stavano schierati sulla sinistra riva, pronti a risospingere l'inimico
disordinato dal passo del ponte, se mai contro ogni credere l'avesse
effettuato.
Ed ecco arrivare Buonaparte impaziente delle guerre tarde, che,
veduti i preparamenti del nemico, e sloggiatolo da Lodi con un
assalto presto, si risolveva, correndo il dì 10 di maggio, a far
battaglia sul ponte, quantunque tutti i suoi non fossero ancora quivi
raccolti. I generali suoi compagni, che vedevano l'impresa molto
pericolosa, fecero opera di sconfortarnelo, rappresentandogli la
fortezza del luogo, la stanchezza dei soldati, le genti menomate dalle
battaglie e minorate dalla lontananza di molte schiere valorose. Ma
egli, che ne sapeva più di tutti, che voleva quel che voleva, e che
era, nonchè liberale, prodigo del sangue dei soldati purchè vincesse,
persisteva a voler dar dentro, e tosto si accingeva alla
pericolosissima fazione. Fatto adunque venire a sè un nodo di
quattro mila granatieri e carabine, gente rischievole, usa al sangue,
pronta a mettersi ad ogni sbarraglio, diceva loro con quel suo piglio
alla soldatesca: «Vittoria chiamar vittoria; esser loro quei bravi
uomini che già avevano vinto tante battaglie, fugato tanti eserciti,
espugnato tante città; già temere il nemico, poichè già dietro ai fiumi
si ritirava: credersi quel Beaulieu, già tante volte vinto, che il breve
passo di un ponte arrestar potesse i repubblicani di Francia; vana
presunzione, vana credenza; aver loro passato il Po, re dei fiumi,
arresterebbeli l'umile Adda? Pensassero essere questo l'ultimo
pericolo; superatolo, in mano avrebbero la ricca Milano; dessero
adunque dentro francamente, sostenessero il nome di soldati invitti;
guardarli la repubblica grata alle fatiche loro, guardarli il mondo
maravigliato ed atterrito alla fama di tante vittorie: qui conquistarsi
Italia, qui rendersi il nome di Francia immortale.»
Schieraronsi, serraronsi, animaronsi, contro il ponte marciarono.
Non così tosto erano giunti, che li fulminavano un tuonare
d'artiglierie d'Austria orrendo, una grandine spessissima di palle, un
nembo tempestoso di schegge. A sì terribile urlo, a sì duro rincalzo,
alle ferite, alle morti, esitavano, titubavano, si arrestavano. Se