capitale, Vaciau, sembra corrispondere alla moderna città di Yung-
chang. Tutti gli abitanti di questa città avevano denti d'oro, cioè
usavano coprirli con laminette d'oro, che levavano per mangiare. Gli
uomini di quella provincia, tutti cavalieri, «non fanno nulla salvo che
uccellare, andare a caccia od andare in oste (in guerra)»: i lavori
faticosi sono riservati alle donne ed agli schiavi. Gli abitanti di
Ardanda non hanno idoli, nè chiese, ma adorano il più vecchio della
famiglia; cioè il nonno, il patriarca. Siccome non conoscono scrittura
di sorta, così «quando hanno, dice il Polo, affare l'uno con l'altro,
fanno tacche di legno, e l'uno tiene l'una metà, e l'altro l'altra metà;
quando colui dee pagare la moneta, egli la paga e fassi dare l'altra
metà della tacca.» Non hanno medici, ma bensì dei maghi od
incantatori, che saltano, danzano, cantano e suonano strumenti
presso il malato; e quindi ordinano sacrifizi e banchetti, finchè
l'infermo muore o risana.
Nel lasciare la provincia ove gli abitanti avevano i denti d'oro,
Marco Polo seguì la grande strada che serve al traffico tra l'India e
l'Indo-Cina, e passò per Bamo ove, tre volte la settimana, si teneva
un gran mercato, che attirava i negozianti dei paesi più lontani. Dopo
aver cavalcato quindici giorni in mezzo a foreste popolate da elefanti,
liocorni ed altre fiere, giunse a Mye, o a Mien, cioè in quella parte
dell'alto Birman la cui capitale, di recente costruzione, si chiama
Arampura. Questa città di Mien, che fu probabilmente l'antica Ava,
chiamata dagli indigeni Miamma, ora in ruina; oppure la vecchia
Paghau, situata sull'Irraonady, possedeva una vera meraviglia
architettonica; erane due torri, l'una costrutta di belle pietre ed
interamente coperta da una lamina d'oro dello spessore d'un dito,
l'altra ricoperta da una lamina d'argento, ambe fatte costruire da un
re di Mien, prima che quel reame cadesse in potere del Kan.
Dopo di aver visitata quella provincia, Marco Polo discese fino a
Baugala, l'attuale Bengala, oggidì una delle tre grandi divisioni
dell'India Inglese, e che a quei tempi, nel 1290, non apparteneva
ancora a Kublai-Kan. Le armate dell'imperatore si adoperavano allora
a conquistare quel paese fertile, ricco di cotone, di zenzero, di canne
da zucchero, e i cui magnifici buoi eguagliavano in grossezza gli
elefanti. Poscia, di là, il viaggiatore si avventurò fino alla città di