricca esperienza sia secondo quella di moltissimi altri ragazzi di scuole che non ho
frequentato ma che conosco indirettamente abbastanza bene, sia secondo diversi libri importanti recenti e non).
Il Liceo Scientifico va, secondo me, sconsigliato a tutti coloro che non sono decisi e certi di avere un'alta probabilità, grazie ai
familiari e alla costituzione fisica, di laurearsi e impiegarsi in Ingegneria, Fisica, Medicina e Giurisprudenza e di non subire
conseguenze molto gravi nel caso che un grave imprevisto rendesse diploma o laurea impossibile. Va evitato anche da tutti coloro che
per carattere sono sia ansiosi che studiosi, oltre che ovviamente da chi non sa sempre controllarsi e imitare i compagni. Si tratta di un
liceo molto pesante i cui programmi non comprendono nulla che si possa considerare utile nella vita "pratica" eccetto lo studio
dell'inglese, che però si apprende meglio altrove; data l'irrilevanza degli insegnamenti per chi non otterrà in seguito un altro titolo di
studio, a livello lavorativo questo diploma vale poco o nulla: si può sfruttare nella progettazione l'abilità nel disegno geometrico
coltivatavi, niente di più, e anche per l'AUTOCAD serve qualche ulteriore preparazione sebbene non un altro titolo; per qualunque
altro lavoro il diploma di scuola superiore di cinque anni sia richiesto e al contempo basti – e tali occupazioni lavorative sono
pochissime – vale la necessità di nuovi studi, con la differenza che non vi si potrà minimamente mettere a frutto le conoscenze
acquisite in questo liceo e che col senno di poi si preferirà aver fatto una scuola superiore di pari anni richiedente attitudini tra loro
più uniformi e meno retrograda e stancante – il che si può prevedere accadrà anche a chi troverà utile il diploma di liceo scientifico
dopo l'inserimento nelle categorie protette. Il liceo scientifico affronta fisica e chimica in modo molto superficiale e approfondisce la
matematica in modo eccessivo (impegnativo e astratto dalla terza classe in poi) e del tutto inutile a chi non si iscriverà a Ingegneria e
prevede in Italiano il terzo anno lo studio di poeti e novellisti che niente hanno a che vedere con l'istruzione e in seguito per due anni
inutili ripetizioni di autori già affrontati e il fastidioso e sterile studio della Divina Commedia; considerate quanto tempo chi lo
frequenta perda a tradurre versioni dal latino, il fatto che oggi, a differenza che ancora nell’Ottocento, le traduzioni in italiano dei
classici latini e greci sono moltissime e curate, che questi libri sono troppo importanti per sprecare tempo a leggerli faticosamente in
lingua e che non è vero che il lungo studio del latino sia utile e necessario ad educare la mente (casomai aiuta chi lo affronta con
impegno a renderla agile e versatile, perché il latino è un lingua molto sintetica e dove le parole possono essere disposte con molta
libertà all’interno delle frasi e ci sono casi in cui poche righe latine richiedono un lungo paragrafo italiano scelto in modo da poter
essere interpretato in due sensi diversi - lasciando il testo latino due possibilità di lettura grazie alla sintesi, ai costrutti impiegati e
alla posizione dei vocaboli -, ma questo lo sanno fare in pochissimi anche in quinta liceo e perciò non va considerato tra i risultati che
cinque anni di traduzioni hanno mediamente, mentre per ottenere che il latino elargisca un minimo di beneficio alla mente basta
studiare il latino con una certa serietà per pochi mesi); se fatto senza mirare solo al “6” fino alla quinta classe esclusa e inoltre senza
approfittare di un equa divisione dei compiti con i compagni, il liceo scientifico è anche pericolosamente snervante, perché le materie
in cui vengono assegnati compiti faticosi e molto abbondanti (latino, italiano, matematica, disegno geometrico) sono diversissime tra
loro e la maggior parte delle persone non è portata per ogni materia (considerate che per esempio al liceo classico invece la
matematica è poco impegnativa e il disegno geometrico è assente, mentre lo studio del greco, caratteristico solo di questo liceo, non è
dissimile dallo studio del latino).
Al liceo classico c’è poi un’insistenza assurda e ridicola sulle versioni di Latino e Greco (il Greco non andrebbe insegnato che in
corsi privati al di fuori della scuola); in tutti o in molti licei classici non si insegna l’analisi del testo e la letteratura non italiana e non
si obbliga a leggere nulla per disposizione ministeriale (nemmeno i classici latini e greci che forniscono il materiale per le versioni),
al punto che la conoscenza di concetti chiave dell'analisi e dei classici di ogni tempo dipende dalla buona volontà degli insegnanti e
degli studenti abbastanza fortunati da avere una guida all'esterno della scuola.
I licei delle scienze umane danno, almeno con il libro di testo Corso di Psicologia per gli ultimi anni, informazioni piuttosto
semplicistiche della psicologia e dell'opera utilissima di importanti psicanalisti come C. G. Jung notizie davvero misere e in parte
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persino errate (in un testo viene definito "misticheggiante" e non si accenna nemmeno ai suoi importanti scritti sulle nevrosi). In
questo liceo il libro di testo migliore è forse Intrecci. Psicologia e sociologia per il 3° e 4° anno (io ho l'edizione del 2020) e tuttavia
nella selezione di alcuni dei libri di letteratura e film consigliati questo testo sembra voler consolidare ingenuità da combattere,
dedica poche, per quanto buone, pagine ai meccanismi di difesa inconsci e solo due paragrafi – naturalmente non esaurienti – alle
attuali tecniche cognitivo-comportamentali e accenna solo a uno dei numerosi biases tipici della percezione e del giudizio, oltre ad
ignorare "misure di sicurezza" e percezioni subliminali con le loro tipiche manifestazioni anche fisiche, sebbene questi argomenti
siano probabilmente ciò che di più importante c'è da conoscere della psicologia. Tali lacune sono particolarmente irritanti, perché ciò
che stupisce di più nei libri di testo di questo liceo è l'elevato numero di ripetizioni inutili di argomenti da uno all'altro comportante
perdita di tempo, oltre che spese superflue. Soprattutto in questi licei possono favorire un atteggiamento superficiale verso gli altri
introducendo l'argomento dell'uso dei test per giudicarli e facendo riferimento al DSM che è davvero molto criticato online e anche
in molti testi universitari (è ormai indispensabile considerarlo indipendentemente dall'ignoranza e arroganza delle sue
classificazioni); in particolare ogni Liceo delle Scienze Umane inoltre illude su cosa realmente di solito avviene negli ospedali e negli
studi degli psicologi e su attendibilità e legalità nella prassi dei test psicologici e psicometrici, generalizza sulle madri moderne e
post-moderne, attribuisce alle donne un istinto materno che l'esperienza di molti e la cronaca nera dimostrano inesistente e che fu già
sconfessato da molti studiosi in passato (la De Beauvoir per esempio), identifica impropriamente la maturità di coppia con l'avere
figli, deresponsabilizza i criminali (perfino i nazisti) con argomentazioni ignoranti e facilmente confutabili da chi conosce la storia e
legge con senso critico giornali e riviste, glissa del tutto sull'omosessualità se non per criticare ambiguamente le presunte illazioni
fatte di recente sulle scoperte di genitori dello stesso sesso tra gli animali, incoraggia l'attribuzione sempre funesta di caratteristiche
fisiche a tipi di personalità e malattia mentale e soprattutto attribuisce in un linguaggio pseudoscientifico "etichette" pericolose a tutti
senza dare soluzioni a nessuno (non si fa quasi nulla più che rimandare allo psicoterapeuta!), fa balenare prospettive future
estremamente negative a chi ha "disturbi" mentali (es. quello iperattivo) le cui implicazioni invece l'esperienza dimostra essere spesso
molto meno drammatiche – soprattutto per chi le affronta senza coinvolgere psicologi e psichiatri –, nega l'esistenza della fase della
crisi di mezza età con un'argomentazione contraddetta da studi precedenti (es. quelli sui popoli primitivi) e dall'esperienza di molti,
rifiuta ogni validità e complessità all'astrologia sulla base di nient'altro che vieti pregiudizi e infine favorisce il fossilizzarsi in un
atteggiamento così distaccato e privo di naturalezza da alimentare facilmente indifferenza ed egoistiche tendenze innate a manipolare
gli altri e a conservare a oltranza i propri pregiudizi. Il testo citato Intrecci dedicato a sociologia e antropologia introduce molti temi
di attualità e ciò è un enorme passo avanti rispetto alle altre del tutto inutili (sotto questo aspetto) scuole italiane, ma riguardo
all'immigrazione è estremamente parziale. Comunque i licei delle scienze umane oggi non servono a molto senza la successiva laurea
in Scienze dell'Educazione e Formazione, ovvero presso una facoltà costosa, affollata, richiedente esame di ammissione e
impegnativa (molti anni, alcuni esami molto simili, libri di testo che presentano numerose ripetizioni, numerosi libri di prezzo
variabile ma sempre abbastanza alto nei programmi della maggior parte dei corsi, laboratori obbligatori, lavori di gruppo a lezione,
diversi esami scritti, non pochi corsi in cui la frequenza non è obbligatoria solo in teoria).
Rimando a http://www.slideshare.com/guida-per-gli-utenti-delle-biblioteche. Questo documento online rimanda ad altri miei scritti
(cercate in questa possibile guida all’utilizzo delle biblioteche il termine “slideshare”), tra i quali http://www.slideshare.com/guida-
alla-salute-nel-particolare-contesto-italiano, dove è possibile leggere di più sul rapporto tra violenza e medici qui sintetizzato,
http://www.slideshare.com/scuole-italiane, con molto altro sulle scuole e http://www.slideshare.com/piccola-guida-per-difendersi-
dagli-altri
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