è sempre meno perfetto di quel che precede. L'ultimo cielo ha sette
angeli, ciascuno dei quali è creatore del mondo terrestre; ma più di tutti
il primo angelo (ò ărchon) che è il Dio adorato dagli Ebrei. Perchè lo
spirito umano torni al regno celeste, la prima delle potestà, il nous, si
unisce nel battesimo coll'uomo Gesù. Per Valentino [che nel 140 d. C. da
Alessandria andò a Roma, e di là a Cipro ove morì nel 160] dall'Ente
primo o bitòs profondità emanano le potestà, o eoni, come ei li vuol
chiamati; ma non è l'ultimo eone, che crea il mondo, bensì un essere
affatto impuro, ed escluso dal corpo degli Spiriti. Dalla Sofia infatti,
ultimo eone, nasce una saggezza bastarda Achamoth, la quale errando
fuori del Pleroma, o regno degli Eoni, dà vita alla materia, e nello stesso
tempo produce il Demiurgo, che cotesta materia deve ordinare. Così nel
mondo formato dal demiurgo combattono tre elementi, il pneumatico, lo
psichico, e il materiale: e il corso del processo cosmico tende a separare
lo spirito e l'anima dalla materia, restituendo il primo al regno degli
spiriti, ed il secondo a quel luogo mediano, dove abita Achamoth. A
compiere siffatto ritorno, da tutti gli eoni emana una nuova entità, il
salvatore, a quel modo che per ristabilire la pace nel regno eonico,
turbata dal parto di Sofia, erano emanati due altri eoni, cioè Cristo e lo
Spirito Santo. Saturnino in Antiochia, contemporaneo di Basilide,
ammetteva le emanazioni degradanti sino agli spiriti dei setti pianeti. Ma
contro a questi buoni spiriti si leva il cattivo Spirito o Satana, il quale agli
uomini ispirati dal buon Dio, o uomini della luce, oppone una
generazione di uomini malvagi e tenebrosi. Per sottrarsi al contatto col
cattivo Spirito i Saturniani si astenevano dal matrimonio e dal mangiar
carne. MattÉê, Histoire du Gnosticisme, I, 324-31; NÉandÉê , General
History of the Christian Religion, I, 14-26; GiÉsÉäÉê , Lehrbuch der
Kirchengeschichte, 4ª ed., I, pag. 179-192.
157. Questo intreccio delle diverse eresie spiega i varii nomi dati a questi
eretici. Dell'identificazione di Catarini con Patarini diremo più tardi. Il
nome di Cathari ben presto per effetto dell'aspirata si tramutò in Cazari
o Gazari. Come si fosse oscurato in breve tempo il significato primitivo
della parola lo provano le curiose etimologie di Alano. Hi dicuntur
Cathari; idest diffluentes per vitia, a Catha, quae est fluxus; vel Cathari,
quasi casti, quia se castos et justos faciunt; vel Cathari dicuntur a cato,
quia, ut dicitur, osculantur posteriora cathi in cujus specie, ut dicunt,
apparet eis Lucifer. (Lib. I, c. 63). In Germania trovò favore questa
ultima etimologia stante l'affinità di suono tra Katze (gatto) e Ketzer
(GiÉsÉäÉê , II, 2, pag. 540). I Catari furon detti Pubblicani [Concilio
lateranense del 1179 in Mansi, XXII, 232: alii Catharos, alii Patrinos, alii
Publicanos] corruzione di paoliciani. Forse un'ulteriore corruzione è il
nome Piphles, che secondo EcbÉêtç (Gaääandi, XIV, pag. 447) sarebbe