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PARTETERZA
9) A.S.B. Notaio Giuseppe
Gioachino Giavazzi.
10) Durante il rettorato di
Giuseppe Rota (1818.1827), l’an-
tico seminario vescovile fu traslo-
cato nel nuovo che era ancora in
costruzione sul colle S. Giovanni.
11). Vincenzo Malvestiti e Bruno
Ceresoli in “Madone Antiqua”
hanno scritto: “In data 28 agosto
1806, l’agrimensore approvato Gio
Morali, consegna nelle mani del
notaio Antonio Zenucchi di
Bergamo, -perché fosse in perpetuo
conservato –il voluminoso carteg-
gio inerente alle proprietà del
conte Andrea Boselli, completo di
misurazioni e relative stime. Un
lavoro che il Morali aveva iniziato
sei anni prima (…) su commissio-
ne del venditore sig. Andrea
Boselli e del compratore Gerolamo
Adelasio”. Adelasio, dopo le vicis-
situdini rivoluzionarie, aveva spo-
sato una marchesa. Rimasto vedo-
vo, morto anche l’unico figlio, si
fece prete.
12) I Gazzaniga, con le sorelle
Rosa e Margherita, pervennero da
Pontida. Abitavano in Castegnate,
nella casa ad angolo sud-est tra via
Castegnate e via Trieste. Giuseppe
(n.1805) era coniugato con
Giovanna Crippa di Terno
(n.1811). Luigi era fattore di casa
Ferrari in via Medolago e fabbri-
ciere accanto a Giuseppe Bravi.
Morirà nel 1873. Verso la fine
dell’Ottocento, la loro casa fu
acquistata dalla famiglia di
Francesco Limonta proveniente
dalla Cascina Paganella.
13) Le due famiglie Albani, pro-
prietarie di case e terre in paese,
abitavano in piazza. Altre tre fami-
glie Albani, mezzadre, abitavano
in Castegnate e in Carvisi.
14) Da “èstimo”; tassa che corri-
sponde alla proprietà personale.
15) Reati Maria, nata nel 1804 a
Villasola di Pontida, aveva sposato
l’anziano Domenico Quadri di
Terno (n.1782). Maria, che teneva
in casa il figlio Tomaso avuto nel
1820, rimase vedova molto presto.
Anche Carlo Reati (n.1790) giunse
a Terno da Villasola con la moglie
Maria Capoferri (n.1797) ed era
padre di quattro figli. Altra fami-
glia Quadri era alloggiata in
Castegnate.stione posta all’ordine del giorno dell’imminente Convocato generale. Qualche esti-
mato sparge voce qua e là; altri prendono tempo, concordano iniziative e fissano
appuntamenti per trovarsi concordi e uniti nel fatidico momento. Finalmente, alle
ore 14,00 di sabato 9 novembre 1840, al consueto suono del campanone di gestione
comunale, si radunano i possidenti “nel solito luogo delle pubbliche adunanze”collo-
cato in Contrada Tezzone. La seduta è coordinata da Antonio Agazzi, sostituto del
primo deputato Carlo Bana. Il secondo deputato, Giovanni Carlo Bravi, spalleggia
l’Agazzi. A memoria d’uomo, nonostante la limitazione a cento degli aventi diritto,
mai si era vista tanta gente, tanti possidenti partecipare ad un convocato generale. La
lista dei presenti, da disporre a verbale, è molto lunga e si prende tempo. Tra le righe,
in prima fila, troviamo i tre fratelli Gazzaniga: Giuseppe, Luigi, Giovanni, nuovi resi-
denti in paese e proprietari di una casa in Castagnate, all’inizio della Contrada
Stretta, con una trentina di pertiche di terra in località “Laghi”
(12)
. Dietro di loro,
come se la vicenda toccasse direttamente le loro famiglie, tutti e sei gli Albani pro-
prietari di case e terre
(13)
. Poi quattro Taramelli, cinque Mazzoleni, tre Bravi Secco,
due Gambirasio: tutti presenti per assistere ed eventualmente per intervenire alla
discussione. In fondo alla sala delle adunanze, rischiarata da luce naturale, si scorgo-
no i Locatelli, i Molteni, i Magnati, i Centurelli, i Marra, i Galbusera, i Chiappa e i
Sorzi, fino a contare, dopo appello nominale, 69 presenze. Si tratta di un evento ecce-
zionale; mai si era giunti ad ascrivere un così alto numero di persone benestanti ad
un convocato di Terno. Pare di tornare al tempo della Serenissima repubblica quan-
do il console e i sindaci, dietro minaccia di sanzioni economiche agli assenti, riusci-
vano a radunare sul sagrato della chiesa, o in Cascina Tezzone, un alto numero di
capifamiglia. Ma qual sarà la vicenda così avvincente per questo piccolo paese rura-
le?
Una curiosità: i presenti sono tutti uomini. Le donne proprietarie, di solito vedo-
ve senza figli, seppur iscritte nel registro degli estimati e paghino la tassa censuale, il
cosiddetto “èstèm”
(14)
, non possono partecipare. Una regola consolidata; una “nor-
malità” che viene da lontano e ha attraversato la stagione illuminista senza grandi
dibattimenti sul consolidato potere maschile. Le donne, se vogliono intervenire per
comunicare la loro opinione, l’indicazione di voto al ballottaggio, possono farsi rap-
presentare da altri uomini. Solitamente non delegano ma, in quest’occasione, la
facoltosa Maria Reati ricorre alla procura maschile e ringrazia pure: “La sottoscritta
nomina col presente mandato in suo procuratore il Sig. Quadri Luigi del Comune di
Terno a rappresentarla nel Convocato che avrà luogo in Terno (…). Non potendo essa
intervenire per essere donna, promette che sarà grata a quanto farà lo stesso suo procu-
ratore”
(15)
. Tra l’altro, nel maggio 1836, era esploso uno scandalo istituzionale poiché
“Una donna, stata nominata all’incarico di primo Deputato all’amministrazione di un
Comune in questa provincia, pretese di poterlo esercitare -personalmente- anziché farsi
rappresentare da legittimo procuratore sostituto (….) Essa donna ne elevò reclamo
all’I.R. Governo; il quale (…) dichiarò essere radicata (…) dall’Editto 30 settembre
1755, a cui principi si richiamavano le istruzioni medesime”
(16)
. Un fatto eloquente che,
nel portentoso 1848, per pura provocazione e con lo “scandalo generale” dei ben-
pensanti reazionari, si ripeterà anche in Terno.
Con il diritto di “Anziano”, la seduta è aperta dal settantaduenne dottor Daniele
Longo; una persona colta, raffinata, efficiente, tuttavia fredda e burocratica, per più
di quarant’anni memoria storica delle amministrazioni ternesi. Il Longo introduce il
primo punto all’ordine del giorno: “Si espone al Convocato che essendo tornato infrut-
tuoso l’apertosi concorso al posto di levatrice in causa della rinuncia di Caterina Rota,