principalmente restò immersa Roma colle città e paesi circonvicini, i
quali, per quanto poterono, stettero costanti nella divozione del
romano imperio. Descrive san Gregorio Magno [Greg. Magnus, Dialog.,
lib. 3, cap. 38.] papa, parlando di cose de' suoi dì, lo stato miserabile di
quelle contrade, con dire, che dopo essersi veduti varii segni che
predicevano le sventure d'Italia, vennero i Longobardi, i quali fecero
man bassa sopra il genere umano, già cresciuto in questa terra a
guisa di campi ricchi di spesse spiche. Già si veggono spopolate città,
fortezze abbattute, chiese incendiate, monasteri d'uomini e di donne
abbattuti, intere campagne abbandonate dagli agricoltori, di maniera
che la terra resta in solitudine, nè v'ha chi la abiti, ed ora osserviamo
occupati dalle fiere tanti luoghi che prima contenevano una copiosa
moltitudine di persone. Questa è la pittura che fa de' suoi tempi, e
massimamente dei contorni di Roma, il santo pontefice. La
medesima si mira ricopiata e ripetuta da Paolo Diacono [Paulus
Diaconus, lib. 2, cap. 32.], il quale, ciò non ostante, osserva che dai
paesi involti in tante miserie conviene eccettuare quelli che Alboino
avea preso, come la Venezia, la Liguria, la Toscana, l'Umbria, ed
altre simili provincie. In queste, siccome ubbidienti e divenute sue
proprie, non esercitavano i Longobardi le poco fa narrate crudeltà,
ma sì ben sopra l'altre che faceano contrasto alla lor potenza e
voglia di dominare; il che sempre più fa conoscere se il cardinal
Baronio fosse buon interprete dei giudizii di Dio all'anno 570.
Benchè gli Estratti di Menandro Protettore sieno squarci
senz'ordine di anni, l'uno dietro all'altro infilzati, pure sembra che a
questi tempi possa appartener un fatto da lui raccontato [Menander
Protector, tom. 1, Histor. Byz., pag. 124.]: cioè che nell'anno quarto
dell'imperio di Tiberio Costantino (verisimilmente vuol dire del suo
imperio cesareo, cominciato sul fine dell'anno 574,) circa centomila
Sclavi fecero un'irruzione nella Tracia. Dopo le quali parole seguita a
darci una notizia, che nondimeno è staccata dalla precedente: cioè
che Tiberio Costantino. Cesare mandò in Italia molto oro usque ad
centum triginta pondo, come tradusse il Cantoclaro; il che se per
avventura significasse solamente cento trenta libbre, sarebbe una
bagattella. Secondo me, il testo greco ha fino a trenta centinaja, cioè