Faenza, l'un dopo l'altro, tutti i suoi buoni amici più o meno spolverizzati,
perchè reduci dalla campagna. Uno dei più comici e belli è il Capitolo
ottavo, dove dipinge il piovano Arlotto, il quale esce in cerca della sete
che ha perduto, ed a questo scopo porta con sè carne secca, una
aringa, una ghiera di cacio, un salsicciotto, quattro sardelle, e tutte si
cocevan nel sudore.
203.
Intorno a Cosimo Rucellai, come centro di questo circolo sul principio del
secolo XVI, veggasi Machiavelli, Arte della guerra, L. I.
204.
Il Cortigiano, L. II, fol. 53. — Cfr. sopra pag. 125 e 143.
205.
Celio Calcagnini (Opera, p. 514) descrive l'educazione di un giovane
italiano di condizione elevata intorno al 1500 (nell'orazion funebre di
Antonio Costabili) nel modo seguente: dapprima artes liberales et
ingenuae disciplina; tum adolescentia in iis exercitationibus acta, quae
ad rem militarem corpus animumque praemuniunt. Nunc gymnastae
operam dare, luctari, excurrere, natare, equitare, venari, aucupari, ad
palum et apud lanistam ictus inferre aut declinare, caesim punctimve
hostem ferire, hastam vibrare, sub armis hyemem juxta et aestatem
traducere, lanceis occursare, veri ac communis Martis simulacra imitari.
— Il Cardano (De propria vita, c. 7) fra i suoi esercizi ginnastici nomina
anche il saltare sopra un cavallo di legno. — Cfr. il Gargantua, I, 23, 24:
dell'educazione in generale, e 35: delle arti dei ginnasti.
206.
Sansovino, Venezia, fol. 172 e segg. Esse debbono essere nate in
occasione delle gite che si facevano al Lido, dove si soleva esercitarsi al
tiro della balestra: la grande regata generale del dì di S. Paolo era
ufficiale sino dal 1315. — Prima si cavalcava anche molto a Venezia,
quando le strade non erano ancora selciate in pietra, nè costrutti in
marmo con archi molto alti i ponti di legno ancora piani. Il Petrarca fin
dal suo tempo (Epist. seniles, IV, 2, p. 783) descrive un magnifico torneo
di cavalieri sulla piazza di S. Marco, e del doge Steno si sa che intorno al
1400 aveva una scuderia non meno splendida di quella di qualsiasi
principe d'Italia. Ma il cavalcare nelle vicinanze di quella piazza era di
regola proibito sino dal 1291. — Più tardi naturalmente i veneziani
passarono per meschini cavalcatori. Cfr. Ariosto, Sat. V, v. 208.
207. Sulle cognizioni musicali di Dante e sulle melodie che accompagnarono
alcune poesie del Petrarca e del Boccaccio, veggasi il Trucchi, Poesie ital.