diece, fra uomini e donne: li habiti sono de cendale, et qualche uno
di zambellotto a la morescha. Inanzi era uno in forma de Plauto, che
recitò il sogetto di tutte. La prima de Epidico, la seconda la Bachide,
la terza il Soldato glorioso, la quarta la Asinaria, et la quinta la
Casina. Facto questo, andassimo in su l'altra sala, et inanti un'hora
de nocte se principiò lo Epidico, el quale de voci et versi non fu già
bello, ma le moresche che fra li atti furono facte, comparsero molto
bene et cum grande galanteria„.
Le moresche erano appunto i balletti e le pantomime, interamente
estranee al dramma; e la marchesana si ferma lungamente a
descriverle, come la parte meglio gustata. Se vi piace averne
un'idea, state a sentire ancora un brano d'una di codeste lettere.
L'Isabella parla delle due sole moresche tramezzate alla Bacchide:
Una de dece homini, fincti nudi, cum un velo a traverso, il
capo capillato di stagnolo, cum corni de divicia in mano, cum
quatro dopiroli accesi dentro, pieni de vernice, quali nel
movere de li corni se avampavano. Nanti a questa era uscita
una giovene che passò spaventosamente senza sono, et andò
in capo de la scena. Uscitte poi uno dracone, et andò per
divorarla; ma appresso lei era uno homo d'arme a pede che la
difese, et combattendo col dracone, lo prese, et menandolo
ligato, la giovene a brazo cum uno giovene lo seguitava; et
intorno andavano quelli nudi, ballando et gettando in foco
quella vernice. La seconda fu de matti, cum una camisa
indosso, cum le calze loro, in testa uno scartozo, in mane una
vesica schionfa, cum la quale batendosi, fecero triste
spettaculo.
III.
In Firenze, dove — non ve ne abbiate a male — un tanto lusso di
apparati non era possibile, la commedia, non potendo contare che
sulle forze proprie, dovè venire a patti, se volle vivere. Ed essa si