LA CONGIURA DEI PAZZI Tra le congiure più celebri della storia, la Congiura dei Pazzi, che vide una delle figure chiave del Rinascimento - Lorenzo de’ Medici - scampare all’attentato ordito ai suoi danni, rimane uno dei passaggi più celebri ed efficaci nel tratteggiare i contorni di un’intera epoca, divisa tra slanci di modernità in campo artistico-culturale così come in quello politico da un lato; e complotti, interessi particolari e lotte per il potere degni di una serie tv fantasy come quelle attualmente di tendenza, dall’altro. E tutt’oggi, a distanza di 540 anni, ricostruire quella celebre “scena del crimine” e il successivo salvataggio del Magnifico non è operazione semplice. Attenendosi alle fonti dell’epoca, in primis al “ Coniurationis Commentarium ” scritto da Angelo Poliziano. Domenica 26 aprile 1478, all’interno della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, durante la celebrazione della messa, Lorenzo e il fratello minore Giuliano de’ Medici erano attesi dai congiurati della famiglia dei Pazzi e dai loro alleati, tra i quali una serie di figure legate a Papa Sisto IV, come Antonio Maffei e Stefano da Bagnone, oltre al fedelissimo Bernardo di Bandino Baroncelli . Durante la messa e, secondo questa ricostruzione, più precisamente nell’esatto momento in cui il sacerdote stava alzando l’Ostia consacrata, la congiura prese il via. L’innesco dell’agguato fu proprio il momento del sollevamento dell’Ostia: una scelta dettata dal fatto che gran parte dei presenti, compresi i Medici, avrebbero rivolto la propria attenzione al rituale religioso inginocchiandosi e chinando il capo come da consuetudine, diventando così bersagli facili. I congiurati, armati di pugnali e spadini, si gettarono su Giuliano de’ Medici - inginocchiato all’altezza dell’antica tribuna attorno all’altare - dove fu ucciso da Francesco dei Pazzi, dopo aver ricevuto una prima pugnalata al torace da Bernardo di Bandino Baroncelli . Se tutte le fonti concordano nell’investire Francesco Nori di un ruolo decisivo e salvifico, frapponendosi davanti alla pugnalata di Bernardo di Bandino Baroncelli indirizzata verso il Magnifico appena entrato in Sagrestia delle Messe, dove Lorenzo riuscì a rifugiarsi insieme ad alcuni sodali, tra cui i paggi Andrea e Lorenzo Cavalcanti, Sigismondo della Stufa e il poeta Angelo Poliziano