emigrati, onde promettevano, quando si dasse loro un qualche corpo
di truppe colle quali presentarsi sotto Genova, di eccitarvi una
rivoluzione. Lusingavansi di adunare molti partigiani tra le montagne,
sollevare le città e cacciare gli Adorni. Invano i consiglieri del re gli
rappresentavano quanto fosse imprudente consiglio quello di
dividere le sue forze, in tempo che ne aveva appena quanto bastava
per farsi strada a traverso alla Lombardia; gli emigrati genovesi
furono soli ascoltati, tanto più che Filippo, conte di Bresse, pro zio
del duca di Savoja, cui successe non molto dopo, si valse
dell'ascendente che aveva sullo spirito del re per secondare
quest'impresa, di cui volle egli stesso avere il comando. Il re gli
acconsentì di prendere cento venti lance francesi e cinquecento
fanti; i fratelli Vitelli di Città di Castello, che si erano posti al soldo
della Francia, ma che non avevano per anco raggiunta l'armata,
ebbero ordine di seguire Filippo di Bresse con dugento uomini d'armi
e con dugento cavalleggeri italiani. Giovanni di Polignacco, signore di
Belmonte, suocero di Comines, ed Ugo d'Amboise, barone
d'Aubijoux, furono posti sotto i suoi ordini: la flotta, comandata dal
signore di Miolans, ed in allora ridotta a sette galere, due galeoni e
due fuste, doveva secondarlo per mare, ed i due cardinali, avendo
levata della fanteria nello stato di Lucca, nella Garfagnana e nella
Liguria, condussero questa piccola armata fino alle porte di Genova.
Ma ben lungi dal potervi muovere qualche sollevazione, a stento
poterono difendersi contro Giovan Luigi dei Fieschi, che gl'inseguiva,
e non giunsero in Asti, che dopo avere perduta molta gente,
salvandosi a traverso alle montagne in mezzo ad infiniti pericoli: ed
intanto la piccola flotta francese fu disfatta in quello stesso golfo di
Rapallo, ove pochi mesi prima aveva ottenuta una vittoria
[337].
La vanguardia francese, condotta dal maresciallo di Giè e da Gian
Giacomo Trivulzio, aveva trovata la città di Pontremoli custodita da
quattrocento fanti del duca di Milano. Questa guarnigione avrebbe
potuto tenere lungamente, ed esporre l'armata nemica a dure
privazioni, ma il Trivulzio la persuase a capitolare ad onorevoli
condizioni. Intanto appena furono gli Svizzeri entrati in Pontremoli,
che, sovvenendosi di una contesa avuta con quegli abitanti in