e per la sua volontà. In luogo (444) del forfatto (445), potea egli ben
fare, e sarebe dimorato nell'albergo del suo signore, a conpiere lo
termine al suo signore e al suo amore, la ov'egli si fosse
soferto (446) di mal fare, già arebe (447) bene fatto. E semigliante
fanno le genti del bene e del male, per la loro volontade. E di qual
maniera egli muoiono, della giustitia di Dio non possono fuggire, chè
al suo giudicamento conviene passare (448) i buoni e i rei.
(442) Questa rubrica nel C. L. dice: Lo re domanda come vivono le genti ch'età
muoiono tosto e quanta diede. Mancando il senso, nè potendo giovarci, a
correggerlo, del C. R. 1. nè del C. F. R., abbiamo posto il titolo quale trovasi
nel C. R. 1.
(443) Per malattie, come trovasi negli antichi. Il franc. malice non ha questo
significato; trovasi però maligeux, agg., di debole salute, e maleza prov. per
malattia.
(444) e luogo C. L. — Abb. corr. col C. R. 2.
(445) Da foris facere fecesi forfaire, e in ital. forfare. Alcuni credono che il prefisso
for delle lingue romane, sebbene abbia relazione col lat. foris, sia stato ant.
usato sotto l'influenza del prefisso germanico fair, far, for.
(446) fosse C. L. — Abb. agg. si dal C. R. 2., necessario in questo luogo, per il
senso che ha sofferire di astenersi, conforme a' due es. citati dalla Crusca.
Lo stesso significato ha pure in ant. fr. il vb. sofferir, e in prov. sufferre,
sufrir. Cf. Roquefort, Gloss.; Raynouard, Lex.
(447) Sebbene tanto il C. L. che il C. R. 2. abbiano sarebe, noi abbiamo corr.
arebe, e perchè altrimenti non avremmo saputo qual senso potesse avere il
periodo, e perchè il C. F. R. ha: auroit.
(448) essere C. R. 2. — passer C. F. R.
Cap. XXX.
Lo re domanda: come potrebbe l'uomo sapere che Idio facesse
l'uomo alla sua similitudine? Sidrac risponde: