Non valse, l'autorità del comando, nè i ferimenti da me usati, e da
pochi ufficiali non domi dalla sfrenata cupidigia — Non valse, la voce
espressamente sparsa, che il nemico tornasse alla pugna più
numeroso di prima — e sorpresi così sbandati ed ebbri, ne avrebbe
fatto un maccello — se fosse veramente comparso — Ciocchè non
tutto era falso, poichè i nemici vedevansi sulle alture — ma non
ardirono attaccarci. Nulla valeva a trattenere gl'insolenti
saccheggiatori — e disgraziatamente, quel paese, benchè piccolo,
era riccamente provvisto d'ogni genere — massime di bevande
spiritose — essendo esso un deposito che provvedeva parte
considerevole degli abitatori de' monti. Dimodocchè l'ubbriachezza fu
generale —
Si noti: che la gente meco sbarcata, io non conoscevo per la
maggior parte di nuova leva, ed indisciplinatissima — Certo, se si
presentavano cinquanta nemici in tale circostanza, ad attacarci, noi
erimo perduti.
Infine, con minaccie, percosse, ed uccisioni si pervenne ad imbarcare
quelle fiere scatenate — Imbarcaronsi alcune botti d'acquavite, e
comestibili per la divisione, e ritornossi alla Laguna.
Per dare un altro saggio della classe di genti ch'io comandavo in
quella spedizione — valga il fatto seguente:
Un sargento tedesco, molto stimato dai soldati, era stato ucciso ad
Imiriù — Io ordinai fosse sepellito — ma siccome altro da fare
avevano i militi — e poi col pretesto anche, che il cadavere di quel
prode meritava d'esser portato alla Laguna, ove ricevere
un'onorevole sepoltura — il cadavere del sargento fu imbarcato.
Passeggiando io, sulla tolda del bastimento — e vedendo luce nella
stiva ove allogiava la maggior parte della gente — mentre in viaggio
— io vidi il seguente spettacolo:
Il sargento tedesco, alto e corpulento, disteso nel centro d'una folla
di gente, le di cui fisionomie avvinazzate, eran tutt'altro che gentili —
e su quei ceffi poi, riverberandosi il chiaro d'alcune candelle di sego,
piantate nel collo di bottiglie collocate sulla pancia del cadavere —