partito [Eunap., Vit. Sophist., cap. 5.] un'incredibil quantità di soldati, o
disertori, o tratti dalla plebe, in maniera tale, che i primarii
dell'imperio dubitavano già che egli potesse prevalere a Valente. Uno
degli artifizii suoi ancora fu, che avendo trovato in Costantinopoli
Faustina Augusta, vedova dell'imperador Costanzo, con una sua
figliuola di età di cinque anni [Ammian., lib. 26, cap. 7.], vantandosi suo
parente, la facea venir seco in lettiga ai combattimenti, e mostrava ai
soldati quella fanciulletta, per isvegliar in loro la cara memoria di
Costanzo Augusto.
Non solamente venne Costantinopoli in poter di Procopio, ma
anche la Tracia tutta, e gli riuscì ancora di occupar Calcedone e
Nicea, ed in fine tutta la Bitinia, e di guadagnare con mirabil
destrezza un corpo di milizie che era stato spedito contra di lui.
Valente imperadore, siccome principe allevato sempre nell'ozio e
nella pace, e di poco cuore, a tali avvisi, accresciuti anche dalla
fama, restò sì sbigottito, che già gli passava per mente di deporre la
porpora. Pure animato da' suoi, inviò Vadomario, già re degli
Alamanni, all'assedio di Nicea. Ma Rumitalca, che la difendeva per
Procopio, con una sortita il fece ritirar più che in fretta. Portossi lo
stesso Valente all'assedio di Calcedone, dove non riportò se non
delle fischiate e degli scherni ingiuriosi da quei difensori, e fu
anch'egli costretto a battere la ritirata. Accadde poi un caso curioso.
Essendosi Arinteo, uno de' bravi generali di Valente, incontrato in
una brigata nemica, comandata da Iperechio, in vece di assalirla con
l'armi, con quel possesso ch'egli usava ne' tempi addietro con quei
soldati desertori, loro comandò di condurgli legato il lor capitano, e
fu ubbidito. Quel nondimeno che sconcertò non poco gli affari di
Valente, fu che essendosi ritirato Sereniano suo uffiziale nella città di
Cizico colla cassa di guerra, con cui dovea pagar le armate imperiali,
un grosso corpo di gente di Procopio quivi il colse, ed, espugnata la
città, si impadronì di tutto quel tesoro. Fece inoltre esso Procopio
votar la casa di Arbezione, già uno de' generali d'armata sotto
Costanzo, che non si era voluto presentare a lui, colla scusa della
vecchiaia e degli acciacchi suoi. Valsero un tesoro tutti que' preziosi
suoi mobili. Diede poscia Procopio in proconsole all'Ellesponto