protezione de' Veneziani, de' quali esso duca Francesco Maria era
generale. Ma mancato di vita suo padre, e cessata l'assistenza della
repubblica veneta, il pontefice, che nell'anno addietro avea con
contraccambio d'altri beni indotto Ercole Varano a cedere le sue
ragioni sopra Camerino ad Ottaviano Farnese suo nipote, non tardò a
farle valere, inviando Stefano Colonna, oppure Alessandro Vitelli,
come altri vogliono, coll'esercito pontificio contro quella città.
Tuttochè essa fosse ben forte, pure il nuovo duca Guidubaldo,
conoscendo di non potersi quivi mantenere, e temendo inoltre di
perdere anche il ducato d'Urbino, venne poi nell'anno seguente a
concordia col papa, e gli rilasciò quella città e il suo ducato, di cui
egli non tardò ad investire il suddetto suo nipote Ottavio. Nel dì 3 di
novembre entrò in Roma Margherita di Austria, destinata in moglie
ad esso Ottavio, il quale era allora in età solamente di quindici anni,
dichiarato prefetto di Roma. Si celebrarono quelle nozze con gran
sontuosità, feste ed allegrezze. Confessò il papa d'aver avuto in dote
trecento mila scudi d'oro, ma non si sa qual banchiere glieli coniasse.
Racconta il Segni che questa principessa si trovò sui principii
malcontenta di un tal maritaggio, e che, essendo ita a Castro e Nepi,
disse che la più vile terricciuola del duca Alessandro suo primo
marito valeva più di Castro, e di quanto avea casa Farnese. Ai motivi
dunque del pontefice di sempre più ingrandir la sua casa si dovette
aggiugnere ancor questo. Cosa mirabil avvenne nel dì 29 di
settembre di quest'anno [Summonte.]. Fra il porto di Baia e di
Pozzuolo apertosi il terreno, cominciò a vomitare fuoco, sassi, fumo e
cenere, che portata per aria si stese più di cento cinquanta miglia
verso la Calabria, e ne fu coperta tutta la città di Napoli. Cagionò
questo nuovo vulcano tremuoti per otto giorni. Restarono inceneriti
tutti gli alberi, spianati gli edifizii, e desolato un gran tratto di paese,
pieno dianzi di amene selve di agrumi e d'altri frutti. Della vomitata
materia fetente di zolfo si formò all'intorno di quella bocca un monte,
alto più d'un miglio, di circuito al piano di quattro miglia, occupante i
bagni delle Trepergole, e gran parte del lago Averno e del Lucrino.
Non avrei ardito di scrivere tanta altezza di quel monte, sembrando a
me un'iperbole, se non ne facesse fede anche Alessandro Sardi
[Sardi, Storia MS.] storico contemporaneo. Furono in questo anno da