d'Attila, ch'egli preferiva a tutte le città da lui prese. Descrivendo poi
la persona d'Attila, aggiugne che spirava superbia il suo passeggiare,
girando egli di qua e di là gli occhi, acciocchè dal movimento stesso
del corpo apparisse la sua possanza. Era vago di guerreggiare, ma
procedeva con riguardo ne' combattimenti; a chi il supplicava,
compariva indulgente; e il trovava favorevole chiunque si arrendeva
a lui sulla sua parola: di statura bassa, con petto largo, testa grande,
occhi piccioli, poca barba, capelli mezzo canuti, naso schiacciato, di
colore scuro: uomo, secondo il suo naturale, di sommo ardire, ma
accresciuto dall'essergli stata portata da un bifolco una spada,
trovata per accidente, ch'egli si figurò essere la spada di Marte. Per
altro certa cosa è che gli Unni, presso i Latini Hunni, furono popoli
della Scitia, cioè della Tartaria, la quale si stende per un immenso
tratto dell'Asia settentrionale. Chunni sono ancora chiamati dagli
antichi, perchè pronunziavano con asprezza l'aspirazione. Ammiano
Marcellino [Ammian., lib. 31, cap. 2.], descrivendo i movimenti di costoro
circa l'anno di Cristo 375, ce li rappresenta tali, quali appunto anche
oggidì sono i Tartari confinanti colla Russia; gente fiera, avvezza a
vivere sotto le tende e al nudo cielo, e a sofferire il sole e la pioggia
e la neve, servendosi di rado di tetto alcuno, vivendo, come le
bestie, di radici d'erbe e di carne mezzo cruda. Senza abitazione
fissa passavano da un luogo all'altro, e combattevano su cavalli
brutti, ma veloci, non mai con ischiere ordinate, ma
tumultuariamente, fuggendo, tornando, secondochè se la vedeano
bella. Il loro vestito era di pelli d'animali; e perchè non nascesse loro
la barba, si abbrustolavano le guance con ferri infocati, di modo che
parevano piuttosto bestie da due piedi, o fantocci di legno fatti con
un'accetta, che uomini. Fin dove arrivasse allora il dominio di Attila,
nol possiam discernere. Probabile è che avesse già stese le stabili
sue conquiste fino al Danubio, con passar anche di qua, e che
possedesse, se non tutta, almeno in parte la Sarmazia, oggidì
Polonia, e la Dacia antica, cioè quella che è oggidì Transilvania, con
altri paesi. Si sa ancora da Prisco che Attila avea assediata e presa la
città di Sirmio vicina a Tauruno, oggidì Belgrado. Però, come già
avvertì il Bonfinio [Bonfinius, Rer. Hungar., decad. 1, lib. 3.], e come si
ricava dall'autore della Miscella [Histor. Miscell., lib. 14.], da san Prospero