Agriturismo

FrancescoPerugini3 140 views 4 slides Jan 30, 2017
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… O MEGLIO A CINQUE GIRASOLI.
È QUESTA LA NUOVA CLASSIFICAZIONE
DEGLI AGRITURISMI
, UN SETTORE IN CRESCITA
VERTIGINOSA DA DIECI ANNI IN TUTTO IL PAESE.
TRASPARENZA E QUALITÀ DEI SERVIZI SONO
LE ARMI PER CONTINUARE A ESPANDERSI E CONQUISTARE
ANCHE GLI APPASSIONATI STRANIERI. MA
GUAI
A PERDERE DI VISTA LA TRADIZIONE
DI FRANCESCO PERUGINI
oglio andare a vivere in
campagna. Ma solo se è a
cinque stelle, altro che la
rugiada tanto cara a Toto
Cotugno. In realtà, sareb-
be meglio dire a “cinque
girasoli”, perché è questo il simbolo
scelto dal ministero delle Politiche agri-
cole, alimentari e forestali (Mipaaf) per
la classificazione di qualità degli agri-
turismi italiani. Una svolta che forse
non era più rimandabile, vista la cresci-
ta del settore: le aziende agricole che
offrono anche attività di accoglienza e
ristorazione sono più che raddoppiate
negli ultimi dieci anni, e hanno ormai
sfondato quota 20 mila. Nel dettaglio,
secondo l’Istat, nel 2015 erano 22.238
le strutture agrituristiche autorizzate
(54,3% al Nord), in crescita del 2,3%
rispetto all’anno precedente. Merito di
un saldo positivo di quasi 500 unità tra
aperture (1.628) e chiusure (1.134): un
dato per nulla scontato in questo perio-
V
a cinque
CAMPAGNA
STELLE...
do per le imprese tricolori.
Inoltre, le prospettive del settore
sembrano ancora immense: secon-
do le elaborazioni del Centro Studi
Confagricoltura per Agriturist, il fattura-
to complessivo del comparto è di 2,3
miliardi di euro a fronte di circa 11 mi-
lioni di giornate di presenza fatte regi-
strare da circa 2,5 milioni di turisti. Di
questi, un milione di visitatori è rap-
presentato da stranieri che popolano
le nostre campagne nei mesi più cal-
di, e sostengono ogni giorno con 2,48
euro pro capite l’agricoltura tricolore e
con 5,59 l’industria alimentare. Nume-
ri importanti, che vanno ad aggiunger-
si ai quasi 2,4 miliardi di fatturato della
produzione agroalimentare.
PER LE REGIONI
M
a come ci si può orientare in
questa galassia di masserie re-
staurate e cascine riportate a
nuova vita che è letteralmente esplosa
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si raggiunga una particolare eccellen-
za sotto l’aspetto dell’ospitalità o del
paesaggio: i requisiti più elementari ri-
guardano l’ampiezza dei possedimen-
ti, la lontananza da stabilimenti inqui-
nanti e la presenza di un bosco, fino a
richieste più specifiche come la som-
ministrazione a tavola di almeno tre
prodotti Dop, Igp, Doc o Igt o l’or-
ganizzazione di almeno dieci eventi
enogastronomici all’anno.
«Per arrivare alla definizione di cri-
teri omogenei, abbiamo fatto un’am-
pia ricerca sull’agriturismo all’Italia
e all’estero: poi abbia-
mo sottoposto la gri-
glia di valutazione a un
sondaggio tra gli ope-
ratori», racconta Pie-
tro Schipani, referente
del Mipaaf per il com-
parto. «La classificazio-
ne è uno strumento pen-
sato solo per le aziende
che offrono anche l’al-
loggio, non per quelle
che si limitano alla ri-
storazione. Ciascun im-
prenditore può valutare in autonomia
a quali requisiti risponde la sua attività
e fare la somma dei punteggi ottenuti
nella griglia: al raggiungimento di de-
terminate soglie, si ottiene un “punto”
in più. Sono caratteristiche oggettiva-
mente rilevabili da chiunque, non va-
lutazioni sulla qualità dell’offerta».
UNA STORIA
L’agriturismo è, in fondo, un’opera d’arte italiana. E non potrebbe
essere altrimenti visto che ad accendere la miccia al settore fu
Simone Velluti Zati, fondatore nel 1965 e primo presidente di Agriturist.
Regista, colto, intelligente, fantasioso e sensibile alle esperienze più
mature di altri Paesi, promosse questa attività attraverso convegni,
visite in fattoria e interviste. Il primo riconoscimento ufficiale arriva nel
1973 con una legge della Provincia Autonoma di Trento che prevede
anche interventi a sostegno dell’agriturismo. Seguono Veneto e
Campania, mentre Agriturist pubblica la prima edizione della Guida
dell’Ospitalità Rurale che recensisce 80 aziende agricole attrezzate
per l’accoglienza. Il primo riferimento legislativo nazionale che arriva
a mettere ordine è del 1985, quando l’agriturismo contava già 6 mila
aziende e 55 mila posti letto. Nel 1991, le aziende ottengono uno
specifico regime fiscale che dieci anni dopo porta allo sfondamento
di quota 10 mila. Nel 2003 viene istituita la certificazione volontaria di
qualità, Agriturist Qualità, che prelude al marchio nazionale previsto
dalla legge 96 del 2006, e che arriva in chiusura di legislatura a
disciplinare il mondo dell’agriturismo italiano.
IL RANKING
non segue criteri
alberghieri
MA SI PONE
L’OBIETTIVO
di raccontare
l’esperienza
DA VIVERE IN LOCO
COLTA
negli ultimi 40 anni? La prima norma
sul settore, infatti, fu emanata nel 1973
dalla provincia autonoma di Trento, ma
solo nel 2006 è arrivata una legge-qua-
dro per regolamentare il settore (per di
più contestata, in quanto accusata di
violare l’autonomia delle Regioni com-
petenti sull’attività agricola). Se non si
ha a disposizione il classico passaparo-
la, quindi, come si può comprendere
se un agriturismo offre un semplice ri-
fugio immerso nel verde o propone al-
loggio e cibo di alta qualità, degusta-
zioni, passeggiate a cavallo ed espe-
rienze che contribuisco-
no davvero a valorizzare
il territorio circostante?
Per aiutare gli enti locali
e la promozione turisti-
ca, il Mipaaf ha così av-
viato il sistema unitario
di classificazione in “gi-
rasoli”: già previsto nel-
l’articolo 9 della legge
del 2006, tale gradua-
toria è divenuta realtà
solo con il decreto mi-
nisteriale del 2013 che
ha istituito anche il marchio “Agrituri-
smo Italia”, rilasciato a tutte le strutture
autorizzate. Il ranking va da uno a cin-
que, proprio come le stelle degli hotel,
ma in base a una filosofia di base di-
versa da quella dell’accoglienza alber-
ghiera: i criteri stabiliti devono rispon-
dere alla «composizione della soddi-
sfazione» del cliente-tipo. Lo scopo fi-
nale, quindi, è quello di valutare cosa
le singole strutture offrono in termini di
alloggio, agricampeggio, ristorazione e
attività ricreative-culturali organizzate
in loco, cercando soprattutto di raccon-
tate sinteticamente «comfort, articola-
zione e completezza» dei servizi e sul-
la qualità del contesto ambientale. Con
particolare attenzione alla tranquillità,
che sembra il primo requisito cui anela
la maggioranza degli agrituristi.
Non si tratta di guardare solo alle sem-
plici dotazioni della camera o alla
presenza del kit cortesia in bagno,
ma i girasoli dovrebbero parlare del-
la «personalità» (così recita la legge)
dell’agriturismo. Si va così da un livel-
lo minimo di servizi (un girasole) alla
gamma completa (quattro), che diven-
ta il massimo del punteggio nel caso
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Fonte: Istat
I girasoli, dunque, si pongono come
uno strumento di facile comprensione
e di garanzia soprattutto per gli opera-
tori turistici stranieri (il sito web agritu-
rismoitalia.gov.it è in dieci lingue e ha
delle pagine social costantemente ag-
giornate). Lo strumento, elaborato dal
ministero, è ora in mano alle Regioni,
che possono declinare i criteri in base
alle specificità locali – si contano ben
74 aree storiche nel Belpaese – e de-
cidere se consentire l’autocertificazio-
ne dei punteggi. C’è anche chi, in linea
con la legge nazionale, per ora ha de-
ciso di non aderire al sistema: è il caso
delle province autonome dell’Alto Adi-
ge, dove è in uso un marchio locale da
tempo affermato e riconosciuto.
GIOVANI E DONNE
«S
tiamo realizzando anche una
piattaforma informatica da
mettere a disposizione delle
Regioni per automatizzare il processo,
mentre è già attivo sul nostro sito il re-
pertorio delle strutture operanti ai sen-
si di legge in modo da dare un’imma-
gine trasparente delle singole attività»,
aggiunge Schipani, che è anche segre-
tario del Comitato consultivo per l’agri-
turismo che riunisce istituzioni nazio-
nali, Regioni, Istat e associazioni di ca-
tegoria (Terra Nostra, Agriturist, Turi-
smo Verde). «Oltre un terzo delle attivi-
tà sono condotte da donne, aumentano
le aziende guidate da giovani: dobbia-
mo tutelare questa forma di eccellen-
za made in Italy sui mercati stranieri.
Perché, ancora oggi, non c’è un termi-
ne preciso in inglese per tradurre “agri-
turismo”, che è poi una parola popola-
re, ma dalla connotazione sempre più
chic: unisce il relax alla cultura, il buon
vivere alla scoperta delle tradizioni lo-
cali di cui ciascun operatore si fa cu-
stode e promotore». Ma non si corre il
rischio di abusi, di veder nascere ho-
tel stellati in campagna? «Dobbiamo ri-
cordare che l’agriturismo nasce come
espressione della multifunzionalità del-
l’agricoltura: se non c’è azienda agri-
cola alle spalle, dunque, non può es-
serci agriturismo. Altrimenti si parla di
turismo rurale, che è molto diffuso in
Francia e sta crescendo anche da noi,
ma non ci riguarda», conclude il refe-
rente del Mipaaf.
Il sistema dei girasoli è già ben avvia-
to in Lombardia, Liguria e Friuli, dove
si stanno già consegnando le targhe
da esporre all’esterno delle strutture,
mentre il 2017 dovrebbe essere l’an-
no della Toscana. E sarà un’adesione
importante, perché Chianti, Garfagna-
na & Co. sono i territori più ricchi di
strutture, di cui moltissime a condu-
zione femminile: sono 1.791 su 4.391,
il 40,8% rispetto alla media naziona-
le del 36,1%. Un lavoro che ha mol-
to a che fare con il recupero dell’iden-
tità locale e la conservazione della sa-
pienza agricola non poteva non tro-
vare preziosa linfa nell’imprenditoria
femminile. Molte “padrone di casa”
hanno scelto addirittura di abbando-
nare una carriera avviata, ma meno
gratificante, per tornare alla natura:
come Chiara Falciani,
che è passata dai prestiti
alla gestione delle Terre
di Melazzano di Greve
in Chianti (Firenze) con
il marito enologo An-
drea Pirovano. Non lon-
tano, a Sarteano (Siena),
c’è il Podere Casa Bac-
cano di Letizia e Danie-
le Grandolfi, laurea in
Economia aziendale lei
e un passato da progettista Ferrari lui.
O ancora Floriana Fanizza (vedi inter-
vista), volto di punta di Coldiretti Don-
ne Impresa, che ha lasciato la carriera
da ricercatrice per guidare con marito
e fratello la Masseria Mozzone a Mon-
talbano di Fasano (Brin-
disi), in Puglia.
Ma non mancano le cri-
ticità. «È l’ennesimo stru-
mento che seleziona gli
agriturismi non in base
all’aria condizionata, ma
in base all’aspetto agrico-
lo e all’accoglienza pro-
posta: il problema non è
la classificazione in sé,
ma come viene percepi-
22 mila
aziende agrituristiche
autorizzate
1,3 mln
fatturato del settore
agrituristico nel 2015
NON BISOGNA
stravolgere
i canoni
DEL SETTORE:
IL SUCCESSO
di questo
modello È NELLA
RUSTICITÀ
I NUMERI
11,3 mln
giornate di presenza
registrate nel 2015
negli agriturismi
1,1 milioni
clienti stranieri negli
agriturismi italiani
4.391
agriturismi in Toscana,
la regione più ricca
di strutture
83,9%
di agriturismi
in aree collinari
o montane
54,3%
di strutture situate
nel Nord Italia
36,1%
di agriturismi
a conduzione
femminile
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BP©iStockphoto/Roman_Mikhailov (1), /MikeMareen (1)
Due immagini de La Cà
dell’Alpe, la struttura di
Finale Ligure gestita dal
presidente di Agriturist,
Cosimo Melacca. Sotto,
il marchio Agriturismo
Italia del Mipaaf
ta dai potenziali clienti», commenta Co-
simo Melacca, presidente di Agriturist
(l’associazione di categoria che fa capo a
Confagricoltura). «Come si farà a spiega-
re il senso a chi leggerà solamente “agri-
turismo a tre, quattro, cinque girasoli”? I
turisti stranieri in questi anni hanno im-
parato ad apprezzare l’ospitalità agrituri-
stica per la sua diversità innata: i tedeschi
che vengono nella mia azienda chiedo-
no addirittura se si può spegnere il lam-
pione posto sulla strada perché cercano
la massima tranquillità (ride)».
Ex proprietario di un negozio di alpi-
nismo, Melacca ha lasciato Milano per
aprire La Cà dell’Alpe, a Finale Ligu-
re (Sv), riscoprendo la sapienza con-
tadina appresa da piccolo nella cam-
pagna del nonno in Puglia: «Il segre-
to del nostro successo come sistema è
nella semplicità e nella rusticità, aspet-
ti che si sono già in parte smarriti, per
esempio, con l’organizzazione dei ma-
trimoni. Eventi che, tra l’altro, ci attira-
no le giuste critiche di albergatori e ri-
storatori», è la visione del presidente
di Agriturist. «Le politiche che servono
veramente sono quelle per difenderci
dalla proliferazione di B&B che non
devono avere nemmeno l’obbligo del-
la partita Iva o della registrazione dei
clienti, alimentando l’economia som-
mersa visto che non ci sono control-
li di alcun tipo. E addirittura in alcune
Regioni ricevono dei finanziamenti: è
una concorrenza sleale».
L’AGRICOLTURA AL PRIMOPOSTO
CINQUE ANNI DA PRECARIA, POI IL RITORNO ALL’ATTIVITÀ DI FAMIGLIA.
NON COME RIPIEGO, BENSÌ COME OCCASIONE DI SVILUPPO CON
UNA MENTALITÀ IMPRENDITORIALE. È QUESTA LA STORIA DI FLORIANA
FANIZZA, PROPRIETARIA DELLA MASSERIA MOZZONE, MADRE E
RAPPRESENTANTE DI COLDIRETTI DONNE IMPRESA.
Che cosa cercava e che cosa ha trovato in campagna?
Il coinvolgimento emotivo è stato un fattore importante, dato che
mio padre era un imprenditore agricolo. Questa attività permette
di affrontare tante sfide e conoscere a fondo gli ospiti della nostra
masseria: sono persone culturalmente elevate, abituate a leggere
e informarsi. Costrette per lavoro a viaggiare sempre in quattro-
cinque stelle, da noi magari desiderano solo andare a colazione
in pigiama e rilassarsi (ride).
È stata lei a spingere verso la commercializzazione dell’olio,
la vendita diretta dei prodotti e perfino la creazione di una
linea cosmetica a base di Evo. L’imprenditorialità è il futuro
del settore?
Queste iniziative sono frutto dell’esperienza di nostro padre:
l’ultima è la commercializzazione di farina e di pasta di grano
duro (varietà Senatore Cappelli) e morbido (Maiorca). Bisogna
impegnarsi per far sì che l’attività agricola resti prevalente rispetto
a quella ricettiva. Certo, a fronte del boom turistico degli ultimi
anni diventa quasi difficile concentrarsi ancora sull’agricoltura.
Con mio marito e mio fratello gestiamo 180 ettari di terreno e,
proprio per questo scopo, apriamo l’agriturismo solo da maggio
in poi, dopo la raccolta dei piselli.
Il Mipaaf propone una classificazione in girasoli. È la scelta
più corretta per promuovere queste attività?
Se non viene fatta in base agli standard dell’hotellerie, ha un
senso. Il nostro agriturismo, per esempio, ha pochi servizi, camere
grandi ma spoglie – “minimal chic”, le hanno definite sulla
stampa – eppure non facciamo mai mancare ai nostri ospiti la
massica cortesia e ospitalità, così come la crostata fatta in casa
(ride). Se per avere un girasole in più, dovessi essere costretta
a offrire a colazione le marmellate monodose o le merendine
confezionate, non potrei più trasmettere il vero sapore della
campagna.
Eventi, ospitalità,
ma soprattutto prodotti
locali: ecco Masseria
Mozzone a Montalbano
di Fasano (Br)
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