Novellara vie strade e piazze

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About This Presentation

Le strade e le piazze hanno sempre avuto una denominazione derivata da una caratteristica
propria o da un edificio, per lo più religioso, o da una situazione particolare.
Così a Novellara c’erano la Contrada della torre, la contrada del gioco del pallone,
quelle della zecca, dei birri e delle be...


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RP
GPB
1999
RP
GPB
1999
Vie Strade Piazze
di Novellara
1999
Gian Paolo Barilli

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Introduzione
Le strade e le piazze hanno sempre avuto una denominazione derivata da una carat-
teristica propria o da un edificio, per lo più religioso, o da una situazione particola-
re. Così a Novellara c’erano la Contrada della torre, la contrada del gioco del pallo-
ne, quelle della zecca, dei birri e delle beccherie, lo stradone dei Gesuiti, la piazzetta
e così via, ma non c’era bisogno di indicazioni o targhe; lo si sapeva e basta. E’ stato
nell’Ottocento, con maggiore frequenza dopo l’Unità d’Italia, che si è iniziato ad
intitolare le vie agli eroi nazionali e ai personaggi del
Risorgimento, poi agli artisti, agli scienziati, ai lettera-
ti, ai musicisti che avevano dato “lustro alla Patria”.
La prassi era anche legata alla necessità di identificare
le strade aperte nei nuovi quartieri sempre più numero-
si. Se però alcuni personaggi sono universalmente noti
perchè, prima o poi, se ne sente parlare a scuola, molti
altri sono conosciuti solo dagli addetti ai lavori, in nu-
mero ancora maggiore sono “illustri sconosciuti”, altri
ancora infine sono solo “politicamente corretti”, senza
altro merito.
Inevitabilmente le vicende storiche portano cambiamenti
nelle cose; le strade e le piazze sono fra le prime a ri-
sentirne; per cui di volta in volta vengono mutati. E’ il
caso di Piazza Vittorio Emanuele divenuta piazza Unità
d’Italia dopo il raggiungimento dell’unità nazionale, di
via Andrea Costa cambiata in Italo Balbo per riprende-
re il primitivo nome nel 1946, o di strada della Vittoria
divenuta strada Mussolini, e ritornata alla denomina-
zione originale, dopo la fine della guerra. Ci sono an-
che frequenti errori nelle mappe e nelle cartine topo-
grafiche pubblicate a vario titolo e nelle targhe strada-
li; viene portata ad esempio tra i cultori di toponoma-
stica una strada del guastallese detta Viazza spino, per
una siepe di “marugon”, trasformata in via dedicata al
signor Spino Viazza. Ma anche noi non siamo da meno:
via Felice Cavallotti è diventata fratelli Cavallotti, al
ponte sulla Fiuma fino a poco tempo fa un cartello di-
ceva “cavo Fiuna” con la n, via Giulio Natta, chimico,
è stata trasformata in Alessandro Natta, politico, ( per di più, essendo vivente, non gli
si può intitolare una strada); via Marchi, alla sua estremità nord, fino a poco tempo
fa era intitolata anche a G. Matteotti e, dulcis in fundo, con un salto di più di 1500
km., San Giovanni della Fossa è Villa San Giovanni sempre in provincia di Reggio,
ma di Calabria. Tutte ragioni in più per conoscere meglio la toponomastica e i suoi
cambiamenti.
L’interesse per il significato o l’origine del nome di un luogo è sempre forte nella
gente, in particolare quando non è di comprensione immediata. Spesso esistono spie-
gazioni tradizionali, in vari casi è di aiuto la storia locale, ancor più sovente bisogna
Antichi numeri civici

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ricorrere agli studi specialistici di una scienza che si chiama Toponomastica. Scrive
G.B.Pellegrini che le osservazioni toponomastiche costituiscono un ampio filone di
ricerca “di norma assi fruttuoso, ricco di suggestione e di fascino che nei suoi risul-
tati può illuminare non soltanto molti aspetti delle scienze umane ma anche vari
risvolti nel campo della storia naturale, della geografia antropica e di quella fisica”.
La prima numerazione delle case del paese e delle ville di cui si ha notizia è di epoca
napoleonica, esattamente del 1809, costituita da targhette di terracotta recanti una
lettera e un numero ( ce n’è qualcuna superstite, sulla casa Sessi in via della Libertà,
sulla casa che fu del canonico Battistoni in via Carlo Cantoni, alla Rossetta in via
Casino di sopra ), la succesiva è del 1901, sostituita negli anni Cinquanta e di nuovo
negli anni 1979-80.
Nel 1868 Novellara contava 6631 abitanti (3396 maschi e 3235 femmine), un numero
praticamente immutato dal 1600 ( salvo ovviamente gli anni immediatamente se-
guenti la peste del 1630 quando morirono due terzi della popolazione); il terreno
fertile e la disponibilità di acqua hanno sempre favorito la coltura di granaglie, viti,
alberi da frutta, gelsi, prati e l’allevamento di bovini e suini. Al tempo vi si tenevano
quattro fiere annuali S.Cassiano, S.Anna, S.Matteo e Pentecoste ed un mercato setti-
manale molto frequentati. Nel 1901 i novellaresi erano diventati 7788. In poco meno
di cento anni la popolazione è raddoppiata e il numero delle abitazioni decuplicato;
si è passati da una società prettamente agricola ad una più artigianale e di piccola
industria.
Tra le immagini di questo libro non si troveranno né Cavour, né Segni, né Mascagni,
né Volta; ho volutamente, salvo rarissime eccezioni, dato lo spazio a luoghi e perso-
naggi connessi con Novellara e il suo territorio perché se ne abbia una maggiore
conoscenza.
Non ho resistito alla tentazione, ma non ho neppure voluto perdere l’occasione, di
mostrare i vecchi scorci del paese anziché quelli attuali, pensando che possa essere
un piacere confrontarli con quelli che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e dare la
possibilità a molti, non più giovani, di ricordare.

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Ringraziamenti
Graziano Andreani, Giorgio Barilli, Franco Becchi, don Quinzio Bonezzi, don Luigi Brioni, Gabriele Fabbrici,
Maurizio Festanti, Giandomenico Ghizzoni, Elena Ghidini, Antea Lombardini, Gino Mariani Cerati, Anna Pelli,
Susetta Riccò, Patrizia, Paolo e Firmino Ricci, Corrado Reggiani, Gerolamo Siligardi, Franco Storchi, Norberto
Nasi, e tanti altri mi hanno dato una preziosissima collaborazione.
Quando non ho trovato materiale illustrativo nelle mie raccolte ho potuto attingere senza limite dalle collezioni
di Antonella Rapacchi, Duilio Bartoli, Gaetano Gaddi e Franco Lombardini.
Quest’ultimo si è anche prestato con entusiasmo e solerzia ad eseguire stampe, ingrandimenti e riproduzioni
fotografiche.
Sergio Ciroldi mi ha consigliato, sostenuto e spronato in ogni momento mentre Ettore Pedrazzoli non ha mancato
di segnalarmi documenti e materiale d’archivio e indicarmi luoghi, strade e corsi d’acqua.
Rinaldo Pace, in arte Ci&Wi, per la sua perizia e passione è stato preziosissimo nelle impaginazione dello scritto
e nelle elaborazioni di tutte le immagini operando non di rado vero miracoli su foto d’epoca che mostravano tutti
i segni del tempo.
Con diversi anziani ho cercato di ricostruire la vecchia situazione di strade, luoghi ed edifici e di scoprire attra-
verso il dialetto il significato di alcune denominazioni.
Mia moglie Franca ha riletto più volte le bozze rintracciando non pochi degli infiniti refusi che le costellavano.
Così per merito loro questo libro è riuscito assai più ricco e completo.
Disegno prospettico di palazzo Bonaretti a sud della piazza.

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Natio paese, che le diritte vie
e le quadrate piazze apri accogliente,
fra un mar di verde, nella pingue e mite
pianura emiliana, a te ritorno,
carico d’anni e di vicende. Oh come
il core, nella lunga assenza, questo
momento sospirava. Estasiato
miro i fertili campi alla sementa
nova dal ferro aperti, le stradette
note fra vive siepi e i bei filari
degli olmi coi festoni delle viti
gravi di nereggianti opimi grappoli.
Dell’alta Chiesa, a cui nel secol d’oro
Lelio, nobil tuo figlio, ornava il fronte,
e della Rocca dei Gonzaga antica,
le due torri saluto, che da lunge
t’annunziano allo sguardo e ai lati estremi
veglian, giganti scolte, il gregge uguale
delle case.
L’infanzia qui m’arrise,
qui le cure e l’affetto de’ miei cari
che sotto gli archi del tuo camposanto
ora àn pace, godetti qui d’amore
prima sognai e qui, ne’ giovani anni,
della mia vita la compagna elessi.
In seno a te, dove ogni sasso ed ogni
sterpo al core mi parla, io pensavo
di vivere i miei giorni, all’onor tuo
e al tuo vantaggio intesi. Altro la sorte
volle: sott’altro cielo e in altri lidi
della gran madre Italia son vissuto,
a lontani fratelli ò dato e chiesto
aiuto; in altri luoghi ò pur lasciato
brani del cor, non mai di te dimentico.
Or vecchio torno a te, dolce paese
delle memorie. O questo scorcio almeno
passar qui, tra il sorriso de’ tuoi orti
e sotto la corona de’ tuoi portici
coi superstiti amici ricordando
l’età passata, e accanto ai padri un giorno
posare!... Vano sogno ormai!...Altrove
nòvo dover mi vuole, altrove i figli
vivono, altrove una diletta tomba,
ahi ! troppo presto aperta, a sè mi chiama.
Giuseppe Malagoli

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Uno sguardo alla cartografia di Novellara
Per studiare i percorsi, le vie di comunicazione e i loro cambiamenti sono ovviamente di grande utilità le carte, le
mappe, i disegni, gli schizzi anche grossolani e sproporzionati, le descrizioni su lettere e documenti. La cartogra-
fia di Novellara e del suo territorio è fortunatamente ricca e varia, il che è stato di grandissimo aiuto per le ricerche
di toponomastica e lo studio dello
sviluppo dell’abitato.
La più antica rappresentazione del-
la zona è stata eseguita sulla scorta
del Lodo del 1449, un patto con cui
i Gonzaga, i da Correggio e la città
di Reggio si accordavano sui con-
fini e sul libero scorrimento delle
acque. Vi sono raffigurate le strade
essenziali mentre il centro è rappre-
sentato schematicamente come un
gruppo di edifici circondato da una
palizzata.
Databile attorno alla metà del ‘ 500
è una piccola mappa del centro sto-
rico, il progetto per l’ampliamento
del castello verso ponente, in cui
sono disegnati mura e torrioni che
però non vennero mai realizzati. E’
probabilmente ridisegnata da un
progetto originale voluto da Ales-
sandro I Gonzaga prima del 1530.
Ancora della metà del ‘500 sono al-
cune mappe idrauliche che spazia-
no da Reggio al Po che mostrano i
corsi d’acqua, le valli, le strade con
le rispettive denominazioni. Di no-
tevole rilevanza son due tavole che
raffigurano la Bassa prima e dopo
le bonificazioni Bentivoglio e alcu-
ne mappe rurali del novellarese dai
Boschi ai Terreni Novi alla Valle.
Un rilievo particolareggiato del-
l’abitato e della campagna circo-
stante è stato eseguito da Nicolò Se-
bregondi nel 1626. Fra l’altro vi
sono raffigurati i “giardini all’ita-
liana” del Casino di sopra.
Del pieno Seicento è un rozzo schizzo delle case del centro, utilizzato all’epoca per definire le pertinenze del
convento dei Gesuiti.
Ai primi anni del ‘700 risale una raffigurazione semplice delle terre di Cortenova, con indicate strade e corsi
d’acqua.
Prospero Siliprandi nel 1774 redasse le mappe particolareggiate dei centri storici di Bagnolo e Novellara e di tutte
le pertinenze della duchessa M.Teresa Cybo d’Este nella campagna, lasciandoci così una splendida veduta d’in-
sieme del feudo gonzaghesco. Dello stesso anno è una grande mappa idraulica da Bagnolo alla Fiuma disegnata
da Ludovico Bolognini.
Un rilievo molto preciso eseguito con criteri moderni venne operato, nel 1793, da B.Villa per i territori estensi a
somiglianza del Catasto Teresiano austriaco. Contiene organiche e complesse operazioni estimative dei terreni e
dei fabbricati.
In epoca napoleonica, attorno al 1810, Novellara fu uno dei rarissimi paesi che fece un rilievo planimetrico
dell’abitato; ne risultò una carta di grandissime dimensioni ( 3,6 x 4 m.) rimasta per oltre 150 anni nei ripostigli
della rocca e riscoperta negli anni Settanta.
Nell’unica edizione a stampa ottocentesca delle Memorie del Davoli si trova una mappa del feudo gonzaghesco.
Degli anni Ottanta del secolo scorso sono le tavolette al 25.000 dell’ Istituto Geografico Militare di Firenze,
aggiornate tra 1956 e 1961, insostituibili per le denominazioni delle località e delle case. Ancora della fine del-
l’Ottocento è la Mappa catastale del Regno cui è seguita quella del Catasto Italiano degli anni Cinquanta.
Mappa disegnata in relazione al Lodo del 1 ottobre 1449 dei vescovi di Mantova e
Modena per il libero scorrimento delle acque del canale di Novellara.

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Novellara e dintorni dalla tavoletta al 25.000 dell’Istituto Geografico Militare di Firenze del 1881.
Mappa del Novellarese da un manoscritto del can. V. Davoli.

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Mappa della contea di Novellara e Bagnolo pubblicata a corredo dell’edizione a stampa dell’Istoria di Novellara e dei suoi principi del 1835

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Una porzione del centro di Novellara dal Regio Catasto del 1890.

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A proposito del nome e dell’origine di Novellara
Di Novellara dico voi bramate
Sapere il certo Fondator primiero,
E chi le diede il nome di cittate.
Se però devo confessarvi il vero,
Quella invano finora io ricercai,
Un dettaglio per farne a voi sincero.
Invan gli annali suoi io ripescai
Dentro di questa spaziosa valle;
Ma ritrovarli non potei giammai.
“Ritratto poetico di Novellara” 1752
Si continua purtroppo a far derivare il nome del nostro paese da fenomeni atmosferici come nubila, nube e
nebula, nebbia, anche se quest’ultima è una presenza costante della zona, è da tempo accertato che non è così. I
toponimi del tipo Nuvolato, Nuvolenta, Nuvolera, Nuvole, Noventa, Novilara e, naturalmente, Novellara, anzi
N’valera, derivano dal tardo latino “ager novalis”, nuovo campo in quanto riscattato dalla millenaria palude, o da
novulus, che si collega all'aggettivo novus, con significato, nei secoli dal V alla XI, di terreno bonificato ad opera
dei monaci, come è stato dimostrato per Nuvolera e Nuvolento nel Bresciano. Pure partendo dalla definizione
latina di aia si arriva alla stessa conclusione. Aia, in dialetto éra (ara in quello matovano), deriva dal latino area
che definisce lo spazio spianato e sgombro a fianco delle case coloniche, quindi Nova éra, N’valera, indicava uno
spazio “roncato”, liberato da alberi, arbusti, cespugli da utilizzare per le colture. Di toponimi Nuvolara ne esisto-
no altri in Emilia e in Lombardia, anche in posti di col-
lina dove la nebbia non si vede proprio, per i quali è
provata la provenienza da “spazio liberato per destinar-
lo alla coltura”. Comunque nei documenti più antichi si
trova scritto Nuvelare.
Novellara ha avuto origine da tre centri di aggregazione
umana, tre villaggi preistorici: Cortenova, Castellonco-
lo e S.Antonio.
La località di cui si ha la più antica attestazione docu-
mentaria è Cortenova e risale all’anno 850. La “curtis”
si trovava nella attuale zona artigianale a sud, in località
“Motta”. Il toponimo “motta”, assai diffuso in Italia, sta
a indicare un rilievo del terreno, abitato da epoca imme-
morabile. Era un centro agricolo con difese e fortifica-
zioni a quadrilatero con chiesa dedicata a S.Lorenzo.
L’intitolazione a questo santo fa propendere per una ori-
gine anteriore al 568, data convenzionale dell’arrivo dei
Longobardi in Italia, quindi attribuibile ai primi cristia-
ni del periodo tardo romano. Una conferma materiale di
ciò viene dal ritrovamento in loco di mattoni manubria-
ti, embrici, frammenti di ceramica e metalli di tipologia
romana.
Il “Castellunculum”, il primitivo “fortilizio” di Novel-
lara, si trovava nell’area delimitata da via De Amicis,
via della Libertà, via Vittoria di Capua e via Costituzio-
ne con chiesa dedicata a S.Stefano; i documenti men-
zionano infatti dal 1106 un S.Stefano in Castelloncolo;
e poichè anche questo era un santo pre-longobardo, è da
credere che l’insediamento sia esistito almeno dalla stessa epoca di Cortenova.
Il terzo centro era alla Motta di S.Antonio presso il Molino di sotto, al limitare delle valli. Il culto del santo è molto
antico essendo vissuto nel III sec. d.C. E’ interessante notare che la scomparsa chiesa di S. Michele, relativamente
poco distante, e di chiara fondazione longobarda, era alle dipendenze di S.Antonio Abate e si trovava sempre ai
bordi delle valli ma più vicina all’antico Bondeno.
Dopo l’anno Mille la popolazione era distribuita sulla lingua di terra lasciata nei secoli precedenti dalle piene del
Crostolo, circondata dal Gurgum e dalle paludi su tre lati. La zona più densamente popolata era tra Cortenova, San
Giovanni e Santa Maria perchè le terre più fertili e coltivabili erano quasi tutte qui. Un censimento del 1315, il
Ricostruzione del castrum di Novellara nel XIII sec. secondo
S. Ciroldi.
1) Chiesa di S.Stefano in Valle, 2) Abitazione del signore, 3)
Abitazione dei monaci, 4) Torre di guardia, 5) Alloggi di servi
e contadini, 6) Scuderie con granaio soprastante,7) Muro
perimetrale, 8) Ingresso, 9) Fossato. Nota: la torre e la chiesa
sono collocate ad arbitrio.

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Liber focorum, ci fornisce la prova di questa distribuzione della gente: 25 nuclei familiari a Cortenova, 15 a
S.Giovanni, 20 a S. Maria, 25 a Fossa e solo 3 a Novellara. Al di là dei numeri assoluti è importante sapere che le
famiglie erano particolarmente scarse perchè negli anni precedenti c’erano stati guerre, saccheggi, carestie e
pestilenze; poi nel censimento probabilmente non si è tenuto conto dei servi e dei villani, dei braccianti e dei
tezarini. Quasi tutti abitavano in case, raramente in muratura, sparse per la campagna in mezzo ai poderi.
Nessun dato certo ci aiuta a capire perchè Novellara sia prevalsa sugli altri centri; possiamo solo ipotizzare che a
seguito della invasione degli Ungari del X sec. per il fenomeno dell’incastellamento le nostre piccole comunità
abbiano costruito il Castelloncolo di Novellara equidistante dagli altri nuclei abitati, oppure che Adalberto Atto di
Toscana, avo di Matilde di Canossa, che qui aveva giurisdizione e beni, abbia privilegiato il paese, per motivi a
noi ignoti, erigendovi una fortificazione. Sicuramente i Malapresa, feudatari nella zona da una data imprecisabile
dell’ XI secolo, vi avevano un fortilizio che rendeva il luogo più sicuro e quindi polo d’attrazione per la gente del
posto.
Il centro storico e il suo sviluppo
S’accrebbero le case, e il suo confine
allargò Novellara, insieme a Dio
Un tempio alzando, e altre magion divine.
De’ padron per istinto eccelso e pio,
Di torri s’adornò, di campanili,
E forma di città prese, e vestio.
Fabbricò monesteri ampj e civili;
Si divise in contrade spaziose;
E s’impinguò di stalle e di fenili.
Ma tra le doti sue più speciose,
Della piazza tacer non m’è permesso,
Che da suoi con tant’arte si dispose.
Ella è un quadro bislungo, che in se stesso
Da trenta milla fanti chiuderia,
Stando però l’uno dell’altro appresso.
Insomma è tal che invidia non avria,
Se in Roma fosse e avesse una fontana,
A qualunque altra piazza in Roma sia.
(da Ritratto poetico di Novellara, 1752)
Il nome Nuvolare compare per la prima volta nel 962 come fundus, mentre da un documento dell’anno seguente
si apprende che c’era una pieve alla quale erano sottoposte alcune cappelle (“plebem de Nuvolare cum suis
capellis”). Allora faceva parte dei vastissimi possedimenti di Adalberto Atto di Canossa. Da questi atti, pur
potendo effettuare una serie di importanti deduzioni e considerazioni, nulla si può ricavare sull’abitato. Di grande
interesse invece un atto di vendita del 1142, nel quale sono menzionate le fortificazioni erette a Novellara dai
Malapresa; questo dato sommato alla citazione di un Castellunculum nel 1106 e nel 1211 ci permette di stabilire
che c’era un gruppo di costruzioni disposto in modo da formare una solida difesa. Il luogo è facilmente identifica-
bile con le case comprese tra via della Libertà, via De Amicis, via del Popolo e via V.di Capua. Ad ulteriore
conferma si tenga conto del muro a scarpa delle costruzioni verso est e del fatto che per tradizione vengono
chiamate le case dei Sessi, la famiglia preminente in Novellara dal XIII secolo prima dell’avvento dei Gonzaga.
Nel corso dello stesso secolo Novellara passava dalla giurisdizione del vescovo a quella del Comune di Reggio.

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La situazione primitiva e il XIV sec.
L’abitato di Novellara, prima dell’avvento dei Gonzaga era costituito, come si è visto, da un gruppetto di case
disposte probabilmente a quadrilatero, di cui oggi restano solo quelle dei lati nord e ovest, che costituivano il
Castelloncolo; una di esse era l’abitazione dei Sessi, famiglia reggiana, filo imperiale, più volte esiliata dalla città,
proprietaria di terre e beni a Rolo oltre che a Novellara. Attorno, casupole a un solo piano costruite con pali, canne
e fango; poco lontano la pieve. Con tutta probabilità a cavallo tra XII e XIV sec. l’insediamento è stato ampliato,
per comprendere anche la chiesa e le altre costruzioni e, circondato da una fossa, che correva circa lungo via della
Libertà, via 4 novembre, via Ariosto, via Costituzione e via De Amicis, con terrapieni e probabilmente palizzate.
La chiesa all’interno del castello era sicuramente dedicata a S.Antonio Abate (venne assegnata ai Carmelitani
quando si stabilirono a Novellara alla fine del ‘400 e intitolata a S. Maria delle Grazie); il Davoli poi riferisce che
esisteva una chiesa di S. Stefano “non lungi da Novellara presso un forte fabbricato nominato il Castelloncolo”.
Infine c’era una chiesa dedicata a San Pietro probabilmente lungo la strada che proveniva dal Borgazzo appena
fuori del fossato presso la porta del paese.
Poco dopo l’inizio della dominazione dei Gonzaga su Reggio, Filippino Sessi, nel 1341, intenzionato a migliorare
le fortificazioni di Novellara, prese accordi col vescovo di Reggio per demolire la chiesa di S.Stefano che si
sarebbe venuta a trovare parte nella nuova fossa e parte nei terrapieni. Gli accordi prevedevano la ricostruzione
della chiesa altrove, ma Filippino non tenne fede all’impegno, probabilmente perchè subentrò Feltrino Gonzaga.
Il nuovo signore che già aveva impegnato uomini e mezzi per la costruzione della rocca di Bagnolo, iniziò la
fortificazione di Novellara con lavori di ampliamento del paese verso sud-ovest, il che portò all’abbattimento
della chiesa di San Pietro per lo scavo delle nuove fosse e l’innalzamento dell’argine, e la costruzione del granaio
(case a ponente di piazzale Marconi); poi nel 1364, si offrì di costruire la nuova chiesa di S.Stefano che fu
innalzata al Molino di sopra. L’anno seguente iniziò i lavori per un nuovo castrum “cum subterraliis et aliis
aedificiis”; frase che deve essere interpretata nel senso di fortificazione di una parte del paese e non di erezione
della rocca, anche perchè i primi materiali, ricavati dalla demolizione della torre delle case dei Sessi, non poteva-
no essere una grande quantità. A proposito di torri non si è ancora potuto stabilire se la torre dei Malapresa fosse
all’interno del Castelloncolo o nell’area dell’attuale cortile della rocca.
La rocca, ambizioso progetto di Feltrino, iniziata forse da suo figlio Guido, venne realizzata in concreto dal nipote
Giacomo. Era comunque terminata attorno al 1450.
Il Malagoli ci ha lasciato la descrizione della casa detta “dei pescatori” proprietà dell’avvocato Borsari in villa
Borgazzo, prossima al paese, costruita attorno alla metà del Trecento: “Tale antica capanna è larga metri quadrati
34,8, le fondamenta sono di pietra ben cotta e calce che sormontano il suolo per un quarto di metro diventando
muro, a cui trovansi appoggiate orizzontalmente per tutto l’intorno travi robusti che sostengono i cosidetti muri di
cinta composti di piedritti, di alghe, di mezze pertiche di salice legate con lazzi di canapa intonacate di terriccio
Sulle due pagine: gli edifici fra via De Amicis e via della Libertà che formavano due lati del "Castelloncolo". Sono
storicamente noti come "Case dei Sessi" perché vi abitò questa famiglia fino alle soglie del Quattrocento . Di
fianco in basso a sinistra l'interno.

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detto malta o melma, intersecati da travetti formando così una palizzata sino al piano superiore; ai quattro lati del
quale e per tutta la loro estensione altri travi orizzontali sostengono il proseguimento del muro di terriccio eguale
al sottoposto, dello spessore, tutto compreso, di centimetri trenta. Il tetto ora è composto di tempie, travetti, legni
e tegole, ma all’epoca di prima costruzione della capanna ho tutta la ferma persuasione che fosse di alghe, di
pertiche di salice e di paglia sovrapostavi. La capanna è composta di una cucina e cantinetta disselciate; mediante
scala a piuoli si ascende al sovrastante piano fatto di assi. Il tutto è reso compatto ed unito da larghi e robusti
chiodi di ferro”.

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Liber focorum, un censimento delle famiglie del 1315, nella edizione settecentesca del Tacoli. Si osservi come la popolazione
gravitava in prevalenza a sud di Novellara,distribuita tra Cortenova e S.Maria della Fossa.(Fotocomposizione elettronica).

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Espansione del XV sec.
Si deve a Francesco I Gonzaga il primo ingrandimento certo del paese; da diversi piccoli proprietari aveva acqui-
stato i terreni confinanti col “campo delle noci” che avrebbero dovuto costituire l’area della piazza e le contrade
del nuovo borgo. Nel 1478 permutava alcune sue possesioni con porzioni di terra, di pertinenza della chiesa di
S.Stefano, costituite dalla “Piazzetta”, dalla superficie che sarà occupata in seguito dai “portici del telonio” e da
quella del futuro “portico lungo” (via C.Cantoni). Le nuove case “...furono fabbricate-scrive il Davoli- del tutto,
o fino al primo piano a spese dei Gonzaga, i quali con una conveniente porzione di terreno nel cortile ed orto, o
canepaio, le cedettero poi in proprietà a chiunque volesse abitarle, sotto l’annuo canone però di uno o due capponi
alla dispensa Gonzaga”. L’anno prima Francesco aveva ottenuto dal vescovo di Reggio il consenso di fondare un
convento per i padri Carmelitani scalzi. In un primo tempo assegnò loro la chiesa che era stata la parrocchiale
all’interno del castello e successivamente ridotta ad oratorio col titolo di S.Alberto, e una casa nelle vicinanze, poi
a partire dal 1480 furono edificati il complesso claustrale e la nuova chiesa; questa occupava l’area dell’attuale via
Lelio Orsi tra ciò che resta del convento, più noto come “casino Chiavelli”, e casa Zanetti. Questa fase durò anche
negli anni di governo di Gian Pietro, cioè fino al 1515. In capo alla Piazza Maggiore si iniziarono nel 1512 i lavori
per la costruzione della nuova parrocchiale che era progettata con la facciata a ponente, cioè all’opposto dell’at-
tuale, ed erano ancora in corso nel 1516 sotto la direzione di un messer Bernardino, quasi sicuramente Campi,
architetto cremonese, “impiegandovi due fornaci di pietra”.
Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca, 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3)
Chiesa di S.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto .Secolo XV

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Espansione della prima metà del XVI sec.
La costruzione delle case e dei portici della piazza proseguì al tempo di Alessandro I, per il lato a settentrione,
fino all’inizio dell’attuale corso Garibaldi, terminando con quello che venne chiamato Arco Dominizio e per il
lato a meridione fino all’altezza dell’odierna via Veneto. Ripresero i lavori attorno alla chiesa nuova della piazza
che fu innalzata fino a dodici braccia dal suolo; chi faceva arrivare la calce da Quistello per le opere murarie era
Bartolomeo Orsi padre di Lelio. Negli stessi anni lavorò a Novellara anche il Correggio che assieme a messer
Latino dipinse le camere del torrione vecchio della rocca.
La configurazione a “maglia ortogonale” è indicativa del concetto militare con cui la nuova città viene progettata
il che è coerente con la professione di uomini d’armi dei Gonzaga dell’epoca. Non a caso si è scritto “nuova città”
perchè questa parte si può considerare un insediamento di nuova fondazione in quanto nasce come “progetto” di
un’area completamente libera e non come completamento del preesistente borgo medievale. E’ ciò che Vespasia-
no Gonzaga farà un ventennio più tardi, intorno al 1550, quando traccerà il piano urbanistico di Sabbioneta
ricollegando la preesistente rocca al borgo medievale.
Nel 1541 Donna Costanza da Correggio vedova di Alessandro I indirizzava al cognato Giulio Cesare una lettera
in cui esprimeva il desiderio di costruire una “poca fabrica ma bellissima; la voglio altetta come sopra una motta,
ma non a due tasselli,...V.S. li pensi un poco, che subito li diamo principio...”. Passeranno cinque anni prima che
i lavori posssano iniziare, ma la residenza in villa, la “delizia” come usava chiamarla, il Casino di sopra divenne
una splendida realtà.
Mappa del centro di Novellara anteriore al 1567, probabilmente ridisegnata da una della prima metà del secolo XVI. Si notino la
chiesa di S. Stefano con ingresso e la torre dalla parte opposta rispetta allattuale, la porta di accesso in corrispondenza dell'incrocio
tra le attuali via Cavour e via C.Cantoni, la porta di accesso al castello all'inizio dellattuale via Gonzaga.

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Espansione della seconda metà del XVI sec.
L’intenzione dei Gonzaga era di allargare il paese con nuove contrade fino alla Piazza del mercato presso il
Molino di sopra; il che fu effettivamente realizzato ad eccezione della contrada che, in prosecuzione a levante
della via del Portichetto, avrebbe dovuto arrivare di fronte alla chiesa dei Cappuccini sul tracciato dell’odierna via
Gramsci. Tale via era sicuramente già iniziata nel 1590 ed era formata da alcune case con portici poste perpendi-
colarmente in fondo alla Contrada di S.Lucia (vennero demolite nel 1834 dopo l’inondazione dell’anno preceden-
te perchè gravemente danneggiate).
Lelio Orsi progettò tutta la nuova sistemazione urbanistica; nel 1557 assunse la direzione dei lavori della chiesa
di S.Stefano facendo demolire quanto costruito fino a quel momento e ricominciandola ex novo. Da una mappa di
fine Seicento si possono ricavare gli elementi sufficienti per effettuare la ricostruzione grafica della facciata della
chiesa così come l’aveva progettata Lelio Orsi.
Iniziò la costruzione del Casino di sotto, del teatro in rocca e del collegio dei Gesuiti. Nel 1585 venne innalzato
il tratto di portico prospiciente Contrada della torre (corso Garibaldi): “ si diede principio al portico cominciando
dov’è l’arco di messer Dominico Busi (arco Dominizio) perfino all’hosteria et casa di Evangelista Bianchi”. La
mappa del 1626, che è riprodotta in copertina, ci mostra chiaramente la situazione urbanistica alla fine del Cin-
quecento.
Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca, 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3)
Chiesa di S.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto, 6) Chiesa collegiata di S.Stefano, 7) Chiesa e convento dei Gesuiti .
Secolo XVI

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Espansione del XVII sec.
Nel 1603 la grande pietà di Donna Vittoria di Capua portò a Novellara dalle catacombe di Roma le reliquie di
S.Cassiano; si apriva così un secolo di fervore, ma anche di rigore, religioso. Nello stesso anno la contessa fondò
il convento dei Cappuccini con la chiesa dedicata a S.Anna. E’ interessante sapere che ottenne il benestare dal
capitolo provinciale dei Cappuccini in deroga alle regole che non prevedevano l’apertura di un altro convento in
questa Provincia Cappuccina. La costruzione era terminata nel 1605 e venne collegata con la piazza da un lungo
portico. Nel 1616 venne fondato all’angolo tra via A.Costa e C.Cantoni l’ospedale per i poveri e nello stesso anno
venne eretta la torre della Collegiata di S.Stefano. Molti lavori di rifacimento e di costruzione di edifici, comprese
le opere di riattamento di appartamenti in rocca furono eseguiti sotto la direzione di G.B.Sormani. Nell’anno
1654 fu posta la prima pietra di due complessi religiosi: la chiesa dei Servi e quella della B.V. della Fossetta. I
padri Servi di Maria a Novellara c’erano già da oltre un secolo e avevano un convento presso la chiesa di S.Antonio
Abate al Molino di sotto, ma chiesa e convento nuovi furono costruiti all’interno del paese per soddisfare la
volontà testamentaria del dott. Camillo Farneti. Quella della Fossetta fu eretta in fondo al viale che in prosecuzio-
ne della Contrada dei Cappuccini era già stato sistemato nel 1642 con lo scopo di collegare il centro con l’argine
della Linarola. Vi si trasferì, nel 1657, l’immagine miracolosa segata dal muro della primitiva cappelletta che si
trovava all’estremità dell’attuale via Indipendenza al suo innesto in strada Provinciale, dove si trova il pilastrino.
Nel 1678 moriva Alfonso II che nel corso dei suoi anni di governo aveva rinnovato i due casini di campagna,
continuato la costruzione di case e portici, riquadrata la piazza fabbricando il portico del telonio, accresciuti gli
appartamenti in rocca. Anche un complesso monastico femminile fu eretto, pur con rinvii e ritardi tra 1668 e
1689, sul lato est della Contrada del gioco del pallone ( via della Libertà) con la chiesa dedicata a S.Teresa che
chiudeva la prospettiva della Contrada di mezzo (via Vittoria di Capua). Sul finire del secolo si iniziò la costruzio-
ne della nuova chiesa dei Gesuiti. L’immediata conseguenza sull’urbanistica fu l’apertura di nuove strade e la
costruzione delle relative case.
Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca, 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3)
Chiesa di S.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto, 6) Chiesa collegiata di S.Stefano, 7) Chiesa e convento dei Gesuiti ,
8) Chiesa e convento dei Cappuccini. Secolo XVII

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Lo stato dell’urbanistica dei secoli XVIII e XIX
Il Settecento è stato qui un secolo di distruzioni. Dal 1701 Novellara era coinvolta nella guerra tra tedeschi e
francesi; le truppe alemanne si accamparono sul territorio e recarono gravissimi danni alla popolazione e alle
cose; distruzioni ancora maggiori portarono i francesi quando saccheggiarono e incendiarono Bagnolo e la sua
rocca. Altri gravi disagi e forti contribuzioni di guerra si ripeterono al passaggio di truppe straniere nel 1710.
Come se non bastasse ci fu un freddo terribile che fece gelare il Po e produsse una pesantissima carestia. L’evolu-
zione urbana di questo periodo è limitata alla costruzione nel 1708 della chiesa del Popolo. Dopo la morte
dell’ultimo conte, Filippo Alfonso, le vicende per la successione nel feudo portarono nuovamente in paese prima
le truppe francesi poi quelle alemanne che, oltre a imporre tasse e contribuzioni, derubarono e distrussero, deva-
stando anche i giardini del Casino di sotto. Alcuni anni più tardi Ricciarda, sorella di Filippo Alfonso, fece
restaurare e modificare la chiesa di San Bernardino, fece costruire il battistero in S.Stefano, il nuovo ospedale in
via Cavour e rinnovare il portico dei Cappuccini. Dopo che il feudo venne devoluto al duca di Modena, qualche
opera venne fatta eseguire dalla duchessa Maria Teresa Cybo come la ricostruzione della chiesa di S.Bernardino,
nel 1758, e di quella di S.Agostino presso il Mulino di sopra, nel 1751.
La rocca, in balía di tutti, subì demolizioni e insulti di ogni genere finchè non venne venduta da Francesco II
d’Este alla Comunità. Il colpo di grazia lo dettero i francesi di Napoleone che oltre a predare opere d’arte si
appropriarono degli immobili e dei terreni già dei Gonzaga e vendettero chiese e conventi a privati: il complesso
dei Gesuiti ad Antonio Greppi di Milano, il convento dei Carmelitani all’ebreo Sinigaglia, quello dei Cappuccini
ai fratelli Taschini.
E’ del primo decennio dell’Ottocento l’esecuzione di una grande carta topografica particolareggiata del centro
storico che ci mostra la situazione urbanistica dell’epoca.
Anche nell’Ottocento, almeno nella prima metà, tra le alterne vicende della dominazione napoleonica prima, e le
Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3) Chiesa di
S.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto, 6) Chiesa collegiata di S.Stefano, 7) Chiesa e convento dei Gesuiti, 8) Chiesa e
convento dei Cappuccini, 9) Santuario della B.V. della Fossetta, 10) Chiesa e convento dei Servi di Maria, 11) Chiesa del Popolo. Secolo
XVIII

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guerre d’indipendenza poi, non ci furono nuove costruzioni, anzi furono di più le demolizioni, tra queste la chiesa
dei Gesuiti nel 1808 e le scuderie nel 1852. Dopo l’unità d’Italia si osserva una ripresa nei lavori: la sistemazione
idraulica del canale della Minara, del ponte sulla Fossetta al termine dell’odierna via Indipendenza, la costruzione
del cimitero di S.Giovanni e di quello di Novellara in villa Borgazzo, del teatro in rocca, del macello comunale in
Cantarana, della stazione ferroviaria; si eseguì la selciatura di diverse contrade.
Espansione del XX sec.
Ancora all’inizio di questo secolo l’attività edilizia era notevole; Celestino Malagoli nel 1907 scriveva in propo-
sito queste note: “ Fra le più recenti costruzioni sono da ricordare: In villa Borgazzo: villino Righi, all’entrata del
paese quasi di fronte alla stazione della ferrovia (oggi Istituto don Iodi); in villa S.Michele: casinetto dei fratelli
Bedogni, di fronte al Casino di sotto; nell’interno: palazzo Bonaretti, in piazza V. Emanuele II; case: Soliani,
Merzi-Davolio, Marzi, Benati, in S.Lucia; case: Lombardini, Slanzi, Fornaciari; salone Gallingani, in via Cavour;
macello pubblico, fatto costruire dal Municipio, in via del Pallone. Furono poi fatti restauri e riparazioni alle
seguenti case: nella piazza V. Emanuele II: Davolio n 4, Neri n 5, Bigi n 10; nel corso Garibaldi: Gherpelli n 9,
Fabbrici n 21; in via Cavour Opera Pia locale n 1, Gianotti n 2, Manghi n 7, Rossi n 11; in via C.Cantoni.
Gianotti n 1, Fornaciari n 7, Marmiroli n 8, Manghi n 10, Malagoli n 20, Ruspaggiari n 22, Fabbrici n 29,
Merzi in Davolio n 31 (antico palazzone costruito nel 1675); in via Santa Lucia: Merzi in Davolio n 2, 4 e 11
Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3) Chiesa di
S.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto, 6) Chiesa collegiata di S.Stefano, 7) Chiesa e convento dei Gesuiti, 8) Chiesa e
convento dei Cappuccini, 9) Santuario della B.V. della Fossetta, 10) Chiesa e convento dei Servi di Maria, 11) Chiesa del Popolo. Secolo XIX

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(palazzone), Altimani n 13 e 15, Lusetti n 17; in via dei Servi: Taschini n 1, Catellani n 3; in via della Zecca:
Neri n 2; in via della Cantarana: Neri n 3; in via del Pallone: Bonaretti n 3 (oratorio delle suore ridotto a
magazzino), in Villa San Michele: Lombardini n 13 ( Casino di sotto), Lombardini n 8 ( casa detta di Sant’Ago-
stino, ove sorgeva la chiesa omonima)”.
Nel 1910, con la demolizione dei portici del Telonio, cominciarono i lavori di costruzione della nuova Cassa di
Risparmio che terminarono nel 1912. La Grande guerra e la crisi degli anni seguenti imposero un pesante arresto
allo sviluppo urbanistico, con la sola eccezione del villino detto “del francese” in via Roma e la realizzazione dei
giardini pubblici per ospitare il Monumento ai caduti , inaugurato nel 1925. E la costruzione delle scuole elemen-
tari nelle frazioni. L’attività costruttiva riprese negli anni Trenta con l’ampliamento delle Officine Slanzi e, per
l’edilizia pubblica, la realizzazione delle nuove scuole in via N.Campanini e delle scuole elementari nelle frazio-
ni, per interrompersi nuovamente allo scoppio della seconda guerra mondiale. Si dovette arrivare alla metà degli
anni Cinquanta per rivedere un po’ di attività. Allora vennero aperte le due vie attraverso l’orto dei Gesuiti, via
Manzoni e via f.lli Cervi, si operarono il prolungamento di via De Amicis e l’apertura di via XXV Aprile per
raggiungere via Costituzione e s’inziarono i lavori del tratto della Circonvallazione da via Veneto alla ferrovia.
Venne inaugurato il nuovo campo sportivo in via Indipendenza.
Con il “boom economico”, e per tutti gli anni Sessanta, i condomini e le villette si può dire che siano veramente
spuntati come funghi. Nei decenni successivi l’edilizia pubblica e privata ha continuato a far crescere il paese e a
rimodernarlo anche se purtroppo si sono persi alcuni edifici storici come il convento e la chiesa dei Cappuccini,
l’oratorio del Carmine, i resti della casa di Lelio Orsi. la chiesa delle monache. La ristrutturazione di numerose
abitazioni private ha portato alla scomparsa di soffitti a travi, travetti e assito, di pavimenti a “quadrelli”, di porte
in legno, caminetti poveri in scagliola, di pozzi a camicia all’interno dei cortili, di bassi servizi con “foren, cius,
poler e canteina”, degli anelli ai pilastri per legare i cavalli. Molto grave è stato il pesante rifacimento o la demo-
lizione di complessi rurali. Fortunatamente oggi c’è una maggiore attenzione per la salvaguardia di questo patri-
monio urbanistico “minore”.
Mappa dell’abitato di Novellara del 1925-30 con i progetti delle nuove strade, alcune delle quali mai state realizzate.

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La rocca
La rocca rappresenta da secoli la sede del potere, è l’edificio attorno al quale gravita la vita politica e amministra-
tiva del paese. Non esiste una data sicura di inizio della costruzione. Quando Feltrino Gonzaga, dopo aver vendu-
to Reggio ai Visconti, decise di fortificare Novellara, dispose che si fabbricasse un nuovo “castrum cum subterra-
liis et aliis aedificis” ma non fa cenno alla rocca, anche se quasi certamente la fece progettare ( non si dimentichi
che aveva già fatto costruire la fortezza di Bagnolo); era il 1371. Probabilmente non vide neppure l’inizio dei
lavori di scavo delle fondamenta perchè, dopo la vendita della signoria, vagò molto per le corti amiche della
pianura padana e morì a Padova nel 1374. Fu suo figlio Guido che provvide, a partire dal 1385, a realizzare
qualcosa in concreto: le fondazioni e lo scavo dei fossati, il consolidamento dei terrapieni attorno al castello. I
lavori alla fabbrica proseguirono per tutta la prima metà del XV secolo e si possono considerare terminati nel
1464. L’edificio era sostanzialmente una robusta fortezza con torri angolari, il muro a scarpa, la merlatura; però
sia Giacomo che Francesco I avendola scelta come propria dimora avevano fatto costruire appartamenti all’inter-
no e con un gusto prettamente rinascimentale avevano preso ad abbellirli. Sicuramente la grande sensibiltà di
Costanza da Correggio influenzò il marito Alessandro I nelle modifiche successive sia della rocca che del paese.
Subito dopo il matrimonio, nel 1518, “messer Antonio e messer Latino con due giovini tutti di Correggio” dipin-
gevano la “ monitione” e la camera del torrione vecchio appena ristrutturati. Dopo la morte del marito, avvenuta
nel 1530, Donna Costanza si impegnò a realizzarne i progetti; così tra 1541 e 1542 fece costruire un secondo
piano con loggia e sala. Poi nel 1546 arrivò da
Reggio Lelio Orsi che divenne l’architetto, il pit-
tore, l’artista di corte. Dal 1563 al 1567 ristrut-
turò e ampliò gli appartamenti, eseguì la decora-
zione delle sale d’onore al piano terreno, ultimò
le decorazioni della loggia, dell’appartamento di
Francesco II, del nuovo teatro. La rocca perse
sempre più la sua funzione di difesa a favore di
quella di residenza signorile.
Sarebbe passato un secolo prima che si eseguis-
sero altri lavori consistenti. Nel 1670 Alfonso II
fece innalzare da G.B.Sormani la torre detta “
Campanone” sulla porta esterna della rocca, “...or-
nata di guglie, di lanterna e di cupola a squama
di pesce con due giri di ben lavorate ringhiere....”,
ed effettuare una nuova sistemazione degli ap-
partamenti in particolare del secondo piano del
lato nord.
Dopo la scomparsa dell’ultimo conte specialmen-
te dopo che, nel 1737, il feudo fu assegnato agli
Estensi, la rocca cominciò a decadere: “furono
La Rocca in una veduta da nord-ovest degli anni Trenta.
Pianta settecentesca della Rocca di mano di Prospero Siliprandi.

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tolti i ponti levatoi, chiusa la sortita a settentrione,....si disfò una parte della quadra che guarda a mezzodì, poi i
corridoi a mattina ed a meriggio coll’abbassare i tetti, si atterrarono i 4 torrioni agli angoli...si devastarono gli
ultimi appartamenti del piano superiore...se ne affittarono le camere a poveraglia che ne imbrattò i muri, distrusse
e portò via tutto ciò che potè....”. Nel 1754 fu acquistata dalla Comunità che prese ad installarvi i propri uffici e le
scuole, e ad assegnare buona parte dei locali a dipendenti comunali per propria abitazione.
Un ultimo importante cambiamento nella struttura della rocca fu apportato negli anni sessanta dell’Ottocento con
la costruzione del teatro; per la sua costruzione vennero demolite le cucine, la lavanderia, la legnaia gonzaghesche
e purtroppo l’antico teatro cinquecentesco, ampiamente decorato da Lelio Orsi.
Oggi ospita il Municipio, la Biblioteca, i Musei Gonzaga e della Civiltà contadina e associazioni culturali.
I portici
“Una costante che esprime in modo particolare il valore scenografico dell’ambiente urbano di Novellara -scrivo-
no P.Bonori e E.Torreggiani- è costituita dai portici mediante i quali l’organizzazione dei tracciati viari si arricchi-
sce anche sul piano planimetrico. Il portico non è costruito soltanto <<per comodo dei servi, ma ancora per
cagione di tutti i cittadini. (L.B.Alberti)>>; oltre che spazio di pertinenza dell’abitazione diventa centro delle
attività quotidiane della popolazione che vi trasferisce le più disparate funzioni, sfruttandone al massimo la dutti-
lità... Il portico si pone come percorso specializzato per il traffico pedonale che risulta così separato da quello dei
carri e delle cavalcature che avviene sulla strada... Tale concetto è espresso dal Palladio quando sostiene che deve
essere diviso <<il luogo per il camminar de gli huomini, da quello che serve per l’uso dei carri, e delle bestie; mi
piacerà che le strade siano così divise che dall’una e dall’altra parte vi saranno fatti i portici, per i quali al
coperto possano andare i cittadini a far negotij senza essere offesi dal sole, delle pioggie e dalle nevi...>>...I
portici della piazza creano effetti di dilatazione spaziale...con intento scenografico e caratteristiche monumentali.
I rimanenti portici risultano più stretti in relazione alla funzione di collegamento fra le abitazioni degli artigiani e
gli edifici con funzione pubblica”. Nella progettazione antica dell’impianto urbanistico di Novellara intelligente-
mente si è tenuto conto di un giusto equilibrio tra spazi pubblici e spazi privati, tra zone scoperte e zone coperte,
che ancora oggi viene rispettato. Alle via e alle piazze si affiancano e si contrappongono i cortili interni e gli orti,
alle chiese, alla rocca, alle scuole si affiancano le case, i bassi servizi, i negozi. Il tutto sempre mediato dai portici.
Intorno al 1560 il Conte ordinava che “tutte le case poste nel Borgo di sopra cominciando dalla casa di m.r
Jacopo Provisionati (il notaio) e venendo sino a quella di m.r Mutio Busi, si dovessero fabbricare fino all’altezza
della casa del cavalier de Becchi”.
Di portici ce ne sono per oltre quattro chilometri e tutti sanno quanto siano comodi per ripararsi dal sole a picco
e dalle intemperie, come rendano agevoli e sicuri gli spostamenti all’interno del paese. Il fondo, non più in terra
battuta, è stato livellato a cemento in questo secolo ad eccezione del portico a nord della piazza che è stato
lastricato a quadroni di pietra serena nell’Ottocento. Le vetrine hanno sostituito le distese di mercanzia che occu-
pavano i portici fino a metà della loro larghezza, i tavolini dei bar han preso il posto dei tavolacci delle osterie e
delle panche addossate ai muri; il passeggio, “la vasca”, è un piacere antico, la gente al tempo dei Gonzaga amava
come noi “ spazziare soto i porteghi”, così come trattare gli affari, il giovedì e la domenica mattina, in piedi, in
punti strategici. Barbieri, sellai, calzolai, falegnami, impagliatori e maniscalchi vi hanno sempre svolto i loro
mestieri anche se oggi pochi sono i superstiti, utilizzandoli come prolungamento della bottega.
Vi si trovano i banchi occasionali delle lotterie e delle vendite di beneficenza delle associazioni e da qualche anno
i banchi del mercatino dell’antiquariato.
Ancora la Rocca ripresa da nord-est nei primi anni Trenta.

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Portici.
Novellara possiede oltre quattro
chilometri di portici.
La prima immagine mostra la
vita sotto i portici negli anni
Cinquanta.

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Le Ville o Quadre
All’origine della dominazione dei Gonzaga il territorio era diviso in cinque ville o quadre: Borgazzo, Reatino,
Boschi, S.Michele e Valle; a queste se ne aggiunse una sesta tra Quattrocento e Cinquecento, i Terreni Novi. Dal
XV secolo, sempre i Gonzaga, ottennero l’investitura delle cosidette Ville Reggiane di cui oggi solo S.Giovanni
e S.Maria fanno parte del Comune.
Borgazzo
Il Borgazzo, intendendo la zona a sud del centro, giace sul primitivo deposito alluvionale lasciato dal Crostolo; la
terra è fertile, percorsa da un canale che ne rende facile l’irrigazione. Poderi e campi qui sono stati molto ambiti
per secoli come provano atti di compravendita fin da epoca antichissima. La strada tutta a curve, che ha dato
origine al detto “ dritt c’me la streda dal Borgas” dimostra ulteriormente che il territorio era suddiviso in moltepli-
ci appezzamenti coltivati e che qui si svolgeva l’attività agricola principale. E’ la fusione tra Corte Nova e Novel-
lara. E’ probabile che i frati della “Badia” di Campagnola abbiano molto influito con la loro opera tra XII e XIII
sec. sulla sistemazione idraulica e del suolo del Bor-
gazzo prima che le le famiglie feudali emergenti, Ses-
si, Lupi, Correggio, Malapresa, se ne impadronissero.
Si noti che l’argine della Fossamana è ancora detto “l’er-
sen di free”. E’ interessante sapere che tra XIII e XIV
sec. il Borgazzo viene denominato “Burgaciun Curtis
Novae” e “Burgacium Nuvelare” con prevalenza nel
tempo sempre maggiore di quest’ultimo, indicandoci
così il periodo in cui il centro degli interessi ha iniziato
a spostarsi verso Novellara.
Fa parte del Borgazzo anche la zona attorno alla Motta,
oggi occupata in gran parte dal Villaggio artigianale,
dove sorgeva la pieve di S.Lorenzo. Qui gli insedia-
menti umani erano favoriti dalla presenza delle “sor-
tie”, le risorgive.
La maggior parte dell’abitato attuale si trova su questa
quadra.
San Michele
La chiesa di San Michele ha dato il nome all’omonima
villa. La dedicazione a un santo per il quale i longobardi avevano speciale predilezione ne fa fissare la fondazione
tra VII e VIII secolo d.C.; la sua dipendenza dalla pieve di Cortenova conferma la posteriorità rispetto a S.Lorenzo.
Secondo il Davoli era “ a mano sinistra, ossia al mezzo giorno della strada che da Novellara conduce alle Ca’
Nove” (via Nova). In effetti nel corso di scavi per la costruzione delle case del cosiddetto “quartiere Copellini”, ne
sono venute alla luce le fondamenta.
Ancora secondo la testimonianza del Davoli, dirimpetto alla chiesa “ a mano sinistra della strada” c’era un antico
fabbricato, circondato da fosse, che poteva essere stata l’abitazione di Sirone de Sirii, signorotto di origine longo-
barda del XII secolo. Il “Castellacium Sancti Michaelis” è nominato in una carta del 1203 come luogo da cui i
reggiani iniziarono lo scavo di un canale navigabile che si collegava al canale di Guastalla.
Reatino
Villa Reatino deriva il nome dalla famiglia Reatini che era feudataria anche della omonima porzione in comune
di Campagnola. Albricone vi possedeva un castello, come risulta dal rogito del notaio Ulrico del 1141, detto
Castellazzo di Reatino o di Campagnola e la sua giurisdizione si estendeva fino alla motta di S.Antonio al Molino
di sotto. Fra parentesi, il Castellazzo fu spianato nei primi anni dell’Ottocento, testimone il Davoli che ne vide i
lavori.
Traduzione dell’atto di vendita del Castellazzo nel quale sono compresi luoghi, strade e canali che interessano
anche il Novellarese.
Nel nome del Signore, anno 1141, 6 marzo, indizione quarta. A voi signori Gherardo e Corrado fratelli da Cor-
reggio, io Palmerio del fu signore Albricone [dei Reatini] da Campagnola nella diocesi di Reggio, che vivo
secondo la legge longobarda, vendo e faccio un documento di vendita del castello e della rocca miei che possiedo
a Campagnola, detti Castellazzo e di tutti i muri, fossi, redefossi, argini, valli, ponti, ponticelli, catene, fortilizi,
munizioni e di tutti i passaggi, telonei, onorari, affitti ed entrate e di tutti i boschi, selve, pascoli, paludi, valli,
Il Borgazzo visto dalla torre di S. Stefano

26
peschiere, riserve di caccia e uccellagione, le vie, navigli, canali, acquedotti e mulini che ho fatto a Campagnola,
e dei poderi e dei mansi che possiedo in tutta la giurisdizione del detto castello, e dei sottoscritti uomini aventi
fortilizi con obbligo di obbedienza, e delle ville, del detto castello, e dei cittadini, dei comitatensi, dei vassalli,
degli uomini di masnada, degli servi e delle ancelle.
Seguono i nomi delle ville tra cui Canolo, Cognento e quelle di Sirone de Sirii con castello, dei Reatini e dei
Mani.
Confini del territorio che si vende con la presente carta: a mezzogiorno Cognento e Canolo di sotto, mediante la
strada; a mattina il mio naviglio e corso d’acqua fino a Fabbrico; a settentrione l’alveo e corso d’acqua della
Parmigiana per il tratto fino al varco dei signori di Reggio; a sera il territorio della villa di Cognento di sotto e
la villa novellarese di S.Michele mediante il canale comune chiamato il bosco e prosegue scendendo fino all’im-
missione nel naviglio che ho fatto costruire a sera presso il mulino non lontano dalla motta di S.Antonio del
territorio di Novellara, salendo lungo il dugale comune fino ai castelli dei signori Mazzoli e Sironi dove il canale
volge ad oriente e raggiunge la via che passa a settentrione seguendoli fino al suo ingresso nell’alveo della
Parmigiana presso il varco delle valli dei signori di Reggio.
Seguono i nomi di coloro che possiedono fortilizi, Malapresa, Della Palude, Sirone de Sirii, Mazzoli, Mani e
Albricone stesso, poi degli abitanti di Campagnola, dei comitatensi, dei vassalli, dei masnadieri, degli ascritti alla
gleba, dei servi e delle ancelle. Il prezzo concordato è di 4000 denari lucchesi. Rogato dal notaio Ulrico.
Boschi
Dopo la caduta dell’Impero romano i boschi e gli incolti avevano riconquistato aree estesissime della pianura; in
epoca longobarda una selva di proprietà regia, si estendeva dalle vicinanze di Reggio fino al Po; essa faceva parte
di una selva più vasta che era sotto la giurisdizione del monastero di Leno di Brescia e arrivava fino al Secchia.
Già allora tuttavia ampie zone erano libere dagli alberi e venivano utilizzate per i pascoli mentre altre venivano
disboscate per il legnatico. Dalla seconda metà del secolo X l’opera tenace di penetrazione da parte di nuove
signorie, come i Canossa, nonchè delle signorie ecclesiastiche, favorirono correnti di immigrazione nelle zone
adiacenti al Po. Il moltiplicarsi delle pievi con relativi insediamenti umani tra XI e XII secolo testimonia un
avviato intenso recupero delle aree a ridosso del Po, facilitato dallo spostamento del fiume verso nord, avvenuto
proprio attorno all’anno Mille. Da questo momento l’opera di distruzione dei boschi per conquistare spazi al-
l’agricoltura crebbe in maniera vertiginosa. Le zone dissodate, i nostri “ronchi o roncaglie” divennero sempre più
Mappa settecentesca di San Michele e di parte dei Boschi .

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frequenti; si iniziarono anche lavori di bonifica. Furono opera sopratutto dei monasteri, delle abbazie, che intorno
alle loro corti raccolsero una vita agricola sempre più intensa.
Anche nel novellarese si ebbero inevitabili massicce riduzioni del patrimonio boschivo con un picco tra la fine
del ‘400 e l’inizio del ‘500. I nostri Gonzaga riuscirono comunque a salvaguardare fino al 1700 un’area a foresta
a sud-ovest del paese, appunto quella da cui ha preso nome l’omonima villa; ciò che era rimasto e cioè circa 40
biolche, fu distrutto nel 1798, così come furono tagliate completamente le macchie del Forcello. Un’altra zona
boschiva in confine con Reggiolo era il Bosco delle Bruciate.
Nel 1406 Giacomo Gonzaga aveva fatto costruire la prima casa colonica in villa Boschi, mentre nel 1574 Camillo
I aveva fatto aprire la strada che attraversava i Boschi e congiungeva Novellara a S.Vittoria.
Valle
La zona paludosa, spesso allagata, a nord-ovest del paese ha dato il nome alla Villa. Questa, assieme alle valli di Guastalla e Reggiolo raccoglieva in origine le acque del Crostolo, del Canale dei molini e del Rodano. Al margine della Valle esiste ancora oggi un luogo detto “il Porto” che ha avuto grande importanza nel passato. Portus
significa traghetto; qui infatti c’erano le imbarcazioni che percorrevano le paludi, raggiungevano altri attrac- chi e collegavano altri centri abitati. Il Porto era collo- cato all’estremità della strada romana che da Reggio arrivava a Novellara e ne costituiva il naturale prolun- gamento verso il Po. Il fatto poi che nella concessione del X secolo sia definito anche “ostium”, cioè porto vero e proprio, significa che era un approdo organizza- to, con un pontile o una banchina in legno e che in epo- ca medievale era collegato a un mercato. Nel corso del Duecento si provvide ad opera dei Reggiani a dare una prima sistemazione idraulica alla zona con lo scavo della Tagliata di Reggiolo, nel 1218, e col cambiamento del
corso del Rodano. Le valli rimasero comunque ampie fino all’epoca delle grandi bonificazioni Bentivoglio. Il marchese Cornelio Bentivoglio, signore di Gualtieri, riuscì a mettere d’accordo tutti coloro che avevano giu- risdizione sulle grandi valli a ridosso del Po e cioè Mantova, Parma, Modena, Novellara, Guastalla e Correggio, per ottenere il primo risanamento delle zone vallive. Le principali realizzazioni per la nostra parte, consistettero nell’inalveare il Crostolo fino al Po facendovi confluire o direttamente o attraverso la Cava e il Canalazzo-Tasso- ne, tutte le acque “alte”. Le acque “basse” invece furono fatte confluire nell’antico letto di Po detto Parmigiana o Fiuma, che a questo fine fu scavato in profondità e per una lunghezza di 20 km. seguendo l’antichisso tracciato della Scalopia. Nel 1564 Alfonso I Gonzaga dava inizio allo scavo del nuovo Bondeno con lo scopo di bonificare
Particolare di una mappa Seicentesca con rappresentazione di zone boschive tra strada Bruciata e Villa Boschi.
Le Valli allagate, in un'immagine degli anni Venti.

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le terre tra Canalazzo e Canale dei Mulini. Tutto que-
sto portò all’acquisto di nuove superfici coltivabili su
cui sorsero le possessioni Ballabene, Bigliarda, Colom-
bara, Daoglia, Pacchiarina, Vallesella, Vezzana e Zo-
bola (nomi derivati dalle famiglie che vi si insediarono
ad eccezione di Colombara e Vallesella il cui etimo non
necessita di spiegazioni). Alla fine del XVIII sec. le
zone paludose erano comprese tra Bondeno, Baciocca
e argine della Gatta. Nel 1861 ancora un quarto del ter-
ritorio comunale era paludoso. Nel 1920 presso la Ri-
viera c’erano ancora 120 ettari di palude che vennero
bonificati nel 1933.
Terreni Nuovi
I “Terreni Novi”, attuale frazione S.Bernardino, furo-
no tra i primi ad essere bonificati dai Gonzaga tra Quat-
trocento e Cinquecento; evidentemente il Canalazzo era
stato arginato a sufficienza da non costituire più un se-
rio pericolo per le terre circostanti, almeno dalla parte
di Novellara. Francesco I vi fece costruire alla fine del
‘400 due grandi case, con relativi servizi, dette le “Co-
stanze” dal nome della moglie Costanza Strozzi. Nel
secolo successivo per volontà del conte Alessandro I
fu innalzata la prima chiesa dedicata a S.Bernardino e,
attorno al 1580, la cascina Vittoria anch’essa dal nome
della moglie di un Gonzaga, Vittoria di Capua. I Gon-
zaga amavano recarsi ai Terreni Novi per cacciare ri-
portandone buoni carnieri di fagiani e “pernigoni” e di
quaglie catturate con le reti.
E proprio ai Terreni Novi fa riferimento una delle pri-
me documentazioni relative alla produzione di formaggio. Giulio Cesare Gonzaga, nel 1529, affittava a Lorenzo
e Antonio Busi figli di Giarono, ebrei, una cascina, i bassi servizi, le vacche, ben 140 fattrici, le bestie bovine e
ampie estensioni prative sul posto, nella valle e altrove con lo scopo, tra l’altro, di produrre il grana. Tra le cose
e gli attrezzi inventariati c’erano anche “caldere, ramine, fassare, asse et tagliero da formazo”.
San Giovanni e Santa Maria
Alle quadre sono da aggiungere le Ville di Santa Maria e San Giovanni che, con quelle di San Tommaso e San Michele, sono sorte in epoca remota come insediamenti rivieraschi del “gurgum” lungo la via di comunicazione tra Reggio e la Fiuma. Il “gurgum” era un invaso piuttosto esteso, che si era formato quando il Crostolo scorreva in questa zona e arrivava fino a Quistello, e che venne mantenuto colmo dal Rodano anche quando il Crostolo cambiò percorso spostandosi nell’ alveo attuale. Il termine deriva dal latino medievale “corgum o gurgum”,
vortice, pozza d’acqua. Il Crostolo seguiva il percorso del canale che da S.Maurizio presso Reggio, passa sot- to l’autostrada, gira intorno a Massenzatico, scende poi tra la chiesa e il cimitero di S.Maria, corre verso Casa- letto, attraversa S.Giovanni al ponte delle Briciole e va a gettarsi nella Fiuma. L’acqua delle piene stagnava qui dall’autunno alla primavera e spesso non si prosciuga- va completamente neppure durante l’estate. Le colma- te naturali, l’opera dei benedettini e l’inalveamento de- finitivo del Crostolo hanno contribuito al prosciuga- mento dell’invaso; l’ultima bonifica è del 1927. Le località “de gurgo”, sulla fossa, vengono nominate per la prima volta in una pergamena dell’ 881. Le chie-
Ancora una veduta delle Valli.
Un casotto al margine delle Valli
L'abside duecentesca della chiesa di San Giovanni della Fossa,
conteneva affreschi del 1280, ora nel Museo Gonzaga.

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se di qui dipendevano dai grandi monasteri, così quel-
la di S.Giovanni era soggetta a Canossa, S.Maria a Bre-
scello (e per completezza, S.Tomaso a San Prospero di
Reggio e San Michele a S.Giovanni di Parma). Le Vil-
le pagavano un tributo alla città di Reggio. Dopo l’av-
vento dei Gonzaga, dal 1449, le parrocchie passarono
sotto la loro giurisdizione, mentre nel 1471 Francesco
I ne ottenne l’investitura in perpetuo da Borso d’Este.
Da allora le vicende di queste piccole comunità sono
strettamenete legate alla storia della contea di Novella-
ra e Bagnolo con la differenza che tutti i fatti negativi
hanno avuto conseguenze assai più gravi. Bastino come
esempio le alluvioni dei campi per le rotte del Rodano
a Bagnolo che riprendeva periodicamente possesso della
“fossa” o del Canalazzo e del Crostolo che invadeva-
no, sommergendole, le terre a ponente.
A San Giovanni esisteva un’antica pieve dedicata al
Battista che nell’ 881 era retta dai monaci di Canossa;
dopo l’apertura della nuova strada per Reggiolo da parte
del Comune di Reggio nel 1224 questa primitiva co-
struzione fu demolita per erigerne una nuova in stile
romanico, presumibilmente attorno al 1270. Rimango-
no oggi l’abside e i frammenti di affresco datati 1280.
Nel 1703 la chiesa di S.Giovanni fu eretta a vicariato;
sotto la sua giurisdizione vennero poste le parrocchie
di S.Maria, S.Michele, Canolo e Cognento. Conservò
tale privilegio fino al 1866 anno in cui passò sotto la diocesi di Guastalla e alle dipendenze di Novellara per
l’amministrazione religiosa. La nuova chiesa, nell'architettura attuale, fu iniziata nell’anno 1900; nel 1945 subì
gravi danni per un bombardamento e venne ricostruita.
Santa Maria si trovava all’intersezione di strade di notevole traffico: prima la Strada vecchia, poi la Strada Nova
da Reggio per Reggiolo in direzione sud-nord, e l’asse Ponte Forca-strada S.Maria, in direzione est-ovest. Que-
st’ultimo raggiungendo da una parte
Villa Seta, Cadelbosco e Villa Argine,
e dall’altra Correggio, collegava le ter-
re che appunto i signori da Correggio
possedvano nel reggiano e nel parmi-
giano. Si aggiunga che anche i Gonza-
ga avevano possedimenti all’Argine e
alla Seta. A confermare l’ampia fre-
quentazione di queste vie sta anche
l’osteria le cui origini si perdono nel
tempo, posta strategicamente nel cro-
cicchio. Una delle più antiche denomi-
nazioni di S.Maria è “de Gurgenzati-
co”, cioè sul Gorgo, ma nella quasi to-
talità dei documenti si trova “de Vezo-
la”. L’attributo deriva da “veza”, corso
d’acqua soggetto a manutenzione da
perte dell’uomo e sulla sua riva era sorta
la chiesa dedicata a Maria. E’ nota anche
una “veza de Curtenova” e a Reggio esiste
ancora una via della Veza, presso il parcheg-
gio in zona Cappuccini, e dietro le antiche
case c’è ancora l’alveo del canale.
Antico portale delle chiesa di San Giovanni della Fossa.
Panoramica di S.Maria della Fossa.
Altra veduta di S.Maria: il viale della stazione

30
Le vie d’acqua
Le vie di terra sono quelle cui siamo abituati e quasi le uniche che oggi percorriamo; nel passato erano invece le
vie d’acqua le più sfruttate sia perchè sempre utilizzabili, sia perchè permettevano di trasportare uguali quantità di
materiali con minor dispendio di energie.
La navigazione sulle acque interne non si praticava soltanto sui grandi fiumi, ma si estendeva anche sui fiumi
minori e sui torrenti. Le paludi, i canali, i torrenti, le anse e gli antichi letti di Po, il Grande fiume e i suoi affluenti
hanno poi insegnato ai “villici palustri”, nostri antenati, a sfruttare le vie d’acqua come vie di comunicazione
comode, rapide e percorribili in ogni stagione e con ogni tempo anche quando i percorsi di terra erano imprati-
cabili per il fango, il che avveniva per almeno sei mesi all’anno, da ottobre ad aprile. La navigazione interna era
capillarmente diffusa, fatta con burchielli, sandali, battelli e zattere. Qualunque canale era nell’uso quotidiano una
idrovia utilizzata per brevi spostamenti di persone e merci. Nel Medioevo le vie d’acqua erano l’unico mezzo per
introdursi nel cuore di ampi spazi incolti, difficilmente raggiungibili per via terra, e sfruttarne le risorse.
Fino al secolo XII la bassa pianura reggiana era percorsa da una sorta di fiumara composta da fiumi e torrenti
senza argini, da vaste paludi con intercalate fitte boscaglie: il cosiddetto fluvius Bondenus. Il corso d’acqua inizia-
va proprio sotto Reggio percorreva la Bassa quindi si dirigeva verso Poggio Rusco, Quarantoli per congiungersi
con la Burana.
Mediante una o più diramazioni il fiume era collegato col Po verso Gonzaga. Fin dal tempo di Berengario, cioè
dal sec. X, questa strata Bondeni, via del Bondeno, era frequentata da numerose imbarcazioni. Da documenti del
periodo 902-913 si desume l’esistenza di un porto fluviale “in villa Gurgo super fluvio Bondeno comitatu regen-
se”, verosimilmente il Gorgo presso Novellara, che il “fidelis” Lupo aveva l’incarico sorvegliare. E nei dintorni di
Novellara era con tutta probabilità il “portum...qui dicitur Fossato cum theloneo et piscacionibus”, il porto fluvia-
le, detto Fossato, con gabella e aree riservate di pesca, che la Chiesa di Reggio otteneva come concessione sovra-
na nel 963. Credo che possa essere identificato con l’attuale località Porto ai margini della Valle. Si è già visto che
in latino portus significa traghetto e ostium porto vero e proprio, attrezzato per il carico e lo scarico delle merci e
quindi collegato a un mercato. L’associazione porto fluviale-mercato è attestata per varie località della pianura
padana ed è anche espressa chiaramente nella concessione a Lupo vista più sopra, che aveva da gestire un mercato
annuale che si appoggiava al suo castrum nei pressi di S.Maria della Fossa.
Dopo l’anno Mille cominciò a prendere forma nella stessa zona il Crustulus magnus che soppiantava il Bondenus
ma continuava a passare per il Gurgum. Dal XII secolo invece passava da Cadelbosco e spagliava nelle valli di
Novellara e in quelle limitrofe o confluiva nel Bondeno presso Reggiolo; questo fino al 1463 quando iniziarono
i lavori di inalveamento.
Dal XII sec. i Comuni cominciarono ad aprire una fitta rete di corsi d’acqua artificiali, i navigli, per collegare le
città della pianura direttamente al Po. Nella Bassa si utilizzarono alvei abbandonati del Crostolo e verso Novellara
quello che sarebbe diventato il Canale dei molini che arrivava al Porto a nord del paese. Nella stessa ottica va visto
il canale concordato con Cremona, nel 1203, dalla chiesa di S. Michele al naviglio di Guastalla “ad eundum et
redeundun cum navibus, et avere et personis”, per andare e tornare con navi mercanzie e persone. Nello stesso
accordo si precisava che le comunicazioni tra Novellara e Reggio dovessero effettuarsi “cum caris” su una
strada, da costruirsi su un idoneo tracciato, che sarebbe poi stata realizzzata nel 1224. Il contrarsi del fluvius
Bondenus e le divagazioni del Crostolo da est a ovest hanno lasciato numerosi scolatori: a mattina la Fossamana
e la Linarola, che drenavano il Gurgum, a sera la Baciocca e il Bondeno vecchio che a sua volta riceve il Fosso
nuovo (di S.Maria), il Sissa, il Bagnolo e vari altri fossi e dugali, che drenavano i Terreni Novi e la Valle. A nord
la Parmigiana, o Fiuma, un ramo di Po abbandonato dal corso principale del fiume, riceve tutti questi canali. Tale
grande invaso venne completamente ristrutturato nella seconda metà del Cinquecento allorchè fu eseguita la
bonifica Bentivoglio. C’è poi il Canale di Novellara che viene da Reggio, passa per Bagnolo, S.Tommaso, S.Maria,
S.Giovanni, Novellara.

31Corsi d’acqua nel Novellarese da Italia delineata del Magini del 1620.
Tutti questi corsi d’acqua venivano percorsi dalle imbarcazioni da autunno a primavera e in particolare si utilizza-
vano il Canale dei mulini per il collegamento con Bagnolo e le Ville e la Linarola per raggiungere la Fiuma e di
qui il Po per tutte le direzioni.
Ancora all’inizio di questo secolo don Clinio Ferretti, parroco di S.Bernardino, per andare a celebrare la messa
alla chiesetta di S. Luigi alla Riviera quando le strade erano impraticabili per il fango, utilizzava un barchino e vi
arrivava via acqua.
Gli Estensi ebbero cura delle comunicazioni per acqua, sistemarono i canali esistenti e i manufatti, ma non co-
struirono nuovi cavi sul Novellarese.
Bondeno è forse il più antico tra gli idronimi locali, ma lo incontriamo spesso tra qui e il ferrarese; significa
profondo nella lingua prelatina padana, come attesta lo stesso Plinio quando parlando del Po afferma che gli
Le grandi valli di Novellara, Reggiolo e Guastalla in una mappa idraulica del XVI sec.; a sinistra dell’abitato di Novellara si vede un
triangolo di terra indicato come Villa di Corte Nuova; a nord di questa saranno ricavati, mediante bonifica i primi Terreni novi.

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indigeni lo chiamavano Bòdincus, cioè il profondo.
La Fossa Linarola, più nota come Fossetta deve il suo nome al fatto che porta-
va l’acqua alle case dove si effettuava la lavorazione del lino.
Fossamana è il canale sul confine con Campagnola; il suo nome deriva dalla
famiglia Mani o Manni di origine correggese menzionata in un documento
del XII sec., o dal fatto di trovarsi a “mane”, cioè a mattina; esiste anche su
alcune carte la denominazione di Fossa Madama.
Il Canale dei Molini partendo da porta S.Croce a Reggio forniva la forza
motrice alle macine di Bagnolo, di S.Giovanni, ai molini di sopra e di sotto di
Novellara e, prima di gettarsi nella Fiuma, a quello di Cataneo o Catanìa.
Sicuramente dal 1421 porta questo nome ma dal XVIII secolo anche quello
ufficiale di Canale di Novellara.
L’acqua del canale fu frequentemente oggetto di lite coi reggiani che, per
ritorsione, la trattenevano impedendo la macinatura.
Il Canalazzo, a ponente, in confine col guastallese era uno dei tanti letti di
Crostolo, scaricava le sue acque nelle valli; in onore del governatore di Reg-
gio che ne volle la sistemazione, dal 1565, prese il nome di Canalazzo Tasso-
ni. Era una importante via d’acqua navigabile anche se un po’ fuori mano per
Novellara. In epoca medievale un Navigium novum, nominato nel 1221 assi-
curava le comunicazioni tra la città, il Novellarese, il Guastallese ed il Reg-
giolese, ma non è stato esattamente individuato.
La Baciocca scavata tra 1531 e 1535 su un alveo più antico, per derivare
l’acqua da Villa Boschi, sembra trarre il suo nome dal latino medievale ba-
culum, bastone, qui però nel significato, altrove conosciuto, di lavoro mal
fatto. Nel 1568 risiedeva a Novellara un Pellegrino Bacchiochi.
Il cavo Sissa originariamente era Dugale Scissa cioè suddiviso in più rami
minori confluenti.
Sebbene in varie epoche i reggiani tentassero di costuire un grande naviglio
attraverso la contea di Novellara e Bagnolo, non riuscirono mai nell’intento
perché i Gonzaga si opposero tenacemente. Temendo forse una pericolosa
penetrazione nel loro territorio ed avendo sufficienti collegamenti col Po e
con gli stati Gonzagheschi ed Estensi, non sentivano minimamente la neces-
sità di un grande cavo sempre navigabile.
Il Canale dei Molini tra Reggio e
Novellara. 1) Mulino di Bagnolo, 2)
Mulino di sopra, 3) Mulino di sotto
Imbarcazione da acqua dolce sulla riva del Po.

33
“Villico palustre”.

34
Dall'alto, antico Mulino sul Po, retro del Mulino di Sopra, retro del Mulino di Sotto.

35
Dall'alto, antico Mulino di S. Giovanni, macine, Mulino nuovo di S.Giovanni.

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37
STRADARIOSTRADARIO

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Via strada piazza
Via deriva dall’omonimo latino che a sua volta discende dall’antico veha (da cui vehere, trasportare) e dall’origi-
nale weghya, strada per carri.
Strada, dal latino strata, per l’esattezza via strata, indicava una via costruita con caratteristiche ben precise; nella
forma più semplice: un sottofondo di ghiaia e un manto di ciotoli o grosse pietre spianati, detto basolato. Avendo
una funzione essenzialmente militare le strade dovevano essere percorribili in qualunque momento e con qualsi-
asi tempo per permettere ai soldati di raggiungere rapidamente i luoghi di operazioni.
Oggi si tende a dare l’attributo di via ai percorsi all’interno degli abitati e di strada a quelli di collegamento tra i
paesi o che si sviluppano attraverso la campagna.
Piazza deriva dal latino volgare platja, dal classico platea, che a sua volta prende dal greco plateia, forma femmi-
nile del sostantivo platys, largo. Stava ad indicare sia il largo spazio del forum dove si tenevano le riunioni, il
mercato, gli affari pubblici e privati, sia l’area libera nel castrum, l’accampamento militare, all’incrocio del cardo
con il decumanus, dove si schieravano e si esercitavano i soldati .

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Alcune doverose ma interessanti note di toponomastica
Scrive Olvieri nel suo Dizionario di toponomastica lombarda: “Da qualche tempo nelle esplorazioni dei nomi
geografici più antichi si ha particolarmente di mira la determinazione delle aree di diffusione dei linguaggi, ad
esempio l’iberico, il ligure, il retico, l’etrusco ecc.”, il che permette spesso di individuare la successione cronolo-
gica dei toponimi.
Per il Reggiano, la maggior parte dei nomi delle emergenze è di origine medievale, sia che si tratti di corsi
d’acqua, strade, costruzioni o agglomerati abitativi. Risalgono a quest’epoca i nomi che ricordano rapporti giuri-
dici con istituti o magistrature, o vengono dal nome latino: vicinia, concilium, consortes, corte, communis, villa,
herbaticum, sorte, braida, fara, marca, o alludono a costruzioni diverse: bastia, camatta, casone, castellaro,
molino, turris, o ad appezzamenti di terreno o condizioni di coltura: circa (confine), novum, novetum, novulatum,
piscale, piscaria, ronco, saltus, tesa, o a condutture, corsi d’acqua, opere idrauliche: conca, dugale, gurgula,
redefosso, tomba, vasum. Abbondano poi i nomi relativi ad edifici sacri o istituti religiosi: abbadia, basilica,
cappella, cella, certosa, collegiata, convento, cura, domus Dei, ecclesia, plebs, titulus. Infine a varie specie di
coltura: canaverra (canepaio), cerchiera (querceto), lovere (roveri), regoleto (roveri), a frequenza di specie ani-
mali averara (cinghiali), luè (lupi), o ad altre caratteristiche espresse da aggettivi: alto, basso, aperto, brus, o da
nomi: isola, regona, vanzo, corrigium, lama, palude, motta, pala, porto, rupta, silice, trezenda, vadum.
Non cessa
l’uso della denominazione dei luoghi per mezzo del nome personale del proprietario, pratica di derivazione romana.
Si rintracciano ancora toponimi di chiara origine latina, in particolare quelli provenienti da nomi di persone, di divinità, di distanze miliari dalle città, di numero di iugeri di una proprietà, di ediifici e attività e numerosi altri: Scandiano, Quingentole, Cognento, area, castrum, fabrica, forum, fullonica, vicus, mercatus, quadra, quadrata
(centuria), quadrivium, lucus, strata. Più indietro si va nel tempo meno comprensibili diventano i termini, anche perchè non se ne conosce il significato originario, tuttavia alcuni sono chiari anche fuori dall’ambiente specializzato: gava (torrente), rodano (torrente),
ganda (pietrame), nava (conca), briva (ponte), brogilo (brolo, frutteto), bunda (fondo, profondo), tegia o attegia (capanna), wald (foresta), gahagium (bosco).
Mi sembra necessario e utile premettere, a grandi linee, qualche spiegazione sulla derivazione dei nomi dei luoghi del novellarese, in questo seguen- do le indicazioni date da Gabriele Fabbrici nel suo prezioso lavoro “Storia del popolamento del novel- larese attraverso i nomi locali”. a) Toponimi romani, longobardi e agionimia I primi, originatisi da presenze di epoca romana, non hanno lasciato tracce che siano arrivate fino ad oggi. Tra ‘400 e ‘500 si avevano ancora un Gazano e un Pinzano,
forse provenienti da un Gaianus
fundus e Pincianus fundus.
Non necessitano di grandi spiega- zioni i nomi di derivazione religio-
La Gatta
La Farnetta

40
sa, mentre è importante rilevare che
dalla intitolazione di un edificio sa-
cro o di un luogo si può risalire al-
l’epoca di fondazione. Ad esempio
S.Antonio Abate, S.Lorenzo,
S.Stefano ricordano un culto che si
diffuse anteriormente alla venuta
dei Longobardi (568 d.C.) mentre
S.Michele, caro ai Longobardi, ne
fa fissare il culto tra VI e VIII seco-
lo.
A proposito di Longobardi, nei se-
coli fino al XVI comparivano spes-
so nei documenti nomi che si pote-
vano far risalire a quel popolo o a
famiglie che vivevano secondo la
legge longobarda. Così abbiamo
Braida o Breda, campo coltivato
vicino a un centro abitato; Gaçolis
e Gaya, siepe, bosco, selva, da cui il medievale latino gajum; una via Gaya era tra S.Giovanni e S.Maria in
direzione ovest; e Cà armanna (in dialetto “cà romana”) forse da arimannus, proprietario di terre longobardo.
b) Toponimi derivati dai dissodamenti, dal disboscamento e dalle condizioni del suolo
Bosco, da cui Villa Boschi e Bosco delle Bruciate che ricordano le ultime distese alberate esistite sul territorio;
Stellaria da hastellaria, canneto, località scomparsa in villa Boschi; Ronchi, Ronca, Ronchelle dal latino medie-
vale runcus, terreno dissodato; si riferiscono al periodo in cui gli abitanti nell’alto Medioevo misero a coltura i
terreni paludosi.
Cantarana, luogo basso e acquitrinoso; con questo termine si individua ancor oggi la parte più antica, del borgo
medievale di Novellara, così detto per la sua vicinanza alle fosse che circondavano il paese. Malcantone, ai
confini con Campagnola, contrariamente a quel che si pensa non indica un fondo poco produttivo, ma un luogo in
“posizione contenziosa” quasi sempre in zone di confine; altra origine del nome potrebbe essere il latino cantus,
svolta lungo una strada o angolo di un terreno. Bugna, prati della Bugna, in dialetto bògna, indicava una vasta
zona paludosa nelle valli, deriva dal latino tardo bunia, otre. Spesso si creavano dei bugni artificiali ad uso di
macero della canapa; ancora alle soglie degli anni Ottanta esistevano a S.Giovanni i “ bugn ed Cucoun”, due fosse
ellittiche poco profonde con un diametro massimo di circa cinquanta metri; anche Conca Nuova indicava un
tempo un bacino idrico a San Bernardino; il podere Fangaia trae il suo nome da fango, mota, ma potrebbe anche
derivare da strada mal tenuta e senza fondo; Ghiarola, Sabbiona e Sabbietta chiaramente indicano materiali
alluvionali presenti nel terreno; Bell’aria, zona poco a sud del Casino di sopra, ricorda il miglioramento dovuto
alle prime bonifiche, così come i Terreni Novi a San Barnardino; infine Sculazzo indica un canale di scolo mal
fatto, in stato di abbandono o cattiva manutenzione. Nel nostro caso sta ad indicare semplicemente il collettore di
acque, così come l’antica Colicaria. E’ curioso che in dialetto il mezzo coppo che si mette in gronda sotto l’ultimo
coppo intero si chiami “sculas”.
c) Toponimi derivanti dalla tipologia abitativa o dell’ insediamento e da particolari manufatti.
Corte Val Comune ricorda i prati che nel 1470 i Gonzaga donavano alla Comunità di Novellara per il pascolo; il
medesimo significato aveva la Averta, località presso le Stanze oggi non più rintracciabile. Sorte individuava una
via e una zona tra strada Levata e strada Cartoccio ancora ben definita nel ‘500; col termine sorte si indicava un
appezzamento di terra di vaste dimensioni; tuttavia una mappa idrografica del XVI secolo, ricopiata da una più
antica, denominava la medesima strada come delle sortie cioè delle risorgive. E in effetti, nel villaggio artigianale
alcuni anni addietro durante i lavori di scavo per le fondamenta di un capannone ci fu una fuoriuscita d’acqua così
abbondante da riempire lo scavo in pochi minuti.
Porto, canale del Porto e Cà dal Port, era un traghetto e scalo fluviale documentato nel 1239, ma di epoca molto
anteriore, inserito nel sistema dei canali navigabili della Bassa. La sua importanza era tale nell’economia della
zona nel Trecento da spingere i Sessi, che ne erano proprietari a intentare causa ai Gonzaga, nuovi e scomodi
feudatari, che ne pretendevano il possesso e i proventi. Il Porto perdette importanza dopo le bonifiche del Cinque-
cento.
Casaletto, dal latino medievale casalicium, indica un gruppo di case coloniche, mentre Barchessa indica un fab-
bricato adibito a riparo, magazzino, ricovero per animali; è un toponimo molto diffuso nell’Italia settentrionale.
Curiosamente in latino classico, le barchesse si chiamavano nubilaria. Ca’ de Coppi nella zona del Carrobbio di
S.Bernardino, ora scomparsa, era un’abitazione coperta con tegole, così rari all’epoca della sua costruzione da
farne un elemento distintivo. Trovandosi in zona di confine poteva essere un posto di guardia.
Gatta da un omonimo termine latino che significa cancello o graticcio potrebbe aver denominato sia un recinto di
una parte boschiva adibito per esempio all’allevamento di maiali allo stato semibrado, sia uno sbarramento alle
acque in una zona, la più bassa della valle, in prossimità dell’antico letto di Po.
Fornace si spiega da sè, ma è interessante rilevare che le fornaci venivano allestite in prossimità delle zone dove
si iniziavano nuove costruzioni; oltre a quella a sinistra di strada Provinciale, scomparsa alle soglie degli anni
La MInara

41
Sessanta, si è conservata la memo-
ria di una in Reatino, circa all’al-
tezza di via Martiri della Bettola,
vicinissima, in linea d’aria al Casi-
no di sotto. Mulino dal significato
altrettanto chiaro si trova ben tre
volte sul territorio novellarese; il più
antico, dal punto di vista documen-
tario è quello di sotto, conosciuto
fin dal XI sec. alla Motta di
S.Antonio poco distante dal porto
sulle valli; fuori del paese, presso
l’antica chiesa di S.Stefano, la piaz-
za del mercato era sorto il Mulino
di sopra, oggi trasformato in labo-
ratorio artigiano, ma ancora in fun-
zione negli anni Sessanta; era il più
grande con cinque macine. Infine a
San Giovanni, a sinistra di via Pel-
greffi, il terzo mulino è l’unico in funzione anche se completamente ricostruito e non più funzionante ad acqua.
d) Toponimi derivati da colture e strumenti agricoli
Linarola o Fossetta trae il proprio nome dal fatto che portava acqua ai luoghi dove si lavorava il lino. Il Macero,
poco distante dalla Bugna, serviva per le prime fasi della lavorazione della canapa. Frassanello e Frassinara
devono il loro nome alla pianta del frassino così come anticamente esisteva un posto in confine col campagnolese
detto Salesazzo derivato da salesacium, campo a salici. Campo delle noci si chiamava l’area su cui sorse la nuova
chiesa di S.Stefano, corrisponde all’attuale Piazza Unità d’Italia. Bilanti, per l’esattezza “i pre dal bilanti”, presso
la Riviera, derivano da pilanti cioè coloro che pilavano il riso, (pilae= brillatoio), ricordandoci che la coltura fu
iniziata molto precocemente nel Novellarese; il 3 agosto 1531, Donna Costanza vendeva ad Alessio Montanari da
Bagnolo “pondera 700 orizi vel risi, brili, pulchri et viridi, conducti in civitate Regii pro precio sol. 23 presentis
monete pro quolibet pondere”, “pesi 700 di riso, brillato, bello e verde, condotti alla città di Reggio al prezzo di 23
soldi della moneta corrente per ciascun peso”. Nel 1575 la zona del Porto era tra le maggiori produttrici di riso del
territorio. Non mancavano poi il podere Oruza (orzo), il fondo Prunello, la località Corbolana.
Di toponimi originatisi da strumenti agricoli non ce ne sono che siano arrivati ai giorni nostri. Da segnalare un
Balansina esistito nel 1543 che ricorda l’attrezzo da pescatore. A questo gruppo possiamo ascrivere i recenti
Macchina a Macchinone presenti nella Valle che ricordano le macchine idrovore che vennero qui impiantate per
prosciugare gli acquitrini.
e) Toponimi derivati da strade, viottoli, costruzioni militari e fortificate.
I crocevia di una certa rilevanza venivano indicati nel medioevo con carrobium; sul nostro territorio è rimasta,
all’estremità di via S.Bernardino, all’incrocio con l’argine Francone, “l’elta di carobi”. Qualcuno ha anche ipotiz-
zato la derivazione da carruvium, via per i carri. Un altro modo per indicare i crocicchi e i bivi era furca, da cui
potrebbero essere derivati il ponte della Forca e la località Forcello, quest’ultimo a San Bernardino dove sorse la
primitiva chiesa dedicata al santo. Via Nova e Strada Vecchia non necessitano di spiegazioni. Posta, ancora pre-
sente in un podere presso il Casino di sopra indica un luogo di cambio di cavalli e barriera daziaria.
Motta, toponimo molto diffuso in tutta Italia, indica sempre un rilievo del terreno su cui si trovava spesso un
insediamento fortificato in varia misura, per proteggere uomini e cose. Per Novellara sono note una Motta di San
Lorenzo, nell’attuale villaggio artigiano, una Motta di S.Antonio un tempo esistente nei pressi del Molino di sotto
e una motta non meglio definita, poco prima della stazione ferroviaria a mattina della provinciale, all’altezza del
secondo passaggio a livello, una Motta I e una Motta II a S.Maria.
Castello da cui sono derivati castellarium e castellunculum, indica un luogo sicuramente fortificato con difese
permanenti. Molto importanti per il nostro paese il Castellarium S.Michaelis, in fondo a Via Nova in direzione
Guastalla e il Castellunculum, il primitivo abitato di Novellara.
f) Toponimi derivati da cognomi e nomi personali
Bernolda, località in confine con Reggiolo, è legata alla famiglia Bernoldis già nota nel 1553: Benedetto figlio
del defunto Domenico de Bernoldis di Mantova prendeva in affitto alcuni terreni dal conte Alfonso I.
Fernetta, più esattamente Farnetta, in villa San Michele, una possessione formata dalla “Farnetta grande” e dalla
“Farnetta piccola”, legata alla famiglia dei conti Farneti, un esponente della quale, Camillo, dottore in legge,
lasciò nel 1637 le entrate della possessione ai Servi di Maria perchè costruissero la chiesa e il loro convento
all’interno del paese .
Minara. I Minari erano una famiglia correggese che si stabilì a Novellara all’inizio del Cinquecento; dai registri
parrocchiali si rileva che nel 1553 Pellegrino battezzava il figlio Battista, mentre negli atti del notaio P.M.Bianchi
troviamo un Federico che riceve la dote della moglie (1554) e un Giberto che stipula un contratto d’affitto (1557).
Zoboli. La denominazione deriva dalla potente famiglia reggiana degli Zoboli che nel corso del Quattrocento
amminstrava parte dei beni terrieri dei Gonzaga.
E così via per Scardovi, Sirona, Negromonta, Bagattina, Pacchiarina.
Case in Cantarana

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Tracce della centuriazione
I percorsi stradali più antichi e riconoscibili giunti fino a noi sono le strade romane, dalle grandi e famose vie
consolari alle strade interpoderali e rurali. Al tempo della conquista della nostra pianura, l’Octava Regio Aemilia,
attorno al 200 a.C., i romani usavano suddividere il territorio e assegnarlo ai coloni che vi si stabilivano. Tale
operazione era detta “centuriazione”. Partendo da due assi perpendicolari fra loro, il decumanus maximus e il
cardo maximus, l’agrimensore conduceva una serie di parallele equidistanti che formavano dei quadrati, le centu-
rie. La maggior parte delle centurie avevano 20 actus di lato, cioè 2400 piedi, o mezzo miglio, circa 710 metri di
lato. La superficie compresa era di 200 iugeri. Ulteriori frazionamenti avevano lo scopo di creare particelle di
terreno, di 2 iugeri (o multipli di 2) da assegnare ai coloni e ai veterani. Le fonti storiche ci fanno sapere che nel
189 a.C., a Modena, su 500 centurie reperibili ne furono assegnate 50 ai duemila coloni ( 5 iugeri); a Parma, 80
centurie sulle 900 reperite per lo stesso numero di coloni. Tutto il restante era per l’Impero, le deduzioni triumvi-
rali e augustee. La centuriazione si completava sul terreno con il collocamento di cippi o segnali, detti “termini”,
negli incroci principali. Poichè praticamente non sono stati trovati termini di pietra in Emilia è probabile che in
epoca medievale siano stati riutilizzati per altri scopi e al loro posto siano stati eretti i pilastrini in materiale
laterizio trasformati poi dai cristiani in tabernacoli.
Questa “quadrettatura” nei nostri paraggi è ben visibile nella zona di Brescello e di Carpi, anche semplicemente
osservando una carta automobilistica.
Per l’Emilia l’espandersi della centuriazione era condizionato dalla natura del suolo e procedeva gradualmente
con la bonifica e la conquista dei terreni. La via Aemilia fungeva da decumanus maximus mentre i primi cardi
vennero tracciati sulle conoidi di deiezione depositate dai corsi d’acqua in direzione della pianura. Proprio le
conoidi furono le prime ad essere centuriate poi vennero occupate le zone interconoidali e infine si è proceduto
verso la bassa pianura rimasta a lungo paludosa.
Lungo le linee della centuriazione correvano le strade, le vie, i sentieri che permettevano i collegamenti, e le
fossae limitales, le linee d’acqua, importantissime per il drenaggio, l’irrigazione e i trasporti; quasi sempre un
sentiero era costeggiato da un fossato e spesso è una strada fiancheggiata da un canale che ci permette oggi di
individuare l’andamento dell’antica centuriazione. D’al-
tra parte la pianura resa abitabile dai romani costituiva
un paesaggio indubbiamente poco differente dalla cam-
pagna attuale: “loci arbustibus et vineis impeditis”, luo-
ghi coperti di vigneti sostenuti dagli alberi, scriveva
Tacito.
Se si osserva l’asse viario Reggio-Novellara si nota che
presenta a distanze precise, multiple del miglio, centri
abitati o emergenze: Pieve Rossa, S.Michele,
S.Tommaso, S. Maria, S.Giovanni, la Motta
(S.Lorenzo), il Molino di Sotto ( Motta di S. Antonio),
il Porto. Ci troviamo indubbiamente di fronte al cardo
che congiungeva la città col ramo di Po nella Bassa.
Da S. Giovanni poi si dirama, con via Levata, un altro
importante asse viario in direzione ovest. E’ evidente
che anche in epoca romana, per ragioni di ordine prati-
co, ci si adattava alla configurazione del terreno per
cui non sempre le misure erano così rigorose e le inter-
sezioni ad angolo retto perfetto; in più venivano pres-
sochè trascurate quelle zone che erano soggette troppo
di frequente alle inondazioni o restavano ricoperte dal-
le acque per troppo tempo come il Gurgum, la Grande
Valle di Novellara, Reggiolo, Guastalla.
Per quanto riguarda il novellarese non ci sono resti così evidenti della “quadrettatura”, ma tracciando sulla carta
le linee che congiungano le centuriazioni di Brescello e di Carpi, e completando il reticolo con linee perpendico-
lari, distanti mezzo miglio romano, si rilevano delle persistenze costituite da tratti di strade, porzioni di canali,
nuclei abitati o toponimi coincidenti perfettamente col tracciato romano. Sicuramente il Crostolo con le sue piene
poderose e le sue divagazioni ha più volte spazzato via la centuriazione, i coloni però erano tenaci e ricostruivano.
Solo il totale abbandono in epoca basso medievale ha fatto sì che molti tratti venissero cancellati irrimediabilmen-
te.
Un’ultima notazione. Lo stradone alberato che collegava il Casino di sopra con quello di sotto era perfettamente
in asse con il cardo, inoltre il Casino di sotto era circondato da fosse di un mezzo miglio di lato; forse si tratta solo
di un recupero di misure classiche ad opera dell’Orsi, ma si è fatta l’ipotesi affascinante che potesse essere il
perimetro di un castrum, un accampamento romano posto alla fine del cardo e al limitare delle valli.
L’area del Casino di sotto da una carta fine Ottocento; le fosse
che circondavano la villa ricordano per caratteristiche e misure
gli accampamenti romani.

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Su una carta topografica al 100.000 sono state tracciate linee che congiungono le porzioni di strade che facevano parte della c enturiazione romana ed evidenziate zone di particolare interesse come l’incrocio al ponte della Forca,
via Levata a S.Giovanni, il Casino di Sotto.

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I cantonieri
Non si può non accennare a quelle persone che hanno eseguito la manutenzione delle strade prima che l’asfalto li
rendesse sempre meno indispensabili: “i stradin o stradaroo”. L’ultima generazione di cantonieri era formata da
Bertazzoni James, Bizzoccoli Amedeo, Lusuardi James (unico ancora vivente), un Montanari, Morellini Nereo,
Righi Guerrino (“Carnera”), un Verzelloni. La zona di S.Giovanni-S.Maria era servita da Pellini Giacomo (“Jac-
mon”) e da un’altro non identificato. I loro compiti principali erano la ghiaiatura delle strade, l’esecuzione dei
tagli ai bordi per lo scolo delle acque e sopratutto lo riempimento delle buche, che con l’avvento delle automobili
divennero più numerose e profonde. Per il 25 Km di strade comunali si impiegavano in un anno 4500 m
3
di
ghiaia, parte dei quali venivano lasciati ammucchiati in apposite piazzole a lato della carreggiata, i “magasin ed
gera”. Oltre ai cantonieri comunali c’erano i provinciali, un esponente dei quali era Razzini Viscardo detto “Pi-
cio”. Della generazione precedente facevano parte Massari Mario, Vittorio Barberini e uno Zini.
In alto cantonieri: Razzini Viscardo “Picio” cantoniere provinciale, Bertazzoni James, Righi Guerrino detto “Carnera”.
Al centro: lavori in via De Amicis; in basso: sistemazione di una strada sul territorio, probabilmente strada della Vittoria.

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Vie Strade PiazzeVie Strade Piazze

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In questa pagina e nella precedente vedute di Novellara anni Trenta.

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Alessandrini Emilio (via)
Località Villaggio artigianale
Magistrato. (1942-1979). Nato a Penne (PE). Laureato in Legge a Napoli; sostituto procuratore della Repubblica,
fu pubblico ministero in diversi processi contro brigatisti rossi ed esponenti di Autonomia Operaia. Giudice con
Gherardo D’Ambrosio nel processo Calvi-Banco Ambrosiano. La sua inchiesta fu interrotta per decisione della
Corte di Cassazione che dispose la competenza del Tribunale di Catanzaro per tutte le indagini in corso sulla
strage di piazza Fontana. Alessandrini conduceva anche indagini su Sindona. Fu assassinato da un gruppo di
eversivi di Prima Linea.
Alfieri Vittorio (via)
Località S.Maria Laterale di Strada Provinciale
Letterato (1749-1803). Nato ad Asti. Dopo l’Accademia viaggiò per cinque anni attraverso l’Europa. Ebbe in
questo periodo intensi e a volte esasperati amori. Rientrato a Torino nel 1772, si dedicò con metodo allo studio dei
classici latini e italiani ed entrò a far parte del gruppo di uomini di cultura che nel corso degli anni Settanta si
veniva raccogliendo e si riconobbe come “homme de lettres”. Fra 1774 e 1775 scrisse la sua prima tragedia,
Cleopatra. Ne avrebbe scritte altre 18 tra cui Filippo, Antigone, Oreste, Bruto I, Bruto II, Saul, La congiura dei
pazzi. Trasferitosi a Firenze vi rimase fino al 1781, trattenuto dall’amore per Luisa Stolberg-Gerden moglie del
conte d’Albany; passò poi a Roma e altrove per seguirla. Nel 1789 era a Parigi dove assistette allo scoppio della
rivoluzione. Stabilitosi definitivamente a Firenze vi rimase fino alla morte. Fu sepolto in S.Croce dove la d’Al-
bany gli fece erigere da Canova un monumento sepolcrale. Tra le opere in prosa meritano di essere ricordate Delle
tirannide, Del principe e delle lettere e la Vita. Per la sua grande avversione alla tirannide contribuì con la sua
opera al risveglio politico dell’Italia.
Alighieri Dante (via)
Laterale di Strada Provinciale
Il maggiore poeta italiano. (1265-1321). Fiorentino, sposò Gemma Donati da cui ebbe tre figli. Fondamentale fu
l’incontro con Guido Cavalcanti (1283), suo maestro spirituale nell’elaborazione di quello stile poetico che Dante
stesso definirà “ dolce e novo”; fu amico di Lapo Gianni e Cino da Pistoia pure poeti stilnovisti. Giovanissimo si
innamorò di Beatrice Portinari, moglie di Simone de’ Bardi, che elesse a ispiratrice di tutta la sua opera poetica e
della prima in ordine di tempo, la Vita nuova. Combattè contro i ghibellini alla battaglia di Campaldino (1289) e
ricoprì vari uffici pubblici in Firenze. Essendo di parte bianca, avversa al papa, fu bandito dalla sua città nel 1302;
vagò per le corti e le città d’Italia, fu sicuramente a Verona, a Treviso e a Bologna, dove prese a comporre il De
vulgari eloquentia e il Convivio. Dove e quando abbia iniziato la stesura della Commedia non sappiamo con
precisione, ma pare intorno al 1307. L’esclusione dall’amnistia decretata a Firenze nel 1311 e la morte di Arrigo
VII troncarono ogni speranza di riappacificazione con la patria. Riparò a Verona presso Cangrande della Scala poi
a Ravenna dove morì per le febbri malariche, continuando ad illudersi di poter tornare a Firenze.

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Allegri Antonio (via)
Laterale di via Costituzione
Pittore (1489-1534). Nato nella vicina
Correggio da questa cittadina prese il
suo nome d’artista. Si formò sulle opere
del Mantegna (aveva lavorato come
affreschista nella chiesa di Sant’An-
drea), subì l’influsso di Leonardo come
bene si rileva dalla Madonna con Bam-
bino e angeli musicanti, dalla Natività
e dalla Madonna del San Francesco.
Succesivamente, nei dipinti degli anni
1515-17, si fanno più evidenti gli ap-
porti della scuola ferrarese ed emilia-
na, in particolare di Dosso: Adorazio-
ne dei Magi, Commiato di Cristo, La
zingarella. Dopo un viaggio a Roma
dove conobbe le opere di Michelange-
lo e di Raffaello, il suo linguaggio si
modificò e si trasformò in una visione
della classicità estremamente vitale che
si sarebbe espressa negli affreschi di
Parma: il soffitto della Camera della
badessa nel convento di San Paolo, la cupola di San Giovanni e la cupola del Duomo e in varie tele tra cui Noli me
tangere, Nozze mistiche di Santa Caterina, La notte e gli Amori di Giove commissionatigli dal duca di Mantova di
cui restano Leda, Danae, Ganimede. A Novellara aveva dipinto da giovane una sala del torrione vecchio della
rocca e i Gonzaga nelle loro collezioni possedevano i dipinti raffiguranti S.Giovanni Battista, Maria Maddalena
con crocifisso in mano, Madonna con Bambino San Giovanni e San Giuseppe, Gesù nell’orto, Venere con Cupi-
do, Venere con amorino in gembo, Sogno e cinquanta disegni preparatori per gli affreschi di Parma.
Allende Salvador (via)
Laterale di via De Nicola
Politico (1909-1973). Nato a Santiago del Cile, di famiglia borghese, si laureò in medicina ma fin da giovanissi-
mo si dedicò alla politica. Marxista fu tra i fondatori nel ’33 del Partito Socialista cileno e nel ’52 divenne
presidente del Fronte di Azione Popolare. Battuto dai conservatori alle elezioni presidenziali del 1958 e del 1962,
vinse, alla testa di una coalizione di sinistra, quelle del 1970. La sua vittoria ebbe vasta eco internazionale perchè
era il primo marxista eletto in un paese dell’America Latina. Gli si riconosce una notevole abilità mediatoria tra le
spinte diverse e contrastanti che premevano all’interno e all’esterno del suo governo. Fu travolto da un golpe
militare nel settembre 1973.
Amendola Giorgio (via)
Laterale di via Einaudi
Politico e scrittore (1907-1980). Nato a Roma. Dopo la laurea in giurisprudenza aderì al Partito comunista. Arre-
stato nel 1932, fu condannato dal Tribunale speciale a cinque anni di confino. Trasferitosi clandestinamente in
Francia vi ricoprì incarichi in seno all’organizzazione del partito. Rientrato in Italia nel 1943 fece parte del Comi-
tato di Liberazione Nazionale di Roma. Entrato nel governo Parri come sottosegretario alla presidenza, venne
riconfermato nel primo governo De Gasperi e in seguito eletto deputato alla Costituente. Nel 1954 assunse la
responsabiltà dell’organizzazione del partito. Rinnovò i vecchi quadri stalinisti con giovani più aperti ai problemi
della vita politica e sociale italiana e negli anni andò sempre più sostenendo l’opportunità della partecipazione dei
comunisti a governi in grado di ristrutturare democraticamente il sistema. Fu anche deputato al parlamento euro-
peo. Tra i suoi scritti si ricordano Comunismo, antifascismo e resistenza, Classe operaia e programmazione
democratica, Gli anni delle Repubblica, Una scelta di vita, Un’isola.
Antonio Allegri: disegno preparatorio per la cupola di Parma. Faceva parte delle
collezioni dei Gonzaga di Nobvellara.

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Argine Francone (via)
Località S.Bernardino
Il contenimento delle acque per secoli ha impegnato le popolazioni delle nostre zone basse e paludose e obbligate
alla costruzione di argini. Questa via, che corre su un’antica arginatura, è nota fin dal 1496. Il nome può derivare
da un’omonima famiglia, ma non vi sono prove certe anche se il toponimo più antico è “Arzene dei Franconi”.
Argine di S.Alberto (via)
Laterale di strada Valle
Costruito al limitare della Valle per riparo dalle acque. Inizia in prossimità della località “Porto” dove era l’attrac-
co delle barche. Ricorda il culto di Sant’Alberto, apostolo dei Boemi, ma nel XV sec.indicava un insediamento
rurale nelle vicinanze.
Arginone (via)
Laterale di strada Borgazzo
Per l’esattezza è la prosecuzione di via Borgazzo in direzione S. Giovanni; per lungo tratto corre sull’argine del
canale detto del Borgazzo. I documenti ne attestano la presenza nel 1538. Nel 1553 Donna Costanza Gonzaga
fece innalzare l’argine per contenere le acque di Frassinara e quelle provenienti dalle rotte del Rodano.
Ariosto Ludovico (via)
Laterale di via Costituzione
Poeta (1474-1533). Nato a Reggio Emilia. Primogenito di una famiglia numerosa, quando morì il padre, dovette
interrompere gli studi per assumersi la responsabilità di mantenere fratelli e sorelle. Fu capitano della rocca di
Canossa poi al servizio del cardinale Ippolito d’Este, svolgendo delicate ambascerie e missioni diplomatiche. Un
viaggio a Roma, nel 1512, per accompagnare Alfonso duca di Ferrara, si concluse con un travestimento e un’av-
venturosa fuga attraverso l’Umbria e la Toscana. Sposò segretamente Alessandra Benucci per non farle perdere
l’usufrutto dell’eredità lasciatale dal primo marito Tito Vespasiano Strozzi. Dal 1522 al 1525 fu governatore della
Garfagnana una regione turbolenta e infestata dai banditi. Trascorse il resto della vita a Ferrara dove finalmente
potè attendere in tranquillità alla revisione dell’ Orlando Furioso che divenne il suo capolavoro. E’ considerato
il maggior poeta italiano del Rinascimento. Scrisse anche Carmina in latino, Satire, Rime in volgare, commedie.
Bandiera Fratelli (via)
Laterale di via Gramsci
Patrioti Attilio (1810-1844) ed Emilio (1819-1844). Veneziani, ufficiali della marina austriaca, fondarono ben
presto una società segreta a carattere unitario e repubblicano denominata “Esperia” che raccolse molti accoliti tra
gli equipaggi veneti della marina austriaca. Dal 1842 si affiliarono alla Giovine Italia entrando in contatto con
Mazzini attraverso l’amico Nicola Fabrizi. Denunciati da un traditore all’ambasciatore austriaco a Costantinopoli
si rifugiarono a Corfù. Da qui partirono nel 1844 con pochi compagni per tentare di sollevare la Calabria; sbarcati
a Crotone furono nuovamente traditi e dopo un combattimento catturati dai borbonici. Vennero fucilati con sette
loro compagni nel vallone di Rovito il 25 luglio.
Bassoli (stradello)
Località S.Maria Laterale di Strada S.Giovanni
Bassoli Giuseppe, partigiano (1918-1944). Originario di Bagnolo. Combattè con la 77 Brigata SAP; fu segreta-
rio del CLN di S.Maria.

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Battisti Cesare (piazza)
A lato della chiesa parrocchiale
già Piazzetta dei morti
Patriota (1875-1916). Di Trento. Per la difesa del Trentino irredento e per il suo ritorno alla madrepatria lottò
dapprima nel campo della cultura, del giornalismo, della politica. Deputato ai parlamenti tirolese e austriaco si
battè con tenacia per l’italianità della sua terra. Scoppiata la guerra passò a Milano e si arruolò volontario negli
alpini; fu catturato dagli austriaci sul monte Corno; riconosciuto fu processato per tradimento e impiccato nel
castello del Buon Consiglio.
La denominazione antica deriva dall’essere stata utilizzata dopo il 1567 e fino al 1821 come cimitero. Coloro
che hanno più di quarant’anni ricorderanno che davanti all’ingresso del vecchio oratorio, sul marciapiede, c’era
un ovale contenente le lettere CC, che stavano per “Cimitero Civile” e che al momento della demolizione dell’edi-
ficio da sotto il pavimento furono estratte grandi quantità di ossa provenienti dagli ossari comuni.
Beato Angelico (via)
Laterale di via Colombo
Pittore. Nome con cui è noto frate Giovanni da Fiesole (1387-1455). Fu nei conventi di Fiesole, Cortona e Foli-
gno. Partecipò al grande rinnovamento stilistico compiutosi a Firenze nei primi decenni del Quattrocento per
opera di Brunelleschi, Donatello, Masaccio. L’artista eseguì numerose pale d’altare tra le quali vanno ricordate il
Giudizio Universale, il Tabernacolo dei Linaioli, l’ Incoronazione della Vergine, l’Annunciazione di Cortona, il
Polittico di Perugia. Dal 1438 al 1447 lavorò nel convento di S.Marco a Firenze lasciando affreschi nella sala del
capitolo, nel chiostro e nelle celle. Fu anche a Roma, in Vaticano, dove eseguì gli affreschi nella cappella di
Nicolò V.
Piazza Battisti a fianco della chiesa di
S.Stefano. Anticamente era la “piazzetta dei
morti” perchè qui e nell’area retrostante
l’oratorio venivano seppelliti i defunti.
Un personaggio caratteristico di piazza
Battisti: Leoni Apollinare “Puliner” il
maniscalco

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Bellini Vincenzo (via)
Località S.Giovanni. Laterale di strada S.Giovanni
Musicista (1801-1835). Di Catania. Nato in una famiglia di musicisti proseguì gli studi a Napoli. Ottenne il suo
primo vero successo a Milano, nel 1827, con Il Pirata. Seguirono La Straniera, I Capuleti e i Montecchi in cui si
osserva la ricerca di nuove tensioni drammatiche partendo dal rapporto testo-musica. Del 1831 sono La Sonnam-
bula e Norma dove ritorna a una vocalità più ricca di ornamentazione, ma dove il “belcanto” viene riproposto in
una chiave di malinconica rievocazione diversa da quella rossiniana. In seguito fu a Londra e Parigi dove conob-
be Rossini e Chopin e compose i Puritani. E’ considerato uno dei maggiori esponenti del melodramma.
Benedetto Marcello (via)
Laterale di via Allegri
Letterato e musicista (1686-1739). Veneziano. Di origini nobili non esercitò l’attività musicale da professionista.
Fu magistrato e provveditore della Repubblica Veneta e camerlengo dogale. Autore de l’Estro poetico armonico,
50 salmi a una e a più voci, di Giuditta, un oratorio, dei Concerti a 5, influenzati da Corelli. Scrisse una satira del
mondo del melodramma, Il teatro alla moda, che prende di mira sopratutto Vivaldi.
Berlinguer Enrico (via)
Laterale di via Nenni
Politico (1922-1984) Di Sassari. Cresciuto in una famiglia di tradizioni democratico progressiste aderì, nel 1943,
al Partito comunista italiano diventandone l’anno seguente segretario della Federazione giovanile della Sardegna.
Fu sempre molto attivo nel settore della gioventù divenendo segretario della FGCI e dirigendo poi la scuola per la
formazione dei quadri del partito. Raggiunse la carica di segretario generale del partito nel 1972. Operò per
consolidare l’autonomia del PCI da Mosca e per migliorare i rapporti con le forze democratiche; alla conferenza
mondiale dei partiti comunisti, sostenne il diritto di ogni partito a perseguire una linea autonoma in base alle
condizioni specifiche dei vari paesi. Nel ’73 propose il “compromesso storico”, un rapporto di collaborazione tra
le sinistre e le forze cattoliche e laiche di centro; contemporaneamente impegnò il PCI in strategie politiche
comuni con gli altri partiti comunisti europei (“eurocomunismo”). Dopo l’esito insoddisfacente delle elezioni
politiche del 1979 rimase alla guida del partito indirizzandolo verso una più forte politica di opposizione al
governo.
Bixio Nino (via)
Laterale di via Cavour
Patriota. (1821-1873). Di Genova. Si arruolò giovanissimo nella marina mercantile finchè, nel 1847, conobbe a
Parigi Mazzini e si dedicò all’attività politica nella sua città natale. Prese parte alla guerra del ’48 e guidò un
battaglione di Cacciatori delle Alpi nel ’59. Fu uno dei capi nella spedizione dei Mille. Combattè a Custoza e
partecipò alla presa di Roma del 1870; nello stesso anno fu nominato senatore. Attratto nuovamente dalla vita
marinara armò una propria nave e si dedicò al commercio. Morì di colera.
Boccaccio Giovanni (via)
Laterale di strada Provinciale
Letterato (1313-1375). Nato a Certaldo (FI). E’ il maggior prosatore italiano del Trecento. Dal padre mercante fu
mandato a Napoli a far pratica in una succursale del banco dei Bardi, qui frequentò l’ambiente colto della corte
angioina e si dedicò agli studi letterari. Tornato a Firenze nel 1340 la sua vita fu angustiata dalle preoccupazioni
economiche fino al 1350, anno in cui, ormai consolidata la sua fama dopo la diffusione del Decameron, fu man-
dato ambasciatore in Romagna. Nello stesso anno si incontrò col Petrarca dando inizio ad una esemplare amicizia
che doveva rivelarsi decisiva quando il Petrarca lo distolse dalla precipitosa decisone, a seguito di una crisi
religiosa, di abbandonare gli studi letterari. Gli incarichi e gli onori dei fiorentini non valsero a sottrarre lo scrit-
tore dalle ristrettezze finanziarie per cui si ritirò a Certaldo dove visse miseramente fino alla morte. Oltre al
Decameron, scrisse opere di narrativa : il Filocolo, il Ninfale d’Ameto, l’ Elegia di Madonna Fiammetta, e poemi:
il Filostrato, il Ninfale Fiesolano, l’Amorosa visione e il Trattatello in lode di Dante.

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Boiardo Matteo Maria (via)
Laterale di via XXV Aprile
Poeta (1441-1493). Conte di Scandiano. Gli anni della giovinezza furono
dedicati agli studi letterari, ma già dal 1460 si trovò a dover governare il
feudo paterno. Nel 1476 si trasferì stabilmente a Ferrara e da lì il duca lo
inviò con varie cariche a Reggio e Modena. Tra le opere minori vanno ricor-
dati i Carmina de laudibus Estensium, le Pastoralia, le volgarizzazioni delle
Vite di Cornelio Nepote e della Ciropedia di Senofonte e il Canzoniere, di
ispirazione petrarchesca, nel quale narra le vicende del suo amore per Anto-
nia Caprara. La sua fama è però legata all’Orlando innamorato, poema ca-
valleresco nel quale si fondono i supremi ideali cavallereschi, il valore guer-
riero e l’amore. Aveva sposato Taddea figlia di Giorgio Gonzaga di Novel-
lara. Della moglie non parla mai esplicitamente nella sua opera poetica; qual-
che studioso nelle ecloghe quinta e sesta la vede,” dopo le corse affannose
della passione” come “il ristoro della limpida e quieta fontana d’amore”. Per la sposa e donna che gli fu a fianco
per tanti anni, anche in momenti molto difficili, il Boiardo usa espressioni affettuose nelle lettere e adotta larghe
e fiduciose disposizioni testamentarie. Nella lettera riprodotta nell'illustrazione più sotto si legge:
Ala mia Magnifica Consorte donna
Thadea Boiarda Contessa di Scandiano
Mia mogliere fati che doman di matina a bonhora Thomaso sia qui nanti et fati ch’el me porta lo instrumento di
la divisione tra el conte Zoanne et mi, rogato per servicio, perchè sono stato citato et bisogna mandare Jacomo
Batanelo et portare dicto instrumento.
Regij li II Marcij 1493 Consors
Matheus Maria
Il 7 marzo 1494 chiedeva al duca Ercole:
Illustrissimo et excellentissimo signore mio.
Io havria bisogno per uno giorno transferirme a Nuvolara, et non m’è parso andarli sancia saputa de la Excel-
lentia Vostra, la quale prego me conceda licentia; nè li andarò se non ho risposta da la Signoria Vostra, a cui me
racomando. servitor
Matheus Maria Boiardus.
Probabilmente anche quella volta era venuto a Novellara per per fare da mediatore nella lite tra Guido Novello
e Marcantonio, fratelli della moglie, e Gian Pietro Gonzaga loro cugino, signore di Novellara.
Profilo del Boiardo da un’antica
incisione.
Lettera del Boiardo, del 2 marzo 1473, alla moglie Taddea Gonzaga di Novellara, con cui dispone che un suo
uomo gli porti un atto notarile di divisione di beni tra lui e il conte Giovanni suo cugino. (Originale in Biblioteca
Panizzi di Reggio E.).

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Boito Arrigo (via)
Laterale di via Costituzione
Compositore, librettista e critico musicale (1842-1918). Padovano. Dopo gli studi al conservatorio di Milano si
recò nel 1861 a Parigi dove conobbe Auber, Berlioz, Rossini e Verdi. Fu una delle personalità più interessanti del
movimento milanese della Scapigliatura. Tentò di introdurre la riforma wagneriana in Italia con l’opera Mefisto-
fele, per il quale aveva scritto sia la musica sia il libretto, ispirandosi al Faust di Goethe, ma la prima rappresenta-
zione a Milano fu un fiasco; ottenne invece il successo con una nuova versione a Bologna nel 1875. Lasciò
incompiuta la sua seconda opera, Nerone. Scrisse i libretti delle opere di Verdi, Otello e Falstaff e della Gioconda
di Ponchielli.
Borgazzo (via)
E’ una delle più antiche del paese, se non la più antica; è infatti la strada vecchia da Reggio. Il toponimo Burga-
cium sta ad indicare un borgo abbandonato o comunque passato in second’ordine; originariamente infatti era il
Burgacium di Corte Nova il primitivo insediamento a sud del paese, che perse via via importanza col crescere di
Novellara, tant’è che nei documenti successivi diventerà il Burgacium Nuvelare.
Ignazio Gherardi, cronista locale, riferisce che ancora nel 1870, d’inverno in alternativa alla strada normale quan-
do questa diventava impraticabile, i pedoni potevano percorrere un sentiero detto “bianca” posto su un dosso che
partendo dalla possesione S.Lorenzo arrivava dietro la chiesa dei Servi. La ghiaiatura di strada Borgazzo fino al
crocicchio per Cognento e San Giovanni e di strada Cartoccio dalla metà dell’Ottocento l’avevano messo in
disuso.
In epoca recente il tratto di strada tra l’incrocio con via Costituzione a quello con via Falasca ha preso il nome di
via Togliatti.
Borgazzo (Viazzola)
Laterale di via Borgazzo
E’ interessante notare che proseguendo idealmente la strada (che termina subito dopo un ponticello nel cortile di
una casa) questa passerebbe a pochi metri dalla Motta. Credo che possa essere identificata con l’antica via delle
Sorti e l’interpretazione del nome ha una strana storia. Si è sempre pensato che derivasse da sorte, appezzamento
di terreno di vaste dimensioni, si è invece trovata una carta idrografica del XVI sec., copia di una carta più antica,
sulla quale la via in parola è indicata come strada delle sortìe, cioè delle risorgive, dei fontanazzi, come si possono
osservare a Campegine. A conferma della presenza di queste sorgenti alcuni anni addietro durante lavori di scavo
per le fondamenta di un capannone, la buca formata dall’escavatore si riempì d’acqua in pochi minuti.
Il Borgazzo dalla torre della chiesa. S’intravede in alto, al centro dell’area che sarà occupata dal PEEP, il caseificio Meschieri con la ciminiera.

54
Borghi don Pasquino (via)
Anche viale della Fossetta
Sacerdote, patriota (1903-1944). Nato a Bibbiano, dopo
l’ordinazione sacerdotale fu missionario in Sudan. Dal
1943 fu parroco a Tapignola. Ebbe rapporti coi fratelli
Cervi e con le formazioni partigiane della montagna e
contatti coi prigionieri alleati. La milizia fascista nel
gennaio del 1944 attaccò la sua canonica dove si trova-
vano i partigiani poi lo raggiunse a Villa Minozzo dove
si era recato a predicare e lo arrestò. Condannato a morte
fu fucilato al poligono di Reggio.
Era il viottolo che dalla fine della contrada dei Cap-
puccini serviva a raggiungere la riva della Linarola dove
si teneva il mercato del bestiame e proseguiva attra-
verso i campi per congiungersi con la strada per Reg-
giolo. Sistemato regolarmente solo nel 1642, divenne
un viale alberato dopo che, nel 1667, fu costruita la
chiesa dedicata alla Madonna della Fossetta, e da allo-
ra ha mantenuto sempre questo aspetto. Ancora nei pri-
mi anni Cinquanta in occasione della fiera di S.Anna
vi si faceva la mostra-mercato del bestiame. con gli
animali collocati fra le piante.
A chiudere la prospettiva del viale è il santuario della
B.V. della Fossetta, di cui si dà qualche nota sotto la
voce Strada Provinciale.
Borgo Nuovo
Area compresa tra corso Garibaldi e via Montegrappa e tra questa e via Costituzione.
Il progetto mirava a creare un complesso residenziale, terziario e commerciale in continuazione del Borgo vec-
chio; qualcosa di nuovo, ma senza alterare l’armonia dell’esistente, con edifici dall’architettura troppo moderna,
almeno dalla parte di corso Garibaldi-via Roma; l’obiettivo era un qualcosa di gradevole in termini di disegno, di
qualità urbana, di arredo. Il risultato può essere sintetizzato nei due ele-
menti emblematici: i portici, presenza costante a Novellara, e il corpo cen-
trale che richiama l’antica possessione Colombara dei Gesuiti. Borgo Nuovo
è sorto dove ci furono le Officine Slanzi. Quando il sindaco Calzari lo
inaugurò disse:” L’area su cui sorge Borgo Nuovo, prima produttiva ed ora
parte vitale del centro urbano, è il segno dei cambiamenti e delle trasforma-
zioni che Novellara ha vissuto nella sua recente storia. La nascita della
Slanzi, gli anni di intensa attività produttiva, il prestigio che il marchio di
questa industria ha saputo raggiungere nel campo dei motori agricoli, l’im-
pegno, la passione e la competenza dei titolari e di tutti coloro che vi hanno
prestato la loro opera, fanno parte di un indimenticato passato, caro ai novellaresi”. Aggiungeva Luigi Slanzi:
“Già prima della grande crisi economica generale degli anni ’80 e di quella aziendale, l’insediamento industriale
che aveva ormai assorbito, in pieno centro, tutta l’area compresa tra corso Garibaldi, via Roma e viale Montegrap-
pa si era dimostrato non più ristrutturabile secondo i canoni di una razionale edilizia industriale, e già allora era
iniziata l’espansione...oltre viale Montegrappa. Il precipitare degli avvenimenti ha reso disponibile la vecchia
area....Unico ed apprezzato distintivo delle radici storiche dell’insediamento industriale è la riproduzione, al cen-
tro della piazzetta di Borgo Nuovo, della ruota dentata simbolo dello storico marchio Slanzi”.
La scultura moderna nella piazzetta che simboleggia il legame tra il passato e il presente, raffigura Camillo I
Gonzaga con gli emblemi dei suoi poteri.
Cavalli e muli del distaccamento d’artiglieria di stanza a Novellara
negli “stalloni” sistemati tra gli alberi del viale.
Viale della Fossetta (via don Pasquino Borghi) in una rara
immagine di inizio secolo.
Il viale della Fossetta dalla torre del santuario della Beata
Vergine negli anni Quaranta.
Il “logo” di Borgo Nuovo

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Borsellino Paolo (via)
Laterale di via Falcone
Magistrato (1940 -1992). Componente del pool antimafia, era stato giudice istruttore, con Giovanni Falcone, del
maxiprocesso di Palermo contro la mafia, nel 1986. Fu vittima, con tutti gli uomini della scorta, di un attentato
mafioso nel luglio 1992 in via D’Amelio a Palermo, pochi mesi dopo l’assassinio del giudice Falcone. Unitamen-
te a Falcone aveva denunziato che nonostante il processo era rimasta intatta la struttura della organizzazione e che
molti capi mafiosi erano latitanti.
Boschi (strada)
Laterale di via Provinciale
Prende il nome dai boschi, che ancora vi esitevano nel 1700, da cui i Gonzaga traevano legna da ardere e da
costruzione e utilizzavano come riserva di caccia. Si veda anche quanto scritto su Villa Boschi.
Boves (via)
Laterale di via Leningrado
Comune del Piemonte, in provincia di Cuneo, ai piedi delle montagne. Centro agricolo specializzato nel settore
ortofrutticolo e con piccole industrie. Dal 1943 al 1945 fu uno dei principali centri della resistenza partigiana del
cuneese e per questo subì devastazioni e stragi.
Brodolini Giacomo (via)
Laterale di via Allende
Politico e sindacalista (1920-1969). Prese parte alla Resistenza e fu membro del Partito d’Azione, lasciato nel ’47
per aderire al Partito Socialista. Fu vicesegretario della CGIL dal 1955 al ’60, poi vicesegretario del PSI dal ’63 al
’66, deputato alla Camera fin dal ’53. Fu ministro del lavoro nel primo governo Rumor. Affrontò con risolutezza
i problemi legati alla riforma delle pensioni, all’abolizione delle zone salariali, all’approvazione dello statuto dei
lavoratori.
Cartolina degli anni Cinquanta con veduta a volo d’uccello delle Officine Slanzi

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Bruciata (strada)
Località S.Giovanni Laterale di Strada Provinciale
Il nome deriva dal medievale brusare, bruciare stoppie per concimare i poderi, da cui il dialettale “bruseda”,
stoppia bruciata. Ancora negli anni Settanta non era infrequente vedere nelle nostre campagne ampie zone di
stoppie date alle fiamme con lo scopo di concimare naturalmente il terreno con le ceneri. E’ interessante sapere
che nella seconda metà del Cinquecento a settentrione della strada, oltre il Bondeno nuovo c’era il Bosco delle
Bruciate. Nel 1927 dopo lo scavo del canale, la strada, che si immetteva perpendicolarmente nella provinciale,
venne deviata per farla passare sul ponte costruito in direzione del viale della chiesa.
Sopra il Bosco delle bruciate in una cartina del Seicento; sotto i Boschi raffigurati in una cartina della “Storia dell’augusta Badia di
S.Silvestro di Nonantola” 1784.

57
Buonarroti Michelangelo (via)
Laterale di via Colombo.
Scultore, pittore, architetto e poeta (1475-1564). Nato a Caprese (AR). Imparò l’arte nella bottega del Ghirlanda-
io. Fu da giovane alla corte di Lorenzo il Magnifico a Firenze dove conobbe anche Poliziano e Giovanni Pico
della Mirandola. Nel 1494 si recò a Venezia poi a Bologna; fu quindi a Roma dove acquistò grandissima fama.
Scolpì la Pietà, il Mosè, il David, le statue delle Tombe Medicee; affrescò la volta e la parete di fondo della
Cappella Sistina col Giudizio Universale e la Cappella Paolina con la Conversione di San Paolo e la Crocifissione
di San Pietro; costruì palazzo Farnese, e la cupola di San Pietro, sistemò il Campidoglio. Le sue Rime sono
ispirate alla profonda amicizia con Vittoria Colonna. I Gonzaga di Novellara possedevano nelle loro collezioni
alcuni disegni di sua mano.
Cabral Amilcar (via)
Località S.Bernardino Laterale di Strada S.Bernardino
Politico (1921-1973). Nato a Bafatà nella Guinea Bissau. Nel 1956 promosse la nascita di un movimento indipen-
dentista di cui divenne in seguito segretario generale. Nel ’63 iniziò la lotta armata per l’indipendenza della
colonia venendo per questo ucciso dalla polizia segreta portoghese. L’anno seguente la Guinea conseguiva l’indi-
pendenza. I suoi scritti sui problemi della lotta anti imperialista ed anti coloniale e sullo sviluppo socialista dei
paesi del Terzo Mondo vengono considerati fra i contributi più interessanti sulla esperienza dei movimenti di
liberazione africani.
Caduti di Reggio (via)
Località S.Maria Laterale di strada Provinciale
Per i primi giorni di luglio del 1960 era stato proclamato uno sciopero generale contro il congresso del Movimen-
to Sociale convocato a Genova e contro il governo Tambroni sostenuto dalla DC e dal MSI. La sera del 4 luglio
una manifestazine a Reggio era stata turbata dal ferimento di un dimostrante e da scontri tra esponenti della
sinistra e missini con intervento della polizia e lancio di lacrimogeni. Per il pomeriggio del 7 luglio era indetto un
comizio. Come d’uso, per ragioni di ordine pubblico, le forze di polizia erano disposte in piazza della Vittoria e in
piazza Cavour. Scoppiarono dei tafferugli, dalle camionette della Celere vennero lanciati candelotti lacrimogeni
poi un’autopompa della polizia prese ad irrorare i presenti, gli agenti spararono in aria, i manifestanti lanciarono
sassi e altri oggetti. Allora i militari, in particolare quelli che avevano sotto tiro piazza Cavour, presero a sparare
ad altezza d’uomo. Ci furono cinque morti, Ovidio Franchi, Lauro Farioli, Afro Tondelli, Emilio Reverberi, Ma-
rino Serri e 21 feriti.
Caldirana (via)
Località Villa Valle
Deriva dal cognome Alderani o Aldirani. Era la casa di questa famiglia e compare nei documenti fin dal XVI
secolo: Cà Alderani.
Corte Caldirana. Il suo nome significa casa degli Alderani.

58
Campanini Naborre (via)
Laterale di via Cavour
Letterato, storico (1850-1925). Nato a Novellara. Lau-
reatosi a Modena fu maestro alla Scuola Normale di
Reggio poi professore all’Istituto Tecnico e Nautico di
Porto Maurizio infine insegnante di lettere all’ Istituto
Tecnico “A.Secchi” di Reggio dove svolse tutta la sua
attività professionale anche come preside.
Ebbe una notevole produzione letteraria che iniziò con
Ricerche intorno alla storia di Reggio e Un commento
alla epistola decima del libro V delle epistole familiari
del Petrarca che gli valse una lode dal Carducci. Ope-
ra di notevole valore fu L’Ars siricea Regii uno studio
sulle vicende dell’arte della seta. Dedicò la sua atten-
zione a illustri reggiani per cui furono pubblicati Viaggi
in Oriente di Lazzaro Spallanzani, Gaetano Chierici e
la Paleontologia italiana, Matteo Maria Boiardo al go-
verno di Reggio. Ebbe un amore viscerale per Canos-
sa; “chi dice Canossa dice Campanini” scriveva Lino
Beccaluva. Ancora oggi la sua Guida storica di Ca-
nossa è considerata opera di primaria importanza.
Fu anche poeta, fedele carducciano; le sue Nuove liri-
che sono ispirate alla realtà di tutte le bellezze e di tutti
gli ideali, mentre Racemi, pubblicate postume, sono
tristi e intrise del “sentire giunta l’ora del trapasso mentre tutto affonda e ruina nelle nebbie del passato”. Campa-
nini va ancora ricordato per l’attività svolta a favore del museo “Spallanzani” di Reggio e per quello di Canossa
aperto nel 1893.
Trecento
Quando mi risvegliai, ch’era il mattino
innanzi al sole e assai havea dormito,
riguardai la mia donna e il corpo fino,
che il letto mi facea tutto fiorito.
Ella giacea nel sonno; haveva il viso
rivolto a me e protendea le braccia,
la dolce bocca atteggiava al sorriso,
e il sen mostrava l’amorosa traccia.
Fui vinto; e appena con novel fervore,
la strinsi e la baciai come disia,
ella che si svegliò, dissemi, amore
questo era lo mio sogno, e sempre sia.
Da "Racemi"
Le scuole elementari occupano il lato nord della via; vennero inaugurate nel 1937 per sostituire le aule che erano
state ricavate nelle sale della rocca. In precedenza, dal 1647 al 1773, erano state gestite nel loro convento dai
Gesuiti, che vi avevano istituito anche corsi superiori.
Canova Antonio (via)
Prosecuzione di via Parmigianino
Scultore (1757-1821). Nato a Possagno (TV). Massimo rappresentante del neoclassicismo italiano. Si formò a
Venezia nell’ambito della tradizione figurativa settecentesca. Nel 1781 dopo aver visitato Napoli, Ercolano, Pom-
pei e Paestum si stabilì a Roma dove iniziò un periodo dedicato all’approfondimento della cultura classica. Qui
realizzò i monumenti di Clemente XIII e Clemente XIV e le prime opere in pieno stile neoclassico, Amore e
Psiche, e Ebe. Nel 1802 Napoleone lo volle a Parigi per farsi effigiare, Canova modellò un ritratto del primo
console e più tardi una colossale statua di marmo. Qualche anno dopo eseguì il celeberrimo ritratto di Paolina
Borghese raffigurandola come Venere vincitrice. Tra i suoi capolavori sono da ricordare ancora, Ercole e Lica,
Dedalo e Icaro, Perseo, Ritratto di Marianna Angeli Pascoli e le Tre Grazie.
Naborre Campanini ritratto accanto ai ruderi della “sua”
Canossa.

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Cantoni Carlo (via)
Laterale di via Cavour
già contrada del Portico lungo
Poeta (1674-1752). Nato a Novellara proprio in questa
via, frequentò le scuole dei Gesuiti ma dovette abban-
donare gli studi per necessità di famiglia e impiegarsi a
Brescia presso un mercante. Circa nel 1714 accettò un
nuovo impiego presso un commerciante di Guastalla
che mantenne fino alla fine dei suoi giorni. Qui fu an-
che maestro di un nipote del suo imprenditore. Accom-
pagnò il segretario del duca di Guastalla in un viaggio
a Vienna e ne fece una piacevole descrizione in rima in
uno scritto a Luisa Bergalli, futura moglie del comme-
diografo veneziano Gasparo Gozzi. A Reggio fu ascritto
all’accademia dei Muti, a Roma a quella dei Pastori
Arcadi, a Mantova a quella dei Timidi. Con Alessan-
dro Pegolotti fondò in Guastalla l’Accademia degli Sco-
nosciuti. La famiglia Cantoni di Novellara si è estinta
con Giuseppe e Teresa nei primi anni dell’800. Delle
sue opere poetiche ci sono rimaste la Poesie, pubblica-
te postume nel 1752, un oratorio per musica, Le gare
della Virtù di S.Luigi Gonzaga coronate dalla gloria e
componimenti inseriti nella prima raccolta degli Sco-
nosciuti.
Un paio di sonetti possono dare un’idea della sua vivacità poetica e dell’impronta umoristica.
Autoritratto
Uom, che già vecchio arma di occhiali il naso
Poichè il fece l’età di vista corta,
Che in negozj distratto ed in Parnaso
Tien fra varj pensier la mente assorta;
Che nel vestire, o sia costume o caso,
Poco attilato la parrucca ha storta,
Che rade volte il bianco mento ha raso,
Che non ha mai un quatrinel di scorta;
Che volea prender moglie e no’l fè poi,
Per non partir le sue miserie in dui,
O per non porsi il bel cimier de’ buoi.
Che sempre faticò pe’ fatti altrui,
Nè cura mai si diè de fatti suoi,
S’io non son quello, chi sarà costrui?
A Domenico Balestrieri per la morte del gatto
I
O Fellifilo (idest del gatto amante) Dimmi: quare versiculi funesti Vuoi ch’io pianga, miserrimo pedante, Fra gli epicedi che all’extincto appresti? Pretendi che qual prefica plorante, Di obscure induto luctuosae vesti, Difunda, al suo sarcofago davante Dolenti querimonie e fleti mesti? Minime: un gatto così strenuo e raro Da noi exige idee d’onor novelle, Unde post fata ancor surga più claro Se l’hai serbata ostendimi la pelle, Cujus virtute a te fu tanto caro Et illam collocabo infra le stelle.
II
Se Omero col palustre alto fracasso Delle rane e de’ topi empì Permesso; S’io pur di raccontar mi presi spasso De topi stessi il general congresso: Se la gatta perduta, afflitto e lasso, Pianse il Coppetta, e la lodò in eccesso; Se un nobil gatto che sen gìo a Patrasso Eccita tanti vati al canto adesso; Fra lor comparir ora ben posso A scriver della Bestia in su l’avello Ch’era un gatto robusto e grande e grosso Giocondo in pace, prode in guerra, e quello Che i pregi suoi fa crescere all’ingrosso Forse più di chi l’ loda aveva cervello.
Ritratto di Carlo Cantoni da un’incisione del Settecento.

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La via in passato si chiamava “ del portico lungo”; qui nacquero oltre al Cantoni, Giuseppe Malagoli e il canonico
Francesco Battistoni, che ci ha lasciato Memorie storiche di Novellara dal 1675 al 1740. A metà circa della via,
sul lato sud, c’è la casa nota ai più come casa Pagani, costruita nel 1675. Fu, nel Settecento, di Bonaventurino
Riva, proprietario della Riviera, e dei suoi discendenti. All’interno un ciclo decorativo di dipinti di Giovanni
Brioni in stile neoclassico iniziale con riquadri in bicromia, inserti policromi a soggetto letterario o paesaggistico,
finti cammei e grottesche che richiamano la Sala del Fico in rocca.
Caravaggio (via)
Laterale di via Colombo
Pittore (1573-1610). Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Nato a Caravaggio (BG). Dopo la morte del padre
andò a Milano come apprendista di Simone Peterzano, quindi a Roma presso Lorenzo Siciliano poi nella bottega
del Cavalier d’Arpino. A questo periodo appartengono il Bacco, il Ragazzo con canestro di frutta, il Bacchino
malato, il Riposo nella fuga in Egitto, i Bari, la Cena di Emmaus. Si formò sulle opere di Moretto, Moroni e Lotto
da cui trasse i fondamenti della “pittura naturale”. La prima impresa in cui l’artista affermò la novità della sua
visione naturalistica è costituita dalle tele dipinte per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi: San Matteo
e l’angelo, la Vocazione di San Matteo e il Martirio di San Matteo. I forti contrasti d’ombra e luce emergono
ancora nella Deposizione nel sepolcro, nella Conversione di San Paolo e in diverse opere aventi la Vergine come
soggetto. Nel 1606 dovette fuggire da Roma per aver ucciso un uomo in una rissa. Si spostò a Napoli, dove rimase
diversi anni e dipinse la Madonna del Rosario e le Sette opere della Misericordia, quindi a Malta, infine in Sicilia
lasciando in tutte le tappe della sua angosciosa fuga nuovi capolavori. Si conviene che la sua arte segnò la fine
della pittura rinascimentale.
Carducci Giosuè (via)
Laterale di via D’Azeglio
Letterato (1835-1907). Nato a Pietrasanta (LU). Il maggior poeta italiano della seconda metà dell’Ottocento.
Insegnante a S.Miniato poi docente di letteratura italiana all’università di Bologna. Gli fu conferito il premio
Nobel nel 1906. Repubblicano negli anni giovanili si convertì poi alla monarchia. Fieramente anticlericale ebbe
però un suo alto senso religioso della vita.
Nella letteratura il Carducci rappresenta la reazione del classicismo al romanticismo scadente. Della sua opera di
prosatore si ricordano i Discorsi storici e letterari, gli studi su Parini, Leopardi, Ariosto, Tasso, Petrarca e Boc-
caccio. Le poesie sono suddivise in: Iuvenilia, Levia Gravia, Giambi ed Epodi, Odi Barbare, e la Canzone di
Legnano. Importante l’Epistolario.
Cartoccio (strada)
Laterale di Strada Provinciale
Il nome di questa strada ha lasciato per diverso tempo
qualche perplessità. Si è accettato convenzionalmente
che derivasse dagli involucri di vari tipi di cereali, in
particolare del granoturco, “scartocc”, come appunto
si denomina la strada abitualmente in dialetto; ma con-
siderando che il mais fu introdotto abbondantemente
dopo la metà del Cinquecento e che invece la strada
era molto antica, i dubbi continuavano a restare. Re-
centemente si è trovato che uno Scartochio era spezia-
le a Novellara alla metà del ‘500 e che prima ancora,
nel ‘300, alcuni appezzamenti di terreno in Borgazzo
confinavano con altri appezzamenti di proprietà della
famiglia Scartochi. Ecco dunque svelato il mistero.
Casaletto (strada)
Località S.Maria, tra via Levata e strada Ponte Forca
Si riferisce ad un tipo di abitazione rurale assai diffuso: casaliciumo casaliculum, gruppo di case coloniche
Località Cartoccio. Il nome deriva dall’antica famiglia Scartochi.

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situate su un medesimo fondo. Nel 1824 fu rinvenuta in Casaletto una tavoletta tufacea, “ posta- scrive il Davoli-
nel mezzo d’un selciato a qualche profondità nello scavare una quercia” che reca l’iscrizione C TINULEUS T F
MINER VOTUM S L M, una tavoletta propiziatoria di Caio Tinuleo a Minerva; e proprio in questa zona sono
stati trovati recentemente resti archeologici che fanno pensare, quanto meno, all’esistenza di una “domus rustica”,
di epoca romana, se non ad una azienda di grandi dimensioni di I secolo a.C.
Casino di sopra (strada)
Laterale di Strada Provinciale
Deriva il suo nome dalla rinascimentale dimora gonza-
ghesca. Nel 1541 Donna Costanza da Correggio, ve-
dova di Alessandro I esponeva al cognato Giulio Cesa-
re la sua idea di costruire una villa lontana dall’abitato:
“voglio poca fabbrica, ma bellissima, la voglio altetta
come sopra una motta, ma non a due tasselli,...V.S. li
pensi un poco, che subito li daremo principio”. Giulio
Cesare però non potè mettervi mano prima del 1546
perchè aveva impiegato molte migliaia di scudi nel-
l’acquisto di un segretariato apostolico e nella ristrutturazione di palazzo Branconio sua residenza a Roma. Però
nel dicembre di quell’anno scriveva a Costanza dandole istruzioni sul luogo dove costruire, sul numero dei mura-
tori e sulla loro paga, sulle modalità di approvvigionamento dei materiali. Stando al contratto di fornitura di
“quadrelli e coppi” del 1549, una parte dell’edificio ebbe un tetto nell’anno seguente. Passato in eredità a Camillo
I, i lavori proseguirono senza inter-
ruzioni; anzi sappiamo dall’agente
Leandro Bracciolo che nell’agosto
del 1556 “...il casino del conte Ca-
millo va su in gran furia, ma dubi-
to che nel più bello vi mancarà pre-
da e calcina...”. Camillo aveva pre-
so moglie da poco quindi aveva an-
cora più fretta che fosse terminato.
E’ tra quell’anno e il successivo che
l’Orsi dipingerà il “salone di rap-
presentanza” con gli affreschi che
si possono ammirare nel Museo in
Rocca. A riprova del completamen-
to dell’opera nello stesso tempo il
conte manifestava in uno scritto al
fratello il desiderio di congedarsi
dal servizio di Carlo V e venire ad
abitare nella sua casa di Novellara
per “godersi la sposa”. La villa restò ai Gonzaga fino all’estinzione della dinastia, passò poi per via ereditaria agli
Este; nel 1773 Maria Teresa Cybo, moglie del duca di Modena la destinò ai Gesuiti come “luogo di villeggiatura
per i novizi”; pervenne poi all’arciduchessa Maria Beatrice. Nel 1797, in epoca napoleonica, fu messa all’asta e
acquistata da Giuseppe Bernard, tant’è che i più vecchi del paese ancora la chiamano il “casino Bernardi”; nel
1861 risultava “di ragione” Reynouard in affitto a Bernard e Dallari; nel 1902 divenne proprietà di Giovanni
Lombardini ed è tuttora un bene di questa famiglia.
Il Casino di sopra era circondato da un
fossato e tra le sue pertinenze c’erano
l’oratorio di S.Lorenzo e i fabbricati
del Serraglio di sotto, demoliti nel 1930
per lo scavo del canale d’irrigazione.
All’inizio della strada, sul lato a mez-
zogiorno, c’è la Rossetta un comples-
so che fa parte degli edifici con diver-
sa funzione dell’originaria tenuta agri-
cola. Il nome deriverebbe dalla fami-
glia Rossetti, detti Gonzaghini, di
S.Tommaso che gestirono il primitivo
caseificio.
L’area del Casino di sopra dalla carta del Sebregondi del 1626.
Sono chiaramente delineati i “giardini all’italiana” sul retro.
Veduta posteriore del Casino di sopra.
Il lato anteriore del Casino di sopra

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Disegno raffigurante lo sviluppo delle quattro pareti del salone di rappresentanza del Casino di Sopra.
Ricostruzione delle quattro pareti con collocazione degli affreschi strappati nell'Ottocento. Le immagini dei riquadri grandi centrali
sono scelte ad arbitrio e non corrispondono alla realtà; quella in basso a destra è ricavata da un disegno dell' Orsi.

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Cavallotti Felice (via)
Località S.Maria. Laterale di strada Provinciale
Politico e giornalista (1842-1898). Nato a Milano. Ancora studente
era entrato nel giornalismo collaborando con alcuni periodici; prese
parte alla terza guerra d’indipendenza. Nel 1873 entrò al parlamento
dove si schierò all’estrema sinistra per le sue idee fortemente demo-
cratiche e repubblicane. Si segnalò come uno dei più brillanti oratori
della camera e tra i più forti oppositori della destra. Avversò il go-
verno di Depretis e la politica di Crispi battendosi sempre per la
difesa delle libertà individuali e di associazione. Il suo carattere for-
temente polemico lo condusse a numerosi processi e ad altrettanti
duelli; fu proprio un duello, contro F. Macola, direttore della Gaz-
zetta di Venezia, che gli costò la vita. Si impegnò in polemiche lette-
rarie sulla questione del verismo e sulla metrica carducciana; scrisse
i drammi Alcibiade, I Messeni, Pericle, Agatodemon, La marcia di
Leonida e i drammi sentimentali Guido, Agnese, Il povero Piero. Da
segnalare La figlia di Jefte e Il cantico dei cantici che fu tradotto in
dialetto milanese e piemontese e rappresentato molte volte.
La via ha ancora l'aspetto di una carraia e conduce ad un'unica
casa, oltre la ferrovia, indicata nelle carte come Motta I. Sulla facciata dell'edificio una lapide ricorda che fu
ricostruito su uno preesistente per volontà del Cardinale Barberini, "abbatie commendator" nel 1678.
Cavour Camillo Benso (via)
già contrada dei Cappuccini
Statista e artefice del Risorgimento. (1810-1861). Gio-
vane studente viaggiò in Svizzera, Francia e Inghilter-
ra per approfondire i problemi economici e sociali po-
sti dalla rivoluzione industriale.Tornato a Torino si de-
dicò alla razionalizzazione del lavoro e delle colture
della sua tenuta di Leri. Nel 1848 fu eletto alla Came-
ra. Fu deputato al Parlamento subalpino, ministro del-
l’Agricoltura e Commercio e delle Finanze. Nel ’52
come presidente del Consiglio dei ministri rinnovò la
struttura dello stato sabaudo e impose il problema del-
l’unità italiana alle grandi potenze. Riuscì ad ottenere
l’appoggio di Napoleone III con l’intervento nella guer-
ra di Crimea del ’55. Dimessosi dopo Villafranca (1859)
tornò al potere l’anno seguente riuscendo ad attuare i
plebisciti di Emilia e Toscana e a dare alla spedizione
dei Mille una facciata di legalità. Proclamato il Regno
d’Italia la morte lo colse mentre studiava la soluzione
della questione romana.
La contrada fu aperta nella seconda metà del Cin-
quecento quando i Gonzaga decisero di ampliare il pa-
ese. Il nome di Contrada dei Cappuccini le fu attribuito
dopo che nel 1603 Donna Vittoria di Capua fece co-
struire la chiesa e il convento per i frati. La contessa
stessa vi si fece seppellire nel 1627 e così pure il figlio
Alfonso Carlo, arcivescovo di Rodi. Con la soppres-
sione generale delle chiese e dei conventi nel 1798 il
complesso fu chiuso per essere riaperto e richiuso a
seguito delle alterne vicende di Napoleone. Riaperto
nel 1819 restò in funzione fino al 1866; dopo questa
data la chiesa, sconsacrata, fu utilizzata come laborato-
rio artigiano e magazzino, il convento ridotto ad abita-
La facciata della chiesa del Popolo è stata parzialmente visibile
durante i lavori di ristrutturazione della casa Lombardini.
L’ex caserma dei carabinieri in via Cavour; nel Settecento era
sede dell’Ospedale.
L'unica casa in via Cavallotti era denominata
Motta I.

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Il portico di via Cavour quando terminava nel
piazzale della chiesa dei Cappuccini,in una
foto dei primi del ‘900.
Il complesso dei Cappuccini in un a celebre foto di Gaetano Gaddi degli anni Sessanta.
zioni; l’orto e giardino retrostante adibito a campo sportivo, il “campo
vecchio”. Il tutto è stato demolito nel 1965. Quasi tutti i quadri della
chiesa sono entrati a far parte della raccolta municipale.
In via Cavour si trova anche un altro edificio sacro, la Chiesa della Beata
Vergine del Popolo. Scarsamente visibile la facciata per la poca ampiez-
za della via se ne rileva la presenza sotto il portico per le tre serie di
gradini di marmo che immettono nella chiesa e nelle abitazioni adiacenti,
poi per il portale ligneo borchiato. Già a metà del ‘600 nello stesso luogo
era stata iniziata una chiesa da dedicare a S. Bernadino da Siena, ma i
lavori andarono a rilento. Nel 1702, Camillo III per adempiere ad un
voto fatto per una grave malattia del figlio la fece terminare e vi fece
trasportare l’affresco della Beata Vergine della Neve tolto dal muro late-
rale della Porta che chiudeva il castello (all’nizio dell’attuale via Gonza-
ga). Custodisce praticamente intatti gli affreschi, i dipinti, gli arredi ori-
ginali del Settecento e un pregevole bassorilievo in terracotta della metà
del Quattrocento raffigurante S.Bernardino da Siena.
In direzione nord, a sinistra, c’è l’edificio, noto alle ultime generazioni
come caserma dei carabinieri, che è stato per oltre un secolo sede del-
l’ospedale. Ricciarda Gonzaga, duchessa di Massa, scrive il Davoli, “fece
fabbricare un nuovo ospitale per gl’infermi di Novellara e Bagnolo nella
Contrada dei Cappuccini, accrebbe la sua dote di mille zecchini e fu aperto
il primo gennaro 1766; e se la fabbrica non riuscì perfetta ciò accadde per
l’imperizia e mal intesa economia de’ suoi ministri in Novellara, non per
difetto della Sovrana, la cui intenzione, anzi volontà espressa, era che si
spendesse per provvedere il paese di tutto finchè essa viveva”. Nel 1873
fu spostato da qui all’ex convento dei Servi.
Per un discreto numero di anni tra Settecento e Ottocento la via si è chia-
mata “del Popolo” dalla omonima chiesa.
Una curiosità: da un documento risulta che nel 1787, proprio come oggi,
esistevano a metà contrada “ due piccole botteghe, una ad uso di calzola-
io, l’altra di barbiere”.
Il retro del convento e della chiesa dei Cappuccini in una foto di Duilio Bartoli al momento della demolizione.

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Cellini Benvenuto (via)
Laterale di via Colombo
Orafo e scultore (1500-1571). Fiorentino, è uno degli ingegni più vivaci della cultura artistica del Cinquecento.
La fama che ci è giunta è legata alla sua autobiografia, Vita scritta da lui medesimo, alla aggressività del suo
carattere, alle risse e agli omicidi che lo costrinsero a cambiare spesso città. Fu a Bologna, Napoli, Mantova e
Roma; in questa città soggiornò dal 1523 al 1540 dove godette della protezione di Clemente VII e Paolo III.
Partecipò alla difesa di Castel S.Angelo durante il sacco del 1527 e menò vanto d’aver ucciso il contestabile di
Borbone comandante degli assalitori imperiali. Coinvolto in omicidi e scandali, nel 1540 passò in Francia, dove
eseguì la grande scultura in bronzo la Ninfa di Fontaibleau e la famosa Saliera in oro e smalto, tornando a
Firenze cinque anni dopo, dove per incarico di Cosimo de’ Medici realizzò il Perseo. In una prosa vivace sono i
Due trattati, dell’oreficeria e della scultura.
Cerlini Aldo (via)
Località S.Maria Laterale di Strada Provinciale
Letterato e storico (1880-1961).Nato a Novellara da Francesco e Ruozi Pia. Laureato nel 1903 quindi diplomato
alla Scuola di Archivistica e Paleografia di Firenze, fu docente di Paleografia e diplomatica nelle Università di
Pisa, Genova e Roma. Fu chiamato a ordinare la Biblioteca Maldotti di Guastalla.
Ha lavorato alla fine degli anni Trenta sui documenti dell’Ar-
chivio Gonzaga di Novellara, riordinandoli e creando un pre-
ziosissimo schedario delle lettere, composto da oltre 27.000
schede. Numerose le sue pubblicazioni specifiche di paleogra-
fia tra cui, di interesse prettamente reggiano, Fra Salimbene e
le cronache attribuite ad Alberto Miglioli, Le Gesta Lombardi-
ae di Sagacino Levalossi e Pietro della Gazzata, Consuetudini
e Statuti Reggiani del XIII secolo. Innamorato della storia reg-
giana e novellarese scrisse articoli divulgativi sulla rivista del Touring Club Italia-
no e il libro, diffuso a livello nazionale, Storie e leggende dell’Appennino e del
Po, contribuendo alla conoscenza storica e artistica del nostro paese. Di lui ha
lasciato scritto Ugo Gualazzini:”...ebbe un garbo ed un sottile umorismo tutto
emiliano, scaturenti da un fondo di romanticismo sincero. Come reggiano, spe-
cialmente nelle opere divulgative, egli ha nobilitata la sua terra natia. Le sue ope-
re, spesso più geniali che erudite, sono scritte con garbo. Alcuni saggi, nati per
occasionali celebrazioni o con il sapore della notazione giornalistica, trasferiti in più acconcia sede hanno sempre
mantenuto il carattere originario anche se l’apparato critico ne ha elevato e impreziosito il valore”.
Cervi fratelli (via)
Laterale di via Costa
Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore.
Componenti di famiglia contadina di Campegine che lavorava un fondo a Praticello di Gattatico. Il capofamiglia,
Alcide, antifascista del primo dopoguerra, inculcò nei figli le proprie idee di opposizione alla guerra e al regime.
I Cervi si adoperarono per diffondere questi concetti nelle campagne, invitando i contadini a organizzarsi. Dopo
l’8 settembre 1943 accoglievano e rifocillavano in casa gli alleati e i soldati sbandati e cercavano di procurarsi
armi e vettovaglie. Aldo si recò anche a Cervarezza con alcuni alleati e altri compagni per prendere contatto con
i partigiani della montagna. Riuscirono a recuperare pochi materiali ed armi assaltando la caserma dei carabinieri
di Toano; qualche tempo dopo fecero altrettanto, travestiti da tedeschi, con quella di San Martino in Rio. I movi-
menti sospetti attorno alla loro casa e la delazione fecero sì che nel novembre 1943 l’abitazione venisse circondata
dagli uomini della milizia e, dopo l’incendio di un’ala dell’edificio e una sparatoria, fossero costretti alla resa.
Trasportati nelle carceri di Reggio vi rimasero fino alla fine di dicembre avendo il tempo di sollecitare un tentati-
vo di fuga organizzato dall’esterno. A seguito però dell’uccisione del segretario comunale di Bagnolo, il Tribuna-
le Straordinario pronunciò una sentenza capitale contro di loro. Furono fucilati la mattina del 28 novemnbre 1943.
Il padre rimasto in carcere non apprese subito la notizia, i suoi compagni di prigionia gliela nascosero lasciando-
gli credere che fossero stati traferiti a Parma.
La via venne aperta nei primi anni Cinquanta attraverso l’orto dei Gesuiti mediante la demolizione di parte del
muro di cinta e della prima casa della Contrada di S.Lucia.
Ritratto di Aldo Cerlini e suo profi-
lo caricaturale (per gentile conces-
sione della Biblioteca Panizzi di
Reggio E.)

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Cervi papà (via)
Laterale di via Togliatti
Padre dei fratelli Cervi (1875-1970). Nato a Gattatico. Catturato nel novembre 1943 e incarcerato con i figli
approfittando di un bombardamento aereo, nel gennaio ’44, riuscì a fuggire dalla prigione e tornare a casa. Solo
un mese e mezzo dopo la moglie gli disse della fucilazione dei figli. Fu consigliere comunale dal 1946 al 1960 e
presidente dell’Alleanza contadini reggiana e nazionale.
Chierici Gaetano (via)
Laterale di via Cimabue
Sacerdote, paletnologo (1819-1886). Svolse un ruolo di rilievo nella sensibilizzazione del clero alla causa nazio-
nale, cadendo più volte nel sospetto della chiesa. Ebbe spesso attriti col duca di Modena come quando, nel 1848,
diffuse un proclama in latino fra i soldati inviati dall’Austria nel ducato, o quando dieci anni più tardi riuscì ad
impedire l’abbattimento, ordinato da Francesco V, della porta di Santa Croce a Reggio. Ritiratosi dalla vita poli-
tica attiva si dedicò alla paletnologia; eseguì accurati scavi archeologici. Pubblicò assieme a P.Strobel ed L.
Pigorini il Bullettino di paletnologia italiana. Studiò in particolare le terramare emiliane; i materiali da lui rinve-
nuti costituirono il primo nucleo di un museo che porta il suo nome in seno al Museo civico di Reggio.
Un omonimo Gaetano Chierici, (1838-1920), nipote del precedente, fu ottimo pittore. Nato a Reggio, studiò belle
arti prima nella sua città poi a Bologna e a Firenze. Produsse molti quadri ispirandosi volentieri alla vita campe-
stre, alle scene familiari, specialmente ai bambini, e curando i dettagli. Fra i dipinti che gli diedero la celebrità: I
primi passi, La pappa, I figli del soldato, La madre ammalata, I dispiaceri dell’infanzia, Chioccia che difende la
covata. Espose le sue opere anche all’estero. Convinto assertore del socialismo fu molto sensibile ai problemi
della sua Reggio diventandone anche sindaco.
Chiesa Damiano (via)
Località San Giovanni. Laterale di Strada provinciale
Patriota (1894-1916). Di Rovereto; studente a Torino
fu tra i fondatori del giornale interventista L’ora pre-
sente. Arruolatosi sotto falso nome nell’esercito italia-
no fu fatto prigioniero dagli austriaci durante un’azio-
ne in Val Lagarina. Riconosciuto fu processato per tra-
dimento e fucilato a Trento.
È la strada che conduce alla chiesa. L’antica viabi-
lità dalla Strada Vecchia seguiva per un tratto via Pel-
greffi, piegava a nord sulla riva della Fossa, costeggia-
va sui lati sud e ovest le muraglie dell’antico cimitero
(che nella sede attuale esiste dal 1861), intersecava l’at-
tuale via D.Chiesa e andava a raccordarsi con strada
Bruciata. Un viottolo ghiaiato, ancora esistente negli
anni Sessanta, partendo da dietro la torre raggiungeva
Via Damiano Chiesa a San Giovanni in una cartolina degli anni
Trenta. La chiesa gravemente danneggiata nel corso di un
bombardamento alla fine della guerra, sarà ricostruita ex novo
negli anni Cinquanta.
Per aprire via F.lli Cervi fu demolita la casa dei Soliani di fronte
a via Cantoni. La via avebbe attraversato l’antico orto dei Gesuiti
in prossimità del “ peschirone”.

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via Pelgreffi passando dietro il lato est del cimitero.
La chiesa, ricostruita dopo la guerra, essendo stata dan-
neggiata da un bombardamento, sorge sull’area del pre-
esistente edificio del XIII sec. Dipendeva dal monaste-
ro di S.Giovanni Evangelista di Parma e passò sotto la
giurisdizione dei Gonzaga nel Quattrocento assieme alle
altre chiese delle Ville reggiane. L’abside antica, con-
servata a ridosso dell’esterno dell’abside attuale, era
affrescata; i dipinti, datati 1280, sono stati staccati e
fanno bella mostra di sè nel locale Museo Gonzaga.
Cilea Francesco (via)
Laterale di via Costituzione
Musicista (1866-1950). Nato a Palmi (RC). Frequentò il consevatorio a Napoli. La rappresentazione della sua
prima opera, Gina, nell’ 89, gli procurò un contratto con l’editore Sonzogno e portò al successo di Tilda. Fra i
rappresentanti più significativi della scuola verista la sua produzione si delineò in soggetti ad alto potenziale
drammatico espressi nei suoi capolavori L’Arlesiana e Adriana Lecouvreur. Intensa fu la sua attività didattica
presso i conservatori di Napoli e Firenze e, come direttore, a Palermo e Napoli.
Cimabue (via)
Laterale di via M.Polo
Pittore (1240ca-1302). Fiorentino. Nome con cui è noto Cenni di Pepo. E’ l’artista cui si deve il definitivo supe-
ramento della tradizione figurativa bizantina. Svolse la sua attività a Firenze dove realizzò il Crocifisso di S.Croce,
i mosaici del battistero, a Pisa dove eseguì il San Giovanni nel mosaico absidale, a Roma dove fece le decorazioni
dell’antica basilica vaticana, ad Assisi dove dipinse gli affreschi della Crecifissione e della Madonna con San
Francesco nelle basiliche. Alla Galleria degli Uffici è conservata La Vergine in trono, al Louvre una Maestà . E’
tradizionalmente indicato come maestro di Giotto.
Cimarosa Domenico (via)
Laterale di via Mascagni
Musicista (1749-1801). Di Aversa (CE). Dal conservatorio di Napoli uscì come eccellente violinista e ottimo
cantante. Tra i più importanti della scuola napoletana, rinnovò l’opera buffa. Compose una settantina di opere e un
numero imprecisato di cantate, oratori, cori, musica da camera e strumentale. Scrisse anche il trattato Per appren-
dere la musica. Fu musicista di corte a Pietroburgo dal 1787 al 1791. A Vienna compose e fece rappresentare, nel
1792, Il matrimonio segreto, che già i contemporanei ritennero il suo capolavoro. Ebbe la stima di Goethe, Sten-
dhal e Beethoven. Fra le migliori opere comiche: L’Italiana in Londra, Giannina e Bernardone, Le trame deluse,
Le astuzie femminili. Morì esule a Venezia avendo perso il favore dei Borboni per essersi compromesso con la
Repubblica Partenopea.
Cimitero (viale)
Prosecuzione di via Toscanini
Inizia all’incrocio con via Puccini. In origine compren-
deva anche via Toscanini e partiva da via Costituzio-
ne con un cancello in ferro battuto sostenuto da pila-
strini di pietra serena. Conduce al Camposanto. Que-
sto cimitero fu completato nel 1880, anno in cui fu be-
nedetto e aperto. Ha una chiesa fiancheggiata da due
fabbricati un tempo abitazioni del custode e del necro-
foro. Sulla facciata della chiesa sono poste le lapidi com-
Vecchi e nuovi tracciati delle strade di S.Giovanni in prossimità
della chiesa. (Ricostruzione di G.D. Ghizzoni da“Storia di un prete
e di un paese”).
L’ottocentesca chiesa del cimitero.

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memorative di Storchi Pietro comandante della guardia civica e della guardia nazionale, comandante di soldati
alla battaglia di Solferino, podestà di Novellara nei primi anni dell’Unità nazionale e Prospero Ruozi, archivista e
protocollista comunale, economo del Monte di pietà e dei grani, autore di memorie storiche locali, morto di colera
durante l’epidemia del 1855 mentre si prodigava nell’ assistenza ai malati nel lazzaretto al Casino di sotto.
In epoca napoleonica era stata estesa anche all’Italia la legislazione francese che imponeva di costruire i cimiteri
almeno 200 metri fuori dell’abitato, sicchè, nell’ottobre 1818, iniziarono i lavori per la costruzione di un nuovo
cimitero fuori dal paese nei pressi della conceria, a ponente dell’attuale stazione ferroviaria. Aveva un muro di
cinta, un porticato con tombini, cappella e casa per il custode e oggi non ne resta traccia. Per ragioni a me ignote
dopo pochi decenni fu presa la decisione di costruire l’ attuale sul lato opposto del paese.
Colombo Cristoforo (via)
Strada per Reggiolo
Navigatore (1451-1506). Genovese, Fin da giovane navigò per conto dei mercanti genovesi che avevano varie
filiali nel Mediterraneo. Stabilitosi a Lisbona navigò nei
paesi della sponda orientale dell’Atlantico comprese le
Canarie e la Guinea. Intuì da vari indizi che c’era terra
non troppo lontana di là dall’oceano. La sua idea di rag-
giungere le Indie navigando verso occidente fu rifiutata
dal re del Portogallo, ma accettata dai sovrani di Spa-
gna, dove si era trasferito nel 1485, che gli fornirono le
navi per tentare l’impresa. Nel 1492 effettuò la traver-
sata e arrivò all’isola Guanahani, da lui battezzata San
Salvador, creduta terra asiatica. Aveva invece scoperto
l’America. Nel corso di quel suo primo viaggio appro-
dò anche a Cuba e Haiti. Nei tre viaggi successivi sco-
prì le Piccole Antille e la Giamaica e costeggiò l’Ame-
rica Centrale fino alla Colombia. Morì a Valladolid non
avendo la certezza d’aver scoperto un nuovo continente. Nel suo ultimo viaggio, nel 1498, quando giunse alle foci
dell’Orinoco, aveva scritto nel suo diario alla data 15 agosto: “ ...penso che questo sia un grandissimo continente
sconosciuto fino ad oggi...queste vaste terre sono un altro mondo”.
La strada porta questo nome fino alla sua estremità in direzione Reggiolo in località “Bettolino”. Il nome deriva
chiaramente dall’osteria esistente da epoca immemorabile al punto d’incontro delle strade di tre stati antichi
confinanti: la contea di Novellara, il ducato di Mantova e la signoria di Correggio.
A brevissima distanza c’era, alla “Testa”, l’attracco delle barche che percorrevano la Fiuma.
Costa Andrea (via)
già contrada delle Beccherie
Politico socialista (1851-1910). Nato a Imola fu allievo di Carducci e condiscepolo del Pascoli. Fu segretario di
Bakunin, aderì ai gruppi internazionalisti scrivendo sui giornali Fascio operaio e Martello. Arrestato a Bologna
Il viale durante la solennità dei defunti negli anni Venti.
Il Bettolino

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nel 1874, dopo aver scontata la pena emigrò a Parigi
dove nuovamente fu arrestato e condannato in seguito
alla legge sugli Internazionalisti. La crisi del suo pen-
siero politico lo fece passare dall’anarchismo al socia-
lismo riformistico per cui, tornato in Italia, fondò la
Rivista internazionale del socialismo e la rivista Avan-
ti!. Nel 1882 fu eletto primo deputato socialista del par-
lamento italiano. Da allora svolse una coraggiosa, ap-
pasionata e intelligente opera di critica e stimolo delle
classi lavoratrici. Scrisse diversi libri tra cui Il 18 mar-
zo e la Comune di Parigi e Bagliori di Socialismo.
Il nome antico di via delle Beccherie, cioè macellerie,
non necessita di alcuna spiegazione. Fino a pochi anni
addietro di macellerie ce n’erano ancora due.
Nella via meritano di esssere ricordati due edifici:
l’ospedale vecchio e il cinema Verdi.
Camillo II per far innalzare la nuova torre della colle-
giata di S. Stefano dalle fondamenta doveva trasferire
altrove l’ospedale che si trovava a lato della chiesa, per
cui fece fabbricare “l’ospitale degli infermi” all’estre-
mità della Contrada lunga; “lo dotò a rogito Camillo
Borri del 19 apr.1616, ne ottenne l’erezione canonica,
lo dedicò a S. Tomaso d’Aquino, della cui famiglia era
parente Donna Caterina sua sposa “ e nello stesso lu-
glio vi fece trasportare gli infermi. Il Cinema teatro
Verdi venne allestito tra 1920 e 1921, nel palazzo a tre
piani, sul lato ovest della via, sede, all’inizio del seco-
lo, del Partito Socialista, dopo dopo che Lombardini
interruppe l’attività del cinema Elios in piazza. Oltre le
proiezioni cinematografiche ospitò spesso rappresen-
tazioni teatrali, riviste, spettacoli di carnevale, recite
scolastiche Sono rimaste famose le apparizioni di attori famosi quali Renato Rascel, Mario Carotenuto, Alighiero
Noschese e Virna Lisi negli anni Cinquanta-Sessanta. E’ stato chiuso nel 1982.
Costituzione (via)
anche via Circonvallazione
Ricorda l’atto fondamentale dell’ordinamento dello Stato italiano, entrato in vigore l’ 1-1-1948. La Costituzione
si compone di 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali. Dedica la prima parte al regolamento dei diritti e
dei doveri dei cittadini, la seconda all’ordinamento della Repubblica .
Nota anche come Circonvallazione, nel tratto tra l’incrocio con via Veneto e quello con via Indipendenza era la
strada che correva all’esterno delle fosse che circondavano il paese; i restanti tratti furono aperti tra gli anni
Cinquanta e Sessanta.
Croce Benedetto (via)
Laterale di via Costituzione
Filosofo, storico e critico (1866-1952). Di Pescasseroli (AQ). Nella prima giovinezza andò a Roma dove conobbe
e frequentò Antonio Labriola, che esercitò su di lui una decisiva influenza. Nel 1886 si stabilì a Napoli dedicando-
si alla ricerca storica ed erudita; nacque così La storia ridotta sotto il concetto generale dell’arte. Intorno alla
rivista La Critica si svolse tra 1903 e 1917 la battaglia per il rinnovamento della filosofia italiana in senso
antipositivistico e in tal modo Croce diventava una delle voci più cospicue della cultura. Come politico fu strenuo
difensore dell’idea liberale; senatore nel 1910, ministro della Pubblica istruzione nel 1920-21, ministro senza
portafoglio nel 1943-44.
Croce concepisce tutta la realtà come storia, cioè come opera dello spirito umano (storicismo assoluto); la filoso-
fia non viene intesa come studio di oggetti trascendenti, ma si risolve in metodologia della storiografia. Tra le sue
opere: Filosofia dello spirito, Saggi filosofici, Scritti di storia letteraria e politica tra cui la Storia d’Italia dal 1871
al 1915 e Storia d’Europa nel sec. XIX.
Cinema Verdi
Casa all’incrocio di via A.Costa con via C. Cantoni dove era
sistemato il seicentesco “Ospitale delli infermi”.

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Curie Pierre e Marie (via)
Località S.Maria Laterale di via Ponte Forca
Chimici e fisici. Pierre (1859-1906). Nato a Parigi. Esordì nel 1880 con studi di cristallografia e sulla piezoelettri-
cità. Nel 1895 sposò Marie Sklodowska ( Varsavia 1867-1934); da quel momento si occupò in stretta collabora-
zione con la moglie di radioattività. Marie intraprese nel 1897 gli studi per una tesi di dottorato sul fenomeno,
scoperto l’anno prima da Becquerel, dell’emissione spontanea di radiazioni ionizzanti da parte dell’uranio. I
coniugi riuscirono ad isolare da un minerale chiamato pechblenda un elemento fino ad allora sconosciuto, il
polonio e, poco dopo, il radio. Nel 1903 ricevettero il premio Nobel per la fisica. Dopo la morte di Pierre, Marie
che gli subentrò nella cattedra di fisica alla Sorbona, ottenne con A.Debierne il radio metallico; ciò le valse un
secodo premio Nobel, questa volta per la chimica. Tra le sue opere: Trattato di radioattività, L’isotopia e gli
elementi isotopi, Radioattività.
Dachau (via)
Zona di via Leningrado
Città della Baviera a pochi chilometri da Monaco, di circa 30.000 abitanti con industrie meccaniche, elettriche e
alimentari. Tristemente famosa per un campo di concentramento nazista istituito nel 1933. Vi morirono oltre
trecentomila persone.
D’Azeglio Massimo (via)
Strada provinciale per Guastalla
Politico, pittore, scrittore (1798-1866). Nato a
Torino visse in Toscana, a Roma e a Milano.
Sposò una figlia del Manzoni, Giulia. Nel 1833
pubblicò Ettore Fieramosca o la Disfida di Bar-
letta. Più maturo il successivo romanzo Nicco-
lò de’ Lapi. Due opuscoli politici uscirono tra
’46 e ’47. Partecipò alla prima guerra d’indi-
pendenza come aiutante di campo del generale
Durando e fu chiamato alla presidenza del Con-
siglio da Vittorio Emanuele II, poi sostituito da
Cavour. Scrisse negli ultimi anni della sua vita I
miei ricordi. Come pittore dipinse una serie di
studi di paesaggio che rivelano un gusto sicuro
del colore. Un disegno minuzioso e calligrafico
caretterizza invece i suoi molti quadri storici per
i quali andò famoso: La disfida di Barletta, La
battaglia di Legnano, La morte di Montmoren-
cy.
All’inizio della via sul lato nord un viale di
platani conduce al Casino di sotto. Costruito at-
torno agli anni Sessanta del Cinquecento per
volontà di Alfonso I Gonzaga e della moglie Vit-
toria, fu la dimora preferita dei signori sino al-
l’ultima discendente, Maria Beatrice d’Este ar-
ciduchessa d’Austria. Progettato da Lelio Orsi,
vi lavorarono valenti muratori e artigiani gui-
dati da mastro Barbone da Lugano. Aveva giar-
dini, boschi, peschiere, fontane e aranciaie; nelle sale e nelle gallerie erano conservate le raccolte d’arte formate
da dipinti, statue, marmi, mobili, porcellane, vetri e argenterie in grande numero e di grandissimi artisti. Nell’ot-
tobre 1796 vi fece sosta Napoleone col suo stato maggiore. I suoi funzionari provvidero a mettere all’asta quei
capolavori, oltre che a razziarli personalmente. Abbandonato a se stesso anche dopo la Restaurazione estense,
subì ancora spoliazioni, manomissioni e demolizioni; il fabbricato attuale è circa un terzo dell’originale. Nel 1834
e nel 1855 vi fu allestito il lazzaretto nel corso delle epidemie di colera. L’ultimo proprietario francese è stata la
signora Lucia Fortunata Isabella Raynouard di Marsiglia che l’ha ceduto a Giovanni Lombardini all’inizio di
questo secolo. All’interno si conservano alcune sale affrescate e decorate a stucchi.
L'area del Casino di sotto dalla mappa del Sebregondi del 1626. Si noti
il bosco creato dai Gonzaga sul retro della villa.

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De Amicis Edmondo (via)
già Contrada di S.Bernardino
Romanziere e giornalista (1828-1897). Nato a Oneglia. Dopo aver frequentato il collegio militare di Modena
partecipò alla battaglia di Custoza nel 1866. I suoi articoli scritti per la rivista Italia militare furono poi raccolti nel
volume La vita militare. Il successo dell’opera lo incoraggiò a seguire la vocazione letteraria; abbandonata la
carriera militare compì una serie di viaggi dai quali trasse ispirazione per i libri Spagna, Ricordi di Londra,
Olanda, Marocco, Ricordi di Parigi. Nel 1886 pubblicò Cuore, diario di un anno scolastico di un bambino di III
elementare, interrotto da undici racconti; un libro per ragazzi con uno scopo moralistico, educativo, sentimentale,
tra i più diffusi e tradotti. Al mondo della scuola dedicò in seguito Romanzo di un maestro e Fra casa e scuola.
Intenti di critica sociale riflettono le ultime opere Sull’oceano e La carrozza di tutti.
Contrada di S. Bernardino deriva dal fatto che Ber-
nardino da Siena, che venne più volte a Novellara, dap-
prima fu ospitato nella casa di Giacomo Gonzaga, “ma
i comodi e lo strepito di una famiglia ricca e numerosa
non erano per la vita raccolta e mortificata del santo”
per cui ottenne di poter alloggiare altrove; gli furono
assegnate due camere al piano terreno del palazzo pre-
torio cioè all’angolo tra piazzale Marconi e via De Ami-
cis. Dopo la sua morte i novellaresi decisero di trasfor-
mare le stanze in oratorio, il che avvenne nel 1456. Ol-
tre un secolo più tardi gli fu dedicata la chiesa dei Ter-
reni novi e dopo un secolo ancora, nel 1650 si decise di
dedicargliene una anche all’interno del paese, quella
che sarebbe poi diventata la chiesa della B.V. del Po-
polo. Nel muro sopra l’altare di sinistra della chiesa
c’è una immagine di S.Bernardino del XV secolo in
terracotta.
Anche il beato Bernardino da Feltre fu ospite dei Gon-
zaga. “Oratore popolare, con parole piane e con sicura
esperienza dei bisogni materiali e morali delle moltitu-
dini mirava a toccarne il cuore per migliorarne i costu-
mi”. Nel 1474 tenne, in tempo di carnevale, una serie
di prediche vigorose contro la dissolutezza e la vanità
umana mettendo i novellaresi in Quaresima con alcuni
giorni d’anticipo. Sostenitore della necessità di toglie-
re agli ebrei il monopolio dei prestiti ad interesse, svol-
se una intensa azione a favore dei Monti di Pietà. In
museo c’è un dipinto su tavola del XV sec., attribuito a
La loggia del Casino di sotto in un’immagine del 1908.
San Bernardino da Siena. Bassorilievo in terracotta del XV sec.
nella chiesa del Popolo

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Angolo di via De Amicis con piazzale Marconi in una foto Gaddi anni Sessanta.
Luigi Anguissola, che lo raffigura.
La porzione di strada fra via della Libertà e via del Popolo si chiamò via della Zecca fino al tempo del suo
prolungamento a via Costituzione negli anni ’50.
De Gasperi Alcide (via)
Laterale di via Costituzione
Politico (1881-1954). Di Pieve Tesino (TN). Laureato all’Università di Vienna, nel 1904 assunse la direzione
della Voce cattolica e quindi de Il Trentino. Cattolico, deputato al parlamento austriaco dal 1911 e a quello italiano
nel 1921; sostituì don Sturzo al vertice del partito e fu incarcerato, a seguito delle leggi eccezionali fasciste, nel
’26. Ottenne, quattro anni dopo, da Pio XI un posto alla Biblioteca Vaticana. Condusse vita privata fino al 1943
quando entrò a far parte del CLN. Dopo la liberazione di Roma, fu fondatore della Democrazia Cristiana. Ininter-
rottamente dal 1945 al 1953, fu presidente del Consiglio. Svolse una tenace azione per la ricostruzione economica
e per reinserire l’Italia nelle politica internazionale.
Deledda Grazia (via)
Laterale di Strada provinciale
Scrittrice (1871-1936). Di Nuoro. Autodidatta, iniziò giovanissima un assiduo lavoro di scrittrice che continuò a
Roma dove si trasferì all’inizio del secolo. Descrisse con profondo verismo tipi e aspetti della Sardegna, ma con
un misto di mistero, mito e magia ed è questo lo sfondo sul quale si muovono le vicende delle sue opere migliori:
Elias Portolu, Cenere, L’edera, Chiaroscuro, Canne al vento, La madre, scritti tra 1903 e 1920. Fra i libri succes-
sivi un certo interesse presentano Il segreto dell’uomo solitario, Annalena Bilsini, Il paese del vento. Ricevette il
premio Nobel per la letteratura nel 1926.
De Nicola Enrico (via)
Laterale di via Costituzione
Politico (1877-1959) Nato a Napoli. Sedette alla Camera dal 1909 al 1924 tra i deputati della sinistra costituzio-
nale e nel periodo 1920-23 ne tenne la presidenza. Dopo lo sbarco alleato nell’Italia meridionale fu mediatore tra
i partiti del CLN e la monarchia facendo accettare il compromesso della Luogotenenza del regno. Fu membro
della Consulta Nazionale nel 1945 e presidente provvisorio della Repubblica dal giugno 1946 al maggio 1948. Fu
anche presidente del Senato e della Corte Costituzionale.
Di Vittorio Giuseppe (via)
Laterale di via Indipendenza
Sindacalista (1892-1957). Di Cerignola (FG). Figlio di braccianti, imprigionato per propaganda antibellica durante la
prima guerra, nel 1921 fu eletto deputato nelle file del Partito Socialista. Nel ’24 passò al Partito Comunista. Arresta-
to nel 1940 restò confinato a Ventotene fino al 1943. In seguito fu consultore nazionale, deputato, senatore e, dal 1945
fino alla morte, segretario generale della CGIL; presidente, dal ’53, della Federazione Sindacale Mondiale.

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Donizzetti Gaetano (via)
Località Villa valle
Compositore (1797-1848). Di Bergamo. Studiò con S.Mayer e quindi a Bologna con padre Mattei. Pregevoli i
quartetti d’archi giovanili. Indirizzato alla carriera teatrale vide rappresentare la sua prima opera, Enrico di Bor-
gogna, già nel 1818 a Venezia. La sua ascesa si concretizzò nel 1827 con una scrittura a Napoli da parte di
D.Barbaja, con l’impegno di comporre dodici opere in tre anni e di dirigere il Teatro Nuovo. Tra le successive
affermazioni si ricordano Anna Bolena, L’Elisir d’amore, Lucrezia Borgia e il Marin Faliero commisionatogli da
Rossini. Nel 1835 fu rappresentata a Napoli Lucia di Lammermoor. In quel momento poteva essere considerato il
maggiore esponente del melodramma italiano. Di fatto la sua attività proseguì con un ritmo eccezionale, in tutto
scrisse una settantina di opere tra cui sono ancora da ricordare La Favorita, La figlia del reggimento, Il Duca
d’Alba, Linda di Chamonix e Don Pasquale.
Due giugno (via)
Laterale di Strada Provinciale
In un’Italia piena di rovine, ancora occupata dalle trup-
pe anglo-americane, affamata, smarrita, con comuni-
cazioni tra provincia e provincia precarie o inesistenti,
si svolse il referendum per la forma istituzionale dello
stato. Gli italiani dovevano scegliere se rimanere mo-
narchici o darsi una veste repubblicana. Il referendum
si svolse il 2 giugno 1946 in un clima di legalità. I vo-
tanti furono quasi 25 milioni, la Repubblica ebbe 12
miloni e settecentomila voti la Monarchia due milioni
di meno. Le regioni del nord furono largamente favo-
revoli alla Repubblica, quelle del sud e le isole alla Mo-
narchia. Le accuse di brogli mosse dai monarchici al
ministro dell’interno Romita, si rivelarono sostanzial-
mente infondate. All’indomani della consultazione, l’at-
mosfera si arroventò, e ci fu chi temette una guerra ci-
vile.
Due Strade (viottolo)
Località S.Maria Laterale di strada S.Giovanni.
Fa parte dell’antico reticolo di sentieri che attraversavano il Gurgum, la Fossa, quando era in secca per lo sfrutta-
mento delle risorse naturali. Si chiama così perchè qui si incontrano strada S.Giovanni e viazza S.Maria.
Edison Thomas Alva (via)
Località S.Maria Parallela di Strada provinciale
Inventore (1847-1931). Nato a Milan (Ohio). Non compì studi regolari e cominciò a lavorare a dodici anni.
Quando si impiegò in una società telegrafica ebbe modo di mettere a punto le sue prime invenzioni relative agli
impianti telegrafici. Coi proventi dei brevetti avviò il laboratorio nel quale intraprese la lunga carriera che gli
fruttò oltre mille brevetti. Importanti sopra ogni altro il microfono a polvere di carbone, il fonografo (1877) e la
lampadina elettrica a incandescenza (1879). Negli stessi anni sviluppò gli impianti elettrici per l’utilizzazione
delle lampadine e le prime centrali elettriche a corrente continua che entrarono in funzione a Londra, New York e
Milano. La caratteristica particolare delle sue ricerche è che tendevano a sperimentare le effettive possibilità di
realizzare ogni idea o progetto nato da esigenze di mercato attraverso successivi tentativi e modificazioni. Altre
invenzioni fra le più note sono l’effetto termoelettrico, l’apparecchio cinematografico per ripresa su pellicola, il
cinetoscopio, l’accumulatore al ferro-nichel e la macchina per l’estrazione magnetica dei minerali.
L’illuminazione elettrica arrivò a Novellara nel 1910; consisteva in sei lampade ad arco, che illuminavano la
piazza, il piazzale della rocca e l’inizio di corso Garibaldi, da “due lampade a incandescenza da 50 candele, 43
lampade a 25 candele e 29 a 16 candele” distribuite nelle altre strade. La linea telefonica fu attivata tra 1909 e
Locandina propagandistica repubblicana per il referendum del
2 giugno.

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1910 mentre quella telegrafi-
ca era stata messa in funzione
nel 1871.
Einaudi Luigi (via)
Laterale di Strada Falasca
Politico, economista (1874-1961). Di Carrù (CN). Laureatosi a Torino fu professore di scienza delle finanze nella
stessa Università estendendo successivamente l’insegnamento anche alla Bocconi di Milano. La carriera politica,
iniziata nel 1919 con la nomina a senatore, fu interrotta dall’avvento del fascismo. Einaudi si tenne in disparte
dedicandosi esclusivamente all’insegnamento e alla pubblicazione de La riforma sociale e, più tardi, della Rivista
di storia economica. Rettore dell’Università di Torino, si rifugiò in Svizzzera nell’autunno del 1943 per raggiun-
gere Roma alla fine del 1944 e assumere la carica di governatore della Banca d’Italia. Fu vicepresidente del
Consiglio e ministro del bilancio e, dal 1948 al 1955, presidente della Repubblica. Convinto sostenitore e propu-
gnatore dei principi dell’economia di mercato e del liberalismo politico, dedicò grande attenzione al problema
della struttura del sistema fiscale intesa sopratutto come giustizia contributiva.
Einstein Albert (via)
Località S.Maria Parallela di strada Provinciale
Fisico (1879-1955). Nato a Ulm in Germania. Iniziati gli studi a Monaco li completò a Zurigo. Nel 1902 fu
assunto cone tecnico all’ufficio brevetti di Berna. Si dedicò a studi di fisica che lo portarono alla formulazione del
concetto dei quanti di energia, o fotoni, come costituenti della luce. Gli anni successivi al 1909 lo videro inse-
gnante di fisica teorica a Zurigo e a Praga, poi dal 1914 a Berlino. Sviluppò gli studi sulla dualità onda-corpuscolo
della luce cercando di trovare una legge che riuscisse a spiegare sia il carattere discontinuo dell’energia luminosa
sia della carica elettrica. In breve giunse alla formulazione della famosa equazione E=mc
2
. In merito pubblicò:
Sulla termodinamica dei corpi in movimento, I fondamenti della relatività generale, Considerazioni cosmologi-
che. Ricevette nel 1921 il premio Nobel per la fisica. Per sfuggire e protestare di fronte alle persecuzioni antisemi-
te dell’incipiente nazismo, nel 1933, si trasferì negli Stati Uniti a Princeton, dove visse e insegnò fino alla morte.
Falasca (strada)
Laterale di Strada Borgazzo
Deriva da falasco che è il nome collettivo di varie erbe palustri (giunchi, ciperacee, graminacee) utilizzabili, da
giovani, come foraggio o come lettiera per il bestiame, come combustibile e specialmente per lavori di intreccio
o di impagliatura. Non è da escludere che una famiglia dedita alla fabbricazione di oggetti con questi materiali
abbia tratto da essa il proprio cognome, così come i Pavarini l’hanno derivato dalla lavorazione della “pavera”.
Una foto del giorno dell’inaugurazione della Cassa di Risparmio
ci permette di vedere una delle lampade ad arco del primo
impianto d’illuminazione elettrica del paese.
Erbe palustri che nel loro insieme costituiscono i “falaschi”

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Falcone Giovanni (via)
Laterale di via Costituzione
già stradello di casa Slanzi
Magistrato (1939-1992). Nato a Palermo. Entrò in ma-
gistratura nel 1964. Pretore a Lentini e pubblico mini-
stero e giudice a Trapani. Dal 1978 al 1991 fu giudice
istruttore e procuratore della Repubblica a Palermo
quindi direttore generale degli Affari penali del mini-
stero di Grazia e Giustizia. Fu vittima, con la moglie e
gli uomini della scorta di un attentato mafioso nel mag-
gio 1992 sull’autostrada Palermo-Punta Raisi. Sapeva
di essere in pericolo e da anni viveva sotto scorta. In
una intervista aveva detto :” La condanna nei miei con-
fronti è stata emessa da tempo. Da parte della mafia si
tratta solo di scegliere il momento più opportuno”.
Questo fatto, assieme all’omicidio di Paolo Borsellino,
influì sulle modifiche del codice di procedura penale in particolare sulla legislazione antimafia.
Fenoglio Beppe (via)
Laterale di via B.Croce
Scrittore (1922-1963). Nato ad Alba (CN). Interrotti gli studi prese parte alla guerra partigiana fra i contadini
delle Langhe. Dopo la guerra si impiegò presso un’azienda vinicola coltivando tuttavia la vocazione letteraria
approfondendo la conoscenza della letteratura inglese e americana. Dalle colline delle Langhe trasse gli elementi
delle sue opere, storie contadine scarne ed essenziali come Malora, storie partigiane come I ventitre giorni della
città di Alba, Primavera di bellezza, Un giorno di fuoco (Una questione privata), Il partigiano Johnny.
Fermi Enrico (via)
Laterale di strada Reatino
Fisico (1901-1954). Di Roma. Laureatosi a Pisa nel
1922 si perfezionò a Gottinga e a Leida. Dal 1926 inse-
gnò all’università di Roma entrando a far parte del ce-
lebre gruppo composto da Segrè, Amaldi, Maiorana e
Pontecorvo. Si interressò di elettrodinamica quantisti-
ca, termodinamica e meccanica statistica, poi di ricer-
che sperimentali sulla radioattività provocata dal bom-
bardamento con neutroni e ad altri fenomeni atomici.
Per questi studi gli fu conferito il premio Nobel per la
fisica nel 1938. Stabilitosi negli Stati Uniti a seguito
della promulgazione delle leggi razziali che colpivano
la moglie ebrea, fu insegnante alla Columbia Universi-
ty, poi all’ Institut of Nuclear Studies di Chicago. Pro-
gettò e costruì la prima pila atomica che entrò in fun-
zione il 2 dicembre 1942. Se lo scienziato è noto come uno dei padri della bomba atomica è invece sconosciuto
alla maggioranza della gente che i suoi studi di meccanica quantistica sono stati fondamentali nella ricerca sui
semiconduttori e quindi sui computer moderni.
Lungo la via, a mattina, sorge la cascina dei Folloni, risalente al XVI-XVII sec., il cui nome originario è “La
Corte” o “Il Casino”, con un bellissimo fienile porticato perfettamente conservato.
Ferrari Enzo (via)
Laterale di via Colombo
Costruttore automobilistico (1898-1988). Nato a Modena. Meccanico alle dipendenze di officine a Torino e Mila-
no, nel 1919 esordì come pilota nella Parma Berceto. L’anno seguente divenne pilota e collaudatore ufficiale
dell’Alfa Romeo, di cui fu poi rappresentante commerciale per l’Emilia Romagna. Nel 1929 costituì a Modena la
Scuderia Ferrari che preparava auto dell’Alfa Romeo per partecipare alle gare automobilstiche col finanziamento
Fienile cinquecentesco della cascina Folloni in via Fermi.
Lo stradello dietro le officine Slanzi negli anni Quaranta.
Diventerà via Falcone.

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di facoltosi appassionati. Nel ’38 la Scuderia fu assorbita dall’Alfa Romeo e Ferrari divenne il responsabile del
settore corse, ma nel ’39 a Modena fondò una nuova impresa di costruzioni di macchine utensili e, contemporane-
amente, realizzò due prototipi di vetture da corsa. Trasferiti gli impianti a Maranello nel 1943, dopo la guerra
inizò la costruzione di macchine di grossa cilindrata e da corsa che vinsero numerose competizioni, dalla 24 ore di
Le Mans alla Mille Miglia, dal Campionato del mondo alla Formula 1.
Fogazzaro Antonio (via)
Laterale di via Veneto
Narratore e poeta (1842-1911). Di Vicenza. Di educazione cattolica visse nell’adolescenza una profonda crisi
religiosa ritornando poi a una fede che professò da “inquieto credente”. Esordì con la novella Miranda e la
raccolta di liriche Valsolda cui seguì Malombra (1881), centrato sul conflitto tra spirito e sensi. Dopo la raccolta
Fedele e altri racconti uscì Piccolo mondo antico (1895), affettuosa osservazione della realtà quotidiana e atten-
zione al dramma dei protagonisti. Più schematici e attenti alle implicazioni politico-sociali saranno i successivi
Piccolo mondo moderno, Leila e Il santo, quest’ultimo messo all’indice.
Foscolo Ugo (via)
Laterale di via Gramsci
Poeta (1778-1827). Nato a Zante (Grecia) da padre veneziano e madre greca, compì i primi studi a Spalato.
Trasferitosi a Venezia vi frequentò i salotti mondani e lettarari ma non tralasciò lo studio dei classici antichi e
moderni e dei filosofi. All’arrivo dei francesi scrisse l’ode A Bonaparte liberatore e, spinto da un ardore rivolu-
zionario e giacobino, militò nell’esercito repubblicano poi nella Legione Cisalpina contro gli austriaci. Dal dolore
per la fine della Repubblica Veneta, dalla delusione per il trattato di Campoformio e da un amore infelice nacque-
ro Le ultime lettere di Jacopo Ortis, di cui avviò la stampa a Bologna nel 1798, che interruppe per arruolarsi nella
Guardia Nazionale e combattere contro gli austro-russi. Dal 1804 al 1806 fu capitano della divisione italiana in
Francia; al suo ritorno scrisse I sepolcri. Soggiornò a Pavia, dove tenne nel 1809, la celebre prolusione Dell’ori-
gine e dell’ufficio della letteratura, a Milano e a Firenze, componendo le tragedie Aiace e Ricciarda e il carme le
Grazie. La Restaurazione lo trovò disimpegnato e stanco, andò in esilio in Svizzera poi a Londra dove compose i
Saggi sul Petrarca, il Discorso sul testo della Divina Commedia e il Discorso storico sul testo del Decamerone.
Tra le altre opere, oltre ai 12 sonetti sono note le odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All’amica risanata.
Fosse Ardeatine (via)
Laterale di via Leningrado
Galleria presso le catacombe di S.Callisto a Roma dove il 24 aprile 1944 furono uccisi, dalle SS, 335 ostaggi
italiani per rappresaglia a seguito dell’attentato nel quale erano stati uccisi 32 soldati tedeschi in via Rasella.
Fossetta (stradello)
Laterale di via Leningrado
Fin dal tempo della costruzione del san-
tuario della Madonna si formò qui, a
margine dei campi, per il calpestio della
gente che dal Reatino raggiungeva la
chiesa. Fino a pochi anni or sono è sta-
to un percorso suggestivo per le grandi
siepi che lo fiancheggiavano e per la
presenza nel mese di maggio delle luc-
ciole.
Stradello della Fossetta col Santuario sullo
sfondo.

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Frank Anne (via)
Località S.Maria Laterale di via Ponte Forca
Ebrea tedesca (1929-1945). Nata a Francoforte. Emigrata in Olanda, ad Amsterdam coi genitori, durante l’occu-
pazione tedesca, per sfuggire alle persecuzioni razziali si nascosero, assieme ad alcuni amici in un alloggio segre-
to. Vi rimasero dal luglio del 1942 all’agosto del 1944 quando furono scoperti. Deportati, morirono tutti, tranne il
padre di Anne, nei campi di concentramento. La ragazza tenne un diario, scritto ad un’amica immaginaria, in cui
annotava assieme alla cronaca attenta e a volte ironica della piccola comunità, le ansie e le inquietudini proprie
dell’adolescenza.
Frassanello ( strada)
Laterale di via Nova
Il nome deriva da frassino (Fraxinus excelsior L.) una pianta arborea delle Oleacee ad alto fusto il cui legno si
presta ad essere lavorato. Fino all’800 vi erano presenti in gran numero le piante che ancor oggi qua e là crescono
spontanee. E’ un toponimo molto diffuso nel mantovano
Frassinara (strada)
Località S.Giovanni
L’origine del nome è la stessa di strada Frassanello. Dal latino tardo fraxineta e poi dal volgare fraxinaria, bosco
di frassini. Nel Trecento ci furono violenti scontri fra i Reggiani e i nobili della Palude per il possesso del bosco
che sorgeva su un rialzo del terreno.
Il boschetto del Frassanello, qui detto delle Minare, in una carta del Seicento.
Frassini dagli schemi botanici e dalla
Iconographia florae italicae.

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Galilei Galieo (via)
Laterale di via Provinciale
Fisico e astronomo (1564-1642). Pisano Fu fervido sostenitore del metodo sperimentale. Lettore di matematica a
Pisa, vi condusse ricerche sul moto dei gravi (il famoso esperimento di caduta di vari oggetti dalla torre pendente)
e scoprì la legge dell’isocronismo del pendolo. Passato alla cattedra di matematica di Padova, nel 1592, costruì il
cannocchiale con cui fece una serie di importanti scoperte astronomiche che gli furono di grande utilità per
confermare la verità scientifica della teoria copernicana. Qui scrisse il Trattato della sfera e quello Sul moto
accelerato. Il valore oggettivo delle osservazioni fu ben presto riconosciuto da Keplero e dagli scienziati che
componevano il collegio dei Gesuiti. L’opera con cui annunciava le sue scoperte, Sidereus Nuncius, del 1610, gli
valse l’incarico di matematico primario dell’Università di Pisa. Fattosi sostenitore delle teorie copernicane cadde
in disgrazia del Santo Uffizio, una prima volta nel 1616, che lo diffidò dal divulgarle. Ciò non lo trattenne dal
continuare coraggiosamente la sua opera di chiarificazione e di divulgazione. L’operetta Saggiatore, ironica verso
i suoi avversari, e il Dialogo dei massimi sistemi lo portarono nuovamente, nel 1632, davanti al Santo Uffizio che
lo condannò per eresia al carcere, pena poi commutata in confino ad Arcetri. La prosa delle sue opere lo fa uno dei
maggiori scrittori del Seicento.
Galleria dei Cooperatori
Inserita nel complesso commerciale di via C.Malagoli.
La delibera consiliare così motiva la sua intitolazione:
“In omaggio ai novellaresi che con l’impegno e l’azio-
ne sociale seppero degnamente illustrare gli ideali di
solidarietà e democrazia alla base del movimento coo-
perativo che vanta nella nostra terra una lunga e glorio-
sa tradizione”.
Il cooperativismo è un movimento poltico-sociale che
propugna la libera associazione di coloro che mettendo
in comune le proprie risorse e attività intendono sottrar-
si ai vincoli capitalistici o monopolistici e soddisfare le
loro esigenze economiche. Il cooperativismo storicamen-
te è nato in Inghilterra nel primo trentennio dell’Otto-
cento ad opera dei filatori di cotone del Lancashire. Ebbe
amplissimo sviluppo e si diffuse piuttosto rapidamente
negli altri paesi europei. In Italia, attorno alla metà del
secolo scorso funzionavano presso le Società di Mutuo Soccorso, dei Comitati o Magazzini di previdenza che ben
presto si trasformarono in cooperative e in banche popolari di credito. E’ del 1886 la costituzione della Lega
nazionale delle cooperative diretta da Antonio Maffi che portò la sua esperienza di cooperatore nel partito socia-
lista. E appunto il PSI divenne protagonista di tali esperienze specie in Emilia dove personaggi come Camillo
Prampolini e Giuseppe Massarenti elaborarono la teoria della “cooperazione integrale”, tesa ad abolire l’antitesi
tra consumatori e produttori. Oggi lo sviluppo del movimento cooperativo ha raggiunto obiettivi di carattere
economico rilevantissimi tali da portare alcune cooperative a competere coi gruppi imprenditoriali privati.
A Novellara si costituì nel 1857 la “Società Operaia di Mutuo Soccorso” che ottenne riconoscimento giuridico
nel 1890. Suoi compiti fondamentali erano l’assistenza agli ammalati ( che ricevevano una lira di sussidio al
giorno) e le provvidenze di cronicità e pensioni.
Galleria Fumagalli Zita
In via A.Costa
Soprano lirico (1893-1994). Nata a Milano. In carriera fra gli anni ’20 e ’40, brillante interprete e protagonista di
opere liriche del repertorio classico, cantò nei maggiori teatri del modo, sotto la direzione dei più famosi direttori
del momento. Mascagni la volle sempre con la sua direzione, interprete delle sue opere. Grande insegnante, per
molti anni svolse attività al Liceo Musicale di Vercelli e privatamente a Milano. Portò al successo molti allievi; fra
i più noti Raina Kabaivanska e Franco Tagliavini. E’ morta Novellara il 12 ottobre 1994.
Stendardo della Società Operaia di Novellara

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Galleria Maestri del lavoro
in Borgonuovo
E’ stata così intitolata per ricordare, sulla scia dell’operato degli Slanzi che iniziarono la loro attività come maestri
ramai, tutti coloro che con il loro lavoro e la loro abilità hanno dato vita alle numerose attività artigianali locali e
di altri paesi, hanno creato lavoro ed hanno insegnato il mestiere alle nuove generazioni.
Pietro Slanzi mentre collauda personalmente una nuova macchina utensile.

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Galleria Slanzi Pietro
In via Falcone
Imprenditore (1894-1973). Nato a Novellara. Discendente da una famiglia di artigiani del rame originaria della
val di Sole in Trentino che si era stabilita a Novellara nel 1833, più di tutti diede corso alla passione e alla capacità
meccanica che lo vide prima a Torino poi a casa trasformare la bottega paterna in officina meccanica, quindi a
rilevare l’attività da poco infelicemente conclusa della Cooperativa Metallurgica. “Promossi da Pietro nascono
negli anni ’20 i primi motori. Il susseguirsi di successi, il grande impegno e l’ingegnosità della nostra gente hanno
permesso all’azienda di svilupparsi nei decenni successivi fino a portare il marchio alla conoscenza del mondo
intero”. Fu pioniere nella realizzazione di motori adatti a sopportare ogni tipo di fatica; alcuni modelli furono
adottati anche dalla Marina Italiana. Riuscì a coinvolgere nell’azienda tutta la famiglia; operò con i fratelli, i figli
e i nipoti. Creò anche una scuola di meccanica agraria in paese. Fu presidente della Camera di Commmercio di
Reggio e dell’Associazione Industriali della provincia.
Grazie alle Officine e fonderie fondate da Pietro Slanzi “...centinaia di operai ed impiegati nei decenni, tra quelle
mura hanno avuto la garanzia di un lavoro per sè e di un sostentamento per la famiglia”.
In alto un’angolo della bottega artigiana degli Slanzi con la macchina per battere il rame delle caldaie da caseificio.
A sinistra Pietro Slanzi, fondatore delle Officine e Fonderie, riceve il Cavalierato della del Lavoro dal presidente Gronchi nel 1959.
A destra Pietro e Luigi Slanzi accompagnano il prefetto in visita alle Officine nel 1970.

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Galois Evariste (via)
Villaggio artigianale, laterale di via Einstein
Matematico (1811-1832). Nato a Parigi. Spinto verso gli studi matematici da un’inclinazione naturale, nel 1829,
presentò all’Accademia delle Scienze una memoria sulla risolubilità delle equazioni per radicali che purtroppo
andò perduta. Nel 1830, in vista del gran premio di matematica, inviò all’Accademia una versione più avanzata
del suo studio sulla teoria delle equazioni, ma il suo relatore la giudicò incomprensibile. La sua teoria costituì
comunque una svolta decisiva nel pensiero matematico moderno. Fervente repubblicano, militò nella guardia
nazionale prendendo parte ai moti rivoluzionari del ’30. Incarcerato l’anno seguente con l’accusa di aver minac-
ciato la vita di Luigi Filippo fu liberato pochi mesi dopo, ma ebbe uno scontro coi suoi avversari politici che lo
trascinarono in un duello nel quale rimase ucciso.
Galvani Luigi (via)
Laterale di via Leningrado
Medico e fisico (1737-1798). Bolognese. Dopo la laurea gli fu affidato l’insegnamento dell’anatomia prima al-
l’Accademia delle Scienze e poi all’Archiginnasio di Bologna. Nel 1798 fu destituito per aver rifiutato di giurare
fedeltà alla Repubblica Cisalpina. Dopo acuti studi sui reni e sull’orecchio degli uccelli si interessò di elettrofisio-
logia scoprendo l’elettricità animale. Le sue teorie in proposito furono avversate da Alessandro Volta che dalla
polemica con Galvani iniziò gli esperimenti che lo portarono all’invenzione della pila.
Gandhi Mohandas (via)
Laterale di via Brodolini
Detto il Mahatma, la grande anima (1869-1948). Laureato in legge a Londra divenne capo del movimento per
l’indipendenza indiana. Scontati due anni di carcere per la campagna di disobbedienza civile, visitò l’India, vil-
laggio per villaggio, per convincere la gente della necessità di abolire le caste e far accettare alla comunità anche
i paria. Dopo la “marcia del sale” del ’30 da lui guidata verso il mare per andare a “far sale”, al fine di boicottare
l’imposta inglese, la disobbedienza alle leggi si moltiplicò. Un incontro con le autorità inglesi a Londra non
raggiunse alcun accordo. Creatore della dottrina della non violenza e dell’amore universale. La sua lotta, nel
corso della quale fu incarcerato altre volte, fu coronata dal successo nel 1947 quando l’India ottenne l’indipen-
denza. Poco dopo fu ucciso da un fanatico indù.
Garibaldi Giuseppe (corso)
già contrada della Torre
Artefice del Risorgimento (1807-1882). Nato a Nizza. Nella prima giovinezza si dette alla vita
sul mare diventando, nel 1832, capitano mercantile. Condannato a morte in contumacia dopo
l’insurrezione di Genova del 1833, si rifugiò in Sud America dove combattè per l’indipendenza
del Rio Grande e dell’Uruguay. Tornato in Italia partecipò alla I guerra d’Indipendenza come
comandante di alcuni battaglioni di volontari messigli a disposizione dal governo provvisorio
di Milano. Dopo l’armistizio di Salasco fu alla difesa della Repubblica Romana; sfuggito agli
austriaci dopo la caduta di questa, con
i suoi 4000 uomini si mise in marcia
per andare al soccorso di Venezia. Fu
durante questo spostamento che per-
se la moglie Anita. Fermato, per ti-
more di complicazioni internaziona-
li, dal ministro D’Azeglio, riparò
nuovamente in America. Aderì alla
monarchia sabauda, a condizione che
questa facesse sua la causa italiana.
Scoppiata la II guerra d’indipenden-
za, nel 1859, comandò i Cacciatori
delle Alpi vincendo gli austriaci a
Varese e S.Fermo. Nel 1860 guidò la
spedizione dei Mille nel Regno delle
Due Sicilie; nel ‘ 66, nel corso della
Corso Garibaldi in una celebre cartolina degli anni Venti. A destra alcuni uomini, che applicano
cerchi metallici a una botte, a sinistra l’ingresso della locanda del Moro con la scritta “Albergo Posta
Stallo e Vetture” sul muro e il busto del moretto appeso come insegna all’angolo con via Costa.

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III guerra d’indipendenza, sconfisse gli austriaci a Monte Suello e Bezzecca; l’anno seguente si scontrò con
pontifici e francesi a Monterotondo e nel 1870 corse in Francia alla difesa di quella Repubblica, come comandan-
te dell’esercito dei Vosgi. Tornato in Italia si ritirò a Caprera dove rimase fino alla morte. Scrisse tre romanzi,
Clelia, Cantoni il volontario, I Mille, un poema autobiografico in 29 canti e altri carmi e le Memorie.
La torre di S.Stefano venne eretta, come ricorda la lapide, nel 1616 su progetto del Righini.
In contrada della Torre c’era l’antico ospedale. Della sua esistenza si ha traccia fra le spese di Camillo I e Alfonso
I Gonzaga dal 1554 al 1577, allorchè fecero “ molte carità agl’infermi di questo luogo”. Camillo col suo testamen-
to del 1594 lasciò 5500 scudi per proseguire la costruzione del nuovo ospedale già iniziato dal fratello Alfonso in
una casa da lui acquistata presso la chiesa di S.Stefano per servire “ di ospitale per i poveri infermi e pellegrini” e
per la quale anche Alfonso aveva lasciato disposizioni testamentarie.
Le case a mezzogiorno, oggi sostituite dai portici di Borgonuovo, erano abitazioni, botteghe, stalle, la colombara
dei Gesuiti e parte della corte dei Pizzetti. Negli anni Sessanta, dopo l’acquisizione di tutta l’area, la Motori
Slanzi, vi operò una profonda trasformazione per installarvi la direzione e gli uffici della ditta e per facilitare
l’accesso aprì un ampio ingresso con cancello.
Gatta (strada)
Località Villa Valle
Deriva dall’omonimo podere. Il nome compare nelle carte del Cinquecento, prima della bonificazione Bentivo-
glio. Potrebbe derivare dal latino medievale catta-gatta, chiusa, chiavica, per regolare il deflusso di acque o nel
senso di cancello, graticcio, in uso in zone boschive per recintare parti di esse, spesso con lo scopo di allevare
animali allo stato semibrado.
Giotto (via)
Laterale di via Colombo
Giotto di Bondone, pittore e architetto (1267 ca.-1337). Di Vespignano (FI). E’ uno dei grandi maestri della
pittura italiana; ruppe gli schemi bizantini con una pittura fondata su un naturismo nuovo e immediato. Fu allievo
di Cimabue; eseguì affreschi nella chiesa superiore di Assisi. Nel 1304 iniziò gli affreschi nella cappella degli
Scrovegni a Padova con 36 riquadri raffiguranti la Vita di Maria e Gesù e un grande Giudizio Universale. Tornato
a Firenze affrescò le cappelle Bardi e Peruzzi in Santa Croce. Nel 1334, nominato capomastro dell’Opera del
Corso Garibaldi e via Roma ripresi col teleobiettivo nel 1973.

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Duomo iniziò la costruzione del campanile.
Lo stradello vecchio era poco più di un sentiero che
congiungeva la strada per Reggiolo con il bivio tra strada
Reatino e strada Valle; serviva per raggiungere con un
percorso pù breve il Mulino di sotto, come avveniva
per viazza Reatino. Il gruppetto di case in angolo è det-
to Casatùri, probabilmente da una famiglia Turri.
Gobetti Piero (via)
Laterale di via Nenni
Scrittore e politico (1901-1926). Nato a Torino. Gobetti sviluppò una forma rivoluzionaria di liberalismo nell’am-
biente della città con una delle più prestigiose Università d’Italia, dove ai primi del Novecento si respirava ancora
l’atmosfera della rivoluzione nazionale, dove si andava affermando, con la Fiat, l’industria moderna. Nel 1918
diede vita alla rivista Energie nuove che si ispirava a Croce e a Salvemini, che però cessò nel 1920. Due anni dopo
usciva il primo numero di una nuova rivista, La Rivoluzione liberale, che lo vide impegnato nella battaglia per un
movimento liberale di massa. Nel ’23 fu arrestato con l’accusa di appartenere a gruppi sovversivi. Mussolini in
persona nel ’24 dette ordine di rendergli la vita difficile; ciò nonostante riuscì a pubblicare La frusta letteraria, La
filosofia politica di Vittorio Alfieri e l’importante saggio teorico La Rivoluzione liberale. Dopo aver subito un’ag-
gressione da parte degli squadristi e ripetuti sequestri della rivista decise di dar vita a una nuova pubblicazione
periodica, Il Baretti, con intenti unicamente culturali e letterari. Dovette comunque prendere la via dell’esilio in
Francia e a Parigi morì a soli 25 anni.
Gonzaga (via)
già contrada della Rocca
I Gonzaga dominarono su Novellara per quattrocento anni. Questo ramo della famiglia staccatosi precocemente
dall’ originario di Mantova, è il più antico di tutti quelli che hanno dato origine a signorie minori. Fin dal 1304 i
Gonzaga di Mantova, quando ancora si chiamavano Corradi da Gonzaga, avevano messo le mani su ampie zone
della Bassa reggiana, compresa Novellara, ottenendone l’investitura da Azzo d’Este. Ebbero il dominio su Reggio
e su tutto il suo territorio nel 1335 dagli Scaligeri. Feltrino, rimastone
unico signore, li vendette ai Visconti nel 1371 riservandosi Novellara,
Bagnolo e altre terre tra Villa Seta e Villa Argine. Divenne così il capo-
stipite di questa casata. I suoi discendenti consolidarono il dominio eli-
minando beni comunali ed ecclesiastici con l’appoggio degli Estensi
che anzi asssegnarono loro le Ville che sorgevano tra Novellara e Ba-
gnolo. Anche per questo le controversie coi reggiani non finirono mai.
Quasi tutti i maschi furono uomini d’armi e misero le proprie capacità
militari al servizio dei poten-
ti, gli altri seguirono la car-
riera ecclesiastica o diploma-
tica. Il godere di una nobiltà
da antica data permise loro di
stringere legami matrimoniali
con le più importanti casate;
erano annoverati tra le prime
cento famiglie d’Europa. Con
i capitali provenienti dagli stipendi, dalle prebende e dalle posizioni di
prestigio laiche svilupparono un modello agricolo basato sulla produ-
zione e vendita dei beni secondo principi di profitto, bonificarono palu-
di, ampliarono ed abbellirono continuamente il paese, si circondarono
di opere d’arte. La linea maschile si estinse con Filippo Alfonso, morto
nel 1728 senza figli. La sorella Ricciarda, duchessa di Massa, non riu-
scì a conservare il feudo che, per decisione imperiale, fu assegnato agli
Estensi. Tuttavia esso, per così dire, rimase in famiglia, infatti una fi-
glia di Ricciarda, Maria Teresa Cybo, sposò Ercole III duca di Modena.
Fino al 1665 all’imbocco della via verso la piazza c’era una porta, con
ponte levatoio sulla fossa di ponente, che chiudeva l’unico accesso al
castello; in quell’anno il conte Alfonso II la fece demolire e nel frattem-
po fece costruire i portici ai lati della via; quello a destra, che svoltava
ad angolo retto nella piazza, detto “del telonio”, fu demolito all’inizio
Un angolo di Casatùri.
Stemma della famiglia Gonzaga
Casa del Fascio in via Gonzaga nella carto-
lina ufficiale del 1940; oggi l’edificio è stato
adibito a Centro Giovani.

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dei lavori di costruzione del nuovo palazzo della Cassa di Rispar-
mio nel 1910.
Nel 1946 quando la giunta comunale decise di cambiare il nome di
alcune vie e di intitolare questa ad Antonio Gramsci, ebbe parere
contrario dalla Soprintendenza ai Monumenti, “avendo essa parti-
colare interesse per la storia e la toponomastica del luogo”; sicchè il
nome fu dato alla nuova via che lo porta tuttora.
Alcune case nelle vie hanno facciate con decorazioni in stile liber-
ty. L’edificio più appariscente sul lato nord della via fu ricostruito
nel Ventennio, per diventare la sede della Casa del fascio, intitolata
a Silvio Fellini; è stato ristrutturato negli ultimissimi anni per ospi-
tare il Centro giovani.
Goya Francisco (via)
Laterale di via Colombo
Pittore e incisore (1746-1828). Nato a Fuendetodos (Spagna). Fu in Italia nel 1770 per un viaggio.Tornato a
Madrid eseguì una serie di cartoni per arazzi comprendente La rissa alla Venta Nueva, Il parasole, I poveri alla
fonte. Dal 1786 fu pittore di corte sotto Carlo IV e Ferdinando VII. Pur colpito da una grave malattia che lo portò
alla sordità, continuò a lavorare realizzando splendidi ritratti quali La Tirana, La duchessa d’Alba, e l’Autoritrat-
to con occhiali e i notissimi Il funerale della Sardina, Il manicomio, Tribunale d’Inquisizione. Dal 1799 fu primo
pittore di camera del re e raggiunse il culmine della fortuna. La guerra e i suoi orrori furono il tema di alcune delle
sue opere più intense: le 83 incisioni dei Disastri della guerra, La carica dei Memelucchi e Fucilazioni del 3 di
maggio 1808. Dello stessso periodo sono La Maja vestita e La Maja desnuda. Dal 1819 si ritirò in una sua
proprietà, ma dopo i moti liberali del ‘ 20, fuggì a Bordeaux dove morì.
Gramsci Antonio (via)
Laterale di via Cavour
Politico (1891-1937). Di Ales (CA). Figlio di un impiegato, avendo vinto una borsa di studio, studiò lettere e
filosofia a Torino . Aderì al partito socialista collaborando al giornale Avanti !. Nel 1919 con Togliatti, Terracini e
Tasca pubblicò il giornale L’Ordine Nuovo, rassegna di cultura socialista. Tra 1920 e 1921 costituì il Partito
Comunista d’Italia. Interpretò la crisi politica che travagliava il paese come crisi delle strutture sociali e propugnò
l’alleanza tra il proletariato industriale del nord e le masse contadine del sud. Condannato nel 1926 dal fascismo
a vent’anni di carcere, ne scontò solo dieci perchè le condizioni durissime e le sue pessime condizioni di salute lo
portarono alla morte. Tra le sue opere sono considerate fondamentali le Lettere dal carcere e i Quaderni che
raccolgono gli scritti su vari argomenti e temi.
Grandi Achille (via)
Laterale di strada Provinciale
Sindacalista (1883-1946). Di Como. Operaio tipografo fu dal 1907 organizzatore del movimento cattolico in seno
alle organizzazioni sindacali. Nel 1945 fu eletto segretario generale della CGIL per la corrente democristiana di
cui rafforzò le basi con la creazione delle ACLI (Associazione Italiana Lavoratori Cattolici).
Cartolina degli anni Quaranta del celebre illustratore Boccasile che raffigura la
fucilazione di Silvio Fellini e Costantino Marini. A Fellini fu conferita la medaglia
d’argento al valore militare dalla Repubblica Italiana.

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Gronchi Giovanni (via)
Laterale di via Nenni
Politico (1887-1978). Di Pontedera (PI). Dopo la laurea si dedicò all’insegnamento e all’attività sindacale nel-
l’ambito delle organizzazioni cattoliche. Tra i fondatori del Partito Popolare, nel 1919 entrò a far parte del gover-
no, ma dichiarato decaduto dopo le “leggi eccezionali” del ’26, si dedicò ad attività industriali e commerciali.
Durante la guerra partecipò alle riunioni clandestine che portarono alla fondazione, nel 1943, della Democrazia
Cristiana. Ministro dell’industria dal 1944 al 1946, presidente del gruppo parlamentare democristiano, presidente
della Repubblica dal 1955 al 1962. Esponente della corrente di sinistra del partito, rappresentò l’opposizione
interna alla DC. Come capo dello stato sottolineò l’esigenza di allargare le basi della democrazia nazionale e di
favorire la distensione nei rapporti internazionali.
Indipendenza (via)
Laterale di via Costituzione
Il Dizionario della lingua italiana alla voce Indipendenza recita: Capacità di sussistere e di operare in base a
principi di assoluta autonomia. Nel nostro caso tuttavia ricorda le guerre del Risorgimento per l’indipendenza
nazionale.
I guerra (1848-1849). L’esercito piemontese si attestò su una linea che andava da Peschiera a Mantova, asse-
diando queste due fortezze austriache. Le truppe del gen.Radetzky uscite di notte da Verona cercarono di aggirare
i nemici, ma furono fermate a Curtatone e Montanara poi sconfitte a Goito. La controffensiva portava gli austriaci
alla vittoria di Custoza costringendo Carlo Alberto a chiedere un armistizio. La ripresa delle ostilità nel marzo del
‘49 portò alla sconfitta di Novara dei piemontesi con conseguente ritiro anche dai ducati di Piacenza, Modena e
Toscana.
II guerra (1858-1859). La preparazione diplomatica fu opera di Cavour che interessò alla questione italiana le
grandi potenze europee; strinse legami con la Francia di Napoleone III rivale dell’Austria. Dopo la dichiarazione
di guerra i franco-piemontesi da Alessandria mossero l’offensiva contro gli austriaci che avevano varcato il Ticino
a Pavia e riportarono la vittoria di Palestro. Poi puntarono verso Milano, mentre Garibaldi operava nella zona di
Como e Varese, di nuovo vincendo a Magenta; nel frattempo i sovrani di Modena e Parma e i funzionari delle
Romagne fuggivano. I franco-piemontesi conseguivano una vittoria a Solferino e San Martino a seguito della
quale Napoleone III concludeva con gli avversari l’armistizio di Villafranca. L’abilità di Cavour impedì che
Parma, Modena e Firenze tornassero agli antichi sovrani.
III guerra (1866). Fu combattuta in alleanza con la Prussia che era venuta in conflitto con l’Austria. Anche se sul
fronte italiano ci fu la sconfitta delle truppe comandate da Lamarmora a Custoza e della flotta a Lissa, la vittoria
dei prussiani a Sadowa servì a stroncare la potenza austriaca. La pace di Vienna portò all’Italia il Veneto.
Era l’antica “via del Giardino”. Il terreno a nord della rocca era coltivato a orto e giardino e vi si accedeva dal
ponte levatoio posteriore. Da una lettera del 1560 a Francesco II apprendiamo che la madre, Donna Costanza
Gonzaga, aveva mangiato a pranzo “...megia menestra de radichio ...una suppa de marene et del fenochio et una
armilla (albicocca) che glià portato il vostro ortolano...”. La mattina l’ortolano aveva raccolto le amarene, sei
albicocche, sei prugne, i finocchi e il radicchio nell’orto dietro la rocca.
Dove la via si immette in strada Provinciale si trova il pilastrino che ricorda il punto in cui il conte Alfonso I
Gonzaga aveva fatto affrescare con l’immagine della Madonna il muro di una cappelletta ben visibile dal suo
studio in rocca. Il motivo era di poterne invocare la protezione e l’ispirazione sulle decisioni che doveva prendere
per il bene del paese.
Veduta sul campo sportivo vecchio costeggiato a destra da via Indipendenza. La foto è del 1935 anno in cui iniziarono i lavori di
costruzione delle Scuole elementari.

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Kennedy Johon Fitzgerald (via)
Laterale di via Indipendenza
34 presidente degli Stati Uniti (1917-1963). Laureato in scienze politiche ad Harward. Esponente del Partito
democratico, fu deputato nel 1946, ’48 e ’50 e senatore nel ’52 e ’58; venne eletto presidente degli USA nel 1961;
è stato il primo politico cattolico a ricoprire tale carica. Assunse la presidenza con la volontà di attuare grandi
progetti per avviare a soluzione i più importanti problemi degli Stati Uniti e del mondo: la pace e i rapporti con
l’Unione Sovietica, la riconferma del ruolo guida degli americani, lo sviluppo del Terzo Mondo e, all’interno, una
più incisiva presenza pubblica, una maggiore equità sociale ed etnica, la lotta alla disoccupazione. In politica
estera esordì nel modo peggiore con il tentativo fallito di invasione di Cuba castrista; si riscattò nel ’62 imponen-
do ai sovietici di rinunciare ad installare basi missilistiche a Cuba stessa e dopo, col rafforzamento della distensio-
ne col massimo dirigente sovietico N. Chruscev. Fu vittima di un attentato a Dallas nel 1963.
King Martin Luter (via)
Località S.Maria .Laterale di Strada Provinciale
Pastore battista (1929-1968). Nato ad Atlanta (USA). Di famiglia assai religiosa e impegnata nella difesa dei
diritti civili, divenne sacerdote e si dedicò alla lotta contro la discriminazione razziale. Condusse le sue battaglie
per risolvere il problema negro appellandosi alla migliore natura dell’uomo e alla non violenza implicita nel
Vangelo. Tuttavia nell’ultimo periodo della sua vita dovette constatare che l’esasperazione della gente di colore si
rivolgeva sempre più a soluzioni estremiste, generando in tutto il paese tensione e violenza. Di tale clima egli
restò vittima, assassinato in circostanze oscure. Nel 1964 aveva ricevuto il premio Nobel per la pace.
Labriola Arturo (via)
Località Villaggio artigianale
Politico ed economista (1873-1959). Di Napoli. Militante socialista, fu costretto a riparare in Svizzera e poi in
Francia per aver partecipato alle agitazioni del 1898. Al suo ritorno fondò e diresse l’Avanguardia socialista
(1902-06). Eletto alla Camera nel 1913 si schierò a favore dell’intervento nella prima guerra mondiale. Si oppose
al regime fascista per cui fu rimosso dalla cattedra di economia politica di Messina e costretto all’esilio. Tornò in
Italia per concessione di Mussolini nel 1937. Fu eletto all’Assemblea Costituente nel 1945.
La Malfa Ugo (via)
Politico (1903-1979). Nato a Palermo. Partecipò alla lotta clandestina e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito
d’Azione. Durante i primi governi tra 1945 e 1948 fu ministro dei Trasporti e del Commercio Estero. Entrò a far
parte del Partito Repubblicano e ne divenne prima segretario (1965) poi presidente (1975). Più volte ministro, fu
vicepresidente del Consiglio nel IV gabinetto Moro. Fautore di una politica di apertura al PSI, accentuando le
critiche alla DC, sostenne la necessità che il PCI entrasse a far parte della direzione del Paese.
Lenin Nikolaj (via)
Laterale di via Togliatti
Politico, pseudonimo di Vladimir Ilijc Uljanov (1870-1924). Artefice della rivoluzione russa. Dal 1893 svolse a
San Pietroburgo propaganda marxista tra gli operai per cui fu deportato in Siberia. Dal 1900 si recò all’estero
dove, in contrasto con la socialdemocrazia, diede vita al movimento bolscevico. Allo scoppio della rivoluzione
del 1905 rientrò in Russia svolgendo intensa attività politica. Si rifugiò all’estero dopo la repressione per rientrare
nel 1917, quando, al manifestarsi della nuova rivoluzione del marzo, ne assunse la direzione e, dopo i fatti di
ottobre, divenne capo del governo sovietico.
Leningrado (via)
Laterale di Strada Provinciale
Porto sul mar Baltico alle foci della Neva; già Pietroburgo, fondata da Pietro il Grande nel 1703, oggi S. Pietro-
borgo. Importante per le industrie meccaniche, chimiche, tessili, ma anche centro artistico e culturale; famosi il

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Palazzo d’Inverno residenza degli zar, ora museo dell’Ermitage, la cattedrale della madonna di Kazan, la statua
equestre di Pietro I. Fu teatro della rivoluzione d’ottobre del 1917. Durante la II guerra mondiale resistette valida-
mente all’assedio dell’esercito tedesco.
Leoncavallo Ruggero (via)
Laterale di via Costituzione
Musicista (1858-1919). Napoletano, si era laureato in lettere a Bologna. Pianista, compositore della scuola verista
si impose col successo di Pagliacci, di cui scrisse anche il libretto (1892); seguirono I Medici, Boheme, Edipo re
e alcune operette. Come altri musicisti della “giovane scuola” subì l’influsso di Bizet e in parte di Wagner.
Levata (strada)
Località S.Giovanni. Laterale di via Provinciale
In dialetto nostrano è alveda e in quello matovano, dove pure esiste il toponimo, alvada.
L’interpretazione del nome oscilla tra “levata” nel senso di chiusa e via sollevata rispetto al terreno circostante, di
origine romana, dal latino levare. Questa seconda ipotesi è la più probabile essendo la strada una congiunzione
ideale della centuriazione brescellese con quella carpigiana, inoltre attraversava le paludi da cui derivarono, nel
Quattrocento, i Terreni Novi. A complemento di questa interpretazione si noti che una laterale della via è strada
Serravalle che si congiunge con strada Penella, entrambe, perché soprelevate, con funzione di delimitazione e
arginatura delle zone paludose.
Libertà (via)
Laterale di via De Amicis
nei diversi tratti, già contrada Centusci, contrada del Gioco del pallone e contrada delle Monache.
Il dizionario definisce Libertà come Facoltà dell’uomo di agire spontaneamente, per iniziativa della propria
volontà e della propria ragione e non solo per impulsi sensibili o esterni. In campo politico la lotta per la libertà
consiste nel rendere questo ambito il più vasto possibile compatibilmente coi diritti degli altri cittadini.
Nel passato la via era chiusa all’estremità verso via Indipendenza, più o meno all’altezza dell’attuale stazione dei
Carabinieri, e nel 1893 vi era stato edificato il pubblico macello, demolito negli anni Sessanta. Il tratto fino a via
De Amicis era detto contrada Centusci. Gli edifici a levante sono fra i più antichi del borgo medievale, in essi si
individuano le case dei Sessi risalenti al XIII sec. che costituivano un lato del più antico “castelloncolo”. Dopo la
fondazione del convento delle monache di S.Teresa, intorno al 1679, il tratto tra via Vittoria di Capua e via L.Orsi
Via della Libertà verso nord. La costruzione sullo sfondo era il vecchio macello.

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L’area di via della Libertà e delle contrade vicine nella carta disegnata dal Siliprandi nel 1778. Su di essa si affacciavano alcuni degli
edifici più antichi del paese. Anche la casa dell’Orsi, evidenziata con un cerchio, vi aveva il suo ingresso.

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si denominò contrada delle Monache. Ancora negli anni
Settanta si potevano vedere i resti della chiesa, che nel-
l’Ottocento era diventata sede della filanda di una so-
cietà di bachicoltori e negli ultimi tempi di una officina
meccanica. L’allevamento di bachi da seta venne intro-
dotto con un intento “industriale” da Ricciarda Gonza-
ga attorno alla metà del XVIII secolo, tuttavia essendo
l’arte della seta molto florida a Reggio fin dalla secon-
da metà del Quattrocento, anche nelle terre dei Gonza-
ga doveva esserci stato qualche addetto all’allevamen-
to dei bigatti. Ne sono una prova indiretta gli stretti
rapporti tra i Gonzaga e gli Scaruffi, noti affaristi reg-
giani e mercanti, tra l’altro, di seta, e un avvertimento
del governatore di Reggio, del 1585, che faceva pre-
sente che a causa del dazio eccessivo ( dazio del pava-
glione) c’era un forte contrabbando di bozzoli con la
Toscana da parte di genti da Correggio, Novellara, Ba-
gnolo, S.Martino, Montecchio ecc. L’iniziativa di Don-
na Ricciarda divenne importante per il numero delle
persone impiegate e per gli influssi che ebbe sul reddi-
to degli agricoltori. La produzione dei bozzoli era affi-
data alle donne di campagna; la filatura avveniva in paese nella filanda, dove lavoravano 40 filatrici. L’edificio
d’angolo con via Vittoria di Capua sul lato a ponente ospitava l’oratorio del Carmine che apparteneva all’omoni-
ma confraternita detta anche “delle cappe bianche”, ridotto ad uso profano nel 1810, mentre l’ultima casa della via
dallo stesso lato, in angolo con via Orsi, era il fianco dell’abitazione del nostro grande artista. Il tratto tra via De
Amicis e via V. di Capua si chiamava del "Gioco del Balone" perché vi si praticava questo sport.
A proposito del gioco del pallone sappiamo che a Novellara si praticò molto precocemente; importato da Firenze
dai nostri Gonzaga che avevano relazioni con i Medici, la prima notizia certa è del 1554 allorchè, riferisce in una
lettera il segretario di corte, “...el conto Alphonso era andato a Novollara a giucare al balono...”. Il calcio, anche se
di calcio come lo intendiamo noi non si trattava, era coinvolgente anche allora e ogni occasione era buona per
giocarlo. Nell’aprile 1571 una delegazione venne da Bologna per stipulare degli accordi. Nel tempo libero si
svolsero delle partite. “Oggi poi anno giugato al balono; gliè venuto qua certe giucatore nove bolognese; gliè un
gentilhomo giuveni et grando cum dui compagni et sono alogiate a casa dell’arciprete. Anno giucato in partite. Li
era ala partita li tri bolognesi et Leonoro et hera messer Hannibal Gonzaga et Antonio falconiere, messer Lino et
Oratio de Lelio (Orsi); et batea il bolognese grando et Antonio et anno giucato bene di manera chelli bolognesi
anno perso, chè anno fatto di falli asai. Anno perso 9-5 giochi...”.
Lidice (via)
Laterale di via Leningrado
Villaggio della Boemia centrale. Nel 1942, per rappresaglia all’attentato contro R.Heydrich, i tedeschi ne decisero
la distruzione. L’8 giugno fu evacuato e raso al suolo. Gli uomini in età superire a 16 anni furono fucilati, le donne
internate in campi di concentramento e i bambini affidati a famiglie tedesche. Il paese è monumento nazionale.
Ligabue Antonio (piazza)
Laterale di via Cimabue Al centro di via V.Poli
Pittore (1899-1965). Nato a Zurigo. Dopo un’infanzia e una giovinezza trascorse tra orfanatrofi, ospedali psichia-
trici e vagabondaggi fu espulso dalla Svizzera e approdò a Gualtieri dove si inserì nel mondo operaio e contadino
della Bassa Reggiana. Per vivere disegnò e dipinse insegne per tiri a segno, circhi, carrozzoni da fiera e marciapie-
di del Reggiano e del Mantovano. Intorno al 1930 l’incontro con Mazzacurati gli fece prendere coscienza delle
L’edificio dell’antica chiesa delle monache di S.Teresa che fu
anche sede, nell'Ottocento, della filanda della Società di
Bachicoltori.
Una rara immagine degli anni ’70 dell’Oratorio del Carmine al-
l’angolo di via V. di Capua con via della Libertà. Si notino le
decorazioni e le tracce dei finestroni ad arco del primo piano.

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proprie capacità artistiche. Si dedicò da quel momento solo alla pittura e alla scultura intercalando tuttavia periodi
di ricovero all’ospedale di Gualtieri e al San Lazzaro di Reggio. La sua fama comunque prese a diffondersi fino a
fargli raggiungere negli anni Cinquanta un certo benessere economico e un miglioramento del suo stato psichico.
Colpito da paralisi cerebrale cessò ogni attività nel 1962. E’ considerato il caso più significativo dei pittori naif
italiani. Tra le sue opere: Lotta dei cervi col postiglione, Lince, Leone con serpente, Aquila con volpe, Lotta dei
galli, e le tante tigri. Unico soggetto umano gli autoritratti. Aveva una passione morbosa per le motociclette e
qualcuno ricorderà che si fermava a Novellara per comprare le sigarette.
Luxemburg Rosa (via)
Laterale di via De Nicola
Rivoluzionaria tedesca (1870-1919). Ebrea di origine polacca, aderente a raggruppamenti socialisti nel paese
d’origine, divenuta cittadina tedesca col matrimonio, militò in quel partito socialdemocratico nell’ala marxista,
svolgendo tra l’altro un’intensa attività giornalistica. Attaccò le posizioni di Bernstein in una serie di articoli
raccolti sotto il titolo di Sozialereform oder Revolution? Partecipò alla Internazionale di Parigi dove si pronunciò
contro “il militarismo e il colonialismo, piaghe basilari dell’accumulazione capitalistica”. Nel 1912 pubblicò la
ponderosa opera Die Akkumulation des Kapitals. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale per il suo antibel-
licismo fu incarcerata quasi ininterrottamente dal 1915 al 1918. Nel 1916 guidò un movimento di estrema sinistra
detto Spartachismo. Alla fine della guerra presiedette la costituzione del partito comunista tedesco e partecipò alla
rivolta spartachista di Berlino. Arrestata, fu assassinata dalle guardie.
Madonnina (strada)
Laterale di strada Borgazzo
L’inizio della strada è segnato da una cap-
pellina dedicata alla Madonna della Ghia-
ra. Non se ne conosce la data di fonda-
zione. All’interno c’era un dipinto su ta-
vola raffigurante la Vergine, ora custodi-
to in S.Stefano. Nel mese di maggio vi si
recita il rosario e si cantano le litanie. In
passato aveva un portichetto nella parte
anteriore chiuso da una cancellata. I la-
vori di sistemazione e di reintonacatura
del 1998 hanno riportato alla luce le trac-
ce del portichetto.
Si ha notizia di un’altro oratorio dedica-
to a S.Filippo Neri in Borgazzo, voluto
da un certo Eleonoro Bianchi nel 1595,
ma se ne sono perse le tracce.
Malagoli Claudio (via)
Laterale di via dello Sport
Cestista (1951-1988). Nato a Novellara, fin da ragazzino mostrò la sua
attitudine per la pallacanestro giocando nel campetto dell’oratorio. Il suo
talento fu notato da Nico Messina che lo portò a Varese. Grazie ad un
accordo andò a giocare alla Snaidero di Udine, in seguito contribuì ampia-
mente alla promozione in serie A di Vigevano e Brindisi. Ha collezionato
31 presenze in nazionale e i suoi 6903 punti realizzati in serie A ne hanno
fatto l’undicesimo marcatore di tutti i tempi. Claudio rappresenta i tanti
ragazzi novellaresi che si sono distinti in tutte le categorie della pallacane-
stro fino alla serie A e la vitalità del nostro vivaio. A lui è intitolato il
torneo giovanile di basket “Città di Novellara”.
Claudio Malagoli, giocatore di pallaca-
nestro di serie A. A lui è intitolato un tor-
neo giovanile.
La cappellina della Madonna della Ghiara in Borgazzo.

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Malagoli Giuseppe (via)
Laterale di via Costituzione
Letterato e filologo (1864-1947). Novellarese. Dopo alcuni anni di inse-
gnamento a Lovere e a Massa Carrara si stabilì a Pisa dove cominciò ad
occuparsi di studi di dialettologia e glottologia che si concretizzarono in
decine di contributi specifici e due manuali di ortografia e di accentazio-
ne, Ortoepia e ortografia italiana moderna, e sopratutto nel Vocabolario
pisano. Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò a una raccolta di brani
letterari che pubblicò nel 1932 col titolo Crestomanzia per secoli della
letteratura italiana; opera che ebbe una notevole fortuna. Scrisse anche
numerose composizioni poetiche: Sul lago d’Iseo, La piccola ghirlanda,
Echi poetici alla periferia, Paesi. Malagoli componeva, secondo l’uso del
tempo, poesie d’occasione per ricorrenze come nascite e matrimoni, inol-
tre si dedicò a ricerche su poeti e scrittori di Novellara come Guidubaldo
Bonarelli, Daniello Bartoli, Carlo Cantoni. Nel 1904 aveva avviato un
programma di indagini sistematiche sui dialetti reggiani, purtroppo non
completato, ma fortunatamente iniziato con la Fonologia del dialetto di
Novellara. Da non dimenticare il prezioso opuscolo Cronisti e storiografi
di Novellara. Sua la poesia all’inizio di questo volumetto. Il nostro archi-
vio conserva il suo epistolario, mentre alla facoltà di Lettere dell'Universi-
tà di Pisa c'é la sua biblioteca assieme a quella del figlio Luigi, lui pure
docente in quell'Ateneo. Si può aggiungere che Giuseppe Malagoli fu “figlio d’arte” infatti lo suocero, Celestino
Malagoli, archivista e protocollista comunale, fece ricerche sulla storia di Novellara, dando alle stampe due
opuscoli, uno sulla vita e le opere di Lelio Orsi, l’altra appunto sulla storia del paese, Notizie storiche toponoma-
stiche e amministrative; inoltre ci ha lasciato una preziosissima cronca manoscritta.
Manfredi Fratelli (via)
Laterale di via D’Azeglio
Gino, Aldino, Gugliemo e Alfeo. Famiglia di mezzadri di Villa Sesso. Dopo l’8 settembre 1943, tutti arruolati
nella 77 Brigata SAP, raccoglievano viveri e materiale per le prime formazioni partigiane, assistevano e nascon-
devano perseguitati politici, facevano da guida ai gruppi di reclute partigiane nel viaggio verso l’Appennino. La
casa divenne una delle basi più solide dell’organizzazione e i Manfredi, specialmente Gino, parteciparono a vari
colpi di mano per procurare armi, munizioni e vettovaglie. Nel corso dei rastrellamenti effettuati tra 16 e 20
dicembre 1944 furono catturati assieme ad oltre 400 persone e arrestati in un gruppo di 51. Nonostante Gino
cercasse di prendere su di sè tutta la responsabilità per salvare gli altri famigliari, venne fucilato con altre 13
persone compresi i fratelli. Anche il padre Virginio chiese e ottenne di seguire la sorte dei figli.
Mantegna Andrea (via)
Laterale di via Colombo
Pittore e incisore (1431-1506). Padovano, fra i più grandi del Rinascimento; si distinse per un culto della forma
che lo riallacciava ai modelli antichi. Ancora giovanissimo affrescò insieme al Pizzolo parte della cappella Ove-
tari nella chiesa degli Eremitani di Padova. Invitato a Ferrara nel 1449 vi dipinse un ritratto di Lionello d’Este. Del
1453-54 è il Polittico di San Luca e del 1459 la Pala di San Zeno. Attorno al 1460 si recò a Mantova alla corte di
Lodovico Gonzaga dove affrescò la cappella del castello di S.Giorgio e, nel palazzo ducale, la Camera degli sposi.
Verso il 1485, per incarico di Francesco II, Mantegna dava inizio alle nuove tempere del Trionfo di Cesare, usati
come fondali di scene. Vari viaggi compì a Firenze e a Roma, dove decorò la cappella privata di Innocenzo VIII,
distrutta nel Settecento. Altre opere: San Giorgio (alla Ca’ d’Oro), la Madonna della vittoria (al Louvre), la Morte
della Vergine (al Prado). Quando morì nel suo studio fu ritrovato il notissimo Cristo morto dal perfetto scorcio
prospettico.
Manzoni Alessandro (via)
Laterale di via A.Costa
Scrittore, poeta, letterato (1785-1873). Uno dei massimi scrittori italiani, considerato caposcuola del romantici-
smo. Nato a Milano, condusse una vita scapigliata nei primissimi anni dell’Ottocento poi, dal 1805 al 1810, visse
Giuseppe Malagoli, letterato e filologo.

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a Parigi dove frequentò l’ambiente degli illuministi e sposò la calvinista Enrichetta Blondel; in seguito, e fino alla
morte, soggiornò quasi esclusivamente a Milano. Dal 1861 fu senatore del regno e, contrario al potere temporale
dei papi con scandalo dei cattolici integralisti, votò in favore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze
come tappa di avvicinamento a Roma. La sua fama di poeta è legata alle poesie composte dopo la conversione
(1810): gli Inni sacri, Marzo 1821 e Cinque Maggio. Testi significativi della problematica manzoniana sono
Lettre à Monsieur Chauvet e Lettera a Cesare D’Azeglio sul Romanticismo (1823). Notevoli anche le due trage-
die: Il Conte di Carmagnola e Adelchi. La grandezza del Manzoni però si fonda sui Promessi sposi, il maggior
romanzo della nostra letteratura. La prima edizione (1821-23) aveva il titolo Fermo e Lucia che venne poi cam-
biato nel 1827 in Promessi sposi. Dopo la “risciacquatura in Arno” per eliminare arcaicismi e forme dialettali uscì
nel 1840-42, una nuova edizione con l’aggiunta della Storia della colonna infame.
Marchi Vittorio (via)
già contrada di S.Lucia
Medico, anatomopatologo (1851-1908). Nato a Novellara, si laureò all’Uni-
versità di Modena in chimica farmaceutica nel 1873 e in medicina e chirurgia
nel 1882; nel medesimo anno passò al “frenocomio” San Lazzaro di Reggio
Emilia dove esercitò come perito settore. Poco dopo divenne direttore di quei
laboratori scientifici. In questo periodo compì importanti ricerche sul sistema
nervoso che gli permisero di frequentare l’Istituto di Anatomia Patologica
dell’Università di Pavia dove insegnava il grande Golgi. Per buona parte del
1884 fu aiuto del grande patologo avendo così modo di apprendere e perfe-
zionare le tecniche che valsero al Golgi il premio Nobel. Uno studio originale
sui talami ottici fruttò al nostro Marchi nella stessa epoca il premio dell’Isti-
tuto Lombardo di Scienze e Lettere. Nell’87 accettò il posto di aiuto alla
cattedra di Fisiologia di Firenze con la prospettiva di poter proseguire i suoi
studi. Partecipò a diversi concorsi per cattedre universitarie senza purtroppo
riuscire a vincerli. Accettò stranamente il posto di medico condotto prima di
S.Benedetto del Tronto poi di Jesi, e in quest’ultima città finì i suoi giorni,
ucciso da una meningite.
Il suo nome resta ancor oggi legato a un fascio di fibre nervose discendenti che proviene dal cervelletto e ad un
metodo, sviluppato nei laboratori di Reggio, di individuazione del percorso dei fasci nervosi e di localizzazione
delle sedi delle funzioni nervose
Marconi Guglielmo (piazzale)
già piazzale della Rocca
Fisico e inventore (1874-1937). Nato a Bologna. Frequentò presso l’Università della sua città, senza essere iscrit-
to, il laboratorio di fisica sperimentale nel campo delle radioonde. Nel 1894 con esperimenti condotti nella villa
paterna di Pontecchio perfezionò gli apparati trasmittenti e riceventi allora in uso, riuscendo a trasmettere segnali
Vittorio Marchi, fisiologo e anato-
mopatologo.
Immagine sacra in terracotta e antico dipinto raffigurante la Madonna scoperto in una casa in via Marchi.

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percepibili ad oltre 2 km., dimostrando così
che le radioonde potevano superare ostacoli na-
turali. Trasferitosi in Inghilterra nel 1896 bre-
vettò il sistema di radiotelegrafia senza fili e,
nel 1898, fondò a Londra la Marconi’s Wire-
less Telegraph and Signal Co. e all’inizio del
secolo sviluppò spettacolari esperimenti di col-
legamento transoceanici. Nel 1909 ricevette il
premio Nobel per la fisica. Dopo la prima guer-
ra mondiale attrezzò un panfilo, l’Elettra, sul
quale perfezionò la radiotelegrafia. Effettuò
anche esperimenti sulla trasmissione delle im-
magini. Dal 1929 fu nominato presidente del
CNR e ottenne una cattedra di onde elettro-
magnetiche all’Università di Roma.
Come piazzale della Rocca aveva una sua
rilevanza pubblica fin da epoca medievale, in-
fatti gli edifici a est ospitavano il palazzo del
podestà, mentre quelli a ovest avevano una
loggia al piano terra dove si amministrava la
giustizia e al piano superiore i granai della co-
munità. Nel Cinquecento sotto il pretorio c’era-
no l’apoteca o spezieria e la bottega del sarto.
Le camere all’angolo del piazzale con via De
Amicis avevano ospitato negli anni Quaranta
del Quattrocento S.Bernardino da Siena nel suo
giro di predicazioni. Per questo la via che co-
steggia la rocca fu dedicata a lui. Dopo il 1880,
vi fu installata la pesa pubblica col caratteri-
stico chiosco mentre sul lato opposto è rima-
sta aperta al pubblico fino agli anni Sessanta la Trattoria del Castello gestita dalla celebre “Lisetta”.
Marsala (piazzale)
All’estremità di via N. Bixio
Città della Sicilia in provincia di Trapani, conosciuta a livello internazionale per i vini omonimi che cominciaro-
no ad essere prodotti in modo industriale dalla fine del XVIII secolo. L’antica Marsala possedette un porto sempre
attivissimo sotto tutte le dominazioni, dalla cartaginese alla normanna, ma fu chiuso nel XVI secolo a favore di
quello di Trapani. L’11 maggio 1860 a Marsala sbarcarono i Mille di Garibaldi eludendo la flotta borbonica e
iniziando così la conquista del Regno delle Due Sicilie.
Martiri (via)
Laterale di strada Sbarra
Per il linguaggio cristiano martiri sono coloro che rendono testimonianza della loro fede in particolare sopportan-
do di essere arrestati, giudicati, torturati, seviziati e uccisi senza opporre resistenza per aver predicato la parola di
Dio. Per estensione sono martiri tutti coloro che hanno subito violenze e la morte per una causa giudicata giusta.
In genere si intendono ricordare i caduti per la libertà della Patria.
Martiri della Bettola (via)
Prosecuzione di via Martiri di Cervarolo
Il ponte della Bettola è sulla strada statale tra Vezzano e Casina. Una squadra di sabotatori partigiani, guidata da
Lupo (Enrico Cavicchioni) tentò, il 26 giugno 1944, di far saltare il ponte per interrompere le comunicazioni.
Dopo gli scoppi delle mine però il manufatto era solo danneggiato. La notte seguente mentre i sabotatori tentava-
no di portare a termine l’opera, sopraggiunse un automezzo carico di tedeschi, ci fu uno scontro con morti da
entrambe le parti. Poche ore dopo i tedeschi, per rappresaglia uccisero trentadue persone che si trovavano nelle
case e nell’albergo nei pressi del ponte.
Il suggestivo acciottolato del piazzale delle rocca nei primi anni Cinquanta..

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Martiri di Cervarolo (via)
Laterale di via Leningrado
A seguito della sconfitta subita dai tedeschi a Cerrè Sologno ad opera di un nutrito gruppo di partigiani, i comandi
militari intrapresero un immediato rastrellamento con l’appoggio dell’aviazione. Iniziò l’occupazione progressi-
va di tutti i paesi per frazionare le formazioni partigiane. Il 19 marzo 1944 i soldati entrarono a Cervarolo e il
giorno seguente fecero razzia, appiccarono il fuoco alle case e fucilarono 24 uomini compreso il prete.
Marzabotto (via)
Laterale di via Leningrado
Paese in provincia di Bologna, nella valle del Reno. Antico insediamento etrusco con edifici ed abitazioni distri-
buiti in “insulae” delimitate da assi stradali ortogonali; le strade principali sono provviste di canalette di scolo, le
case, costruite con una tecnica mista di ciottoli e mattoni crudi, sono costituite da una serie di ambienti disposti
attorno ad un cortile centrale con pozzo. Nell’area principale sono stati individuati edifici sacri eretti secondo i
canoni dell’architettura etrusca.
Il nome di Marzabotto è in epoca contemporanea legato alla strage operata dalle SS tedesche del maggiore Reder
che provocò la morte di 1836 persone per rappresaglia contro la lotta partigiana.
Mascagni Pietro (via)
Laterale di via Costituzione
Compositore e direttore d’orchestra (1863-1945). Di Livorno. Allievo per breve tempo di Ponchielli si diede poi
alla direzione di operette messe in scena dalla Compagnia di Forlì e dalla Compagnia Maresca. Stabilitosi a
Cerignola in Puglia lavorò attorno al Guglielmo Ratcliff e compose una Messa. Giunse di colpo alla notorietà e al
successo vincendo il concorso dell’editore Sonzogno con l’opera Cavalleria rusticana. Nelle opere successive
tentò vie musicali diverse realizzando lavori piacevoli quali Amico Fritz, Iris e Lodoletta. Nel 1895 assunse la
direzione e la cattedra del Liceo musicale di Pesaro che tenne fino al 1902. Dopo il 1917 la sua attività composi-
tiva si diradò fino a interrompersi nel 1935 con Nerone. Nel corso della vita aveva scritto numerosi articoli per
giornali e riviste.
Mattei Enrico (via)
Laterale di via E.Ferrari
Imprenditore e politico (1906-1962). Nato ad Acqualagna (PS). Impiegato, poi direttore, di una conceria, nel
1929, si trasferì a Milano dove lavorò come rappresentante di colori fino al 1934 quando fondò l’Industria chimi-
ca lombarda specializzata in vernici. Durante l’occupazione tedesca fu a capo di formazioni partigiane della
Democrazia cristiana e membro del comando militare del CLNAI. Dopo la guerra divenne commissario straordi-
nario dell’AGIP che stava effettuando perforazioni in Valle Padana. Grazie alla sua perseveranza e all’appoggio
politico della DC furono scoperti i giacimenti di Cortemaggiore e Caviaga. Mattei fece dell’AGIP un potente
strumento per l’affrancamento energetico dell’Italia, sviluppando anche le ricerche di gas e la costruzione di
metanodotti. Nel 1953, costituitosi l’ENI, ne divenne presidente avviando una politica di indipendenza dalle
grandi compagnie che monopolizzavano la produzione e la distribuzione dei prodotti petroliferi; il che lo fece
entrare in conflitto con gli interessi dell’industria privata in campo energetico. Per reggere il duro confronto
ricercò l’alleanza di alcune correnti della DC e si avvalse del quotidiano “Il Giorno” per sostenere la strategia
dell’ENI. Morì per l’eplosione di una bomba collocata sul suo aereo.
Matteotti Giacomo (via)
Laterale di via Indipendenza
Politico (1885-1924). Di Fratta Polesine. Iscrittosi giovanissimo al Partito Socialista ne divenne ben presto uno
degli esponenti più in vista e, dal 1922, segretario generale. Eletto deputato nel 1919 divenne uno dei più irridu-
cibili avversari di Mussolini e del fascismo. Per ritorsione contro il suo discorso in parlamento in cui denunciava
il regime illegale che si andava instaurando, fu aggredito sul Lungotevere il 10 giugno 1924 e pugnalato a morte.
Il fatto per poco non travolse lo stesso Mussolini. Matteotti aveva collaborato assiduamente a La critica sociale,
a L’Avanti!, La Giustizia e La Lotta.

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Mazzerini Luigi (via)
Laterale di via Marchi
già contrada del Portichetto
Speziale (1735-1821). Di Fermo. Fu gesuita speziale
nel collegio dei Gesuiti di Novellara la cui spezieria
acquistò nel 1774 dopo la soppressione della Compa-
gnia di Gesù, gestendola privatamente. Il Davoli nelle
sue Memorie lo descrive come “ uomo molto attivo,
esperto e fornito di molte cognizioni, giovava non poco
agli infermi nelle cure di medicina e chirurgia; parlato-
re erudito e manieroso tratteneva con piacere chiunque
portavasi al suo negozio”. A seguito delle sue disposi-
zioni testamentarie i materiali della spezieria rimasero
alla Comunità; tra essi di grande pregio e importanza i
recipienti di ceramica decorata destinati alla conserva-
zione dei medicamenti, dei secoli dal XVI al XVIII,
ora esposti nel Museo Gonzaga. Per l’esattezza il co-
gnome dovrebbe essere Mazzarini con la "a".
Il nome antico, Portichetto, deriva dal gruppo di case con le botteghe degli artigiani, tuttora esistenti se pur
irriconoscibili, sul lato nord, con piccolo portico antistante, in prossimità della primitiva piazza del mercato.
Ospitava anche la casa del giudice. Nell’area compresa tra la piazza e la Linarola si tennero tra Quattrocento e
Cinquecento numerosi duelli perchè Novellara era una specie di zona franca per questo genere di sfide. All’estre-
mità est c’era il Mulino di sopra, altro importante punto di aggregazione umana, ora trasformato in laboratorio
artigiano. Qualche parola sui mulini non guasterà. I molini ad acqua “pubblici” sono una istituzione del Medioe-
vo; utilizzati in principio esclusivamente per la macinazione dei grani, dopo il Mille se ne estese l’impiego al
taglio del legname, alla produzione della carta, alla follatura dei panni, alla lavorazione del ferro. Sui corsi d’ac-
qua perenni vennero costruiti mulini galleggianti men-
tre sui torrenti e sui canali i molini fissi. Quelli della
antica contea di Novellara e Bagnolo funzionavano col
sistema dell’acqua che scorreva sotto le ruote motrici.
Da noi chi doveva macinare aveva il vantaggio di po-
tervisi recare anche per via acqua, caricando il grano
su un burchiello. I nostri molini risalgono al XII sec. Il
Molino di sotto era dei frati della chiesa di S.Andrea di
Campagnola e fu acquistato da Alessandro I Gonzaga,
assieme alla chiesa di S.Antonio Abate, all’inizio del
‘500. I Gonzaga però possedevano altri molini, perchè
costituivano un introito sicuro e consistente. Nel 1732
ne avevano 18, quasi tutti nella Lombardia, che dava-
no in affitto a privati. Il Molino di sopra è stato chiuso
nel 1968, quello di sotto nel 1979. A titolo di curiosità
la macinatura si effettuava dall’8 settembre al 15 mag-
gio. La quota di farina trattenuta era circa del 6%.
Nell’ 800 sul lato a meridione era stato costruito un
edificio adibito a manifattura dei tabacchi, trasformato in seguito in riseria.
Il “Portichetto” nel 1910; ospitava botteghe e case di artigiani
fin dal Quattrocento.
A sinistra la riseria in via Mazzarini; nell’Ottocento era una manifattura tabacchi . A destra lato anteriore del Mulino di Sopra.
Una pianta dei primi dell’Ottocento ci mostra la disposizione
delle macine all’interno del mulino.

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Mazzini Giuseppe (piazza)
Piazzetta, già piazza Umberto I
Politico e pensatore (1805-1872). Genovese. Cresciu-
to in un ambiente aperto alle tendenze democratiche,
nel 1827, anno della laurea, entrò nella carboneria e
intraprese la carriera letteraria scrivendo sull’Indicato-
re genovese e poi sull’ Indicatore livornese.
Arrestato nel ’30 con l’accusa di cospirazione, quando
uscì dal carcere preferì andare in esilio a Marsiglia; qui
fondò la Giovine Italia una associazione, o meglio una
società, che avrebbe dovuto, sia pure dall’estero, risve-
gliare i sentimenti patriottici degli italiani. Le adesioni
al movimento furono numerosissime. Ci fu anche un
tentativo di alleanza, poi fallito, con le società guidate
da Filippo Buonarroti che raccoglievano gruppi di con-
tadini attratti dagli ideali collettivistici. Alla luce del-
l’ideale “pensiero e azione”, nel ’33, tentò di provoca-
re la rivolta nel Regno di Piemonte, ma il moto fu stron-
cato dalla polizia sabauda così come quello successivo nella Savoia. Rifugiatosi in Svizzera fondò la Giovine
Europa; cacciato anche da qui, riparò in Inghilterra ove subì una profonda crisi spirituale. Riorganizzò la Giovine
Italia nel 1838-40. La più importante azione del risorto movimento fu lo sfortunato tentativo dei fratelli Bandiera.
Mazzini fu uno dei triumviri della Repubblica romana
e quando cadde (1849) riprese la via dell’esilio spo-
standosi all’estero e nell’Italia Meridionale rinfocolando
i suoi ideali repubblicani. Nel 1860 di fronte all’indi-
rizzo regio del Risorgimento sentendosi un “esule in
patria” preferì proseguire il suo esilio a Lugano e Lon-
dra. Tornato in incognito a Pisa nel 1872 vi si spense
dimenticato da tutti.
Prima del 1946 la piazza era intitolata a Umberto I,
re d’Italia. Divenuto re nel 1848, appoggiò la politica
colonialista di Crispi mentre in politica interna fu so-
stenitore dell’autoritarismo dello Stato. Venne assassi-
nato a Monza nel 1900.
Piazzetta, così chiamata per le dimensioni ridotte ri-
spetto alla piazza maggiore, era l’antica piazza del ca-
stello prima dell’ampliamento urbanistico del XVI sec.
Tra gli edifici che vi si affacciano la casa di Giuseppe
Malagoli, il portico delle passeggiate gonzaghesche in
castello, del primo Cinquecento e il palazzetto liberty
che fu sede dell’albergo delle Due spade. Salta all’oc-
chio, perchè in stile totalmente estraneo alla tipologia
del luogo, la casa in cemento armato in stile moderno.
Sullo sfondo a sud la casa di Gaetano Gaddi, biblioteca-
rio e cultore di storia locale a lui si devono il salvatag-
gio dei vasi della spezieria dei Gesuiti durante la guerra
e la valorizzazione dei cimeli gonzagheschi della Roc-
ca. Ha lasciato alla Comunità una pregevole raccolta di
materiale fotografico su avvenimenti e luoghi del paese,
una parte del quale è stato utilizzato per illustrare questo
libro. Dalla fine del Settecento, da aprile a ottobre, vi si
teneva il mercato del bestiame, due volte la settimana.
Medico (viottolo del)
Località S.Maria
Prende origine, come l’omonimo ponte in confine con Canolo, da una “casa del medico” che fu di Giacomo del
Medico di Massa, suddito dei Gonzaga, che prese parte alla congiura ordita nel 1580 da Claudio Gonzaga contro
i parenti di Novellara. Dalle memorie di Celestino Malagoli abbiamo che i beni in Novellara, Reatino, Valle e
Pieve Rossa, compresa la canonica di Novellara, di proprietà “Del Medico di Cariera” furono rilevati nel 1880 da
Gherardi Ignazio, primo chirurgo dell’ospedale.
L’Abergo delle due spade all’angolo della Piazzetta negli anni
Venti.
La Piazzetta nel 1925. La veranda a sinistra era dell’albergo e
serviva per stendere lenzuola e tovaglie ad asciugare.
I portici a destra servivano ai Gonzaga nel Cinquecento per
passeggiare.
Abitazioni tra la Piazzetta e via Penelli. La casa di destra era di
Gaetano Gaddi.

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Menotti Ciro (via)
Laterale via Cantoni, di fianco a foto Wollmer
Patriota (1798-1831). Di Migliarina di Carpi. Dopo la rivoluzione in Francia del luglio 1730, anche i principi
ritennero di dover mutare il loro atteggiamento reazionario e di entrare in contatto con gli uomini desiderosi di
nuovi ordini politici. Enrico Misley e Ciro Menotti prospettarono al duca Francesco IV d’Este la possibilità di
crearsi, per mezzo della rivoluzione, una signoria più ampia e addirittura di conseguire la corona di re. La prepa-
razione della congiura proseguì piuttosto alacremente, mentre per la libertà di cui godeva si era diffusa la convin-
zione che Menotti agisse con la segreta connivenza del duca. Ma tale convinzione non rispondeva alla realtà,
perchè Francesco IV, forse pentitosi di essersi spinto troppo oltre faceva al contrario preparativi per soffocare
l’insurrezione. La data della rivolta fu rivelata al duca che potè prendere in tempo le contromisure. Menotti,
vistosi scoperto, anticipò la data, ma l’azione fallì e lui fu catturato. Una commissione militare istituita dal duca,
lo condannò a morte per impiccagione.
Brevissimo tratto di strada che congiunge via Carlo Cantoni con piazzale Marsala; in origine era un cortile.
Mille (vicolo dei)
Spedizione militare. Con questa definizione si indica l’impresa ideata da Crispi e realizzata da Garibaldi per
aiutare le popolazioni della Sicilia e del Meridione a liberarsi del dominio borbonico. Nel maggio 1860, simulan-
do un atto di pirateria per evitare complicazioni diplomatiche al governo piemontese, Garibaldi e i suoi presero
due navi e salparono da Quarto. I mille volontari erano in massima parte studenti, professionisti, artigiani e
letterati. Si rifornirono di armi a Talamone e sbarcarono a Marsala l’11 maggio. Dopo la prima vittoria a Calata-
fimi l’avanzata proseguì rapidamente stante la scarsa opposizione delle truppe borboniche. Passati in Calabria i
garibaldini marciarono altrettanto speditamente verso Napoli favoriti da piccole rivolte locali. L’ultimo tentativo
di reazione dei Borboni fu stroncato al Volturno e Garibaldi entrava vittorioso nella capitale. Le insurrezioni
organizzate da Cavour col consenso di Napoleone III negli Stati Pontifici fornirono il pretesto ai piemontesi per
invadere le Marche e l’Umbria e arrivare ai confini napoletani. Garibaldi e Vittorio Emanuele si incontrarono a
Teano.
In origine erano due cortili confinanti delle rispettive case di corso Garibaldi e via Cantoni resi comunicanti
nel 1961.
Minara ( strada)
Laterale di strada Valle
Prende il nome da una famiglia, i Minari originaria di Reggiolo, esistita nel XVI secolo. Anche il canale che corre
nelle vicinanze porta lo stesso nome.
Minzoni Giovanni (via)
Laterale di via Togliatti
Sacerdote (1885-1923). Nato a Ravenna. Studiò nel seminario della sua città; nel 1910 fu mandato cappellano ad
Argenta. Allo scoppio del primo conflitto mondiale chiese di essere inviato al fronte come cappellano militare;
per le azioni valorose si meritò la medaglia d’argento. Tornato ad Argenta si immerse nuovamente in un’infatica-
bile attività di predicazione e di iniziativa sociale; convinto sostenitore del cooperativismo appoggiò tutte le
iniziative che andavano in questa direzione. Da ciò scaturirono lo scontro col fascismo e l’adesione al Partito
popolare. Per contrastare l’organizzazione giovanile dei
balilla organizzò una sezione locale scoutistica. Que-
sto ed altri episodi gli attirarono l’ostilità dei dirigenti
fascisti locali che, nel ’23, lo fecero percuotere violen-
temente dagli squadristi provocandone la morte.
Montegrappa (via)
Laterale di via Veneto
Massiccio montuoso delle Prealpi venete. Il principale
centro è Bassano. L’area del Grappa fu centro di rile-
Via Montegrappa negli anni Trenta.

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vanti episodi bellici nel corso della prima guerra mon-
diale. Nell’ottobre-novembre 1917 divenne l’anello di
congiunzione tra la linea difensiva montana e quella
del Piave. La IV armata pur in condizione di inferiorità
numerica e di mezzi, con un tempo proibitivo sostenne
per cinquanta giorni la prima battaglia difensiva. Una
seconda battaglia si ebbe nel giugno del 1918 quando
gli austriaci nel contesto di una grande offensiva cer-
carono di aprirsi la via del Canale del Brenta, ma senza
successo. Una terza battaglia, questa volta offensiva,
ci fu nell’ottobre. I soldati del Grappa non riuscirono
ad avanzare, ma costrinsero il comando nemico a spo-
stare in quel quadrante gran parte delle riserve favo-
rendo il passaggio del Piave da parte delle truppe del
piano, preparando la vittoria finale di Vittorio Veneto.
All’inizio della via è la chiesa dei Servi dalla facciata rimasta incompiuta e con campanilino a vela assai danneg-
giato dal terremoto del 1996. Costruita a partire dal 1654 con la rendita di un lascito del giurista e giureconsulto
Camillo Farnetti, morto nel 1637, e col contributo di Alfonso II Gonzaga, fu inizialmente dedicata a San Giovanni
Battista poi intitolata a S.Filippo Benizzi. Ci vollero vent’anni per terminarla. Nel
1740, a seguito della demolizione dell’antica chiesa al Molino di Sotto, venne tra-
sportata nel tempio in paese l’immagine miracolosa della B.V. delle Grazie. All’in-
terno la chiesa conserva pregevoli dipinti a olio, tra cui una Madonna della Ghiara
con San Pietro e San Francesco del novellarese Mario Lodi, alcune statue in carta-
pesta e confessionali lignei.
Il complesso conventuale, iniziato nel 1677, era invece completato dopo soli tre
anni. A seguito delle soppressioni degli enti religiosi del 1768 la chiesa fu rilevata
dalla Confraternita del Carmine che provvide a tenerla efficiente. Il convento fu
dapprima acquistato dall’ebreo Sinigaglia poi da Antonio Taschini che ne fece dono
alla Congregazione di Carità per trasferirvi l’ospedale. Dopo i riattamenti fu inau-
gurato nel 1873. Giusto un secolo più tardi è stato soppresso come ospedale e desti-
nato ad attività socio assistenziali.
Gran parte della via è stata occupata sui due lati fino alle soglie degli anni Novanta
dai capannoni e dagli edifici delle Officine Slanzi.
All’incrocio con via N.Sauro è il nuovo Ufficio Postale (oggi si dice “Agenzia po-
stale”) nell’edificio definito” prefabbricato standard legge 39/82", qui trasferito da piazza Battisti nella seconda
metà degli anni Ottanta In precedenza si trovava all’angolo tra piazza Unità d’Italia e la Piazzetta, negli ambienti
ora del fiorista e ancor prima era situato nel corpo di destra, per chi guarda, del palazzo della Cassa di Risparmio.
L’Ospedale S.Tomaso d’Aquino ricavato nel convento dei Servi all’inizio del secolo. Più sopra una stanza dello stesso ospedale da
ex voto della chiesa della Fossetta, del secolo XIX.
Le Officine e fonderie Slanzi dal lato dell'ingresso degli operai.

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La chiesa dei Servi in una foto Sevardi dell'inizio del secolo.

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Monti Vincenzo (viottolo)
Laterale di via D’Azeglio
Poeta (1754-1828). Nato a Ravenna. Frequentò l’Università di Ferrara ma fu a Roma, dove era andato come
segretario del duca Braschi, che la sua cultura assimilò le varie tendenze dell’epoca. Filonapoleonico si trasferì a
Milano al tempo della Repubblica Cisalpina, per rifugiarsi a Parigi alla caduta di Napoleone e ritornare dopo la
nuova vittoria dell’imperatore. Nel 1804 fu nominato poeta del governo ma riuscì a continuare la sua attività
letteraria anche dopo la Restaurazione. La sua fama è dovuta alla traduzione dell’ Iliade di Omero, non solo tra le
più efficaci che siano state tentate, ma forse anche la migliore tra le sue stesse opere; notevole anche la traduzione
della Pucelle d’Orléans. Le capacità di verseggiatore di Monti appaiono nel poemetto La bellezza dell’universo,
nei preromantici Sciolti al principe Chigi e nell’ode Al signor di Mongolfier. Scrisse anche tre tragedie: Aristode-
mo, Galeotto Manfredi, Caio Gracco.
Moro Aldo (via)
Laterale di via Nenni
Politico. (1916-1978). Nato a Maglie (LE). Professore ordinario di diritto penale all’Università di Roma, nel
dopoguerra fece parte della Costituente come rappresentante della Democrazia Cristiana. Rieletto deputato ad
ogni legislatura, segretario della DC, nel 1963 fu presidente del Consiglio e dette vita al primo governo di centro-
sinistra. Costituì poi altri quattro governi (1964, 1966, 1974, 1976) divenendo in breve una delle personalità di
maggior spicco del suo partito. Fu l’artefice dell’accordo fra i partiti dell’arco costituzionale che portò alla forma-
zione dei successivi governi Andreotti. Il 16 marzo 1978 fu rapito da un commando delle Brigate Rosse e assas-
sinato il 9 maggio successivo.
Motta (strada)
Laterale di strada Provinciale
Il termine “motta” indica un luogo sempre abitato, spesso da epoca preistorica, un rilievo artificiale sul quale
sorgeva un’opera fortificata o un insieme di costruzioni militari . Qui dove esiste l’omonima possesione, sorgeva
la chiesa di San Lorenzo di Cortenova e un gruppo di
edifici atti ad ospitare nel corso del XII secolo il cardi-
nale legato giunto con tutto il suo seguito a Reggio per
arbitrare la vertenza tra i due monasteri di S.Prospero
per il possesso delle reliquie del santo. Già verso la
fine del Quattrocento la chiesa era in rovina e il sito
aveva perso importanza per il prevalere di Novellara. I
materiali furono utilizzati per costruire la chiesa di S.
Stefano e i benefici pertinenti a S.Lorenzo trasportati
nella collegiata. Ancora nei primi anni dell’Ottocento,
riferiva il Davoli che nel prato a nord della Motta c’era
l’antico cimitero e i Catellani raccontavano che negli
anni ’40 di questo secolo, nel corso di lavori agricoli
ereno emersi ossa e pietre sepolcrali. Vi sono anche
stati raccolti materiali laterizi, ceramici e metallici di
epoca romana.
Natta Giulio (via)
Villaggio artigianale, laterale di via Edison
Scienziato. (1903-1979). Nato a Imperia. Laureatosi al Politecnico di Milano in ingegneria chimica, insegnò in
varie città per ritornare definitivamente a Milano come direttore dell’Istituto di chimica industriale. Introdusse in
Italia l’uso dei raggi X nello studio delle strutture molecolari. I suoi interessi furono rivolti specialmente alle
sintesi delle materie plastiche; partendo dalla sintesi catalitica del polietilene effettuata da Ziegler ottenne un altro
polimero, il polipropilene, che per le sue caratteristiche divenne un immediato successo commerciale. Successi-
vamente approfondì lo studio delle macromolecole polimeriche verificando l’esistenza di precise relazioni tra
proprietà chimiche e struttura molecolare. Per questo, nel 1963, ricevette assieme a Ziegler, il premio Nobel per la
chimica.
Il “civile” della Motta. Qui sorgeva l’antichissima chiesa di
S.Lorenzo a Cortenova.

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Nenni Pietro (via)
Laterale di via Costituzione
Politico (1891-1980). Nato a Faenza. Entrato
nel Partito Repubblicano nel 1911 fu segreta-
rio della Camera del lavoro di Forlì; interventi-
sta partecipò alla prima guerra mondiale e, nel
1921, aderì al Partito Socialista. Dopo la pro-
mulgazione delle leggi eccezionali emigrò in
Francia dove fu segretario del PSI in esilio. Par-
tecipò alla guerra di Spagna. Tornato in Italia
venne arrestato più volte nel corso della secon-
da guerra mondiale; dopo l’ 8 settembre 1943
aderì al CLN partecipando alla direzione della
resistenza. Parlamentare, nel 1947 costituì con
i comunisti il Fronte Popolare poi si andò orien-
tando verso la collaborazione con le forze di
centro promuovendo l’ingresso dei socialisti
nell’area governativa. Vicepresidente del Con-
siglio nei primi governi Moro e ministro degli
esteri nel 1968. Fu tra i più convinti fautori della riunificazione coi socialdemocratici.
All’inizio della via si presenta il Parco Primavera, un’area verde attrezzata per sport, svago, tempo libero.
Dall’area destinata da tempo dal piano regolatore a verde pubblico ma sulla quale non era stato effettuato alcun
intervento e si trovava in notevole degrado, un gruppo di residenti “incrollabili” superando scetticismi, ostacoli e
difficoltà contingenti e coordinando gli altri volontari è riuscito a cavarne un parco, che è stato inaugurato nel
1993. Il Parco Primavera rappresenta qualcosa di più. E’ uno degli infiniti esempi delle realizzazioni del volonta-
riato novellarese; ben ottanta associazioni, che in rapporto ad una comunità di 12000 abitanti rappresentano una
esperienza unica, quanto meno a livello regionale. Ottanta gruppi che si esprimono in tutti i settori, dallo sport alla
cultura, al tempo libero, alle feste paesane, alle rievocazioni storiche, al collezionismo e, grande vanto per noi
tutti, alla solidarietà sociale. Ha scritto Marco Ruini “ Nel nostro secolo, alla carità cristiana che persite in tanti
atti e in modo evidente con la Casa della carità, si è aggiunta una solidarietà più laica che ha le basi nel diritto ed
ha portato servizi per anziani, per l’educazione, per il tempo libero e che permettono al nostro paese di essere
considerato un modello per servizi alla persona a livello nazionale”.
Neruda Pablo (via)
Prosecuzione di via Allende
Poeta (1904-1973). Pseudonimo di Neftali Ricardo Reyes, cileno. Studiò a Santiago. Cinque libri di poesie pub-
blicati fra 1921 e 1926, in special modo Venti poesie d’amore e una canzone disperata, lo misero in primo piano
tra i giovani postmodernisti cileni. Seguì una carriera consolare che lo portò in Oriente dall’India a Giava; nel
1933 pubblicò due libri importanti, Il fromboliere entusiasta e Residenza sulla terra. L’anno seguente era a Ma-
drid dove la guerra civile lo indusse ad un aperto impegno politico come militante comunista. Nel 1946 fu eletto
senatore in Cile; fu costretto all’esilio due anni dopo con l’avvento della dittatura e potè ritornare solo nel 1970.
L’anno seguente ricevette il premio Nobel. Particolarmente abbondante la sua produzione letteraria negli anni
dell’esilio: Terza residenza, Canto generale, Luva e il vento, Terzo libro delle odi, Canzoni di gesta; la vasta
autobiografia Memoriale di Isla Negra e sette volumi di poesie pubblicati postumi.
Nova (via)
Laterale di via D’Azeglio
La strada inizia poco dopo l’area del Casino di sotto e termina alle Case nuove. Era la strada dell’antichissimo
insediamento di S.Michele. Procedendo verso ponente, a sinistra c’era la chiesa dedicata a San Michele, mentre a
destra sorgeva l’abitazione fortificata, il “castellaro”, della famiglia Siri. Già nel Duecento era il principale colle-
gamento tra Novellara e Guastalla; da qui, nei primi anni del secolo, durante la dominazione del Comune di
Reggio, venne iniziato lo scavo di un canale di collegamento con le idrovie del guastallese. Solo in questo secolo
l’apertura di via D’Azeglio, parallela alla ferrovia, ha ridotto via Nova ad un ruolo secondario. Anticamente
portava il nome di Nova l’attuale strada Provinciale costruita dai reggiani nel 1224 per collegare la città a Reggio-
lo.
Panoramica dei primi anni Trenta sulla campagna in cui verranno aper-
te via Pirandello, via Malagoli e, all’estrema destra, via Nenni con le sue
trasversali. La casa in alto a sinistra è l’attuale Desirèe-albergo Nubilaria.

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Novy Jicin (via)
Laterale di via Costituzione
Novy Jicin è una cittadina della ex Ce-
coslovacchia, in Moravia, di poco più
di 30.000 abitanti, situata alla base
delle colline. Ha un centro storico,
sviluppatosi tra XVI e XVII sec., con
una grande piazza porticata del XIV
secolo, il castello, del 1558, della fa-
miglia Zerotinsky e la cattedrale de-
dicata all’Assunta. In periferia sono
sorti condomini e palazzi a dieci e più
piani, piscine, campi d’atletica e da
pallacanestro, scuole. La vecchia roc-
ca di Jicin, risalente al 1240, è invece
situata sulle colline. Le attività prin-
cipali sono il turismo, anche inverna-
le, la manifattura tabacchi, la costru-
zione di fanaleria per auto e aerei, la confezione di cappelli. Di questi ultimi esiste un museo. Il santo patrono è
Giuseppe Sarkander, l’eroe locale il generale Laudon, vincitore di battaglie contro i turchi nel Settecento. E’
gemellata con Novellara dal settembre 1964. Nel 1968 ebbe inizio lo scambio di ragazzi nelle case di vacanza al
mare e ai monti, ma anche di delegazioni di amministratori, medici, intellettuali e società sportive. Rimasta
famosa la staffetta podistica dell’ 89.
Sulla via si affacciano le Scuole medie e le palestre scolastiche.
Nuvolari Tazio (via)
Laterale di via Colombo
Pilota automobilistico (1892-1953). Nato a Castel
d’Ario (MN). Nel 1915 ottenne la licenza di corridore
motociclista; purtroppo pochi mesi dopo venne richia-
mato alle armi come autiere. Guidò ambulanze della
Croce Rossa, camion e macchine di ufficiali. L’esordio
in corsa avvenne a Cremona nel 1920 con una moto; la
prima gara in auto la disputò invece il 20 marzo 1921 a
Verona alla guida di una Ansaldo Tipo 4. Da allora pre-
se parte a numerosissime competizioni vincendone di-
verse: “Gran Premio Reale” di Roma del 1927, “Tou-
rist Trophy” del 1930, “Targa Florio” del 1932, “Cop-
pa Ciano” del 1933, “Gran Premio d’Ungheria” del
1936, “Coppa Vanderbilt” del 1936. L’ impresa che
ancora oggi lo fa ricordare agli italiani è la partecipa-
zione alla Mille Miglia. In quella del 1947 resistette
alla fatica, al vomito, alla pioggia. Nel 1948 a 56 anni, condusse la gara, pur con la macchina che perdeva pezzi
della carrozzeria, fino a Villa Ospizio di Reggio dove la rottura di un perno di una balestra lo costrinse al ritiro. Gli
venne assegnata una coppa speciale.
Orsi Lelio (via)
Laterale di piazza Mazzini
già contrada delle scuderie
Pittore, architetto, disegnatore (1511-1587). Nato a
Novellara. Appartenente a una famiglia proveniente da
Tizzano parmense e trasferitasi a Bagnolo, feudo dei
Gonzaga di Novellara, attorno al 1440. Al tempo delle
liti tra i cugini Gonzaga, sul finire del Quattrocento, gli
Orsi vennero ad abitare a Novellara. Ritornarono a
Bagnolo mentre questa si trovava sotto la giurisdizio-
ne di Reggio e dello Stato della Chiesa e presero la
Novy Jicin, la piazza e i portici.
Nuvolari alla guida dell’Alfa passa per Reggio durante la Mille
miglia del 1932 in una rara istantanea di Piero Reverberi, foto-
grafo di Novellara.
Prospetto della casa di Lelio Orsi disegnato in base ai ricordi di
Gaetano Gaddi.

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cittadinanza reggiana. Il primo lavoro di
Lelio di cui si ha notizia è un disegno
per lavori nella rocca di Novellara del
1532; le successive opere sono i fregi
della canonica della chiesa di Querciola
e l’affresco della torre dell’orologio della
piazza di Reggio. Nel 1546 a seguito del-
l’omicidio di Gian Paolo Boiardi da parte
di Muzio Fontanelli, l’Orsi, essendo ac-
cusato di complicità, si rifugiò a Novel-
lara dove ottenne protezione. Iniziava
così la sua attività alle dipendenze dei
nostri Gonzaga che sarebbe durata fino
alla morte. Si dedicò alla fabbrica del
Casino di sotto, della chiesa di S. Fran-
cesco di Paola di Bagnolo dove pure re-
staurò ed accrebbe la rocca; disegnò e
soprintese ai lavori della nuova chiesa
di S.Stefano e delle case di Novellara di
cui col figlio Fabrizio dipinse le faccia-
te, affrescò la chiesa del Carmine, realizzò il teatro di corte, progettò la chiesa ed il convento dei Gesuiti e il nuovo
impianto urbanistico del paese. Ebbe tempo e modo di lavorare anche per gli Anziani e altre istituzioni di Reggio.
Ebbe grande familiarità con i suoi Signori, seguì i conti Camillo e Alfonso a Venezia, a Roma e a Mantova; sedeva
alla mensa di corte e trascorreva le se-
rate giocando a carte o più spesso dise-
gnando e facendo gli oroscopi. Un ren-
diconto dell’epoca, giunto fino a noi, ci
fa sapere che nel 1559 in occasione del-
la elezione del papa, Lelio aveva scom-
messo col conte Camillo un quadro con-
tro un mantello mentre con la contessa
Costanza un disegno contro sei fazzo-
letti.
Anticamente era detta contrada delle
scuderie perchè c’erano le stalle dei
Gonzaga. La costruzione occupava tut-
to il lato sud della via e aveva sul retro
un ampio terreno a prato, recintato da
un muretto, che arrivava fino alle fosse
e costeggiava buona parte del lato meri-
dionale della piazzetta (si veda la carti-
na riportata sotto la voce via della Li-
bertà, come pure per la casa dell'Orsi).
Dopo l’incrocio con via della Libertà in direzione del cimitero c’è la parte superstite del convento dei Carmelitani,
un complesso monastico con chiesa del XV sec. E’ più noto come “casino Chiavelli” dalla omonima famiglia, alla
quale appartennero, nel Settecento, due medici condotti del paese, che l’acquistò nel secolo scorso.
La casa di Lelio Orsi era quella d’an-
golo con via della Libertà. Rimasta
fra i beni della duchessa di Modena
fino all’arrivo di Napoleone, fu ven-
duta dai funzionari cisalpini a priva-
ti. Si sa che le ultime proprietarie fe-
cero dare una mano di calce ai muri
di quello che fu lo studio del pittore
perchè Lelio li aveva decorati con fi-
gure che le terrorizzavano. Non è noto
nè quando nè perchè la casa dell’ar-
tista fu abbandonata e andò in rovi-
na; di fatto già all’inizio del secolo
era fatiscente e negli anni Trenta ne
restava solo il muro perimetrale.
Ciò che restava all’inizio degli anni Cinquanta della casa dell’Orsi.
Il convento dei Carmelitani, più noto come Casino Chiavelli, negli anni Trenta.
Veduta del porticato del convento dei
Carmelitani negli anni Cinquanta..

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Alcune opere di Lelio Orsi ci mostrano come fosse un massimo artista nel disegno. Qui sopra lo schizzo preparatorio per l'affresco
che avrebbe dovuto decorare la facciata della sua casa; in basso a sinistra studio per una figura di balestriere; in basso a destra
disegno per una scatola realizzato probabilmente per una delle contesse Gonzaga. Nella pagina a fronte in basso: Cristo tra i dottori
del Tempio.

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Autografo di Lelio Orsi dell’Archivio Gonzaga di Novellara.

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Pajetta Gian Carlo (via)
Laterale di via Berlinguer
Politico (1911-1990). Nato a Torino. Giovanissimo promosse l’organizzazione di studenti comunisti impegnan-
dosi in un’attività politica clandestina che gli costò l’espulsione da tutte le scuole d’Italia e la condanna, nel 1927,
al carcere. Espatriato a Parigi organizzò e diresse anche in quella città i giovani comunisti. Durante una missione
clandestina in Italia nel ’33 fu arrestato e condannato a 21 anni di carcere. Ritornato in libertà nel ’43 partecipò
alla lotta partigiana. Dopo la guerra fu direttore de “l’Unità” e deputato alla Costituente venendo riconfermato
nelle successive legislature. Dal 1963 ha ricoperto la carica di vicepresidente della commissione esteri della
camera. Membro del comitato centrale e della direzione del PCI.
Papa Giovanni XXIII (via)
Laterale di via Indipendenza
Pontefice (1881-1963). Nato a Sotto il Monte (BG). Al secolo Angelo Giuseppe Roncalli. Ordinato sacerdote nel
1904, l’anno seguente era segretario del vescovo di Bergamo e professore in quel seminario. Chiamato a Roma
nel 1921 presiedette la riorganizzazione della Congregazione di Propaganda Fide, fu poi arcivescovo di Areopoli,
delegato apostolico in Bulgaria, in Turchia e Grecia. Creato cardinale nel 1953 divenne patriarca di Venezia.
Succesore nel 1958 di Pio XII, il suo pontificato fu caratterizzato dall’apertura del Concilio Vaticano II unitamen-
te all’aggiornamento del codice di diritto canonico. Uomo di pace in un periodo di tensioni politiche e sociali, si
rivolse al mondo intero con encicliche fondamentali sollecitando tutti a una più viva, aperta e sincera comprensio-
ne: Ad Petri cathedram, Mater et Magistra, Pacem in terris. Il Concilio aveva lo scopo non solo di “ rimettere in
valore e in splendore la sostanza del pensare e del vivere umano e cristiano”, ma voleva essere altresì “un invito
alle comunità separate per la ricerca dell’unità”. Nel piazzale della chiesa della Fossetta è stata eretta una statua
che lo raffigura.
Parini Giuseppe (via)
Laterale di strada Provinciale
Poeta (1729-1799). Di Bosisio (CO). Figlio di un modesto commerciante dovette prendere i voti per completare
gli studi; fu assunto come precettore presso i duchi Serbelloni dove potè osservare i frivoli costumi della nobiltà
milanese. Dopo la pubblicazione delle prime due parti de Il Giorno ottenne la cattedra di lettere del ginnasio di
Brera. Alla venuta dei francesi nel 1796 entrò a far parte della nuova Municipalità. Può essere considerato uno dei
più rappresentativi esponenti dell’ Illuminismo lombardo. L’opera più significativa del Parini è Il Giorno, un
poemetto satirico-didascalico di cui le prime due parti, Il Mattino e Il Mezzogiorno uscirono nel 1763 e 1765,
mentre le ultime due parti, Il Vespro e La Notte uscirono postume nel 1801. Da ricordare le Odi.
Parmigianino (via)
Laterale di via Colombo
Pittore e incisore (1503-1540). Francesco Mazzola
detto il Parmigianino. Nato a Parma. Si formò nel-
l’ambiente emiliano influenzato dai modi del Cor-
reggio come mostrano le sue pitture giovanili in
S.Giovanni Evangelista a Parma. Giunto a Roma nel
1523, vi si affermò tra i più alti interpreti del Manie-
rismo. Di questo periodo sono la Sacra famiglia e la
Visione di S.Girolamo. Fu fatto prigioniero durante il
sacco della città del 1527. Trasferitosi a Bologna, di-
pinse per la cappella Gamba in San Petronio la Ma-
donna con Bambino e Santi; al periodo 1528-31, ap-
partengono la Madonna della rosa e la Madonna con
Santa Margherita. Affrescò nella rocca di Fontanel-
lato la volta di una sala con scene del mito di Diana e
Atteone e, nel 1540 per la chiesa di Casalmaggiore la
pala della Madonna con S.Stefano e il Battista. Fu
questo il suo ultimo lavoro perchè qui morì nello stes-
so anno. Il suo stile è caratterizzato da figure serpen-
Veduta dalla torre della Fossetta su via Colombo e sull'area dove
verranno aperte via Parmigianino, via Giotto, via Goia, via Canova.

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tine e allungate con colori freddi e cangianti evidentissimo nelle ultime opere tra cui spicca la Madonna dal collo
lungo. I Gonzaga di Novellara posssedevano nelle loro collezioni Mercurio con Amore, Venere, Visitazione di
S.Elisabetta e due disegni della Scuola d’Atene.
Parri Ferruccio (via)
Laterale di via Falasca
Politico. (1890-1981). Di Pinerolo (TO). Laureato in lettere. Dopo la partecipazione alla Prima guerra mondiale
fece parte del gruppo dei redattori del periodico Il Caffè e a seguito dell’assassinio di Matteotti si diede all’orga-
nizzazione della lotta clandestina contro il regime. Fu nel 1927 tra coloro che portarono in salvo Filippo Turati in
Corsica. Per questo venne condannato al confino fino al 1933. Non smise mai di mantenere contatti coi gruppi
clandestini partecipando alla lotta di liberazione contro i tedeschi e la Repubblica Sociale; fu attivissimo nel
tenere i contatti con gli Alleati e nell’organizzare la guerriglia come membro del CLNAI. Per la sua posizione
politica di equilibrio fra partiti moderati e partiti di sinistra venne subito indicato come presidente del Consiglio
del primo governo dell’Italia liberata. Nel 1946 come rappresentante del Partito di democrazia repubblicana fu
eletto deputato all’assemblea costituente. Fondatore e direttore, dal ‘ 63, della rivista Astrolabio nello stesso anno
venne nominato senatore a vita.
Pascoli Giovanni (via)
Laterale di via Gramsci
Poeta (1855-1912). Nato a San Mauro di Romagna iniziò gli studi nel Collegio degli scolopi a Urbino. L’assassi-
nio del padre nell’agosto del 1867 e successivamente nell’arco di pochi anni la morte della madre, di una sorella
e di due fratelli gettarono sulla sua vita un’ombra di fosca tragedia. Laureato si dedicò all’insegnamento nei licei
di Matera, Massa e Livorno poi nelle Università di Bologna, Messina e Pisa. A Bologna fu chiamato nel 1906 a
succedere al suo maestro Carducci nella cattedra di letteratura italiana. La prima raccolta di liriche, Myricae era
destinata a incidere ampiamente nella sensibilità poetica del Novecento per la novità del linguaggio spezzato,
frammentario e denso di simboli. Seguirono i Poemetti, i Canti di Castelvecchio, i Poemi conviviali e i Carmina.
Di rilievo, in prosa, Il fanciullino , in cui teorizza che dentro ciascuno di noi c’è un fanciullo che resta piccolo
mentre noi diventiamo adulti e scopre il mistero che ci circonda stabilendo un rapporto intuitivo con la realtà.
Pasolini Pier Paolo (via)
Laterale di via Ungaretti
Scrittore e regista (1922-1975). Di Bologna. Visse tra 1943 e 1949 nel Friuli dove contribuì allo studio e alla vita
della letteratura dialettale; sono di quel periodo le Poesie di Casarsa, Dov’è la mia patria, Tal cour di un frut, in
friulano, e Poesie, Diarii, I pianti, L’usignolo della Chiesa Cattolica, in lingua. Dal 1947 iniziò il suo impegno
politico nel PCI, ma la denuncia per immoralità, scoperta la sua diversità, ne provocò l’espulsione. Negli anni
Cinquanta il suo lavoro subì una svolta decisiva; pubblicò così Le ceneri di Gramsci, i saggi di Passione e ideo-
logia e particolarmente i romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta. All’inizio degli anni Sessanta dopo aver
lavorato per anni come sceneggiatore, divenne regista realizzando Accattone e Mamma Roma e, dopo essere
passato attraverso opere minori legate alla produzione documentaristica (La rabbia, Comizi d’amore, Sopralluo-
ghi in Palestina) ai film Edipo re, Teorema, Porcile, Medea. In tutti mostra una vocazione per una fotografia
naturalistica del mondo, caratteristica ancor più accentuata in Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle
Mille e una notte, dei primi anni Settanta. Le sceneggiature rivelano lo stretto legame tra scrittura e pratica cinematogra-
fica.
Pasternak Boris (via)
Laterale di strada Provinciale
Scrittore russo (1890-1960). Nato a Mosca. Figlio di un noto pittore e di una pianista studiò musica quindi filoso-
fia all’Università di Mosca. Esordì, tra 1914 e 1917, nell’ambito del movimento d’avanguardia con le raccolte
poetiche Il gemello nelle nuvole e Oltre le barriere, cui seguirono, negli anni Venti, Mia sorella vita, Temi e
variazioni, L’anno 1905, Seconda nascita. In prosa aveva scritto alcuni racconti tra 1918 e 1924 tra cui L’infanzia
di Zenja Ljuvers, ma la sua opera più famosa è Il dottor Zivago che in Unione Sovietica gli attirò molte critiche.
Insignito del premio Nobel nel 1958 preferì rinunciarvi e vivere gli ultimi anni appartato.

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Pelgreffi Ernesto (via)
Località S.Giovanni, laterale di strada Provincia-
le già strada del mulino
Partigiano (1901-1944). Residente a San Giovan-
ni, arruolato nel luglio 1944 nella 77 Brigata
S.A.P.; caduto in seguito ad imboscata nell’otto-
bre dello stesso anno a Correggio.
Il tratto di via tra strada Provinciale e via
D.Chiesa è stato aperto nel 1947 per meglio col-
legare la stazione ferroviaria con la strada Pro-
vinciale in prossimità della cooperativa di consu-
mo. In origine la strada costeggiava il mulino e la
chiesa e si immetteva nella provinciale in corri-
spondenza di via Levata. Per molti anni, poichè
la stazione era una costruzione di legno, usava il
detto “ San Zvan da la stasion ed legn”.
Pennella (via)
Località Villa Boschi, prosecuzione di via Casino di sopra
Il Dizionario della lingua italiana definisce il “pennello”, dal punto di vista idraulico, come “Opera posta trasver-
salmente a un litorale marino, fluviale o lacustre, generalmente appogiata alla sponda e sporgente dall’alveo
allo scopo di allontanare o frenare le correnti”. Qui iniziavano i terreni che venivano invasi dalle acque del
Crostolo e del Canalazzo prima che venissero irreggimentati e qui furono ricavati i Terreni Novi. La famiglia di
Bastiano Penella risiedeva a Novellara almeno dal 1603.
Penelli Giovanni (via)
Laterale di via Veneto
già contrada della Colomba e più anticamente contrada dei Birri
Canonico (inizio ‘700-1776). Nato a Novellara. Il nonno era pubblico agrimensore. Studiò lettere nella scuola dei
La stazione di S. Giovanni nei primi anni Cinquanta.
Mappa catastale anni Venti dell'area dove verranno aperte via Quasimodo, via Deledda.

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Gesuiti e “scienze sacre” presso i carmeli-
tani. Per farsi sacerdote, non avendone il
permesso dal conte Camillo III in quanto
possidente e figlio unico, dovette trasferir-
si a Roma presso uno zio fino all’ordina-
zione sacra. Tornato a Novellara col timore
di incontrare l’ostilità del conte fu invece
da lui nominato rettore della chiesa della
B.V.del Popolo, carica che ricoprì per cin-
quant’anni. Per sua cura la chiesa venne for-
nita di ricchi addobbi di damasco cremisi,
di argenteria, di organo, mobili e arredi sa-
cri. Lo stesso canonico donò la propria casa,
attigua alla chiesa, per abitazione dell’economo e lasciò le entrate
di due botteghe, di una casa ad uso di forno in piazza e una in
contrada dei Cappuccini, all’ospedale S.Tomaso d’Aquino. “ Fu
dotto moralista - scrive il Davoli - e su questa scienza si tenevano
presso di lui frequenti confe-
renze; fu pio del pari che assi-
duo al confessionale ed all’as-
sistenza de’ moribondi”.
Il nome antico deriva dal fat-
to che vi abitavano i birri, come
venivano chiamati gli agenti di
polizia dal tardo medioevo e,
più comunemente, con valore
spregiativo, sbirri. Per il nome
Colomba, che peraltro compa-
re solo su alcune carte dell’Ot-
tocento, non si è trovata alcu-
na notizia, si può solo supporre che vi fosse una colomba effigiata su una
casa. Di rilievo nella via l’abitazione che fu di Attilio Siliprandi volontario
garibaldino nella Prima guerra d’indipendenza. Un altro edificio ospita l’asi-
lo infantile ed è anche sede della piccola comunità religiosa delle suore del-
l’Istituto delle figlie dell’Oratorio di Lodi, qui dal 1902.
Pergolesi Giovanni Battista (via)
Laterale di via Costituzione
Compositore (1710-1736). Di Jesi. Studiò a Napoli dove fu rappresentata la sua prima opera, La Salustia, nel
1731. Seguirono L’Olimpiade, due opere buffe Lo frate ‘nnamorato e Il Flaminio e alcuni intermezzi tra cui La
serva padrona che conobbe vasta fama in particolare a Parigi. La precoce scomparsa del compositore favorì la
diffusione di numerosi falsi a lui attribuiti, compresi le Sonate a tre e i noti Concertini ed ebbe notevole peso nella
nascita della leggenda romantica e dell’alone romantico che portarono a una sopravvalutazione del suo peso nello
sviluppo della scuola napoletana.
Pertini Sandro (via)
Laterale di via Nenni
Politico (1896-1990). Di Savona. Laureato in giurisprudenza e scienze politiche dopo aver partecipato alla Prima
guerra mondiale aderì al Partito socialista. Avendo avversato il regime fu prima incarcerato poi, nel 1926, costret-
to ad espatriare in Corsica con Turati. Rientrato clandestinamente nel ‘ 28 fu arrestato e condannato a undici anni
di reclusione e tre di domicilio coatto. Riacquistata la libertà nel 1943 rientrò a far parte del Partito socialista e
partecipò alla difesa di Roma. Catturato dai nazisti riuscì a evadere nel gennaio dell’anno seguente. Partecipò in
Una veduta di via Penelli in direzione Ovest.
Antico portale in via Penelli
Attilio Siliprandi.

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seguito alla liberazione di Firenze e fece parte del CLNAI; dal ’46 fu deputato al parlamento mantenendo sempre
una posizione autonoma in seno al PSI richiamandosi ripetutamente alla collaborazione delle sinistre e all’unità
del partito. Presidente della camera dei deputati dal 1968 al 1976 fu eletto presidente dopo le dimissioni di Leone
nel 1978. Si rese popolare per le proteste nei confronti dell’inefficienza degli aiuti ai terremotati dell’Irpinia e per
le prese di posizione di estrema fermezza nei confronti del terrorismo.
Petrarca Francesco (via)
Laterale di via Costituzione
Poeta (1304-1374). Di Arezzo. Figlio di un notaio bandito da Firenze seguì gli studi di legge a Montpellier poi a
Bologna. Nel 1330 per sottrarsi alle ristrettezze economiche abbracciò la carriera ecclesiastica, limitandosi agli
ordini minori e diventando cappellano del cardinale Colonna. Poteva così compiere numerosi viaggi a Parigi, in
Fiandra , in Renania. Nel 1340 gli fu offerta l’incoronazione poetica sia dall’Università di Parigi che dal Senato di
Roma; scelse quest’ultima. Incapace di fermarsi, spinto da una insoddisfazione interiore continuava a spostarsi
dall’Italia alla Francia; solo nel 1353 si stabilì a Milano presso i Visconti. Nel 1361 per sottrarsi alla peste si
rifugiò a Padova e poi a Venezia. Passò gli ultimi anni ad Arquà sui Colli Euganei.
Avvenimento centrale della sua vicenda umana e artistica fu l’incontro con Laura, che sarebbe stata la figura
dominante della sua esperienza poetica, avvenuto nel 1327 nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone. Di ritorno da
uno dei suoi viaggi mentre si trovava a Parma ricevette la notizia della morte della donna (per la peste del 1347-
48); abbandonò definitivamente la Provenza per stabilirsi in Italia.
Tra gli scritti in latino del Petrarca i più vasti e complessi sono le raccolte epistolari: Familiares, Seniles, Sine
nomine; poi i grandi trattati morali, il poema Africa e il poema in terzine I Trionfi. La sua opera più famosa è Il
Canzoniere comprendente 366 componimenti in rime volgari. Ebbe rapporti epistolari anche con Azzo da Correg-
gio.
Pirandello Luigi (via)
Laterale di via Costituzione
Drammaturgo e narratore (1867-1936). Di Agrigento. Laureato a Bonn nel 1891, tornato in Italia si stabilì a Roma
dove insegnò all’ Istituto Superiore di Magistero e diresse il Teatro d’Arte. La prima produzione di Pirandello, tra
1889 e 1901, fu in versi: Mal giocondo , Pasqua di Gea , Zampogna. Il primo romanzo di successo, Il fu Mattia
Pascal, stravolse nel modo più radicale la tecnica narrativa naturalistica; i casi umani venivano contemplati con
una pietà e un’ironia del tutto estranee al verismo. In seguito la produzione letteraria fu ampia e importante: da
Novelle per un anno a Uno, nessuno e centomila da Il berretto a sonagli a Liolà a Così è (se vi pare) al suo
capolavoro, Sei personaggi in cerca d’autore, cui seguiranno Ciascuno a modo suo e Questa sera si recita a
soggetto. In questa trilogia oppone personaggi della vita a personaggi della finzione scenica su di essi ricalcati, è
il “ teatro nel teatro”. Vennero poi l’Enrico IV, Vestire gli ignudi, La nuova colonia, Lazzaro e l’incompiuto I
giganti della montagna. Nel 1934 ricevette il premio Nobel per la letteratura.
Poli Vivaldo (via)
Laterale di via Caravaggio
Pittore (1914-1982). Nato a Reggio E. Fin dalla prima infanzia
risiedette a Novellara. Rifiutò un posto di disegnatore alla Lan-
dini di Fabbrico, preferendo fare l’imbianchino, pur di avere
modo di dedicarsi alla sua arte; ma per campare dovette arra-
battarsi e lottare con una nera miseria. I suoi biografi citano ad
esempio che pagava la suolatura delle scarpe con disegni, ese-
guiva riproduzioni di immagini sacre dai santini e preparava,
subito dopo la guerra, la tela pubblicitaria per la nuova ricevito-
ria del Totocalcio della tabaccheria Bernini. Durante il servizio
militare in Dalmazia fece tanti disegni a matita su fogli per ap-
punti: donne, viandanti, animali, paesi e il mare. La guerra lo
vide prigioniero in campo di concentramento in Germania. Al
ritorno riprese il suo posto di pittore a Novellara e sentì l’influs-
so dell’ondata di realismo che investiva le arti visive. Cominciò
allora a partecipare a varie mostre ed esposizioni. Poli però aveva
esplorato vari itinerari pittorici, aveva tratto ispirazione da Mo-
Vivaldo Poli.

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digliani, Cézanne, Picasso e si andava sempre più staccando dalla rappresentazione naturalistica. Quando pareva
sul punto di raggiungere il successo, seguì la vocazione che lo avrebbe portato alla pura astrazione, ma che lo
avrebbe anche isolato e costretto ancora a vivere tra grandi difficoltà.
Polo Marco (via)
Viaggiatore, mercante (1254-1324). Veneziano.
Giovanissimo iniziò a viaggiare col padre Nicolò
e lo zio Matteo che svolgevano frequenti traffici
con l’Oriente. Nel 1271 partì per il Catai dove i
fratelli Polo avevano già soggiornato dieci anni e
dove tornavano anche per incarico di Gregorio IX
per portare lettere e doni al Gran Khan Qubilay
residente a Pechino. Giunti a destinazione dopo
un viaggio di trenta mesi entrarono ben presto nelle
grazie del Gran Khan che dimostrò di apprezzare
sopratutto il giovane Marco per la sua pronta in-
telligenza e il suo coraggio. Nei 17 anni che se-
guirono Polo ebbe modo di visitare gran parte del-
l’Oriente come incaricato di fiducia dell’impera-
tore e studiarne la geografia, la storia e i costumi.
Nel 1292 i Polo ebbero il permesso di tornare in
patria però con l’incarico di scortare in Persia una principessa. A Venezia arrivarono tre anni più tardi. Fatto,
prigioniero dai genovesi nella battaglia di Curzola (1298) nel corso della prigionia raccolse le memorie dei suoi
viaggi dettandole a Rustichello da Pisa, suo compagno di prigionia. Il racconto divenne famoso col titolo di
Milione.
La via segue il tracciato dell’antica strada per Campagnola; a metà circa, in località Galvagnina, parte la
vecchia diramazione per Reggiolo che si snoda lungo l’argine della Linarola (oggi via Vespucci). A proposito di
Galvagnina il nome potrebbe derivare dal latino “galvius” che indica una proprietà fondiaria o prediale
(praedium=podere) o dal personale italianizzato “Galvagno” allusivo a colui che usufruisce del fondo; nel ‘500 a
Novellara c’era una famiglia Galvagni.
Ponte Forca (strada)
Località S.Maria, laterale di Strada provinciale
E’ la via che dall’abitato di S.Maria porta a Villa Seta e prende il nome dal ponte sul canale Tassone. Questa
curiosa denominazione può avere due origini, la prima dal latino medievale furca, biforcazione o incrocio della
strada, il che è quanto si verifica proprio in prossimità del ponte; la seconda, più suggestiva anche se più macabra,
da capestro. La tradizione vuole che nei pressi del ponte fosse stato eretto un patibolo per impiccarvi un malfattore
e che poi il corpo vi fosse lasciato esposto a lungo “per monito delle genti”. Sicuramente il ponte si trova a
un’intersezione dell’antica centuriazione.
Case in via Marco Polo, località "Galvagnina".
L'antico ponte della "forca" in muratura, nel 1929. Si osservi il posto di guardia all'estremità sinistra .

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Popolo ( via del )
Laterale di via De Amicis
gia contrada della zecca
Il “popolo” è uno dei tre elementi essenziali che costituiscono lo Stato, gli altri elementi essendo il “territorio” e
la “sovranità”. Negli ordinamenti moderni il popolo è formato dai cittadini, cioè da soggetti che si trovano in una
particolare situazione giuridica, dalla quale scaturiscono diritti e doveri e una speciale protezione da parte dello
Stato, denominata “cittadinanza”. La Costituzione della Repubblica Italiana proclama nel suo primo articolo che
“L’Italia è una Repubblica democratica “ e successivamente che “ La sovranità appartiene al popolo che la eserci-
ta nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
In precedenza era la contrada della Zecca perché nella casa
d’angolo con via De Amicis aveva sede la zecca. I Gonzaga eb-
bero il privilegio imperiale di battere moneta fin dal 1533, ma in
effetti cominciarono ad avvalersene solo trent’anni dopo quan-
do Camillo I fece coniare le prime monete affidando l’opera a
Giovan Antonio Signoretti e in seguito a Pastorino de’ Pastorini
da Siena; i disegni per i soggetti furono eseguiti da Lelio Orsi
come quelli per le medaglie per il matrimonio di Camillo I con
Barbara Borromeo. Una produzione notevole si ebbe nel Sei-
cento specialmente al tempo di Alfonso II quando fu anche sco-
perta la falsificazione di monete di altri stati da parte dello zec-
chiere e forse con la connivenza del conte stesso. Camillo III
non fece coniare monete proprie.
Sul lato est della via c’era i cimitero degli ebrei, un appezza-
mento di terreno con una piccola casa per il custode che la co-
munità israelitica di Novellara aveva avuto già dalla fine del Quat-
trocento in dono dai Gonzaga per seppellire i propri defunti. Verso
la fine degli anni Ottanta di questo secolo è stato sconsacrato e i
resti degli inumati trasportati nell’ apposita area del cimitero di
Novellara. Il locale museo custodisce un bel gruppo di lapidi
con scritte in ebraico del XIX secolo.
Portone (via)
Località S. Giovanni, laterale di strada Provinciale
Sembra derivi dal grande portone che si trovava nella prima casa a sinistra della strada, almeno così affermano gli
anziani del posto.
Prampolini Camillo (piazzale)
Piazzale Stazione feroviaria
Politico (1859-1930). Nato a Reggio E., compì studi di giurisprudenza a Roma poi a Bologna. Tornato a Reggio
iniziò un’attività di propaganda politica e organizzazione sindacale. Nel 1886 fondò il settimanale La Giustizia.
Casa dell'antica zecca dei Gonzaga.. Abitazione del custode del cimitero degli ebrei.
Camino all'interno della zecca. È tagliato a metà da
un muro eretto nell'800 per dividere la stanza.

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Fu uno dei fondatori, nel
1892, a Genova, del Partito
socialista italiano e nel 1922,
con Turati e Matteotti del
Partito socialista unitario. Fu
eletto più volte deputato in
parlamento. La propaganda
di Prampolini si rivolgeva
prevalentemente a conqui-
stare le masse contadine e
bracciantili a cui si indiriz-
zava anche con richiami alla
dottrina cristiana. La sua
Predica di Natale, uscita su
“La Giustizia” del 1897, gli
procurò la scomunica del
vescovo di Reggio, ma an-
che la stima di altri cattolici
impegnati sul piano sociale.
Si occupò di legislazione
sociale e di provvedimenti in favore della cooperazione. Il 2 ottobre 1892 tenne una conferenza nel teatro comu-
nale di Novellara: “...parlò moderatamente. Il concorso di persone fu discreto ed ebbe alcuni battimani ed evvi-
va”.
La stazione fu inaugurata assieme alla linea ferrovia-
ria Reggio Novellara Guastalla, nel 1885. Ha costitui-
to un notevole passo in avanti nelle comunicazioni e
nella modernizzazione del paese. Prima gli spostamenti
avvenivano solo a piedi o a dorso d’animale; rari erano
coloro che potevano permettersi un calesse. Anche le
merci venivano trasportate o per via d’acqua o, strade
permettendo, con i carri trainati dai buoi, con i carretti
a mano e coi birocci guidati dai carrettieri. Le “corriere
a cavalli” non passavano per Novellara; per i viaggi
c’era da andare a Reggio, a Carpi o a Guastalla. Una
vettura a motore con funzione di corriera pubblica venne
istituita nel 1905 ed effettuava il collegamento tra No-
vellara e Rolo, o meglio, tra le linee ferroviarie dei due
paesi, passando per Campagnola e Fabbrico.
Prati della fiera (piazza)
Località S.Maria
La piazza è sorta su parte dell'area dei prati destinati alla fiera di S.Matteo. In parte erano della comunità in parte
di privati che avevano l’obbligo di concederli liberamente in uso nei giorni della fiera. Godevano del privilegio di
essere irrigati dal canale dei molini anche in piena estate quando l’acqua scarseggiava. Fino alla costruzione della
piazza alcune famiglie andavano a falciarvi l’erba.
Sulla piazza sono stati aperti nei primi anni Ottanta nuovi esercizi commerciali e sono stati trasferiti vari negozi
ed attività prima sparsi nella frazione. Vi è stato spostato anche l’Ufficio postale aperto come Agenzia postale nel
1928 e trasformato in ricevitoria di 2 classe nel 1943.
1 Maggio (via)
Laterale di via Indipendenza
E’ il giorno della festa dei lavoratori, che istituita nel 1886 per rievocare l’eccidio dei martiri di Chicago nel primo
sciopero operaio, fu proclamata festa internazionale del lavoro dal congresso di Parigi del 1889. Nel Medioevo
era la festa dell’esercito e segnava la data della promulgazione delle leggi e delle decisioni militari, ma anche,
nell’universo culturale contadino, l’inizio dei riti primaverili dell’amore e della lotta.
Facchini al lavoro allo scalo merci.
Stazione ferroviaria negli anni Venti. La linea Reggio - Novellara - Guastalla venne inaugura-
ta nel 1885 .

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Provinciale (strada)
Ufficialmente Strada Provinciale N 3. E’ divisa in due
tronconi: Strada Provinciale nord e Strada Provinciale
sud. Il tratto “sud” va dal ponte del Cartoccio a strada
S. Maria nell’omonima frazione, mentre il tratto “nord”
va dal Cartoccio al ponte sulla Fossamana in direzione
Campagnola. E’ la strada che provenendo da Reggio
costeggia il paese a est e nord e prosegue per Campa-
gnola e Carpi con diramazioni per Guastalla (via D’Aze-
glio) e Reggiolo (via Colombo). Ricalca il percorso del-
l’antica Via Nova che i reggiani costruirono nel 1224
per collegare agevolmente la città con Reggiolo, in al-
ternativa alla strada Vecchia che passava per Pratofon-
tana, Bagnolo, S.Tomaso, S.Maria, S.Giovanni e il Bor-
gazzo di Novellara. Ancora nel 1775 la strada correva
per lungo tratto sull’argine destro del canale dei mulini; in quel tempo fu in gran parte trasportata su quello
sinistro e ghiaiata. All'incrocio con via d'Azeglio, sul lato a mattina, il retro della costruzione del Mulino di sopra,
fino ad non molti anni fa facilmente identificabile per la grande macina di granito appoggiata al muro esterno; sul
lato a sera villa Benati costruita sull'area della trecentesca chiesa di S.Stefano; poco discosta fu aperta, subito
dopo la Prima guerra, la fabbrica di conserva di pomodori in scatola, forse il primo tentativo di industrializzazione
del paese. Più avanti , all'incrocio di via Leningrado, villa Alessi che fu l'abitazione di Luigi Mazzerini, speziale
in Novellara tra '700 e '800. All’incrocio con
via Colombo c’è il santuario della Benedetta
Vergine della Fossetta. La facciata è formata
da un porticato a tre archi con sovrastante or-
dine a paraste doriche e frontone triangolare.
Le sculture in terracotta, raffiguranti la Madon-
na con Bambino, San Luigi Gonzaga e San Ber-
nardino da Siena, vi sono state collocate nel
1937. Il campanile dell’architetto Sormani, è
stato innalzato nel 1670. Fondato nel 1654, vi
si venera l’immagine della Madonna, dipinta
dall’Orsi tra il 1554 e il 1564, trasportata qui
da una cappelletta che si trovava cento metri
Strada Provinciale a S.Maria.
Particolare di una mappa della fine del XVII secolo. Vi si può seguire l'antico percorso della provinciale.
Veduta posteriore del Mulino di Sopra.

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più avanti in direzione Campagnola. Al posto della cappelletta fu eretto un pilastrino, tutt’ora esistente, con una
piccola lapide in marmo in cui si legge: Quindi dove l’immagine SS. dip(inta) sul m.(?) della Bruera, Mar(ia)
Mad(re) di Dio la cominciò ad essere per miracoli insigne dalla gran pietà del Principe P(ad)rone
l’Ec(ccellentissimo) S(ignor) conte Alfonso Gonzaga e del popolo fedele di Novellara si traslatò in più nobil
capella. XIX agosto MDCLVII.
Ai più è ignoto che una lapide in terracotta con una scritta similare si trova sul lato posteriore del pilastrino.
Questa è l’originale del ‘600, mentre l’altra è stata collocata nell’800.
Oggetto di profonda devozione si rese necessaria la costruzione della chiesa
per il grande concorso di fedeli da paesi vicini e lontani. E’ detta Madonna
delle Grazie poichè “...moltiplicò le sue grazie a moltissime persone di ogni
età, sesso e condizione sottraendole a pericoli, malattie e morte”. Il primo mi-
racolo riconosciuto dalla Chiesa ufficialmente è del 22 maggio 1802; tra questa
data e il 1842 il Davoli elenca una ottantina di grazie ricevute, ma innumerevoli
altre, grandi e piccole, erano attestate fino a non molti anni or sono dagli ex
voto appesi alle pareti della chiesa. Una pregevole raccolta di tavolette dipinte
documenta alcuni di questi
avvenimenti miracolosi dal
‘700 fino all’inizio del ‘900.
Oltre all’affresco della Ver-
gine custodisce dipinti ad
olio del XVII sec. e statue
in scagliola del XVIII. Vi
sono seppelliti il can. Vin-
cenzo Davoli, storiografo di
Novellara e don Secondo
Del Bue fondatore della
Casa per fanciulli bisogno-
si trasformata poi nel 1973
in Casa della carità .
Puccini Giacomo (via)
Laterale di via Mascagni
Compositore (1858-1924). Di Lucca. Membro di una famiglia di musicisti studiò al Conservatorio di Milano. La
sua prima opera, Le Villi, del 1884, gli valse l’attenzione dell’editore Ricordi. Il successo in Italia e all’estero
venne nel 1893 con Manon Lescaut, cui seguirono Bohème, Tosca, Madama Butterfly, Fanciulla del West, Trittico
( formato da Il Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi) e l’incompiuta Turandot. E’ considerato il musicista di
maggior rilievo affermatosi sulle scene liriche internazionali dopo Verdi.
Chiesa della Fossetta negli anni Venti. Nel 1937 vengono collocate le statue di
terracotta nelle nicchie della facciata.
Il pilastrino che indica la primitiva
collocazione della Madonna della
Fossetta.
Sul lato posteriore del pilastrino l'antica targa di terra-
cotta ricorda l'anno di traslazione del dipinto della Ma-
donna miracolosa, il 1667.

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Quasimodo Salvatore (via)
Laterale di strada Provinciale
Poeta (1901-1968). Di Modica (RG). Iscritto al Politecnico di Roma fu costretto a interrompere gli studi; lavorò
quindi come funzionario del Genio Civile, poi come redattore del settimanale Tempo. Nel 1941 ottenne la cattedra
di letteratura italiana al Conservatorio di Milano. Nel 1959 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Nella
sua prima raccolta di poesie, Acque e terre, del 1930, raggiunge un felice equilibrio tra realismo ed ermetismo; più
letterario lo stile delle raccolte successive tra cui Oboe sommerso ed Erato ed Apollion, mentre nelle Poesie
(1938) affiora la nostalgia della Sicilia. La commozione per gli eventi drammatici della guerra è evidente in
Giorno dopo giorno. Tra le traduzioni di Quasimodo si ricordano quelle dei Lirici greci. di Omero, di Catullo,
dell’Antologia Palatina, di Shakespeare, di Neruda.
4 Novembre (via)
Laterale di via Orsi
Data della fine della Prima guerra mondiale per l’Italia. L’ultima offensiva italiana della guerra era iniziata sul
Grappa il 24 ottobre 1918; avveniva contro l’esercito austro-ungarico che si trovava già in uno stato di grave
sfacelo morale. Costrette ad attendere fino al 28 per la piena del Piave, l’VIII e la X armata attraversarono il
fiume nel pomeriggio ed avanzarono rapidamente entrando il giorno dopo a Conegliano e a Vittorio Veneto (da
cui prese il nome la battaglia), e raggiungendo in un paio di giorni il Tagliamento. I 1 novembre gli italiani
entrarono a Rovereto, il 3 a Trento mentre il cacciatorpediniere Audace contemporaneamente attraccava nel porto
di Trieste. La vittoria fu completa; l’ultimo bollettino di guerra annunciava la cattura di 300.000 prigionieri e di
5.000 cannoni. Sempre il 3 novembre, alle ore 18, era firmato a villa Giusti presso Padova, sede del comando
italiano, l’armistizio, che doveva entrare in vigore il giorno dopo alle 15. Così l’Italia ebbe la vittoria in anticipo
sulla resa germanica. Unica fra le potenze belligeranti si era liberata dalla minaccia costituita dall’Impero austro-
ungarico.
Reatino (strada)
Prosecuzione di via Leningrado
Trae il nome dalla famiglia dei Reatini. Nel 1141 Al-
bricone dei Reatini, di probabile origine longobarda,
era vassallo di Palmerio signore del Castellazzo di Cam-
pagnola e aveva dominio su una vasta area a nord di
Novellara che comprendeva anche una porzione del
campagnolese. In direzione nord, poco dopo l’incro-
cio con Strada Valle è degna di nota una corte del Sei-
cento. Quasi al suo termine verso la provinciale per
Reggiolo un gruppetto di edifici prende il nome di Ber-
nolda. Negli anni dopo la grande guerra per venire in-
contro alle esigenze religiose degli abitanti della zona,
che erano oltre 1300, compresi quelli delle campagne
limitrofe di Fabbrico, Campagnola e Reggiolo, fu co-
struita negli anni 1928-30 la chiesa di S.Giuseppe, eretta
poi in parrocchia nel 1951. Nello stesso periodo furo-
Corte seicentesca in strada Reatino.
Via 4 Novembre al momento della sua apertura. La prima casa a destra era l'abitazione dei Gonzaghini, l'unico ramo collaterale
della linea dominante che risiedette a Novellara.

117
no costruite le scuole, mentre nel
1957 vennero aperti il forno e il
“botteghino” e inaugurato l’asilo
infantile. Centro di aggregazione
era anche il caseificio che nella
struttura attuale risale agli anni
Trenta, ma che esisteva da molto
tempo prima. La luce elettrica arri-
vò nel 1955. Qui c’è la casa dei
Davoli che sono citati come prover-
bio per la numerosità della famiglia.
Nei locali dell’ex asilo infantile, a
lato della chiesa, ha avuto la sua pri-
ma sede Tele Novellara divenuta poi
CT9; era, nel 1974, la quarta emit-
tente televisiva privata attivata in
Italia.
Reatino (viazza)
Laterale di strada Reatino e strada Valle
In origine era solamente un viottolo, un “scurtoun”, che serviva a raggiungere più agevolmente il Molino di sotto
da strada Reatino.
Repubblica (via)
Laterale di via don Pasquino Borghi
Si definisce Repubblica una forma di governo che ha una lunga tradizione storica e che si è andata specialmente
diffondendo dopo la Rivoluzione francese. Generalmente si presenta come una forma di governo nella quale il
capo dello Stato viene designato volta per volta e non riceve la sua investitura per successione ereditaria. Nella
concezione contemporanea dello Stato la Repubblica tende a presentarsi come una forma di governo nella quale
la fonte della sovranità risiede nel popolo. Nel nostro paese un referendum sancì, il 2 giugno 1946, il passaggio
del governo dalla forma monarchica a quella repubblicana.
Resistenza (piazzale)
All’estremità nord-est di via Ca-
vour
Area ex chiesa e convento dei Cap-
puccini
Il Dizionario recita: Resistenza:
vasto movimento di opposizione
politica e militare al fascismo e al
nazismo e, più in generale ad ogni
regime dittatoriale e di occupazio-
ne straniera. Dopo l’8 settembre
1943, in seno al Comitato di Libe-
razione Nazionale confluirono tut-
te le correnti dell’antifascismo ita-
liano, dai comunisti ai democristia-
ni ai socialisti ai liberali agli azio-
nisti. Tra le azioni di maggior ri-
lievo politico e strategico vanno ri-
cordate le “quattro giornate di Na-
poli” e l’organizzazione delle “re-
pubbliche partigiane” di Alba,
Chiesa, casa e scuola della Bernolda.
Area su cui sorgerà piazzale Resistenza dopo la demolizione del complesso dei Cap-
puccini nel 1965. Al centro, sullo sfondo, si vede l'edificio della Pineta più noto in tempi
recenti come Ritz.

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Montefiorino e della Val d’Ossola. Nell’ambito cittadino per azioni di rapidi colpi di mano, sabotaggi ed attentati
vennero organizzati i GAP (Gruppi d’ Azione Patriottica) e le SAP (Squadre d’Azione Partigiana). Contro la
crescente presenza partigiana la reazione nazifascista fu spietata con episodi di autentica efferatezza.
Il piazzale occupa l’area un tempo tenuta dal convento e dalla chiesa dei Cappuccini. Il complesso fu fondato
nel 1603 da Donna Vittoria di Capua per eseguire la volontà testamentaria del marito Alfonso I Gonzaga. Nel
tempo il numero dei frati oscillò tra 20 e 30. Nel 1619 vi si tenne il Capitolo Generale. Nel 1690 fu ampliato.
Scampato alla soppressione estense del 1768 non sfuggì invece a quella napoleonica del 1798; i frati espulsi, i
mobili venduti, il fabbricato acquistato dai fratelli Giovanni e Giuseppe Taschini. Riaperto e richiuso nel corso
delle alterne vicende del periodo napoleonico, i frati tornarono nel 1819 con la restaurazione del Ducato di Mode-
na; don Sebastiano Bolognesi, più noto come padre Carlo dal Finale, fu confermato custode e bibliotecario. Per
una controversia tra il dott. Taschini, proprietario, e i padri, affittuari, il convento e la chiesa furono chiusi nel
1866.
Adibito per lungo tempo ad asilo infantile e a cucina economica, ridotto a magazzino e abitazioni venne demolito
nel 1963 per realizzare gli attuali condomini e giardini. Per ricordare la fondazione del convento fu istituita la
fiera di S.Anna, che cade nella terza domenica di luglio.
L’orto dei Cappuccini, sicuramente dopo la prima guerra mondiale, venne adattato ed attrezzato a campo sportivo
con la tribuna addossata al muro a mattina del convento. Vi si sono disputate memorabili partite di calcio della
“Novellara sportiva” fino alle soglie degli anni sessanta. Serviva anche alle infinite piccole partite che i gruppi di
giovani improvvisavano dopo il lavoro allestendo anche tre o quattro porte per dare modo a tutti di giocare. Venne
anche adibito ad altre manifestazioni: dai primi incontri di pallacanestro, nel 1938, nel campetto a destra dell’in-
gresso, alle esibizioni ginniche del Ventennio, dalle gare di tiro al piccione alle evoluzioni dei modelli aerei e alle
esibizioni dei circhi equestri.
Una parte del piazzale è oggi occupata dai giardini al centro dei quali è collocato il monumento al partigiano.
Riviera (strada)
Località S.Bernardino strada privata
E’ la strada che percorre per tutta la sua lunghezza la Tenuta Riviera. Il nome deriva dal marchese Giangiacomo
Riva che, nel 1671, acquistò il fondo dai Gonzaga; questi fin dall’epoca delle prime bonificazioni dei Terreni
Novi vi avevano una cascina che utilizzavano per la caccia e in cui sostavano nei loro viaggi verso Guastalla.
Dopo la bonificazione Bentivoglio iniziò l’organizzazione territoriale di questa area; tuttavia ancora nel 1920 più
della metà della superficie era costituta da bacini di immersione che venivano drenati da quattro idrovore mentre
un sesto era quasi sempre sommerso. La coltura del riso vi veniva praticata fin dai primi anni del ‘500. Nel 1862
vi fu messa in funzione la prima macchina a vapore per trebbiare.
Dall’inizio del Novecento ne era proprietraio il conte Wenceslao Spalletti che possedeva sia la parte a monte che
quella a valle della ferrovia. Negli anni tra 1931 e 1933, in seguito a cambiamento di proprietà la tenuta venne
Tenuta Riviera da una carta del Seicento; deriva il suo nome dal proprietario marchese Giangiacomo Riva. Si osservino anche le
zone boschive.

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divisa in due grandi lotti: Tenuta di San Bernar-
dino e Tenuta Riviera. Nel 1920 con l’avvento
della bonifica idraulica da parte del Consorzio
di bonifica in destra di Parmigiana Moglia fu
prosciugata la quasi totalità dei terreni; seguiro-
no poi i lavori per le sistemazioni agrarie, le irri-
gazioni, il livellamento, la viabilità, la costru-
zione, ampliamento, rimodernamento di fabbri-
cati. Negli anni Cinquanta era amministratore
della Riviera il cav. Giorgio Cortesi. In seguito è
passata più volte di proprietà, Notari, Bergomi,
fino all’attuale, Pignagnoli. L’azienda è compo-
sta dal corpo padronale, con palazzina e oratorio
dedicato a S. Luigi Gonzaga, e 14 complessi ru-
rali, costruiti tra XVII e XIX secolo. Oggi vi è
stata realizzata un’azienda di agriturismo che oltre alle colture tradizionali ha dato spazio a terreni incolti, ha
conservato il boschetto alle spalle della dimora padronale ha creato laghetti per la pesca sportiva, vi permette
l’equitazione e le falconeria.
Roma (viale)
Viale della stazione, già Stradone dei Gesuiti
Roma città, capitale d’Italia. Luogo abitato fin dall’Età del ferro; par-
tendo dalla data convenzionale del 753 a.C. i romani iniziarono la con-
quista delle regioni vicine poi dell’Italia e di tutti i paesi che si affaccia-
vano sul bacino del Mediterraneo spingendosi poi fino all’Inghilterra, al
Mar Nero e al Golfo Persico. La storia di Roma e del suo impero è
costellata di innumerevoli vicende e personaggi per i quali si rimanda ai
testi e alla letteratura specifici. Si fissa la data del 476 d.C. come fine
dell’Impero romano d’Occidente. A Roma c'é la Santa Sede capitale
mondiale della cristianità.
L’attribuzione del nome alla via, che compare peraltro in moltis-
simi altri comuni, è legato al coronamento degli ideali risorgimentali di
unità nazionale di avere Roma come capitale dell’Italia unificata.
L’edificio di grandi dimensioni sul lato nord, detto semplicemente “il
convento”, era il convento dei Gesuiti fatto erigere da Camillo I Gonza-
ga nel 1570. Da qui il nome antico. Non era però semplicemente un
monastero, infatti vi si teneva il collegio e vi funzionava una rinomata
spezieria. La presenza dei padri dette a Novellara grande prestigio e
fama. Qui furono ospitati S. Carlo Borromeo, S.Filippo Neri, S.Luigi
Gonzaga e da qui uscirono padre Gigli, Daniello Bartoli e altri grandi pensatori e religiosi del XVI e XVII secolo.
Quando l’Inquisizione, il
tribunale del Sant’Uffizio,
e l’indice dei libri proibiti
oltre che perseguitare il
protestantesimo condizio-
narono fortemente gli stu-
di scientifici e filosofici e
impoveriono la cultura e
lo spirito di ricerca, l’ope-
ra dei Gesuiti si esercitò
nelle scuole e nelle Uni-
versità, nei collegi, dal
pulpito, nella confessione,
nonostante l’opposizione
non infrequente del clero
secolare e degli altri ordi-
ni religiosi. Mentre da un
lato l’intolleranza religio-
sa faceva divampare i ro-
ghi degli eretici e impie-
gava i più crudeli metodi
di repressione, dall’altro si
Casa padronale e adiacenze della Riviera al tempo dei conti Spalletti.
Veduta su viale Roma degli anni Venti. Sulla facciata del convento non sono ancora state aperte
le serie di finestre visibili oggi; la scritta sul muro dice "Alfredo Bellentani venditore di uve e vini".
Sullo sfondo a destra il porticato della corte dei Pizzetti.
La villetta detta "del francese" fatta costru-
ire da un novellarese che aveva fatto fortu-
na in Francia.

120
diffondeva un rinnovato zelo di carità e di assistenza sociale, specie ad opera di San Filippo Neri e dei Fratelli
della Carità.
All’angolo tra via Roma e via A.Costa c’era l’Osteria grande, più nota come Osteria del Moro; il nome le deriva-
va dall’insegna, una scultura in legno a tutto tondo, che raffigura un moretto. Locanda e posta dei cavalli, offriva
vitto e alloggio ai forestieri di passaggio e agli ospiti dei Gonzaga che non fossero di rango sufficientemente
elevato da essere ospitati in rocca. Qui c’era il cambio dei cavalli per le carrozze e i corrieri e, in epoca relativa-
mente più recente, vi funzionava l’ufficio postale. L’oste aveva l’appalto del sale dai Gonzaga e col provento della
sua vendita e i profitti della gestione della locanda effettuava, per conto dei padroni, acquisti e pagamenti. Uova,
cuoio, legname, chiodi, filati, colla e colori compaiono nei registri detti “vacchette” dell’osteria così come il
salario di alcuni dipendenti e il compenso dei lavori eseguiti occasionalmente da questa o quella persona. Ancora
all’inizio del secolo vi si noleggiavano cavalli ad opera di “Spagiarina”. Sull’altro lato della strada, dove negli
anni Sessanta venne aperto l’ingresso degli impiegati delle officine Slanzi, c’era il portone dello stallo dell’oste-
ria. La parte alta dell’edificio, con una caratteristica forma a torretta, dalla fine del ‘500 al 1774, e forse anche
dopo, era adibito a colombaia. Una breve nota di folklore: qui davanti per molti anni parcheggiò il suo bar ambu-
lante la “Carùla”.
Romagnoli Ettore (via)
Località S.Maria, laterale di strada Provinciale
Grecista (1871-1938). Nato a Roma. Professore di lingua e letteratura greca nelle Università di Catania, Padova,
Pavia, Milano e Roma, fu accademico d’Italia. Ideò e diresse le rappresentazioni classiche nei teatri greci di
Siracusa, Pompei, ecc. Pubblicò importanti opere sulla letteratura, la civiltà e la musica greca. La sua maggior
fama è legata alle traduzioni dei poeti greci, in special modo di Aristofane, e dell’Iliade e dell’Odissea eseguite
con perfetta aderenza al testo.
Rosselli fratelli (via)
Laterale strada Provinciale
Carlo (1899-1937) e Nello. Colui che più partecipò alla vita politica fu Carlo. Nato a Roma. Unitamente al fratello
prese parte al movimento interventista. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale degli alpini. Entrò in
politica nel ’24 dopo l’assassinio di Matteotti, fu uno dei redattori col fratello Nello del foglio clandestino anti
regime Non mollare . Trasferitosi a Milano si dedicò all’insegnamento universitario. Con la promulgazione delle
leggi eccezionali fasciste del 1926 organizzò con Ferruccio Parri e Sandro Pertini l’espatrio di Turati in Francia.
Al suo ritorno venne arrestato, processato, incarcerato, poi condannato al confino a Lipari. Riuscì a fuggire e a
riparare in Francia dove scrisse e pubblicò Socialismo liberale. Nello, dedito agli studi storici, non partecipò alle
azioni di Carlo. Ci ha lasciato uno studio sul socialismo risorgimentale, Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
(1932) e il saggio Alle fonti del giornalismo operaio italiano. Fu assassinato assieme al fratello, presso cui si
trovava in visita a Parigi, da sicari francesi assoldati da agenti del governo fascista nel giugno 1937.
Panoramica su viale Roma dalla torre di S.Stefano nei primi anni Cinquanta.

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Rossini Gioacchino (via)
Laterale di via Pergolesi
Compositore (1792-1868). Pesarese. Figlio d’arte (padre suonatore di corno e madre cantante) a 12 anni aveva
composto le sei Sonate a 4 e due anni dopo la prima opera Demetrio e Polibio. Entrò nel liceo Musicale di
Bologna dove completò gli studi. Avviatosi alla carriera di operista fece rappresentare a Venezia La cambiale di
matrimonio cui seguirono altre opere buffe tra cui La pietra di paragone e l’Italiana in Algeri e il primo lavoro
serio, Tancredi. Nel 1815 si trasferì a Napoli dove sposò la celebre soprano Isabella Colbran. Nella città parteno-
pea videro la luce Il Barbiere di Siviglia e Cenerentola. Compose ancora Semiramide poi si trasferì a Parigi dove
nacquero l’Assedio di Corinto e Mosè e dove pose fine alla carriera operistica con il Guglielmo Tell (1829). Tornò
in Italia dove visse a Bologna e Firenze poi di nuovo a Parigi dopo essersi ristabilito da una malattia e da una grave
depressione. Da Rossini vengono vivificate con nuova tensione e travolgente vitalità ritmica le strutture tradizio-
nali dell’opera buffa e, nelle altre opere, le intuizioni drammatiche fuse con una ricca ornamentazione vocale.
Ruffilli Roberto (via)
Laterale di via Berlinguer
Politico (1937-1988). Di Forlì. Senatore democristiano, professore universitario, stretto collaboratore di De Mita
presidente del Consiglio, responsabile per la DC dei problemi dello stato. Stava preparando proposte di riforma
costituzionale che fossero gradite anche alle sinistre quando venne ucciso dai brigatisti rossi a Forlì. I suoi scritti
sono raccolti in Istituzioni Società Stato.
San Bernardino (via)
Laterale di via D’Azeglio
Bernardino da Siena. Frate minore, predicatore (1380-1444). Nato a Massa Marittima. Di famiglia nobile, dopo
aver compiuto gli studi, nel 1402 entrò nell’Ordine francescano lasciando tutti i suoi beni ai poveri e ad istituti
religiosi. Iniziò a predicare nei villaggi vicini a Siena passando poi in Piemonte e Lombardia e in tutta Italia
diventando molto popolare. Fu consigliere di papa Eugenio IV e dell’imperatore Sigismondo. Delle cariche che
gli vennero accettò solo quella di vicario del suo Ordine. Subì due processi per eresia, provocatigli da nemici
invidiosi, entrambi terminati con la piena assoluzione. Fu a Novellara più volte dal 1418 in poi. La tradizione
locale vuole che l’ultima volta che il santo dette la benedizione prima di lasciare il paese, piantasse il suo bastone
sulla riva della fossa a mezzogiorno della rocca, “il qual bastone con stupore di tutti si convertì in una pianta di
rose bianche che si conservò fresca e verdeggiante per lunga serie di anni a beneficio di non pochi infermi”. I
Gonzaga ne ebbero sempre cura e dopo la loro estinzione la pianta fu trapiantata nell’orto delle monache di
S.Teresa che l’accudirono e provvidero a distribuire ai malati la polvere prodigiosa delle rose essicate fino alla
soppressione del loro convento, nel 1810. In seguito andò perduta.
Alla bonificazione dei Terreni Novi, l’odierna frazione di S.Bernardino, la prima intrapresa dai Gonzaga dalla
Chiesa di S. Bernardino e case vicine viste da viazza S. Bernardino.

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metà del Quattrocento, seguì il popola-
mento con la costruzione di case coloni-
che, di cui le più note sono le Stanze. Un
primo edificio sacro dedicato al santo di
Siena sorse in località Forcello, un bivio
o un incrocio di strade. La chiesa voluta
da Alessandro I nel 1530 fu realizzata
solo dopo cinquant’anni. Gli storici non
concordano sul luogo esatto di erezione
della prima chiesa, di fatto, nel 1644, i
conti Camillo II e Alfonso II, essendo
l’edificio assai malandato e pericolante,
decisero di erigere “di novo” un’altra
chiesa fissandone il luogo- scrive il Da-
voli- “alla distanza di circa 300 perti-
che a ponente della prima”. Un pilastri-
no, posto di rimpetto alla chiesa attuale
sulla prima curva di viazza S.Bernardino,
starebbe ad indicare la direzione in cui era la primitiva costruzione, ma a una distanza di circa 600-800 metri.
Maria Teresa Cybo, figlia di Ricciarda Gonzaga, duchessa di Modena fece restaurare e modificare l’edificio e
ricostruire i campanile nel 1758 portandola alla forma visibile oggi. Nelle tre nicchie sulla facciata,rimaste vuote
per oltre duecento anni, sono state collocate in questo secolo le statue di S.Bernardino, S.Rocco e S.Sebastiano.
Gli affreschi che si trovano all’interno, degli anni 1939-40, sono opera di Anselmo Govi.
La frazione, che purtroppo si era fortemente spopolata negli ultimi vent’anni, sta dando in tempi recenti qualche
segno di ripresa. A fianco della canonica è stata inaugurata una casa d’accoglienza, l’edificio della vecchia coope-
rativa di consumo è in via di ristutturazione mentre quello dove ci fu la nuova cooperativa ospita la Sala civica in
cui sono stati tenuti di recente corsi di scultura e restauro mobili.
San Bernardino (viazza)
Laterale di via S.Bernardino
Collega S.Bernardino con strada Boschi. Si veda quanto scritto poco sopra per via San Bernardino.
San Giovanni (strada)
Località San Giovanni
E’ la prosecuzione di strada Arginone, prende il nome al bivio poco prima di via Pelgreffi e lo mantiene fino
all’incrocio con viottolo del Medico. Lungo il suo percorso si dipartono a ponente viazza S.Giovanni (che rag-
giunge viazza S.Maria) e, a levante, viottolo Due strade e stradello Bassoli (come prosecuzione di strada S.Maria).
La vecchia Cooperativa a S. Bernardino.
Ricostruzione grafica dell'antica chiesa di S.Bernardino in sasso e late-
rizi in località Forcello.
Ciottolo proveniente dalla chiesa antica murato sul
fianco della chiesa attuale e lapide commemorativa
posta nel 1939 dal parroco.

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Su questa strada si affaccia la cascina detta “La Corte”,
una costruzione del XV sec. di proprietà dei Gonzaga
di Novellara che per complicate vicende ereditarie era
passata al ramo dei Gonzaga di Vescovato; ancora nel
1910, quando fu ceduta, assieme al molino e ad altri
terreni, ai Capiluppi era del principe Emanuele Gonza-
ga di Vescovato. Fino all’inizio di questo secolo era
circondata da un fossato e da una muraglia su cui si
apriva un portale, ancora visibile pur se murato.
San Giovanni (viazza)
Località San Giovanni, laterale di via S.Giovanni
Congiunge via S.Giovanni con viazza S. Maria. Fa parte con via San Michele, viazza S.Maria, via Due strade del
reticolo di sentieri che attraversavano il Gurgum, la Fossa, quando era in secca e permetteva ai villici di andare a
far legna, a raccoglier giuchi e altre erbe palustri, a pescare nelle pozze residue, a cacciare uccelli.
San Michele (strada)
Località S.Maria, laterale di strada S.Maria
Fa parte del reticolo di viottoli e tratturi che permettevano agli abitanti di sfruttare durante i periodi di siccità le
risorse naturali del Gurgum, la Fossa.
San Michele (viazza)
Località Villa Boschi
Collega strada dei Boschi e via D’Azeglio; sul suo asse s’innesta strada Sbarra. Inizia nei Boschi dove c’erano la
Bottega e il “Barber shop”.
San Sabba (via)
Località S.Maria, laterale di via M.L.King
Dopo l’ 8 settembre 1943 i nazisti posero sotto la propria giurisdizione diretta il Friuli e la Venezia Giulia prepa-
randone l’annessione al Reich come Adriatisches Kustenland. Tra settembre e novembre arrivarono a Trieste
ufficiali e uomini che avevano “gestito” i lager di sterminio in Polonia con lo scopo di eliminare intere categorie
di uomini, “...la principale era rappresentata dagli ebrei, ai quali facevano seguito gli tzigani, i malati di mente, le
razze inferiori asiatiche, funzionari comunisti ed elementi asociali”. Fu allestito un campo nel complesso di edi-
fici della ex risiera di San Sabba prima con la funzione di campo di prigionia per militari, col nome di Stalag 339,
poi di Polizeihaftlager, campo di detenzione di polizia, destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania e
Polonia che al deposito dei beni razziati e alla detenzione, nonchè successivamente alla eliminazione di partigia-
ni, detenuti politici ed ebrei. Qui transitarono diverse migliaia di persone e oltre trecento furono uccise in pochi
mesi. E’ monumento nazionale.
Santa Maria (via)
Località S.Maria, laterale di strada Provinciale
E’ la prosecuzione verso est di strada Ponte Forca. Lun-
go questa via sorge la chiesa. Le notizie storiche sul-
l’edificio e sulle sue vicende sono scarse e frammenta-
rie. Abbiamo un elenco di arcipreti a partire dal 1302 e
sappiamo che i Gonzaga fin dalla metà del Quattrocen-
to avevano giurisdizione diretta sulla parrocchia. Esi-
steva sicuramente nel XIII sec. e l’intitolazione a Ma-
ria ne fa spostare l’erezione a vari secoli prima; dipen-
deva come le altre limitrofe da un monastero, quello di
La "Corte", costruzione gonzaghesca del Quattrocento.
L'osteria di Agosti a S. Maria negli anni Trenta.

124
Brescello. I primi lavori documentati sono del periodo
1857-1865, la chiesa venne allungata sia nella parte ab-
sidale che in quella anteriore e venne innalzato il cam-
panile. E’ stata gravemente danneggiata dal terremoto
del 1996. Vi sono custoditi alcuni dipinti tra cui un San
Matteo della scuola dell’Orsi. Pregevole anche un fon-
te battesimale ottocentesco in stucco a imitazione del
marmo.
Santa Maria (viazza)
Località S.Maria, laterale di via S. Maria
E’ la prosecuzione di strada Arginone in direzione sud;
prende questo nome all’incrocio con via Pelegreffi e
arriva fino a via S. Maria. E’ sul tracciato della strada
vecchia da Reggio per Novellara, anteriore al 1224. La
serie di curve ravvicinate, ad angolo retto, che segui-
vano i confini degli appezzamenti di terreno, simile a
quella del Borgazzo, ne rivela la grande antichità.
Sanzio Raffaello (via)
Laterale di via Giotto Pittore e architetto (1483-1520). Di Urbino. Il suo primo maestro fu il padre Giovanni, pittore non disprezzabile. Le tre grazie e il Sogno del Cavaliere realizzati quando aveva diciassette anni sono le prime opere e vi si avverte
l’influenza del Perugino di cui Raffaello fu allievo e aiuto. Questo periodo si conclude con lo Sposalizio della
Vergine. Trasferitosi a Firenze, i risultati della meditazione sull’opera di Leonardo furono la Madonna del Gran-
duca, la Madonna del cardellino, la Bella Giardiniera, Agnolo e Maddalena Doni, La muta. Dopo l’incontro con
Michelangelo e Bramante fu chiamato a Roma dove conobbe il trionfo con la decorazione a fresco delle Stanze Vaticane. Alcuni ritratti come il Cardinale, la Madonna di Foligno e il grande affresco della Messa di Bolsena
mostrano la sensibilità di Raffaello alle conquiste coloristiche della pittura veneziana e culminano nella Libera-
zione di San Pietro. Pur avvalendosi, dopo il 1509, di collaboratori e aiuti per le opere di grandi dimensioni,
continuò a creare capolavori quali la Madonna della Seggiola, il ritratto di Baldassar Castiglione, la Trasfigura-
Panoramica sull'abitato di S.Maria.
La chiesa di S.Maria. La cupoletta del campanile è stata demo-
lita dopo il terremoto del '96.

125
zione. Dal 1514 sostituì il Bramante nella direzione dei lavori di San Pietro. Uno degli edifici da lui progettati fu
palazzo Branconio dell’Aquila a Roma che divenne poi proprietà di Giulio Cesare Gonzaga di Novellara. Nelle
collezioni d’arte dei Gonzaga c’erano alcuni disegni tra cui Due amorini che fabbricano frecce e un Sacrificio e i
due grandi piatti decorati, ora facenti parte del tesoro della Collegiata di S.Stefano, eseguiti su suoi disegni.
Saragat Giuseppe (via)
Laterale di via Berlinguer
Politico (1898-1988). Nato a Torino. Laureato in economia e commercio, dopo la prima guerra mondiale divenne
impiegato di banca e si impegnò nella politica. Militante socialista, esule durante il fascismo, rientrò in Italia nel
1943. Venne catturato a Roma dai nazisti riuscendo ad evadere dal carcere di Regina Coeli con Sandro Pertini. Nel
giugno 1946 fu nominato presidente dell’Assemblea Costituente. Nel 1947 si staccò dal PSI fondando il Partito
Socialista dei Lavoratori che, nel ‘ 51, divenne PSDI, Partito Socialista Democratico Italiano. Ministro in diversi
governi, fu presidente della Repubblica dal 1964 al 1971. Tra i suoi scritti Quarant’anni di lotta per la democra-
zia.
Sauro Nazario (via)
Laterale di via Roma
Militare irredentista (1880-1916). Nato a Capodistria. Capitano della marina mercantile austriaca, allo scoppio
delle ostilità nel 1914 si recò a Venezia dove svolse un’intensa propaganda interventista. Nel 1915 venne arruola-
to nella marina militare italiana e fu protagonista di coraggiose azioni nelle acque nemiche. In missione con un
sommergibile per penetrare nel golfo del Quarnaro e colpire le postazioni austriache, a causa dell’incagliamento
dell’imbarcazione fu catturato con tutto l’equipaggio. Riconosciuto come cittadino austriaco fu processato per
alto tradimento e impiccato.
Sbarra (strada)
Laterale di strada Provinciale
La sbarra era realmente una barriera posta
all’ingresso del paese per controllare i mo-
vimenti delle persone e imporre il dazio
sulle merci. Qui, durente le epidemie di
colera della prima metà dell’Ottocento, era
allestito uno stanzino dove si effettuavano
le fumigazioni a scopo profilattico delle
merci potenziali portatrici del morbo. Lun-
go questa strada era l'antica conceria.
Scarlatti Domenico (via)
Laterale di via dello Sport
Compositore (1685-1757). Napoletano.Allievo del padre Alessandro studiò a Venezia e visse a Roma dove, nel
1715, divenne maestro di cappella di San Pietro. Nel 1719 si trasferì a Lisbona dove fu al servizio di quella corte.
Le opere anteriori al periodo portoghese sono scarsamente significative, mentre le più rilevanti e giustamente più
famose sono le 555 Sonate per clavicembalo che rivelano una straordinaria varietà inventiva.
Segni Antonio (via)
Laterale di via Nenni
Giurista e politico (1891-1972). Di Sassari. Dopo la laurea intraprese la carriera universitaria nelle Università di
Perugia, Cagliari, Pavia, Sassari e Roma. Della sua attività di docente rimangono numerose pubblicazioni. Entra-
to a far parte del Partito popolare di don Sturzo fin dal 1919 si ritirò dalla vita politica dopo l’entrata in vigore
delle leggi eccezionali fasciste del 1926. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana, fu eletto deputato alla Costi-
Strada Sbarra all'altezza della antica conceria dove sono state aperte via
Toti, via Settembrini e via Dei Martiri.

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tuente, riconfermato nelle successive legislature, poi ministro in vari governi fino alla elezione a presidente della
Repubblica nel 1962. Fu contrario all’ipotesi di apertura a sinistra e come capo dello stato cercò di impedire
l’assunzione di responsabilità da parte del PSI.
Serravalle (strada)
Laterale di via Levata
Posta tra via Levata, strada Casino di sopra e via Pennella, sicuramente nel 1415 vi era un possedimento della
famiglia Serravalli proveniente da Reggio e c’era ancora nel 1571 come risulta da un atto notarile nell’Archivio di
Novellara:” Jacobo filio Bernardonis de Serravallis”. Non è tuttavia impossibile che sia stata la famiglia a trarre il
suo nome dal luogo; infatti qui c’era il limitare delle valli che la strada chiudeva; dal latino “sera”, sega che passa
al medievale “serra”, chiudi. Fatto comprovato anche dalla vicinanza di via Levata, strada sopraelevata rispetto
alle paludi circostanti e di strada Pennella che fa correre la mente ai “pennelli” che ci sono a Po, lingue di terra
rilevate artificiali per indirizzare la corrente.
Settembrini Luigi (via)
Laterale di strada Sbarra
Letterato e patriota (1813-1876). Nato a Napoli, assorbì dalla famiglia gli ideali di libertà e l’odio verso la tiran-
nide. Frequentò senza laurearsi l’Università di Napoli; in seguito divenne insegnante al liceo di Catanzaro. Fon-
datore con un compagno della setta segreta dei Figli della Giovine Italia fece là opera di proselitismo. Incarcerato,
processato per sospetto e assolto nel 1839 se ne rimase il più possibile appartato, ma nel ’47 scrisse e diffuse una
anonima Protesta del popolo delle Due Sicilie contro il governo borbonico. Dovette fuggire a Malta quando la
polizia cominciò a cercarlo, per ritornare poche settimane dopo quando fu concessa la costituzione. Fondò con
altri patrioti la Grande società dell’unità italiana; nel 1851 fu arrestato e condannato a morte, pena poi commuta-
ta nell’ergastolo e in seguito nell’esilio negli Stati Uniti. Riuscì a tornare nella sua Napoli liberata dai garibaldini
nel 1860. Fu eletto deputato l’anno seguente e senatore nel 1873. Pubblicò le sue Lezioni di letteratura italiana
quindi si dedicò alla stesura delle Ricordanze della mia vita, uscite postume.
Spallanzani Lazzaro (via)
Laterale di Via De Gasperi
Naturalista (1729-1799). Di Scandiano. Dopo gli studi presso i Gesuiti si indirizzò verso la giurisprudenza poi le
scienze. Dopo l’ordinamento sacerdotale insegnò logica e greco, poi matematica e fisica nel collegio di Reggio.
Nel 1769 ebbe la cattedra di scienze all’Università di Pavia. Confutò le teorie della generazione spontanea degli
esseri viventi sostenute da altri naturalisti con esperienze condotte su microrganismi chiamati infusori. Di queste
discussioni restano tracce nel Saggio di osservazioni microscopiche concernenti il sistema di generazione de’
signori di Needham e Buffon. Realizzò importanti scoperte sulla generazione animale e sulla digestione che espo-
se in Dissertazioni di fisica animale e vegetabile e in Prodromo di un’opera da imprimersi sopra le riproduzioni
animali. Si devono ancora ricordare le ricerche sulla capacità di rigenerazione di alcuni animali, sulla circolazio-
ne sanguigna e sulla meccanica circolatoria, Dell’azione del cuore nei vasi sanguigni e Dei fenomeni della
circolazione osservata nel giro universale dei vasi, e sulla respirazione. Egli fu uno sperimentalista nel senso più
completo del termine e suoi studi sono stati fondamentali per l’avvento della biologia moderna.
Sport (via dello)
Laterale di strada Provinciale
Il termine sport deriva dall’antico francese desport che stava ad indicare un’alternativa all’attività lavorativa; oggi
invece indica i giochi, le competizioni, le gare, le prove, i confronti che esistono fin dai primordi di tutte le civiltà.
Nel Rinascimento si assiste alla nascita di una concezione sportiva in senso moderno. E’ del 1555 il Trattato del
gioco della palla di Antonio Scaino e del 1577 il De arte gymnastica di Girolamo Mercuriale; ma sarà sopratutto
in Inghilterra dall’inizio del XIX secolo che lo sport moderno vedrà la sua definitiva affermazione e caraterizza-
zione, per diffondersi all’interno delle altre nazioni verso la fine del secolo, finchè nel 1894 venne fondato a Parigi
il Comitato Olimpico Internazionale e due anni dopo ad Atene si svolsero le prime Olimpiadi dell’era moderna. In
Italia le prime società sportive nascono dopo l’unificazione, sono di cannottieri, di ginnastica, di ciclismo e di
foot-ball (1898). In pochi anni lo sport è passato da divertimento ed esercizio fisico personale a impegno profes-

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sionale. In questo secolo si è assistito ad uno sviluppo costante del contenuto spettacolare delle competizioni e si
è reso necessario un progressivo adeguamento degli impianti sportivi per metterli in grado di accogliere un pub-
blico sempre più numeroso.
La prima squadra di calcio di Novellara fu messa in piedi nel 1921 mentre quella di pallacanestro è del 1938.
Lungo la via si trovano il nuovo campo sportivo e le piscine.
Inquadratura di via Vivaldi verso via dello Sport a metà degli anni Settanta. Sullo sfondo lo scheletro della piscina coperta.
Momenti di attività agonistiche del passato: in alto a sinistra Morellini e Rossini vincitori delle Giro delle Quadre di Novellara; a
destra partita di calcio in campo vecchio alla metà degli anni Venti; in basso l'arrivo della corsa nell'ambito delle celebrazioni per
l'inaugurazione del Monumento ai Caduti nel 1925.

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Sturlona (viottolo)
Località S. Giovanni, laterale di strada Provinciale
Prende il nome dall’omonima possessione della famiglia Sturloni.
Tasso Torquato (via)
Laterale via XXV Aprile
Poeta (1544-1595). Nativo di Sorrento. Effettuò gli studi a Napoli e Roma; da quest’ultima dovette seguire il
padre nei suoi trasferimenti a Ravenna, Pesaro e Urbino. Torquato trovò presso i della Rovere l’ambiente adatto a
compiere la propria educazione letteraria e artistica; fu anzi compagno di studi del futuro duca Francesco Maria.
Trasferitosi a Venezia attorno al 1560, qui scrisse il Rinaldo; contemporaneamente studiava legge all’Università
di Padova dove conobbe Scipione Gonzaga. Nel 1570 compì un viaggio in Francia al seguito del cardinale d’Este
poi fu tra gli stipendiati di Alfonso II d’Este. La lieta vita di corte gli ispirò l’Aminta che venne rappresentata a
Ferrara. Nel 1575 finì di scrivere la Gerusalemme liberata. Completò anche il poema eroico Il Goffredo che però
gli procurò dubbi, ripensamenti e scrupoli di carattere religioso e letterario, tali da chiedere di essere esaminato
dal grande inquisitore di Bologna. L’equilibrio dei suoi nervi era scosso, era afflitto da mania di persecuzione e
dal timore di essere incorso nell’eresia. Nel 1577 fuggì da Ferrara travestito per raggiungere Sorrento poi vagò di
città in città per tornare alla fine a Ferrara. Credendosi mal gradito diede in escandescenze inveendo anche contro
la corte per cui venne rinchiuso come pazzo nell’ospedale di S.Anna dove rimase per sette anni. Fu liberato per
intervento di Vincenzo I duca di Mantova e per qualche tempo soggiornò in quella città. In seguito fu a Firenze,
Roma, Napoli, di nuovo a Mantova e ancora a Napoli e Roma. Qui portò a termine la Gerusalemme conquistata,
pubblicata nel 1593, e Le sette giornate del mondo creato.
Nel 1574 il Tasso era sicuramente presso i nostri Gonzaga inoltre sappiamo che il musicista novellarese Jaches de
Wert compose madrigali sulle rime del poeta.
Tiepolo Gian Battista (via)
Laterale di via Colombo
Pittore (1696-1770). Nato a Venezia, apprese l’arte da Gregorio Lazzarini poi seguì la corrente chiaroscurale del
Piazzetta, momento documentato dal Sacrificio di Isacco e dalla Madonna del Carmelo. Dopo il 1721 sotto
l’influsso di Sebastiano Ricci realizzò le quattro tele mitologiche dell’Accademia di Venezia: Giugurta, Ratto
delle Sabine, Tentazioni di S.Antonio. Tiepolo aderì sempre più ai principi di Veronese circa la gamma cromatica,
i rapporti delle tinte complementari, l’uso delle tinte fredde. Realizzò affreschi nella chiesa degli Scalzi, in palaz-
zo Sandi e nel duomo e palazzo arcivescovile di Udine. Poi con uno stile ormai proprio eseguì dipinti in varie città
da Milano a Bergamo a Vicenza a Venezia: Trasporto della Santa Casa di Loreto, Sacrificio di Ifigenia, Morte di
S.Gerolamo, Sacrificio di Melchisedech e Caduta della manna, Adorazione dei Magi, Martirio di S.Agata, gli
affreschi di villa Valmarana e i soffitti di Cà Rezzonico. A Madrid, dove fu invitato da Carlo III decorò i soffitti
della sala del trono e di altre sale con Apoteosi della Monarchia spagnola e Apoteosi della Spagna.
Tintoretto (via)
Laterale di via Colombo
Pittore. Jacopo Robusti detto il Tintoretto (1518-1594). Veneziano. La sua formazione artistica iniziale è assai
complessa legandosi al manierismo tosco-romano ed emiliano e alla tradizione veneta prossima a Lotto, Pordeno-
ne, Bonifacio Veronese. Tali esperienze si concretizzarono nei 14 ottagoni con Storie mitologiche della Galleria
Estense di Modena, nella Presentazione di Gesù al tempio, nella Cena di Emmaus. Dopo i contatti con lo Schia-
vone nacquero le Scene bibliche dei musei di Vienna e Verona quindi la sua pittura si evolvette attraverso la
Lavanda dei piedi, l’Ultima cena, San Giorgio con le spoglie del drago, San Rocco fra gli appestati. Attorno al
1550 si delinea in Tintoretto il gusto per il paesaggio, rappresentato sempre con maggiore frequenza: Storie della
Genesi, Creazione degli animali. La sua impetuosità riprese nelle Nozze di Cana, nella Cena in casa del Fariseo,
nelle tre storie di San Marco ; ad esse seguì la decorazione della cappella della Madonna dell’Orto con le cinque
Virtù e le due immense tele del presbiterio raffiguranti il Giudizio Universale e l’Adorazione del vitello d’oro.
Nella Scuola Grande di San Rocco eseguì tra 1564 e 1566 la Gloria del Santo e le allegorie e i fatti della Vita di
Cristo. Tra 1579 e 1580 vennero realizzati i Fasti Gonzagheschi, ora a Monaco, e i numerosi quadri delle Batta-
glie ma già in queste si vedono le mani di aiuti e del figlio Domenico come anche nell’immensa tela del Paradiso
del palazzo ducale.

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Togliatti Palmiro (via)
Laterale di via Costituzione
Politico (1893-1964). Nato a Genova. Laureato a Torino in giurisprudenza, volontario nella prima guerra mondia-
le, fondatore nel 1919 con Gramsci e Terracini di Ordi-
ne Nuovo di cui divenne direttore. Fu tra i promotori
della scissione della sinistra dal PSI nel 1921 e fonda-
tore del nuovo organo del partito, L’Unità, nel ’24. Più
volte arrestato per la sua attività antifascista, dopo il
congresso di Lione non rientrò in Italia dirigendo da
Parigi l’azione clandestina del partito in patria. Nel 1934
fu chiamato a Mosca a far parte della segreteria del
Komintern, assumendo il controllo dei partiti comuni-
sti in Europa. Rientrato in Italia nel ’44 dette una nuo-
va impostazione alla linea del PCI; fu ministro del go-
verno Badoglio e ministro della giustizia con Parri e
De Gasperi. Nel 1948, a seguito di una campagna anti-
comunista, rimase gravemente ferito in un attentato che
turbò profondamente il paese. Impegnò il partito in bat-
taglie per la difesa degli istituti democratici lanciando anche appelli ai cattolici e nel 1956, dopo i fatti d’Unghe-
ria, rifiutò di accettare l’impostazione del problema dello stalinismo e delle sue degenerazioni semplicemente
come conseguenza del “culto della personalità”.
E’ il primo tratto di strada Borgazzo; fino alle soglie degli anni Settanta c’erano solo il caseificio dei Meschieri e
la loro villa e poche case coloniche, poi è iniziata la costruzione dell’Abicoop e dei Peep.
Tondona (viottolo)
Località S.Maria,laterale di via Casaletto
Forse dal nome di una famiglia. In latino “tondere” significa tosare, ma anche tagliare, potare, sfrondare, bruciare,
il nome starebbe ad indicare una zona liberata, nel Medioevo, da alberi arbusti e cespugli per essere messa a
coltura.
Torres don Camilo (via)
Località S.Maria, laterale di strada Provinciale
Sacerdote e guerrigliero (1929-1966). Nome convenzionale di Jorge Camilo Torres Restrepo. Nato in Bolivia.
Dopo il seminario si recò a studiare sociologia in Europa, girando poi tutto il continente. In patria ricoprì vari
incarichi ecclesiastici praticando una teologia dell’amore e del servizio delle classi popolari. Attivissimo fra la
gioventù e gli studenti colombiani promosse svariate iniziative a livello di studio e di prassi rivoluzionaria; dette
anche vita a un Frente unido del pueblo colombiano tra i cui obiettivi figuravano la riforma agraria, la pianifica-
zione, la tassazione progressiva, la nazionalizzazione di istruzione, sicurezza sociale, sanità. Senza appoggio
palese della chiesa colombiana e caduto per le sue idee in disgrazia della linea conservatrice del governo, finì con
l’aggregarsi al gruppo guerrigliero Ejército de liberaciòn nacionàl. Cadde combattendo contro le unità antiguerri-
glia governative.
Toscanini Arturo (via)
Laterale di via Costituzione
già viale del Cimitero
Direttore d’orchestra (1867-1957). Nato a Parma. Diplomatosi in violoncello al conservatorio della sua città
entrò in seguito nell’orchestra del Teatro Regio. Nel 1886 mentre suonava a Rio de Janeiro, l’assenza del direttore
Qui e a lato l'Abicoop e il nuovo Peep in via Togliatti

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d’orchestra pochi minuti prima dell’esecuzione dell’Aida gli permise di offrirsi come sostituto e di mostrare le
sue innate doti di conduttore. In Italia poco tempo dopo si dedicò all’attività di direttore nelle principali città. Si
ricorda in particolare la sua attività al Teatro Regio di Torino. Oppositore del fascismo, dopo un’aggressione a
Bologna nel 1931, abbandonò l’Italia per ritornare solo dopo la guerra, inaugurando con un memorabile concerto
a Milano la Scala ricostruita.
Tra i più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi, univa alle specifiche doti tecniche una eccezionale cultura
musicale e un senso filologico di prim’ordine; le sue esecuzioni erano piene di slancio, di fuoco e di animazione.
Tosi don James (via)
Località S.Giovanni, laterale di via D.Chiesa
Sacerdote (1925-1978). Nato a Boretto. Studente esemplare entrò nel se-
minario di Guastalla nel 1945 e ricevette l’ordinazione sacerdotale nel
’49. Fu capellano a S.Vittoria e pur continuando a prestare il suo servizio
qui, per le sue ottime capacità di direzione spirituale ebbe dal 1957, l’in-
carico di Direttore Spirituale del Seminario di Guastalla, dove dovette
trasferirsi due anni dopo. Ebbe in seguito la Mansioneria dello Spirito
Santo della Cattedrale di Guastalla fino al ’65. Fu anche assistente dioce-
sano della Gioventù Italiana di Azione Cattolica e direttore del Centro
“Don Bosco”. Dopo un breve periodo come cappellano a Brescello venne
nominato, nel 1971, arciprete della parrocchia di S.Giovanni della Fossa.
Riuscì anche qui a farsi benvolere e ad ammaliare credenti e non. Incapa-
ce di restare inattivo, anche dopo che fu travolto da un autocarro, si fece
dimettere dall’ospedale dopo tre giorni per continuare la preparazione dei
ragazzi alla prima comunione. Troppo presto in relazione al trauma crani-
co che aveva subito; dovette essere ricoverato a Parma, ma fu inutile. E’
stato scritto di lui: “...veniva spontaneo chiedersi come mai in un essere così minuto e fragile albergasse un’ener-
gia così vitale e un dinamismo sì dirompente. Un’esuberanza che contagiava l’interlocutore o chi lo vedeva
muoversi e spesso agitarsi”.
Toti Enrico (via)
Laterale di strada Sbarra
Patriota (1882-1916). Nato a Roma. Ferroviere, nel 1908 per un infortunio perdette una gamba. Uomo di grandis-
sima determinazione, partì nel 1911 per un giro in bicicletta che lo portò fino all’Europa del nord, si arruolò, nel
1915, come volontario nei bersaglieri ciclisti e impiegato come portaordini. Rimasto gravemente ferito nel corso
di una delle battaglie dell’Isonzo, prima di morire lanciò la sua stampella contro il nemico.
Unità d’Italia (piazza)
gia Piazza Vittorio Emanuele
E’ la piazza maggiore del paese. Dopo le guerre d’indipendenza venne intitolata a Vittorio Emanuele II primo re
dell’Italia unita. Nel 1946 con delibera del Consiglio comunale il nome venne mutato in quello attuale con la
seguente motivazione. “...perchè legata alla memoria di ex re della casa Savoia, in netto contrasto col sentimento
del nostro popolo nel risorto clima di libertà della Repubblica Italiana”.
Nel Quattrocento, qundo fu progettata la prima espansione del paese “programmata”, per usare un termine con-
temporaneo, c’era un campo di alberi di noci che i Gonzaga comprarono con l’intenzione di realizzarvi la piazza
nuova. La pianta rettangolare ricorda il foro romano e la cornice di portici e di edifici che vi si affacciano contri-
buiscono a rafforzare questa impressione. Spazio completamente aperto fino agli anni Venti di questo secolo, vi
furono costruiti i giardini pubblici solo qualche tempo prima dell’inaugurazione del monumento ai caduti della
prima guerra, nel 1925.
Da secoli è il centro del paese, qui si sono sempre svolte le principali attività: manifestazioni, adunate, comizi,
feste, giochi, spettacoli, fiere e mercati.
Sul lato a sera domina la mole della chiesa collegiata di S.Stefano. Realizzata da Lelio Orsi dopo un paio di
tentativi precedenti mal riusciti a partire dal 1530 e inaugurata nel 1567 è stata resa nella forma attuale nel
contesto di lavori di restauro e abbellimento voluti, e finanziati, da Donna Ricciarda Gonzaga Cybo. La nuova
facciata fu iniziata nel 1753 ad opera dell’architetto G.B. Cattani Cavallari, lo stesso che aveva realizzato la
facciata di S.Prospero a Reggio. Nel 1616 era stata innalzata la nuova torre in sostituzione della vecchia ormai in
rovina, ad opera di Giovanni Righini con una spesa di 1045 lire.
Don James Tosi parroco di S.Giovanni.

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Nel 1858 vennero ricavate le nicchie per la collocazione delle statue dell’Ilarioni, raffiguranti Cristo risorto, la
Madonna Immacolata, S.Stefano e S.Cassiano, offerte dal dott. Angelo Jotti. Tuttavia fin dall’inaugurazione, per
l'atteggiamento, dai novellaresi fu loro attribuito il seguente significato ironico :” Povra N’valera; quanta miseria,
l’è elta acsè; goia colpa me ?”. Il sagrato attuale, in marmo di Verona, in sostituzione di quello rosso voluta
dall'Orsi, fu posato nel 1882. Lavori generali di restauro e manutenzione sono stati sistematicamente eseguiti nei
cinquant’anni passati, non ultimi quelli dopo il terremoto del 1996. All’interno custodisce pregevoli opere d’arte
a partire dal XV sec.: dipinti, statue, mobili, stucchi, paliotti d’altare, reliquiari, arredi e suppellettili.
La nuova sede della Cassa di Risparmio, sul lato est, fu inaugurata nel 1912 dopo due anni di lavori e la demoli-
zione degli edifici preesistenti e dei portici del telonio (la telonica era la guardia, la polizia urbana). La Cassa
occupava, come ora, il corpo centrale mentre in quelli laterali erano ospitati il caffè dei combattenti e l’ufficio
postale e telegrafico.
Il palazzo ottocentesco a sud è noto come palazzo Bonaretti. Luciano Bonaretti, falegname e commerciante di
legname, nella casa della piazza aveva impiantato una falegnameria con 15 operai eseguendo anche mobili in
serie. Nel 1898 aveva un patrimonio di valutato in 100.000 lire italiane.
Veduta aerea della piazza verso Est, da una cartolina.inizio secolo.
Veduta aerea della piazza verso Ovest, da una cartolina inizio secolo.

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Chiesa di S.Stefano in una foto del primi anni del Novecento.

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Ungaretti Giuseppe (via)
Poeta (1888-1970). Nato ad Alessandria d’Egitto. Trascorse la fanciullezza in Egitto, poi molti anni a Parigi,
partecipò alla prima guerra mondiale; dal 1942 insegnò letteratura italiana all’Università di Roma. Importantissi-
mi per la formazione della poesia italiana i suoi primi libri Il porto sepolto e Allegria di naufragi e le poesie
francesi La guerre. Al principio degli anni Trenta si osserva quello che viene definito “ il lavoro ricostruttivo di
Ungaretti verso la tradizione petrarchesca” che si concretizzò nel Sentimento del tempo. Negli anni seguenti fece
traduzioni dai testi classici del petrarchismo europeo. Nel 1947 tornò al diario patetico con Il dolore. Seguirono
tra 1950 e 1967 La terra promessa, Un grido e paesaggi, Il taccuino del vecchio, Apocalissi e sedici traduzioni,
Morte delle stagioni. Il suo verso più famoso: M’illumino d’immenso.
Valle (strada)
Prosecuzione di via Leningrado
Prima delle bonifiche questa strada terminava in località Porto. L’edificio di maggior rilievo lungo il percorso è il
Mulino di sotto. Di fondazione antichissima, probabilmente del XIII secolo, sfruttava l’acqua dell’ultimo tratto
del canale prima che si gettasse nelle paludi. Dato in gestione dai Gonzaga nei secoli a vari molinari, divenne, a
metà dell’Ottocento di proprietà della famiglia Gandini e lo è rimasta fino a pochi anni or sono. Qui, nel 1902 fu
attivata la prima macina a motore elettrico. La costruzione visibile oggi è cinquecentesca con rimaneggiamenti
posteriori. All’interno c’è una pregevolissima serie di pitture opera di Felice Vezzani eseguite alla fine del secolo
scorso. Più avanti si incontra la “Cà dal port” che ricorda la presenza di un traghetto e di un punto di attracco delle
imbarcazioni che percorrevano le valli e trasportavano merci e materiali (“portus et hostium navigandi valles”).
La sua origine si perde nella notte dei tempi; sicuramente aveva una importanza economica rilevante, attraverso
di esso si svolgevano gli scambi e i commerci con il Po. I Sessi ne erano proprietari prima dell’avvento dei
Gonzaga e quando Feltrino, divenuto signore di Reggio, cercò di impossessarsene i Sessi gli fecero causa e la
vinsero. Ad Antonia figlia di Filippino Sessi si riconoscevano il possesso delle valli, il traghetto e l’uso delle
acque e della navigazione delle paludi. Poichè Antonia non aveva discendenti diretti il Porto venne comunque
nelle mani del Gonzaga; Novellara e le valli erano la chiave delle comunicazioni tra Reggiano e Mantovano.
Oggi le zone umide della Valle, pur essendo un “relitto” delle vastissime paludi primordiali, hanno a un grande
rilievo come ambiente naturale e come ecosistema. Qui è presente un’associazione di flora e fauna residua delle
antiche formazioni planiziali e paludose intercalata alle colture. Vi si trovano formazioni a siepe e individui isolati
di varie essenze, dal biancospino al prugnolo, dall’olmo al gelso, dalla rosa canina al rovo. Le specie erbacee sono
presenti in numero elevatissimo: cannucce di palude, iris, salcerella, menta, poligono, giunchi, tife e ninfee. Non
mancano piante natanti cone salvinia e lenti di palude. Il patrimonio faunistico ha risentito notevolmente del
totale disboscamento, delle trasformazioni introdotte dall’attività agricola e purtroppo dell’uso di pesticidi. Scom-
parsi i grandi mammiferi, lupi, cervi, daini, cinghiali sono rimasti le faine, le donnole, i ricci, varie specie di topi
e arvicole compreso il topolino delle risaie; negli ultimi anni sono fortemente aumentate di numero le nutrie o
castorini che stanno creando seri problemi agli argini. Abbondano i pesci in prevalenza carpe, alborelle, tinche e
pescigatto, persici e scardole, anguille e cobiti (“al sghèti”), ma non mancano purtroppo i siluri e altre specie
esotiche. Scomparsi invece gli storioni che ancora si catturavano negli anni Cinquanta e i gamberi d’acqua dolce
di cui facevano incetta i pescatori professionisti lombardi per rifornire i mercati. Rane e raganelle sono di casa.
Negli anni Sessanta con la rarefazione della piantata era scomparsa tutta una serie di uccelli che ne avevano fatto
Il Molino di Sotto in un disegno pubblicitario fatto eseguire dal proprietario Gandini Vittorio Nino negli anni Venti.

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il proprio rifugio: picchi, frosoni, rigogoli, gufi, barbagianni, upu-
pe, cincie; ora alcuni stanno ripresentandosi. Predominano aironi,
nitticore, tarabusi, anatre, gallinelle, uccelli di ripa e di canneto, il
martin pescatore e vari falchi. Innumerevoli le altre specie sia stan-
ziali che di passo; la vicinanza del Po porta spesso anche specie
inconsuete e rare. Si ricorda per inciso che fino all’immediato se-
condo dopoguerra era in uso la cattura con le reti di storni e passera-
cei per rifornire le tavole dei ristoranti.
Vandelli Giuseppe (vicolo)
Località S.Giovanni, laterale di strada Provinciale
Un Giuseppe Vandelli morì nei primi anni Trenta durante lo scavo del canale di Reggio che passa proprio qui
dietro. Potrebbe trattarsi del Giuseppe Vandelli, sindacalista socialista, che aveva preso la parola nel corso di uno
sciopero a Poviglio nel ’19.
XXV aprile (via)
Laterale di piazza Mazzini
Il 25 aprile 1945 è la data della fine della seconda guerra mondiale per la nostra regione e la data in cui il Comitato
di Liberazione Nazionale assunse i pieni poteri. A Novellara, dopo che i tedeschi si erano ritirati verso il Po, i
partigiani entrarono in paese il 23 Aprile e ottennero la resa della milizia che si era asseragliata nella caserma di
via Cavour. A qualche ora dalla liberazione arrivarono i primi carri armati degli alleati.
La via fu aperta attraverso il famoso “orto” di Montagni alla metà degli anni Cinquanta per collegare la Piazzetta
alla Circonvallazione.
25 luglio (via)
Laterale di strada Provinciale
Località S.Giovanni
La sera del 25 luglio 1943 la radio interrompeva il programma musicale per annunciare “Sua Maestà il Re e
Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato di Sua
Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini ed ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato,
il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio”. Gli Alleati erano sbarcati in Sicilia e avevano occupato Paler-
mo e Marsala, il Gran Consiglio del Fascismo decideva di destituire Mussolini e di affidare al re il comando
supremo dell’esercito. Sembrava la fine del fascismo invece la guerra continuava o, meglio, dopo la firma dell’ar-
mistizio con gli Alleati, l’8 settembre 1943, lentamente terminava di regione in regione, a volte di paese in paese,
con l’avanzata degli anglo-americani verso nord, per finire con la liberazione di Torino il 1 maggio.
27 marzo (via)
Località S. Maria laterale di strada Provinciale
Potrebbe essere la data della battaglia di Albinea, attacco al quartier generale del 51 corpo tedesco nella notte tra
Aquarello settecentesco raffigurante un'upupa.
Momento della Liberazione in Piazza Vittorio Emanuele.
Via XXV Aprile e l'orto di Montagni a metà degli anni Cinquanta.

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26-27 marzo 1945, in un’azione combinata tra soldati inglesi, russi, partigiani e un gruppo di venti italiani. Furo-
no assaltate villa Rossi (dove alloggiavano gli ufficiali) e villa Calvi. A seguito del violento scontro a fuoco
vennero interrotti i collegamenti telefonici, distrutti mappe e documenti e uccisi una sessantina di tedeschi.
Ma potrebbe anche essere la data delle giornate di Napoli nel ’43?.
Verdi Giuseppe (via)
Laterale di via Fratelli Cervi
Compositore (1813-1901). Nato a Roncole di Busseto. Studiò grazie all’aiuto di A.Barezzi suo futuro suocero.
Nel 1939, alla Scala, fu rappresentata la sua prima opera, Oberto conte di San Bonifacio. Il primo vero trionfo fu
però il Nabucco, nel 1842, cui seguì una produzione intensissima, legata anche alla necessità di consolidare il
successo ottenuto. Nel giro di pochi anni Verdi divenne la figura dominante dell’opera italiana. Compose entro il
1851: I Lombardi alla prima crociata, Ernani, I Due Foscari, Giovanna D’Arco, Macbeth, La battaglia di Legna-
no, Stiffelio, Rigoletto; è il periodo che Verdi stesso definiva degli “anni di galera” con allusione al condiziona-
mento che la vita teatrale esercitava sul veloce ritmo creativo. Seguirono Trovatore e Traviata, ma ora il maestro
poteva prendersi tutto il tempo che riteneva necessario per comporre. Dopo i Vespri siciliani vennero Simon
Boccanegra, Un ballo in maschera e La forza del destino. Nel 1871, per l’inaugurazione del canale di Suez
compose Aida. Sembrava che con la Messa da Requiem volesse concludere la sua lunga e gloriosa carriera, invece
riuscì a farsi interprete del rinnovamento avanzato dalle nuove generazioni europee realizzando altri due capola-
vori del melodramma, Otello e Falstaff.
Vespucci Amerigo (via)
Laterale di via Marco Polo
Navigatore (1454-1512). Nato a Firenze, figlio di un
notaio, nel 1489 si recò a Siviglia presso la filiale dei
banchieri De’ Medici; in quella città conobbe Cristo-
foro Colombo e partecipò all’allestimento della sua ter-
za spedizione in America. Si aggregò poi alla spedizio-
ne di Alonso de Hojeda che raggiunse le coste della
Guyana; da qui Vespucci proseguì costeggiando il Bra-
sile e scoprendo il Rio delle Amazzoni che risalì per un
tratto. Dopo il ritorno accettò l’incarico del re del Por-
togallo di proseguire l’esplorazione così, nel 1501, toccò
le isole del Capo Verde costeggiò tutto il Brasile e l’Ar-
gentina fin quasi allo stretto di Magellano. Fu il primo
ad intuire di essere in presenza di un nuovo continen-
te, quello che lui stesso chiamò “Nuovo Mondo”.
E’ l’antichissima strada che seguendo il corso della Linarola collegava Novellara con la Fiuma, a ponte Testa, e
col mantovano a Reggiolo. Lungo il percorso il raccordo con via Cattania, nel campagnolese, ci ricorda il rappor-
to, altrettanto antico, che la strada aveva col Castellazzo e l’antico dominio su tutto il Reatino, nel XII secolo, dei
Malapresa e dei Reatini.
Al suo inizio prende il nome di Galvagnina dalla famiglia Galvagni che vi risiedeva nel 1500.
Vinci Leonardo da (via)
Località S.Maria
Artista e scienziato (1452-1519). Nato a Vinci (FI), figlio naturale di un notaio. Nel 1469 a Firenze entrò nella
bottega del pittore Verrocchio, ma ebbe anche modo di frequentare gli ambienti umanistici ed aristocratici della
città. In questo periodo dipinse L’ Annunciazione e l’Adorazione dei Magi e sviluppò ricerche nel campo dell’in-
gegneria civile e militare. A Milano, dove dal 1483 fu al servizio degli Sforza, realizzò grandi capolavori quali
l’Ultima Cena e la Vergine delle rocce e si dedicò a studi di fortificazioni, di idraulica e di bonifica, allestì apparati
scenici per feste e giochi di corte. Passata la città sotto i francesi preferì trasferirsi a Mantova dove fu ospite di
Isabella d’Este e poi a Venezia. Nel 1501 era di nuovo a Firenze dove dipinse la Gioconda e si applicò a studi
d’anatomia e fisiologia umana e condusse studi sul volo librato. Chiamato a Milano dal governatore Carlo d’Am-
boise vi rimase, apprezzatissimo, dal 1507 al 1513, rifugiandosi poi a Roma sotto la protezione di Giuliano de’
Medici, quando i francesi si ritirarono dalla Lombardia. Infine deluso di non aver ricevuto alcun incarico impor-
tante si trasferì a Cloux, presso Amboise dove trascorse gli ultimi anni. I Gonzaga di Novellara possedevano una
Madonna con Bambino di sua mano.
Via Vespucci da Nord verso la Galvagnina.

136
Virgilio Marone Publio (via)
Laterale di via Montegrappa
Poeta latino (70-19 a.C). Mantovano. Studiò a Milano poi a Roma; qui subì l’influsso di Partenio di Nicea, il vero
mediatore della cultura ellenistica e dei poetae novi; in seguito a Napoli si dedicò alla filosofia di Epicuro. L’amo-
re per la sua terra e la vita agreste, accentuato dalla espropriazione, poi rientrata, dei suoi poderi a favore dei
veterani, sono alla base delle Bucoliche o Ecloghe, componimenti scritti tra 41 e 39 a.C. Il suo amico e protettore
Mecenate gli fece dono di un podere in Campania; e a Mecenate dedicò il poema in quattro libri Georgiche che
trattano delle colture dei cereali, degli alberi e delle viti, dell’allevamento del bestiame e dell’apicoltura. Nel 29
Virgilio e Mecenate fecero conoscere l’opera ad Augusto e l’imperatore lo esortò a cantare in un poema eroico le
gesta della sua gens e le sue imprese. Fu la sollecitazione alla nascita dell’ Eneide, un’epopea in versi che nei
primi sei libri tratta le peregrinazioni di Enea e negli altri sei le vicende belliche per la conquista italica. Morì a
Brindisi per una grave malattia al ritorno da un viaggio in Oriente.
Vittoria (strada)
Laterale di via D’Azeglio
La possessione Vittoria esite sicuramente dal
1588. Cascina fatta costruire da Alfonso I in
onore della moglie per meglio sfruttare i po-
deri dei Terreni Novi. Fino al Settecento por-
tava il nome di “strada alla cascina Vittoria”
l’attuale strada Sbarra.
Vittoria di Capua (via)
Laterale di piazzale Marconi
gia contrada di Mezzo, poi contrada del ghetto degli ebrei
Contessa di Novellara (1549-1627). Quando arrivò a Novellara, nel 1567, Vittoria aveva solo 18 anni, ma era
preceduta dalla fama della sua casata, non quella del
padre, ma quella della madre che era Faustina Colonna
parente dei vari Fabrizio, Marc’Antonio, Prospero,
Ascanio e nipote della omonima celebrata poetessa, e
da loro aveva preso il carattere, la cultura, la combatti-
vità, la raffinata educazione. Moglie di Alfonso I Gon-
zaga aveva collaborato col marito poi continuato da sola
le trattative con la Corte imperiale nella vertenza col
nipote Claudio; fu nelle principali corti italiane per sven-
tare le trame del duca di Mantova, erede dello stesso
Claudio. Rimasta vedova e tutrice dei figli, governò lo
stato con diplomazia e fermezza virile, arguzia e sensi-
bilità prettamente femminili. Contribuì attivamente ad
ampliare, sistemare ed abbellire Novellara, Bagnolo e
la contea. Nel 1598 fondò il Monte dei Grani e il Mon-
te di Pietà contribuendo al sostentamento della popola-
zione; incentivò la coltivazione delle campagne. Gra-
zie agli appoggi che aveva a Roma ottenne di estrarre
dalle catacombe le reliquie di S.Cassiano e di altri mar-
tiri e di trasferirle a Novellara nel 1603. Nel medesimo
anno consegnò ai padri paolotti il convento e la chiesa
di Bagnolo i cui lavori erano stati iniziati quasi vent’anni
prima dal marito. Pochi anni dopo riuscì ad avere a No-
vellara i frati Cappuccini e pure per questi fece costru-
ire chiesa e convento. La corrispondenza con fratelli,
cognati, figli, generi, nuore, segretari e amici è una
miniera di informazioni su persone, luoghi, oggetti, usi,
costumi e morale dell’Italia tra XVI e XVII secolo. Fu
Cascina Vittoria, edificio rurale del Cinquecento.
Donna Vittoria di Capua Gonzaga a diciassette anni in un di-
pinto della Collegiata di S. Stefano.

137
madre di numerosi figli, da 13 a 15, che si impegnò a far istruire da buoni precettori. Accasò le femmine presso
nobili e ricchi signori di Ferrara, Roma, Trento, Bozzolo, favorì la carriera ecclesiastica o militare dei maschi;
qualcuno lo collocò opportunamente in convento. Scri-
ve il Davoli:” Rinonziato il governo al figlio, si diede
tutta alle opere di pietà. Dispensava ai poveri quasi tut-
to il suo assegno”. Trascorreva molto tempo nel con-
vento dei padri Cappuccini; “...il visitare le celle nel
tempo che i padri stavano nel coro, l’acconciar quelle
che ne abbisognavano, il comparire di quando in quan-
do in refettorio e nella infermeria provvedendo ciò che
mancava, ma sempre in atto di umile servente, l’impie-
garsi in ufficij bassi: queste cose erano la sua consola-
zione e formavano il suo sollievo ed il suo trattenimen-
to”.
E questo matrimonio assume particolare importanza se
messo in relazione al gran numero di fabbriche intra-
prese in Novellara per celebrare l’avvenimento: il Ca-
sino di sotto, la chiesa di S.Stefano, la rocca di Bagno-
lo, il teatro di corte in rocca. Dal 1563 in previsione
forse delle nozze, Alfonso I aveva ordinato che venis-
sero dipinte tutte le facciate delle case del paese; non
sappiamo fino a che punto il progetto fu realizzato, ma
sicuramente doveva essere a un buono stadio se Anto-
nio Caracciolo scriveva all’epoca di aver visto Novel-
lara come fosse tutta un affresco.
Al lato sud della via spicca un palazzetto con la faccia-
ta a bugnato, lesene e timpani sulle finestre, della se-
conda metà del Cinquecento. Non si sa chi l’abbia co-
struito nè chi vi abbia abitato; di certo ne era proprieta-
rio Domenico Gherardi nel 1778.
La denominazione di contrada del Ghetto, peraltro in
uso solo nell’Ottocento, deriva dalla presenza qui di
molte case degli ebrei, e della sinagoga. Questa non ha nessun segno distintivo esteriore; all’interno una sala di
preghiera con aaron, il vano in cui si conservano i rotoli delle sacre scritture, con stipite a stucco settecentesco,
Palazzo cinquecentesco a bugnato rustico in via V. di Capua.
Arci a sesto acuto ancora visibili nel portico della sinagoga in
via Vittoria di Capua.

138
alle pareti e sul soffitto affreschi a soggetto sacro entro cornici di gesso. Considerando la rarità degli edifici di
culto ebraici meriterebbe di essere conservato e valorizzato. Oggi è ridotto ad abitazione privata.
Vittorio Veneto (via)
Laterale di piazza Unità d’Italia
Città del Veneto in provincia di Treviso. Il suo nome è legato alla famosa battaglia che segnò la conclusione delle
operazioni belliche sul fronte italiano nella prima guerra mondiale. Dopo la ritirata italiana di Caporetto l’esercito
austriaco si era spinto fino alla linea del Piave; la controffensiva delle nostre truppe iniziata il 24 ottobre 1918 si
concluse con la vittoria del 3 novembre.
A sinistra interno della Sinagoga con affreschi alle pareti e il vano dove si conservavano i rotoli delle Sacre scritture. A destra
particolare di un affresco del soffitto con angeli che reggono un cartiglio con scritta in ebraico.
La prospettiva di via Veneto, oltre il sagrato di S.Stefano, è chiusa dalla chiesa dei Servi.

139
In direzione sud, il primo edificio dopo la chiesa
dei servi, fu inaugurato nel 1904, come ricovero di
mendicità intitolato a Umberto I e mantenuto a
spese del Comune e dell’Opera Pia. Nel settembre
1982, a seguito della realizzazione della Casa pro-
tetta nei locali dell’ex ospedale, è stato trasformato
in Centro ricreativo
Vivaldi Antonio (via)
Laterale di via Costituzione
Compositore (1678-1741). Veneziano, sacerdote, denominato per la capigliatura, “il prete rosso”. Insegnò musica
all’Ospedale della Pietà. Ebbe anche un’intensa attività teatrale nel ruolo non solo di compositore, ma anche di
impresario di se stesso. La sua carriera operistica lo portò in molte città italiane oltre che a Praga, Amsterdam e
Vienna. La produzione musicale di Vivaldi è copiosissima, ma in gran parte rimasta manoscritta. Nel settore del
teatro d’opera nulla aggiunge alla produzione di maniera che caratterizza il teatro veneziano pur avendo al suo
attivo una cinquantina di opere, tra cui Orlando finto pazzo, Il Giustino, Farnace, L’Olimpiade e, la più notevole
e nota, Griselda. L’autentica personalità di Vivaldi si rivela nella musica strumentale, 453 concerti, 80 sonate, 23
sinfonie comprendenti L’Estro armonico, La Stravaganza, Il cimento dell’armonia e dell’invenzione di cui fanno
parte le celeberrime Quattro stagioni.
Volta Alessandro (via)
Località S.Maria, laterale di strada Provinciale
Fisico (1745-1827). Nato a Como. Ricevette una educazione umanistica e, da autodidatta, acquisì una formazione
scientifica. Il suo primo contributo (1775) alle ricerche sull’elettricità fu l’invenzione dell’elettroforo, uno stru-
mento per accumulare cariche elettriche. Nel 1778 divenne professore di fisica sperimentale all’Università di
Pavia. La sua fama si accrebbe in seguito al perfezionamento dell’eudiometro col quale svolse studi sul “gas delle
paludi”. La polemica scientifica che sorse con Luigi Galvani lo portò a compiere esperimenti sull’elettricità per
contatto e a realizzare la famosa “pila”, invenzione fondamentale destinata ad aprire la strada all’impiego pratico
dell’elettricità.
Zaccagnini Benigno (via)
Laterale di via Nenni
Politico (1912-1989). Nato a Faenza. Aderì giovanissimo all’Azione Cattolica. Laureatosi in medicina durante la
guerra fu richiamato sotto le armi come ufficiale medico. Dopo l’8 settembre partecipò alla Resistenza nelle file
della Divisione Garibaldi. Deputato alla Costituente venne poi riconfermato nelle legislature successive. Fu con
Moro uno dei più convinti sostenitori del centro-sinistra. Nel 1969 assunse la carica di presidente del consiglio
nazionale della DC divenendone poi segratario politico nel 1973. Riconfermato nel ’76 fu partecipe della vicenda
relativa all’assassinio di Aldo Moro.
Zavaroni Andrea (via)
Laterale di via D’Azeglio
Partigiano (1918 -1944 ). Di Campagnola. Arrestato nel novembre 1944, i suoi compagni nell’intento di salvarlo
catturarono quattro fascisti, quindi tramite il prete di Cognento iniziarono le trattative che però fallirono. Rimessi
in libertà gli ostaggi, catturarono quattro soldati tedeschi e avviarono nuove trattative, questa volta con i comandi
germanici. Zavaroni, che era stato portato al Casino di sotto dove aveva sede il comando tedesco, morì a seguito
delle torture subite e il suo corpo fu poi rinvenuto sepolto in una concimaia. I quattro tedeschi vennero pertanto
uccisi.
Gli ospiti del ricovero Umberto I alla metà degli anni Trenta.

140
S'io ho fallato perdonanza chieggio,
ché so che domani farò peggio.
(L. Pulci, Morgante)

141
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142
L’Addio al mio paese natio
Sono andata, son partita,
iniziando un’altra vita,
addio cara, mia casetta,
con a fianco la Fossetta,
con quel pioppo, in fondo al Brolo,
qualche pianta di fagiolo.
Addio, cara Madonnina,
sul tuo bimbo, sempre china,
con a fianco la stradetta,
suggestiva, lunga e stretta,
di fiorito biancospino
profumato, lì vicino!
Addio campi e verdi prati
Di ranuncoli dorati,
rive di margheritine,
tante viole, tra le spine!
Addio, turgidi vigneti,
buoi che arano mansueti.
Di quei pioppi, il lungo viale,
del mulino il suo canale.
Cari e vecchi porticati,
sì vetusti, un po’ scrostati!
Dei Gonzaga, antica Rocca,
il campanone che rintocca!
Oh! Di rado vi ritorno,
per brevissimo soggiorno,
e son felice tanto tanto,
ma svanisce anche l’incanto!
Tutto passa e tutto va,
anche la felicità,
che poi parto e vado via,
resta in me, la nostalgia.
Ma speranza resta in cuor
Quando tornerò ancor?
Pia Lombardini

143
Indice
Presentazione
Introduzione ..........................................................................................................................................Pag.1
Ringraziamenti ........................................................................................................................................ " 4
Uno sguardo alla cartografia di Novellara ............................................................................................... " 6
A proposito del nome e dell'origine di Novellara .................................................................................... " 10
Il centro storico e il suo sviluppo ............................................................................................................ " 11
La situazione primitiva e il secolo XIV ................................................................................................... " 12
Espansione del secolo XV ....................................................................................................................... " 15
Espansione della prima metà del secolo XVI .......................................................................................... " 16
Espansione della seconda metà del secolo XVI ...................................................................................... " 17
Espansine del secolo XVII ...................................................................................................................... " 18
Lo stato dell'urbanistica dei secoli XVIII e XIX ..................................................................................... " 19
Espansione del XX secolo ....................................................................................................................... " 20
La Rocca .................................................................................................................................................. " 22
Il portici ................................................................................................................................................... " 23
Le Ville o Quadre .................................................................................................................................... " 25
Borgazzo .................................................................................................................................................. " 25
San Michele ............................................................................................................................................. " 25
Reatino ..................................................................................................................................................... " 25
Boschi ...................................................................................................................................................... " 26
Valle ......................................................................................................................................................... " 27
Terreni nuovi ........................................................................................................................................... " 28
S.Giovanni e S. Maria ............................................................................................................................. " 28
Le vie d'acqua .......................................................................................................................................... " 30
Stradario .................................................................................................................................................. " 37
Alcune doverose ma interressanti note di toponomastica ....................................................................... " 39
Tracce della centurriazione ...................................................................................................................... " 42
I cantonieri ............................................................................................................................................... " 44
Vie strade piazze ...................................................................................................................................... " 45
Bibliografia .............................................................................................................................................. " 141
La copertina
Le illustrazioni di prima e quarta pagina di copertina sono ricavate da una mappa del fondo Cybo - Gonzaga
conservata in Archivio di Stato di Modena.
Ridisegnate ed acquerellate dall'Autore ed elaborate con mezzi informatici da Ci&Wi.