la letteratura fantasy...............pdf

nadinebenedetti1981 13 views 31 slides Dec 24, 2024
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About This Presentation

Quanto al GENERE FANTASY, in generale trovo molto utile confrontare i testi fantasy con Simboli della trasformazione di Jung
(per esempio il capitolo La doppia madre con Stardust e i capitoli Simboli della madre e della rinascita, La doppia madre e
Sacrificio con La storia infinita e con Il cannocch...


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Corretto e completato il 2 dicembre 2024
(questa pagina è stata ampliata, corretta e riordinata più volte)
LETTERATURA FANTASY
"I mostri nascosti nel buio sono il rancore e la paura di non essere amati (...) e sono inconfessabili (...) La fiaba è un
posto protetto (...) dove diventa possibile provare paura e vergogna senza il timore di venirne travolti, senza il rischio
che da quelle stesse emozioni siano travolte le relazioni fondamentali della vita (...) Il genere fantasy è l'unico in cui si
parli di morte (...) in modo adatto anche a un bambino (...) Vi compare la paura del genocidio e che il mondo, così
come lo conosciamo, possa finire (...) La comunicazione , soprattutto quella fantastica che contiene l'immaginario
collettivo, ha il valore evoluzionistico di aumentare la sopravvivenza." (S. De Mari)
"La fantasia (...) non reca offesa alla ragione (...) Al contrario. Più acuta e chiara è la ragione e migliore fantasia
produrrà (...) La fantasia può essere portata all'eccesso, (...) ma abusus non tollit usum." (J. R. R. Tolkien)
POCHE INFORMAZIONI SUI LIBRI DEL GENERE FANTASY
Quanto al GENERE FANTASY, Quanto al genere fantasy, consiglio di leggere senz’altro Cronache del mondo emerso
di L. Troisi - della quale sconsiglio però il resto della produzione – e inoltre La storia infinita e Momo di Ende, Il
signore degli anelli di Tolkien (la mia edizione Bompiani è molto ben tradotta), Queste materie oscure di Pullman, Il
ciclo dell’eredità di Paolini, Le cronache del ghiaccio e del fuoco (o almeno la serie non ancora conclusa Il trono di
spade di Martin), L'ultimo elfo e forse il primo terzo del molto meno riuscito L'ultimo orco di De Mari, Coraline e
Stardust di Gaiman e Il ciclo di Shannara di Brooks. Consiglio La principessa sposa di W. Goldman, anche se non so se
si possa annoverare tra i libri fantasy (l'età ideale per leggere La principessa sposa è 10-11 anni). Segnalo la saga di
Auel ambientata in tempi preistorici, ma consiglio di leggerne al massimo i primi tre libri. Vi consiglio di informarvi
online sulla città di Omelas, sul racconto americano che la descrive e sulle riflessioni online che dalla sua invenzione
sono scaturite (per esempio, quella di Del Ponte sul libro di Sandel Giustizia). Di un'amica di Tolkien, N. Mitchison, è
Il viaggio di Halla, un libro fantasy con protagonista femminile molto duro. Consiglio la saga su Harry Potter di
Rowling e in particolare Harry Potter e l'ordine della fenice. Il signore degli anelli è il capostipite del genere fantasy
attuale ed è un capolavoro (vi consiglio di leggerlo prima di vedere i film, anch'essi ben fatti). Tolkien ha scritto diversi
altri libri fantasy ma sono infantili e poco significativi o molto ripetitivi e noiosi, eccezione fatta per Il Simarillion, che
raccoglie gli antefatti di Il signore degli anelli, ad alcuni dei quali Aragorn e Gandalf rimandano più volte. La saga di
Martin è adatta soprattutto ad adolescenti e adulti, perché abbonda di scene molto violente, sesso e dettagli scurrili.
Tenete presenti come fonti storiche i libri più celebri di Milton, Scott, Dumas padre e Malory. In particolare vi consiglio
di leggere la saga di Paolini tenendo in considerazione anche la mitologia e la storia greche, celtiche e romane antiche
(notizie e compendi dei miti più noti, Vite degli uomini illustri di Nepote e La guerra gallica di Cesare) e la saga di
Martin dopo aver raccolto diverse nozioni anche sulla nostra storia (in generale) antica, moderna e contemporanea.
E ricordate che bisogna considerare che i simboli da essa impiegati sono gli stessi codificati nei miti (pensate alla
mitologia antica greca, romana, norrena, orientale ecc. e pensate all'opera di Wagner o al Faust di Goethe), nelle fiabe
del passato (pensate a quelle di Andersen, Perrault e dei Grimm), in libri per bambini molto noti (Pinocchio di Collodi,
per esempio), in certi romanzi di formazione (come Lord Jim di Conrad) e soprattutto, appunto, nella letteratura fantasy
di Tolkien, Ende, Rowling, Pullman, Martin, Paolini, Gaiman e Troisi.
In generale trovo molto utile confrontare i testi fantasy con Simboli della trasformazione di Jung (per esempio il
capitolo La doppia madre con Stardust e i capitoli Simboli della madre e della rinascita, La doppia madre e Sacrificio
con La storia infinita e con Il cannocchiale d’ambra).
Quanto ai libri che consentono di comprendere i motivi tipici della fantasy dal punto di vista psicologico in generale
rimando al paragrafo introduttivo dell’analisi di Il trono di spade ed eventualmente a "Un aiuto per interpretare da soli
alcuni prodotti di narrativa" di http://www.slideshare.com/guida-per-gli-utenti-delle-biblioteche, che comprende anche i
testi ora citati.
Un aiuto per interpretare da soli alcuni prodotti di narrativa: un libro liceale di analisi del testo dei primi due anni di
liceo scientifico (non è l'antologia, attenzione); simboli della trasformazione, i capitoli sui simboli sulla mitologia di
archetipi e inconscio collettivo, psicologia e alchimia, la psicologia della traslazione illustrata con l'ausilio di una
serie di immagini alchemiche in pratica della psicoterapia, l'uomo e i suoi simboli, la conoscenza di sé in mysterium
coniunctionis (c. g. jung). può essere molto utile anche leggere il drago come realtà (s. de mari), albero e foglia
(tolkien), il linguaggio dimenticato (e. fromm), le lettere xxiv, xxviii e xxix di il libro dell'es (g. groddeck) e il capitolo

la magia della lettura in Imparare a leggere (B. Bettelheim e K. Zelan). segnalo donne che corrono coi lupi (c. pinkola
estes), per i rimandi a miti e fiabe. segnalo i saggi di chesterton su molti validi scrittori del passato (es. su dickens).
segnalo il mondo incantato. uso, importanza e significati psicanalitici delle fiabe (b. bettelheim). psicopatologia della
vita quotidiana di freud va tenuto presente per quanto afferma sui numeri. freud cita un vecchio libro, che non ho letto,
sul legame tra sogni e mitologia greca antica, ricerche sperimentali sui fantasmi musicali (ruth), che potrebbe forse
essere utile. è propedeutico all’analisi delle opere letterarie anche leggere analisi dettagliate dei profili zodiacali
(considerando segno e ascendente) in riviste e online, perché molti scrittori vi hanno da sempre fatto riferimento per
costruire i loro personaggi. Vi ricordo che Fromm ha scritto un'analisi di Il processo di Kafka e Jung ne ha scritta una di
Ulisse di Joyce e un'altra di un libro meno noto. Consiglio di leggere http://www.slideshare.com/simboli.
IL TRONO DI SPADE (Martin)
FONTI MITOLOGICHE E LIBRI CHE CONSENTONO DI COMPRENDERE I MOTIVI TIPICI DELLA FANTASY DAL
PUNTO DI VISTA PSICOLOGICO C ON RIFERIMENTI ALL’ALCHIMIA ANTICA E MEDIEVALE UTILIZZATA
NELL’INTERPRETAZIONE DI ALCUNI SOGNI (I SOGNI RICCHI DI SIMBOLI CODIFICATI IN TEMPI LONTANI E
ACCOMPAGNANTI ANCORA OGGI LE FASI DI ALCUNE EVOLUZIONI PERSONALI PROFONDE IN INDIVIDUI DEI PIÙ
DIVERSI LIVELLI CULTURALI E PROVENIENZE). Per ciò che concerne i testi utili alla piena comprensione della fantasy dal
punto di vista psicologico, tenete presenti i seguenti capitoli e libri: Simboli della trasformazione, i capitoli sui simboli sulla
mitologia di Archetipi e inconscio collettivo, i capitoli 2 e 3 sui sogni in Psicologia e alchimia, La psicologia della traslazione
illustrata con l'ausilio di una serie di immagini alchemiche in Pratica della psicoterapia, L'uomo e i suoi simboli, La conoscenza di
sé in Mysterium Coniunctionis (C. G. Jung). Ritengo molto utile anche la lettura del capitolo La personalità mana in Due testi di
psicologia analitica. Può essere meno utile quando si tratta dell’opera di Martin leggere Il drago come realtà (S. De Mari), Albero e
foglia (Tolkien), Il linguaggio dimenticato (E. Fromm), i capitoli su Mercurio ed Efesto di Lezioni americane di Calvino,e il capitolo
La magia della lettura in Imparare a leggere (B. Bettelheim e K. Zelan). Segnalo Donne che corrono coi lupi (C. Pinkola Estes), per
i rimandi a miti e fiabe. Non ho letto, ma segnalo Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicanalitici delle fiabe (B.
Bettelheim). E ricordate che bisogna considerare che i simboli qui considerati sono gli stessi codificati nei miti (pensate alla
mitologia antica greca, romana, norrena, orientale ecc. e pensate all'opera di Wagner o al Faust di Goethe), nelle fiabe del passato
(pensate a quelle di Andersen, Perrault e dei Grimm), in libri per bambini molto noti (Pinocchio di Collodi, per esempio), in certi
romanzi di formazione (come Lord Jim di Conrad) e soprattutto, appunto, nella letteratura fantasy di Tolkien, Ende, Rowling,
Pullman, Paolini, Gaiman, Troisi e appunto Martin.
Le mie fonti per ciò che qui riporto sulla mitologia norrena (soprattutto norvegese e vichinga) sono state diverse e i contenuti sono
facilmente rintracciabili. Leggete Nei mari del Sud di R. L. Stevenson.
Considerate della mitologia norrena ciò che segue: i lunghi e tetri inverni precedono di 3 anni la fine del mondo nella mitologia del
nord e sono quelli della Norvegia (per quanto Jung afferma che il nord è da sempre ritenuto il luogo degli spiriti o di ciò che è oscuro
o misterioso e molti scrittori situano a nord i regni dominati da magia e soprannaturale) e dei miti raccolti nell’Edda di Sturluson, cui
rimanda il titolo stesso, dato che nell’Edda la vita sorge dal contrasto tra fuoco e gelo; i dèmoni al di là del muro sono i Jötunn e
“l’uomo di ghiaccio” è presente nei miti islandesi; le mura di difesa dai dèmoni sono il recinto di Vitgard (per il recinto, rimando
anche all’Edda); il potere distruttore del fuoco sui “non-morti” e quello delle armi in vetro di drago sugli “estranei” è quello dei
lampi che Thor scaglia sui Jötunn e sembra essere connesso al potere dei draghi e dei Targaryen.
Forse la vicinanza al Polo degli Stark e quindi di Jon (uno Stark, che forse è per metà di Targaryen) fa riferimento al fatto che il Polo
nei testi dell’alchimia è un simbolo del Sé (inteso come centro della psiche intera e anche come essa stessa) attorno a cui gira tutto
(sono infatti i destini individuali a creare la vita) e vi ha sede il “cuore di Mercurio, che è il vero fuoco”, citazione di un testo
alchemico che ricorda l’espressione “la falsa luce” usata da Aemon, che diffida del dio rosso richiedente sacrifici umani e della luce
della spada fredda del re Stannis (la falsa luce di un intelletto rigido e usurpatore è rappresentata in questo re dal carattere e dai
principi troppo rigidi e convinto di poter regnare e mentire sul numinoso, dimentico che la sua casata ha usurpato il trono legittimo
dei Targaryen). A proposito della luce falsa e fredda si deve ricordare anche che in genere nella fantasy è definito così il potere per il
potere e che qui questo concetto è ribadito attraverso molti particolari, compresa la canzone del guitto sulle mani fredde dell’oro.
La forgiatura difficile, lunga e magica della spada di Azor Ahar riprende un motivo mitologico tipico, che sta a indicare la grande
difficoltà, la lentezza, la necessità di sacrificare molta energia e domare desideri profondi e la parziale irrazionalità misteriosa di ogni
vero processo creativo di maturazione e mi ricorda in particolare le pagine dedicate alla riparazione del coltello di Will in Queste
materie oscure di Pullman, quelle in cui viene descritto come Brisingr viene forgiata in Il ciclo dell'eredità di Paolini e in cui la spada
di Bastiano rifiuta di essere estratta in La storia infinita di Ende come quella di John Snow e i paragrafi di Simboli della
trasformazione dedicati al ruolo paterno del fabbro e dell’artigiano in molti miti e fiabe: questo capitolo vuole probabilmente
significare che abbandonare definitivamente l’infanzia e acquisire il potere è un lavoro lungo e faticoso, un lavoro che, per avere
buon esito, deve assorbire tutta l’attenzione e le principali energie e non solo una parte di esse, come invece accade in chi è pavido e
rigido per via di blocchi emotivi, transfert, di una nevrosi ancora troppo difficile da superare o di conoscenze troppo limitate (si tratta
di sviluppare e stabilizzare la propria personalità per impedirle di cedere alle naturali tendenze alla fuga dalle responsabilità, ai
desideri caotici, all’inerzia e a una troppo duratura introversione). Anche la trasformazione della spada dell'assassinato re del Nord
Ghiaccio in altre spade striate di rosso probabilmente rappresenta il ricomporsi della vita dai frantumi e il cambiamento di direzione
dell'energia psichica ed è connessa al fatto che la personificazione del buonsenso tipica è un fabbro o un artigiano e in tal caso
richiama anche la riforgiatura della spada del re Aragorn e forse la sostituzione della spada (cfr. con Il signore degli anelli di Tolkien)
e quella di Ido (cfr. con Le cronache del mondo emerso di Troisi), oltre al fatto che nella fantasy spesso il padre dell'eroe è un
fabbricante d'armi o un artigiano (es. nella citata saga della Troisi): in Simboli della trasformazione, Jung sottolinea l'episodio
dell'opera di Wagner in cui la spada di Siegmund viene conservata rotta per Sigfrido e infine ricomposta e, dopo aver ricordato che lo
smembramento dell'eroe avviene in alcuni miti (ad esempio in quello di Dioniso), segnala che nel Rgveda il creatore del mondo è un
fabbro, che Efesto è un dio artigiano come il padre di Adone e come Giuseppe (cfr. con miti antichi greco-latini e con la Bibbia) e che
nelle fiabe il padre dell'eroe spesso è uno spaccalegna; secondo Jung a questo motivo dello scettro rotto e della spada riforgiata si può

collegare anche il miracolo di Medea (cfr. con il relativo mito greco) e il modo in cui il mondo è tenuto insieme da cavicchi nel
Timeo di Platone. Anche la spada magica è un motivo ricorrente nella letteratura fantasy e cavalleresca, oltre che epica (bisogna
ricordare Excalibur di Re Artù e l'Edda): in particolare la spada fiammeggiante compare anche nell’Edda e nella saga di Paolini,
mentre la spada di Frodo si illumina e quella di Aragorn si chiama "fiamma dell'occidente" in Il signore degli anelli di Tolkien e tutto
ciò probabilmente perchè la potenza della libido (quindi dell’energia inconscia in genere e non solo sessuale) è rappresentata
ovviamente dalla spada infuocata (il fuoco consente la vita e la forma della spada è fallica) come anche dai simboli correlati dei
draghi, delle bevande inebrianti, di una serie di simboli materni e cioè di nascita e rinascita (nella saga di Paolini la caverna con i
cuori e le uova di drago e l'albero di Menoa) e della danza elfica (nella saga di Paolini battere il suolo col piede ha chiaro significato
sessuale e cioè di rigenerazione psichica, come potete leggere per esempio negli scritti di Jung, il quale ricorda che era con un
altrettanto ritmico sfregamento o con la percussione che si accendeva il fuoco anticamente). Anche nell'Apocalisse dalla bocca di
Cristo esce una spada... La spada è insomma forza solare, fuoco che genera, verbo/logos, energia. La spada infuocata esaltata
dall’adoratrice del Dio della luce, come quella di Azor Ahar, è in relazione con la spada fiammeggiante del custode di Muspell
(l’antimondo ardente delle origini) nell’Edda, cioè con colui che nel mito nordico torna alla fine del tempo per distruggere (bruciare)
il mondo con un lupo e un serpente mentre sarà suonato il corno (altro elemento ripreso in parte da Martin).
Il nome della moglie uccisa da Azor Ahar per ottenere la spada magica mi ricorda la fiaba orientale Vassilissa sull’anima femminile
che ritrova e affina l’intuito, rappresentato come un fuoco in un teschio che guida e brucia i nemici (rimando a Donne che corrono
coi lupi di Clarissa Pinkola Estes).
Lo sposarsi tra fratelli e la sessualità mutevole o ambigua dei draghi sono rimandi ai simboli alchemici dell’ouroboros (il drago che si
morde la coda), della coppia regale, della congiunzione sole-luna e dell’ermafroditismo di Mercurio, Luna, Anthropos e anima (tonda
e unificante il corpo femminile allo spirito maschile, l’anima è rappresentata anche come acqua che ha in sé una parte maschile e una
femminile): l’inconscio è infatti creatore per sua natura di sogni, idee risolutive, spirituali o artistiche, da qui l’idea di creazione
“spontanea” espressa con le immagini dell’autosufficienza, cui è connessa anche l’idea della madre vergine, presente in religioni e
miti (concezione soprannaturale significa proprio che un contenuto inconscio si è incarnato in modo percettibile alla coscienza senza
l’intervento di quest’ultimo). La scena della caverna che coinvolge il controllato e civile Jon e la “selvaggia” Ygritte dei Bruti
suggerisce probabilmente anch’essa, come la coppia regale fratello-sorella, la congiunzione degli opposti nel vaso alchemico quale
simbolo di totalità (la buia caverna in alchimia ha spesso tale significato come la compresenza di acqua – la pozza – e fuoco – la
lanterna): non è solo il mezzo per Jon di avvicinarsi al suo istinto e alle radici barbare di sé, ma un raggiunto equilibrio laboratorio tra
tratti opposti del carattere. Nella vita l’unione degli opposti è ottenuta attraverso ascolto di sé, analisi dei sogni, riflessione distaccata,
idee e concezioni capaci di soddisfare il simbolismo dell’inconscio collettivo (l’”aqua doctrinae” dell’alchimia) e soprattutto
attraverso il riconoscimento delle proiezioni inconsce (quelle degli altri su di sé, quelle del proprio lato oscuro sugli altri, quelle della
parte inconscia profonda della propria personalità su esponenti del sesso opposto e ciò che si fantastica su se stessi) ed è quindi un
equilibrio parziale ottenuto per gradi nel corso dell’esistenza e perseguito perché lo stato di conflitto interiore è troppo contrario alla
vita: i simboli “unificatori” sono creati dall’inconscio proprio come compensazione dell’opposizione all’Io cosciente dei lati negativi
o considerati inaccettabili di sé, oltre che probabilmente per indicarci l’esistenza di un centro della personalità diverso dall’Io e
comprendente e accentrante la porzione conscia e quella inconscia e in parte barbara e inconoscibile, anche al fine di infondere in noi
una salutare incertezza. Tra i simboli unificatori onirici molti assomigliavano a mandala animati, quando non sono rappresentati da
serie o gruppi di quattro (rimando a http://www.slideshare.com/analisi-dei-sogni-con-mitologia-e-alchimia). I simboli dell’Uno e
della totalità sono però sfruttati anche dall’aspirazione religiosa e qui sono abusati dalla sacerdotessa del crudele R’hllor, la quale li
utilizza con procedimento contrario a quello descritto nell’alchimia e cioè se ne serve per delirare sulla fede cieca nella natura
unilaterale di un dio in realtà ignota e per dividere il mondo e gli individui con le categoria altrettanto ciecamente unilaterali
dell’assolutamente buono o cattivo, dell’infedele, ecc. Forse l’insistere sull’illegalità e immoralità dell’incesto tra Cersei e Jaime è un
modo per affermare che l’incesto affascina anche per l’idea che trasmette di sposare un altro se stesso (quindi di unire l’io cosciente
al Sé) e può avvisare dell’esistenza nell’inconscio di leggi che è molto pericoloso ignorare: nelle raffigurazioni dell’alchimia la
coppia è sempre regale, mentre Cersei e Jaime sono solo i figli del cavaliere di un re usurpatore del regno legittimo dei Targaryen.
Ricordo vagamente che l’unione tra fratello e sorella appartiene, nel mito o forse nell’alchimia stessa, al regno dell’umano e non del
soprannaturale. L’unione della coppia regale in alchimia sono le nozze sole-luna, espressione simile all’appellativo con cui Daenerys
viene istruita a chiamare il marito da cui non ha figli e che uccide quando ridotto a vita solo biologica (non molto meno inferiore a
quella precedente nel suo caso), serie di immagini per indicare che gli non è il compagno adatto per per la donna destinata a salvare il
mondo dai demoni Estranei.
L’unione della coppia regale in alchimia sono le nozze sole-luna, espressione simile all’appellativo con cui Daenerys viene istruita a
chiamare il marito da cui non ha figli e che uccide quando ridotto a vita solo biologica (non molto meno inferiore a quella precedente
nel suo caso), serie di immagini per indicare che gli non è il compagno adatto per per la donna destinata a salvare il mondo dai
demoni Estranei.
Forse non è un caso che a sposarsi tra fratelli siano solo i Targaryen; anche nell'opera di Wagner Sigfrido nasce dalla sposa/sorella e,
secondo Jung, questo ne fa un Hor, un sole rinato, e infatti, se non sbaglio, Osiride sposò le sorelle e il mito egizio solare è per sua
natura in relazione con qualunque mito sui draghi, per il cui significato rimando a quanto segue e che ho dedotto considerando
soprattutto altri libri fantasy dove il drago è associato a Thor, il dio norvegese che strepita in cielo scagliando lampi e che incarna la
potenza della natura e quella dell’inconscio, il loro potere di creare e distruggere: Nihal, cavaliere di drago in Le cronache del mondo
emerso, ha un legame con un dio simile alla divinità nordica, essendo questo personaggio per metà probabilmente Sagittario (segno
legato al pianeta Giove, il dio romano che pure scagliava saette) e venendo nel terzo libro attratta dalla statua di un dio rappresentato
con saette in mano, e la dragonessa Saphira di Paolini vola, ruggisce e sputa fuoco come questo dio e lo richiama anche
nell’abitudine di bere molti barili di idromele, una bevanda che trasmette coraggio e vitalità e a volte inebria fino alla follia proprio
come la magia e il liquore elfici e anche come certe risorse e ispirazioni messe realmente a disposizione dall’inconscio in alcuni
frangenti della vita. In Il drago come realtà De Mari riporta che tra le possibili interpretazioni del drago c’è quella del male, della
guerra, delle armi, ecc., ma anche quella dell’autorità paterna, che è combattuta dall’adolescente, perciò il fatto che nella letteratura
fantasy recente l’eroe a volte adotti un drago e combatta con esso fa pensare a un recente superamento della mentalità del Sessantotto
(l’adolescente rifiuta l’autorità paterna e supera il padre ma non lo disprezza più a priori). Per altri significati da attribuire ai draghi
rimando a Simboli della trasformazione di Jung. I draghi sono tre e viene ripetuto “Il drago ha tre teste”, perché la trinità è divina e
indica l’Uno, la totalità, nell’alchimia, oltre che in diverse religioni, ma anche perché nei testi di alchimia il drago mercuriale è
raffigurato come tricefalo (drago e serpente sono tra i più tipici simboli di Mercurio); anche il diavolo si trova rappresentato a volte

con tre teste, il che può suggerire un intenzionale accenno di Martin al conflitto tra triade superiore e triade inferiore delle funzioni
psichiche, spiegato da Jung come base del dinamismo psichico (quella inferiore è costituita dalle radici inconsce di quella superiore;
la quarta mancante è quella dominante e del tutto cosciente). In Il signore degli anelli di Tolkien o almeno negli antefatti del libro
narrati nel Silmarillion è il dio del male a presiedere alla formazione e alla vita del ghiaccio e del fuoco.
Il nome della regina dei draghi forse vuole ricordare Deianira, la donna rapita da un centauro della mitologia dell’antichità. L'andare
errando della regina Daenerys vuole richiamare quello del sole ed è quello del re ramingo Aragorn (l'eroe di Tolkien con la stella in
fronte e la spada sfolgorante che ne illuminano l'aspetto fosco) e di altri eroi fantasy e mitici (Gilgamesh, Dioniso, Eracle, Mithra,
ecc.): secondo Jung, gli eroi viandanti esprimono il desiderio dell'anima e della madre perduta (la pace dell'infanzia, le sorgenti
dell'essere, l'inconscio o il perduto legame con esso) e quindi rappresentano semplicemente l'esigenza dell'inconscio di essere preso
in considerazione, il che è indispensabile per una maturazione equilibrata che porti a divenire completi. Forse il viaggio verso oriente
di Daenerys ha a che fare con il fatto che, secondo una leggenda, il Graal (ennesimo simbolo del Sé) era destinato ad andare in
Oriente oppure è una rappresentazione del rapporto speculare tra mondo cosciente e inconscio, per cui appare sensato che per andare
in una direzione si prenda quella opposta; inoltre in tal modo quando Danaerys tornerà in occidente lo farà provenendo da est e
ricordando così il quotidiano cammino del sole (l’inconscio non tiene conto delle scoperte scientifiche sul movimento della Terra
quando si serve dei simboli), del quale lei è simbolo (i demoni di ghiaccio desiderano la notte eterna ed è stata prevista la decisiva
“battaglia per l’alba”). Il mito solare dell’antico Egitto e di altri miti analoghi rispecchiano l’esigenza di superare una naturale
tendenza alla pace (il nemico del sole è la notte intesa come desiderio profondo di riposo, silenzio, appagamento immobile) e l’eroe
solare doveva vincere la sua tendenza all’inerzia o all’irresponsabilità che diventa rischiosa nelle naturali fasi di immersione in se
stessi; rappresentando personificato il sole nelle sue fasi quotidiane e stagionali di declino, rinascita e ascesa e attraverso l’uso
accurato di altri simboli i miti volevano distogliere l’individuo dall’assecondare la tendenza a non lasciare la protezione e la libertà
dell’infanzia, si voleva spingerlo cioè a convogliare l’energia psichica nella direzione di uno scopo accettabile considerando le
esigenze dell’Io e della società quanto quelle di istinti, emozioni e forze creative. La fede nella possibilità e nel valore della rinascita
poteva scongiurare il rischio di essere gettati in balia di istinti opposti, di affetti e degli eventi, che è una delle conseguenze delle
introversioni senza misura: Daenerys è il sole e l’eroe solare e non lo è invece il fratello impazzito ucciso da Drogo, perché il fratello
resta sordo a tutti gli ammonimenti di chi lo avvisa di come gli altri ora giudichino i Targaryen spodestati e non sa insomma
rinunciare ai modi dell’infanzia vissuta quando sul trono c’era la sua famiglia, mentre Daenerys sa accettare le esigenze della realtà
presente mutata pur senza dimenticare chi è per nascita o abbandonare i suoi sogni e così lascia i desideri e le illusioni infantili
sempre più dietro di sé; Daenerys è capace di adattamento anche grazie al calore che per lei sprigionano le uova di drago, quindi
perché è donna oltre che partecipe della natura del fuoco (le uova sono noti simboli del Sè, dell’anima, della madre e dell’inconscio
creatore, come luce e fuoco lo sono di altrettanto e anche dell’energia psichica e di ciò che di vivificante, forte e vero promana
dall’inconscio quando integrato nella coscienza). Quando il drago nero allontana Daenerys dal matrimonio deleterio con l'Arpia, la
allontana dalla falsa sicurezza e dalla confusione fatta su di sé e sul suo regnare: Jung osserva che il drago, come il cavallo nero (cfr.
con l'opera di Tolkien) o il pesce mostruoso (cfr. con Pinocchio di Collodi e con miti e fiabe), personifica in genere la resistenza alla
tendenza a rimanere bloccati dal proprio bisogno di protezione, a sua volta tipicamente simboleggiato dalla fantasia dell'incesto
(immagine del voler ritornare bambini che si manifesta col desiderio di sposare la propria madre). Dopo il primo volo sul drago si
salva dalla schiavitù dei Dothraki uccidendone un cavallo: il sacrificio del cavallo nei miti denota che l’eroe ha sacrificato il
desiderio di potenza e possesso (“volevo essere regina”) e l’energia animale di cui dispone e investita in altri compiti e attività fino a
quel momento, in altri termini che è diminuito l’attaccamento all’Io a favore del legame sano con l’inconscio e di una fase controllata
di introversione. Se il drago in precedenza aveva approfittato della libertà concessagli per uccidere una ragazza, donde la sua
reclusione nel sottosuolo (lontano dalla coscienza insieme alle due forze creative inconsce sorelle), una volta liberatosi (l’inconscio
diviene autonomo, prende l’iniziativa come reazione alla sua eccessiva repressione), si ciba di una delle vittime dell’Arpia a capo
della città, una donna ferita da un cinghiale, rischiando così di morire crivellato di frecce (rischio di perdita della creatività e distacco
doloroso dall’infanzia a causa delle ferite provocate da errati non appagati desideri, illusioni, sospetti di tradimento, dato che nel mito
e nelle fantasie è questo in genere il significato dei colpi di freccia), tanto che solo Daenerys lo salva salvando però così anche se
stessa dai precedenti rapporti e dal veleno (liberazione da ciò che alimenta dubbi e delusioni); non a caso di si tratta di un cinghiale,
perché esso è simbolo di istinti sfrenati (è come per la morte di Robert Baratheon), come le arpie della mitologia lo sono di crudeltà e
anche il motivo mitico della vergine data in pasto al drago è atto crudele e simbolo del sacrificio della concupiscenza (il segno
distintivo delle città degli schiavisti è proprio un miscuglio di crudeltà e lussuria senza limite): il compito affidato dall’inconscio
all’Io è di concentrarsi al contempo sul mondo esterno e sul bisogno di nutrire, ascoltare e assecondare la parte inconscia di sé per
quanto possibile, ma viene ignorato a causa del volgersi dell’Io alla repressione e alla regolamentazione con mezzi solo propri, quindi
troppo limitati, dell’eccessiva istintualità; attribuire all’Io compiti e poteri eccessivi crea una situazione che, se protratta, può portare
ad una scissione della personalità di tipo nevrotico o schizofrenico e in ogni caso a frequenti comportamenti non guidati dalla volontà
(alla coazione) e quindi alla perdita di potere, tuttavia per una persona forte i segnali di questa esplosiva situazione interiore possono
anche essere l’occasione di rendersi conto in tempo del rischio che corre e dei propri errori e per riattivarsi subito al fine di ristabilire
l’equilibrio interiore servendosi di nuovi energie e punti di vista (a generare energia e vita è lo scontro tra l’istinto, le esigenze
dell’Io, la coscienza naturale e anche la morale convenzionale, come vale anche per altre energie nel mondo materiale).
Daenerys perde tutti i capelli nel rogo in cui nascono i draghi dopo la morte del primo marito e quando il drago nero la attacca dopo il
secondo matrimonio: in alcuni miti l’eroe perde i capelli a causa del calore infernale e da incubazione e “rinasce” simile a lattante nel
capo quando è ingoiato da un drago, una balena, ecc., perché quando la coscienza agisce esasperando i contrari e discende
pericolosamente nell’inconscio può esserne assorbita, così il corpo prende il sopravvento a causa della tensione tra opposti.
A liberare Daenerys dal matrimonio con un uomo a capo di stupratori, razziatori e schiavisti è invece la maegi proprio quando
Daenerys viene a contatto con il lato inaccettabile della barbarie dei Dothraki, come se la maegi fosse un suo strumento. La maegi è
stata troppo crudele, ma le sue rivendicazioni suonano giuste, segno che lei è una voce inconscia di Daenerys: la maegi è una strega,
perché ciò che proviene dall’inconscio ha spesso carattere numinoso o strano per la coscienza; è spietata, perché tutti i dinamismi
inconsci lo sono e perché rappresenta l’azione punitiva dell’inconscio al non perseguire compiti assegnati dal destino, e viene
bruciata in sacrificio per la nascita dei draghi perché nei miti è chiamata madre terrificante e assimilata al drago contro cui l’eroe
combatte (qui il drago dell’inconscio diventa benigno grazie al risveglio della coscienza e del ruolo attivo e non più sottomesso di
Danaerys) e perché riconosciuta come demone a causa dell’atteggiamento unilaterale che non tiene conto del sentimento (Jung
sottolinea che in Le tentazioni di Sant’Antonio di Flaubert i demoni argomentano con acume e dicono alcune verità o si presentano
come santi).

Come potete leggere in Psicologia e alchimia di Jung, il fiore azzurro sulla parete di ghiaccio nella visione di Daenerys nel palazzo
degli eterni indica il “fiore d’oro” dell’alchimia cinese e la “rosa” dell’alchimia occidentale nella versione che ne diede il
Romanticismo ottocentesco e rappresenta un luogo dove trovare amici affini per chi ha tanto vagato per vie non sicure e senza la sua
gente (chi si è distaccato dalla mentalità diffusa e dalla tradizione per assecondare o trovare la propria personale verità). Il passaggio
da una stanza all’altra attraverso porte di diverso aspetto nel palazzo degli Eterni può in parte ricordare il passaggio dell’anima
individuale nel corso dell’esistenza attraverso i pianeti della carta natale astrologica, ma solo così come la descrisse Origene
(rimando a La conoscenza di sé in Mysterium coniunctionis di Jung) in cui il pellegrino mistico attraversava la stanza di Saturno
attraverso una porta di piombo e così via: il viaggio di Origene aveva come scopo la conoscenza, l’accettazione e l’armonizzazione
dei tratti negativi e positivi del carattere avuto in sorte – magari mediante la vittoria su un “complesso” psicologico coattivo – mentre
il viaggio di Danaerys è nell’inconscio collettivo e le dà una conoscenza sovrapersonale, ma esso comunque fa parte del suo
vagabondare e dei suoi piani generali, che sono simbolo del divenire del Sé come la ricerca descritta da Origene. Il palazzo degli
Eterni è pericoloso e richiede istruzioni rischiose perché il dono che fa della veggenza non è spontaneo come lo sono ad esempio
quello che l’albero del cuore fa a Jaime e i sogni-visione dei draghi di Aemon, la cui cecità è da sempre nei miti accostata a veggenza
(gli occhi dell’Io spenti e quelli della mente aperti sono simbolo chiaro della profondità di alcune intuizioni concesse dall’inconscio).
Intuizioni profetiche ne ha anche il giullare di Stannis, perché il mare rappresenta l’inconscio collettivo in quanto il suo contenuto è
misterioso e profondo e i suoi moti comunicano un senso di eternità e atemporalità e tuttavia non del tutto prevedibili. Il palazzo
degli Eterni composto di tante stanze, la direzione nel percorrerlo e ciò che vi si vede sono tipicamente onirici e in Psicologia e
alchimia e altri testi sull’interpretazione dei sogni troverete indicato quanto segue al riguardo: nei sogni le stanze nella forma e nella
disposizione stesse indicano l’organizzazione della personalità oppure lo stato più o meno cosciente e meno sviluppato delle funzioni
psichiche (intuito, sentimento, pensiero, sensazione) del sognatore o l’equilibrio o squilibrio dei mandala spontanei (cerchi, quadrati e
altre figure geometriche protettive) quali rappresentazioni del rapporto tra la coscienza del sognatore e l’inconscio; la parte di
inconscio collettivo di ogni individuo e l’inconscio personale possono avere a volte visioni subliminali di ciò che la coscienza non
può o non può ancora conoscere; la direzione del movimento verso destra nei sogni indica che un contenuto inconscio cerca di
divenire cosciente e non trova troppa resistenza da parte dell’Io e il graduale divenire coscienti delle quattro funzioni psichiche,
mentre la direzione verso sinistra segnala il pericoloso procedere verso l’inconscio con il rischio di esserne sommersi e restarvi
intrappolati.
Gli Eterni vengono sconfitti dal fuoco del drago, come l’anima del marito Drogo viene liberata dal rogo della strega che porta alla
nascita dei draghi, come Daenerys si serve della nave sia come mezzo di trasporto sia come materiale con cui costruisce un “cazzo di
legno” nella battaglia che vince grazie ai “topi di fogna”, come Jon e Sam si abbandonano all’istinto frequentando i Bruti e gli
abitanti delle Isole dell’estate e come Bran e Jon sono aiutati dai metalupi: il chiaro messaggio è che avvicinarsi troppo all’inconscio
con le speculazioni intellettuali e il misticismo o provocandolo con eccessivi freni all’istinto è pericoloso per l’uomo e che i mezzi
per fuggire alle seduzioni e agli inganni che possono derivarne sono il rispettare e salvaguardare i confini (la “Barriera”, la ragione),
ma anche il calore umano, l’istintualità e l’intuizione; in altri termini si vuole ribadire che serve un intelletto versatile e collegato in
modo armonico alle altre tre funzioni psichiche, un intelletto che si può vedere rappresentato appunto dal modo in cui viene sfruttata
nelle diverse circostanze la nave di Daenerys (costruzione umana e quindi simbolo di metodo e riflessione qui, come spesso nei
sogni). Questo intelletto, vivificato dalla passione quanto equilibrato, in alchimia viene definito acqua “viva”, acqua “nostra”, argento
“vivo” o “fuoco” proprio per distinguerlo dall’intelletto astratto, dominatore e sprezzante senza criterio di ciò che ancora non
comprende. L’intelletto di questo tipo è in alchimia indicato come lunare o quale sale o lunaria (un albero di corallo bianco e rosso il
cui sale è chiamato “dolcezza dei saggi”) o acqua salata (come è detta la “terra” di provenienza del fratello vivo di Daenerys e come
le “lacrime” dell’albero portale del Forte della Notte): tutto ciò vuole evidenziare che la saggezza sta nel conoscere bene anche il lato
spiacevole di sé e nel consolare l’amarezza dei frutti della ragione grazie all’esperienza che dalle enormi delusioni deriva a volte
un’inconscia intensificazione e una notevole evoluzione del sentimento. Inoltre questo intelletto alimentato dal sentimento e
dall’intuito e consapevole delle radici anche oscure e poco nobili della personalità è rappresentato in alchimia come una soluzione
dissolvente ovvero separatrice di elementi: si vuole in tal modo ricordare che vanno superati gli atteggiamenti intellettuali irrigiditi e
le proiezioni inconsce della coscienza non evolutasi.
Che il viaggio in nave di Daenerys rappresenti quello interiore verso il Sé (verso le maggiori possibili totalità e armonia della psiche)
lo si può comprendere anche dal fatto che il mare è il più antico e noto simbolo dell’inconscio collettivo e la nave è un tradizionale
simbolo del mandala e della Grande Madre (mare e nave sono entrambi assimilabili all’utero, in quanto contenitori, e il sole sembra
nascere dal mare ogni giorno). “Madre” Daenerys viene più volte acclamata e si deve considerare che una dea madre antichissima è
associata alla giumenta e che il cavallo è simbolo del destino, del tempo e dell’energia e della veggenza dell’inconscio collettivo: non
è un caso che la cavalla sia d’argento come vengono definiti i capelli biondissimi di Daenerys e che la vita adulta e libera di Daenerys
inizi solo nel momento in cui riceve in dono la sua cavalla nel giorno delle nozze.
In Daenerys il matrimonio con un “selvaggio” Dothraki, le steppe dove cavalca, il suo camminare a volte a piedi nudi e il suo amore
per il mare (il suo legame con la terra, che è simbolo della fertilità dell’inconscio e degli istinti), il suo copricapo a forma di testa di
leone e il suo migrare come il sole insieme ai figli draghi (la sua natura di drago.leone) sono tutte rappresentazioni simboliche della
forza che origina dal legame con l’istinto e con l’inconscio, necessaria per resistere al gelo dei demoni del nord, quindi all’intelletto
tagliente e mortifero perché sradicato dall’anima e troppo preminente rispetto alle altre funzioni psichiche (considerate anche Donne
che corrono coi lupi di Pinkola Estes sul femminino selvaggio). Nella sua natura di bionda madre di draghi invulnerabile al fuoco
Daenerys ha in sé l’oro alchemico (quello dell’oro della fase dell’opus, del tesoro difficile da raggiungere, del lapis, della pietra
filosofale), ma ha in sé anche l’elemento di Mercurio e della luna regolatrice di acque e nel suo essere definita “nata dalla tempesta”e
nei capelli definiti argentei come la sua cavalla.
Una delle principali caratteristiche di Tyron è l’andatura claudicante: lo zoppo, spiega De Mari, è un archetipo molto antico (Achille,
Edipo, Giasone) e sta a indicare che solo chi conosce la sofferenza può curarla e che chi cammina sia nel mondo dei vivi che in
quello dei morti, come lo sciamano, nel parlare zoppica, perché si può solo balbettare se si parla contemporaneamente la lingua dei
due mondi: io posso ricordarvi il maestro malato di Eragon nel mondo degli elfi di Paolini, De Mari ricorda Dumbo, il vecchio film
Disney.
Leggendo il secondo capitolo di Psicologia e alchimia di Jung vi sarà chiaro però che anche Tyron rappresenta il Mercurio
dell’alchimia in quanto ha in comune molti aspetti con questo artefice dell’opus definito un ingrediente indispensabile ma quasi
vapore evasivo della soluzione bollente e quindi una preziosa ma a volte ingannevole guida (infatti è pericoloso sia avvicinarsi molto
che distaccarsi nei rapporti con l’inconscio e inoltre è vero sia che i contenuti inconsci tendono a sottrarsi all’integrazione della

coscienza sia che esiste un’aspirazione della natura a una maggiore consapevolezza e civiltà e un anelito degli individui alla totalità e
quindi anche al divenire completi): Tyrion è astuto e con qualcosa dell’archetipo del briccone; ha una doppia natura dato che il suo
aspetto e la sua eccessiva sensualità contrastano con i suoi carattere e doni intellettuali e che inoltre porta alla sua famiglia sia bene
(salvando la città e con altre idee utili) che male (uccidendo i genitori e danneggiando direttamente i fratelli e, indirettamente, i
nipoti): è nano e deforme (ad avere con Mercurio il ruolo di messaggeri nel mito, nelle fiabe e nella fantasy sono i nani e le figure
come Pollicino e i deformi e potenti Cabiri, figli dello zoppo e geniale Efesto padre di Ermete, e tutti loro mediano tra le potenze
inconsce e il mondo esterno, come, ad esempio, fanno i nani di Tolkien commercianti con gli elfi l’argento inalterabile alchemico
della rivelazione); è connesso a drago e leone, come Daenerys, e ciò fin dall’infanzia a causa della sua casata e dei suoi sogni di
riscatto sui draghi poi sfociati “casualmente” nell’incontro con i Targaryen (drago e leone sono attributi di Mercurio come lo sono del
diavolo, perché Mercurio/intelletto può distaccarsi dall’anima e dal sentimento e a causa di quanto ho già scritto sull’ambiguità di
Mercurio quale guida): è parricida e il padre è un simbolo frequente della mentalità diffusa e tradizionale o dell’intelletto freddo e
così limitante da sbarrare del tutto la strada all’anima e da inaridire al punto da rendere troppo vulnerabili agli infantilismi proprio
con l’eccesso nel rifiutarli senza criterio (la morte tra le feci e il sorriso persistente della salma di lor Tywin sono chiari simboli di
regressione all’infanzia e la causa della sua morte e la prostituta morta trovata con lui ricordano il suo disprezzo per l’istinto).
L’aspetto univocamente deleterio, a meno che non si consideri la visione d’insieme, di Mercurio è rappresentato invece dal versatile,
inventivo e mefistofelico intelletto di Ditocorto, la cui abilità nel procurare a sé e altri dell’oro allude al ruolo di Mercurio nell’opus
degli alchimisti e che del diavolo ha anche il pizzetto (faccio riferimento a Goethe, oltre che a Jung; peraltro spesso compare così
nelle allucinazioni e nei sogni) e gli abiti mutevoli nei colori come la pelle dei serpenti in un’epoca in cui si dovevano portare i colori
della casata in certe situazioni. Ditocorto, che ha fornito il coltello a Joffrey per il tentato omicidio di Bran, ha un po’ anche l’aria di
ciò che Jung chiamava Ombra e che nei sogni a volte ha l’aspetto di un uomo con pizzetto o armato di coltello.
Anche Jon rappresenta il dio Mercurio dai piedi alati, il Mercurio-drago e argento vivo alchemico, e anche per questo Jon è chiamato
corvo, ha occhi grigi come il metalupo dell’emblema degli Stark e, come Spettro, viene colpito dall’aquila dei Bruti quando il suo
terzo occhio si apre per spiare il popolo selvaggio, anticipando il suo ruolo di osservatore: egli diviene, come i corvi, messaggero tra
due mondi molto diversi (viene colpito alla fronte per analogia con i sogni di Bran durante il coma e gli incubi) e poi in alchimia
l’uccello che scende dall’alto è un elemento unificatore e qui infatti c’è un ampliamento della visione che presuppone l’abbattimento
di barriere preesistenti; un uccello che cala dall’alto indica anche un avvicinamento a un lato del carattere più terrestre, istintivo o
femminile e anche questo coincide con ciò che accade a Jon durante la sua permanenza tra i Bruti e con Ygritte (lo stesso significato
probabilmente ha la caduta delle rocce nel fiume che salva Jame, perché da quel momento i ruoli tradizionali si invertono e Brinnie
assume quello di protettore e Jame quello di persona fragile ed indifesa). L’insistenza sugli uccelli non dovrebbe stupire, dato che il
legame sano con l’inconscio comporta potenzialità spirituali e che in alcuni mandala dei testi di alchimia il Sè è un cielo-perla
circondato dalle quattro forze cosmiche. Jon diventa comandante grazie a un corvo, perché questo uccello è simbolo anche di
maturazione e saggezza (rimando a Il mondo incantato di Bettelheim).
In cielo invece Danaerys vede stelle e esse formano un volto che le parla di saggezza dopo che è volata via su Drogon, come una
cometa rossa appare alla nascita dei suoi draghi: stelle cadenti in alcuni miti e in alcune religioni sono spesso associati alla nascita e
ciò perché fuoco e luce sono fonte di vita e l’energia psichica emana calore e illumina, ma anche perché tutto ciò che cade a terra
richiama l’atto del coltivarla o calpestarla nel ritmo base dell’attività sessuale e dell’agire in generale creatori di vita.
Daenerys comprende i suoi errori e le loro motivazioni reali e ritrova la sua strada meditando sulla riva di un fiume e osservandovisi
riflessa e di nuovo l’acqua-madre è feconda e d’aiuto, come il drago che la nutre e la protegge (l’inconscio si è avvicinato alla
coscienza senza più essere una minaccia grazie all’introversione sana, cioè temporanea e volta ad uno scopo attinente con i compiti
del presente e futuri). E se il ruscello è per lei causa di malattia fisica, ben di peggio le sarebbe derivato dal cibo avvelenato dal
secondo marito, il capo delle Arpie (peraltro nel mito le arpie danneggiano davvero il cibo). L’acqua è un’importante fonte di
conoscenza personale profonda e sovrapersonale anche per Jaime, che ha perso la mano destra (la mano della direzione della
coscienza, del dominio dell’Io sicuro di sé e impulsivo, quanto la sinistra è quella delle vie dell’inconscio), ciò durante il bagno con
Brinnie e nel suo sogno-visione in cui lui e Brinnie si trovano rinchiusi in un buio sotterraneo allagato con le gambe immerse
nell’acqua e una spada luminosa in mano: in alchimia, come nei sogni, l’immersione nel bagno indica spesso unificazione nella parte
inferiore della personalità, l’acqua che sale dal basso avvisa che sta agendo Mercurio quale elemento unificatore (è infatti l’artefice
dell’opus) e l’immersione in acqua in generale può rappresentare che si avvia la soluzione di un problema e comprensione dopo lo
scioglimento degli atteggiamenti coscienti più rigidi, come se fosse una sorta di discesa nell’Ade buio che prelude a una rinascita
come dalla fase Nigredo in alchimia si arriva alle fasi colorate o alla Cauda Pavonis; l’acqua che sale dal basso è anche, in alchimia,
un equivalente dell’uccello che scende dall’alto e quest’ultimo denota in alchimia un amore spirituale, come quello che nasce tra
Jaime e Brinnie dopo il dialogo nel bagno; inoltre nei testi di alchimia si trovano raffigurazioni in cui fratello e sorella sono rinchiusi
in una casa di vetro (l’inconscio può tenere prigionieri in molti modi, non solo con la malattia mentale) ma hanno in entrambe le
mani un simbolo radiale trasmesso loro dallo Spirito Santo, come Brinnie e Jaime tengono la spada di luce per salvarsi; nella visione
di Jaime, Brinnie ripete di temere un orso, e ciò non solo rispecchia la situazione in cui lei si trova nella realtà nella fossa da
combattimento, ma rimanda al simbolo alchemico dell’orso, rappresentazione dell’aspetto pericoloso della materia prima,
dell’elemento ctonio nero (qui sono la paura di essere abbandonato e indifeso e i rimorsi di Jaime, simboleggiati dagli spettri del
sotterraneo) che può gremire ma anche essere lo stadio preliminare dei quattro colori che conducono al lapis e infatti per Jaime la
fossa con l’orso in cui viene lasciata Brinnie senz’armi è l’occasione di riscatto che gli consente un’evoluzione personale profonda
attraverso l’intuizione del suo bisogno di dimostrare nuove fedeltà. Peraltro uno dei modi in cui Jame si riscatta è regalare a Brinnie
una spada di materiale quasi magico e appunto di colori eccezionali di grigio, oro e rosso: l’oro rosso è il colore della fase ultima
dell’opus, della trasformazione del e operata con Mercurio-argento vivo e infine del cinebro quale principale minerale del mercurio e
un tempo classificato tra i rubini splendenti (fa pensare al raggiungimento del tesoro); forse a ciò peraltro sono dovuti i colori degli
occhi di Spettro e Estate. Per chiudere con ciò che riguarda Jame, Tuttavia sentirsi sollevare verso le stelle, come gli accade dopo la
mutilazione e i maltrattamenti, è paragonabile ai sogni in cui si lievita verso l’alto e che rivelano così inconsci impulsi suicidi
(Brinnie se ne accorge e per questo lo riscuote e gli ricorda i motivi per vivere) e attraversare un fiume è nei miti un antico simbolo
del prendere un’importante decisione, del cambiare vita, di rinascita o morte ed è importante anche, oltre alla caduta dei massi già
citata, la scena in cui in esso Jame si specchia appena evaso e nota di essere imbruttito, invecchiato e diverso ormai dalla gemella
(l’infedele e fredda Cersei): vedersi allo specchio nel mito può indicare il vedersi per ciò che si è realmente al di là delle illusioni
coltivate su di sé e della maschera usata nei rapporti sociali; questo osservarsi prelude al vedere anche la sorella più simile a ciò che
lei è davvero al di là delle menzogne di lei e delle tipiche proiezioni inconsce maschili sull’amata e, infatti, uno scontro decisivo tra

due fratelli avviene in seguito in bagno. L’acqua delle sorgenti calde del parco degli alberi del cuore, oltre che il sotterraneo dove
parla del suo tradimento, è il luogo della comprensione decisiva di sé e dei suoi desideri per Theon, che in grazia di ciò muta
ulteriormente (i cambiamenti fisici e mentali avvenuti in Theon a causa della tortura sono enormi e a ciò vuole alludere lo
scuoiamento di alcune zone del corpo che Theon subisce, perché nei miti lo scorticamento rappresenta la muta dei serpenti e quindi la
rinascita). Jung rileva che in genere acqua e albero, se insieme, designano in particolare proprio nostalgia e anelito ad una condizione
totalmente inconscia, quindi alla morte nella speranza che essa sia uno stato privo di dolore, paura e rimorso (albero e acqua sono
entrambi simboli materni), ma l’introversione riserva sempre sorprese e nel caso di Theon ha prodotto per lo meno il
ricongiungimento con la sua identità rammentandogli infanzia e adolescenza trascorsi anche al parco alberato e umido. Il vero nome
è germe di libertà: al problema del vero nome (il nome giusto è l’essenza di qualcosa e potere, perchè la conoscenza è fonte di potere
sul nominato) alcuni miti e libri fantasy hanno dato massimo rilievo, ma Martin vi dà un ruolo forse più contenuto (vi accenna
descrivendo la comunicazione tra i Figli della Foresta e il modo in cui i regnanti sottovalutano il pericolo proveniente da oltre la
Barriera), a meno che non si consideri in questa luce il passaggio da Sterminatore di re a Ser Jame nel modo in cui Brinnie si rivolge
a Jame e il proliferare smisurato di soprannomi e il fatto che gli schiavisti si facciano chiamare buoni o bravi e le loro città siano
definite libere. Questa epifania di Theon sulla sua reale identità è, in ogni caso, significativa e la rinascita di Theon ricorda quella di
Jame, dato che entrambe sono guidate da acqua e alberi (l’umido parco degli dei pieno di vapori, il bagno e il sogno fatto dormendo
con il capo sul ceppo di una albero diga). L’albero è simbolo materno perché protettore e molto utile alla vita umana e perché
rimanda all’albero genealogico, inteso come una sorta di progenitrice, e inoltre in molti miti l’eroe è rinchiuso nell’albero a
significare la sua rinascita: hanno insomma radici molto lunghe questi alberi del cuore resi “vivi e coscienti” da Bran e dai suoi
simili o dalla magia a protezione della Barriera e collegati all’eternità (l’albero portale dell’abbandonato Forte della Notte è peraltro
raggiungibile dalla cucina, che è noto simbolo dell’inconscio probabilmente in ragione del rapporto madre-allattamento/nutrimento).
Forse riguardo il sogno di jame c'è una vaga allusione ad un noto episodio biblico, quello in cui Giacobbe fa un sogno profetico in
viaggio dormendo una sera all'aperto con una pietra per guanciale e poi ritiene tale pietra abitata da spiriti e valorizza. Se Theon
comprende chi è e cosa desidera alle sorgenti calde tra gli alberi del parco degli dei, lo stesso accade a Jon attraverso il suo incubo su
Ygritte, le riflessioni nelle vasche da bagno e l’incontro tra la neve con Spettro ritornato al castello dopo la separazione e la proposta
a Jon di divenire lord Stark.L’acqua, la neve, è anche ciò che risveglia la consapevolezza di Sansa, che al nord ricorda chi è (una
possibile erede al trono, non la mendicante che la zia ritiene che sia) e comprende di poter essere forte e se stessa solo nel luogo in
cui è nata (non in quello offertole dalla Regina di spine).Davos ammette con se stesso le proprie colpe riguardo gli antichi dei e gli
omicidi della donna rossa riflettendo su uno scoglio abbandonato davanti al mare. A volte il risultato del contatto con l’acqua in
questo libro, nei sogni e nella vita è simile a quello di alcune pratiche di meditazione (qui un esempio è la preghiera al tempio di
Catelyn, che peraltro si rivolge a sette dei non casualmente, dato che 7 è numero attribuito da alcune tradizioni al divino e il numero
degli Arconti o pianeti regolanti il destino e che in alcuni testi di alchimia sono sette gli spiriti di dio contenuti nel Mercurio e
trasformati in Mercurio dall’opus, dove Mercurio è associato al creatore di luce e vita, il biblico verbo di dio); le persone che Catelyn
intravede o immagina nei volti informi delle statue delle divinità sembrano, del resto, avere un ruolo importante per la salvezza della
Vita minacciata dagli Estranei (hanno un compito sacro), a cominciare dall’odiato figliastro Jon.
Rinascite di tipo diverso sono quelle degli zombi come lady Catelyn e i risorti con l’acqua, altre rappresentazioni dell’inconscio
divenuto autonomo e quindi pericoloso, distruttivo.
Con parallellismo con quanto accade a Daenerys, una ferita da freccia accompagna Jon nella sua fuga dai selvaggi oltre la Barriera,
diversa solo in parte da quella di Danaerys dai selvaggi orientali e nel caso di Jon e Danaerys il colpo di freccia ha il significato che
ha in genere nei miti, nelle fantasie nei sogni: esso è una ferita alla vita più naturale vissuta dal suo istinto , alle illusioni sulla
possibilità che la sua relazione con Ygritte potesse avere un esito diverso, all’impressione di aver in parte tradito la confraternita e
che a molti sarebbe parso un traditore (è la fine dell’infanzia, che nel caso di Jon è un cambiamento improvviso anticipato e
simboleggiato, comè tipico, da un lampo sul lago, paragonato non a caso dall’autore a un a pugnalata). Forse perfino la morte per
ferita da balestra di lord Tywin ha qualcosa a che vedere con il distacco dall’infanzia di Tyron e la morte simile del fratello di Tywuin
ha rapporto con le illusioni di costui su Tywin nate nell’infanzia e non intaccate nemmeno dalla crudele e maledetta morte riservata
da Tywin a Robb e a sua madre e ai suoi soldati.
L’attardarsi di Danaerys e Jon tra i selvaggi è anche uno smarrirsi preludente a rinascita, mentre Bran è creduto morto o è introvabile
per chi lo sa vivo e Sam viene trovato da Manifredde quando si è perso oltre la Barriera : nel mito, nella vita e forse nei sogni lo
smarrimento è spesso una introversione durata troppo a lungo non proprio per decisione, perché nata con scopo diverso dalla
nostalgia o dall’aspirazione alla pace, e questo tipo di introversioni, una volta superate, portano ad una vita nuova perché arricchita
dall’immersione in se stessi, dato che ciò che di vivo c’è nell’inconscio si arricchisce così dei molti ricordi sopraggiunti e si potenzia
al punto da portare alla coscienza utili impulsi e ispirazioni, utili soprattutto perché adatti ad un nuovo orientamento nella vita resosi
necessario.
La cicatrice alle dita che accompagna Jon per lunga parte della saga è un attributo di quasi tutti gli eroi fantasy con un ruolo
importante e si può trovare qualcosa di analogo anche nei più noti libri di Tolkien, Ende, Pullman, Rowlin.
La piccola statura dei Figli della foresta, l’handicap e l’età di Bran e i suoi strani aiutanti, l’aspetto del nano deforme Tyron, l’aspetto
e il sesso di Brinnie e l’età e la timidezza del suo scudiero, l'obesità e la sensibilità di Samuel, la giovane età e l’infanzia misera di
figli illegittimi di re (mi riferisco soprattutto al fabbro amico di Arya) e principi cacciati da usurpatori (le sorelle Stark e soprattutto I
fratelli Targaryen) o traditi vilmente dopo molte vittorie meritate (la morte orribile di Robb) e l'aspetto piccolo e dimesso della porta
che consente a Danaerys di svoltare e trovare gli Eterni nel labirinto di Piat Pree sono motivi ricorrenti nei miti dove le forze creative
sono spesso personificate da persone piccole e piccolissime (esempi tratti dalla tradizione sono nani, Cabiri, Dattili e Pollicino e,
nella fantasy, gli eroi di Tolkien, gli alleati Tialys e Salmakia di Pullmann, il folletto e il satiro di Troisi e l’elfo Dobbin della
Rowling), deformi o di origini o infanzia o giovinezza misere (Aragorn, Eragon e Brom, Nihal, Will e Harry Potter, quindi i
protagonisti di tutte le saghe fantasy citate qui) oppure da oggetti meschini (la pianta Atheles nella celebre saga di Tolkien, la pietra
nella spada nella saga della Troisi, la chiave in Faust e nel primo libro della serie su Harry Potter e forse anche il santo Graal in
alcune versioni del mito) o ritrovati in condizioni meschine o pericolose (il libro e la spada in Harry Potter e i doni della morte) o con
nomi ridicoli (nella saga di Tolkien la spada elfica di Bilbo e Frodo è chiamata "Pungolo") e dove gli eroi spesso vengono traditi
(ricordo, a parte i casi simili nella mitologia antica, la morte per tradimento dell’eroe elfico un tempo a capo degli altri cavalieri nella
saga di Paolini): ciò accade in parte per l’affinità di tali simboli nelle dimensioni alle dita e quindi agli attributi sessuali (ai generatori
del processo creativo della vita e del potere e quindi, per analogia, ai processi inconsci di creazione artistica, di risoluzione dei
problemi e di maturazione); dare aspetto e infanzie miseri a molti dei personaggi principali mira in genere però forse soprattutto a

sottolineare segretezza e carattere elettivo del lavorio interiore, il fatto che la forza creativa non si manifesta in tutti, ma solo a coloro
che le obbediscono, e che il lavoro creativo è per certi versi straordinario ma si svolge ed è celato nell’interiorità (luogo interno, non
appariscente e misero per gli osservatori esterni) ed è un processo molto fragile (è avversato naturalmente dall’inconscio geloso ed
esposto a mille condizioni ambientali per il suo avviarsi e ancor più per la sua riuscita). Inoltre la psiche collettiva può apparire
insignificante quando si pensa che è una pluralità da cui costa tanta fatica differenziarsi e che si è formata per cumulo di molte
esperienze anche comuni ereditarie (anche per questa interpretazione e per quella precedente rimando ai capitoli 2 e 3 di Psicologia e
alchimia, oltre che a Simboli della trasformazione di Jung). Due ulteriori spiegazioni al riguardo sono la semplice constatazione che
le funzioni psichiche meno coscienti e sfruttate sono assimilabili a bambini e nanerottoli a causa del loro minore sviluppo e possono
sembrare adatte a mediare tra coscienza e inconscio proprio perché non interamente coscienti e il fatto che è l’infanzia l’età in cui la
mente è più vicina all’inconscio.
Riguardo alla profezia su Cersei, a quella sul corno e al segno della cometa rossa, occorre ricordare che quasi in ogni libro fantasy
c'è una profezia: essa in genere serve a dare speranza e a creare nel lettore un'illusione sulla certezza del futuro che in realtà sempre
manca a qualunque essere umano (per questo rilievo rimando a Il drago come realtà di De Mari).
Riguardo all'insistenza sui giuramenti e sul tradimento, occorre invece rilevare non solo che si tratta di un tema ricorrente in ogni
libro che tratti di cavalieri del passato e che tradimenti terribili sono presenti probabilmente in tutti i poemi epici, ma anche che il
rispetto delle promesse e la condanna di chi trasgredisce una promessa o ignora un divieto sono l'idea fondamentale attorno alla quale
sono costruite moltissime fiabe tradizionali.
Per quanto riguarda la “vera lingua dei Figli della foresta” bisogna approfondire il significato del vero nome, problema cui ho
accennato a proposito di Theon, Jame e dei soprannomi e anche un leitmotiv della fantasy. Bisogna di nuovo fare riferimento anche
all’Edda per comprendere l’insistenza sulla nominazione come mezzo di appropriazione del mondo: i veri nomi fondano le cose,
perché, radicandole nel passato, le confermano e distinguono dal caos e dalle false apparenze (a questo tema dell’inganno spesso
celato nell’apparenza vanno riportati i molti travestimenti e i molti tradimenti sparsi nell’Edda e in tutta la saga di Martin). Vi ricordo
che il leitmotiv dell'intero La storia infinita (M. Ende) è proprio il tema del trovare/dare il nome giusto a ogni cosa al di là di ogni
menzogna individuale e collettiva e di ogni fraintendimento. Se è poi Il ciclo dell'eredità di Paolini a insistere maggiormente sul tema
del vero nome tra i libri fantasy che conosco, tenete anche presente che nella celebre saga della Rowling su Harry Potter di continuo
si insiste quasi in tutti i libri sull'opportunità di chiamare col suo nome e senza perifrasi il mago oscuro Lord Voldemort (nell'ultimo
libro invece si richiama l'attenzione sull'importanza di non rimuovere o, meglio, di non tacere per rabbia il nome di un caro amico del
cui tradimento non si sia certi). Dare il nome giusto alle esperienze è del resto possibile solo attraverso la cultura e la riflessione su di
esse resa acuta e obiettiva attraverso i libri giusti ed è grande l’effetto distruttore della confusione, delle illusioni, delle menzogne e
della falsa propaganda: se in molta fantasy, nei miti tradizionali e nelle credenze di molti primitivi il nome è magico, ciò è dovuto al
fatto che dare un nome è davvero un atto creatore e guaritore, il che è davvero uno dei concetti chiave di molti libri straordinari
(come La storia infinita di Ende) e utili (come Il taccuino d’oro di Lessing). La lingua degli elfi (la “vera” lingua, una smarrita lingua
universale) ha qualcosa a che vedere innanzitutto con la musica (l’arte umana sviluppatasi prima del linguaggio articolato secondo
Darwin), con cui è possibile appunto comunicare con tutti ma senza sapere bene come la comunicazione avvenga e senza prevederne
gli esiti su individui diversi, come se si fosse smarrita la chiave un tempo nota di questo linguaggio (col quale peraltro è possibile
influenzare anche le piante); del resto, il ritmo ha rivestito un’importanza fondamentale in tutte le culture primitive. In alcuni libri di
Tolkien la musica è all'origine del mondo, secondo la mitologia celtica dell'altomedioevo. Gli elfi ovviamente sono anche simbolo
della primavera fecondante (ogni primavera è giovane e nuova e insieme antica come gli elfi), ma con un alone di mistero, perchè il
mistero avvolge sempre l'inconscio. Linguaggi universali dimenticati sono però soprattutto quello onirico (con simboli e schemi
precisi e ricorrenti, anche se variabili in parte da individuo a individuo) e in generale quello delle leggi dell'inconscio (la sua
conoscenza non superficiale e efficace richiede davvero un lungo processo di apprendimento). Se la lingua della ragazza antica
incontrata da Bran tra i ghiacci ha tono musicale, nella saga di Paolini il canto degli elfi è gioioso e favorisce l’accoppiamento degli
animali e di tutti gli esseri come il canto degli uccelli, ai quali assomigliano anche per la rapidità, la grazia, la possibilità di volare
(attraverso i draghi o la magia) e la “diversità” (rimando a Elogio degli uccelli in Operette morali di G. Leopardi, soprattutto per
quanto riguarda la funzione degli uccelli rispetto alla fertilità di tutto quanto è in natura). La figlia della foresta che aiuta Bran è
adorna di foglie forse anche per alludere all'Anthropos, che, alcuni miti raffigurano ricoperto di foglie per esprimerne il carattere
autogeno, privo di impulsi egoistici, libero; la sua forza e soprattutto la sua età e longevità associate alla sua bassa statura ricordano le
personificazioni mitiche del Sè volte a rappresentarne la natura altra rispetto a ciò che fa parte del mondo limitato spazialmente e
temporalmente della coscienza.
Il potere della vera lingua è in relazione con l'impossibilità di mentire davanti a un albero del cuore, con quella di poter osservare
dagli occhi di alberi e animali (anche in volo) e con la capacità dei metalupi di percepire la menzogna altrui. É degno di nota che il
termine "spell" in inglese antico indica sia una vicenda narrata sia una formula di potere sugli uomini viventi. La comunicazione è un
vantaggio nella sopravvivenza e il non poter comprendere se chi parla è sincero nè poter comunicare con gli animali è sempre stato
avvertito come un limite, una sorta di condanna. La vera lingua, l'antica lingua, nei libri fantasy ha sempre il potere di ridurre le
distanze dell'uomo dal regno animale e dagli altri uomini, che ciò avvenga grazie all'obbligo alla sincerità o al potere di leggere nel
pensiero o di spiare non visti di coloro che la apprendono. In Albero e foglia Tolkien nota che "altre creature sono come altri reami
che l'uomo vede solo a distanza essendo con loro in guerra o precario armistizio (...) Il merito delle fiabe è di soddisfare alcuni
desideri primordiali, soprattutto quelli di sondare le profondità dello spazio e del tempo e quello di avere comunione con altri esseri
viventi, comprendere il linguaggio di animali e alberi." Questo tema è in rapporto con l'origine del mito dell'anello di re Salomone
biblico, che permetteva di comprendere il linguaggio degli animali e con altri miti simili. Ovviamente dietro all'immagine del
metalupo selvaggio che fiuta la menzogna e riconosce che cosa per il suo padrone è giusto o in accordo col destino prima di lui c'è
anche l'idea che le rivelazioni delle nostre percezioni subliminali da parte dell'inconscio sono spesso più esatte di ciò che percepiamo
con l'attenzione cosciente. Tutto questo è in rapporto però anche con il tema tipico del genere fantasy degli aspetti positivi della
menzogna e quindi con l’anello che rende Roran invisibile nella saga di Paolini e con l’anello del potere di Tolkien, ma di anelli
simili se ne trovano in diverse fiabe e leggende moderne e antiche (ad esempio è tale l’anello del re Gige, antico regnante della
Lidia), insieme ad altri strumenti analoghi (i mantelli elfici che si mimetizzano dei componenti della compagnia dell'anello di Tolkien
o il mantello dell'invisibilità di Harry Potter): ciò che rende invisibili è la disponibilità a mentire quando serve a salvare verità
definitive come la sacralità della vita (questa spiegazione non è mia , ma la trovate nel saggio citato della De Mari al capitolo 9).
Nominare fatti e cose richiama in vita tali fatti e cose grazie al potere dei segni (magico è quello delle Rune nell’Edda) e per
analogia: l’analogia è alla base sia della paraetimologia (un procedimento abituale che contribuisce spesso a mantenere vivi i miti) sia

della magia dei riti primitivi (in quanto tale è studiata ad esempio in Il ramo d’oro) sia delle figure e perifrasi della poesia (quello
poetico è un linguaggio cifrato, segreto come il sapere divino dei nomi), compresa quella epica (l’Edda è tale e è dai poemi epici che
provengono le storie tanto citate da Martin nei capitoli incentrati su Bran). Esiste anche la "menzogna sincera" dei narratori di grandi
storie e del resto chi conosce la vera lingua sembra avere qualche affinità con gli scrittori anche in altri libri fantasy (il padre
dell'Eragon di Paolini è sia un cavaliere di drago che un bardo, come i protagonisti di Pullman ed Ende diventeranno scrittori come il
Sennar della Troisi e il Frodo di Tolkien scrivono infine la loro vicenda). Vi faccio notare che in astrologia il segno sagittario ha
attributi tradizionali molto simili a quelli associati agli eroi fantasy, tra i quali i seguenti certamente: drago e spada come principali
associazioni mitiche, idealismo, simbologia legata in parte alla rinascita dall'inverno e appunto genio (spesso nello scrivere) e buona
mira con le armi e con le parole.
Il percorso di Bran serve a Martin per ribadire il ruolo e il potere della memoria, della parola, della letteratura: anche nell’Edda colui
che beve alla fonte che si trova nella terra dei giganti (che richiama l’oltrebarriera di Martin) sotto a una delle radici del Frassino (nel
mito dell’Edda albero della vita e della morte, che non può non far pensare agli alberi del cuore e agli “alberi diga” del culto nordico
immaginato da Martin, alberi tra le radici dei quali Bran incontra il suo maestro) diviene saggio (acquista infatti il nome di Mimir,
che richiama etimologicamente la “memoria”: Odino, nell’Edda, avrà l’aiuto del saggio Mimir, come Bran ha l’aiuto del “grande
Corvo dal terzo occhio”).
Quanto all’immagine del lupo alato incatenato e da liberare e lasciar “volare” associata a Bran nella visione del Piccolo nonno, si
deve ricordare il mito nordico dell’eterno ritorno e anche la rappresentazione in alchimia dell’anima del mondo (Anthropos) come
incatenata nel caos/uovo e poi liberata da Mercurio/aquila, nochè quella di un antico testo religioso di un falco volante via dall’uovo
e quella, ancora alchemica, di una scintilla imprigionata nel mare; comunque si deve considerare anche che l’alchimia rappresenta
Mercurio come drago alato e anche non alato, perché lo ritiene composto di elementi sia spirituali che terrestri e, in effetti, Bran è
“vissuto” anche nel suo lupo e la madre di questo metalupo era stata uccisa da un unicorno (istintualità dell’elemento animale e
femminile del lupo si uniscono allo spirituale e al logos generatore di cui l’unicorno è simbolo). Nel mito corpi incatenati e dormienti
nell’Ade rappresentano uno stato inconscio o di coscienza insufficiente. Lo sviluppo di “ali” (la creatività e l’intuizione spirituali) in
Bran è comunque una compensazione, proveniente dall’inconscio, della lesione della sua istintualità (le gambe e in generale la parte
inferiore del corpo indica gli istinti).
Forse non è privo di significato nemmeno il fatto che Bran sia paralizzato e non mutilato, dato che l’opera di Martin abbonda di
mutilazioni fisiche al punto da infastidire: si tratta di mutilazioni interiori, quindi di pensieri non sviluppati interamente, non
assimilati dalla coscienza e non pesati con razionale equilibrato giudizio, perché non è mai possibile completare il processo di
integrazione della parte inconscia di sé. Molte figure mitiche bisognose di essere liberate, nel senso però di “redente”, hanno metà
inferiore del corpo nella forma di serpente. Il fatto che Bran sia un bambino fa sì che egli richiami il fanciullo d’oro, noto simbolo del
Sè: è l’unità degli opposti e la rinascita, perché questa figura, tipica di miti e religioni, indica inizio e fine e Bran sembra un cadavere
risorto nello spirito una volta preso il suo posto accanto al corvo veggente tra le radici del sottosuolo (i bambini sono, infatti, un
divenire e esistono psichicamente anche prima dello sviluppo della coscienza vera e propria, come forse esisteranno come entità
psichica anche dopo la morte cui si accompagna la dissoluzione della coscienza almeno così come si è evoluta). Peraltro Mercurio è
raffigurato anche come vecchio e bambino insieme (caratteristica in linea con quella dell’ermafrodotismo). L’età di Bran però resta
simbolo anche di quanto ho già scritto a proposito della statura di Tyrion e di due degli aiutanti di Bran, della bruttezza e stranezza di
Brinnie, ecc. (i motivi per cui la pietra stessa, tesoro degli alchimisti, era definita di aspetto meschino e vile nonostante la sua
potenza).
Il fatto che Bran sia spesso chiamato principe può essere un ulteriore riferimento all’opus alchemico perchè Bran è un bambino e
all’opus dovevano collaborare anche le forze inconsce creative, rappresentate da essi, ma anche perché il risultato ideale dell’opera
era definito “figlio di re” per indicare che il Sè (la personalità nella sua totalità) è come un uomo nuovo: esso viene a sostituire il
padre, il precedente individuo il cui Io era arrogante o debole e in ogni caso poco consapevole e incapace di un equilibrato utilizzo
delle funzioni psichiche.
Tutti i fan di Martin sanno che Jon non può morire, nonostante le numerose coltellate ricevute, e il cadavere riportato in vita è infatti
un simbolo di rinascita e di una fase dell’opus alchemica che porta al figlio di re ora descritto.
Quando Sam uccide il non-morto infilandogli in bocca un residuo di legno ardente ripercorre il motivo mitico dell’eroe che accende
il fuoco dentro il ventre del mostro, magari per poter vedere (trionfo della coscienza) proprio come Bran quando assume la doppia
vista tra le radici degli alberi diga nel sottosuolo (simbolo dell’utero e della madre, quindi dell’inconscio veggente). Dopo aver ucciso
il non-morto, Sam trova ad aiutarlo molti corvi, come è un corvo ad aiutare il suo amico Jon a divenire capo della confraternita, e ciò
perché in alcuni miti l’eroe, dopo aver ucciso il mostri dall’interno, trova ad aiutarlo un uccello; peraltro poi spesso tale uccello si
leva a volo sull’acqua a indicare rinascita, come Sam, salvatosi grazie anche ai corvi, dopo il ritorno al castello attraversa il mare per
diventare maestro, medico: è ciò che risulta necessario nella situazione del momento, ma anche ciò cui da tempo aspirava senza
sperarvi a causa del padre, come per Tyron andare in oriente è sia una fuga obbligata che il realizzarsi di un desidero intralciato dal
padre o dalle illusioni sull’eredità del padre (si compie così il proprio destino, divenendo se stessi al di là dei freni che hanno radici
nell’infanzia).
Accarezzare un animale che faceva o fa anche paura nei miti ha il significato di un superamento dell’infanzia e delle tendenze alla
regressione: all’arrivo alla Barriera è un liberarsi del passato il gesto affettuoso di Sam con Spettro mentre in lacrime ricorda i
maltrattamenti subiti durante la crescita e si accorge di essere leccato dal metalupo e della sincera compassione e dell’ascolto di Jon. I
lupi giganti sono personaggi chiave nel mito dell’Edda, come ho già scritto, insieme a giganti e nani (si trovano anche nella fantasy
di Ende e in molte altre) e corvi messaggeri. I fratelli Stark e Jon sono sostenuti dai loro metalupi finché non se ne separono per
scelta (solo Sansa ne è separata da altri) e nel caso di Robb e Jon la separazione porta alla loro aggressione fisica: se l’eroe nel mito
ha spesso due madri, una di esse a volte è un animale dalle caratteristiche straordinarie; inoltre un eroe molto abile nei miti spesso
cade a causa di qualcosa di apparentemente insignificante (l’opus alchemica richiede costanza e non porta a risultati con certezza). I
cani discendenti dai lupi sono compagni e aiuti nella generazione (es, nel mito egizio solare) o nella caccia (es. per dee della terra o
della luna). I “metamorfi” non si identificano semplicemente con i licantropi, perché, potendo la loro coscienza pervadere alberi e
animali, essi rimandano, come i “non-morti”, ad aspetti fondamentali della cultura primitiva, dato che molti popoli primitivi
“animavano” il mondo naturale e si sentivano spiati e assediati dagli spettri dei parenti defunti e degli uomini uccisi dalla loro tribù:
soprattutto nei boschi e di notte solo il riunirsi attorno a un fuoco poteva farli sentire protetti (al riguardo potreste leggere anche solo
I mari del Sud di Stevenson).
I non-morti e gli Estranei rappresentano anche la morte che si autonomizza (il contrario del mito i Proserpina), una sorta di "danza

macabra" come quella che comparve in epoche passate di genocidi come la nostra (rimando all'ultimo capitolo del saggio della De
Mari): i genocidi e la minaccia della fine del mondo compaiono in molti libri del genere fantasy a cominciare dal capolavoro di
Tolkien (la saga che conosco in cui questi temi sono più sviluppati è Le cronache del mondo emerso di Licia Troisi) ed è uno dei
motivi del successo che oggi ha questo genere letterario. Nella maggior parte dei libri fantasy i personaggi impegnati nella difesa
non cercano nemmeno di discutere con gli orchi, i Nazgul, i Ra’zac , ecc. e anche quando alcuni di loro vengono analizzati e
compresi (è il caso dei Fammin della Troisi) essi vengono combattuti e fermati con le armi: la De Mari commenta questo
comportamento affermando che dove c'è una psicosi di massa e si sono persi fin i primi fondamenti della morale non è possibile
risolvere i problemi con il dialogo. C'è infine un legame tra Estranei, non-morti, il dio rosso, la voce del "dio" cui fu sacrificato Varys
da bambino e il dio sconosciuto (il settimo degli dèi dell'Occidente non nordico): in una scena ambientata in un tempio il dio
sconosciuto è dipinto con tratti un po' deformati, volto nero e occhi brillanti "come stelle" e così vengono rappresentati i non morti
oltre la barriera e ci appare il cielo di notte (il simbolo più inflazionato ma "efficace" di ogni alto e oscuro enigma, dal mistero della
morte a quello del male, delle leggi dell'inconscio e dell'intima estraneità degli individui). Gli Estranei e in parte anche le loro
creature hanno molti aspetti in comune con gli spettri come Durza e soprattutto con i Ra’zac (definiti come alieni, incubi e predatori
del genere umano) della saga di Paolini, che rappresentano panico e depressione, quando causano la paralisi del corpo e della mente:
per questi effetti, potete leggere, tra i tanti esempi possibili, il passo di Il processo di Kafka in cui K. non riesce ad andarsene dal
tribunale, quello in cui non riesce a scrivere e quello in cui decide di non recarsi in campagna con lo zio; oppure potete leggere il
passo in cui i due protagonisti di 1984 di Orwell non cercano di scappare quando è imminente la cattura; forse possono essere
accostati ai “dissennatori” nella serie di Harry Potter, agli spettri della saga di Pullman, al Lupo e al Nulla del capolavoro di Ende e
ai cercatori dell’anello di Tolkien.
A proposito del rapporto con i cattivi odori di Reek e Ramsey può darsi che qui ci sia anche un rimando indiretto alla analogia
esistente tra odori e emozioni e al fatto che molti animali avvertono come cattivo odore la paura anche umana, come in altri libri del
genere fantasy è sottolineato attraverso l'invenzione di esseri maligni dall'odore terribile e paralizzante: i Ra’zac di Paolini,
corrispondenti alle cavalcature alate di Sauron, sono descritti così e peraltro sono definiti alieni provenienti dal sottosuolo della luna,
che è tradizionalmente associata all'emotività.
Il fuoco verde compare anche in Il signore degli anelli e in Queste materie oscure, dove si trova anche il fuoco resistente all'acqua. Il
verde è il colore più spesso associato alle potenze inconsce, perchè è quello associato alla vegetazione (la terra è madre come
l'inconscio) e del serpente: il verde è un colore associato alla magia benefica (ad esempio gli occhi di Arya sono verde intenso nel la
saga di Paolini, il fuoco di Gandalf è verde in quella di Tolkien) o all'ira dei malvagi (se nel capolavoro di Tolkien gli occhi di Smigol
avvampano di verde quando la sua personalità malvagia prende del tutto il sopravvento, molti personaggi malvagi fantastici hanno
occhi o pelle di color verde, come verdi sono spesso gli occhi dei nati sotto il segno dello Scorpione), perchè l'inconscio è misterioso
e non è umano e può salvare come distruggere proprio come le forze della natura.
Ci sono RIFERIMENTI AL GENERE EPICO: il banchetto-sposalizio in cui muoiono Robb e i suoi ricorda l’episodio simile del re
Storno e del re Fingal nei Canti di Ossian; il tradimento degli ospiti nel castello mi ricorda gli episodi finali di I Nibelunghi, sebbene
la vicenda vi si concluda nel modo opposto, oltre che il banchetto del re Atli nell’Edda. Ci sono RIFERIMENTI AL GENERE
CAVALLERESCO E AVVENTUROSO, infatti alcuni dettagli fanno pensare a Ivanhoe di Scott e soprattutto a Re Artù e i cavalieri
della Tavola Rotonda di Malory: nomi, soprannomi, espressioni, colori delle armature, tecniche di combattimento con lancia, mazza
e spada, mischie e altre prove ai tornei, giganti, profezie (cfr con quella del corno o con quella sulla morte di Cersei), destini con una
sorta di contrappasso per quanto non sempre morale (cfr. con la perdita della mano di Jamie, che aveva storpiato Bran e fu sul punto
di mozzare la mano a Arya, o con la morte del torturatore “guitto” dei villaggi, che ascolta, a ogni ferita inflittagli, le frasi
pronunciate durante i suoi crimini, o con il morso ricevuto da Brinnie dopo aver staccato l’orecchio di chi aveva tentato di stuprarla o
con la morte ridicola e infamante al bagno e con una prostituta nel letto e l'odore e il sorriso accentuato del cadavere di lord Twin
poco prima che sua figlia fosse umiliata nuda per la strada con lo stesso destino che lui aveva deciso per la concubina del padre, del
quale si era tanto riso che lui, il figlio erede, non aveva mai voluto sorridere), episodi come quello della schermaglia di Bellamano e
Lynet, dove, nonostante la sfiducia, i motteggi e gli insulti di lei, il cavaliere valoroso pazientemente la protegge e porta a termine il
viaggio insieme per via del giuramento fatto (cfr con il ritorno di Jamie sotto la protezione di Brinnie) o come quello in cui Palamede
supera se stesso al torneo perché vuole incoronare Isotta come la più bella dama presente da vincitore (cfr. con la conquista della
moglie da parte di Mormont), quelli dove parti del corpo sono tagliate via e appese al collo in viaggio (cfr. con il percorso a cavallo
di Jamie con la propria mano mozzata appesa al collo), si duella per discolparsi o per discolpare qualcuno sotto processo (cfr. con i
duelli in difesa di Tyron o Cersei e quello tra Clegane e lord Dondarrion), ferite sono inferte da spade con la lama avvelenata (cfr. con
la morte causata dal veleno del maggiore dei Clegane) o si imprigiona qualcuno sotto processo senza lasciarlo dormire (cfr. con il
processo a Cersei) o si uccide con il coltello "Misericordia" (cfr. con le morti del bruto precipitato dalla barriera di ghiaccio e del
ragazzo della locanda ferito da Arya finiti con una pugnalata al cuore così chiamata). Il gran numero di vicende incentrate su figli
illegittimi di re, figli adottivi e figli scambiati è un leitmotiv della letteratura cavalleresca, avventurosa e fantasy (pensate ad Artù e ai
suoi cavalieri o a Robin Hood, ma anche a Eragon – il personaggio di Paolini –, a Nihal – il personaggio della Troisi – e a Harry
Potter), ma Jung notò che l’avere doppi genitori è un attributo tipico dell’eroe (una caratteristica dell’archetipo dell’eroe nella mente
umana) e potete riscontrare questa caratteristica in molti eroi. Per quanto riguarda il personaggio di Hodor, c'è da rilevare che il
personaggio del gigante buono e tardo si incontra molto di frequente nei libri per bambini e ragazzi (la serie sui Moschettieri di
Dumas e La principessa sposa sono solo i primi libri che mi vengono in mente). Per le scene di battaglia sicuramente le fonti di
ispirazione di Martin sono molte e tra queste credo ci sia il bel classico medievale La chanson de Roland, ricco di dettagli realistici e
ben scritto. Tra i libri recenti, un punto di riferimento per Martin sembrano essere stati i libri di Wilbur Smith (es. Monsone,
soprattutto per le descrizioni di duelli, navigazioni e incontri con i mercanti di schiavi e per il tema della rivalità e degli odi
irriducibili tra fratelli).
Ci sono riferimenti precisi anche a DATI DI FATTO STUDIATI ANCHE IN EPOCA RECENTE. La parola ha carattere magico non
solo per le culture primitive, ma anche per i bambini attuali e il fascino e il potere guaritore della letteratura si basa anche sulla
conservazione a livello subconscio di tale mentalità istintiva negli adulti (rimando al capitolo La magia della lettura di Imparare a
leggere di Battelhem e Zelan o a tutto il libro). La filosofia del linguaggio interessa molti aspetti e ha impegnato studiosi anche in
tempi recenti (rimando alle dettagliate pagine di Wikipedia (rimando alle dettagliate pagine di Wikipedia sull'argomento). Bisogna
considerare i metamorfi anche in relazione al rapporto particolare degli Stark con i loro meta-lupi e ricordare che la telepatia tra

animali (soprattutto tra lupo solitario e branco lontano) e tra persone (soprattutto, ma non solo, nelle coppie di conviventi, che
possono involontariamente trasmettersi pensieri e fare lo stesso sogno notturno), casi di contatto a distanza tra cani o gatti e i loro
proprietari (il contatto si è reso evidente a causa del comportamento dell’animale, a una data ora del giorno, in corrispondenza con
quanto accadeva al padrone lontano) e l’esistenza di ragioni profonde della preferenza emotiva delle persone per cani o gatti
(soprattutto l’odio e il disprezzo molto comune per i gatti e il quasi altrettanto frequente timore eccessivo dei cani non sembrano
essere casuali, e non è del tutto senza fondamento nemmeno il luogo comune secondo cui certi cani finiscono col somigliare molto al
padrone: l’inconscio dell’uomo sembra trovare qualche corrispondenza e possibilità di legami sotterranei con quello di questi animali
vicini all’umanità da millenni e la legge di attrazione forse a volte davvero avvicina a un individuo un certo animale, una certa razza
di cani/gatti, un certo cane/gatto in una cucciolata). Può non essere del tutto indifferente confrontare il carattere di Samwel Tarly con
la descrizione degli uomini con il complesso materno positivo di Jung (rimando a Archetipi e inconscio collettivo). I particolari della
saga sono realistici anche riguardo fatti minori apparentemente inverosimili, come ad esempio alcuni tratti dei personaggi che
ricordano la descrizione che Erik Fromm fa del carattere “anale” e delle personalità necrofile in Psicanalisi dell’amore, quali i
seguenti: l’odore cattivo ineliminabile del servo Reek, che infatti è cosa possibile (esiste una malattia che dà odore di pesce a ogni
fluido corporeo indipendentemente dall’igiene e dall’alimentazione e in rari casi si tratta di un odore molto forte); la crudeltà
eccezionale, l’aspetto e la predilezione per i cattivi odori del suo padrone Ramsey; il vivere tra la sporcizia, il lavoro di boia, la
freddezza e il pallore e in generale l’aspetto di ser Ilyn Pain; gli occhi chiarissimi e l'ossessione per il benessere intestinale e le
sanguisughe (per feci, malattie e sangue!) di lord Bolton, il signore con un uomo scuoiato come emblema. Il fatto che gli incendi
eccitassero re Aerys anche sessualmente mi ricorda invece le riflessioni di Jung sul rapporto tra fiamma e libido e sui piromani che si
masturbano osservando gli incendi.
Come la saga di Paolini riprende episodi descritti peraltro in La guerra gallica di Cesare e in Vite di uomini illustri di Nepote, anche
in quella di Martin ci sono chiari e interessanti RIFERIMENTI AI FATTI STORICI e del resto ho l’impressione che le principali
fonti di ispirazione di Martin siano noti autori di romanzi e drammi storici (Scott e Shakespeare) e quei resoconti storici e saggi che
riportano terribili torture e intrighi in pace e in guerra e una compresenza e un avvicendarsi di regnanti dal brevissimo regno che
ricordano quelli da lui descritti, come i seguenti: Wikipedia e le altre descrizioni attendibili sulla guerra inglese detta delle Due Rose
tra York e Lancaster, che fu scenicamente rappresentata dall'ora menzionato Shakespeare; le prime due Verrine e quella intitolata
Punizioni corporali (Cicerone); Annali e Storie di Tacito; I dodici Cesari di Svetonio; i libri di Tito Livio; il primo libro della Storia
augusta; Wikipedia sugli imperatori romani, sui tiranni siciliani e greci antichi, sui Vandali, su Alarico e i Goti, su Attila e gli Unni,su
Gengis Khan e soprattutto Tamerlano e i Mongoli; le pagine sulle torture, legalizzate o meno, in uso nel passato remoto e recente che
si trovano ad esempio in molti scrittori che scrissero delle colonie americane ed europee (Simone de Beauvoir, Maupassant, ecc.) e in
autori come Seneca, Apuleio, Montaigne e Voltaire. Nel undicesimo e dodicesimo libro della saga si fa riferimento a consuetudini che
hanno un riscontro storico che si può verificare e approfondire anche online: il diritto della prima notte era prassi in epoca feudale,
mentre la caccia all’uomo fu praticata anche nel secolo scorso su indigeni e schiavi in America e Australia, come già nell’antica
Sparta e probabilmente altrove. Quanto alla schiavitù, la crudeltà verso gli schiavi nei paesi dove era ed è praticata la schiavitù è
ampiamente documentata. La ghettizzazione di chi contrae la malattia contagiosa che trasforma in pietra ricalca ovviamente quella
che sempre hanno subito nella storia lebbrosi e appestati. Per conoscere la lebbra consiglio Wikipedia, ma per conoscere la peste
consiglio di leggere la sua descrizione in Storia della guerra del Peloponneso di Tucidide (la migliore) e poi anche quella di
Manzoni (in I promessi sposi), Poe (in un racconto ispirato al libro di Manzoni) e Camus (in La peste). La consuetudine di sposarsi
tra fratelli nelle famiglie reali ha antecedenti nei popoli antichi (in Egitto i Faraoni). L’usanza di tenere ostaggi a corte e quella di
“provare” la propria innocenza combattendo in “singolar tenzone”o facendo impegnare un altro consenziente in un duello sono
realmente esistite in passato (nel Medioevo). Il ruolo decisivo svolto dallo spionaggio facente capo a Varys e la sua enorme
estensione possono essere inquadrati con conoscenze storiche precise, come quelle raccoglibili almeno dai seguenti libri: Annali
(Tacito); Il re sole (Simon); Memorie d'oltretomba (Chateaubriand); La scuola dei dittatori (Silone); Buio a mezzogiorno (Koestler);
Wikipedia e le pagine di Il taccuino d'oro (Lessing) su meccartismo e stalinismo; I persuasori occulti (Packard); notizie online sulle
schedature dei dipendenti delle aziende o al limite il capitolo relativo di Non ho parole (Goldoni). É un fatto accertato anche la
pratica di trasformare uomini in eunuchi. La "passeggiata" di espiazione di Cersei trova un corrispettivo in pratiche del passato
(avendone tempo, mi piacerebbe verificare se fu un avvenimento realmente accaduto anche quella della duchessa di Gloucester
Eleonora all'epoca della guerra delle Due Rose di Enrico VI – parte seconda – di Shakespeare). Riguardo alla vicenda di Robb,
considerate che le conseguenze della rottura del fidanzamento tra figli o fratelli delle famiglie regnanti in Stati che avessero deciso di
cementare così un’alleanza sono state spesso in passato effettivamente gravi (un esempio noto è la rottura tra Riccardo Cuor di Leone
e Filippo Augusto, la cui sorella fu rifiutata dal primo dopo che il fidanzamento era già ufficiale: le conseguenze per le guerre di
Riccardo in Oriente furono di un certo peso, perché egli già non aveva molti alleati e questi non erano uniti, come nel caso di Robb;
se i drammi storici di Shakespeare sulla guerra delle Due Rose sono attendibili, ve ne potete trovare un altro esempio nella vicenda
del futuro Edoardo IV descritta nella terza parte di Enrico VI). Il banchetto-tranello in cui muore Robb con i suoi soldati e parenti non
è un’invenzione priva di realismo e posso rimandarvi almeno a un episodio simile tratto dalla storia degli Unni (Wikipedia riporta
questo e altro di Attila!) e a un tentativo analogo nella storia dei Mongoli (rimando a Wikipedia sull’impero mongolico), mentre un
video su You Tube incentrato sulla saga cita episodi simili della storia scozzese, se non sbaglio, a cui Martin sembra essersi ispirato
anche per l'episodio della morte di Joffry. Le armi e il modo di schierarsi in formazioni in guerra degli Immacolati e anche la prassi
di organizzare combattimenti mortali tra belve feroci e persone (e non solo uomini!) si rifanno di certo almeno agli antichi Romani e
Greci: in proposito leggete le note a Annali di Tacito e a L’Asino d’oro di Apuleio oppure Wikipedia e sfogliate Quo Vadis?, un’opera
letteraria che ha per base molti studi storici e che in alcune descrizioni di massacri richiama moltissimo certe scene rappresentate da
Martin. Credo che il fuoco resistente all'acqua sia effettivamente stato usato in guerra (informatevi sul colore del fuoco associato alle
armi al fosforo o ad armi simili); tuttavia posso ricordare anche che Walter Scott ha scritto in una nota a Ivanhoe di un “fuoco greco”,
un materiale combustibile impiegato un tempo per incendiare le navi nemiche. Riguardo alla pugnalata al cuore che viene calata,
invocata o meno, sui feriti detta “Misericordia”, in una nota a Ivanhoe Walter Scott scrisse che è davvero esistito qualcosa di simile (è
il pugnale che veniva chiamato così in tali frangenti). Potete confrontare quanto si dice delle spade magiche con la leggenda sulla
“Spada di Marte” del re unno Attila e con il culto religioso delle spade di certi popoli nomadi antichi (rimando a Wikipedia). I
Dothraki ricordano per molti aspetti i Mongoli (Wikipedia ne spiega usanze e vicende in dettaglio) e per alcune usanze Spartani e
altri popoli antichi e forse anche alcune tribù degli gli Indiani d’America. In Le mille e una notte la violenza fisica e soprattutto
quella verbale sono davvero molto simili a quelle descritte in questa saga e queste celebri novelle orientali rispecchiano abbastanza

fedelmente la realtà dei paesi dove si svolgono le vicende narratevi, al di là ovviamente dei riferimenti alla magia. L’esattezza dei
riferimenti di Martin a tradizioni e pratiche orientali è confermata da tutti i romanzi la cui vicenda si svolge anche in Oriente (l’uso
dei veleni, l’arte e il gusto dei travestimenti si ritrovano in libri come Il conte di Montecristo di Dumas e Il talismano di Scott). Anche
il grande disprezzo per i nani e il divertirsi a loro spese è ricalcato su vicende del passato: addirittura fino all’epoca rinascimentale si
conservò la pratica di far crescere in gabbie persone normali per arrestarne e distorcerne la crescita e poi esibirle a chiunque avesse il
gusto dello strano e del mostruoso, mentre in diversi romanzi ambientati nel Medioevo si trovano strani nani a corte trattati quasi
come giullari oltre che come servi (ad esempio in Il talismano di Scott il nano è brutto, deforme e dagli occhi scaltri e inquietanti
come Tyron, sebbene, a differenza di quest’ultimo, sia pazzo). La presenza a corte dei nani indipendentemente da deformità e
demenza è attestata comunque e si sa che essi vi servivano spesso (già in Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda e poi altrove – ad
esempio in Il talismano – quest’uso è confermato in più punti). Anche le dicerie sull'iniquità e la lussuria dei figli illegittimi erano
davvero comuni in passato e infatti non sono pochi i libri che vi accennano (il primo che mi viene in mente è Re Lear di Shakespeare,
nota tragedia incentrata sul rapporto padre-figlio). Il carattere per secoli nomade e libero della vita dei popoli vicino al Polo come i
Lapponi (o meglio Sami) rispecchia quello dei Bruti. La grande intolleranza degli adoratori del nuovo e “unico” dio e la loro esaltata
energia nel far proseliti trovano riscontro nell’atteggiamento molto simile dei primi cristiani e nel loro progressivo imporsi
sanguinoso, una volta ottenuto l’appoggio dei regnanti e poi potere politico e militare (la somiglianza della concezione religiosa di
questi adoratori del Dio della luce con i seguaci di Plotino e con i manichei è molto meno rilevante di questi aspetti, sui quali potete
informarvi leggendo alcuni scritti di Voltaire e Nietzsche, le pagine Wikipedia sugli imperatori romani Diocleziano, Giustiniano e
Costantino, articoli recenti di studiosi o monaci come quelli di Fonte Avellana online e varie fonti sull'attività dei missionari a danno
dei Lapponi e di altri popoli nordici). Una cometa rossa era davvero considerata malaugurante dall’antica astrologia, una scienza che
è ancora oggi valida, per quanto bistrattata e spesso banalizzata, ma che un tempo era molto più precisa grazie a calcoli andati
perduti: la considerazione di cui l’astrologia godeva aveva conseguenze positive e negative sulla qualità e sull’abbondanza dei
“segni” interpretati (alla cometa rossa presagio di morte si accenna ad esempio in Uccelli da preda di Wilbur Smith). Da un punto di
vista storico il potere dei “veri” nomi è comprensibile leggendo gli scritti in proposito di chi ha studiato le culture primitive (ad
esempio Jung, Freud, De Beauvoir), perché da tempi immemorabili al nome è stato attribuito un potere magico, per via dell’effettivo
potere che concetti e nomi hanno di mettere ordine, chiarire dubbi e calmare paure. Per chiudere, una curiosità a proposito e in parte a
conferma di quanto ho già scritto del rapporto con i cattivi odori di Reek e Ramsey : se i Ra’zac di Paolini sono definiti quali esseri
abitanti un tempo la luna, ciò probabilmente riprende un aneddoto riportato da Jules Verne riguardante la "notizia", apparsa su un
giornale ottocentesco e da alcuni contemporanei creduta, che esseri enormi con ali di pipistrello erano stati avvistati sulla luna con un
potente cannocchiale.
IL SIGNORE DEGLI ANELLI (Tolkien)
Bisogna innanzitutto consiederare che il libro è stato scritto poco dopo la seconda guerra mondiale, le cui vicende sono state
plasmate da un narcisismo estremo, delirante, avido. Scrivendo del nazismo e della sua prigionia in un lager, Primo Levi definì il
bisogno di prestigio come un'aspirazione ineliminabile della mente umana. Tolkien esprime il suo dissenso a questa mentalità prima
di tutto con la creazione della compagnia dell'anello, che è multiraziale e unita da amicizia, anche se a trasmettere in modo esplicito
il messaggio di Tolkien non è un suo componente ma Faramir: la guerra serve a portare la pace (benessere, ma anche cultura e
bellezza), ma non va ricercata e amata in se stessa e per il prestigio che essa può procurare. É tale la fede di Faramir, che pure per
razza e discendenza è il più vicino a noi di tutti coloro che accompagnano Frodo con la sola eccezione del fratello e che inoltre
dimostra di non essere abituato a ragionare prescindendo del tutto dalla comune sete di prestigio (conosciuta l'intraprendenza di Sam,
se ne stupisce e non sa evitare una domanda a Frodo circa la considerazione di cui godono i giardinieri come Sam tra la sua gente).
Sono in linea con la nobiltà e la mancanza di vanità o sfrenata ambizione di Faramir molti degli aspetti di seguito elencati, che sono
forse gli elementi più originali del libro: l'invenzione degli Hobbit (esseri simili agli uomini forse in tutto eccetto che nell'ossessione
per il prestigio personale); la scelta del ridicolo nome Pungolo per la spada dei coraggiosi Bilbo e Frodo; il fatto che sia Sam che
Aragorn e i suoi guerrieri siano paragonati a dei cani mentre valorosamente combattono gli Orchi; il fatto che Sam e Frodo perfino
nei pressi di Mordor definiscano il loro rapporto quello di padrone e servitore (Frodo è padrone, anche se non di schiavi come
Sauron); l'abitudine di Sam – fastidiosa in genere per il lettore fino alle ultime pagine – di rivolgersi sempre a frodo antecedendo un
rispettoso "signor" che sembra contraddire, non solo l'intimità raggiunta tra loro nel corso del viaggio, ma anche l'abilità e
l'autonomia decisionale sempre maggiori di Sam (l'unica eccezione – le sole tre occasioni in cui Sam chiama il compagno
semplicemente "Frodo" – sono momenti intensi come quando lo crede morto o quando Frodo è sull'orlo della voragine di fuoco e
l'urgenza della situazione e l'ansia lo sconvolgono).
L'evoluzione del rapporto tra Frodo e Sam è però certa ed è forse questa a meglio esprimere il valore che possono assumere rapporti
e imprese quando la vanità è assopita e il narcisismo è ridotto al minimo. L'insieme di reciproche scoperte e di cambiamenti nel
relazionarsi di Frodo a Sam viene descritto in pagine che probabilmente sono tra le più belle del libro, perciò mi è impossibile farne
una sintesi adeguata, sebbene il paragrafo seguente possa darne un'idea: inizialmente si dice che il signor Frodo prova grande affetto
soprattutto per Bilbo e Gandalf e che inoltre ha per amici in particolare due Hobbit che nel corso del libro vengono a volte presentati
da Frodo come il signor Tuc e il signor Brandibuck ma non Sam che viene sì trattato come un amico ma non davvero considerato tale
(è il giardiniere per Frodo, che non lo conosce affatto bene e lo presenta e spesso chiama tra sè semplicemente "Samvise Gamgee");
fin dalle prime tappe del viaggio, Frodo scopre che in Sam vi è più di quanto pensasse e superficialmente appaia (in effetti si tratta di
un personaggio gradualmente e bene delineato e anche complesso, nonostante che la sua mente venga definita dall'autore una "mente
semplice"); dopo l'influenza che la prima breve ospitalità degli elfi nella radura ha su entrambi, Frodo si scopre felice che Gandal
abbia scelto come suo compagno Sam anzichè Pipino o Marry; quando rimangono isolati dagli altri componenti della compagnia
dell'anello, Frodo rivolgendosi a Sam dice: "Samvise Gamgee, mio caro Hobbit...anzi Sam, mio più caro Hobbit, mio adorato
amico", come in seguito ripeterà aggiungendo e ripetendo "mio unico amico"(di nuovo tutto è giocato sul nome, come quando Frodo
viene avvelenato da Shelob e sembra a Sam ormai morto); quando scopre che cosa Sam ha saputo fare per salvare entrambi da
Smeagol,da Shelob, dai guardiani del cancello e dagli Orchi della torre, Frodo gli dà la sua spada elfica con una motivazione che
appare subito al lettore sensibile in parte un pretesto e dimostra di esserlo davvero quando in seguito Frodo chiede all'amico di
tenerla mentre vengono onorati come vincitori dai compagni infine riuniti. L'apparente o parziale ritorno finale allo stato iniziale con
la riunione di Frodo a Bilbo e Gandalf e la sua separazione forse non definitiva ma lunga da Sam in realtà sottolineano ancor più il

cambiamento avvenuto in entrambi e la profondità della loro amicizia resi possibili dalla presenza in ciascuno di loro di ciò che serve
ad una evoluzione individuale, a quel tipo di maturazione personale che moltissime persone non raggiungono mai: Frodo e Sam non
difettano della disponibilità all'onestà nel pensiero, nelle parole, nelle azioni e pertanto possono crescere davvero.
Il libro è infatti principalmente un romanzo di formazione come sono tutti o quasi tutti i libri fantasy ed è anzi la trasposizione di ciò
nella forma a dare all'ultima parte della saga quel carattere angoscioso e "adulto" che si pone in contrasto con la prima e conferisce
grandezza all'amicizia e all'eroismo dei protagonisti della guerra contro Sauron: il ragno/demone Shelob è davvero inquietante e un
incontro pesante per il lettore avvolto già da tempo in un'atmosfera deprimente, creata da infiniti dettagli tormentosi, e la violenza
verbale di Saruman nel suo dialogo con Vermilinguo, che non a caso si trova nelle ultime pagine, si potrebbe credere più adatta a
quei libri che fin dall'inizio si rivolgono chiaramente a lettori adulti (è evidente che Tolkien ha voluto esaltare questi episodi
mediante tutte le sue arti di scrittore quanto si era moderato nel rappresentare nella prima parte del viaggio gli incontri, in fondo
altrettanto pericolosi, con alcuni dei Nove Spettri di Sauron, con il Grande Salice e con gli Spettri dei Tumuli).
L'eroismo e la natura ideale di molti dei protagonisti può a volte infastidire il lettore che ha esperienza e sa cosa in realtà si può
aspettarsi dagli altri e in genere si può e non si può chiedere, almeno con qualche speranza fondata, perfino al più caro amico o al
partner e naturalmente ai parenti; tuttavia il carattere archetipico dei personaggi (rimando agli scritti di C. G.Jung), alcune finezze
psicologiche, il valore emblematico della vicenda narrata e l'abilità come scrittore di Tolkien sono tali da poter affascinare anche
alcuni dei lettori con meno inclinazione per questo tipo di letteratura. Il ruolo e il carattere di Sam lo rendono più simpatico di Frodo
ai suoi paesani e probabilmente a molti lettori, ma è ovvio che Frodo – portatore dell'anello, col suo crescente peso, per quasi tutto il
percorso – non è da meno del compagno e forse ne è davvero anche migliore come Bilbo, Gandalf e Faramir lo stimano; in ogni caso
può apparire confermata la previsione che Gandalf, dopo che Frodo è stato ferito dalla lama di uno dei Nove, fa su ciò che questo
eroico mezzuomo sarebbe forse diventato ("come un bicchiere empito di limpida luce, visibile agli occhi meritevoli"). É bello
comunque anche che Sam conquisti la stima del lettore per meriti non poco diversificati e che, se Frodo viene da Faramir dichiarato
senza mezzi termini più intelligente di Sam, in fondo Frodo rispetto al compagno dimostri soprattutto di saper trovare più spesso le
parole, tacerne altre e comprendere meglio il desiderio altrui dell'anello fino a che è il solo a portarlo: la mente di Sam, definita "lenta
ma scaltra", si dimostra non solo tale, ma anche capace di iniziativa e spesso tenace e perspicace con l'aiuto della sensibilità e della
capacità affettiva; inoltre non sempre le parole difettano a Sam, che sceglie bene in due occasioni quelle per descrivere le impressioni
lasciate in lui dagli elfi e dalla dama elfica; a Sam manca, in particolare all'inizio della vicenda, il fascino che a Frodo conferisce la
sua inquietudine, ma Sam in parte acquista anche questo dopo che il suo primo incontro con gli elfi gli lascia la strana e indefinita
convinzione di avere un compito da assolvere nel futuro e dopo aver compreso nel finale il duro e pietoso destino di Gollum. Sam e
Frodo eguagliano Aragorn nel celare in sè qualcosa di grande e nel realizzarlo.
La scalata della montagna è un noto simbolo di ascesa e sviluppo spirituali tra fasi determinate.
A proposito dell'inquietudine e della trasformazione di molti dei personaggi bisogna forse riflettere sul fatto che comunemente
l'inquietudine interiore è l'espressione di una vocazione nel senso di una specie di sottile o inconscia intuizione di non stare vivendo
in modo abbastanza fedele a se stessi e di dover agire in modo più corrispondente alla parte più vera di sé oppure porta ad
un'evoluzione prossima della personalità, ad un lavoro creativo o alla necessaria ripresa di compiti trascurati: si tratta in fondo di
qualcosa di simile a quella sorta di richiamo che nella contea spinge un Frodo ancora inconsapevole a raggiungere e superare i
confini e le solite strade. Questo sempre meno vago proposito di vivere perchè si pensa di dover realizzare qualcosa di cui non si
scorge ancora bene il profilo può far pensare un po' alla espressione, ripetuta nel libro, "eventi al di là della gioia e della tristezza",
perchè, Frodo e, nell'ultima parte dell'ascesa al monte Fato, anche Sam non sperano davvero nella riuscita della loro impresa e non
fanno quanto fanno per essere felici, nè alla sua conclusione lo sono del tutto (Sam piange e ride allo stesso tempo quando il suo
progetto e il suo sogno si realizzano e il viaggio al di là del mare di Frodo, non guarito, può trasmettere non poca malinconia). Non è
un caso che all'inizio del viaggio a Sam gli elfi sembrino "felici e tristi" e "al di sopra di ciò che piace e non piace" e alla fine del
viaggio egli si ritrovi a piangere e a ridere.
Questo concetto di un agire e di un traguardo al di là della gioia come della tristezza è, secondo me,comprensibile da alcuni individui
reduci da un trauma o bloccati per anni nell'espressione di sè da una seria nevrosi nata nell'infanzia, o meglio credo che questo tipo
di persone possa comprendere bene tutto ciò appena si offra loro qualche possibilità di superare la loro paralisi pur tra innumerevoli e
grandi ostacoli, perchè non di rado in casi simili sorge un tipo di determinazione che la lunga e profonda sofferenza, l'odio di molti o
la scarsità di prospettive di successo non possono abbattere, ma credo che queste non siano questioni da porre a chi vive per
accumulare (e non intendo certo solo denaro o immobili) e quindi alla grande massa di persone dominate, per dirla come Erich
Fromm, dall'impulso di avere e non di essere: la maggioranza non sembra in grado di concepire che si possa volere qualcosa ancora
più che la felicità e non sembra poter accettare l'idea di veri e propri rinuncie e sacrifici se non in sporadici sogni su altri, secondo le
aspettative infantili e le egoistiche pretese sul prossimo che emergono nei discorsi o negli atteggiamenti di molti... E ciò affermo pur
sapendo che i tre film girati su questa saga sono stati, come si sul dire, campioni di incassi in tutto il mondo.
Credo che la maggior parte delle persone possa invece approvare che Tolkien abbia deciso di stemperare nel finale l'angoscia
terribile di molte pagine della sua fantasia e della nostra Storia e il pathos della vicenda e di ciò di cui essa è emblema, ma ciò è
proprio ciò che probabilmente non approva affatto un lettore davvero onesto quanto sensibile: non tutti potrebbero perdonare a se
stessi di concepire il dolore eccessivo come redimibile e riscattabile in questa vita o nell'indefinito Aldilà sognato da Tolkien... Si
deve però considerare che, sebbene Tolkien sia definito cristiano ed esaltato in genere dai cristiani che apprezzano la fantasy, il suo
credo non corrispondeva alla teoria cattolica di un dio unico e onnipotente che accetta il male (ciò perché desidera che vi sia libertà,
anche se è difficile scorgerne in realtà più che brandelli): Tolkien nel suo saggio Albero e foglia sostiene che esiste invece una
continua lotta tra forze del bene e forze del male e che Dio non può distruggere il male, proprio come in questo romanzo insiste nello
specificare che gli elfi non possono distruggere le opere di Saruman (possono solo creare a propria volta e favorire lente guarigioni
in certe condizioni e la possibilità di trarre bene dal male) e più volte ribadisce che la volontà di Saruman di accettare il male a fin di
bene lo rende un ibrido indegno di fede e rispetto. Non si tratta in fondo che della rappresentazione simbolica della verità psicologica
che non si può mai tornare indietro e riavere ciò che si è perduto, ma solo cercare di cambiare, adattarsi e trarre dei vantaggi dai
dolorosi eventi senza però rinunciare alla coscienza per non avvelenare alla radice la propria opera di rinascita; e non porta ai dogmi
cattolici il trasporre su un piano metafisico questa verità psicologica. Ammirevole senza dubbio è però la grazia artistica con cui
questa leggerezza è ottenuta e la trasfigurazione della tortura viene fatta, perchè è notevole che il canto con cui il cantastorie esalta
Sam sul trono dell'eroe al ritorno da Mordor ricordi i fuochi di artificio di Gandalf descritti all'inizio del libro, che quei fuochi magici
vengano ricordati in qualche modo almeno al lettore di buona memoria, che perciò tornerà a rileggerli e noterà allora che essi
avevano tracciato nel cielo figure rappresentanti alcune delle vicende più significative del libro: il canto degli elfi nella radura e nella

casa di Elrond (uccelli dal dolce canto); la primavera fatata,gli elanor, le lanterne, le stelle e la barca di Lothlorien (una primavera
sbocciata in un attimo, farfalle tra gli alberi, sfavillanti fiori, falangi di cigni); il Re dei Venti (aquile); l'impresa per mare di Aragorn
e forse le emigrazioni verso l'ovest al di là del mare (navi); gli incantesimi con cui Gandalf combatte (tempeste rosse); gli eserciti e
forse la marcia degli Ent (foresta di lance); il monte Fato (montagna dalla cima incandescente); gli alleati di Sauron e il suo anello
del potere (il drago); il terremoto sul monte Fato dopo la distruzione dell'anello (lo scoppio assordante del drago); la maturazione
degli Hobbit e il regno di Aragorn (il pranzo) e il recarsi infine di Frodo e Bilbo e dei portatori degli elfici anelli magici in una terra
bella come i sogni (lo speciale pranzo di famiglia).
Per chiudere un accenno al personaggio di Gollum: lo strano interesse che Gollum ha sempre avuto per le "origini" fa da contrappeso
a quello di Faramir per la storia della civiltà e alla fede di Tolkien negli alti fini della Provvidenza divina, oltre a far pensare al
percorso fatto dalla scienza dell'epoca che ha prodotto la bomba atomica (un'arma che sfrutta appunto l'energia delle origini, ovvero
degli atomi); bisogna anche considerare, a proposito di Gollum, che l'ostracismo deciso da sua nonna e dalla comunità appare
ingiusto sia di per sé (chi resisterebbe alla tentazione di spiare un po' gli altri e di approfittarsi delle scoperte fatte? E il primo suo
omicidio è un'azione impulsiva e che attesta che egli era capace di amicizia), ma anche per le conseguenze deleterie per tutti (presso i
primitivi, i cui riti e miti attestano una conoscenza dell'inconscio migliore di quella di molti di noi, l'ostracismo era considerato così
grave da attirare sulla comunità che lo praticasse gli spiriti maligni e quindi terremoti, alluvioni, epidemie, ecc. e in ogni epoca si
sono riscontrate strane corrispondenze nei fatti, oltre che nella narrativa, con questa credenza, quasi fosse qualcosa di più che la
trasposizione simbolica di un'intuizione vera). In ogni caso da sempre si è scritto molto sul tema dell'ostracismo: i saggi e le opere
letterarie migliori su questa pratica sempre attuale quanto barbara sono testi imprescindibili.
Chi poi desideri comprendere anche meglio questo classico della fantasy dovrebbe tener presente che i parallelismi lessicali
all'interno del libro sono i mezzi forse più utilizzati dall'autore per esprimere i messaggi più importanti e considerare almeno come il
tema dell'invisibilità proprio con questo semplice mezzo retorico viene fin dall'inizio delineato nei due aspetti contrapposti che il
segreto, la fuga e la menzogna possono avere: Bilbo si allontana da casa per lo stesso sentiero di Frodo ed entrambi senza rumore
"come un fruscio sull'erba" si avviano l'uno a trovare, l'altro a distruggere l'anello del potere che può renderli invisibili; il cappello
che Sam indossa mentre si avvia con Frodo lontano dalla contea lo fa "rassomigliare molto a un nano" ovvero a uno degli
accompagnatori del grande viaggio di Bilbo ed è una sorta di investitura (il copricapo conferisce dignità professionale, regale, ecc.);
la compagnia degli hobbit, grazie al loro abituale rispetto per la natura, si inoltra nei campi così silenziosa da risultare invisibile
come se i componenti fossero "muniti ognuno di un anello magico"; quando, avendo deciso di lasciare gli amici per proteggerli,
Frodo scopre che il "suo" segreto non era per loro tale, li apostrofa proprio con la stessa espressione usata da Gollum quando
pretende l'anello trovato dall'amico hobbit e lo uccide ("amico caro"/amici cari").
Come nelle poesie di Ossian, le azioni eroiche sono descritte con similitudini che richiamano la lotta tra le forze della natura e in
particolare tra luce e ombra. Poiché il tema dell'invisibilità è centrale lo sono quelli dell'ombra e della luce, delle cui immagini il
libro è così percorso che sarebbe assurdo farne un elenco: la contrapposizione principale ovviamente è tra "la vera luce del giorno" e
"della consapevolezza" di sé e dei propri limiti da una parte e il brillare dell'oro e delle illusioni del potere dall'altra, contrasto che
viene delineato a partire dalla descrizione delle ricche tombe di Tumulilande. Il pericolo è però additato anche nella luce mistica o
proveniente dai ricordi d'infanzia o dal sogno, poichè nel viaggio necessario alla maturazione e alla junghiana individuazione non
sono possibili che brevi soste e il bisogno di pace e conoscenza va quindi controllato: è questo il significato delle nebbie insidiose del
sonno pressio il malvagio salice e in prossimità dei tumuli, ma anche, in parte, dello scavare troppo a fondo a Moria l'argento
(l'argento vivo della spiritualità e dell'intelletto) commerciati con gli alti elfi dai nani (messaggeri tradizionali tra mondo interiore e
mondo esteriore) e delle ardite e solitarie speculazioni di Saruman, del re di Gondor e in fondo anche di Gollum. Lapis invisibilitatis
nell'alchimia indica l'impossibilità di conoscere i confini della psiche individuale, perchè la sua parte inconscia ha radici
nell'inconoscuibile inconscio collettivo: un messaggio implicito è che la concretizzazione di ciò che si è appreso e la rassegnazione a
ridimensionarsi e a non ambire a conoscere ciò cui nessuno è destinato o che è troppo pericoloso è l'unico atteggiamento equilibrato.
La terra magicamente fertile che Sam porta con sé ha il suo esatto corrispettivo in quella detta antimonio, che Adamo portò dal
paradiso con sé nel mito biblico.
IL CICLO DELL’EREDITÀ (Paolini)
* Questa saga è poco apprezzabile secondo me, soprattutto dal secondo libro compreso, ma i simboli in essa impiegati si prestano
molto bene all'analisi e all'interpretazione dei contenuti della fantasy in chiave psicologica.
Ci sono molte cose da considerare e vorrei elencarne alcune. Quanto ai TRATTI COMUNI AL GENERE, bisogna osservare
innanzitutto che la cicatrice sul palmo e soprattutto quella alla schiena di Eragon sono attributi di quasi tutti gli eroi fantasy (vedete
le cicatrici provocate all’inizio del destino degli eroi e/o a metà del loro cammino nei libri di Tolkien, Ende, Pullman e Rowling). Il
fallimento di Eragon con la cerva, che dà inizio al cambiamento nella sua vita nei primi capitoli è quello di Atreiu con il bisonte in
La storia infinita e probabilmente esistono corrispondenze con altri libri del genere fantasy, sebbene l’inizio di questo primo libro
della saga nell’insieme è soprattutto un omaggio al Ciclo di Shannara. La morte del compagno – in questo caso Brom – e
l’allontanamento del cavallo (Fiammabianca) sono eventi tipici nella vicenda dell’eroe e rappresentano la tappa della perdita di
istintualità e vitalità naturale, come sacrificio necessario a far emergere come guida la parte di sé spirituale e consapevole, che è
rappresentata spesso dal drago cavalcato (così Atreiu perde il cavallo in La storia infinita; così Nihal perde il padre e Fen in Le
cronache del mondo emerso; così Will, Lyra e i loro amici abbandonano casa, mondo e daimon in Queste materie oscure). La
meschinità delle origini di Eragon e il suo aspetto mediocre è nei miti un motivo frequente che va collegato, come il destino un po’
ridicolo di Brom e probabilmente anche la morte per tradimento dell’eroe un tempo a capo degli altri cavalieri, al fatto che la forza
creativa non si manifesta in tutti e il lavoro creativo è per certi versi straordinario ma si svolge ed è celato nell’interiorità (luogo
interno, non appariscente e misero per gli osservatori esterni) ed è un processo molto fragile (è avversato naturalmente dall’inconscio
geloso ed esposto a mille condizioni ambientali per il suo avviarsi e ancor più per la sua riuscita): per i termini di paragone
nell’ambito della fantasy che mi vengono in mente rimando a ciò che ho scritto più sotto a proposito dell’aspetto e delle infanzie
miseri di molti dei personaggi principali di Martin. La maledizione e l’età di Elva e soprattutto la malattia di Oromis, oltre che a
questo, rimandano probabilmente al fatto che lo “Spirito” - o l’inconscio stesso – non è né bene né male, ma resta ambiguo anche

quando è positivo (incarnato nell’archetipo del “vecchio saggio”) e anzi sembra quasi contribuire a provocare cicatrici dolorose che
spingano a immettersi in certi percorsi di maturazione oppure provoca dolore ed eccessivi e pericolosi sforzi da cui solo a volte
emergono conseguenze positive (rimando a Lo spirito nella fiaba in Archetipi e inconscio collettivo di Jung, un capitolo in cui
peraltro si dà una spiegazione ulteriore delle dimensioni insignificanti o piccolissime di molti personaggi nel mito, nella fiaba e nel
sogno che ho più sotto collegato alla meschinità vera o apparente di origini o di tratti di molti eroi e loro alleati: l’inconscio non è
solo umano e perciò le dimensioni antropomorfe non hanno senso per esso e tutto ciò che è minuscolo o gigantesco è ammesso
quanto quello che è proporzionato alle dimensioni umane). Se volete, approfondite questo aspetto della meschinità dei tratti di certi
eroi e oggetti utili eggendo quanto riportato più sotto su Bran, Tyron, i giganti e altri personaggi del Trono di spade (Martin) e
sfogliando Simboli della trasformazione, i capitoli sull’archetipo del “fanciullo” in Archetipi e inconscio collettivo (Jung) e la mia
analisi di Il cannocchiale d’ambra (Pullman) e forse anche la mia analisi di Lord Jim (Conrad) più sotto. Nella trasformazione di
Eragon le due gemelle diverse nel colore dei capelli sembrano avere un ruolo particolare in quanto tali, perché in Archetipi e
inconscio collettivo Jung spiega come in momenti decisivi, in cui si sta per apprendere qualcosa di sé e si sta per prendere una
decisione importante, càpita di sognare duplicazioni in cui le due parti sono diverse in poco, a significare che il contenuto nuovo non
è univoco perché è in parte ancora inconscio. Nello stesso capitolo Jung spiega anche come la possibilità di anticipare il futuro
(come accade a Eragon) nei sogni non sia un’invenzione popolare ma un evento probabilmente possibile in certi momenti particolari
della vita e ciò a causa della legge della sincronicità (la stessa che spiega la validità dell’astrologia almeno quando si tratti di carta
natale e non di oroscopo!). La malattia del maestro elfo di Eragon mi ricorda la deformità che costringe Tyron, il nano di Il trono di
spade di Martin a zoppicare: lo zoppo è, come spiega De Mari, un archetipo antico giunto a noi (es. Dumbo della Disney) e ha tra i
suoi antichi rappresentanti Achille, Edipo e Giasone, mentre fa pensare agli sciamani; solo chi ha sofferto può curare e zoppica nel
parlare chi parla anche la lingua del mondo superiore, dello spirito, dei morti. Da Il signore degli anelli provengono le cavalcature
dei Razac, gli spettri, l'aspetto sempre giovane e l'aria matura degli elfi, la loro bellezza, le loro abitazioni sugli alberi, la loro veglia
costante, i loro cavalli sicuri, il loro canto ,la loro voce, le loro spade che non si macchiano nè spezzano. Da Le cronache del
ghiaccio e del fuoco vengono molti dettagli, come la spada che prende fuoco (che proviene anche dall’Edda di Sturluson, dove è la
spada di Surtr nel mito degli inizi e della fine del mondo), i capelli d’argento, gli occhi viola, il nome Arya, il fuoco verde, il corvo
bianco, le ampolle che incendiano, i “Figli della foresta” e forse altri ancora. Le cavalcature dei Ra'zac (esseri provenienti dalla
Luna) ricordano negli aspetto gli enormi esseri con ali da pipistrello che nell''800 un uomo scrisse su un giornale di aver osservato
sulla Luna con un potente cannocchiale (notizia riportata in un libro di Verne). Il fatto che Eragon rinunci infine anche all’amore di
Arya per proseguire è un motivo presente in alcuni altri miti: una delle funzioni principali dei miti è sempre stata quella di far
comprendere ad ascoltatori e lettori che non è possibile imitare in tutto gli eroi delle nostre fantasie consce e inconsce, perché gli
uomini non sono eroi e non possono rinunciare a tutto nè proseguire indefinitamente nella loro ricerca. Per capire il rapporto tra
Eragorn e il cugino e la differenza tra i loro due percorsi, bisogna considerare quindi anche questa antica funzione pedagogica del
mito di favorire la disidentificazione dalle spontanee infinite ed esaltanti elaborazioni mitologiche inconsce in nome delle umane
esigenze di compromesso e stabilità (rimando a quanto ne scrisse Jung). Solembum in parte fa parte della categoria degli animali
soccorritori tipica di fiabe e miti e descritta in Simboli della trasformazione di Jung (è sempre dal gatto mannaro Solembum che
viene il potere, la spada e anche i cuori e le uova di drago). . Ci sono probabilmente RIFERIMENTI AD ALTRI NOTI CLASSICI
PER RAGAZZI, infatti la colazione di Roran in luogo esposto ai nemici fa pensare a quella analoga dei quattro protagonisti de I tre
moschettieri e l’incontro dei fratellastri nel primo libro ricorda, sotto molti aspetti, il primo viaggio di Raul e il conte di Guiche di
Vent’anni dopo (il seguito de I tre moschettieri). Dato che c’è già un riferimento a dei libri di Dumas, probabilmente una delle fonti
di ispirazione per la vicenda di Sloan è Il conte di Montecristo, perché il potere e il modo di fare giustizia del protagonista è tale da
far pensare a quelli di un dio proprio come accade per Eragon, nonostante la magia non faccia parte che dei mezzi di quest’ultimo.
L’aspetto dei Monti Beor e quello del mostro marino probabilmente sono ispirati a Viaggio al centro della terra, il classico per
ragazzi di Verne. PUÒ FORSE FAR COMPRENDERE MEGLIO L’ORIGINE DEL MITO DEGLI ELFI (il loro mondo è il sogno
più giovane dell’umanità ovviamente), farvi notare che il canto degli elfi è gioioso e favorisce l’accoppiamento degli animali e di
tutti gli esseri come il canto degli uccelli, ai quali assomigliano anche per la rapidità, la grazia, la possibilità di volare (attraverso i
draghi o la magia) e la “diversità” (rimando a Elogio degli uccelli in Operette morali di G. Leopardi, soprattutto per quanto riguarda
la funzione degli uccelli rispetto alla fertilità di tutto quanto è in natura). Nei libri di Tolkien la musica è all'origine del mondo,
secondo la mitologia celtica dell'altomedioevo. Gli elfi ovviamente sono anche simbolo della primavera fecondante (ogni primavera
è giovane e nuova e insieme antica come gli elfi), ma con un alone di mistero, perchè il mistero avvolge sempre l'inconscio. Per
quanto riguarda il loro aspetto esteriore magro e i loro lineamenti affilati e allungati, forse bisogna considerare che nei classici della
letteratura il sangue nobile, il sangue antico, conferisce di solito ai personggi un fisico snello e alto, dita lunghe e affusolate, ecc. La
vera lingua è anche in relazione con l'arte della scrittura. Non è un caso che Eragon sia figlio di un bardo e si scopra portato per lo
scrivere ed eloquente, perchè molti eroi fantasy diventano scrittori o almeno scrivono la loro vicenda (ad esempio Frodo, Bastiano,
Will e Sennar). La lingua degli elfi (la “vera” lingua, una smarrita lingua universale) ha qualcosa a che vedere innanzitutto con la
musica (l’arte umana sviluppatasi prima del linguaggio articolato secondo Darwin), con cui è possibile appunto comunicare con tutti
ma senza sapere bene come la comunicazione avvenga e senza prevederne gli esiti su individui diversi, come se si fosse smarrita la
chiave un tempo nota di questo linguaggio (col quale peraltro è possibile influenzare anche le piante); del resto, il ritmo ha rivestito
un’importanza fondamentale in tutte le culture primitive. Linguaggi universali dimenticati sono quello onirico (con simboli e schemi
precisi e ricorrenti anche se variabili in parte da individuo a individuo) e in generale quello delle leggi dell'inconscio (la sua
conoscenza non superficiale e efficace richiede davvero un lungo processo di apprendimento). Ma è più interessante osservare i
riferimenti alla storia e alla mitologia antiche! QUANTO AI RIFERIMENTI STORICI, segnalo che il potere dei “veri” nomi è
comprensibile leggendo gli scritti in proposito di chi ha studiato le culture primitive (ad esempio Jung, Freud, De Beauvoir), perché
da tempi immemorabili al nome è stato attribuito un potere magico, per via dell’effettivo potere che concetti e nomi hanno di mettere
ordine, chiarire dubbi e calmare paure (rimando anche a ciò che ho scritto sulla vera lingua e sul vero nome a proposito della saga di
Martin più sotto). L’aspetto fisico orientaleggiante degli elfi (zigomi alti, occhi a mandorla e corporatura snella) è in linea con il loro
gesto di saluto, perché il saluto dei Musulmani più tradizionale è molto simile (consiste infatti nel portare la mano al cuore e alla
bocca). Le case degli elfi invece ricordano la attuale moda di costruire alberghi e case sopraelevate o sugli alberi e le loro città
ricordano lo stile architettonico di F. L. Wright e la sua più celebre creazione (la casa sulla cascata o “Fallinfwater”). Potete
confrontare quanto si dice delle spade magiche con la leggenda sulla “Spada di Marte” del re unno Attila e con il culto religioso delle
spade di certi popoli nomadi antichi (rimando a Wikipedia). Gli Urgali mi ricordano un po’ i Germani descritti da Tacito per il loro
modo di vivere e combattere mantenendosi separati dalle altre tribù, la loro bellicosità, gli spostamenti rapidi a piedi, la prestanza

fisica e l’usanza di acquistare credito come uomini, moglie e seguito combattendo e uccidendo. Alcuni usi descritti degli Urgali come
quello di cuocere in sacche di pelle, ricalca pratiche dei popoli primitivi. L'ostracismo praticato dal clan dei Nani contro il nano che
aveva attentato alla vita di Eragon segue tecniche tipiche tra i popoli primitivi che, maledicendo un compagno, lo trasformavano
istantaneamente in un morto, in uno spettro (si fingeva di non vederlo e di non udirlo e ci si convinceva che in un certo senso era
davvero ormai morto grazie alla maledizione del suo spirito), così la vittima era spinta ad andarsene, il che comportava in genere la
sua morte nella foresta: a parte che ai saggi sull'argomento, rimando alla descrizione fattane in La figlia della terra di J. M. Auel, il
primo dei libri di una nota e lunga saga. I riti dell’Helgrind richiamano quelli che nell’antichità si riservavano alla dea Bellona
(sorella di Marte) oltre che a quelli dell’India e di altri culti barbari (ne parla ad esempio la Storia Augusta). Alcune imprese di Roran
riecheggiano la storia greca classica, come l’aver condotto tutto il villaggio via dal paese a combattere sulla nave e il furto della nave
stessa (rimando a Vite di Cornelio Nepote) o come l’episodio in cui egli accumula cadaveri per usarli come difesa da cui lanciare
dardi con cui abbatte molti nemici (rimando a La guerra gallica di Giulio Cesare, 2, 27). La crudeltà verso gli schiavi nei paesi dove
era ed è praticata la schiavitù è documentata. L'orribile e paralizzante odore delle cavalcature dei Ra'zac, come quello dei diversi
personaggi negativi nei libri fantasy si spiega in parte con l'analogia realmente esistente tra odori ed emozioni (la paura e
l'insicurezza anche umana puzzano in modo avvertibile da molti animali). Quanto alle FONTI MITOLOGICHE, segnalo che in
Simboli della trasformazione Jung spiega che il “vero nome” non è altro che la personalità e la sua energia psichica o, in altri termini,
l’”anima” e il suo potere magico o “libido” o “mana”. La potenza della libido (quindi dell’energia inconscia in genere e non solo
sessuale) è rappresentata ovviamente dalla spada infuocata (il fuoco consente la vita e la forma della spada è fallica) e anche dai
draghi, dalle bevande inebrianti, da una serie di simboli materni e cioè di nascita e rinascita (la caverna con i cuori e le uova di drago
e l’albero di Menoa e forse anche Saphira) e dalla danza elfica (battere il suolo col piede ha chiaro significato sessuale e cioè di
rigenerazione psichica). Il lungo capitolo dedicato alla fabbricazione della spada Brisingr mi ricorda quello dedicato alla riparazione
del coltello di Will nella saga di Pullman, il racconto della forgiatura della spada leggendaria di Azor Ahar in Il trono di spade di
Martin e i paragrafi di Simboli della trasformazione dedicati al ruolo paterno del fabbro e dell’artigiano in molti miti e fiabe e alla
spada di Siegmund e questo capitolo vuole probabilmente quindi significare che abbandonare definitivamente l’infanzia e acquisire il
potere è un lavoro lungo e faticoso (un lavoro che, per avere buon esito, deve assorbire tutta l’attenzione e le principali energie e non
solo una parte di esse come invece accade in chi è pavido e rigido per via di blocchi emotivi o transfert, di una nevrosi ancora troppo
difficile da superare o di conoscenze troppo limitate): si tratta di sviluppare e stabilizzare la propria personalità per impedirle di
cedere alle naturali tendenze alla fuga dalle responsabilità, ai desideri caotici, all’inerzia e a una troppo duratura introversione.
Riguardo alla spada magica rimando anche a ciò che ho scritto a proposito di Excalibur di Re Artù nel sottogruppo del genere
cavalleresco e quanto ho scritto più sopra sull’Edda. Il fatto che la “vera lingua” renda fra l’altro possibile comunicare con gli
animali fa pensare anche al potere acquisito da certi eroi mitici e all’anello del biblico Salomone, che rendeva capaci di comprendere
il linguaggio degli animali perché vi era impresso il vero nome di Dio. A proposito di anelli, l’anello che rende Roran invisibile fa
pensare all’anello del potere di Tolkien, ma di anelli simili se ne trovano in diverse fiabe e leggende moderne e antiche (ad esempio è
tale l’anello del re Gige, antico regnante della Lidia), insieme ad altri strumenti analoghi (i mantelli elfici che si mimettizzano dei
componenti della compagnia dell'anello di Tolkien o il mantello dell'invisibilità di Harry Potter): ciò che rende invisibili è la
disponibilità a mentire quando serve a salvare verità definitive come la sacralità dlla vita (questa spiegazione non è mia , ma la
trovate nel saggio citato della De Mari al capitolo 9). La dragonessa Saphira invece vola, ruggisce e sputa fuoco come Thor, il dio
norvegese che strepita in cielo scagliando lampi e che incarna la potenza della natura e quella dell’inconscio, il loro potere di creare e
distruggere: Nihal, il cavaliere di drago in Le cronache del mondo emerso, ha un legame con un dio simile, essendo per metà
probabilmente Sagittario (segno legato al pianeta Giove) e venendo nel terzo libro attratta dalla statua di un dio rappresentato con
saette in mano, perciò forse ci sono corrispondenze al riguardo anche in altra letteratura fantasy. Saphira richiama Thor anche per
l’abitudine di bere molti barili di idromele, bevanda che trasmette coraggio e vitalità e a volte inebria fino alla follia., come la magia
e il liquore elfici, ma anche come certe risorse e ispirazioni messe realmente a disposizione dall’inconscio in alcuni frangenti della
vita. In Il drago come realtà De Mari riporta che tra le possibili interpretazioni del drago c’è quella del male, della guerra, delle armi,
ecc., ma anche quella dell’autorità paterna, che è combattuta dall’adolescente, perciò il fatto che nella letteratura fantasy recente
l’eroe a volte adotti un drago e combatta con esso fa pensare a un recente superamento della mentalità del Sessantotto (l’adolescente
rifiuta l’autorità paterna e supera il padre ma non lo disprezza più a priori). Per altri significati da attribuire ai draghi rimando al
citato Simboli della trasformazione. I Ra’zac (definiti come incubi e predatori del genere umano) rappresentano panico e
depressione, quando causano la paralisi del corpo e della mente: per questi effetti, potete leggere, tra i tanti esempi possibili, il passo
di Il processo di Kafka in cui K. non riesce ad andarsene dal tribunale, quello in cui non riesce a scrivere e quello in cui decide di
non recarsi in campagna con lo zio; oppure potete leggere il passo in cui i due protagonisti di 1984 di Orwell non cercano di scappare
quando è imminente la cattura. I Ra’zac possono essere accostati forse ai “Dissennatori” nella serie di Harry Potter, agli spettri di
Queste materie oscure (Pullman), al Lupo e al Nulla di La storia infinita (Ende) e forse ai cercatori dell’anello di Tolkien, anche se è
soprattutto Durza a richiamare questi servi di Sauron. L’episodio rievocato da Arya in cui il corvo acceca un nemico del padre e
ripetuto con il nemico di Roran è tratto da una leggenda celtica sulla dea della guerra, tradizione di cui narra per esempio Tito Livio.
Se Arya profuma di aghi di pino probabilmente non è un caso, dato che nella mitologia antica il pino era associato a Diana e alla
verginità e che Arya è o fa il possibile per apparire vergine ed è una donna indipendente, fiera e armata a suo agio nella natura
quanto l'antica dea della caccia. Cercate voi altri riferimenti, se volete: trovarli rende più interessante la lettura e chiarisce il senso
veicolato dai simboli.
IL CANNOCCHIALE D’AMBRA (Pullman) e LA STORIA INFINITA (Ende)
Citazione da I fratelli Karamazov (F. Dostoevskij), nei capitoli dedicati a Ivan, dove egli cita Schiller (pensate all'intensità di I
masnadieri) e fa riferimento a Milton, parlando del suo L'inquisitore e di ciò che l'ha spinto a scriverlo.
"Se morirà ciò che è cresciuto in te, allora diventerai indifferente alla vita e comincerai a odiarla (...) Tutto ciò che vive, tutto ciò che
è cresciuto in te resterà uno solo in virtù del contatto – legame con altri mondi misteriosi da cui Dio ha preso i semi (...)
Sulla terra tre poteri per soggiogare le coscienze: miracolo, mistero e autorità (...) Uomini ribelli come ragazzini (...) uomini ribelli
fieri di ribellarsi (...)
Eretici bruciavano ogni giorno a Siviglia (...)
All'inferno bruciavano quelli che continuavano a essere fieri (...)

Se non si può capire, è un mistero cui sottomettersi ciecamente a dispetto della coscienza".
Da questa citazione da I fratelli Karamazov emerge una corrispondenza tale con i temi e i simboli scelti da Pullman, che non credo
sia possibile ritenerla casuale.
Citazione da Buddha
"Non crediate semplicemente all'autorità dei vostri padri".
Sebbene molti buddisti non abbiano voluto seguire questo prezioso insegnamento di Buddha, esso rappresenta il simbolo delle forze
che contrastano tutto ciò che distorce o inibisce la riflessione imparziale e attenta. Il tema è molto attuale non solo a causa degli esiti
degli estremismi cattolici o islamici, ma perché in ogni campo si discute di far prevalere sul far riferimento alle tendenze di
un'autorità/luminare/leader/teoria la riflessione aperta basata su dati sperimentali e bibliografici, anche se a volte con esiti anche
molto negativi, arroganti e contraddittori (EBM in Medicina, Psicologia Sperimentale, Fisica e la tendenza a modificare la scuola,
almeno negli USA, sono alcuni esempi).
** PER I CAPITOLI DEI LIBRI DI JUNG CON CUI CONFRONTARE QUESTE MATERIE OSCURE E LA STORIA INFINITA
VEDI IL PRECEDENTE SCRITTO SULLA FANTASY
LYRA – EVA – LILITH – PROMETEO = SPERANZA – INDIPENDENZA (LA SPERANZA STA NEL FONDO DEL VASO DI
PANDORA DONATO
INGANNARLO, A PROMETEO).
LYRA
|
TRA DUE MONDI
APOLLO E ORFEO = ARTE (LIRA) = LETTERATURA (IL “GIUSTO MODO” DI ANDARE IN FANTÁSIA E IL
DIVENTARNE IMPERATORI IN LA STORIA INFINITA, ENDE)
PERSEO DAI SANDALI ALATI + MERCURIO COME DIVINITÀ DAI SANDALI ALATI = INTELLIGENZA, INVENTIVA,
FINZIONE DELL’ARTE (VEDI LE RIFLESSIONI SLLA LETTERATURA) + MERCURIO COME DIO MEDIATORE TRA
UOMINI E DEI E TRA INFERI E TERRA (VEDI RIFIUTO DELLA TRASCENDENZA E DELLA FEDE RELIGIOSA, TEMA
PRINCIPALE DI TUTTI E TRE I LIBRI DELLA SERIE) + MERCURIO COME PRINCIPIUM INDIVIDUATIONIS - ARTEFICE
DELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITÁ- SECONDO IL RAPPORTO ESISTENTE TRA PSICOLOGIA E ALCHIMIA
(VEDI LA MATURAZIONE DI WILL E LYRA ADOLESCENTI) + MERCURIO COME DUPLICE ARTEFICE (AIUTANTE E
MEFISTOFELICO DISTRUTTORE) NELL’ALCHIMIA (PER IL VOLTO DIABOLICO DI MERCURIO VEDI COLTELLO DI
WILL E ARMI DELL’INQUISIZIONE) + MERCURIO COME DIO RAPPORTABILE A TOTH, IL DIO INVENTORE DEGLI
SCRITTORI DALLA TESTA DI IBIS (VEDI I DAIMON DI STREGHE E STREGONI E I PARAGRAFI SULLA LETTERATURA
E SUL COMPITO DI WILL ALLA FINE DEL LIBRO) // VOLTO CONTRADDITTORIO E DOPPIA NATURA DI
ARPIA/SIRENA // DUE VOLTI DI VENERE (URANIA E NON) = MEDIATORI PER UN’ARTE SINCERA, AL SERVIZIO
DELLA VERITÁ (SCHILLER). LA “FANTASIA CHE NON MENTE” DEL DISCORSO FINALE A LYRAIN CONTRASTO CON
L’INVENTIVA DISGIUNTA DA CONSAPEVOLEZZA E DALLE FONTI SANE E COSTRUTTIVE DATE DA EMOZIONI,
SCIENZA E PROCESSI VITALI INCONSCI
|
LUPO*/ SPADA DI BASTIANO (LA STORIA INFINITA)
LINGUA ARGENTINA → ARGENTO = ARGENTO VIVO INTELLETTO/INVENTIVA/MENZOGNA/RIVELAZIONE
ARGENTO=MERCURIO E LUNA (JUNG) /
MENZOGNA E MERCURIO SONO CONNESSI AL SEGNO ZODIACALE GEMELLI E LYRA SEMBRA PER METÀ
GEMELLI, COME LA MADRE CHE È SCORPIONE
COLTELLO COME INVENTIVA/ LIBIDO CREATIVA OLTRE CHE VOLONTÁ
SCRITTORE=COMPITO DI WILL ADULTO E DI BASTIANO ADULTO ( LA STORIA INFINITA)--. ERAGON E BROM
SONO ANCHE BARDI ( IL CICLO DELL'EREDITÀ)-- BRAN É UN UTURO SAGGIO E UNA SORTA DI FUTURO
SCRITTORE (IL CICLO DELLE SPADE)
[VEDI ANCHE IL TIRSO (BAUDELAIRE)] -- CADUCEO (MERCURIO)/TIRSO/BASTONE DI ESCULAPIO

M. COULTER ______________ CULTURE _____ CONTRASTO “CULTURA”-NATURA (MOVIMENTI CULTURALI
DELL’800 E DEL PRIMO ‘900)
CULTO -- CULTO DI STATO (STEREOTIPO DEI GESUITI E DEGLIINQUISITORI [VEDI ANCHE L’INQUISITORE DI
SIVIGLIA (EL GRECO)]
“RAGIONE
” INTESA SECONDO BLAKE (LA BIMBA SMARRITA; IL FANCIULLO PERDUTO; LA TIGRE → CIELO DEL PALLONE
NEL 2° LIBRO, PAESAGGIO MEDITERRANEO ALL’INIZIO DEL 3° L IBRO, I CHING, RAGGI: BENE/OMBRA)

LUPO*---MAGA CATTIVA (LA STORIA INFINITA)---SPETTRI—SICARIO: “OMBRE” DEI PROTAGONISTI
(“Il massimo grado di coscienza mette l’io a confronto con la sua ombra e l’esistenza psichica individuale di fronte alla psiche
collettiva”- Mysterium coniunctionis di Jung, vol. 2°)
BASTIANO MAGO E IMPERATORE (LA STORIA INFINITA , ENDE)– PADRE STREGONE DI WILL= ARCHETIPO
DELLA PERSONALITÁ MANA (VEDI LA PERSONALITÀ MANA IN DUE TESTI DI PSICOLOGIA ANALITICA, JUNG)
IMPERO, FALLIMENTO ED EVOLUZIONE DI BASTIANO E ALTERNARSI DI BASTIANO E ATREIU: Tra gli eventi tipici
della storia dell'eroe c'è la sua hybris, che può essere definita come peccato d'orgoglio o tendenza ad esso, un tentare gli dei ed
un'eccessiva separazione tra ego e Sè e che può anche essere una conseguenza della recente vittoria dell'eroe contro il suo desiderio
illusorio, infantile e nefasto di pace e sicurezza o comunque del passato. All'hybris segue la caduta dell'eroe, ma egli può talvolta
riscattarsi rinunciando al potere e all'attività. Spesso l'immagine dell'eroe si evolve come quella di Bastiano e nei miti si può
individuare una progressione dal concetto più primitivo a quello più elaboorato delll'eroe attraverso quattro fasi, una delle quali
comporta sempre l'intervento di esseri dai poteri soprannaturali; le fasi corrispondono a anatura istintiva, poi avventurosa e pugnace
ma pià socializzata e disciplinata, quindi malvagia e infine volta al sacrificio di sè. Il testo di riferimento è L'uomo e i suoi simboli a
cura di C. G. Jung.
GENITORI DI LYRA – CAPO CHIESA: CONCETTO DI MANA PRIMITIVO (VEDI JUNG E ALTRI)
LAMA CHE TAGLIA VIA I DAIMON
COLTELLO CHE TAGLIA TUTTO
BUSSOLA D'ORO –AURYN – CENTRO DI FANTASIA/OCCHI D'ORO – CENTRO NECESSARIO ALL'INTEGRAZIONE
DELL'IO NELL'EVOLUZIONE INTERIORE – IL SEGRETO DEL FIORE D'ORO (CLASSICO CINESE)
TORRE D'AVORIO – FORSE SI RIMANDA ALLA FASE DELL'ALBEDO ALCHEMICA OPPURE ALLE PORTE DEL SOGNO
D'AVORIO (OMERO/ARTEMIDORO)
SPETTRI = CREATURE DEL COLTELLO E DELL’ABISSO-VUOTO CHE INDUCONO UN NICHILISMO CHE CONDUCE A
PAZZIA, DISPERAZIONE E MORTE. ESSI PARALIZZANO MENTRE LA BUSSOLA D’ORO INVITA A MUOVERSI
LUPO + MENZOGNE E PAZZIA GENERATE DALLE CREATURE DI FANTÁSIA STRAPPATE AL LORO MONDO E
CONDOTTE TRA GLI UOMINI ( LA STORIA INFINITA) – FORSE RA’ZAC E DURZA (CICLO DELL’EREDITÁ),
DISSENNATORI E MEDAGLIONE (ULTIMO LIBRO SU HARRY POTTER), ANELLO E CERCATORI DELL’ANELLO ( IL
SIGNORE DEGLI ANELLI) [VEDI IL PARAGRAFETTO SULLA FANTASY]
*LUPO – IL NULLA: IN FIABE E MITI ANTICHI IL LUPO È UN TIPICO SIMBOLO DELL’ASPETTO PERICOLOSO –
“DIVORATORE” DELL’INCONSCIO, COME LO SONO IL SERPENTE/DRAGO, L’ORCO, LA STREGA, LA BALENA/IL
PESCE; NELL’ EDDA LA DISTRUZIONE DEL MONDO AVVIENE DOPO IL RISVEGLIO DI UN SERPENTE IL CUI NOME
LETTERALMENTE SIGNIFICA “LUPO UNIVERSALE”(VEDI SIMBOLI DELLA TRASFORMAZIONE, JUNG)
IL NOME GIUSTO – LA VERA LINGUA/IL VERO NOME (VEDI IL CICLO DELL'EREDITÀ DI PAOLINI E IL GIOCO DEL
TRONO DI MARTIN)
DITA DI WILL TAGLIATE VIA DAL COLTELLO – GAMBA DI ATREIU MORSA DAL LUPO E FORSE DOLORE DI FUCUR
QUANDO CADE PER SALVARE DAL LUPO ATREIU – CICATRICE DELL’EROE IN NOTI LIBRI FANTASY (DA IL
SIGNORE DEGLI ANELLI ALLA SERIE DI HARRY POTTER)
ROTTURA E FABBRICAZIONE DEL COLTELLO: “Ecco ricomparire il motivo dello smembramento. Come un fabbro salda i
frammenti, così il corpo smembrato viene ricostituito. Questa ascesa significa rinnovamento (…) rinascita della coscienza (…) dalla
regressione nell’inconscio.” (Simboli della trasformazione, Jung). Forse c’è un rimando alla rottura dello scettro che compare in certi
miti e che indica il sacrificio della libido orientata in una data direzione fino a quel momento, cioè della potenza posseduta, sacrificio
che prepara all’ingresso nell’aldilà, perché vita spenta genera aspettazione (vedi ancora Simboli della trasformazione, Jung)
LA SPADA INFRANTA DI SIEGMUND VIENE CONSERVATA PER SIGFRIDO (WAGNER) COME QUELLA DI ISILDUR
VIENE CONSERVATA ROTTA E RIPARATA PER ARAGORN (TOLKIEN) – LA SPADA DI BASTIANO RIFIUTA DI FARSI
ESTRARRE (ENDE), COME QUELLA DI JHON SNOW (MARTIN) – UN FABBRICANTE D’ARMI È IL PADRE DI NIHAL IN
CRONACHE DEL MONDO EMERSO (TROISI) – VEDI IL LUNGO CAPITOLO SULLA FABBRICAZIONE DELLA SPADA
INFRANGIBILE DI ERAGON (PAOLINI): “La vita si ricompone dai frantumi (…) La spada significa forza solare (…) L’eroe
viene smembrato in vari miti (…)Nel Rgveda il creatore del mondo Brahmanaspati è un fabbro (…) Il fabbro è l’archetipo del
vecchio saggio, personificazione del senno (…) L’anima è sempre in un rapporto filiale con il vecchio saggio (…) Spesso nei miti
l’eroe è cresciuto da un fabbro o da un fabbricante d’armi o bravo artigiano o carpentiere” (Simboli della trasformazione di Jung)
FIDUCIA TRA LYRA E WILL NEI DUE MONDI – AMICIZIA TRA ATREIU E BASTIANO ( LA STORIA INFINITA)
MADRE DI WILL= LATO “FEMMINILE” INCONSCIO DEBOLE E IRRAZIONALE DI WILL? IN OGNI CASO
RAPPRESENTA IL PASSATO E L’INCONSCIO (TERRA MADRE), QUINDI LA TENTAZIONE DELLA LIBIDO DI WILL
ALLA REGRESSIONE ALL’INFANZIA

MADRE DI LYRA= ASPETTO NEGATIVO DELL’IMAGO MATERNA CHE SI ATTIVA PER WILL, SPEZZANDO IL
COLTELLO, NEL MOMENTO IN CUI C’È PER LUI PIÙ PERICOLO DI REGRESSIONE. È L’ASPETTO MALIGNO
DELL’INCONSCIO
MALATTIA MENTALE DELLA MADRE E MORTE DEL PADRE DI WILL _____DEPRESSIONE DEL PADRE E MORTE
DELLA MADRE DI BASTIANO (LA STORIA INFINITA)
ULTIME PAROLE DI WILL AL PADRE: DISIDENTIFICAZIONE DELL’IO DALL’ARCHETIPO MANA (DALL’ARCHETIPO
DEL MAGO E DELL’EROE) E QUINDI RIAPPROPRIAZIONE DI WILL DELLA LIBIDO E STABILIZZAZIONE DEL
RITORNO DI QUESTA IN PROGRESSIONE
IOREK____________________ EFESTO È CON MERCURIO SIMBOLO DELL’INTELLETTO E DELL’INVENTIVA
LETTERARIA IN LEZIONI AMERICANE (CALVINO)
|____________________ANGELI RIBELLI IN ARMI LA NOTTE PRECEDENTE LA RIBELLIONE E IN GUERRA (IL
PARADISO PERDUTO, MILTON)

NORD _____ NEL NEOCLASSICISMO SEDE DELLO SPIRITO ASTRATTO CONTRAPPOSTO ALLA GRECIA
(ARCHETIPO DI
BELLEZZA E DIVINITÀ VICINE ALLA NATURA)
|_____ FORSE GERMANIA DI LUTERO (A NORD RISPETTO ALLA SEDE STORICA DEL PAPA)
_____ SEDE DI MISTERO, DELL’ORIGINE DEL MONDO, DEGLI SPIRITI, DEI DEMONI O DELL’INCONSCIO
NEL SUO
ASPETTO PIÙ CONTRADDITTORIO E TERRIBILE (TRADIZIONI RIPORTATE DA JUNG)

MONTAGNA ANNUVOLATA -- CARRO ( IL PARADISO PERDUTO, MILTON) -- SEDE DEL VECCHIO O LA MEMORIA DI
FANTÀSIA (LA STORIA INFINITA )
ABISSO: -- PUPILLA DELL’OCCHIO DI SAURON COME “FINESTRA SUL NULLA” ( IL SIGNORE DEGLI ANELLI,
TOLKIEN) -- ABISSO DI YGRAMUL -- NULLA ( LA STORIA INFINITA) -- “ACUSTICA DEL VUOTO” (L'UOMO SENZA
QUALITÀ, MUSIL) -- NICHILISMO DEL ‘900

ABBANDONO DEI DAIMON SULLA RIVA DEL LIMBO (MITO GRECO DELL’ACHERONTE) E FORSE PERDITA DELLE
DITA DELLA MANO SINISTRA (ZONA DELL’INCONSCIO E DELL’EMOTIVITÀ) --- MORTE DEL CAVALLO DI ATREIU:
LA MORTE DEL CAVALLO DELL’EROE È UN ELEMENTO TIPICO DI ALCUNI MITI E RAPPRESENTA IL SACRIFICIO
DELLA PARTE ISTINTUALE DI SÉ E DELLA PROPRIA VITALITÀ NATURALE. IL SERPENTE – DRAGO, IN QUANTO
SIMBOLO DELLA PARTE SPIRITUALE DELL’ANIMA INCONSCIA DELL’EROE, SOSTITUISCE IL CAVALLO. (VEDI
Simboli della trasformazione, Jung)
PRECIPITAZIONE NELL’ABISSO = SACRIFICIO TIPICO . IN PASSATO C’ERA L’USO RITUALE DI GETTARE FOCACCE
E OBOLI IN FOSSE CHE RAPPRESENTAVANO LA TERRA DEI MORTI [“Nell’antichità numerose erano le vie d’accesso
all’Ade. Così nei pressi di Eleusi vi era una voragine attraverso la quale Aidoneo salì e poi discese dopo aver rapito la Kore.
Esistevano delle gole fra le rupi attraverso le quali le anime potevano risalire sulla terra (…) È attraverso tale voragine quindi che si
accedeva al luogo dove si poteva trionfare della morte.” (Simboli della trasformazione di Jung)]
WILL NELLA GROTTA DELLA MADRE DI LYRA – LA MINIERA DI BASTIANO CON I SOGNI PERDUTI – DISCESA AGLI
INFERI SENZA DAIMON – SEPARAZIONE DEL VIAGGIO INIZIATICO DELLE STREGHE – SOFFERENZE E SOLITUDINE
DELLA PREPARAZIONE DEGLI SCIAMANI: Rimando anche ai paragrafi L'odore del sangue e Nascondersi e spiare del Cap. 2 di
Donne che corrono coi lupi (C. Pinkola Estes) sulla caverna come luogo d'iniziazione per "spiare" la verità su di sé e sugli altri
opponendosi con decisione e astuzia alle forze psichiche che vogliono nascondere alla consapevolezza personificate da Barbablu.
LYRA SUL SENTIERO PRESSO L’ABISSO RIESCE A FARE ATTENZIONE ANCHE PERCHÉ NON SA DELLA BOMBA –
ATREIU SULLA RETE SULL’ABISSO SA FARE ATTENZIONE PERCHÉ NON SA DEL LUPO
FUCUR RECUPERA AURYN GETTANDOSI NELL’ABISSO --- L’ARPIA “ALI BENIGNI” SALVA DALL’ABISSO LYRA (E
LA SUA BUSSOLA D’ORO): Rimando anche al paragrafo I mangiatori di peccati del cap. 2 di Donne che corrono coi lupi (C.
Pinkola Estes) sulla forza ritrovata di smantellare e riutilizzare in modo utile il predatore della psiche e sulla credenza sugli uccelli
mangiatori di peccati o trasportatori di cadaveri da far ritrasformare alla dea della vita-morte.

IL CASO (DESTINO) ATTRAVERSO LYRA IMPEDISCE CHE IL PADRE DI LYRA SIA UCCISO – IL “CASO” (LA
CHIAMATA DELL’IMPERATORE) FA SÌ CHE ATREIU MANCHI LA PREDA (IL BISONTE) (ENDE) – IL “CASO”
(L’INCENDIO CAUSATO DALLO SPETTRO) FA SÌ CHE ERAGON MANCHI LA PREDA (LA CERVA), IL CHE LO INDUCE
A PORTARE A CASA L’UOVO DI DRAGO CREDENDOLO UNA PIETRA DA VENDERE PER ACQUISTARE LA CARNE
PERDUTA CON IL FALLIRE IL BERSAGLIO (PAOLINI)

GROTTA DI LYRA E DELLA MADRE = GROTTA DELLA MORTE E DELLA RINASCITA
VALLE DEI MORTI _____________________________ INNO ALLA BELLEZZA INTELLETTUALE (SHELLEY)
|_____________________________FORSE ASPIRAZIONE (VERLAINE)
|_____________________________POESIE FILOSOFICHE (SCHILLER)
|_____________________________ ODISSEA / ASPETTO DEL PASSATO (VEDI SIMBOLI DELLA
TRASFORMAZIONE DI SIMBOLI DELLA TRASFORMAZIONE (JUNG): “Benché riuniti con tutto ciò che un tempo si ebbe caro,
non è dato degustare di questa felicità, giacché tutto è ombra, impalpabile e privo di vita (…) La terra dei morti è l’infanzia nel
ricordo (…) Pericolo di regressione”
TIALYS E SALMAKIA ALLEATI DI WILL E LYRA NEL REGNO DEI MORTI: -- FORZE CREATIVE PERSONIFICATE DA
PERSONE PICCOLE O PICCOLISSIME (ESEMPI SONO CABIRI, DATTILI, POLLICINO E NANI). VEDI SIMBOLI DELLA
TRASFORMAZIONE (JUNG) -- INFANZIA MISERA DI HARRY POTTER (ROWLING), DI ERAGON (PAOLINI) O DEI
PRINCIPI CACCIATI E DEI FIGLI ILLEGITTIMI DI RE (MARTIN) -- PICCOLA STATURA DEGLI EROI DI TOLKIEN --
ASPETTO DELLA CHIAVE CHE APRE LA PORTA DEI SOTTERRANEI, DELL’ELFO DOMESTICO CHE SALVA HARRY
(ROWLING) E DEI FIGLI DELLA FORESTA, DI BRAN E TYRON (MARTIN)

ARPIE → ANTICHE SIRENE NELL’ISOLA DEI BEATI -- PUTREDINE DEL GIARDINO DELL’INFANTA IMPERATRICE
INVASO DAL NULLA (LA STORIA INFINITA , ENDE) -- PUTREDINE DELLA COLPA – MORTE ( IL PARADISO
PERDUTO,MILTON). ANTICAMENTE SI CREDEVA CHE LE ARPIE RAPISSERO I BAMBINI E LE ANIME DEI MORTI.
NEBBIA E SPETTRI-- GRIGIORE NEL SOBBORGO-LIMBO E NEBBIA SUL LAGO E NELLA TERRA DEI MORTI ---
LEITMOTIV DI LA STORIA INFINITA (PALUDE, MARE DELLE NEBBIE, IL NULLA) E DI L’UOMO SENZA QUALITÀ
(MUSIL) -- FOLLIA, FALSITÁ, PREGIUDIZIO, ISMI – ASTRATTO, PERDITA DI CONTATTO CON LA “VOLONTÀ
INTERIORE” (MUSIL, ENDE, CAMUS)
LAMA CHE SEPARA I DAIMON DAI BAMBINI: DISSOCIAZIONE DELL’IO DAL SÈ, DELLA CONSAPEVOLEZZA
DALL’ISTINTO E DALLE POTENZE INCONSCE (VEDI L’OPERA DI JUNG)
MONDI PARALLELI: -- LIBRO 6 DELLA SECONDA PARTE DI I FRATELLI KARAMAZOV (DOSTOEVSKIJ) -- IL
CAPITOLO IL TETTO DEL MONDO IN IL LABIRINTO OSCURO (DURRELL) -- FANTASIA (LA STORIA INFINITA) -- PAESE
DELLE MERAVIGLIE (ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, CARROLL) -- REGNO MILLENARIO (L'UOMO SENZA
QUALITÀ, MUSIL) -- INCONSCIO (COLLETTIVO) – PRINCIPIO SPIRITUALE INCONSCIO (JUNG) -- LO STRANIERO
MISTERIOSO (TWAIN)
GIOCO DEI DADI: LE MORTI NEL LIMBO -- I PAZZI NELLA CITTÀ DEGLI IMPERATORI (LA STORIA INFINITA)
CANI CHE METTONO IN FUGA L’ANGELO________________ CANI DI ECATE, CERBERO?
|________________ SERVILISMO
PER LA DIFFERENZA TRA ANIMA E SPIRITO: VEDI JUNG ( ARCHETIPI E INCONSCIO COLLETTIVO ), OLTRE A S.
PAOLO
EPISODIO DELLA FORZA DI GRAVITÀ SOSPESA SULLA TERRAZZA DELL’ALBERO-- ”POLVERE” ATTRATTA
DALL’ABISSO -- EPISODIO DI ATREIU IN CIMA ALL’ALBERO DAVANTI ALL’AVANZARE DEL NULLA
ALBERO DEI MULEFA: ALBERO DELLA CONOSCENZA/NAAS

DOTTORESSA MALONE _______ SCIENZA UNITA A MITO-ARTE [NASCITA DEL COLTELLO 6/700 → GALILEO E
ILLUMINISMO]
MELUSINA
VEDI GLI DEI DELLA GRECIA IN POESIE FILOSOFICHE (SCHILLER)
MALONE -- SERAFINA -- DONNA APPARSA IN SOGNO (LILITH?) -- IL PADRE STREGONE DI WILL
“La collisione con la vita e con il mondo dá luogo a esperienze che possono generare una riflessione prolungata e profonda, da cui
sorgeranno con il tempo intuizioni e convinzioni personali (il processo che gli alchimisti volevano esprimere con l’immagine
dell’albero filosofico). Il succedersi di queste esperienze è, in qualche modo, regolato da due archetipi: quello dell’anima, che
esprime la vita, e quello del vecchio saggio, che personifica il significato (…) l’Ermete tre - volte – grande, la fonte di ogni
saggezza”. (Il viaggio attraverso le case dei pianeti in Mysterium coniunctionis di Jung, vol. 1°)
OMBRE – FORSE MITO DI PLATONE RIVISTO SECONDO SCHILLER (LA SFIDUCIA NELL’ARTE DI PLATONE VIENE
SUPERATA E LE “OMBRE” NON HANNO PIÙ VALENZA NEGATIVA)
OMBRE DELLA CAVERNA DI PLATONE -- SOGNI E MITI -- LA LAMA SOTTILE (NEI PRIMI CAPITOLI WILL SI
MUOVE COME SI FA IN SOGNO)
RIFLESSI DI COLTELLO E DAIMON DI WILL, D’ACQUA NELLA PIANURA DEI MULEFA E POLVERE DELLA
CONOSCENZA IN ESPANSIONE: -- ACQUA DELLE FONTI DELLA VITA (FONTANA DEL FINALE) ( LA STORIA INFINITA
) -- L’ULTIMA PIETRA DELL’AMULETO DI LE CRONACHE DEL MONDO EMERSO DI TROISI E ALTRI SIMILI
RIFERIMENTI DELLA LETTERATURA FANTASY -- IMMAGINE/TOPOS ORIENTALE (ES. IL TAI-CHI E L’ARTE
DELL’ESISTENZA) -- LUCE NEL CAPITOLO IL TETTO DEL MONDO IN IL LABIRINTO OSCURO-- CAUDA PAVONIS
(JUNG) -- ANGELI DERIVANO DAL SUDORE DEL PAVONE -- FASE DEL PROCESSO DI CREAZIONE DEL LAPIS IN
ALCHIMIA
REAZIONE DI BASTIANO ALLA FONTANA______________ CONFRONTARE AD ESEMPIO CON QUANTO DICE IL
PROTAGONISTA DOPO LA MORTE DELL’ASINO IN ALTRE VOCI, ALTRE STANZE (T.CAPOTE)
“Ciò che prima era un peso che si portava controvoglia (…) viene riconosciuto – grazie a un’intuizione (…) – come possesso della
propria personalitá e si comprende che non si può vivere di null’altro che di quello che si è (il che non sempre pare poi così ovvio!)”.
[Il viaggio attraverso le case dei pianeti in Mysterium coniunctionis di Jung, vol. 1°]
FRUTTI RIGENERATORI E DIALOGO NELLA "CASA CHE MUTA": dopo la discesa nell'inconscio con il rischio di esserne
intrappolati, lo spirito a volte giunge come aiuto inatteso o sperato, porta il sapere e rigenera con frutti magici da un albero cresciuto
durante la sofferenza e la prigionia dell'eroe... ciò accade nel mito e in alchimia perché si riteneva che l'opera di trasformazione
avesse bisogno dell'aiuto di dio in forma di maestro o di ispirazione. Si deve tenere presente che da sempre l'albero è simbolo di
forza vitale, guarigione, sviluppo spirituale e anche procreazione.
FRUTTO ROSSO/ PELLICCIA DELLA MARTORA DAIMON/ TRONCHI CON L’OLIO DELLA CONOSCENZA DEI
MULEFA:
-- FIORE DEL BOSCO NOTTURNO E DRAGHI DELLA SOGLIA ( LA STORIA INFINITA) -- ROSSO LO SHOCK
GENERANTE COMPRENSIONE PER “ BRAMOSIA D’AMORE”(BOHME) -- IN ALCHEMIA IL SUCCESSO -- PIETRA
FILOSOFALE ROSSO-ORO - RUBEDO (FASE ALCHEMICA)
“Unione di coscienza e inconscio in un “acceso” conflitto in cui gli opposti si preparano a fondersi” (…) “Gli opposti si logorano
a vicenda: l’uno divora l’altro come i due draghi (…) del simbolismo alchemico” (vedi il viaggio attraverso le case dei pianeti in
Mysterium coniunctionis di Jung, vol. 1°)
“Crescita di calore e luce che provengono dalla coscienza corrispondente alla crescente partecipazione e reazione anche a livello
emotivo della coscienza rispetto ai contenuti prodotti dall’inconscio” (vedi il viaggio attraverso le case dei pianeti in Mysterium
coniunctionis ,vol. 1°)
LIBELLULA DEGLI AMICI DI LYRA E WILL -- CAVALCATURE DEI MESSAGGERI ( LA STORIA INFINITA)
DAIMON + LYRA E WILL L’UNO PER L’ALTRO= DOPPIO -- “STELLA” DEL SÉ E ANIMA DEL SESSO OPPOSTO (JUNG)
-- DOPPIO = INCONSCIO -- ATREIU – BASTIANO (LA STORIA INFINITA)

FALLIMENTO DELL’INCARICATO DELL’OMICIDIO DI LYRA -- IL SERPENTE INNAMORATO
(IL PARADISO PERDUTO, MILTON)
BARUC -- ACCENNO AMBIGUO ALL’OMOSESSUALITÀ DEGLI ANGELI DI MILTON

-- FORSE BARUC, 6 (BIBBIA) PER RIF. A IDOLI FALSI.
-- FORSE RIF. ALL' ANGELO PATERNO/ALBERO DELLA VITA
LORD JIM (Conrad)
“Essi dicevano ‘Maledetto pazzo!’ appena voltava le spalle. Era questa la loro critica della squisita sua sensibilità (…)
Era rimasto stupefatto dalla scoperta che aveva fatto – la scoperta di se stesso – (…) e non intendeva affatto diminuirne
l’importanza (…) e qui stava la sua distinzione (…)
Era sopraffatto dall’inesplicabile; era sopraffatto dalla sua stessa personalità – il dono di quel destino che egli aveva fatto del suo
meglio per padroneggiare.” (J.Conrad, Lord Jim)
“La vita, per compiersi, ha bisogno non della perfezione, ma della completezza (…) La totalità è pericolosa… stare vicino a Dio è
stare vicino al fuoco.” (C. G. Jung, Psicologia e alchimia)
“Per gli uomini ogni realtà è incompiuta. I loro stessi atti sfuggono loro in altri atti, tornano a giudicarli sotto volti inattesi. Gli
uomini ambiscono all’unità e alla coerenza (…) Cogliere finalmente la vita come destino, ecco la loro vera nostalgia (…) Tutte le
concezioni improntate alla rivolta si concretizzano (…) in un universo chiuso (…) Sembra che lo sforzo della grande letteratura sia
quello di creare universi chiusi o tipi compiuti (…) L’arte ci riconduce così alle origini della rivolta, in quanto tenta di dar forma a
un valore che fugge nel divenire perpetuo, ma che l’artista ha presentito.” (A. Camus, L’uomo in rivolta)
“Raggiungono un più alto grado di coscienza solo quegli uomini che per loro natura vi sono destinati o ne hanno la vocazione, vale
a dire hanno le capacità e l’impulso verso una più alta differenziazione (…) Non occorre un’intelligenza particolare (…) poiché in
questo sviluppo possono intervenire qualità morali a integrare l’insufficienza intellettuale.” (C. G. Jung, Due testi di psicologia
analitica)
“Tutto fluisce secondo una legge immutabile ed enunciata per l’eternità (…) Una causa dipende dall’altra, una lunga catena
determina le vicende pubbliche e private: si deve sopportare tutto coraggiosamente perché tutte le cose non avvengono, ma
vengono. Una volta per tutte fu stabilito l’oggetto delle tue gioie, delle tue lacrime (…) e tutto si riduce a questo: effimeri riceviamo
l’effimero (…) Per questo siamo al mondo (…) È proprio di un uomo buono offrirsi al fato (…) La sventura è occasione di virtù.
Sarebbe giusto chiamare infelice chi è snervato da un eccesso di prosperità, chi come un cuore immobile è prigioniero della
bonaccia: qualunque cosa gli capiti sarà una sorpresa (…) Fuggite una prosperità che vi snerva e svigorisce l’animo e, se non
interviene qualcosa che gli ricordi la sorte umana, lo fa marcire come nel sopore di una continua ubriachezza (…) fa vaneggiare,
offusca la differenza tra il vero e il falso (…) C’è bisogno di una prova per conoscersi (…) Come posso conoscere la tua fermezza di
fronte al disonore, al discredito se ti segue inalterabile il favore e la simpatia della gente? (…) La fortuna cerca chi le stia pari, i più
coraggiosi; certuni non li degna di uno sguardo (…) Nature fiacche, destinate al sonno o a una veglia del tutto simile al sonno, sono
tramate di elementi inerti: per formare un uomo degno di questo nome, ci vuole un destino più vigoroso. La sua vita non sarà in
piano: bisogna che vada su e giù, sballottato dai flutti e piloti la nave nella tempesta. Deve tenere la rotta contro la fortuna: gli
capiteranno molte vicende dure e difficili, che sarà lui a mitigare e appianare. Il fuoco mette alla prova l’oro” (L. A. Seneca, La
provvidenza)
“Quanto è difficile per lo psicanalista trovare qualcosa di nuovo che qualche artista non avesse già saputo prima di lui.” (S. Freud)
PREMESSA (IL MESSAGGIO DEL LIBRO)
Il vero obbiettivo della naturale spinta all’autorealizzazione è l’integrazione alla coscienza delle parti inconsce della personalità,
ovvero quella sintesi di io e non-io nel sé che nei miti di tutte le tradizioni e della letteratura fantasy è rappresentato dal tesoro
difficile da raggiungere, nell’alchimia dal lapis e in alcune tradizioni religiose (soprattutto orientali) dal gioello. Jim non confonde
l’amata con il lapis al suo giungere a Patusan (alla sua discesa in se stesso), quando la fuga istintiva dalla prigionia e il salto nel
fango lo portano da Doramis e salvano, evocando il suo arrivo spericolato lungo il fiume simile a un salto nell’ignoto (iniziativa
irriflessiva come di chi fugga) e anche il salto nella barca dalla nave Patna e le parole di Stein sui sogni da perseguire immersi
nell’elemento distruttivo. Il lapis, il coronamento dell’opus alchemico (si parla anche esplicitamente di "maghi") sembra essere a Jim
invece quel’opportunità intravista alla sua morte, quando espia per scelta e senza esitazione il fallimento del tutto imprevisto (le sue
ultime parole scritte denotano sgomento): non fugge da se stesso e non rinnega il suo dovere, ma soltanto si riscatta come può, anche
se al prezzo di un nuovo abbandono; egli muore bene come ha vissuto bene tra sbagli e sbandamenti, perché resta fedele, si prende
sul sero e si fa padrone del suo destino. Se il destino gli si è mostrato infine ostile è forse perché il villaggio gli avrebbe potuto far
perdere la libertà morale, che svanisce con il perdersi della colpa. Forse, però, l’inconscio lo ha tenuto prigioniero al villaggio
(simbolo materno oltre che del mandala) perché non lo riteneva ancora pronto per fare ciò che avrebbe dovuto? L’opportunità
intravista da Jim era predestinata? L’isolamento è pur sempre la conseguenza naturale dello sviluppo della personalitá (così
sottolinea Jung nei suoi libri più volte) il fatto è che un finale diverso non sembra possibile, date la natura ricca di immaginazione, la
sensibilità, la giovinezza e l’educazione paterna stupidamente intransigente di Jim (il padre è il simbolo del sapere tradizionale,
fondato su pregiudizi e confusi luoghi comuni) e considerato anche il bisogno umano di autostima: il pirata sembra fare parte, come
l’incidente del Patna, dei disegni dell’inconscio collettivo su Jim, dei progetti autonomi del sé (o del destino se così si vuol dire),
dato che certe vite sembrano davvero avere un senso e che esiste nella psiche un archetipo del significato (il "vecchio saggio” qui
rappresentato soprattutto da Marlow e Stein, che infatti conducono Jim a Patusan, e forse anche da Doramin che, proteggendolo, fa sì
che egli vi resti e poi lo uccide). Secondo me il pirata è la coscienza di Jim sotto l’influsso dell’anima (inconscio collettivo in lui
divenuto nemico, perché provocato) quindi l’intelletto mefistofelico. In generale l'intuito e l'aspetto di Brown fa pensare a un
animale o a un essere allo stesso tempo al di sotto e al di sopra dell’uomo e ciò in netto contrasto con Jim, il cui aspetto ne sottolinea
la civiltà. Il nome stesso Brown evoca colori piatti, banalità e una terra senz’acqua e senza verde come un intelletto lontano dalle
fonti del sentimento, della morale, del buon senso (intelligenza manipolatoria, il contrario della ragione umana secondo per esempio

Jung e Fromm: questo volto temuto del duplice Mercurio ha trovato molte rappresentazioni nei miti e nella letteratura), come il
soprannome Lord Jim fa pensare a gem – gioiello in inglese - quindi a regalitá, all'essere protettore e salvatore dei deboli come un
dio – Cristo stesso è un simbolo del sé – o come un principio di luce, oltre che evocare il carattere numinoso dell’inconscio
collettivo. I parallelismi tra lui e Jim sono molti per sottolinare il contrasto e il legame tra i due. Secondo questa interpretazione
quindi la nave del pirata è la nave di Jim condotta da un estraneo (autonomia dell’inconscio), è la personalitá di Jim dominata
dall’intelletto sotto la possessione dell’anima (l’inconscio collettivo di cui acqua e nave stessa sono simboli molto comuni) e
rafforzato in tale posizione dall’ombra (inconscio personale, l'"Ombra" affine al buio, il traditore Cornelius). La nave giunge dal
fiume, quindi probabilmente è attirata dalla madre di Gioiello (figura possibile della funzione "mentale" – nel senso dato al termine
da Jung - del tutto inconscia di Jim connessa all’inconscio collettivo, che in lui – maschio - ha carattere femminile; la madre di
Gioello comunque è stata abbandonata ed esclusa come lui; ella rappresenta anche la sana e in fondo giustificata diffidenza verso
l’esterno) che era stata “attivata” da Jim (attraverso il suo legame con la figlia e la sua chiusura dei rapporti con le proprie figure
paterne) con la partecipazione di Cornelius, resosi particolarmente ostile perchè provocato. Il conflitto con il pirata è il doppio
fallimentare del primo conflitto con il pirata locale, vinto grazie all’idea avuta dopo gli attentati creati o favoriti da
Cornelius/l’ombra e grazie all’aiuto avuto da Gioiello (alla vigilanza della coscienza e degli alleati della coscienza). Ora la coscienza
si trova isolata, perché Jim, a causa della sua felicità e del suo disprezzo per Cornelius, ha in parte dimenticato l’instabilitá e la
stanchezza generate dai continui attentati subiti nei primi tempi al villaggio e solo il fiume ricorda (per via dei sicari gettati in acqua),
fiume che conduce Brown a Patusan (sottovalutare la propria Ombra e voler dimenticare gli sbagli fatti, è un errore tipico della
coscienza, in particolare di quella maschile). La colpa, ricordatagli da Brown, e che lui ancora sopravvaluta, devia il suo giudizio
lontano dai suggerimenti del villaggio (le riserve dell’insieme della sua personalitá: la diffidenza verso l’esterno sarebbe stata
salutare ora quanto prima era stata controproducente). L’eroe spesso nei miti muore a causa di un tradimento e per cause
insignificanti dopo tante fatiche coronate da successo come del resto ha nascita insignificante che fa da contraltare alle possibilità di
realizzazione prodigose (il processo creativo e lo sviluppo della personalità sono per certi versi straordinari ma si svolgono
nell’inconscio - quindi in luogo interno, non appariscente e misero per gli osservatori esterni - e inoltre essi sono fragili perché
avversati naturalmente dall’inconscio geloso e perché esposti a mille condizioni ambientali per il loro avviarsi e ancor più per la loro
riuscita). Conrad sembra dirci che nella vita si vince di rado al modo desiderato, perché essere completi rende troppo difficile alla
lunga convivere con se stessi, ma che è pericoloso anche ignorare il bisogno di conoscere se stessi e di sviluppare la propria
personalità: la vita svolge continuamente il suo gioco senza che nessuna strada sia mai sicura, senza pietà e senza scopo (secondo
Jung l’inconscio collettivo produce destini senza un fine ultimo, cioè per la sua natura stessa di creatore), ma alcuni individui non
“snobbati dal destino” spiccano fra gli altri (“la natura è aristocratica” scrive Jung) per l’intensità con cui vivono il conflitto e per la
loro fedeltà al gioco se non altro e queste qualità morali consentono loro di non subire il destino con la passività dei mediocri. Jung
afferma più volte che la chiave nel processo di individuazione e della possibilità di difendersi dalle aggressioni dell’inconscio è data
da un insieme di fedeltà, onestà e perseveranza nel confronto con se stessi e ribadisce anche più spesso che la pace è impossibile in
ogni caso all’uomo, perché chi rifiuta il dialogo con i propri fantasmi e la propria ridicola o abbietta ombra finirà col lottare
maggiormente con altri individui e probabilmente col cedere senza dignità all’azione dell’inconscio compensatore o in stato di aperta
ostilità…e forse si dovrebbe aggiungere che la pace è dell’uomo anche indegna. In questo libro non hanno pace nemmeno i testimoni
e infatti i giudizi di Marlow sui personaggi mutano spesso, tanto che quando viene, a proposito d’altro, sottolineata l’importanza
delle sfumature, questa affermazione sembra la giustificazione che Conrad dà di questa altalena di opinioni che non viene meno
nemmeno nelle ultime pagine: i giudizi frettolosi e lapidari della folla sono qui considerati ciò che sono sempre di fatto, cioè brutalità

ANALISI CHE USA CONCETTI E TERMINI DI JUNG
JIM= LA COSCIENZA E PROBABILMENTE ANCHE IL SÉ IN DIVENIRE (JIM/GEM = GEMMA IN INGLESE, IL SÉ E IL
CENTRO DEL SÉ E DEL MANDALA). IL SUO SOPRANNOME EVOCA QUELLO CHE EGLI DÀ ALL’AMATA (GIOLELLO),
PERCHÉ ANCHE LA COPPIA È SIMBOLO DEL SÉ.
IL PARAGONARE FREQUENTEMENTE EMOZIONI O ESPRESSIONI DEL VISO (SOPRATTUTTO DI JIM) A PAESAGGI MI
HA RICORDATO OSSIAN, CHE ABBONDA DI TALI SIMILITUDINI E CHE SI ATTAGLIA A JIM, PERCHÉ POEMA DOVE
UN EROISMO “ROMANTICO” SI DISPIEGA IN UN MONDO PIENO DI FANTASMI E DEL SENSO DEL DESTINO. OSSIAN
ERA CERTAMENTE NOTO A CONRAD, CHE È INGLESE.
COLORI E ETÀ DI JIM = ARCHETIPO DELL’EROE GIOVANE O DEL “FANCIULLO D’ORO” (= SÉ)?.
VILLAGGIO = MANDALA E “CAVERNA” DELLA RINASCITA (INTROVERSIONE E LAVORIO INTERIORE PER UN
RISCATTO ATTIVO).
NON PUÓ ESSERE UN CASO CHE IL CAPITANO DEL PATNA SIA DEFINITO UNA SORTA DI ESILIATO E RINNEGATO
(COME È E SARÁ JIM), CHE IL CAPO MACCHINISTA SIA REDUCE DAL NAUFRAGIO DELLA NAVE CHE FU SOTTO LA
SUA RESPONSABILITÁ QUANDO ERA MOLTO GIOVANE (COME SARÁ JIM), CHE IL SECONDO MACCHINISTA SIA
UN RAGAZZO MILLANTATORE ANCHE SE NON DEL TUTTO VILE E UN GIOVANE INESPERTO UBRIACO DI VANITÁ
PIÙ CHE DI ALCOOL (COME JIM, LA CUI ASSOLUTA TRANQUILLITÁ FACEVA NASCERE IN LUI SOGNI AUDACI),
CHE IL CUORE DI GEORGE NON REGGA (COME QUELLO DI JIM, SOPRATTUTTO NEGLI ISTANTI DELL’INCIDENTE).
SECONDO ME IN QUESTO LIBRO TUTTI I PERSONAGGI SONO SENZ’ALTRO PARTI DI JIM, FUNZIONI DELLA SUA
PERSONALITÁ PROIETTATA O DEL SUO SUBCONSCIO E INCONSCIO, CHE ASSUMONO NUOVI VOLTI A OGNI
CAMBIAMENTO DI LUOGO (IL PARALLELO GIUSTO VA FATTO CON I PROCEDIMENTI ONIRICI, MA ANCHE NELLA
REALTÀ DELLA VEGLIA CAPITA DI “ATTRARRE” – INCONTRARE IN MODO SOLO APPARENTEMENTE CASUALE –
PERSONE SIMILI A SÉ PER QUALCHE DIFETTO CHE ESSE POSSIEDONO PERÓ IN VERSIONE AMPLIFICATA… È
IRONICO CHE JIM SIA CONVINTO DI NON AVERE NIENTE IN COMUNE CON I TRE COLLEGHI). NON SAPENDO IO
ATTRIBUIRE TALI PARTI COSTITUTIVE DEL SÉ AI PERSONAGGI CON UN ORDINE DI CUI SIA CERTA, TRALASCIO DI
SCRIVERE COSA PENSO DI ESSE E DELLA PERSONALITÁ DI JIM E SCRIVO SOLO CHE CREDO CHE IN LUI LE

FUNZIONI INCONSCE (TERZA POSSIBILE AUSILIARIA E QUARTA DEL TUTTO INCONSCIA) SIANO QUELLE
“SENTIMENTO” E “SENSAZIONE”, PERCHÉ CIÓ SPIEGHEREBBE LA SUA SENSIBILITÁ ECCESSIVA E IL SUO
APPROCCIO PROBLEMATICO E UN PO’ GOFFO ALLA REALTÁ. È PROBABILE CHE LE FUNZIONI DEL TUTTO
INCONSCE O CHE DIVENGONO TALI E I RICORDI RIMOSSI SIANO RAPPRESENTATE DAI PERSONAGGI IMMERSI
NEL SONNO O MORTI O NELL’ATTO DI MORIRE (FORSE IL CAPO MACCHINISTA, GEORGE, LA MADRE DI
GIOIELLO, IL SICARIO…) E CHE IL SUO INCONSCIO PROFONDO (COLLETTIVO) SIA RAPPRESENTATO DA DONNE
INDIGENE O METICCE (GIOIELLO E SUA MADRE E FORSE LA MOGLIE DI DORAMIN E LA MADRE DI JIM MAI
NOMINATA) E IL SUO SUBCONSCIO (INCONSCIO PERSONALE O SOMMA DELLE RADICI INCONSCE DELLE PRIME
TRE FUNZIONI) SIA RAPPRESENTATO NEL SUO INSIEME DA GROTTESCHE FIGURE DI UOMINI METICCI O SPOSATI
A METICCE (CON OGNI PROBABILITÁ CORNELIUS E FORSE IL FUNZIONARIO GOVERNATIVO VICINO A PATUSAN).
CREDO ANCHE CHE I CONTENUTI PREZIOSI INCONSCI INTEGRATI DALLA COSCIENZA DI JIM CON FATICA SIANO
RAPPRESENTATI DA PERSONAGGI INDIGENI DI ELEVATA POSIZIONE (IL CAPO ALLEATO DORAMIN E IL FIGLIO) E
CHE QUELLI MENO CONSAPEVOLI SIANO RAPPRESENTATI DA INDIGENI DALLA NATURA SELVAGGIA VICINI A
LUI (I DUE MALESI SUL PATNA AL TIMONE, TAMB ITAM) E DALLA FOLLA INDIGENA (LA POPOLAZIONE CHE LO
VENERA O CONTRASTA SENZA MOLTO CRITERIO).

INCIDENTE DEL PATNA = È PREANNUNCIATO DA QUELLO DELLA NAVE SCUOLA E DEL SUCCESSIVO IN CUI JIM SI
INFORTUNA. SUL PATNA JIM VA IN CRISI PERCHÉ SI SENTE “LASCIATO SOLO”, RICHIAMANDO LA SITUAZIONE
DEL SUO COLLOQUIO COL PIRATA BROWN A PATUSAN.
IL GIORNO DELL’INCIDENTE, IL PATNA AVEVA NAVIGATO APPARENTEMENTE TRANQUILLO E IN LINEA RETTA MA
ERA STATO GRANDE IL CONTRASTO TRA DA UNA PARTE LE ASPIRAZIONI DEI PELLEGRINI INDIGENI ALLA PACE
ETERNA O QUELLE DI JIM ALLA TRANQUILLITÁ ASSOLUTA LUNGO IL MARE LUMINOSO E DALL’ALTRA PARTE IL
SONNO TORMENTATO DEI PASSEGGERI, QUELLO ANIMALE DEL PRIMO MACCHINISTA SBRONZO,
L’IMMAGINAZIONE DI JIM ECCITATA E SOPRATTUTTO LA SALA MACCHINE NERA (COME IL FUMO DELLA NAVE
CON CODA DI SERPENTE) E PIENA DI RUMORI IMPREVEDIBILI, “SINISTRI” E TRASMETTENTI L’IMPRESSIONE DI
ESSERE MANIFESTAZIONI DI “IRA FEROCE”… IN TERMINI PSICOLOGICI, TUTTO CIÓ SIGNIFICA CHE ERA
INEVITABILE L’URTO TRA LE DIVERSE PARTI DI JIM IN STATO DI OPPOSIZIONE COME SONO UNA NOTTE SENZA
LUNA E IL GIORNO. I RIPETUTI E GROTTESCHI TENTATIVI DI SCIOGLIERE LA PICCOLA IMBARCAZIONE PER
POTER LASCIARE LA NAVE SI CONTRAPPONGONO ESATTAMENTE ALL'IMMOBILITÀ DI JIM E DEI DUE INDIGENI
DI SERVIZIO: ALTRA RAPPRESENTAZIONE DI COME LA NAVE SEMBRI TENUTA IN EQUILIBRIO DA DUE FORZE
OPPOSTE. QUESTI TENTATIVI RIDICOLI DA UN PUNTO DI VISTA QUANTO ANGOSCIOSI DA UN ALTRO A ME FANNO
PENSARE AGLI SFORZI DI UN INSETTO ROVESCIATO DI RIMETTERSI SULLE ZAMPE E QUINDI A CORNELIUS, CUI
COMUNQUE CONRAD RIMANDA AFFERMANDO CHE SEMBRAVANO UNA BEFFARDA, VILE E ASTIOSA VENDETTA
SU JIM (SUI VOLI ARDITI RIPETUTI PER ANNI DELLA SUA IMMAGINAZIONE), MENTRE LA LORO FURTIVITÀ PUÒ
FAR PENSARE AI TENTATIVI DI JIM DI SALVARE L'IMMAGINE DI SE STESSO NELLE SUE PRIME CONFIDENZE CON
MARLOWE ANCHE PER VIA DEI RIMANDI LESSICALI. GEORGE MUORE (IL CORAGGIO DI JIM SVANISCE, IL SUO
CUORE CEDE), I PELLEGRINI, I MALESI E LA NAVE SI ALLONTANANO (JIM È CONFUSO, DISSOCIATO… “SI STENDE
L’OMBRA DELLA PAZZIA”), JIM RIMANE BLOCCATO SULLA BARCA SENZA NEMMENO CAPPELLO (SENSO
DELL’IDENTITÁ) O TIMONE, MA SOLO LA BARRA DI ESSO USATA DA LUI IN MODO PRIMITIVO (REGRESSIONE
AGLI ISTINTI: JIM È FUORI DI SÉ), IL PRIMO MACCHINISTA IMPAZZISCE, IL SECONDO MACCHINISTA SI ROMPE UN
BRACCIO: CIÓ SIGNIFICA PROBABILMENTE CHE, PER DIVERSO TEMPO DOPO L’INCIDENTE, LO STATO INTERIORE
DI JIM SARÁ AGITATO, IL SUO SPIRITO AVRÀ “UN’ALA SPEZZATA” ED EGLI NON SAPRÁ NÉ AFFRONTARE LE
SITUAZIONI USANDO CON EQUILIBRIO L’INSIEME DELLE SUE RISORSE, NÉ STARE A LUNGO IN CONTATTO CON
LA PARTE MENO PIACEVOLE O CONSAPEVOLE E CONTROLLABILE DI SÉ. ECCO PERCHÉ ERA NECESSARIO PIÚ
VOLTE L’INTERVENTO DI STEIN, CIOÈ DELL’ARCHETIPO DEL VECCHIO SAGGIO CHE, IN SITUAZIONI SENZA VIA
D’USCITA APPARENTE E GRANDE INCERTEZZA, PERMETTE DI CONCENTRARE LE FORZE MENTALI, ARRIVARE A
UNA VISIONE D’INSIEME E AVERE INTUIZIONI POCO SCONTATE, DOVE L’INTELLETTO INVECE SI ARRESTA O
GIRA IN TONDO RESTANDO IN SUPERFICIE (JIM SI SPOSTA SULLA COSTA), QUANDO NON SCHIACCIA CON LA
MORALE CONVENZIONALE PIÙ FALSA INCITANDO AL SUICIDIO (COME IL CAPITANO BRIERLY) O SI FA
INFLUENZARE FINO A SUGGERIRE DI BUTTARSI VIA (IL MERCANTE CHE VUOLE JIM A SPALARE GUANO).
LA NAVE PATNA, CHE FLUIVA SICURA SUL MARE CALMISSIMO E SICURO, SI ROMPE (PRIMA SCISSIONE DELLA
PERSONALITÁ) ISTANTANEAMENTE E SENZA CLAMORE, SCORRE SULL’OSTACOLO E LO SUPERA COME UN
SERPENTE (COMUNE SIMBOLO DELL’INCONSCIO COLLETTIVO, COME L’ACQUA E LA NAVE SONO SIMBOLI
MATERNI E IN QUESTO CASO MATRICI DEL SÉ IN DIVENIRE DI JIM): FORSE QUESTO FLUIRE DELLA NAVE TORNA
NEL MODO IN CUI CORNELIUS SI AVVICINA A BROWN SUPERANDO IL VECCHIO TRONCO COL SUO FARE
STRISCIANTE DA VIPERA E SCARAFAGGIO… SE JIM SALTA DAL PATNA (CADUTA DAL PIEDISTALLO COMODO SU
CUI JIM SI ERA POSTO) E SE TROVA POSTO NELLA BARCA, DIPENDE PERÓ DALLA MORTE DI GEORGE.
GEORGE = MEDIOCRE SACRIFICATO ALLE POTENZE INCONSCE (CHE SEMPRE CHIEDONO UN SACRIFICIO PER
LEGGE NATURALE). È LA PARTE DI JIM CUI PIACEVA IL LAVORO MEDIOCRE SUL PATNA, QUELLA CHE SI ERA
ABITUATA AL TRANQUILLO MARE (ALLA “ZONA DI COMFORT”, CONCETTO COMUNISSIMO IN PSICOLOGIA) CHE
RICHIAMAVA LA PACE DEI PRESBITERI (LÌ ERA NATO JIM) E INOLTRE INCITAVA AL SOGNO. IL PATNA TRASPORTA
UNA FOLLA CHE ASPIRA AL PARADISO (LA PACE ETERNA, LA TRANQUILLITÁ), CIOÈ PENSIERI E SENTIMENTI DI
JIM (I PELLEGRINI SONO ALL’INTERNO DELLA NAVE E IN DISPARTE) VOTATI A UNA VITA SENZA FATICA. IL PATNA
SCORRE IN UN CLIMA CHE PARALIZZA PENSIERO, CUORE, FORZE ED ENERGIE SU UN MARE MORTO MENTRE IL
SOLE STRISCIA SINISTRO, ADERENTE COME UN’OMBRA O UN SICARIO. JIM ERA “TROPPO INTERESSANTE” PER

CONDURRE UNA SIMILE ESISTENZA… L’INCONSCIO HA BISOGNO CHE QUESTA PARTE DI JIM MUOIA PER
AVVIARE LO SVILUPPO DELLA SUA PERSONALITÁ (DECISIONE AUTONOMA DELLA PSICHE, DEL SÉ DI JIM, CHE
ESISTE ANCHE PRIMA CHE JIM LO SCOPRA). L’ASPIRAZIONE DI JIM ALLA COMODITÁ È ANCHE PERÓ UMANA
ASPIRAZIONE ALLA PACE (CHE AUMENTA QUANDO LA SPERANZA VIENE SCOSSA), E JIM NON RIESCE A
PERDERLA DEL TUTTO, TANTO CHE ESSA SARÁ UNA DELLE CAUSE DELLA SUA SCONFITTA AL VILLAGGIO. LA
SCONFITTA FINALE PERÓ SE NON ALTRO NON È MORALE – ALMENO DAL PUNTO DI VISTA DI JIM, CHE È UNO DEI
POSSIBILI E VALIDI - E AVVIENE QUANDO ORMAI JIM HA VISSUTO ANNI SENZA IMPULSIVITÁ, SENZA MENTIRSI
E INTENSAMENTE E DOPO CHE EBBE RICOPERTO RUOLI ADATTI ALLA SUA IMMAGINAZIONE ESIGENTE E ALLA
SUA SENSIBILITÁ SINGOLARE (“LA FIABA AVEVA SCELTO LUI”; “HAI CAMBIATO TUTTO QUI”; “LO CREDEVANO
CAPACE DI PORTARE DEI CANNONI SULLE SPALLE”; “UN SUCCESSO CHE MAI NEI SUOI SOGNI DI
ADOLESCENTE...”).
CAPO MACCHINISTA ALL’OSPEDALE CON DELIRIUM TREMENS = IMMAGINE DEL RIVOLGIMENTO INTERIORE DI
JIM (“EGLI CORREVA…BARCOLLAVA”) O DEL SUO POSSIBILE FUTURO (“NON VOLEVO VEDERLO DARSI AL
BERE”).
CAPITANO DEL PATNA E DORAMIN: CONTRASTO NELL'ASPETTO DIVERSO CHE L'OBESITà ASSUME IN LORO
SPARIZIONE NEL NULLA DEL CAPITANO DEL PATNA, DI CHESTER E DI ROBINSON: MISTERO DELLA REALTÀ (IL
SOPRANNATURALE È SUPERFLUO PER CONRAD)
IL CAPITANO BRIERLY AL PROCESSO = IL LIMITATO “SPIRITO TRADIZIONALE” PORTATO ALL’ECCESSO A CAUSA
DI UN NARCISISMO COSÌ ESTREMO DA SPEZZARE CHIUNQUE.CAPO MACCHINISTA ALL’OSPEDALE CON
DELIRIUM TREMENS = IMMAGINE DEL RIVOLGIMENTO INTERIORE DI JIM (“EGLI CORREVA…BARCOLLAVA”) O
DEL SUO POSSIBILE FUTURO (“NON VOLEVO VEDERLO DARSI AL BERE”).
FA PENSARE A UN INCIDENTE “ATTIRATO” DA JIM STESSO INCONSCIAMENTE L’EQUIVOCO CHE COINVOLGE IL
BOTOLO, CHE HA UN CHE DI CORNELIUS (PICCOLO, BRUTTO E RINGHIOSO), DATO CHE SI VOLGE A SUO
VANTAGGIO (ALMENO SE NON SI CONSIDERA LA SUA MORTE, CHE DERIVA ANCHE DA QUEI COLPI DI FORTUNA,
QUALCOSA CAPACE DI GETTARE UNA LUCE SCURA SU TUTTO IL SUO PASSATO): LA VITA APPARE PIENA DI
MISTERO ANCHE PER VIA DI EVENTI SIMILI, CHE NON SONO RARI O ECLATANTI, MA FANNO PARTE DI CIÒ DI CUI
SCRISSE CONRAD NELLA SUA PREFAZIONE A LA LINEA D’OMBRA (IL SUO RICONOSCIMENTO DEL FATTO CHE I
MISTERI DELL’INCONSCIO PERMEANO TUTTA LA REALTÁ AL PUNTO CHE RENDONO INUTILE E ASSURDA LA
FEDE TRADIZIONALE IN DIO E NELL’ALDILÁ).

MARLOW E STEIN = DIOSCURI = AMICI PROTETTORI DEL SÉ (DELLA PERSONALITÁ SVILUPPATA-RINATA) DAI
PERICOLI DEL MARE (= “OSCURE POTENZE” = INCONSCIO) = “L’AMICO INTERIORE” (VOCE DEL SÉ). IL NOME DI
STEIN RICORDA LA PIETRA PREZIOSA, L’ANELLO DI RICONOSCIMENTO (STEIN = PIETRA IN TEDESCO)

IL PADRE DI JIM = SPIRITO TRADIZIONALE LIMITATO, SPESSO COSTITUITO DI LUOGHI COMUNI INADATTI A
MOLTISSIME SITUAZIONI UMANE E IGNORANTE DELLA PROFONDITÁ DELLA PSICHE E DELLE POSSIBILITÁ
DIVERSE DI REALIZZAZIONE UMANA. RICHIAMA IL DESTINATARIO DELLA LETTERA DI MARLOW IN CUI EGLI
RACCONTA LA MORTE DI JIM. IL PADRE DI JIM VIENE SOSTITUITO DA MARLOW CHE È L’UNICO A VOLER BENE A
JIM E INSIEME A COMPRENDERLO E A FIDARSI DI LUI (“QUANTO È IMPORTANTE CHE VOI, UN UOMO PIÙ
ANZIANO…”; “MI AVETE DATO FIDUCIA, PROPRIO QUEL CHE MI CI VOLEVA”) E CHE CON IL TEMPO SI
APPROSSIMA AL PIANO SU CUI È JIM (“I RISCHI CHE STAVA PER CORRERE CI AVEVANO AVVICINATI”) PERCHÉ JIM
CRESCE MORALMENTE E MATURA. MARLOW DIVIENE COME UN FRATELLO (VEDI I RICHIAMI DI JUNG AD AL
KHADIR E MOSÈ), COME GIOIELLO È, ALMENO IN POTENZA, UNA SORTA DI SORELLA (LA COPPIA
MATRIMONIALE DI FRATELLO E SORELLA È UN SIMBOLO TIPICO DELL’ALCHIMIA E DI MOLTI MITI); MARLOW
NON PERDE PERÓ IL RUOLO DEL PADRE AL VILLAGGIO, DOVE LA MOGLIE DEL CAPO INDIGENO E LA MADRE DI
GIOIELLO CHIAMANO PROBABILMENTE IN CAUSA LA MADRE DI JIM.

GIOIELLO = IN INDIA IL CENTRO DEL MANDALA, IL CENTRO DEL SÉ. IL SUO LEGAME CON LA MADRE È
EVOCATO DAL FATTO CHE SPESSO ENTRA IN SCENA COME UN’APPARIZIONE, LASCIA UNA SCIA DI MALIA E
VESTE IN MODO PER CUI A VOLTE FA PENSARE A UN FANTASMA. FORMA CON JIM UNA COPPIA REGALE (JEM E
GIOELLO SONO SINONIMI) CHE IN ALCHIMIA RAPPRESENTA APPUNTO IL SÉ.
IL NOME RIMANDA ANCHE ALLA LEGGENDA SULLO SMERALDO (VERDE = VEGETAZIONE E SERPENTI =
INCONSCIO/TERRA MADRE/REGNO DELLE MADRI) PORTATORE DI SFORTUNA RACCONTATA DAL VECCHIO
OMONIMO DEL PROTAGONISTA E DEL FUNZIONARIO (DESCRITTO IN MODO DA FAR PENSARE A CORNELIUS E A
BROWN INSIEME)

“Un uomo bianco giunto a Patusan si era impossessato di una gemma straordinaria (…) Un tale gioiello si conserva meglio se lo
tiene nascosto una donna (…) ma non dovrebbe essere giovane (…) e deve essere insensibile alle seduzioni dell’amore (…) La
maggior parte dei miei informatori era d’opinione che la pietra preziosa con tutta probabilità portasse sfortuna – come la famosa
pietra del Sultano di Succadana, che nei tempi passati aveva fatto scatenare guerre e calamità su tutta la contrada. Chi sa che non
fosse la stessa (…) Lo smeraldo pare colpire l’immaginazione orientale più di qualsiasi altra gemma.”
GIOIELLO RIGIDA DOPO L’ABBANDONO = FARFALLA DI STEIN = EFFIMERO SOGNO UMANO, EFFIMERE
REALIZZAZIONE ED ESISTENZA DI JIM “Effimeri riceviamo l’effimero.” (La provvidenza, L. A. Seneca).
TAMB ITAM: TRA IL SERVO INDIGENO TAMB ITAM E CORNELIUS C’È FORSE QUALCHE PARALLELISMO, PERCHÉ
LA SUA AMMIRAZIONE E FIDUCIA CIECHE E IL SUO SEGUIRE OVUNQUE JIM RICORDANO L’ASTIO COSTANTE E
LO STRISCIARE NOTTE E GIORNO ATTORNO A JIM DI CORNELIUS E PERCHÉ TAMB ITAM È COLUI CHE UCCIDE
CORNELIUS CHE AVEVA AGITO DI NUOVO COME UN SICARIO (IL SICARIO SI COMPORTA COME L’OMBRA DELLA
VITTIMA, PER POTER UCCIDERLA SENZA RISCHI). IN TAMB ITAM COMUNQUE C’È EVOLUZIONE PERCHÉ
COMPRENDE IL LIMITE DI JIM E, PUR RIFIUTANDOGLI UN SERVIZIO SUICIDA, NON ARRIVA A DISPREZZARLO E
TRADIRLO.
CORNELIUS PATRIGNO DI GIOIELLO = OMBRA DI JIM O TRICKSTER (INCONSCIO PERSONALE). È GROTTESCO
COME IL TRICKSTER DESCRITTO DA JUNG, MA PIÙ PERICOLOSO POICHÉ È L’OMBRA PROVOCATA, ATTIVATA,
NON PLACATA DAL DIALOGO CHE JUNG RACCOMANDA. L’OMBRA È INIZIALMENTE PROIETTATA SULLA MADRE
DI GIOIELLO (DA QUI GLI INSULTI DI CORNELIUS A LEI E ALLA FIGLIA) ED È TIPICO NEI MASCHI PROIETTARE
L’OMBRA SU DONNE. LA COSCIENZA/JIM, LIBERANDO GIOIELLO, LIBERA LA MADRE DI LEI DALLA PROIEZIONE
(I MALTRATTAMENTI). CORNELIUS, PER GLI INSULTI, PER IL SUO ETERNO “STRISCIARE” E PER IL SUO
COMPARIRE SOPRATTUTTO IN SCENE NOTTURNE, RICORDA UN SERPENTE MINORE DA CUI FORSE IL NOME CHE
FA PENSARE ALLA VIPERA CORNUTA (IL NOME SCIENTIFICO DOVREBBE ESSERE LATINO, DA CORNU) O A UN
QUALCHE INSETTO DAL NOME AFFINE, SE NE ESISTONO (I NOMI DEGLI ALTRI PERSONAGGI NON SONO
CASUALI). IL SERPENTE IN GENERE È UN TIPICO SIMBOLO DEGLI STRATI PIÙ PROFONDI DELLA PSICHE
(DELL’INCONSCIO COLLETTIVO) PERCHÉ A SANGUE FREDDO, STRISCIANTE E DI STRUTTURA PRIMITIVA E PER
VIA DELLA MUTA E DEL POTERE DEL SUO SGUARDO. CORNELIUS È DEFINITO “SCHIFOSO INSETTO” E SI MUOVE
E AGITA GROTTESCAMENTE COME ALCUNI INSETTI. È DEFINITO ANCHE “SCARAFAGGIO” E IN QUESTO
PARAGONE NON PUÓ NON RICORDARE IL CONTENUTO DELLE TOMBE CHE STEIN AVEVA DISPOSTO ACCANTO A
QUELLE DELLE FARFALLE QUASI A MARCARE IL LEGAME TRA LUCE E OMBRA (JIM NON SOPRAVVIVE A
CORNELIUS) L’OMBRA PRIMA INDIRETTAMENTE CONTRIBUISCE A FORNIRE, CON LA PAURA O L’INSTABILITÀ E
L’ESASPERAZIONE CHE PROVOCA, L’IDEA GIUSTA PER VINCERE IL PRIMO GRANDE CONFLITTO (QUELLO CON I
PIRATI LOCALI) E POI, ATTIVATA E SOTTOVALUTATA, “APRE LA VIA” ALL’IRRUZIONE DISTRUTTIVA DELL’ANIMA
(= INCONSCIO COLLETTIVO) E COLLABORA CON L’INTELLETTO POSSEDUTO DALL’ANIMA E DIVENUTO
DISTRUTTIVO.
IL PIRATA = COSCIENZA DI JIM SOTTO L’INFLUSSO DELL’ANIMA (INCONSCIO COLLETTIVO IN LUI DIVENUTO
NEMICO, PERCHÉ PROVOCATO) QUINDI L’INTELLETTO MEFISTOFELICO, DOPPIO DI MARLOW (“COME SE FOSSE
GRANDE DAVVERO, AVEVA UN DONO SATANICO…”) E VOLTO NEFASTO DI MERCURIO DUPLICE (IL MERCURIO
CHE SOCCORRE O ANNIENTA L’OPUS ALCHEMICA) E CHE QUI FA IRROMPERE LE FORZE POTENZIALMENTE
DISTRUTTRICI DELL’INCONSCIO/ANIMA TRASCINATE DALL’”ATTIVAZIONE” DELLA MADRE DI GIOIELLO (LA
QUARTA FUNZIONE, INCONSCIA) CHE CONTAMINA GIOIELLO (LA TERZA FUNZIONE AUSILIARIA INCONSCIA
ELEVATA ALLA COSCIENZA IN PARTE). IL GRANDE INTUITO DI BROWN PER SCOVARE I PUNTI DEBOLI ALTRUI È
UNA DOTE TIPICA DELL’ANIMA E DI ALCUNE MALATTIE MENTALI E ASSOMIGLIA A UNA SORTA DI FIUTO
ANIMALE. IN GENERALE BROWN FA PENSARE A UN ANIMALE O A UN ESSERE ALLO STESSO TEMPO AL DI SOTTO
E AL DI SOPRA DELL’UOMO (I SUOI OCCHI SONO GIALLI, LA SUA BARBA INCOLTA) E CIÒ E IN NETTO
CONTRASTO CON JIM, I CUI COLORI LUMINOSI, IL CUI ASPETTO CURATO E GIOVANE E I CUI ABITI BIANCHI NE
SOTTOLINEANO LA CIVILTÀ. IL NOME STESSO BROWN EVOCA COLORI PIATTI, BANALITÀ E UNA TERRA
SENZ’ACQUA E SENZA VERDE COME UN INTELLETTO LONTANO DALLE FONTI DEL SENTIMENTO, DELLA
MORALE, DEL BUON SENSO (INTELLIGENZA MANIPOLATORIA, IL CONTRARIO DELLA RAGIONE UMANA
SECONDO PER ESEMPIO JUNG E FROMM). I PARALLELISMI TRA LUI E JIM SONO PERÒ MOLTI: IL PIRATA, COME
JIM, È DEFINITO VANITOSO, FEDELE, SENZA PATRIA, EGOISTA, ESALTATO E UN UOMO CHE SI TROVA LÌ PERCHÉ
HA “AVUTO PAURA UNA VOLTA NELLA VITA”; LA SUA VERA O PRESUNTA NASCITA NOBILE (È BARONETTO O LO
SI DICE TALE) RICORDA IL SOPRANNOME “LORD” DI JIM (LORD FA PENSARE A GEM/GEMMA, A REGALITÁ, AL
SUO ESSERE PROTETTORE E SALVATORE DEI DEBOLI COME UN DIO – CRISTO STESSO È UN SIMBOLO DEL SÉ – O
UN PRINCIPIO DI LUCE) OLTRE CHE EVOCARE IL CARATTERE NUMINOSO DELL’INCONSCIO COLLETTIVO.
L’INTELLETTO DISTRUTTORE COME VOLTO TEMUTO DEL DUPLICE MERCURIO HA TROVATO MOLTE
RAPPRESENTAZIONI NEI MITI E NELLA LETTERATURA PRECEDENTE E IN QUELLA RECENTE: IN QUESTE MATERIE
OSCURE, PULLMAN HA CREATO I SIMBOLI DELL’OSCURO MERCURIO - COLTELLO DI WILL E LAMA
DELL’INQUISIZIONE - E VI HA CONTRAPPOSTO UNA SERIE DI SIMBOLI DEL VOLTO POSITIVO DI MERCURIO; IL
FAUST DI GOETHE È UN INDIVIDUO CHE HA USATO MALE IL SUO INTELLETTO E CHE PER QUESTO ATTIRA A SÉ
IL DIAVOLO (UN CANE E UN UOMO COL PIZZO, DUE IMMAGINI NEFASTE DI MERCURIO CHE AVVIANO UNA
TRASFORMAZIONE NEGATIVA, COME L’APPARIZIONE DEL FANCIULLO D’ORO, DELLA PERLA ECC. SPESSO
ACCOMPAGNANO LA TRASFORMAZIONE CHE SI COMPIE SOTTO LO SGUARDO BENIGNO DI MERCURIO IN ALTRI
LIBRI E CHE DA GOETHE È EVOCATA NEI SIMBOLI DEI CABIRI, DEI DATTILI, NEL CORO DEL FINALE, ECC.).

NAVE DEL PIRATA = NAVE DI JIM CONDOTTA DA UN ESTRANEO (AUTONOMIA DELL’INCONSCIO). È LA
PERSONALITÁ DI JIM DOMINATA DALL’INTELLETTO SOTTO LA POSSESSIONE DELL’ANIMA (L’INCONSCIO
COLLETTIVO DI CUI ACQUA E NAVE STESSA SONO SIMBOLI MOLTO COMUNI) E RAFFORZATO IN TALE
POSIZIONE DALL’OMBRA (INCONSCIO PERSONALE, CORNELIUS). LA NAVE GIUNGE DAL FIUME, QUINDI
PROBABILMENTE È ATTIRATA DALLA MADRE DI GIOIELLO (FIGURA POSSIBILE DELLA FUNZIONE DEL TUTTO
INCONSCIA DI JIM CONNESSA ALL’ANIMA) CHE ERA STATA “ATTIVATA” DA JIM (CURA DELLA TOMBA;
LIBERAZIONE DI GIOIELLO DAGLI INSULTI A ENTRAMBE; FORSE CONFESSIONE DI GIOIELLO A MARLOW; DI
CERTO CHIUSURA DEI RAPPORTI CON LE FIGURE PATERNE, MARLOW E PADRE NATURALE) CON LA
PARTECIPAZIONE DI CORNELIUS (L’OMBRA AFFINE AL BUIO, L’INCONSCIO PERSONALE CONNESSO CON QUELLO
COLLETTIVO) RESOSI PARTICOLARMENTE OSTILE PERCHÈ PROVOCATO (FURTO DI GIOIELLO; STRAPOTERE DI
JIM; MANCANZA DA PARTE DI JIM DI DIALOGO, CONSIDERAZIONE E SUO RIFIUTO DI PATTEGGIARE; RIMOZIONE
- IN SENSO PSICOLOGICO - DEL “RICHIAMO” DEL MARE E DEI BIANCHI; IL FATTO CHE JIM HA DIMENTICATO IL
PERICOLO RAPPRESENTATO PER LUI DA CORNELIUS I PRIMI TEMPI QUANDO GETTÒ I SICARI NEL FIUME, CHE
EVIDENTEMENTE “RICORDA” INVECE E ATTIRA NUOVE CALAMITÀ).

CONFLITTO CON IL PIRATA = È IL DOPPIO FALLIMENTARE DEL PRIMO CONFLITTO CON IL PIRATA LOCALE (IL
QUALE RICORDA QUELLO DI STEIN NEL SUO RACCONTO A MARLOW), VINTO GRAZIE ALL’IDEA AVUTA DOPO
GLI ATTENTATI CREATI O FAVORITI DA CORNELIUS/L’OMBRA E GRAZIE ALL’AIUTO AVUTO DA GIOIELLO (ALLA
VIGILANZA DEGLI ALLEATI DELLA COSCIENZA). ORA LA COSCIENZA SI TROVA ISOLATA, PERCHÉ JIM, A CAUSA
DELLA SUA FELICITÀ E DEL SUO DISPREZZO PER CORNELIUS, HA IN PARTE DIMENTICATO L’INSTABILITÁ E LA
STANCHEZZA GENERATE DAI CONTINUI ATTENTATI SUBITI NEI PRIMI TEMPI AL VILLAGGIO E SOLO IL FIUME
RICORDA (PER VIA DEI SICARI GETTATI IN ACQUA), FIUME CHE CONDUCE BROWN A PATUSAN (SOTTOVALUTARE
L’OMBRA, VOLER DIMENTICARE IL PERICOLO, COME GLI SBAGLI FATTI, È UN ERRORE TIPICO DELLA
COSCIENZA, IN PARTICOLARE DI QUELLA MASCHILE). AD ISOLARE LE FORZE DELLA COSCIENZA È ANCHE IL
FATTO CHE L’IO, PER REPRIMERE L’INCONSCIO COLLETTIVO (SCACCIARE LA NAVE DEL PIRATA) ESPELLE
ISTINTIVAMENTE LA QUARTA FUNZIONE (LA MADRE DI GIOIELLO) CONTAMINATA CON ESSO (IN QUANTO
INCONSCIA), MA ESSA RAPPRESENTA ANCHE LA SANA E IN FONDO GIUSTIFICATA DIFFIDENZA VERSO
L’ESTERNO ED È LEGATA ALLA TERZA FUNZIONE (GIOIELLO, LA FIGLIA), COSÌ DUE POSIZIONI ALLEATE DELLA
COSCIENZA VANNO PERSE E RIMANGONO SOLO LE DUE FUNZIONI RAPPRESENTATE DA PADRE E FIGLIO
INDIGENI. INFINE JIM PERDE ANCHE QUESTI DUE ALLEATI, QUANDO SI TOGLIE L’ANELLO IN UNA NOTTE SENZA
LUNA (LA LUCE E I LEGAMI), SI OSTINA CONTRO IL PARERE DI ENTRAMBI A CONSENTIRE IL PASSAGGIO AL
PIRATA (I BIANCHI CHE GLI RINFACCIANO “QUELLA VECCHIA COLPA”) A CAUSA DEL SUO SOPRAVVALUTARE
ANCORA LA PROPRIA PASSATA PAURA (QUELL’”AZIONE IMPULSIVA DI UN ATTIMO”), SE COLPA ERA (“TUTTI
HANNO PAURA; TUTTO STA A NON FARSI SCOPRIRE”). È QUELLA COLPA, RICORDATAGLI DA BROWN, A DEVIARE
IL SUO GIUDIZIO LONTANO DAI SUGGERIMENTI DEL VILLAGGIO (LE RISERVE DELL’INSIEME DELLA SUA
PERSONALITÁ), AD ALLONTANARLO CON UN CENNO DA GIOIELLO, COME LEI AVEVA PUR PREVISTO. LA
DIFFIDENZA VERSO L’ESTERNO SAREBBE STATA SALUTARE ORA QUANTO PRIMA ERA STATA
CONTROPRODUCENTE. JIM NON PUÓ NON DESIDERARE CIÓ CHE PERSE CON L’INCIDENTE DEL PATNA, CIOÈ LA
STIMA E LA VICINANZA DEI BIANCHI (“DITE LORO… NIENTE”; “SONO SODDISFATTO… O QUASI”; “HO DI NUOVO
FIDUCIA IN ME E UN BUON NOME, EPPURE A VOLTE VORREI…”; “ERA UN RICHIAMO”), MA NON PUÒ NEMMENO
CERCARE DI REALIZZARE TALE DESIDERIO (ESSO NON PUÓ CHE ESSERE RIMOSSO, RAFFORZANDO
L’INCONSCIO PERSONALE, CIOÈ CORNELIUS, CHE INFATTI SI AVVICINA A BROWN). QUESTO DESIDERIO FORSE È
LEGATO A CIÓ CHE PERSE LA MADRE DI GIOIELLO QUANDO FU ABBANDONATA AL VILLAGGIO COME LUI (LA
NATURA HA RESO LA QUARTA FUNZIONE INCONSCIA IN TUTTI PROPRIO PERCHÉ PORTARE TUTTE LE FUNZIONI
ALLA COSCIENZA È PERICOLOSO, ANCHE SE È LA NATURA STESSA A GENERARE L’IMPULSO ALLA TOTALITÀ E
DESTINI CHE PORTANO AD ESSA).
LA MORTE DI JIM A CAUSA DEL TRADIMENTO: L’EROE SPESSO NEI MITI MUORE PER CAUSE INSIGNIFICANTI
DOPO TANTE FATICHE CORONATE DA SUCCESSO (ES. ERACLE, SIGFRIDO), COME DEL RESTO HA NASCITA
INSIGNIFICANTE CHE FA DA CONTRALTARE ALLE POSSIBILITÀ DI REALIZZAZIONE PRODIGOSE (IL PROCESSO
CREATIVO E LO SVILUPPO DELLA PERSONALITÀ È PER CERTI VERSI STRAORDINARIO MA SI SVOLGE
NELL’INCONSCIO - QUINDI IN LUOGO INTERNO, NON APPARISCENTE E MISERO PER GLI OSSERVATORI ESTERNI -
E INOLTRE ESSO È FRAGILE PERCHÉ AVVERSATO NATURALMENTE DALL’INCONSCIO GELOSO E PERCHÉ
ESPOSTO A MILLE CONDIZIONI AMBIENTALI PER IL SUO AVVIARSI E ANCOR PIÙ PER LA SUA RIUSCITA).

UNA TRADUZIONE IN TERMINI PSICOLOGICI DI TUTTO QUESTO POTREBBE ESSERE LA SEGUENTE:
INTROVERSIONE E PRESA DI COSCIENZA DEL SÉ, QUINDI DELLA TOTALITÀ DELLA PERSONALITÀ, RIMOZIONE E
SOPRAVVALUTAZIONE HANNO FATTO AVANZARE L’INCONSCIO PROVOCANDO L’INTELLETTO A PRENDERE UN
ATTEGGIAMENTO SBAGLIATO, CHE LO RENDE FACILE PREDA DI IMPULSI IRRAZIONALI E DISTRUTTIVI E CHE
ISOLA LA COSCIENZA DAL NON-IO, UCCIDE O RENDE INERTI, OSTILI E INUTILI DEI CONTENUTI INCONSCI
PREZIOSI E CONDUCE A SCEGLIERE TRA LA MORTE DELLA COSCIENZA, NUOVI TENTATIVI DI FUGA DALLA
VERITÀ O UN CONFLITTO INTERIORE DOLOROSO E CAUSA DELL’ASSISTERE DELL’IO ALLA DISINTEGRAZIONE
DELLA PERSONALITÀ.

IL “PECCATO” O GLI ERRORI INIZIALI DI JIM SEMBRANO ESSERE LA SOPRAVVALUTAZIONE DELL’IO E LA
SFIDUCIA NEL SÉ PERCHÉ IN REALTÀ LA NAVE NON ERA AL SICURO E PERCHÉ NON SAREBBE AFFONDATA (IL
CONTATTO CON IL MARE – L’INCONSCIO – NON ERA DIRETTO A CIÒ MA A FAR SCOPRIRE A JIM SE STESSO. LO
STATO DI CONFLITTO DOLOROSO È NECESSITÀ TIPICA DELL’EROE NEI MITI DOVE ESSO VIENE RAPPRESENTATO
DAL MOTIVO DELL’”ABBANDONO DEL FANCIULLO”. IL “PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE” ERA NEL DESTINO DI
JIM A CAUSA DELLA SUA SENSIBILITÀ E IMMAGINAZIONE POCO COMUNI (SI DICE CHE LUI ERA
“ECCESSIVAMENTE ROMANTICO” E CHE AVEVA UN “EGOISMO ESALTATO” E UN’”IMMAGINAZIONE RICCA” CHE
ATTIRÓ SU DI LUI UN DESTINO NÉ FACILE NÉ BANALE).
IL SECONDO “PECCATO” DI JIM CREDO SIA L’AVER VOLUTO DIMENTICARE. NON SO SE L’ABBANDONO DI
GIOELLO SIA UN NUOVO SBAGLIO, UN ULTIMA INFRAZIONE UMANA E MOLTO COMPRENSIBILE, OPPURE SE NON
SIA DAVVERO UN RISCATTO (L’ACCETTAZIONE CORAGGIOSA DEL DESTINO, L’ATTO DI FEDE DOVUTO), MA DI
CERTO LA PERDITA DELLA DONNA E DELL’AMICO INDIGENO, LA MORTE DI CORNELIUS E L’INFRANGIMENTO
DEL MANDALA PRELUDONO ALLA MORTE DI JIM E LA FANNO APPARIRE INEVITABILE: LA PERDITA DEL SÉ È
INFATTI L’IMMERSIONE DEFINITIVA NELL’INCONSCIO (LA VITTORIA DELL’ANIMA PIRATA) E SEMBRA PROPRIO
CHE IL DESTINO DI JIM SIA PREDETERMINATO, COME DEL RESTO ALL’INIZIO DEL LIBRO MARLOW DEFINISCE
OGNI DESTINO UMANO.
UNA MAGGIORE FIDUCIA NEL SÉ AVREBBE FAVORITO IL CONTATTO DI JIM CON L’ESTERNO NELLE PERSONE DI
STEIN E MARLOW A CONOSCENZA DEL SUO SEGRETO - COSì DA PARTE SUA CI SAREBBERO STATE MINORI
PRETESE DI DIMENTICARE L’INCIDENTE DEL PATNA E MINORE DESIDERIO DELLA STIMA DEI BIANCHI E DEL
CONTATTO CON LORO; LA FIDUCIA NEL SÉ AVREBBE SPINTO JIM A SMETTERE DI SOPRAVVALUTARE GLI ALTRI -
COSì CI SAREBBE STATO IN LUI UN MINOR BISOGNO DELLA FIDUCIA INCONDIZIONATA DA PARTE DEGLI
INDIGENI E QUINDI MINORI PRETESE DA PARTE LORO DI UNA SUA INFALLIBILITÁ E MINORE INVIDIA DA PARTE
DI CORNELIUS (“EGLI COMANDA TUTTO… BELLO E GIOVANE… SOLO UN BAMBINO”), MENTRE IL PIRATA O NON
SAREBBE MAI GIUNTO O SAREBBE STATO BATTUTO O SPIATO E FATTO PASSARE DISARMATO DOPO AVER
ALLONTANATO LA POPOLAZIONE INERME; INFINE LA FIDUCIA NEL SÉ AVREBBE SPINTO JIM ALLA SINCERITÀ
CON GIOIELLO – FAVORENDONE LA TRANQUILLITÁ.
FUORI DI METAFORA E IN TERMINI PSICOLOGICI, LA FIDUCIA NEL SÉ (IL METTERE IL CENTRO DEL SÉ AL POSTO
DELL’IO NELL’OCCASIONE DI OGNI DECISIONE E RIFLESSIONE) ERA LA STRADA DA PRENDERE, MA LA
COSCIENZA, CHE HA SUBÌTO UNA CERTA INFLAZIONE A CAUSA DELLA LUNGA INTROVERSIONE, SI FOSSILIZZA
NELL’IO ISOLANDOSI (“ERA SOLO A DECIDERE” COME SUL PATNA COLPITO E RIEMPITOSI IN PARTE D’ACQUA SI
ERA SENTITO “LASCIATO SOLO”), IRRIGIDENDOSI (COME ERA DIVENUTO INNATURALMENTE IMMOBILE SUL
PATNA CHE PAREVA AFFONDARE E NELLA STANZA DI STEIN DOPO LA REVOCA DELLA PATENTE), SCINDENDOSI E
NON CONSIDERANDO PIÙ IL TUTTO E ANZI FACENDOSI STRADA UCCIDENDO LE DIFESE INTERIORI (GLI
INDIGENI CUI SPARA BROWN) E MANIPOLANDO CON RAGIONAMENTI CAPZIOSI LA VERITÀ: È PROPRIO QUESTO
L’INIZIO TIPICO DI NEVROSI, DI ALCUNE MALATTIE MENTALI E DI ALTRE INIZIATIVE DA PARTE
DELL’INCONSCIO, PERCHÉ L’INCONSCIO VIENE PRIMA SPINTO AD AGIRE IN AUTONOMIA DALLA SUA
ATTIVAZIONE SMODATA (I COMPLESSI VENGONO COSTELLATI E I CONTENUTI IGNOTI STRAPPATI E PORTATI
ALLA LUCE, MENTRE IL DISPREZZO O LA PAURA IMPEDISCE IL DIALOGO EFFICACE CON ALCUNI DI ESSI) E POI,
AL SUO AVVICINARSI ALLA COSCIENZA, VIENE PROVOCATO DALL’ISTINTIVO RIFIUTO DIFENSIVO DELLA
COSCIENZA (INCIDENTI, INCONTRI, EQUIVOCI DELETERI E MENZOGNE A SE STESSI SONO CONSEGUENZE
TIPICHE DI QUESTO STATO DI COSE).
JIM SI FIDA DELLE ASSICURAZIONI DEL PIRATA A CAUSA DELLA PROPRIA SENSIBILITÀ, UMANITÀ E UMILTÀ -
CHE NON IMPLICA DISISTIMA DI SÉ O DEBOLEZZA NÉ SMINUISCE (MARLOW RICONOSCE LA “GRANDEZZA” DI
JIM, CHE FORSE SA ORA NON PRETENDERE NÉ DA SÉ NÉ DA ALTRI COMPORTAMENTI DA EROI) - MA ANCHE A
CAUSA DI RESIDUI DELLA SUA VANITÁ FERITA (“NON HO ANCORA DIMENTICATO”; “NON SI RITENEVA DEGNO”;
“SI PREOCCUPAVA TROPPO DEL SUO ONORE”). È JIM AD ATTIRARE QUESTA NUOVA CATASTROFE SU DI SÉ CON
LA PARTE PIÚ PROFONDA DEL SUO INCONSCIO, A CAUSA DEL SUO VOLER DIMENTICARE O ANNULLARE LA
COLPA DI FRONTE A TUTTI, DEL SUO SOPRAVVALUTARE GLI ALTRI (IL “MONDO IMPECCABILE”), DEL SUO
RINCORRERE UNA PACE POSSIBILE SOLO AI MORTI (LA SUA PARVENZA È POSSIBILE INVECE SOLO AI MEDIOCRI
PROTETTI DA BANALI MENZOGNE).
JANE EYRE (Bronte)
X: L’introduzione alla nostra edizione di Jane Eyre mi piace, però non è corretta quando indica il contrasto principale e più
significativo del libro in quello tra il rosso (il calore e la forza dell’energia vitale, dell’immaginazione, dall’amicizia e dell’amore) e il
grigio (la miseria anche morale, la bruttezza, un certo tipo di razionalità, il limite in genere), perché quello è solo la contrapposizione
più appariscente, mentre mi sembra che il più ricorrente e importante sia il contrasto tra un suono vago di solito simile a uno scroscio
lontano o rauco, profondo e inquietante e un rumore invece argentino, spesso simile a un tintinnio che spezza un ritmo (dato dal
paesaggio o da un insieme di divagazioni o di eventi…): fin dal primo capitolo Jane si raccoglie tra le tende rosse alla finestra e il
paesaggio esterno grigio, mentre al rumore forte della pioggia fa da sfondo il suono del vento in lontananza e la nebbia; la presenza
della moglie pazza si manifesta sempre con questi due suoni in successione; l’incontro tra Jane e Rochester è preceduto da questi
suoni contrastanti attribuiti a corsi d’acqua situati a distanze diverse e a quello scalpiccio, sovrastante tutto, del cavallo al galoppo;
l’orologio di casa rispetto alla pendola dà questa alternanza di suoni nella notte in cui si racconta del velo nuziale strappato e quella
sera il vento è violento e rumoroso per poi cedere di colpo e suggerire un malinconico gemito, che scaccia Jane dal frutteto; dopo il
fallimento del matrimonio i pensieri giungono a Jane “come un fluire buio e confuso”, mentre la coscienza della perdita si abbatte su
di lei “come una piena” in cui lei affonda. Il rumore più lontano e profondo ha la funzione di interrompere i sogni, riportando alla
realtà, o quella di introdurre un evento nuovo, un’apertura sul futuro misterioso e incombente, la cui consapevolezza sembra esistere

per smorzare la luce di qualsiasi risata argentina.
Opposti simili che non coinvolgono il suono sono frequenti del resto nel libro: durante la lunga separazione da Rochester, per
esempio, i sogni di Jane sono sempre movimentati e pieni di passione quanto la sua vita esteriore è tranquilla.
Y: Il contrasto tra un oggetto in evidenza in primo piano e uno sfondo indefinito è anche l’elemento più caratteristico dei quadri di
Jane, che rimandano del resto implicitamente al suo passato come allo sfondo cui connettere ogni nuovo evento dell’intreccio (il
tema dei quadri dipinti da Jane richiama quello della lettura fatta da lei nella prima infanzia a casa Reed, oltre e più che a quello di
alcuni sogni descritti in seguito) e tutto il libro è percorso di rimandi evidenti che proiettano la vicenda su un piano più alto, mentre
le conferiscono unità, come una ripetizione saggia contrapposta al ripetere ottuso, folle e venefico del delirio della moglie rinchiusa.
X.: Naturalmente si vuole contrapporre così lucidità e sogno e sottolineare l’essenza della vita come sintesi di contrari, dove ogni
decisione e moto interiore ha delle ripercussioni sottili, ma profonde e inevitabili sull’insieme, anche se forse questo marcare il senso
della distanza è da connettere anche con il messaggio espresso dal capitolo sul fidanzamento, quando vengono descritti l’odio di Jane
per i sentimentalismi e i suoi sforzi per difendere da essi il sentimento (ci vuole distanza da se stessi e dal partner per amare) e per
mantenere un distacco sufficiente a preservare la dignità propria e di Rochester, dominandone con fermezza la tendenza a indulgervi
con lei…Lei esercita sempre del resto un controllo sui suoi stessi sentimenti, trovando sempre la forza di staccarsene quando
necessario, e sottopone sé e gli altri ad analisi acute continue, pur essendo per natura impulsiva e passionale, il che è ciò che poi la
accomuna di più a Rochester (si parla di capacità di penetrazione e di fuoco interiore per entrambi e la loro unione viene descritta
come una fiamma alta, pura e forte)
Y: Jane e Rochester sono entrambi pieni di contraddizioni perché la vita è fatta di contrari…
X: Appunto e nel libro non vedo distinzioni di valore ferree, nonostante le apparenze, mentre i punti deboli diventano punti di forza e
la sfortuna porta alla soluzione di tutte le difficoltà nel finale: lei trova l’indipendenza economica e un ruolo nuovo, che le
permettono di sentirsi più a proprio agio con lui; lui si ammorbidisce, imparando a essere più flessibile e umile nei giudizi, nel modo
di comunicare e in quello di affrontare gli ostacoli.
Y: Vero anche che se di Rochester si sottolinea la particolare lunghezza delle braccia e se ne lodano la ricca casa, i begli occhi, la
forza fisica e la sicurezza, corrispondentemente nel finale si notano una mano in meno, un rudere, un occhio solo, l’invalidità
assoluta! Sembra uno scherzo…
X: Quello è un aspetto strano del libro, che non saprei se in questo è più ridicolo o inquietante. Ma ci sono cose da considerare al
riguardo: dopo il fallimento del tentativo di sposarsi, la coscienza interviene dicendo: “Ti strapperai da sola l’occhio destro e la mano
destra” e in uno dei suoi quadri l’occhio destro è coperto e l’espressione cupa e spenta è messa in risalto da un turbante nero e dal
pallore dell’incarnato dipinto, che sono caratteristiche sottolineate in Jane appena rimane sola dopo aver visto la moglie di Rochester
con gli invitati e il legale ("occhi chiusi e coperti", "oscurità turbinante", "pallido volto"); inoltre la notte prima del matrimonio
Rochester si rivolge a Jane, che crede che tutto finirà in un sogno, così: “È un sogno questa?” e sporge la mano, che viene definita
“tornita, muscolosa e robusta”.
Tornando al punto direi che a prima vista sembra un libro un po’ puritano, ma a ben guardare non mi pare tale, dato che non mi
sembra che Jane abbia un reale rispetto proprio per tutti i valori di cui parla e che mi pare che più che altro lei rispetti il concetto di
limite…
Y: In effetti avevo notato che un termine ricorrente è “lacci” e quasi ogni volta che si nomina Rochester non si parla che di legami
intesi o descritti come catene, che egli intende saldare o spezzare, aggirandoli, ignorandoli o nascondendoli (siano quelli delle
relazioni sociali o familiari, del sentimento, del passato, delle leggi civili o divine, del destino ecc…).
X: Nella vita bisogna essere morbidi, se si vuole avere qualche possibilità di ottenere ciò che si vuole quando ciò non pare permesso:
così fa Jane, così farà anche Rochester, infine, perché, accettando con sincerità quanto con distacco certi limiti e mantenendo chiaro
davanti a sé il proprio obiettivo di felicità con la mente aperta a ogni percorso nuovo imposto o suggerito dagli eventi, spesso accade
che si apra una strada anche a chi ha avuto poca fortuna o ha alle spalle molti sbagli. Il rito del sacrificio non ha nulla a che vedere
con le convenzioni o convinzioni moralistiche o religiose: si tratta di una legge naturale. Mi fa pensare a Jung il richiamarsi a leggi
morali naturali emergenti dallo scontro fra gli elementi opposti della personalità e della vita.
Y: Un concetto coerente con il resto del romanzo, dove non sempre ciò che viene definito, comunemente o secondo una certa etica
religiosa, uno sbaglio, viene interamente presentato come tale: nella prima parte l’imperturbabile capacità di calma rassegnazione di
Helene non rende disprezzabile l’energica autodifesa di Jane bambina, che del resto il più delle volte, nel corso del romanzo, si salva
proprio grazie alle sue reazioni impulsive e al suo bisogno prepotente di giustizia e di sentirsi amata e viva! Considerando la lettera
che l’autrice inviò a Thackeray, forse gli occhi verdi di Jane sono quelli di Rebecca e il nome deriva dall’omonimo personaggio di
La fiera delle vanità (ne è infatti la figura femminile più equilibrata e positiva): il vento impetuoso è l’immagine più frequentemente
usata per connotarne l’energia psichica!
Y: Di certo l’autrice dà molto risalto al ruolo dell’attrazione inconscia e dell’istintualità nel destino di Jane e ai loro simboli. Il
pettirosso alla finestra nutrito da Jane all’arrivo del proprietario del collegio a casa della zia non è casuale probabilmente: un uccello
che si cala a terra nei sogni, in alchimia, nei miti e in certa narrativa (soprattutto quella fantasy) indica che lo spirito del sognatore sta
assumendo o assumerà un carattere più terrestre o più vicino alla natura femminile, che una sua aspirazione vaga diventerà più
precisa e determinata o che si annuncia anche un amore spirituale ed è un equivalente del simbolo dell’acqua che sale dal basso, un
simbolo che segnala che sta agendo l’ elemento unificatore dell’inconscio, il Mercurio alchemico (è infatti l’artefice dell’opus). E a
Jane Rochester giunge su un cavallo anticipato da un cane su cui lei fantastica attribuendogli potere magico: il cavallo rappresenta
molto spesso nei sogni e nell’arte la vita corporea e l’istinto in quanto veicolo e forza trascinanti connessi alla magia nel bene o nel
male (vedi la nota poesia di Yeats, per esempio).
X: Penso piuttosto al sogno descritto da Jung sul cavallo che scalpita in casa e poi si getta nel vuoto uccidendosi: è la comunicazione
alla sognatrice ignara della malattia terminale che l’aveva colpita, come l’asino che, in Altre voci altre stanze, fa lo stesso, anticipa la

svolta nella maturazione di Joel, quindi la morte del ragazzo che fa posto all’uomo che egli doveva diventare. Il fatto è che qui a
lanciarsi nel vuoto è la moglie di Rochester, un’altra immagine di istinti non domati, la cui morte segna l’inizio della maturazione di
Rochester.
Y: Passionale e insieme riflessiva e razionale, Jane fa pensare anche me a Jung, ma alle sue pagine sul “tipo introverso” di donna:
ella si realizza unendosi a Rochester, che sembrerebbe essere il suo “doppio” del “tipo estroverso” (di nuovo l’unione degli opposti).
X: A proposito delle sue contraddizioni, per me è stato particolarmente interessante il dialogo tra lei e Rochester la vigilia del
matrimonio: alla prima lettura del libro avevo letto quelle pagine con fastidio, perché trovavo che spezzassero il ritmo - in realtà
volevo conoscere il seguito della vicenda con troppa curiosità -, ma rileggendole ho notato molti particolari che mi hanno colpito,
come l’identificazione del neonato del sogno (il bambino che la intralcia e quasi la soffoca, facendola precipitare) con Adele che la "
teneva stretta dormendo”, con la quale del resto il passato era già tornato a vivere quando con lei aveva passato sulle scale del tempo
ad ascoltare i divertimenti altrui come aveva fatto a casa della zia; ma il neonato del sogno si identifica anche in modo più diretto con
Jane bambina (la signora Reed le ricorda poi con disprezzo il pianto lamentoso che aveva da neonata), con la parte di lei che più
risente del suo passato di maltrattamenti (solitudine e miseria sono troppo in contrasto con la nuova prospettiva di abiti costosi,
viaggi e relazioni sociali), con il suo amore in pericolo e fragile (in seguito dirà: “Il mio amore rabbrividiva come un bambino in
pena entro una fredda culla” e “La coscienza, divenuta una tiranna, strinse la passione alla gola”) e anche con la fede eccessiva che
lei ha in Rochester e che asssomiglia all'innocenza di Adele ("sonno innocente"). Un bambino sembra in effetti un simbolo adatto a
rappresentare la fragilità di un amore e di una vita nuova in rapporto al passato e inoltre la perdita di innocenza, fiducia e stabilità
comportate da un necessario sviluppo.
Y: Lui infatti è colpito da quella fede al punto da osservarla con disagio e invitare Jane a cambiare atteggiamento.
X: A confrontare questi sogni con L’interpretazione dei sogni di Freud si resta poi sorpresi da quanto siano ricchi di riferimenti
sessuali e in effetti quel presentimento di rottura corrisponde anche a una grande inibizione della libido, che per Freud è la causa più
frequente della grande angoscia provata in certi incubi (so bene che l’interpretazione di Freud è quasi sempre riduttiva, ma in questo
caso è plausibile). Già l’albero del frutteto spaccato è un noto simbolo di castrazione (Jung, in Simboli della trasformazione, lo
definisce “rifiuto dell’impossibile”).
L’autrice sapeva ciò che scriveva al riguardo! Telepatia, legge di attrazione, intuizioni, sogni, visioni (della natura personificata, non
di Dio) e capacità di concentrazione metodica sostituiscono per lei la preghiera e gli altri riti convenzionali. Visioni, frutto del potere
inconscio, sembrano essere alla base dei dipinti di Jane descritti, alcuni dei quali contengono simboli alchemici tradizionali, che,
come dimostrò Jung, sono ricorrenti nei sogni provenienti dall’inconscio collettivo. È il caso del quadro che rappresenta l’annegata
cui l’uccello sfila il bracciale d’oro risplendente nella notte, riferimento a “Re e Regina”, la coppia del “Rosarium philosophorum”,
cui la colomba di Noè giunge con un ramo fiorito nel becco: l’uccello rappresenta la riconciliazione, ovviamente, quindi l’unione tra
il divino e il mondo (la materia); i fiori del ramo trasportato sono spesso, in sogni simili (ad esempio quelli descritti da Jung),
rappresentati da pietre preziose con riferimenti a mandala nel numero, nei colori e nella disposizione; l’oro è il tradizionale simbolo
del divino e del Sé, che nascono dalla lotta tra gli opposti; al buio si ricollega la fase della “nigredo” e l’idea di caos e di madre,
intesa come materia prima originaria in cui gli elementi si scontrano; la tempesta è un altro simbolo del caos degli elementi
contrapposti; l’acqua è il più noto e frequente simbolo dell’inconscio; al cadavere è connessa l’idea della rinascita, quindi sia il Sé sia
il nuovo essere risultante dal matrimonio di Jane. L’unione tra Jane e Rochester è un’altra manifestazione dell’unione degli opposti
come le nozze tra gli elementi nell’alchimia medievale o quelle mistiche, cui si ricollegano. I riferimenti alle fiabe sono in sintonia
con questi rimandi alle leggi naturali meno facilmente comprensibili e che l’autrice accumula fino a mettere in scena il
soprannaturale nel finale. Ci sono le riflessioni di Jane sul fondo di verità delle leggende delle fiabe, quando incontra sulla strada
solitaria per la prima volta Rochester e ci sono i dodici rintocchi della pendola la notte della vigilia delle nozze, quando è più turbata
per il presentimento della separazione (si rimanda a Cenerentola, ovviamente, perché anche la protagonista di questa fiaba è
un’orfana senza risorse economiche, vittima della matrigna e perché anche il suo sogno dura solo fino a mezzanotte). Anche la
“trasformazione” di Rochester e la scena in cui le appare in sogno “madre natura” sono tratti fiabeschi e si possono ritrovare in più di
una fiaba celebre.
Y: Questo non toglie che certi tratti fiabeschi non si riferiscano anche ad altro: nella vicenda per esempio c'è, come del resto in tutti i
libri dell'autrice che conosco e in Cime tempestose della sorella,un riferimento a Shakespeare, nella cui opera abbondano i "diversi"
per natura o destino. Il missionario a suo modo eccentrico cugino di Jane le dice: "Voi siete originale e per niente timida".
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO (Collodi)
Vorrei solo accennare a Le avventure di Pinocchio di C. Collodi: non commettete l’errore di non leggerlo pensando di conoscere già
la vicenda, ascoltate l’album di Bennato che vi si è ispirato, informatevi su Internet su altre opere di ogni genere in stretta relazione
con questo libro e leggete delle introduzioni in biblioteca o online che ne chiariscano il valore dal punto di vista psicologico, tenendo
presente anche Simboli della trasformazione (Jung). A proposito del capolavoro di Collodi, tenete presente comunque almeno che
Pinocchio è l’eroe che vince la ressa degli istinti (causa di continue perdite e sfortuna, un tipo di destino che Jung definì
“Heimarmene”) e una forte resistenza a maturare, cioè a liberarsi del desiderio dell’irresponsabilità infantile (il regno delle madri, che
attrae chiunque nei periodi di regressione e introversione e che con i suoi richiami intralcia di continuo, inconsciamente, i nevrotici –
è qui il Paese dei Balocchi, uno dei tanti simboli possibili dell’incesto, da intendere non nel senso sessuale ma semplicemente come
involuzione psichica, come il bloccarsi dello sviluppo del carattere): la storia di Pinocchio è quindi quella di ogni eroe che riesce a
maturare e stabilizzarsi nonostante la difficoltà di tale processo, la storia insomma di ogni eroe dei miti e delle fiabe della tradizione, i
cui frammenti ancora tornano nei nostri sogni e incubi (infatti sono proprio motivi tipici della vicenda degli eroi la nascita dal legno,
la connessa impiccagione all’albero, il padre adottivo artigiano, il nemico presentatosi inizialmente come una seconda madre (nei
miti spesso rappresentata da terribili draghi, cavalli neri e pesci mostruosi), la trasformazione in asino, lo scorticamento come
rinascita, l’essere divorato dal pesce, la luce e il fuoco nella caverna-pesce, l’essere salvato da un altro pesce e anche la crescita della
madrina e la morte di Lucignolo, entrambe anticipatrici della trasformazione finale); per quanto riguarda i personaggi più inquietanti
di Pinocchio, vi consiglio di ripensare all’Omino di burro ogni volta che incontrate o sentite parlare di una psicologa o di un'adulta

qualunque che con fare materno invita in gruppi più o meno religiosi (e magari di facciata cristiana) dei ragazzi molto giovani
maltrattati dai familiari o con disturbi psichici o problemi di adattamento.