Il Pirofilo_N.8,Gen25.pdf didjrudndifjfjfjf

ElenaDeppieri 6 views 15 slides Feb 09, 2025
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About This Presentation

Hey


Slide Content

Il Pirofilo
Febbraio 2025
Numero 8

Notizie, opinioni, memes dall’Italia e da albicity
ALL’INTERNO:
L’editoriale
ANARCHICO
TecheTecheTe
Memoria, cultura
e spettacolo
_
Dicono che è
brutto
Sconsigli
cinematografici,
ma anche no
__
Top of the Pops
La genesi di una
nemesi
__
FantaSANREMO
La squadre del
Pirofilo sbaraglia
AMArchia
_.

Saranno
Anarchici
Vota il tuo
anarchico
preferito
__


Un dado, un meme, un destino: tensione alle stelle prima del gioco dell’oca olimpico, Cortina gen ‘25

Nuovi inizi!

Cari Lettori,
Quale periodo ci accingiamo a vivere? Quale atmosfera siamo in procinto di respirare? Da
quale realtà stiamo per farci pervadere?
Mi piace introdurre con delle domande l’editoriale di questa nuova uscita, ancor prima del
convenzionale “ciao, come state?”.
Perdonate la mia pochezza d’intelletto sociale che raffronta ancora una volta la fisiologica
maleducazione che scorre nel mio sangue meridionale, ma c’è una questione alla quale,
tramite questa domande, vi vorrei attenzionare.
Credo fosse Sir Arthur Schopenhauer a sostenere, nel suo pessimismo radicale, che l’attesa
del piacere sia più piacevole del piacere stesso. Proiettando l’elevata ottica di pensatori del
suo calibro al giorno d’oggi potremmo pensare che la Vigilia di Natale è più piacevole del
25 dicembre, che la sera prima del compleanno lo è di più del compleanno in sé e che la
vigilia della SSS (Settimana Santa di Sanremo) sia più piacevole della SSS stessa.
Questo editoriale vuole pertanto essere un invito al godersi l’attesa, come una bambina di
nome Tita si è goduta 50 anni prima di avere la possibilità di andare nella Gerusalemme
della musica italiana il giorno della finale del 75° Festival di Sanremo.
Il Pirofilo, è cosa nota, guarda il futuro, ma impara dal passato ed è per tale motivo che in
questo numero vogliamo ricordare il compleanno della nostra Ginevra Bellini, inviata del
terzo mondo.
Eviteremo di affacciarci alla finestra di una splendida cartolina di una casa ampezzana dove,
tra puzza di risotto bruciato e pasta senza sale, il contingente Albicitico si è fatto riconoscere

e dove un salentino è riuscito a vincere un gioco alcolico a casa di una veneziana,
vendicando di fatto l’invasione navale di Gallipoli del 1484 da parte della Serenissima.
Lasceremo, invece, il posto alle vostre rubriche più acclamate a partire da “Dicono che è
brutto”, sperando che il l’intreccio di un bizzarro susseguirsi di eventi ambientati nel milanese
non vi provochi istinti malsani che richiedano l’intervento dello sventatore di suicidi, Pippo
Baudo.
Dopo aver ammiccato al FantaSanremo e aver preso visione delle fantastiche offerte di MD
(buona spesa Italia) concluderemo con un’avvincente guerriglia tra anarchici: un’orgia
assassina da cui solo un anarchico ne uscirà vincitore grazie al TUO voto sull’apposito form.
Prima di salutarvi ci tengo a ringraziare la direzione tutta per il loro sforzo sociale nel
coinvolgimento di disadattati come me nel mondo dell’editoria.

Buona lettura amici!

Sanpaolicamente,
Il Vostro pirata di vita

Spiegazione dell'immagine: i: ci vorrebbero tre di me per esprimere la mia gratitudine.

Il Pirofilo n.8 Feb.25



- di Milly Milano
Cari lettori, ho lasciato intercorrere più di 3 mesi dal mio ultimo articolo sul Pirofilo, ma eccomi qui. È un
pezzo a cui tengo molto, prendetevi del tempo, guardate i video allegati, sono di fondamentale importanza
per entrare nel mood sanremese.
Perché il Festival è come una storia d’amore, bisogna crederci tanto altrimenti conviene non cominciarla.
Un grazie al nuovo direttore che ha permesso il mio ritorno.
Buon divertimento con i migliori forfait sanremesi!


Che abbiano scelto il mese di febbraio per l’evento di intrattenimento più importante del paese non deve sorprenderci.
D’altronde febbraio è storicamente un mese interlocutorio, preludio di una primavera che ha ancora da venire e fine
di un inverno che, ormai mite, concilia lo spettatore difronte al televisore.
Il Festival, con l’accento sulla a, si svolse nei primi anni addirittura a gennaio nel tentativo di rilanciare le serate morte
dal lunedì al mercoledì del casinò di Sanremo, città che dal 1951 ospita la kermesse. Fu di Piero Busetti, presidente del
Casinò di Sanremo, e di Giulio Razzi, direttore della radio RAI (c’era solo quella ovviamente), l’idea di una competizione
canora pensata però come evento principalmente radiofonico. Dopo 74 anni, “Sanremo” non ha perso quel suo spirito
iniziale rimanendo uno spettacolo più per i mezzi di diffusione, ora la televisione, che per il pubblico in sala, anche se
tutti vorremmo essere al posto di Tita la sera della finale, diciamocelo.
Sarà stata l’ansia delle telecamere con la paura di non essere abbastanza fotogenici, ma è proprio dal 1955 che inizia
il viaggio dei più famosi forfait del festival della canzone italiana.
È infatti il ’55 l’anno del primo Festival per immagini, anno in cui vengono bandite le camice bianche perché troppo
riflettenti e in cui le serate iniziano alle 22.45 in eurovisione in Francia, Belgio, Germania, Olanda e Svizzera.
Il protagonista della storia è niente po po’ di meno che Claudio Villa, “il reuccio”. Alla sua prima
apparizione al Festival arriva senza dubbio da favorito. In coppia con il partenopeo Tullio Pane
incanta il pubblico con “buongiorno tristezza”, una brano che potremmo facilmente scambiare
per una canzone del noto trio “il volo” scritta però da Gazelle. Quando orami fu chiara la loro
vittoria, il reuccio che di certo condivide con altri protagonisti di questa storia la supponenza e
l’antipatia, dichiarerà che stava vincendo “nonostante il napoletano con cui cantava”
dimostrando di sottovalutare l’enorme potere dei partenopei (come abbiamo potuto notare
recentemente, foto accanto). Devono essere state le maledizioni provenienti dalle pendici del
Vesuvio a costringerlo a letto con una brutta influenza negandogli il trionfo nella serata finale. Trionfo che fu tutto del
signor Pane (mai cognome partenopeo fu più azzeccato). L’esordio della TV a Sanremo finì con l’inquadratura di un
grammofono che gracchiava la canzone vincitrice, in quello che è sicuramente il primo playback della storia sanremese.

QUI il video dell’istituto LVCE con il febbricitante Claudio Villa, le note di “buongiono tristezza” e la formidabile chiusura
del giornalista “Mai la tristezza si era presa tanti applausi. A Pane il companatico degli “evviva” e l’abbraccio di Ferrari
(direttore d’orchestra): BUONGIORNO ALLEGRIA!
Per la sezione corsi e ricorsi storici dal ’55 ci spostiamo al ’21, ma del secolo successivo. È sempre un’influenza la
protagonista del prossimo forfait: quello di Irama.
È l’anno del Festival senza pubblico a causa del Covid, l’anno in cui un palloncino a forma di pene gigante fu messo in
mezzo al pubblico, l’anno in cui i Maneskin, poi vincitori, duettarono con Manuel Agnelli in “amandoti” dei CCCP in
quello che è universalmente riconosciuto come l’apice del soft porn televisivo italiano.
Fu proprio in quell’anno così anomalo che Irama riuscì a conquistare la top 5 del Festival stando comodamente seduto
nella sua stanza d’hotel dopo che due membri del suo staff erano risultati
positivi al Covid. Al suo posto durante le serate sanremesi fu mandato in
onda il video delle prove generali sottolineando come, se ancora ce ne fosse
bisogno, dello staging al pubblico generalista di Rai1 non frega niente. Sarà
stata la voce metallica del ritornello o lo stile wannabe Piero Pelù con giacca
borchiata in pelle e capello ribelle, ma l’esibizione registrata di quell’anno
rimane tra le sue più riuscite. Anche perché i confronti con i festival più
recenti sono abbastanza impietosi: nel ’22 si presentò con una tela da
pescatore addosso, in una versione moderna di Gesù con treccine;
nell’edizione dell’anno scorso invece capelli ossigenati, sguardo da pazzo e
inquadratura delle vene della gola da vietare ai minori ci fanno dire solo: TU
NO, TU NO, TU NOOOO, TU SORRIDEVIIIII qui nella versione LIS di cui consiglio
la visione per l’ottima interpretazione della professionista nel “tu no, tu no,
tu no” finale.

Tragica, sebbene in modo molto diverso, è anche la storia del prossimo forfait. È il 1967 e alla prima delle tre serate
vengono selezione 7 delle 15 canzoni in gara, l’ultimo cantante della serata è il 28enne Luigi Tenco che canta “ciao
amore, ciao”. A noi rimane solo la registrazione di quella che sarebbe stata la sua ultima esibizione. Poco dopo
l’annuncio dell’esclusione del suo brano, il cantautore si suiciderà (non esiste una verità procedurale a riguardo) nella
sua stanza d’albergo lasciando un biglietto d’addio:

“io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non
perché sono stanco della vita, ma come atto di protesta per un pubblico che manda “io, tu e le rose” in finale. Spero
che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”
Chissà cosa avrebbe pensato, se il suo forfait non fosse stato così
tragicamente definitivo, della eliminazione di Malika Ayane a favore
del trio Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici (era il 2010). Che
forse, forse la canzone di Orietta Berti a confronto non era neanche
così male o che le sconfitte si possono prendere come le ha prese
Tananai.
Il gesto colpì profondamente l’opinione pubblica in un clima di
profondo sgomento e di ipocrisia tra la tragedia personale, il
bigottismo del paese di fronte al suicidio e i vertici della Rai che
decidono di liquidare la tragedia alla svelta. Al minuto 5.15 di questo
video, ecco come Mike Bongiorno inizia la seconda puntata del
festival, il giorno dopo la morte del cantautore:

“Iniziamo la seconda serata con una nota di mestizia per il triste
evento che ha colpito un valoroso rappresentate del mondo della
canzone.
Anche stasera per presentare le canzoni è con me Renata Mauro.
Allora Renata chi è il primo cantante in gara?
Nicola di Bari.”
Il distacco tra quello che succedeva lì e quello che suscitò nell’opinione pubblica quel gesto è chiaramente abissale.
De Andrè ne scriverà in “preghiera in gennaio”, Quasimodo dirà che “ Tenco volle colpire a sangue il sonno mentale
dell’italiano medio, ormai dormiente rispetto al cambiamento”.
A Tenco di sicuro non sarebbe fregato nulla, ma alcune sue canzoni sono rimaste, e per dire quanto ancora la sua
musica sia parte della storia della Kermesse vi lascio qui due cover. Entrambe interpretate da artisti che a distanza di
45 anni ritroveremo al Festival, quello che ha da venire in un paese che tra i premi canori, quello della canzone
d’autore, porta proprio il nome di Tenco: lontano,lontanto interpretato da Morgan e Massimo Ranieri e vedrai vedrai
di Gaia.

Non solo cantanti in gara, ma anche ospiti internazionali perché quelli si sa portano share, prestigio e, anche se non
si dice mai, un perenne senso di inadeguatezza dell’intervistatore.
Ma è il 1995, siamo in piena era Pippobaudica, e per insediare l’autorità del presentatore siculo devi per forza aver
un titolo. E la persona di cui parliamo ce l’ha: Sir Eltoh John.
Attesissimo superospite della terza serata, pronto a ricevere un
omaggio per i primi 25 anni di carriera, una volta atterrato a Nizza e
diretto con la limousine verso la località ligure decide di fare dietro
front e tornarsene per dove era venuto. A mezzanotte Baudo,
visibilmente infastidito, comunica al pubblico il forfait del cantante
inglese. Decide di non farlo in modo mesto e scoraggiato, ma in grande
stile. Fa entrare come da copione la torta con le 25 candeline, fa
suonare all’orchestra “crocodile rock” guarda in camera e
tronfiamente dice “ siccome siamo più gentleman di un gentleman
inglese, noi la festa gliela avevamo preparata, soffiamo le candeline lo
stesso, per una lunga vita artistica, di grandi successi e mi auguro di
grande puntualità, per Elton John”. Spengono le candeline. Sipario.
Mille punti patriottismo, indice FTSE MIB salito alle stelle, scuse in diretta della regina Elisabetta? No, niente di tutto
questo, ma un docile affetto per un uomo bigotto circondato da due ragazze che comanda a bacchetto. Stesso

presentatore che l’anno precedente aveva saputo commentare come “inquietante” Ru Paul in duetto con Elton John
proprio a Sanremo. Che forse non gli avessi fatto una così bella impressione a Elton, che dici Pippo?

L’orologio era più vicino all’una che alla mezzanotte, era la quarta serata del primo dei cinque Festival di Amadeus.
Antonella Clerici, madrina di turno, aveva appena annunciato la canzone che stava per essere eseguita, saldamente
ultima dopo le prime 3 votazioni. Buona parte della sala era prossima all’abbiocco. A scendere le scale,
separatamente, prima Marco Castoldi e poi Cristian Bugatti. La sera prima, in occasione della cover, i due si erano
incolpati a vicenda per aver straziato “Canzone per te” di Sergio Endrigo. Avevano già iniziato a litigare dietro le
quinte.
Che la Clerici porti scompiglio lo sapevamo già da 10 anni, quando l’edizione da lei condotta fu funestata dal famoso
lancio degli spartiti dell’orchestra (forse premeditato), ma che la canzone che aveva appena annunciato (“sincero”)
diventasse il video più visto di sempre del Festival di certo non se lo aspettava nessuno.
Rita Pavone dietro le quinte, pregata di prepararsi in fretta e furia per entrare in scena chiese legittimamente al
direttore di palco: “ma io dovrei venire dopo questi due matti”?
Perchè il Festival è prima di tutto uno show. Perché “sincero” non era una brutta canzone e no, non avrebbe meritato
l’ultimo posto, ma farle raggiungere la gloria eterna della squalifica, il ricordo indelebile di versi improvvisati questo
no, non penso l’avrebbe sperato neanche lo stesso artista intonando:

“ Le brutte intenzioni, la maleducazione
la tua brutta figura di ieri sera
e l'ingratitudine e la tua arroganza
fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa.
Certo il disordine è una forma d'arte
ma tu sai solo coltivare invidia
ringrazia il cielo sei su questo palco
rispetta chi ti ci ha portato dentro…

… Che succede? Dov’è andato Bugo?”

- di Duchessa Vamp

Milano Calibro 9
(tradotto: Rapapam Rapapam)


Nella fosca città di Milano, tra i dedali della sua metropolitana, un obliquo traffico di ricchezze illecite trova il proprio
fato avverso: il plico, colmo di dollari clandestini, svanisce senza lasciar traccia. Rocco Musco, sicario e custode di quella
fortuna maledetta, non trova risposta tra le labbra tremanti dei corrieri, che, dopo impietose percosse, son gettati
nell’abisso della morte.
Passano tre anni, e dalle tenebre di San Vittore riaffiora Ugo Piazza, l’unico scampato alla furia punitrice per grazia
d’una prigionia provvidenziale. Ma la libertà è un miraggio effimero: Rocco e i suoi cani da preda lo avvinghiano subito,
bramosi di verità e di vendetta. L’Americano, re del malaffare, lo vuole ai suoi piedi, e Piazza, pur negando ogni colpa,
si ritrova strattonato tra le grinfie del destino, pedina su una scacchiera intrisa di sangue e sospetto.
Nel dedalo della notte milanese, tra il vizio dei night e le oscure lealtà del sottobosco criminale, Piazza si dibatte come
un lupo braccato. Gli scagnozzi dell’Americano lo sorvegliano, gli sbirri lo incalzano, un ignoto fantasma in giacca rossa
lo segue nell’ombra. E mentre il fato intreccia il suo ultimo inganno, un nuovo carico d’oro sparisce, e il cerchio della
morte si chiude: cadono i vecchi, insorgono i nuovi, e la villa del padrino si fa teatro d’un’eccidiaria resa dei conti.
Ugo, infine, si crede redento, il bottino in pugno e la via della fuga spalancata innanzi a sé. Ma il tradimento attende
nel cuore della notte: il colpo fatale giunge da colui che mai sospetterebbe, e Piazza, ghermito dalla morte, crolla,

beffato dalla sorte. Rocco, lupo fedele ma feroce, consuma l’ultimo atto nel sangue, suggellando la tragedia con l’eco
d’una vendetta implacabile.
Un'opera in cui la parola cede il passo al fragore del piombo, ove il verbo più eloquente è il crepitare delle armi da
fuoco. Qui la trama esiste, sì, ma come un'ombra effimera, un orpello superfluo, tanto da poter svanire senza che
l’essenza ne patisca. Cotale spettacolo, se solo avesse veduto tra le sue schiere il severo cipiglio di Clint Eastwood,
sarebbe assurto a sacro vessillo delle visioni paterne, un’epopea di piombo e silenzi colmi di sentenza.
Curiosità:
- Il regista, Fernando di Leo, avrebbe dovuto dirigere un film intitolato Bazooka, una sorta di Rambo italiano. Il
film però non si realizzò.
- Barbara Bouchet, l’attrice principale, compie gli anni il giorno di Ferragosto, ma anche il giorno in cui Francesco
Sforza conquistò Lucca
- Milano, parola presente nel titolo del film, è una città italiana, capoluogo della regione Lombardia

Voti:
Intreccio:
Cosplay di Personaggi di “BANG!”:
Porto d’armi:
Colonna sonora degli Osanna:

Bontà dei protagonisti : più buoni e gentili di quelle di Trois Amies

Editoriale del Sindacato de “Il Pirofilo”
-Editto proclamazione Vicedirettore-

Oggi, domenica 2 febbraio, il Sindacato de Il Pirofilo, con ferma determinazione e rinnovato spirito
d’iniziativa, è fiero di annunciare a soci, collaboratori e lettori l’investitura ufficiale del Mago CDA quale
Vicedirettore del glorioso periodico. Quest’atto solenne segna l’inizio di una nuova era per Il Pirofilo, un’era
di rinnovamento, equità e rettitudine, in cui il giornale potrà finalmente sollevarsi da certe ombre che ne
hanno talvolta offuscato il radioso cammino.
L’illustre Mago CDA, noto per il suo ingegno sottile, la sua visione acuta e la maestria con cui maneggia le
arti dell’inchiostro e del pensiero, sarà faro luminoso per tutti coloro che vedono nel codesto giornale non
solo un mestiere, ma una missione. La sua nomina non è soltanto un cambio nei ranghi, bensì il segnale
tangibile di una nuova ondata di freschezza e innovazione che si abbatterà, come vento impetuoso e
risanatore, sulle colonne de Il Pirofilo.
Il suo avvento bilancerà con giusta misura l’influenza della Peraltra Direttrice, la quale, pur nella sua
innegabile esperienza, ha talvolta esercitato il suo ufficio con una libertà che ha destato perplessità nei più
attenti osservatori. Con la sua saggezza e il suo inestimabile talento, il Mago CDA farà in modo che Il Pirofilo
si affermi come bastione incrollabile di meme, ingegno e rigore morale, restituendo al giornale il fasto che
gli è proprio.
Le redazioni fremano di attesa, i tipografi affinino i caratteri, i lettori preparino i loro occhi e i loro cuori: una
nuova stagione è alle porte. E con essa, il Mago CDA, fiero e saldo, reggerà il timone con la sapienza di un
maestro e l’ardore di un pioniere anarchico.

FantaSanremo - il Pirofilo

Abbiamo finalmente la squadra del pirofilo: ecco a voi la “peraltra squadra”








Con le riserve:


La democrazia del form google ha deciso, ci presenteremo con una squadra di 2 donne e 3 uomini. 4solisti e 1
gruppo, 1 over 70 e una teen. E poi due riserve di spessore: due manzi pronti a subentrare in caso di necessità per
ribadire che le famiglie con 12 figli che tanto si osannano a Sanremo non si fanno mica da sole!!

Saranno Anarchici


Cari lettori de “Il Pirofilo”, per inaugurare un 2025 anarchico, vi proporremo da questo numero in poi le “Anarcate”
migliori dei nostri lettori. Ogni due settimane avrete la possibilità di votare il miglior anarchico per eleggere a fine
anno l’Anarchico degli Anarchici!
Gli anarchici della settimana:
1) Sara C. pacca la vacanza mezz’ora prima del termine ultimo


2) Agnese S. va ai vaticani in after dopo aver passato la notte con gente poco raccomandabile

3) Enrico B. prende 30L all’orale senza rispondere ad alcuna domanda

Chi è il tuo anarchico preferito della settimana? Votalo sul consueto form!

Il pirofilo risponde
??????In risposta a:

Avevo già fatto presente alla Peraltra che quella nera non è la sedia Carofiglica!!!
La vera sedia carofiglica è quella che metto di seguito...
Quindi va cambiata!
Quante volte lo devo dire!
Fate attenzione!
(Messaggio di avviso scritto in stile Cinzia Tanduo)


Caro pirofilo,
Vi scrivo per un chiarimento riguardo alla sedia carofiglica,
che nello scorso numero ha suscitato un certo dibattito.
Come sapete, tra i vostri lettori ci sono anche degli esperti in
arti applicate e storia del design, quindi è importante chiarire
una volta per tutte questo dubbio. Nell’ultima ’sedia
Carofiglica’ sembrava che l’oggetto in questione fosse una
seduta in plastica con gambe di ferro, mentre nel mio
immaginario si stava parlando di un prodotto interamente
realizzato di plastica, bianca, iconico a tal punto di figurare
addirittura sulla copertina del nuovo album di BAD BUNNY.
(Allego foto)
In tal caso, se la sedia carofiglica fosse come quella in foto,
ritengo sia il caso di nominare bad bunny come sponsor
ufficiale del pirofilo! Il re del reggeton non può rimanere
all’oscuro del suo ruolo nel diffondere nel mondo questa
icona del design popolare, la SEDIA CAROFIGLICA!

Per segnalazioni, consigli o domande a cui volete risposta dai nostri giornalisti scrivete a
[email protected] risponderemo direttamente sul prossimo numero. Esempio: gradirei
sapere la storia di Alessia Basso ecc.


Il Pirofilo, sede commerciale in via dei Colli 4 o 5/A, PD, CAP 35143

La Sedia Carofiglica
di Meme Remigi:
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