sacerdotale, l'altro un temperamento tribunizio irresistibilmente
facondo e ciarlatano; l'opera di Rosmini prosegue, quella di Gioberti
si è arrestata. Ambedue furono cattolici ed agguerrirono il sistema
cristiano contro gli assalti della metafisica tedesca e della scienza
moderna, per quanto era sistematicamente possibile.
Politicamente conclusero al neo-guelfismo: Rosmini vi arrivava
lentamente e solidamente per deduzioni scolastiche lasciando la
creazione nel mondo, la ragione sotto la rivelazione, la storia sotto la
provvidenza, la politica sotto la morale, la morale sotto la religione,
la religione sotto la santa sede, e questa sotto il pontefice come
sotto la più alta, antica ed universale autorità italiana. Gioberti,
sempre oscillante nelle opinioni, rivoluzionario a Torino, poi esiliato
ed ultramontano nel Belgio, spregiatore d'ogni pensiero filosofico
antico o moderno non suo, intricato come una foresta e proteiforme
come il mare, nemico della Francia e poscia suo ammiratore, alleato
di Rosmini quindi suo implacato nemico, si spinse all'ultra-
cattolicismo. Siccome il papa era in Italia, a lui spettava, secondo
Gioberti, di rialzarla, e a questa di redimere i popoli d'Europa dalla
barbarie, nella quale erano piombati. «Roma essendo più ideale
dell'Italia, l'Italia dell'Europa, l'Europa dell'Oriente e l'Oriente del
mondo, ciascuno di questi aggregati viene ad essere il contenente
ideale dell'altro, come l'anima del corpo, l'idea dello spirito e Dio
dell'Universo». «L'Italia è l'organo della sovrana ragione, della parola
regia e ideale, la sorgente, la regola, la guardia di ogni nazione,
d'ogni lingua, poichè ivi risiede il capo che dirige, il braccio che
muove, la lingua che insegna, il cuore che anima la cristianità».
«Roma deve dominare la confederazione dei principi italiani, l'Italia
deve sostituirsi alla supremazia francese, riprendere la sua
superiorità su tutti i popoli, avere le proprie colonie, convertire la
Russia, reintegrare la Germania nell'antica fede, soccorrere
l'Inghilterra nell'imminente sua crisi». L'Italia diventava cosa
universale, soprannaturale, sopranazione, capopolo: gl'italiani erano i
leviti della cristianità, Roma l'ombelico della terra.
Era una risurrezione dell'antico primato cattolico prima che la grande
riforma di Lutero lo spezzasse, e le nazioni si individualizzassero