restringe in poco spazio molte figure, non come fa Omero,
ma come fa Dante, il qual procedere, se nuocerebbe all'
Epica dove si narra, giova alla Lirica dove si canta rapiti da
forte estro che non ha tempo da perdere. Ma sua natura
appare nei transiti, che egli forma frequenti, e i quali
trapassano sempre le idee intermedie lasciandole ai lettori.
E li forma, come facevano i Greci, i Romani, e quegli Italiani
che scrivevano nel trecento, di tenui modificazioni di lingua,
e di particelle che acquistano senso e vita diversa secondo
gli accidenti, il tempo e il luogo. Parla breve ed assegnato;
ed è franco quel suo poetare, toccando con maestria, di
Politica, di Morale, di Arti e di fatti Storici. Loda la virtù degli
uomini, e sferza i loro vizi. Ove vede nobiltà ed altezza, ivi
corre, e, per dar lume al nostro secolo, corre ai secoli
dimenticati e fa movere, parlar, operare personaggi, al cui
solo nome ti senti compreso di riverenza. E si compiace dell'
entusiasmo poetico che trae il mare e l' inferno alla
vendetta dell' ingiustizia, valendosi della tradizione delle
armi d' Achille. Cerca e vedi, ch6e dir tutto sarebbe lunga
fatica, ed a questo luogo non conveniente. Intanto i molti
che stavano taciturni, storditi dalla novità, avvertiti dai
pochi, cominciarono ad alzare il rumore sì che per quei versi
non era che una voce in Italia. Videro essi aperta una nuova
strada, e, credendo esser anche per essi, per quella
cominciarono loro cammino, ed imitando l'armonia de' suoi
versi, ora austera, ora sonora, ora mollissima, siccome
dentro gliela dettava l' affetto, e le parole e le frasi, non
quelle comuni che son di tutti, ma da lui fatte, bene appare
che a loro posta aiutavansi per istrappare al Poeta l' alto
secreto. Ma essi non potevano che accrescergli gloria,
dando loco al paragone, nè avria natura diversamente
concesso. La mente d' Ugo procedeva dal concetto dell' Arte
sua, a quelle esterne apparenze del pensamento colle quali
suolsi significare, e però erano con quello naturalmente nate
e cresciute; e la mente de' suoi imitatori, all' opposito,
facendo scala di quelle forme, sperava con quelle di salire
alle potenze intellettive di un altro, la cui esterna impronta
è, nell' arte dello scrivere, detta stile. E quel Timeo restò
deriso per aver voluto spingersi anch' egli, nella sua storia,
agli stessi combattimenti, a quelle stesse battaglie navali,
ed alle stesse concioni che il mondo ammirava in Tucidide
ed in Filisto, ed, usurpando la voce a Pindaro, dissero ch' ei
non andava neppure a piedi accanto di un cocchio Lidio. E