Storia del seminario diocesano di Clusone BG

sergiopdelbello 99 views 24 slides Dec 12, 2024
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About This Presentation

Matteo Benzoni,
"Storia del seminario diocesano di Clusone"
2024


Slide Content

IL SEMIINARIO DI CLUSONE (1)
(1934 - Il Seminario di Clusone - Collezione Camillo Pezzoli)
Ottantanove anni fa, nel 1934, sorse nella val
“Cadregù” a Clusone il seminario
"Villa Beato
Gregorio
Barbarigo" (ora San Gregorio Barbarigo,
dopo la canonizzazione nel 1960)
per accogliere i
chierici durante il periodo delle vacanze estive e,
durante l'anno scolastico, gli alunni delle prime classi
del ginnasio.
L'opera, allora intitolata al cardinale veneziano, che fu
anche vescovo di Bergamo e di Padova, venne
realizzata con molta celerità nell’arco di un anno e
"offerta a Gesù Redentore come omaggio alla
diocesi, nell'anno centenario dell'umana
Redenzione".

Chiuso al termine dell'anno scolastico 71-72 e
successivamente venduto, il seminario continuò nella
comunità delle medie inferiori del Seminario di
Bergamo.

Lo stabile ospita attualmente, nei diversi indirizzi tra
istituti tecnici, professionali e licei, l’ISIS “Andrea
Fantoni”, ed
è un importante polo scolastico per la
Va11e Seriana Superiore.
Un istituto che è
stato la creatura prediletta di un
vescovo come Mons. Bernareggi e che per quarant'anni
è stato al centro delle attenzioni, dell'affetto, e dei
sacrifici di tutta la diocesi.

Anche se imperiose esigenze di carattere logistico e
finanziario possono aver determinato la sua alienazione
è tuttavia giusto ricordare la sua storia e la breve, ma
non ingloriosa vita.

UNA SCELTA NECESSARIA
L'esigenza un nuovo Seminario per la diocesi fu
determinata dalle condizioni veramente insostenibili
del vecchio seminario di via Arena.
Già il vescovo
Mons. Radinidi (1905-1914) avviò alcune riforme
indilazionabili
riguardanti le aule del ginnasio, gli
alloggi dei professori e il salone Pio
X e, aderendo
alle istanze della Congregazione dei Seminari,
acquistò gli alberghi di Groppino per sistemarvi la
villa estiva del Seminario.

Purtroppo la morte prematura del vescovo, il
convulso dopoguerra e anche una notevole diminuzione
degli alunni fece procrastinare e poi abbandonare i
progetti di rinnovamento.

Nel 1932 arrivò a Bergamo come vescovo
coadiutore mons. Bernareggi. Alloggiando per alcuni
mesi nel vecchio Seminario, constatò la ristrettezza
(a
causa dell’aumento degli alunni)
e l’inadeguatezza di
ambienti e servizi. Postosi subito il problema di
rinnovare progressivamente il vecchio Seminario e di
provvedere in modo adeguato al periodo delle
vacanze, scartata l'idea di adattamenti e rifacimenti, il
vescovo venne subito alla decisione di
costruire ex
novo un ambiente che potesse servire
al doppio
scopo di ospitar, durante l'anno scolastico, i seminaristi
della Scuola Media, e durante le vacanze estive, i
seminaristi del ginnasio, del liceo e della teologia. 1

LA PRIMA PIETRA NEL GIUGNO 1933
Non
ebbe perplessità nella scelta della località:
conosceva già l'altipiano di Clusone come luogo ideale,
tranquillo e riposante. Trovò subito nell'arciprete mons.
A. Plebani e nelle autorità della cittadina dei
collaboratori entusiasti; in breve tempo provvide
all'acquisto del terreno e alla realizzazione dell'opera,
secondo i progetti dell’architetto Giulio Paleni
. Già nel
marzo 1933 il progetto era pronto e il 23 maggio
mons. Marelli ne dava l'annuncio alla diocesi. I lavori,
subito avviati dalla impresa Legrenzi di Clusone,
furono portati avanti con straordinaria celerità. La prima
pietra fu benedetta il 24 giugno 1933 e in poco più di
un anno, i lavori furono ultimati.
Il 29 ottobre 1934 il nuovo Seminario veniva
inaugurato con la consacrazione della chiesa per
mano del card. Schuster, presenti i due vescovi Marelli
e Bernareggi, e una folla entusiasta di sacerdoti e di
laici convenuti da ogni parte della diocesi per
festeggiare il fausto avvenimento.

Del Seminario di Bergamo erano presenti il rettore mons.
Cavadini, l'economo don Arioldi infaticabile propulsore
dell'opera, don Marco Farina, vicerettore della scuola
media, che sarebbe stato il primo prorettore del nuovo
Seminario.


La lettera sottostante venne inviata a Sua Ecc. Mons.
Adriano Bernareggi Vescovo di Bergamo in data 08
marzo 1933 da parte del Comune di Rovetta con Fino,
che diede un importante contributo al seminario in
costruzione.


2

IL SEMINARIO DI CLUSONE (2)

LA GENEROSA RISPOSTA DI
TUTTA LA DIOCESI

Subito aperto a circa 200 alunni della Scuola Media,
il Seminario poté organizzarsi e provvedere
a un
conveniente arredamento, alla funzionalità
dei servizi
e all'ampliamento delle aree adiacenti per collocarvi
palestre, cortili, campi di gioco in modo da rendere
il soggiorno a Clusone sempre più idoneo e
gradito a superiori, professori, alunni e personale:
una comunità che giunse a superare le trecento unità
e sul finire della guerra, fino a mille persone

Merita di essere rilevato l'appoggio pronto, genero-
so, commovente dato da tutta la diocesi alla realizza-
zione della grande opera.




Le associazioni di Azione Cattolica le parrocchie,

i
sacerdoti, singole persone e famiglie anche di umile

condizione (furono gli anni più acuti della crisi
economica mondiale) ritennero un onore e un dovere
contribuire alla spesa occorrente e immane di quattro
milioni di lire occorsi per costruire, arredare, far
funzionare il nuovo Seminario.

L'Opera Barbarigo si impegnò con encomiabile
entusiastico zelo ad aiutare il Seminario e
i seminaristi
in difficoltà per il perdurare della crisi.

La cappella centrale, semplice ma elegante nel suo stile
basilicale col solenne tiburio, fu particolarmente
curata in ogni sua parte
dal vescovo Adriano
costruttore.
Fu arricchita in seguito
di altri due altari con
affreschi
del pittore
Gallelli e dotata di
paramenti e biancheria
grazie alla generosità
della signora Rosa
Reich, presidente
dell’Opera diocesana
dei Tabernacoli di
Bergamo.
3

4

IL SEMINARIO DI CLUSONE (3)

Il Beato, ora San Gregorio Barbarigo, fu vescovo di
Bergamo dal 1647 al 1664 e nei brevi anni del suo
episcopato, oltre a dare un nuovo vigoroso impulso a tutta
la vita religiosa della diocesi, prestò particolare attenzione
al problema delle vocazioni e del Seminario.
Avendo
trovato, al suo arrivo in diocesi, un seminario male sistemato
nei vecchi locali presso San Matteo e male
governato per
la vita disciplinare e scolastica, pose mano senza indugio a
una severa selezione e a una seria preparazione degli
aspiranti al sacerdozio, non disdegnando di abitare per
qualche tempo in Seminario, per seguire da vicino la vita al
suo interno e la preparazione dei seminaristi al sacerdozio.
Nel 1911 celebrandosi a Bergamo e a Padova grandi
festeggiamenti per i 150 anni della beatificazione del
Barbarigo, i vescovi mons. Radini Tedeschi a Bergamo e
mons. Pelizzo a Padova promossero celebrazioni,
pellegrinaggi e opere nuove per ridestare nei fedeli delle
due diocesi la venerazione al santo vescovo.
Tra le diverse manifestazioni attuate ci fu la riapertura della
causa di Canonizzazione del Barbarigo che, ripresa nel
1912 dopo la beatificazione avvenuta nel 1761, ebbe il suo
felice compimento ad opera di Papa Giovanni
XXIII, il 26
maggio 1960. Queste ricorrenze e celebrazioni servirono a
ravvivare nelle due diocesi la devozione al Barbarigo.

Già nel 1925 il vescovo mons. Marelli istituendosi nella
diocesi nostra
l'Opera per le vocazioni ecclesiastiche la
intitolò al Beato Barbarigo e quando, nel 1932, si decise la
costruzione del nuovo Seminario a Clusone
fu felice-
mente scelto come protettore della nuova opera.

Nella chiesa di S. Giovanni del vecchio Seminario di
Bergamo erano già venerate alcune insigni reliquie del
Barbarigo: una pala con la sua figura all'altare dei Santi del
pittore Riva, sostituita poi da una migliore del Loverini e
una tela dello Spinelli collocata nella camerata del liceo.

Ma l'opera certamente più degna e più grandiosa in
onore del santo doveva essere il nuovo Seminario "Villa
di Clusone".
Nel discorso d'inaugurazione del nuovo Seminario,
mons. Bernareggi affermò: "Abbiamo inteso costruire
un edificio che abbia nobiltà di forme e proprietà di
ambienti. In un luogo però abbiamo voluto il massimo
splendore: la Chiesa"
A dirigere la comunità di Clusone fu chiamato don
Marco Farina, già vicerettore della Scuola Media del
Seminario di Bergamo; dapprima con l'ufficio di
Vicerettore, in dipendenza del rettor maggiore dei due
Seminari, allora mons. Cavadini; poi dal 1935, col titolo
e le funzioni di rettore, sempre però in collegamento col
Seminario maggiore di Bergamo.

L'ufficio di economo, per i due Seminari, era affidato a
don Alessandro Arioldi, coadiuvato a Clusone dal
vicerettore locale don Luigi Cagnoni. Nel 1944
promosso don Marco Farina prevosto delle Grazie in
Bergamo, gli successe come rettore del Seminario di
Clusone don Stefano Baronchelli fino al 1951; dal 1951
al 1967 don Bruno Foresti; dal 1967 al 1970 don
Giuseppe Cesani; dal 1970 alla chiusura (1972) don
Gianni Carminati.
L'organico dei superiori e professori agli inizi del
Seminario nell'anno 1934-35 e 1935-36 era così
composto: Don Marco Farina, prorettore; don Giuseppe
Piccardi, direttore spirituale; don Luigi Pagnoni,
vicerettore.
Insegnanti erano: don Ezio Butta, don Pietro Bertocchi,
don Severo Bortolotti, don Ottavio Salvetti, don
Alessandro Bolis e don Luigi Morstabilini per le materie
teologiche ai prefetti.
La vita nel seminario clusonese non fu sempre idilliaca.
L'avviamento di una grossa comunità che in certi
periodi superò, fra dirigenti e alunni, le 300 unità; la
posizione piuttosto periferica a Bergamo, con la
conseguenza di un certo isolamento del Seminario,
specialmente nei primi tempi e durante la guerra,
quando i collegamenti con Bergamo erano difficili. Le
sopraggiunte strettezze e difficoltà di
approvvigionamento nel periodo bellico; le
drammatiche vicende, di quel periodo crearono seri
problemi e continue difficoltà alla comunità di Clusone.
Tuttavia queste furono sempre affrontate con coraggio e
disciplina e felicemente superate per lo spirito di
generosità e di affiatamento fra superiori e insegnanti
che riuscirono a creare un ambiente sereno e una gioiosa
convivenza. Ne sono prova le testimonianze di alcuni tra
i protagonisti della vita del Seminario di Clusone, nei
suoi primi anni di vita.
5

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IL SEMINARIO DI CLUSONE (4)

LA QUESTIONE ECONOMICA E I CRITERI DI ACCETTAZIONE
Alcuni dati riferenti ai primi anni di vita del Seminario di
Clusone.

Nell'anno 1935-36 le entrate complessive furono di £
295.942, le uscite £ 292.090; il costo giornaliero di £ 4,08
a testa (2,93 per vitto più 1,15 per spese generali).
Nel 1938-39 le spese si raddoppiarono: giornalmente £
7,95 a testa.

Di seguito, la prima relazione fatta dal rettore don Marco
Farina al Vescovo, al termine del secondo anno di vita del
Seminario: 118 alunni promossi nella prima sezione di
esami, 53 a ottobre, 12 respinti; osservanza disciplinare
buona; ottima la prestazione di superiori, professori,
suore, personale; buono lo spirito di pietà, disciplina,
educazione degli alunni, anche se in questo campo i
superiori hanno dovuto faticare parecchio per dirozzare e
ingentilire.

Mons. Adriano Bernareggi volle essere minutamente e
frequentemente informato dell'andamento educativo,
scolastico ed anche economico del Seminario.

Si recò spesso a Clusone durante l'anno scolastico e
vi passò il suo breve periodo di vacanza,
pur lavorando
sempre, durante l'estate.

Alla fine dell'anno 1939 il rettore notò che
un'eccessiva e non controllata larghezza nell'accettare in
Seminario tutti quelli che lo chiesero (si arrivò al
massimo di quasi 300 alunni, dalla classe preparatoria alla
terza media) facilitò l’introduzione di elementi non idonei
e per nulla inclinati alla vita ecclesiastica: ciò appesantì la
vita della comunità e rese più difficile il lavoro di
formazione di
"vocati".
Durante il periodo burrascoso della guerra e del
dopoguerra il Seminario di Clusone visse giornate
veramente drammatiche; anche la gestione economica
divenne gravemente deficitaria: nel 1950-51 contro le
entrate di £ 46.300.000 c'erano le uscite per £
49.452.000 con un passivo di 3.152.000 £. Gli alunni
nell'anno 1951-52 furono 245; nel 1958-59 salirono a
288 unità, il numero massimo raggiunto; poi cominciarono
a calare riducendosi a 170 nel 1967, ultimo anno di
rettorato di don Bruno Foresti e a 168 nel 1972.
8

LE FESTE DEL SEMINARIO

Un avvenimento che fece epoca nella vita del
Seminario di Clusone fu l'accademia o meglio festa del
Seminario che vide raccolti attorno al Vescovo
superiori e professori del Seminario, con una
rappresentanza del Seminario di Bergamo (rettore,
prefetto degli studi, economo, professori), le autorità
scolastiche della zona, i rappresentanti del Comune, gli
amici e i benefattori più insigni del Seminario e una
vera folla di amici e parenti degli alunni.
Il trattenimento accademico, allestito nel grande
refettorio, si incentrava nella relazione del rettore e nei
numeri vari (musica, dialoghi, composizioni letterarie)
presentati dagli alunni. Chiudeva il Vescovo
ringraziando, elogiando e, dove c'era bisogno,
stimolando e incoraggiando a far meglio.
Mons. Bernareggi, era misurato di parole e parco di
lodi, ma entrava nel vivo dei problemi e dava direttive
precise e sostanziali.
Particolarmente seguite e gustate erano i brevi e
preparati saggi degli alunni: monologhi, scenette,
poesiole che rappresentavano al vivo i sentimenti dei
ragazzi e la vita di comunità del Seminario.
Non poche volte gli occhi delle mamme si riempivano
di lacrime; la commozione era intensa; quel ritrovo
così caldo di affetto e di gioia faceva bene a tutti.
Quando un seminarista parlava alle mamme, alla sua
mamma, era uno scoppio di pianto in tutta la sala.

LE SETTIMANE DI STUDIO PER TEOLOGI E
FILOSOFI IN VACANZA A CLUSONE
Nella stagione estiva, dalla metà di luglio a fine
agosto, il Seminario di Clusone ospitava la comunità di
Bergamo che vi trascorreva un periodo di lieta vacanza
intramezzata da corsi complementari e di
aggiornamento.
Il Vescovo fissava ogni anno il tema su cui si
svolgevano lezioni, conferenze e dibattiti che
prospettavano agli alunni problemi attinenti alla
cultura ecclesiastica, e alla vita pastorale.
Sempre interessanti e taluni veramente memorabili,
questi corsi e settimane richiamavano anche sacerdoti
della zona. Questi corsi ebbero sempre dei maestri
competenti e talvolta insigni. Si ricordano alcuni
argomenti e i loro relatori:
-
Il Corpo Mistico di Cristo: relatore Mons. A.
Bernareggi;
-
Aggiornamenti teologici: relatore don Pelloux;
-
Pedagogia catechistica: relatore don G. Schena;
-
Nozioni di agraria: relatore prof. Pesenti;
-
Il comunismo: relatore on. C. Gavazzi;
Gli oratori: interventi di mons. Scattini, don A.
Crippa,
don A. Seghezzi, don M. Malocchi;
-
Catechesi e catechismi: interventi di can. Luchetti,
don Donati, mons. Perini, don Tedeschi;
-
Settimana liturgica: mons. Polvara, P. Marsili, don
Crivelli, mons. Bernareggi;
-
Corsi di aggiornamento: sulla filosofia moderna
(don C. Scalpellini), letteratura moderna (don Pietro
Bertocchi), arte cristiana (mons. Polvara), letteratura
latina (prof don Chiodi), amministrazione (comm.
Berzì);
-
Tre giorni catechistica: animatore fratel Anselmo;
-
Settimana di sociologia: interventi di don Quadri,
don Guazzetti, prof. Romano, on. Colleoni, avv.
Pellegrini.
9

–––
L'INIZIO DI UN LUNGO
VIAGGIO
“Tornare a quei tempi è per noi come rivedere un
paesaggio fiabesco, pieno di luci e d'incontri.
È come rivivere la nostra gioventù, anzi la nostra
adolescenza e la (psicologica) infanzia!
Quel panorama tutto verde e tutto azzurro del pianoro
di Clusone con le sue rigorose ali di monti, da sinistra
e da destra, e di fronte le possenti sagome della
Presolana e di là, oltre, il perdersi dello spazio di un
infinito sogno e di mistero; e poi i torrenti e i prati e
le balze picchettate dai fiordalisi, dalle margherite,
dai rosolaci; e lassù ap- poggiato ai primi rialzi del
monte, l 'edificio del nuovo seminario, vigoroso
alpino, ma senza enfiagioni architettoniche, con
quella indimenticabile torretta centro, la quale
doveva diventare il nostro notturno osservatorio
astronomico; e ancora tanti altri elementi del cielo
e della terra suscitano ancora oggi, dopo tanti anni,
dopo tutta la vita, un palpito, un anelito, una
nostalgia, un vortice di vita straordinaria.


Scendere a Bergamo,
o scendere alle nostre case di
paese e poi tornare, era come ripetere una vicenda
sempre nuova; un avvertire il tuffo del sangue, il
"pellicolare" dei pensieri, il precipite scorrere dei
sentimenti. Dal mattino alla sera, dal giorno alla notte
pare
vano scaturire torrenti d'illusione che tutto era
nuovo, giovane, bello, sicuro, promettente.

Il refettorio era vicino olla cappella: essa il centro,
dominava il pensiero e il cuore di tutti. Era ricca, per noi,
di novità: i vestimenti liturgici dallo staglio arcaico, ma
senza asprezze; il ciborio raggiante di architettonico
candore, allusivo agli antichi raccoglimenti di
S. Prassede,
di Santa Satina e di altre antiche romane sedi di preghiera.
Anche il tabernacolo pensile era oggetto di stupito
vagheggiamento. Pareva anche che di volta in volta, al
momento della Santa Comunione il10

Cristo nostra forza, scindere davvero anche visibilmente, dal
cielo fino ai nostri umani limiti.
I pittori Zappettini avevano poi, con tratti sacrali, raffiguranti
il sacramento dell'ordine, orientato però a celebrazione del
mistero salvifico del Cri- sto Trasfigurato.
Straordinario, invero, si dilatava dal mosaico dell'aspide il
fascino del Salvatore, stillate divinità.
C'erano, però, ai due altari laterali lo Madonna, in un more di
gigli, e 5. Giuseppe con Gesù adolescente e ai loro piedi
propiziante il titolare del Seminario, il Beato Barbarigo;
macera- no anche amboni e leggii, tagliati nel marmo; e altri
dettagli che costituiva- no aggetto di ammirazione e, per alcuni,
anche polemica.
Il Pontefice delle accurate liturgie, manco a dirlo, era don
Marco Farina, erede sotto certi aspetti, dei gusti di don
Francesco Bonomi, inspirato poeta mancato troppo presto per
noi seminaristi di non molti anni prima. Per la scuola, c'era il
gruppo degli insegnanti tra i quali alcuni erano incaricati della
teologia, ai prefetti.
È facile ricordare don Luigi Morstabilini, oggi Vescovo. A quei
giorni, però, il rispetto per il futuro preside non costituiva
sempre tutti i confini della ortodossia.
Voglio dire che il prof. Alessandro Bolis il prof. Ottavio Salvetti
e credo anche il prof. Ezio Butta, che ci manca da diversi anzi,
usavano talvolta nello spazio del mio studio, che trovava al
piano superiore di quello del Morstabilini, ma proprio sopra a
filo e piombo, ne usavano, dicevo, per esercitarvi delle «marce
forzate» di tipo militare (un due, un due) avanti e indietro per
tutta la stanza, equipaggiati di certi scarponi adatti per
escursioni di alta montagna che essi prediligevano e
eserciteranno. Tanto che, dal disotto, a un certo punto, il
Morstabilini, tra il brusco e il faceto, gridava: <<Oh, oh, oh!,
Galatòm! El mia ura de finila?!» e altre simili frasi che
naturalmente facevano scoppiare di giubilo i due o tre
granatieri!...
Si era proprio il tempo della bella, vigorosa e (anche un po,
diciamolo pure) spensierata gioventù. La quale aveva creato in
noi una felice quotidiana armonia, che certo veniva a
tempestare quel tanto di solitudine, che forse poteva
inesorabilmente scaturire delle lunghe settimane, specie
invernali, trascorrere in un ambiente davvero affascinante, ma
un po' chiuso.
Cosicché, tra oltre iniziative, trovammo quella dello studio
dell'astronomia, ma diciamo così, esercitato sul vino della
natura: la torretta divenne ad un certo punto il luogo di
convegno di non poche nostre notti, soprattutto di febbraio,
quando lo stellato è più nitido e arguto.
Si aprivano gli atlanti astronomi- ci, si confrontano testi e
fotografie (sempre però nel lume di mozziconi di candela,
perché sulla torre non c'era impianto elettrico).
Furono quelli, tra scoperte di costellazioni e simpatiche risate,
tempi indimenticabili. Ma anche la scuola, che rappresentava
per noi il dovere principale e il lavoro quotidiano, non
mancava di sinceri e appassionati interessi. Erano gli anni di
Nosengo e di altri ardenti fautori della cosiddetta
«Scuola attiva» e noi, giovani insegnanti del Nuovo Seminario
di Clusone, non potevamo certo, essere da meno, di fonte alle
novità.
Don Piccardi (che era il Direttore Spirituale) don
Morstabilini (Il doctor «Universalis» della comunità),
don Bolis, don Salvetti, don Butta e qualche altro,
avevano, tuttavia, per il sabato sera e per la domenica,
notevoli impegni di apostolato a Rovetta, a Songavazzo,
a Clusone... Anch'io, all'inizio della mia fatica di
predicatore, lasciavo certe notti il Seminario per
intervenire a ricorrenze e a feste liturgiche nei dintorni
di Clusone, e talora anche un po' più in su per le valli o
più in giù per le pianure.
Al Sem
inario di Clusone mons. Bernareggi che lo aveva
ideato, vagheggiato, e seguito nel suo nascere e crescere
veniva spesso, con nostra gradita gioia.
In certo senso, pur presentissimo al Seminario di
Bergamo, in quell'epoca degli inizi, si capiva che ere
molto pro- teso a creare quella nuova comunità, sotto
molti aspetti di natura inedite e perfino sorprendente, che
in tutta la diocesi aveva reso domestico e simpatico nome
di Clusone.
Quanto a me, rimasi impegnato nell'insegnamento a quel
Seminario
per due anni (1934-35 e 1935-36}; poi la bontà del
Vescovo, con mia sorpresa, mi trasferì al Seminario di
Bergamo, nel quale dovevo esercitare le fatiche
scolastiche per un notevole numero di anni.
A Clusone, tuttavia, tornai per tra- scorrere i periodi
delle vacanze estive.
Anzi, fu proprio nel 1937, tra un'an- data e un ritorno da
Clusone, che cominciai ad accorgermi dello spazio che
mi abitava intorno, e dei prati e dei boschi, e delle acque
cangianti del Serio, dentro le quali sprofondavo i miei
sguardi quasi a cogliere le scintille di un traboccante
mistero.
Stavo, allora, per compiere i ventisette anni di età. L'età -
dicono - che segna la nascita di un poeta. lo però, allora,
lo ignoravo.
Me ne accorsi molto più tardi: nell'irresistibile intessersi
del mio destino.
Per lunghi avvolgimenti avrei compiuto un viaggio che
mi avrebbe condotto al mondo delle creature, poi al
Creatore del mondo, al Redentore, all'Ispiratore e
Fiamma, e da ultimo a Dio Uno e Trino, con accadimenti
talvolta anche incredibili e inenarrabili, e per
camminamenti «sulle creste» con l'abisso dalle due parti,
e con perenne sorpresa (Dio è il Dio che sorprende) fino
ad attimi di preludio (l'estremo nostro destino terrestre è
attingere a tempi di preludio). Anche per questa mia
sorte, dopo cinquant'anni circa, mi è impossibile
dimenticare i dolci declivi, le molli colline e i vigorosi
monti che cingono l'ampio altipiano di lassù; e quel
Seminario, un insieme semplice ed elegante, poderoso e
agile, che pareva adagiarsi in una mistica serenità, ricca
di tante promesse per il futuro.
Né dimenticare potrei tanta bontà provvidente di tanti
miei Superiori; né tanta sincera spontanea amicizia di
colleghi e condiscepoli: né omettere, nella preghiera, il
momento modesto, ma fervido per tutti coloro che ormai
da anni, abbandonato lo scenario di allora, sono entrati
nel golfo senza sponde dell'eternità. E arcanamente ci
sostengono con la loro celeste protezione (dopo aver
costatato anche questo è di conforto che, in complesso,
non li abbiamo mai traditi).
DON PIETRO BERTOCCHI11

IL SEMINARIO DI
CLUSONE (5)
IL BURRASCOSO PERIODO DELLA GUERRA
Il periodo bellico fu particolarmente difficile, burrascoso e
in certi momenti tragico per superiori e alunni del
Seminario di Clusone.

Si riportano dal Cronicon del Seminario di Bergamo i
fatti più salienti del tormentato periodo bellico nel
Semi
nario di Clusone.
27 settembre 1943
Il comando tedesco impegna per eventuali suoi bisogni,
una parte del Seminario di Clusone. In vista di ciò si
decide di non accogliere per il prossimo anno gli alunni
della Classe preparatoria (era stata istituita per quelli
che non potevano completare nelle scuole comunali del
proprio paese il corso elementare). Gli alunni presenti
sono però 250.

È annunciato l'arrivo a Clusone di un contingente di giovani
della Cor. Al. Gil.; verranno invece a Clusone 70 ragazzi
libici (rimpatriati dalla Libia divenuta zona di
combattimento).

23 marzo 1944
Il rettore don M. Farina, salutato con rammarico dai
superiori e alunni del Seminario, dal clero e rappresentanze,
lascia Clusone per assumere la parrocchia delle Grazie in
città. Gli succede come rettore il prof. don Stefano
Baronchelli.

26 giugno 1944
Il governo italiano con un decreto requisisce il Seminario di
Clusone per ospitarvi i ragazzi libici: ne vengono 500,
ragazzi e ragazze; le ragazze verranno poi trasferite a
Bergamo. A fatica si riesce a tenere a disposizione gli
ambienti dei professori e quelli delle suore con
guardaroba e cucina.
I libici arrivano poi (in ottobre) a
mille unità. Riuscite vane le istanze del rettore don
Baronchelli per aver libero il Seminario al principio del
nuovo anno scolastico, il Vescovo decide di far entrare
ugualmente in Seminario un gruppo di seminaristi (una
cinquantina) per occupare almeno alcuni ambienti lasciati
liberi dai libici.

6 luglio 1944
Bombardamento di Dalmine.
9 agosto 1944
Bombardamento del campo di aviazione di Orio al Serio.
17 agosto 1944
Gli alunni di 3a media entrano in Seminario a Bergamo
per un breve periodo di scuola durante le vacanze.

In questo periodo cominciano a giungere preoccupanti
avvisi di un possibile bombardamento del Seminario di
Bergamo dove, nel palazzo Bernareggi, si è insediato un
comando della Wehrmacht tedesca. Il rettore prende
contatto con don Santo Quadri, curato a Palazzago in
rapporto



coi partigiani; egli può tranquillizzarlo: il
bombardamento, almeno per ora, non ci sarà.
In quel periodo vengono condotti nel Seminario di
Bergamo e rinchiusi in alcune aule scolastiche un gruppo
di partigiani rastrellati sulle montagne della Val
Brembana. Dopo una permanenza di due - tre giorni
vengono riportati via e fucilati.
Continuano i mitragliamenti e le bombe dal cielo: Ponte
S. Pietro (20 ottobre, 5 novembre), lago di Iseo
(Tavernola), Boccaleone ...
Alla fine di novembre 1944, dopo ripetuti progetti e
passaggi, si stabilisce di riorganizzare in qualche modo la
vita di comunità per la maggior parte dei seminaristi: i
teologi verranno a Bergamo, il liceo ad Alzano in Villa S.
Maria, il ginnasio nel collegio S. Defendente a Romano,
una parte della Scuola Media (alternativamente le varie
classi) a Clusone. Negli ultimi mesi delle vicende belli-
che la vita si fa sempre più difficile e piena di rischi per
tutti.
Il 29 gennaio 1945 il treno della Val Seriana che
scendeva da Clusone verso Bergamo, giunto presso la
stazione di Vertova, viene mitragliato da aerei inglesi. Ci
sono una dozzina di morti e da quel giorno il suo
servizio si svolge a singhiozzo, fino alla fine della guerra.

Gli ultimi mesi del conflitto, difficili per tutti, furono
per il Seminario di Clusone addirittura tragici.
Il Seminario di Clusone occupato alternativamente da
un ammasso eterogeneo di gente di varia provenienza:
libici, tedeschi, russi, diventa una vera vivente torre di
Babele. Nonostante tutto si è però sempre riusciti a man-
tenervi un contingente di seminaristi coi loro superiori e
insegnanti.

In data 31 marzo 1945 c'erano in Seminario: 80
seminaristi, 119 libici con 25 dirigenti,
I O tedeschi, 38
russi del Caucaso che sarebbero poi arrivati fino a 100.

Quando la coesistenza dei seminaristi con questa "troupe"
risultò del tutto insostenibile, si fecero scendere i
seminaristi ad Alzano, lasciando a Clusone il rettore don
Stefano Baronchelli, il professore don Giuseppe Bravi
che insegnava ai ragazzi libici, il prof. Fagioli, il
vicerettore


Foto collezione privata Camillo Pezzoli 12

don Luigi Pagnoni. II 26 aprile i partigiani, scesi dai
monti, tentarono di occupare il Seminario. Ore
drammatiche di apprensione e di confusione: sparatorie,
minacce, ordini e contrordini. Alle ore due di notte, don
Giuseppe Bravi, nel corridoio antistante la cappella, è
fatto segno a una sparatoria e viene ferito a una spalla; la
scaramuccia continua dentro e fuori del Seminario finché
al primo albeggiare i tedeschi, vistisi ormai circondati da
ogni parte dai patrioti, prendono la via dei monti e si
allontanano abbandonando i russi al loro destino e
lasciando nei sotterranei del Seminario parte delle
munizioni e dei viveri che vi avevano ammassato.

Finita la guerra, all'inizio dell'anno 1945-46 le iscrizioni
alla Scuola Media di Clusone raggiunsero le 256 unità.
Ne
ll'anno successivo invece (1946-47) scesero a 190: il
notevole calo poteva essere conseguenza dell'aumento
delle rette, pur molto contenuto in 1800 lire mensili e
dell'apertura di scuole medie in alcuni paesi. Il Seminario
riprese lentamente la sua vita normale.

Cessate le ostilità la vita andò riprendendo gradatamente e
anche il Seminario di Clusone poté riaprire le sue
scuole agli alunni della Scuola Media del Seminario. II
24 marzo 1946 il vicerettore don Magni passava da
Clusone a Bergamo a coadiuvare l'economo don
Panza; a questi succederà in un primo tempo don
Serafino Poli e, in seguito, don Labindo Serughetti,
benemeriti anche del Seminario di Clusone al quale
diedero tempo, attenzione e passione per riportarlo alla
piena efficienza e ampliarne Io spazio e i servizi.

Nell'anno 1948 ripresero anche le vacanze estive dei
seminaristi maggiori a Clusone.

Nel 1950 don Cesare Patelli lasciò la direzione del
Seminario di Bergamo. Nell'anno successivo don Ste-
fano Baronchelli lasciò il Seminario di Clusone; gli
succedette come rettore don Bruno Foresti, già
vicerettore dal 1946 al 1947: egli dedicherà al Seminario
di Clusone ben 17 anni di saggia e profonda attività
lasciando notevole impronta alla comunità e a tutti
quelli, superiori e alunni, che ne facevano parte. Dopo
di lui fu nominato rettore don Giuseppe Cesari fino al
1970 e da quell’anno alla chiusura don Gianni
Carminati.

Nel 1976 l'amministrazione del Seminario, trovando
eccessiva la spesa occorrente per rimettere in
efficienza il fabbricato e per riattivarvi la vita della
comunità venne alla decisione di alienare lo stabile
andando così incontro alle richieste del comune di
Clusone che intendeva acquistarlo per collocarvi le
scuole pubbliche dell'Istituto Commerciale.

Fu quindi venduto il complesso centrale del Seminario
con i cortili annessi, riservando però la proprietà della
vecchia casa del contadino, della vicina villetta sulla via
verso Clusone e un'area libera di circa 10.000 metri
quadri.

“La cappella del Seminario "Barbarigo" è ora
adibita ad auditorium per conferenze e riunioni.
L'altare basilicale è stato smontato ed è passato alla
chiesa parrocchiale di Abbazia. Se un giorno, a Dio
piacendo, nell 'area tuttora libera a Clusone tornerà
la Villa del Seminario, esulteranno le ossa del suo
fondatore Mons. Bernareggi e di quanti sono stati
benefattori di quel Seminario e si rallegreranno
Superiori e insegnanti che hanno passato in
quell'incantevole luogo giorni e anni felici,
indimenticabili”.

Così scriveva mons. Cesare Patelli
a l l 'età di 90 anni su ALERE
N° I del
Gennaio 1984, manifestando un segno di
affetto al seminario raccogliendo note e
testimonianze che si riferiscono
soprattutto al primo periodo di vita della
"Villa Beato Gregorio Barbarigo".13

IL SEMINARIO DI CLUSONE (6)
DOCUMENTI (1984)
RICORDI DI DON MARCO FARINA
“L'indimenticato mons. Adriano Bernareggi fu ardito, a
quel tempo, a voler la Chiesa del Seminario nuovo come
lui la voleva. Navata unica, rettangolare, due altari
laterali, presbiterio con altare volto all'assemblea, sede
dei celebranti ai lati.

Essenziale nell'architettura, essa è pregevole per l'onice
e i marmi usati per l'altare maggiore e per il mosaico
nell'abside raffigurante la trasfigurazione. Una novità
rivoluzionaria, a quel tempo. Alla prova dei fatti,
efficacissima allo scopo culturale che coinvolgeva
interamente l'attenzione dei seminaristi nella navata.

Scrupolosamente perfetto il cerimoniale liturgico cui
venivano allenati i seminaristi dai chierici prefetti e il
canto gregoriano, affidato per l'insegnamento ed
esecuzione, allo zelo scrupoloso dell'indimenticato e
compianto don Giuseppe Ravasio.

Se disattenzione e noia entravano in chiesa, poteva- no
entrare non certo durante le celebrazioni liturgiche, ma
durante la meditazione letta, (quando si leggeva) non
quand'era dettata dal Direttore spirituale e dal celebrante la
messa solenne festiva.

Penso che i seminaristi di quegli anni, alcuni a Clusone,
possono oggi, aver dimenticato tante cose, non la chiesa
e i riti celebrati”.

I SUPERIORI E GLI INSEGNANTI
“L'ubicazione del Seminario, isolata dal centro urbanistico
di Clusone e lontana dalla città, ha indubbiamente
favorito la cordiale, amichevole convivenza dei superiori e
insegnanti fra loro.

Il dopocena era il momento più favorevole per ritrovarsi
insieme a discorrere, a cuore aperto, di tutto un po': degli
alunni e del loro impegno nello studio e nella disciplina,
del servizio religioso-pastorale presta- to dagli insegnanti
nelle parrocchie distribuite sull'altipiano clusonese, dei
fatti del giorno comunicati dal giornale e dalla radio.

Nella buona stagione, superiori, prefetti e alunni si
divertivano insieme al gioco del tamburello e del
football e nella cattiva i superiori e gli insegnanti
studiavano scherzi da giocare a qualcuno di loro: e chi ne
faceva le spese era il più mite, il tanto compianto don
Tobia.

Senz'aria di burocrazia, superiori e prefetti si scambia-
vano apprezzamenti sugli alunni e sulla loro indole, sulle
attitudini o meno alla vita di Seminario o dell'eventuale
vita sacerdotale.

L'educazione e formazione seminaristica degli alunni era
amministrata in comune fra superiori di disciplina e
insegnanti; nel rispetto reciproco dei "giudizi" degli uni
e degli altri.


Se contrapposizioni c'erano, l'impegno delle parti era
trovare insieme il punto d'incontro non lo scontro. Non
è
troppo dire che c'era aria di famiglia, favorita certamente
anche dall'isolamento geografico dell'edificio-Seminario
e dalla scarsità di distrazioni fuori. Se è troppo scrivere
che la nostra, lassù, era vita di famiglia non lo è dire
che era vita fra amici; diversi per temperamento, ma
concordi nel sentire meno pesante l'isolamento e la
monotonia degli orari e degli impegni sempre uguali. Il
paradiso? No. Ma neppure
il grigiore della comunità
dove uno convive suo malgrado con altri. Una luna aveva
effetti anche lassù, ma la luna gira, si pensava, ha le fasi,
aspettiamo la buona. Lo
"invicem supportantes" che f a
gli interessi di tutti e di ognuno”.

Foto Mario Giacomelli
LE DISTRAZIONI

“Prima fra tutte, gli alunni. Ragazzi sui dodici, tredici,

quattordici anni. Ti distolgono dai grigi pensieri se
insegni loro in classe, se li incontri nei corridoi e lungo le
scale, se stai con loro in ricreazione, se l'inviti in disparte
per ascoltare un richiamo da te o ascoltare un dispiacere
loro. Un po' come in famiglia, dove i genitori non hanno
tempo di ripiegare su sé stessi a compassionarsi di qual-
che amarezza perché proiettati abitualmente fuori di sé, a
pensare ai figli.

Distrazioni, codeste, che ai superiori e insegnanti nel
Seminario di Clusone non sono mancate. Provvidenziali
per alunni e superiori.
14

Distrazioni-scherzi giocati a spese di qualcuno. Ricordo
in proposito all'angelico Don Tobia Musitelli, venuto
piangente da me a lamentarsi di scherzi a lui giocati dai
colleghi-insegnanti.

"Sei un perfetto cretino - gli ho risposto - tu non sai che
i dispetti sono un segno di affetto per te; o preferisci
esse- re ignorato? E tu fai un grosso atto di carità
accettandoli, perché distogli dalla noia
i tuoi confratelli".
Come ricordo quella sera di maggio che entrato a
tardissima ora in stanza da letto, mi son visto avvolto
da maggiolini. È venuto mattino, prima che ne
cacciassi fuori una parte. I colleghi professori, anziché
venire alla funzione mariana, sono andati a cacciar
maggiolini e li

hanno liberati in camera mia. Prendersela? Manco per
sogno. Loro nella stanza sopra la mia a sbellicarsi dalle
risa; io sotto, a cacciar maggiolini, che uscivano da una
finestra e entravano dall'altra, attratti dalla luce della
lampada elettrica.

Un segno d'affetto.
Oppure quando Mons. Luigi Cortesi a capo e gli altri
dietro, entravano nella mia stanza da letto, a mia
insaputa, sedevano tranquillamente,
a sgusciar noci,
noccioline, caldarroste o sbucciar mele e pere a me
donati e ammucchiare gusci e bucce sul guanciale o
tra le lenzuola. Indici di affetto? Certo! Era
lietissimo che si svagassero a quel modo.

Collezione Camillo Pezzoli
Ma provvidenziale per i sacerdoti addetti alle cure dei
seminaristi fu certamente l'aggancio con la realtà
pastorale-parrocchiale: ognuno aveva l'impegno festivo
di ascoltare confessioni, predicare, celebrare nell'una o
nell'altra parrocchia dell'altipiano clusonese e
nell'ospedale di Clusone.
Quell'aggancio salvava dalla microcefalia di
valutare l'impegno del sacerdote concentrato
tutto sull'osservanza della regola e sulla
persecuzione degli errori grammaticali e sintattici
nei compiti scolastici.

LE VISITE DI MONS. ARCIVESCOVO
BERNAREGGI

Che Mons. Bernareggi fosse orgoglioso del
Seminario di Clusone glielo si leggeva in viso
ogni qualvolta veniva lassù a trascorrere giorni di
riposo o a preparare lezioni da tenere ai convegni
dei laureati cattolici. Rinveniva in lui l'eterno
fanciullo. Gli capitava di uscire dall'appartamento,
percorrere i corridoi, scendere le scale con la veste
abbottonata al sol primo bottone, sotto il collo, e se
gli osservavo:
"Eccellenza, se fosse qui sua
mamma, Le
direbbe che è distratto come quel
tale che camminava di notte con la faccia rivolta
in su a guardar le stelle e finiva a rotolo nel
fosso…”.
Rideva di quelle sue distrazioni.
O come quella mattina d'ottobre che venne a me al
capanno. Curvo a guardar dagli spioncini, godeva
del canto dei richiami, ma ahimè, se uccelli si
posavano in pianta, subito a dire a voce alta:
"scapa stupit che cheschi te spara!".
E ci restava male quando, dopo celebrata la messa
e detto il predichino ai seminaristi, usciva di
Chiesa e mi chiedeva:
"Sono stati attenti i
seminaristi?".

"Alla celebrazione della Messa, si" rispondevo
"alla predica no". Era fatto per parlare ai falchi
non ai paperini.

Addio! del passato miei ricordi, addio!”.









15

IL SEMINARIO DI CLUSONE (7)
SUPERIORI E PROFESSORI DEL SEMINARIO DI
CLUSONE

Don Marco Fiorina, prorettore (1934-35) e rettore (1935-
36); don Giuseppe Piccardi, direttore spirituale; don Luigi
Cagnoni, vicerettore. Insegnanti: don Ezio Butta, don
Pietro Bertocchi, don Severo Bortolotti, don Ottavio
Salvetti, don Alessandro Bolis e don Luigi Mostabilini.

1936-37 Don Luigi Cortesi, insegnante.
1938-39 Don Eugenio Mapelli, insegnante.
1939-40 Don Mauro Parolini, direttore spirituale; don
Luigi Chiodi, insegnante; don Fermo Rota,
insegnante.

1940-41 Don Stefano Baronchelli, insegnante; don Mario
Porri, insegnante.
1941-42 Don Giuseppe Magni, vicerettore; don Giuseppe
Bravi, insegnante.
1942-43 Don Giuseppe Fontana, insegnante.
1943-44 Don Luigi Pagnoni, vicerettore; don Ernesto
Zoni, insegnante.

1948-49 Don Stefano Baronchelli, rettore; don Cornelio
Locatelli, direttore spirituale; don Bruno Foresti,
vicerettore; insegnanti: don Gaspare Cortinovis,
don Rinaldo Boccardi- ni, don Valentino Merelli,
don Angelo Rossi, don Mario Filisetti, don Giovan
Maria Morandi, don Aldo Morandi.
1949-50 Don Luigi Buttarelli, vicerettore; don Mario
Filisetti, insegnante.

1950-51 Don Giovanni Vitali, insegnante.
1951-52 Don Bruno Foresti, rettore; don Luigi Buttarelli
vicerettore; don Angelo Marinoni, in- segnante;
don Cesare Bardoni, insegnante.

1952-53 Don Giuseppe Beretta, insegnante; don Lino
Zanni, insegnante; don Francesco Filisetti,
insegnante.

1954-55 Don Giuseppe Cesani, vicerettore.
1958-59 Don Roberto Favero, insegnante; don Fran- co
Pellegrin i, insegnante; don Giovanni Pe- senti,
insegnante.
1959-60 Don Riccardo Della Chiesa, insegnante; don
Piergiorgio Perico, insegnante.
1960-61 Don Zefirino Ferrari, insegnante.
1962-63 Don Giacomo Pezzotta, direttore Spirituale; don
Albino Cattaneo, insegnante.

1963-64 Don Giuseppe Amoldi, insegnante; don Battista
Cadei, insegnante.
1964-65 Don Giacomo Poli, insegnante.
1965-66 Don Angelo Bertuletti, insegnante; don Galdino
Beretta, insegnante.
1966-67 Don Sergio Colombo, insegnante.
Foto Collezione Camilla Pezzo/i
1967-68 Don Giuseppe Cesani, pro-rettore.
1968-69 Don Gianantonio Pinnacoli, direttore
spirituale; don Giuseppe Minelli, insegnante-
educatore; don Filippo Parravicini,
insegnante; don Giuseppe Sala, insegnante-
educatore.

1969-70 Don Pier Giorgio Perico, preside; don
Giacomo Locatelli, insegnante.

1970-71 Don Gianni Carminati, pro-rettore; don Battista
Cadei, preside; don Arturo Bellini, insegnante-
educatore; don Sergio Pagani, insegnante
educatore; Gesuina Imberti, insegnante.
1971-72 Don Aldo Cavalli, insegnante educatore;
Suor E. Teresa Gamba, preside; Suor Lucia
Rosaria Palazzi, insegnante; insegnanti laici:
Teresa Benzoni; Pietro Gattuso; Aldo Man-
zoni, Bernardo Poloni.
16

DOCUMENTI (1984)

RICORDI DI VITA VISSUTA
“Il primo contatto con l'altipiano di Clusone gli alunni
del Seminario di Bergamo l'ebbero nel 1932 quando,
ospiti nell'antico Collegio Angelo Mai, vi trascorsero
il mese di vacanza estiva. Allora conobbi due sacerdoti
che avrebbero prestato poi la loro opera al Seminario
"Villa Beato Barbarigo" come confessori dei
superiori, delle Suore e dei Seminaristi: il canonico
Antonio Spada, per i primi anni di vita del Seminario e
il Canonico Antonio Bonadei, il quale con generosità
e puntualità si prestò ogni settimana per molti anni,
finché gli servirono le gambe, per arrivare sempre a
piedi lassù. Cominciai anche a sentir parlare
dell'Arciprete mons. Attilio Plebani che era tra gli
animatori e sostenitori dell'erigenda Villa, presso la
val Cadregù. Quando di essa fu posta la prima pietra,
presenziarono alla cerimonia i chierici di Teologia e i
cantori e noi che restammo a Bergamo sentimmo da
loro l'entusiasmo dei Clusonesi.

La fabbrica crebbe veloce in due anni sotto lo
sguardo vigile dell'economo don Alessandro Arioldi.
Nel 1934 fui presente, col Seminario al completo alla
solenne inaugurazione ed ho assistito per la prima
volta al rito della consacrazione delle chiese: avevo
iniziato il secondo corso liceale. Ricordo in quel giorno
il cardinale Schuster di Milano, il vescovo Mare
Ili
ormai cadente che si reggeva a stento e mons.
Bernareggi che godeva la gioia per la realizzazione
della sua creatura prediletta. Nello stesso anno iniziò il
primo anno scolastico per i piccoli delle prime tre
classi.

Durante le vacanze estive del 1935, con le camerate di
Teologia e di liceo, vi soggiornai per la prima volta per
un periodo che superò di molto
il mese. Furono vacanze
un po' sbarazzine a dire il vero. Stava per cambiarsi
tutta la direzione del Seminario di Bergamo e, da
bravi sfruttatori della situazione, noi giovani spensierati
si approfittò per qualche scappatella innocente, ma più
spinta del solito; come, per esempio, la volta che sul
monte Vaccaro svuotammo una damigiana di vino
trovata nella casetta adiacente alla chiesina. Fu

sul finire di questo periodo che, riuniti in chiesa,
vedemmo arrivare mons. Cesare Patelli ad
annunciare personalmente che lasciava l'incarico
della direzione spirituale ed assumeva quello di
Rettore, dando in un discorsetto il via alla svolta che
avrebbe preso la vita di Seminario durante
il suo
rettorato. La vacanza terminò colla proclamazione
delle squadre vincitrici del torneo di calcio:
risultarono prima e seconda la Barbarigo e la
Ventotto Luglio, ambedue della medesima classe
liceale.

Le vacanze 1937, anno in cui mons. Bernareggi
assunse il governo della Diocesi dopo essere stato
per quattro anni Ausiliare, furono più ordinate e più
varie di iniziative e così saranno anche le altre
passate in seguito a Clusone. Ricordo una
interessante settimana di conferenze durante la
quale han parlato mons. Perini allora prevosto di
Busto Arsizio poi Arcivescovo di Fermo, e
i due
oratori bresciani don Tedeschi e don Schena.

Ricordo un grandioso concerto vocale
strumentale diretto dal maestro Lattuada di
Clusone. In questi periodi estivi abbiamo conosciuto
ed ascoltato don Pelloux, amico del vescovo
Bernareggi, che passava con noi alcuni giorni di
ferie in compagnia di mons. Domenico Bernareggi,
fratello di mons. Adriano, ed anche mons. Polvara
della scuola Beato Angelico. Si celebravano le
SS.
Quarant 'ore spostate a quell'epoca dalla data
precedente che le fissava attorno al Natale, quando
per i chierici non c'erano vacanze in famiglia per
quella festività. Ricordo un corso di Esercizi
Spirituali per alcuni ordinandi e per gli assistenti
che durante l'anno scolastico erano stati nei collegi
S.
Alessandro, Celana, Dante Alighieri, Romano di
Lombardia e Seminario: lo tenne P Giulio
Bevilacqua, il futuro Cardinale Parroco che fece
colpo specialmente nel commento al capo ventitré
di
S. Matteo "Guai a voi farisei". Altra giornata
distinta era quella delle Ordinazioni: in una di
queste fu consacrato mons. Luigi Cortesi che iniziò il
suo curriculum insegnando matematica a Clusone.
Accanto ai momenti culturali e di devozione ho
presente le lunghe gite sui monti: al Pizzo Formico
con discesa alla Madonna d'Erbia e ritorno dalla
provinciale seriana; ai Laghi Gemelli con partenza
nel tardo pomeriggio, tappa per la notte sul fienile a
Ripa di Gromo presso la casa di mons. Morstabilini
e ripresa al mattino presto per rientrare l a sera
dello stesso giorno; al Pizzo Ferrante con discesa in
Val di Scalve, accolti a Colere dal parroco don Luigi
Piantoni e sosta forzata per passare la notte sui fienili
causa un malessere che aveva colto mons. Rettore e al
Mattino ritorno in Seminario; sul monte Secco dove ci
sorprese una fitta nebbia creando non poco pericolo”.
17

IL SEMINARIO DI CLUSONE (7/1)
DOCUMENTI
(1984)

RICORDI DI VITA VISSUTA
“L'anno scolastico
1936-37 mi vede al Seminario
Barbarigo quale assistente o, come si diceva allora
prefetto e vi passerò due anni e mezzo, frequentando
i corsi teologici in una piccolissima aula che chiamavano

Ateneo, in compagnia prima di altri otto e poi di

dieci condiscepoli. Per noi che venivamo dal vecchio
Seminario di Bergamo
fu, come capitare in un altro
mondo: luogo pieno di sole, invece del Colle S.
Giovanni dove i cortili vedevano solo
il cielo, e i
dormitori avevano finestroni raggiungibili solo con la
scala; caloriferi ovunque, invece delle povere stufe
spesso senza legna sufficiente e limitate alla sola
aula scolastica; luce elettrica abbondante invece delle
smorte lampadine dei lunghi corridoi di laggiù:
chiesa con altari e paramenti allora mai visti se non sui
libri; suono delle campane per l'Ave Maria del mattino,
anziché la campanella della sveglia; l'orologio che dal
campanile scoccava le ore. Tutto era più allegro. Nel
nostro gruppo poi non mancava il soggetto da sfruttare
a nostro sollazzo; l'ora del defunto parroco di Orio al
Serio don Giuseppe Ravasio che era incaricato del
canto alle dirette dipendenze de rettore mons. Marco
Farina. E fu proprio don Farina, che noi conoscevamo
già per essere stato nostro vicerettore al Seminario
minore, a farci partecipi della sua passione per la
liturgia e per le belle funzioni sacre eseguite alla
perfezione: di lui erano pure
i Presepi artisticamente
stilizzati attorno ai quali; si svolgeva la celebrazione
della chiusura del tempo natalizio. A favorire
il Rettore
capitava la signorina Reich grande benefattrice della
Cappella.

Noto per inciso che i titoli onorifici delle persone, in
quel tempo lontano, non erano ancora arrivati per cui
ci sentivamo a nostro agio nei rapporti coi Superiori.

Il corso teologico, che prendeva anche gli esami in
loco si svolgeva alla scuola di mons. Giovanni
Faggioli per la
S. Scrittura, Dogmatica e Ascetica; di
don Ezio Butta, ora defunti, per
il Diritto Canonico;
del rettore per la Morale; di don Tobia Musitelli,
definito (diacono dell'amore) di cui fu scritta la
biografia, per la patristica sostituito poi da don
Ottavio Salvetti ambedue defunti; di mons. Luigi
Cagnoni, deceduto canonico del Duomo nel
1981,
per la Storia Ecclesiastica e la Liturgia. Quest'ultimo
era
il vice rettore e gli ex alunni lo ricordano ancora
per il caratteristico tic-tac del passo in arrivo per
leggere nelle varie classi il voto settimanale di
condotta che gli assistenti assegnavano ai singoli.
Tutti questi nostri maestri insegnavano anche ai
piccoli. A questa data stava per lasciare
l'insegnamento mons. Severo Bortolotti che venne
sostituito da mons. Stefano Baronchelli.


Tra i superiori vi erano i validi giocatori di
tamburello e questo serviva loro di diversivo; nel campo
sacerdotale il diversivo veniva dal servizio che
prestavano alle parrocchie e alle tre istituzioni
clusonesi: Ospedale, Orfanotrofio e collegio delle
Canossiane. La Direzione Spirituale era affidata a mons.
Giuseppe Piccardi, grande devoto della Madonna. che
ogni mattina dettava la meditazione e ogni giovedì teneva
una conferenza; fu il primo direttore oggi defunto, al
quale successe don Mauro Parolini morto parroco a
Bagnatica dopo essere stato vice rettore dei Teologi.

Gli alunni, in questo periodo, sentivano ancora il
profumo di nuovo in un Seminario che era ai primi
anni della sua breve vita ed erano impegnati alla pulizia
delle aule e della chiesa, mentre per il resto
provvedevano gli uomini al servizio, dei quali voglio
ricordare, a lode della categoria:
l 'Attilio di Villa
d'Almè dai grossi occhiali, che fungeva anche da
infermiere e il buon Emilio, sostegno della Scuola
Cantorum, che
finì per metter su famiglia a Clusone, e
l'addetto alla
18

stalla e alla campagna Alessandro Rovaris di Cologno
al Serio ancora oggi vegeto aiutante dei Padri Gesuiti
di
S. Giorgio in Bergamo. Tra le Suore di Maria
Bambina, altra categoria benemerita, ricordo Suor
Luigina direttrice del guardaroba e Suor Caterina, una
conversa che regnava nel pollaio oltre che essere la
corriera della posta. L'assistenza medica era affidata
al dott. Speciale.

Dalla schiera degli alunni del tempo della nostra
prefettura uscirono l'Arcivescovo Castrense Gaetano
Bonicelli, il Vescovo di Rimini Giovanni Locatelli e il
Maestro Egidio Corbetta che si è imposto in campo
musicale.

È
al Seminario di Clusone che noi assistenti
ricevemmo la prima Tonsura nel marzo l 937 e poi nel
'38 i quattro Ordini Minori ed io anche il diaconato
nel luglio '39.

Ritornai alla Villa Barbarigo da sacerdote nel giugno
1945 in qualità di direttore spirituale per sostituire don
Sandro Ripamonti passato a dirigere l'Oratorio
dell'Immacolata in
S. Alessandro e poi morto
parroco di Presezzo. Vi trovai una sola classe perché
si era dovuto alternare la presenza degli alunni e
spostare alternativamente le vacanze, dato che parte
degli ambienti erano ancora occupati da ragazzi
libici che il Governo Repubblicano di allora aveva
insediato qui, avendoli importati dalla Libia in attesa
del rientro delle loro famiglie. Erano custoditi da mons.
Luigi Pagnoni, insegnante di disegno e di francese,
dopo che i loro dirigenti si erano ritirati a fine
guerra. E non si era ancora spenta l'eco della
sparatoria contro le finestre del Seminario durante la
quale rimase ferito il professore don Giuseppe Bravi
attuale canonico del Duomo.

Quando la vita poté riprendere regolarmente avemmo
tre classi divise in due sezioni ciascuna.

Non funzionava ancora la preparatoria che arriverà
anni dopo, con
il maestro don Aldo Moranti oggi
parroco di Gorle. Per il secondo anno di mia
permanenza si dovettero allestire altre due aule, una nel
teatrino e l'altra in un dormitorio al primo piano. Rettore
era mons. Baronchelli che più tardi diventerà Vicario
Generale della Diocesi, vice rettore il mio
condiscepolo
Foto Collezione Camillo Pezzoli
don Giuseppe Magni poi passato aiuto Economo a
Bergamo e sostituito dall'allora defunto don Mario
Filisetti. A questi subentrò l'attuale Arcivescovo di
Brescia mons. Bruno Foresti. Avevano già lasciato

l'insegnamento don Eugenio Mapelli e don Mario Porri
passati il primo a Branzi come parroco e il secondo
all'Opera Pontificia di Assistenza, ora morti; don Gian
Luigi Fontana stava per lasciare Clusone per il
Seminario Regionale di Salerno, dove divenne
direttore spirituale.

Tra i Superiori faceva da buon compagno d'allegria don
Valentino Morelli che passò tutta la vita sacerdotale nei
nostri Seminari fino alla morte. Con lui c'erano: mons.
Silvio Bertola trasferito in seguito a Bergamo e morto
cerimoniere vescovile; mons. Alberto Bellini oggi
insegnante di Dogmatica e priore di
S. Maria Maggiore;
mons. Gaspare Cortinovis Canonico, mons. Rinaldo
Boccardini canonico e insegnante di Filosofia; don
Fermo Rota partito poi come cappellano degli emigranti
e attualmente prevosto di Alzano Lombardo.

La vita di questi anni fu rattristata dalla morte
dell'alunno Battista Rinaldi di Vertova; per il resto fu
normale: scorreva nella serietà dello studio e della
disciplina e nella vivacità del gioco; buone anche le
carnevalate. Essendo passate a poco a poco le ristrettezze
imposte dalla guerra, anche il vitto andava migliorando.

Il sen1izio, al tempo in cui ci riferiamo, era svolto dal
veterano Bepo Fontanella, che ormai sordo e anziano
aveva lasciato Bergamo per Clusone, e da Silvio
Tenaglia con la moglie alla portineria, e dal piccolo
vecchietto "Caciuti
"; era presente tutta la famiglia del
sig. Eugenio Baronchelli alla fattoria.

Tra i simpatici amici dei Superiori e del Seminario un
ricordo particolare merita don Giovanni Giudici parroco
di Cerete Alto, morto nel 1957, presso
il quale si trovava
cordiale ospitalità a sollievo dello spirito ...e del corpo.
Come aiuto nel mio specifico campo veniva don Vittorio
Farina allora curato a
S. Lorenzo.
Quando nel I 948 lasciai l'incarico passai la mano a
Mons. Cornelio Locatelli. Poco prima che si cedesse il
Seminario Barbarigo con la vendita, mi portai al
cancello d'ingresso e sentii profonda pena vedendo lo
stato di abbandono di quello che per me era stato un
paradiso di ordine, di luce e di pace, dove avevo
vissuto più o meno continuamente l'arco di sette anni e
per di più anni di gioventù.

Oggi è là, adibito ad altri scopi e osservando dal
basso lo si vede appena, coperto come è dalle tante
costruzioni che gli tolsero quell'aperta visuale che
formava anche la sua quieta solitudine”.

Don Pietro Minassi 19

IL SEMINARIO DI CLUSONE (8)


Camillo e mons. Tomasini - Convegno La Signora del
mondo
Foto Collezione Camillo Pezzoli

DOCUMENTI (1984)

QUANDO VENNI A CLUSONE
“Quando io venni a Clusone nel gennaio del 1969
trovai il Seminario ancora in piena attività, anche
se gli alunni erano diminuiti, fenomeno che si
sarebbe poi accentuato.

Era motivo di soddisfazione per tutta la parrocchia
poterlo ospitare e partecipare alla sua vita,
incontrare professori e alunni, specialmente in
determinati momenti dell'anno, sia quando si andava
in Seminario, sia quando gli alunni e professori
partecipavano a qualche celebrazione più
significativa. Qui ricordo in particolare la lunga
teoria dei seminaristi, chierici e sacerdoti che
rendevano più solenne la processione del Corpus
Domini per le vie cittadine. Poi nei primi anni del
'70 si cominciò a parlare dell'eventualità e della
necessità, per ragioni economiche e logistiche, di
trasferire le medie a Bergamo, per unirle al grande
Seminario ed avere una direzione unica.
Quando nel '72 le medie furono trasferite a Bergamo
l'imponente edificio rimase vuoto. Si sperava che
venisse ancora conservato alla Diocesi per una
diversa destinazione. Le voci che correvano erano
che potesse diventare un centro di studio per corsi
specializzati, un luogo di convegni ad alto livello, si
parlava dell'università cattolica ... Poi prevalse
l'idea di alienare e si privilegiò la vendita in
favore di una scuola pubblica, anche per una certa
continuità nella finalità che aveva. Venne così
acquistato dalla Provincia nel 1975, con deli
bera
consigliare del 21 aprile 1975,
con una spesa di 950
milioni.
Trascorsi i tempi tecnici per perfezionare
l'acquisto, il complesso
è stato posto sotto una
necessaria opera di restauro e riadattamento, in
modo da poter accogliere la sezione staccata della
Ragioneria, tre anni di corsi professionali e la
Scuola Alberghiera, con la possibilità per gli
alunni di questa, di vivere in convitto. Attualmente
ospita circa 400 alunni variamente distribuiti.
Come destinazione di ambiente va notato che la
Cappella
è diventata Aula Magna, dopo che è
stato smontato l'altare maggiore, ritirato e
collocato in una parrocchia della diocesi
(Abbazia), mentre la Via Crucis, opera giovanile in
gesso di E. Ajolfi, si
è potuta collocare nella
Cappella del nostro Oratorio maschile e per la
verità, sulla parte in cemento armato a vista, sta
bene.
Altre cose non si sono potute ricuperare, come
gli altari laterali.
È stato triste l'abbandono di una
delle nostre istituzioni più belle e care. Sappiamo
cosa ha rappresentato per la diocesi per circa 40
anni il Seminario-Villa di Clusone, come veniva
chiamato, quale bel vivaio di vocazioni e luogo
privilegiato per le vacanze estive. E che cosa non
è
stato per Clusone, che guardava al suo Seminario
con compiacenza e una punta d'orgoglio!”.

MONS. ANSELMO
TOMASINI
20

TESTAMENTO DI S. E. ADRIANO BERNAREGGI
ARCIVESCOVO DI BERGAMO
Ho avuto un amore singolare per il Seminario. Se tutta
la Diocesi mi era cara come una famiglia, specialmente
nel Seminario vedevo la mia famiglia e nei chierici i
miei figli. Al Seminario lascio il meglio del mio cuore,
nella speranza che continuerà nelle sue tradizioni
gloriose. Affido questi prediletti ai Superiori,
nell'opera dei quali ho sempre nutrito grande fiducia.
Ho ambito di avere un Seminario modello.
Un ultimo pensiero è per te, o popolo di Bergamo.
Popolo magnifico per la tua fede, io ti ho amato per
questo. E ti lascio come ricordo questo ammonimento:
custodisci la tua fede, vivi cristianamente. Dio, Italia,
Famiglia siano sempre il tuo amore. E per te, o popolo
umile, della campagna e delle officine, io ho avuto le
mie preferenze. Ho visto le tue sofferenze ed ho
ammirato la tua forza. Sii coraggioso e disciplinato
sempre. E sia la tua fede la tua forza e la tua legge.
Muoio povero perché ho consumato la piccola eredità
paterna e non accumulato nulla. Sono più leggero e
ringrazio Dio. Possiedo soltanto il mio occorrente
personale .
Benedico tutti, a tutti raccomando l'anima mia nella
carità di Cristo.
ADRIANO BERNAREGGI





21

Il "mio seminario"... di Clusone (9)
“Con un po' di nostalgia sono andato a quegli anni
meravigliosi vissuti da parte mia dal 1967 al 1970
frequentando le tre medie prima di accedere al
Seminario maggiore di Bergamo.

Tra anni vissuti entusiasticamente tra preghiera, studio,
ricreazione, vita comunitaria, passeggiate nelle zone
vicine: Conca Verde, monte Blum, Fontanino della
mamma, Pizzo Formico, pellegrinaggio al Santuario di
Ardesio etc.

Ragazzino di 11 anni, assai gracile di salute, perché
soggetto a varie emorragie di sangue dal naso, mio
padre era poco incline a lasciarmi "andare in
Seminario", anche perché l'anno scolastico era
organizzato con la lunga permanenza in Seminario
lontano da casa.

a. La formazione spirituale. Ritengo una vera
grazia spirituale l'aver ricevuto da 11 anni in poi "una
robusta educazione spirituale": le preghiere del
mattino, la Santa Messa quotidiana, la visita al
Santissimo Sacramento, la meditazione predicata con il
libretto di meditazione, il Santo Rosario, le preghiere
serali, la confessione quindicinale, ma soprattutto la
fortuna di avere il Padre Spirituale e il Confessore
fisso... Ben presto superai la mia
timidezza/riservatezza e trovai nel Padre Spirituale una
figura di sacerdote giovane che mi educò a vivere al
meglio la preghiera, la costanza nella preghiera e la
vita spirituale. Mi educò a vivere

i tempi del silenzio, particolarmente come tempo di
preghiera, riflessione e di programmazione della
giornata. Il tempo del silenzio divenne ben presto "una
grazia particolare": nel dormitorio appena svegliati e
occupati nella toilette personale, negli spostamenti dal
dormitorio alla chiesa, dalla chiesa al refettorio, e nei
vari tempi della giornata. Gioiose e solenni sono state
le celebrazioni domenicali in veste e cotta.

b. La Formazione scolastica. Ho vissuto le tre
classi medie con insegnanti - sacerdoti giovani, bra- vi
e particolarmente esigenti: don Riccardo della Chiesa:
insegnante di italiano, storia e geografia; 25 poesie
studiate a memoria ogni anno, l'Iliade, l'Eneide, l'Odissea
la Divina Commedia e i Pro- messi Sposi. Il professor
don Perico insegnante di francese morto durante le
vacanze, a cui subentrò la prof Gesuina Imberti (già
sindaco di Parre per 5 mandati); il carissimo prof. don
Galdino Beretta per ma tematica e scienze.
Naturalmente già nei tre anni delle medie si studiava il
latino, le 5 declinazioni e si iniziava a tradurre il

"De
Bello Gallico". Tre anni che mi hanno
particolarmente appassionato nelle varie discipline
letterarie.

c. La formazione alla vita comunitaria. Il Seminario
per la sua stessa indole coinvolge ed educa a
partecipare alla vita comunitaria con la capacità di
accogliere tutti i compagni di classe a collaborare,

assumendo vari impegni-incarichi per il buon
funzionamento dei tempi di studio, di ricreazione,
delle passeggiate. Qui tutti si sentivano in profonda
armonia e in vera amicizia sotto la guida dei
"Prefetti", coloro che già frequentavano la terza o la
quarta teologia e che ci assistevano per tutta la
giornata. In prima media fu don Remo Duci (curato
di Clusone), poi don Franco Bertocchi, don Egidio
Pellegrini e don Vinicio Corti (carissimo confratello
di Nembro). La vita comunitaria, l'amicizia, fu
particolarmente sentita in seconda media con varie
esperienze soprattutto spirituali, quasi facendo a gara
con i 31 compagni di classe nell'assumere i doveri
della preghiera e dello studio. In seconda media
abbiamo pure formato "un'organizzazione segreta"
che si prefiggeva di essere di "buon
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esempio" per tutti, in tutti i momenti del Seminario.
Fu chiamata
"UL-GI-NA-PA-FO"... dal- le
iniziali dei nomi o cognomi di chi vi aderiva:
UL -
Ulisse Corti (medico, già defunto per infarto, in
ospedale a Milano);

GI - Giavarini Riccardo attualmente missionario
laico in Bolivia padre di 5 figli;

NA - Natali Franco bravo assessore di Almenno;
PA- Pala don Walter già parroco a San Giminiano
Siena ora in Pignolo Bergamo;

FO - Fornoni don Severo il sottoscritto!
Vivemmo un anno splendido senza che il prete-
educatore don Riccardo sapesse nulla, ma che
sovente elogiava il comportamento di questi "5
seminaristi" impegnati nel far del "proprio meglio"
nella vita di Seminario! Personalmente continuo a
ringraziare il Signore per questo dono che

mi ha fatto chiamandomi alla vita di Seminario a
Clusone già dal tempo delle medie!
Anche oggi mi sento di dire ai genitori che si rifiutano
di lasciare andare in Seminario i propri figli già
dalla prima media, che perdono la possibilità di un
forte cammino spirituale, di una meravigliosa
esperienza di vita comunitaria nella fraternità e di un
eccellente percorso scolastico con dei docenti
profondamente dediti alla scuola e alla crescita
integrale dei loro studenti.

Carissimi genitori non "perdete i vostri figli", ma
conoscerete una famiglia più ampia, la famiglia del
Seminario, una vera comunità fraterna!

Con vera sapienza. nel tempo dell'orientamento
scolastico:

elementare 1° 2° 3° media, provate a parlare anche
di Seminario...
il Signore si serve di voi per
“chiamare" altri nel grande campo della Chiesa verso
il Sacerdozio.

Con vera nostalgia porto nel cuore il "mio Seminario
di Clusone" che tanto mi ha donato nella mia vita!”.

don Severo
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BIBLIOGRAFIA E RINGRAZIAMENTI
Dando voce a quanti hanno dato tempo, fatica, zelo sacerdotale per quest'opera, le informazioni per
questa ricerca, sono state selezionate dalle fonti storiche di Alere (Periodico mensile dell'Opera
Barbarico) che Mons. Cesare Patelli all'età di 90 anni ha voluto raccogliere in un numero speciale (N. 1
gennaio 1984) illustrando il seminario di Clusone, soprattutto nel primo periodo dopo la sua costruzione.
Ringrazio Camillo Pezzoli per la preziosa documentazione storica presente nei suoi archivi personali il
cui ultimo aggiornamento risale all’anno 2011




CIRCOLO CULTURALE BARADELLO
CLUSONE (BG)

Il vicepresidente
Dr. Matteo Benzoni 24