due fratelli avviene in seguito in bagno. L’acqua delle sorgenti calde del parco degli alberi del cuore, oltre che il sotterraneo dove
parla del suo tradimento, è il luogo della comprensione decisiva di sé e dei suoi desideri per Theon, che in grazia di ciò muta
ulteriormente (i cambiamenti fisici e mentali avvenuti in Theon a causa della tortura sono enormi e a ciò vuole alludere lo
scuoiamento di alcune zone del corpo che Theon subisce, perché nei miti lo scorticamento rappresenta la muta dei serpenti e quindi la
rinascita). Jung rileva che in genere acqua e albero, se insieme, designano in particolare proprio nostalgia e anelito ad una condizione
totalmente inconscia, quindi alla morte nella speranza che essa sia uno stato privo di dolore, paura e rimorso (albero e acqua sono
entrambi simboli materni), ma l’introversione riserva sempre sorprese e nel caso di Theon ha prodotto per lo meno il
ricongiungimento con la sua identità rammentandogli infanzia e adolescenza trascorsi anche al parco alberato e umido. Il vero nome
è germe di libertà: al problema del vero nome (il nome giusto è l’essenza di qualcosa e potere, perchè la conoscenza è fonte di potere
sul nominato) alcuni miti e libri fantasy hanno dato massimo rilievo, ma Martin vi dà un ruolo forse più contenuto (vi accenna
descrivendo la comunicazione tra i Figli della Foresta e il modo in cui i regnanti sottovalutano il pericolo proveniente da oltre la
Barriera), a meno che non si consideri in questa luce il passaggio da Sterminatore di re a Ser Jame nel modo in cui Brinnie si rivolge
a Jame e il proliferare smisurato di soprannomi e il fatto che gli schiavisti si facciano chiamare buoni o bravi e le loro città siano
definite libere. Questa epifania di Theon sulla sua reale identità è, in ogni caso, significativa e la rinascita di Theon ricorda quella di
Jame, dato che entrambe sono guidate da acqua e alberi (l’umido parco degli dei pieno di vapori, il bagno e il sogno fatto dormendo
con il capo sul ceppo di una albero diga). L’albero è simbolo materno perché protettore e molto utile alla vita umana e perché
rimanda all’albero genealogico, inteso come una sorta di progenitrice, e inoltre in molti miti l’eroe è rinchiuso nell’albero a
significare la sua rinascita: hanno insomma radici molto lunghe questi alberi del cuore resi “vivi e coscienti” da Bran e dai suoi
simili o dalla magia a protezione della Barriera e collegati all’eternità (l’albero portale dell’abbandonato Forte della Notte è peraltro
raggiungibile dalla cucina, che è noto simbolo dell’inconscio probabilmente in ragione del rapporto madre-allattamento/nutrimento).
Forse riguardo il sogno di jame c'è una vaga allusione ad un noto episodio biblico, quello in cui Giacobbe fa un sogno profetico in
viaggio dormendo una sera all'aperto con una pietra per guanciale e poi ritiene tale pietra abitata da spiriti e valorizza. Se Theon
comprende chi è e cosa desidera alle sorgenti calde tra gli alberi del parco degli dei, lo stesso accade a Jon attraverso il suo incubo su
Ygritte, le riflessioni nelle vasche da bagno e l’incontro tra la neve con Spettro ritornato al castello dopo la separazione e la proposta
a Jon di divenire lord Stark.L’acqua, la neve, è anche ciò che risveglia la consapevolezza di Sansa, che al nord ricorda chi è (una
possibile erede al trono, non la mendicante che la zia ritiene che sia) e comprende di poter essere forte e se stessa solo nel luogo in
cui è nata (non in quello offertole dalla Regina di spine).Davos ammette con se stesso le proprie colpe riguardo gli antichi dei e gli
omicidi della donna rossa riflettendo su uno scoglio abbandonato davanti al mare. A volte il risultato del contatto con l’acqua in
questo libro, nei sogni e nella vita è simile a quello di alcune pratiche di meditazione (qui un esempio è la preghiera al tempio di
Catelyn, che peraltro si rivolge a sette dei non casualmente, dato che 7 è numero attribuito da alcune tradizioni al divino e il numero
degli Arconti o pianeti regolanti il destino e che in alcuni testi di alchimia sono sette gli spiriti di dio contenuti nel Mercurio e
trasformati in Mercurio dall’opus, dove Mercurio è associato al creatore di luce e vita, il biblico verbo di dio); le persone che Catelyn
intravede o immagina nei volti informi delle statue delle divinità sembrano, del resto, avere un ruolo importante per la salvezza della
Vita minacciata dagli Estranei (hanno un compito sacro), a cominciare dall’odiato figliastro Jon.
Rinascite di tipo diverso sono quelle degli zombi come lady Catelyn e i risorti con l’acqua, altre rappresentazioni dell’inconscio
divenuto autonomo e quindi pericoloso, distruttivo.
Con parallellismo con quanto accade a Daenerys, una ferita da freccia accompagna Jon nella sua fuga dai selvaggi oltre la Barriera,
diversa solo in parte da quella di Danaerys dai selvaggi orientali e nel caso di Jon e Danaerys il colpo di freccia ha il significato che
ha in genere nei miti, nelle fantasie nei sogni: esso è una ferita alla vita più naturale vissuta dal suo istinto , alle illusioni sulla
possibilità che la sua relazione con Ygritte potesse avere un esito diverso, all’impressione di aver in parte tradito la confraternita e
che a molti sarebbe parso un traditore (è la fine dell’infanzia, che nel caso di Jon è un cambiamento improvviso anticipato e
simboleggiato, comè tipico, da un lampo sul lago, paragonato non a caso dall’autore a un a pugnalata). Forse perfino la morte per
ferita da balestra di lord Tywin ha qualcosa a che vedere con il distacco dall’infanzia di Tyron e la morte simile del fratello di Tywuin
ha rapporto con le illusioni di costui su Tywin nate nell’infanzia e non intaccate nemmeno dalla crudele e maledetta morte riservata
da Tywin a Robb e a sua madre e ai suoi soldati.
L’attardarsi di Danaerys e Jon tra i selvaggi è anche uno smarrirsi preludente a rinascita, mentre Bran è creduto morto o è introvabile
per chi lo sa vivo e Sam viene trovato da Manifredde quando si è perso oltre la Barriera : nel mito, nella vita e forse nei sogni lo
smarrimento è spesso una introversione durata troppo a lungo non proprio per decisione, perché nata con scopo diverso dalla
nostalgia o dall’aspirazione alla pace, e questo tipo di introversioni, una volta superate, portano ad una vita nuova perché arricchita
dall’immersione in se stessi, dato che ciò che di vivo c’è nell’inconscio si arricchisce così dei molti ricordi sopraggiunti e si potenzia
al punto da portare alla coscienza utili impulsi e ispirazioni, utili soprattutto perché adatti ad un nuovo orientamento nella vita resosi
necessario.
La cicatrice alle dita che accompagna Jon per lunga parte della saga è un attributo di quasi tutti gli eroi fantasy con un ruolo
importante e si può trovare qualcosa di analogo anche nei più noti libri di Tolkien, Ende, Pullman, Rowlin.
La piccola statura dei Figli della foresta, l’handicap e l’età di Bran e i suoi strani aiutanti, l’aspetto del nano deforme Tyron, l’aspetto
e il sesso di Brinnie e l’età e la timidezza del suo scudiero, l'obesità e la sensibilità di Samuel, la giovane età e l’infanzia misera di
figli illegittimi di re (mi riferisco soprattutto al fabbro amico di Arya) e principi cacciati da usurpatori (le sorelle Stark e soprattutto I
fratelli Targaryen) o traditi vilmente dopo molte vittorie meritate (la morte orribile di Robb) e l'aspetto piccolo e dimesso della porta
che consente a Danaerys di svoltare e trovare gli Eterni nel labirinto di Piat Pree sono motivi ricorrenti nei miti dove le forze creative
sono spesso personificate da persone piccole e piccolissime (esempi tratti dalla tradizione sono nani, Cabiri, Dattili e Pollicino e,
nella fantasy, gli eroi di Tolkien, gli alleati Tialys e Salmakia di Pullmann, il folletto e il satiro di Troisi e l’elfo Dobbin della
Rowling), deformi o di origini o infanzia o giovinezza misere (Aragorn, Eragon e Brom, Nihal, Will e Harry Potter, quindi i
protagonisti di tutte le saghe fantasy citate qui) oppure da oggetti meschini (la pianta Atheles nella celebre saga di Tolkien, la pietra
nella spada nella saga della Troisi, la chiave in Faust e nel primo libro della serie su Harry Potter e forse anche il santo Graal in
alcune versioni del mito) o ritrovati in condizioni meschine o pericolose (il libro e la spada in Harry Potter e i doni della morte) o con
nomi ridicoli (nella saga di Tolkien la spada elfica di Bilbo e Frodo è chiamata "Pungolo") e dove gli eroi spesso vengono traditi
(ricordo, a parte i casi simili nella mitologia antica, la morte per tradimento dell’eroe elfico un tempo a capo degli altri cavalieri nella
saga di Paolini): ciò accade in parte per l’affinità di tali simboli nelle dimensioni alle dita e quindi agli attributi sessuali (ai generatori
del processo creativo della vita e del potere e quindi, per analogia, ai processi inconsci di creazione artistica, di risoluzione dei
problemi e di maturazione); dare aspetto e infanzie miseri a molti dei personaggi principali mira in genere però forse soprattutto a