città, dovunque c'era una finestra o un balcone. Giolitti rimaneva in
casa per forza maggiore. Salandra si dimetteva e due giorni dopo
ritornava al potere. Non era ancòra la guerra, ma era già, lo
dicevano anche i giornali triplicisti, il popolo che voleva la guerra. E
proprio quel giorno, mentre, verso sera, nella loro automobile,
monsieur et madame Kramer-Balla tornavano all'albergo, una
dimostrazione saliva al Quirinale cantando inni patriottici, agitando
bandiere, acclamando al Re, all'Esercito, alla guerra. Venendo su da
Magnanapoli, l'automobile di Eva e di Pierino aveva infilato via Venti
Settembre; ma poco dopo aveva dovuto arrestarsi poichè era venuta
proprio a dar di cozzo nella dimostrazione che saliva al Quirinale.
Non ostante i ripetuti e nervosi ordini telefonici di Eva, lo chauffeur
aveva dovuto farsi da un lato della via ad aspettar che la folla
passasse. Senza fiatare, con la piccola grinta chiusa come una
serratura di sicurezza, Eva s'era rincantucciata nel suo angolo,
volgendo le spalle al corteo e con gli occhi fissi sul panorama poco
suggestivo dell'intonaco giallo d'un palazzo. Pierino guardava
dall'altra parte fuori dai cristalli. Passava gente e gente, gente seria e
gente allegra, gente vecchia e gente giovane, gente ricca e gente
povera. Passavano bandiere italiane, francesi, inglesi, russe, belghe.
Echeggiavano inni su inni: l'inno Nazionale, quello di Garibaldi, quello
di Mameli. Monsieur Kramer-Balla ritrovava, sott'il marito, un po' di
Pierino Balla senza moglie. Non osava mostrarlo, ma si sentiva
intenerire. Per la prima volta Roma gli sembrava, se non più bella di
Vienna, almeno quasi bella come Vienna. Per la prima volta, all'udire
quei canti, ammetteva che ci potesse essere un po' di musica bella
anche al di fuori dei valzer viennesi. Per la prima volta,
confusamente, in fondo a sè stesso, sentiva un po' di solidarietà con
tutta quella gente che passava, che urlava, che acclamava, che
s'esaltava. Guardò l'orologio posto nella vettura dinanzi a lui: eran lì
da venti minuti. Eva continuava a studiar l'intonaco, a sinistra; a
destra, il corteo continuava a sfilare. Ce ne fu ancora per mezz'ora. E
ancora bandiere, e ancora canti, e ancora gente, gente seria e gente
allegra, gente vecchia e gente giovane, gente povera e gente ricca.
E finalmente, quando la folla cominciò un po' a diradare, lo chauffeur
rimise la mano su le leve, diede due o tre segnali di tromba per farsi