XIII.
SAPER VIVERE: RITORNO DALLA VILLEGGIATURA.
E adesso, care donne, cari uomini, che siete tutti tornati dalla
villeggiatura, come volete voi «liquidare», diciamo così, l'assenza e il
ritorno? Avete una idea delle visite che dovete fare e di quelle che
dovete ricevere? Sapete voi a chi dovete chiedere scusa, e da chi
dovete ricevere scusa? È una materia piuttosto delicata, questa, ed è
proprio in questa «liquidazione della villeggiatura» che bisogna
portare molto tatto. Anzi tutto, voi avete fatto molte, troppe,
troppissime conoscenze, colà, perchè è impossibile non conoscere
tutta la umanità villeggiante, quando si è sovra una spiaggia
frequentata, sovra una montagna celebre, sovra una collina famosa:
troppissime conoscenze! E alcune, così poco accettabili, alcune così
indesiderabili! Ebbene, già verso gli ultimi giorni della villeggiatura
bisogna, con garbo, escludere, pian piano, i non accettabili, i non
desiderabili: e, infine, partendo, dimenticare di averli mai conosciuti,
di aver parlato, scherzato e persino ballato con loro. In città, essi
non esistono più, per voi: voi non esistete più per loro. Vi è una
seconda categoria, che si può raccogliere in una zona neutra, gruppi
di persone simpatiche, così e così, importanti così e così, con cui, in
fondo, non fa nè male nè bene, essere in rapporti: e, allora, con
costoro, prima di tornare in città, si scambiano saluti cortesi, ci si
promette di ritrovarsi, di rivedersi, ci si dà qualche vaga promessa,
qualche vago convegno: e, dopo, man mano, in città, tutto questo
impallidisce, svanisce, si dilegua. Ma rimane un piccolo gruppo, tre a
quattro persone, molto interessanti, molto simpatiche, abbastanza
importanti, con cui si ha desiderio e necessità sociale di restare in
rapporti, in città. E ci si resta! Ci si resta! Talvolta, care donne, cari
uomini, queste persone, è una sola. Su questo, nulla debbo