muraglia, ed aveva fosse ed acque all'esterno ed all'interno, ed, oltre
i soldati, una moltitudine di popolo; e, per giunta, Ezzelino, anzi che
potenti ad espugnare e prendere quella città, giudicava i suoi nemici,
imbelli, senza valore e senza perizia dell'arte della guerra. Ma in
questo esercito vi era un frate laico dell'Ordine dei Minori, nativo di
Padova, di nome Clarello, da me veduto e conosciuto a fondo, che
aveva cuor di leone, e ardeva di desiderio che i Padovani, profughi
già da tanto tempo, fossero rimessi nella loro città. Questi,
riconosciuto che il momento era favorevole, e sapendo che: «Dio si
vale dei più deboli per umiliare i forti» si fece portabandiera
dell'esercito, per provare se mai per caso volesse Iddio per mano di
lui salvare tanta gente. Si mise dunque alla testa dell'esercito, e,
trovato un campagnuolo che aveva tre cavalle, gliene tolse a forza
una, e montatala, impugnò una pertica che gli servisse come di
lancia: e cominciò a scorrazzare di quà e di là, e gridare altamente:
Su via, coraggio, soldati di Cristo; su via, coraggio, soldati del beato
Pietro; su via, coraggio, soldati del beato Antonio; scuotetevi di
dosso il timore, e confortatevi in Dio. Non ci volle di più. Alle parole
di lui si inanimò e infiammò tanto la milizia che si deliberò di seguirlo
ovunque andasse. E ripigliava frate Clarello: Andiamo, andiamo;
Addosso, addosso; la salvezza è nelle mani di Dio; sorga Iddio..........
Andò dunque l'esercito seguendo Clarello che precedeva e col
vessillo in mano e coll'accesa parola infocava gli animi alla guerra, e
campeggiò all'assedio della città. A quelli poi che eran dentro svegliò
Iddio la paura in cuore, e non osarono resistere. In quell'esercito
eravi anche un altro frate Minore, uomo santo e devoto a Dio, che da
secolare era stato ingegnere meccanico di Ezzelino coll'incarico di
costruire macchine, trabucchi, gatti e arieti per diroccare le città e le
castella. Il Legato, stantechè costui non voleva uscire dall'Ordine, gli
comandò, in virtù di santa obbedienza, di svestire l'abito del beato
Francesco, e indossare un vestiario bianco, e fabbricare un gatto così
potente da poter aprire subito le muraglie della città. Il frate obbedì
umilmente, e prestissimo inventò un gatto, che nella parte anteriore
gettava fuoco, e dentro vi stavano rimpiattati uomini in armi; e così
la città fu presa incontanente. Entrati in città, i partigiani della Chiesa
non vollero fare offesa ad alcuno, nè uccidere, nè imprigionare, nè