Spagna, e fin presso i Barbari, che s'erano piantati in queste
provincie. Questo credito gli avvenne, perchè dianzi la
giurisprudenza avea delle leggi contrarie fra loro, e molte d'esse
occulte, e sparse qua e là con innumerabili consulti e risposte, di
maniera che i giudici e legisti faceano alto e basso, e decideano con
sommo arbitrio le cause, mancando loro un intero libro delle
costituzioni de' principi. In questo anno pure esso imperador
Teodosio lasciò andare Eudocia Augusta sua moglie a Gerusalemme
a sciogliere un voto fatto a Dio [Socrat., Hist. Eccl., lib. 7, cap. 46.], se
potevano maritar la figliuola, siccome poi loro venne fatto. Anche
santa Melania la giovane, allorchè fu in Costantinopoli, avea esortata
l'imperadrice alla visita di que' luoghi santi; ed essa Melania,
trovandosi poi in Gerusalemme, andò incontro all'imperadrice, e ne
ricevette molti onori. Fanno menzione ancora di questa andata
Teofane [Theoph., in Chronogr.], e l'autore della Miscella [Hist. Miscella, lib.
14.] ed Evagrio [Evagr., lib. 1, cap. 20.], e tutti concordano ch'ella ornò di
ricchissimi doni le chiese, non solamente di Gerusalemme, ma anche
di tutte le città per dove ella passò nell'andare e tornare. Aggiugne
di più Evagrio, ch'essa rifece le mura della santa città, e quivi edificò
varii monasteri, lasciando dappertutto fama di piissima principessa.
Ma Evagrio confonde con quest'andata l'altra, che seguì dopo alcuni
anni, e della quale parleremo più abbasso. Accadde ancora in
quest'anno, che predicando Proclo vescovo di Costantinopoli le lodi
di san Giovanni Grisostomo suo antecessore [Socrat., lib. 7, cap. 44.], il
popolo alzò le voci, domandando che il suo corpo fosse riportato in
quella città, dove era stato pastore [Baron., Annal. Eccl.]. Però Teodosio,
udito le premure di Proclo e del popolo, puntualmente ne eseguì la
traslazione con gran solennità, e con chieder egli perdono, e pregare
per gli suoi genitori che aveano perseguitato cotanto un così insigne
e santo prelato. E nel presente anno abbiamo da Evagrio [Evagr., lib. 1,
cap. 16. Niceph., lib. 14, c. 45.], che furono ancora trasportate le sacre
ossa dell'incomparabil santo martire Ignazio dal cimitero fuori
d'Antiochia entro la città nel tempio appellato Ticheo. Intanto venuta
la primavera, Valentiniano Augusto colla real consorte, per attestato
di Marcellino conte [Marcell. Comes, in Chron.], partitosi da Salonichi,
felicemente si restituì a Ravenna. Duravano tuttavia varii moti di