Ape & Regina - Racconto Eros

Giovannastorie 2,375 views 53 slides Nov 22, 2014
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About This Presentation

Una donna come tante, un'ape nella grande città, si prepara per un fine settimana da regina del Piacere.


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Ape & Regina












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riferimento a persone o cose realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

©Giovanna S. – 2014






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Ape & Regina















Dedicato a quelle Api che riescono a essere Regine pur senza
ricorrere ai sotterfugi, alle bugie e alla vergogna.

Prefazione

Questo è un esperimento narrativo!
Queste sono solo alcune ore, delle semplici ore quotidiane, passate
da una signora, una qualunque tra altri milioni di donne... la signora
in questione sono Io. E adesso preparatevi a entrare nella mia mente
per vedere e per sentire come vedo e sento Io. Accomodatevi...
Ho riservato per Voi un posto d’onore, proprio nella cabina “del
comandante”, Io. Vivrete con me le mie stesse esperienze e proverete
i miei stessi sentimenti... siete pronti?

Allora: buon viaggio, si parte!

1 - Ape. E’ venerdì, la schiava abbandona la Triremi.

















Sono le 16,30 di un classico venerdì di fine autunno. Naturalmente
pioviggina, e la pioggia, invece di ispirarmi scene bucoliche e
pomeriggi romantici, mi ricorda che sta là fuori, pronta, in agguato.
Pozzanghere, freddo, schizzi fangosi dalle ruote degli automobilisti
villani e strafottenti. Folate di vento, che arrivano improvvise, ti
aggrediscono e ti spezzano l’ombrello rendendolo inservibile.
Siamo nel mio ufficio; settimo piano; un salone squallido e
deprimente... definito, con fantasia: Open Office. Nella realtà: un
Lager.
Siamo in piccole celle basse, biposto, saremo una quarantina, stipati
come api in un alveare... c’è la crisi! Una crisi inventata che permette
agli “squali” di imbrogliare e di approfittarne senza scrupoli,
speculando sui loro stessi, madornali errori... ennesima “camorra”, di
tutte le mille associazioni a delinquere, di cui, le più pericolose, sono
quelle istituzionali: Banca Generale, Equitalia, Politica…

- Porco! Puttaniere... merda... ti rovino! – è la mia vicina “di banco”,
Silvana, che minaccia qualcuno dal telefonino, è concitata e rossa

dalla rabbia. La poverina non può alzare troppo la voce, quindi è
ancora più incazzata e suda per il parossismo. Di sicuro litiga, per
l’ennesima volta, con Alfio, suo marito.
Fare educatamente finta di tapparsi le orecchie non servirà... poco
dopo, mi assale per l’ennesima volta, con la stessa, patetica storia,
una delle tante.
- Quel porco! E’ solo il primo mese che siamo separati e già non mi
vuol dare i soldi... cane! – Ora che si è lasciata un po’ andare, piange
sommessamente. - Però sai dov’era, adesso? La merda era in
macchina con la puttana extracomunitaria: stanno raggiungendo la
Puglia per il week end... Porco e Puttana, insieme... – si soffia il naso
rosso – ed io e i ragazzi a casa, senza soldi. Problemi e sacrifici. Ah,
no! Cambio avvocato... –
Che palle. Le storie come la sua non si contano più e la trafila è
sempre la stessa. Io che le sono stata al fianco per quattro anni, so
cosa ha passato e sta ancora passando. So pure che le colpe non sono
solo di Alfio.
Quindici anni di matrimonio; casa attaccata ai genitori di lei; una
suocera invasiva, onnipresente e Silvana, che dopo sei mesi di
matrimonio, era ritornata a fare la teen ager. La madre pensava a
tutto, il padre, pensionato, si occupava di ogni faccenda: il prezzo da
pagare, però, era la perdita totale della loro privacy.
Dopo un anno di matrimonio, sperimentati tutti i giochi e
passatempi di una coppia felice, mangiavano e bevevano sempre dai
suoceri, trascorrevano i week end insieme, fuori. Era come vivere in
vacanza: il paese di Bengodi. però... nessun progetto comune,
nessuna lotta, nessuna conquista.
Durante il secondo anno arrivò il primo figlio, poi il secondo.
La suocera definì tutti i ruoli, gli impegni e le responsabilità.
Fine della vita di coppia e del divertimento.
Silvana nel tempo libero a cazzeggiare con le amiche, la partitina, la
cena... i regali di Natale, il Battesimo di Tale...
Dopo dieci anni, non si faceva mancare nemmeno qualche
corteggiatore. Non saprei fin dove si era spinta ma di certo le piaceva
giocare, come a tutte, del resto.

E Alfio? Relegato sul divano a guardare le partite, a cambiare i-Pod, a
scegliere il SUV: il più grosso al minor prezzo!
Alle prime crisi, il loro rapporto già logorato dalla noia e dalla
sopportazione, s’incrina definitivamente e... sorpresa: quando,
Silvana si accorge che il marito se la intendeva con una russa che
faceva le pulizie part-time, scoppia lo scandalo, la tragedia.
Ora, andare in escandescenza perché un uomo di trentotto anni
cerca di fare all’amore, mi sembra anche un po’ stupido, se non
ipocrita. Sapevo perfettamente che i rapporti matrimoniali erano
stati sempre più sporadici, senza passione e noiosi, fino a che lei
confessò di non provare più niente, fisicamente e che lui, non la
cercava più.
Eppure... questo non rappresentò un campanello d’allarme ma un
ulteriore elemento di distacco: Alfio veniva sempre più relegato e la
sua presenza in casa divenne del tutto indifferente per la moglie, in
tutt’altre faccende affaccendata: casa, lavoro, pettegolezzi e
Facebook.
Ma qui comincia il mio dramma: Silvana rompe le scatole a me, a me
che non posso nemmeno mandarla a cagare, renderei ancora più
astiosa e pesante l’atmosfera, in quel carcere sovraffollato e
puzzolente dell’ufficio.

2 – La grande fuga.

















Sono le cinque: via!
Non mi aspetta il paradiso, fuori, ma almeno mi libero dalla voce
lagnosa della collega.
M’infagotto, come al solito: abbigliamento anti-sommossa.
Stivali bassi, sicuramente di plastica, cinesi, che resistono a tutto.
Collant pesanti sotto il jeans aderente, unica concessione alla mia
femminilità, compressa e repressa.
Il mio bel culo è da sempre oggetto delle dissertazioni dei colleghi
più maliziosi e, nonostante i maglioni da militare, non potevo
nascondere la quarta abbondante di seno: anche in quel caso i
commenti si sprecavano.
Metto il giaccone nero, la borsa a tracolla. Scivolo fuori; seguo l'onda
di impiegati che straripano dal palazzo.
Ad aspettarmi, solo la pioggia. Saluti frettolosi, qualche ciao, il
coglione di turno che ci prova:
- Ciao cara... un passaggio? Un massaggio? Ah ah... – lascia con
piacere che lo mandi “affanculo”, tanto già lo sa che finisce così.

Attraverso i pochi isolati che mi separano dalla stazione degli
autobus, sempre più sola, temo, come al solito, di essere aggredita; il
pericolo di poter passare un guaio per pochi euro è sempre in
agguato nella grande città degradata.
La solitudine temporanea viene compensata, pochi attimi dopo, da
un vero bagno di folla, anche troppa. Infatti, siamo in tanti: gli
ombrelli s’incastrano, ci si spinge nella ressa per cercare di occupare
un posto. Impossibile!
Ma non mi lamento, già è tanto trovare il mio bus, senza scioperi,
guasti, ammutinamenti o cortei improvvisati. Intorno luci, stridori,
traffico bloccato: la pioggia rende la gente più insofferente del solito.
Non vedo l’ora di tornare a casa: una settimana passata così è
pesante, poi i mesi e i mesi che diventano anni, tristi, monotoni, bui.
Cerco il telefonino, metterei le cuffiette, almeno potrei ascoltare un
po’ di musica: niente, ho dimenticato di caricarlo. In cuor mio spero
che Dario, mio marito, non s’incazzi scoprendo che, come al solito,
sono irraggiungibile.
Non è geloso, ma non tollera l’uso che faccio del cellulare.
- Cazzo, non capisco – diceva – ma ti rendi conto che se capita
qualcosa, non posso avvisarti? –
Ma che ci posso fare? Proprio non riesco ad abituarmi, lo dimentico
completamente.
Inutile cercare di leggere: il bus è talmente affollato che le mani non
sono libere di muoversi. Tra frenate e sobbalzi, riusciamo, alla
meglio, a raggiungere l’autostrada. Non saprò mai se un ragazzo
cerca di tastarmi il culo o, se quel turgore che sento dietro, è il suo
cazzo, eccitato. Forse è solo l’ombrello, penso. Sono troppo
rassegnata e stanca per controllare o provare emozione.
Arrivo abbastanza tardi al capolinea, piove ancora... l’ombrello quasi
inservibile.
Trovo, tra i fari, la macchina di Dario e mi ci infilo, quasi fradicia.
Lui, è un po’ sul “nero”... lo è sempre quando deve incrociare mia
madre, infatti so che poco prima ha portato la bambina dalla nonna.
Ci salutiamo con un bacetto freddo sulla guancia.
- Come al solito: hai il cellulare come optional... potevo venirti a
prendere ma niente da fare! –

- Sei matto? – rispondo accomodante e, soprattutto, stanca – col
traffico che c’era al centro non ne uscivi più... –
A casa mangiamo qualcosa.
TV sempre squallida, invedibile: solite stronzate, terrorismo
psicologico, minacce, crisi.
Sorrido tra me con amarezza:
- Non ti suona strano? Questi banditi che si fottono milioni di euro e
in pochi anni si piazzano in pensione con venti, trentamila euro al
mese, sono “tanto” preoccupati... per la situazione economica. Molti
di noi, che guadagniamo quanto loro spendono per il cane in un
anno, potremmo vivere più tranquilli se ogni sera non ci
minacciassero con le loro falsità.
Dario ascolta distratto, non risponde, grugnisce.
Avrei bisogno di una doccia ma prima sistemiamo la cucina.
Controlliamo il rubinetto appena riparato... la lavastoviglie si è rotta
e il tecnico non ha ancora nemmeno risposto al telefono. Preferisco
soffrire ancora un po’ ma cercare di essere libera il giorno dopo...
sabato. “Quel sabato”!
Il cuore aumenta impercettibilmente i battiti e le tempie pulsano... i
miei umori si fanno caldi nel basso ventre. Verso mezzanotte, riesco
a trascinarmi a letto...
Dario è quasi addormentato, spengo la luce e crollo vicino a lui,
confortata solo dal pigiamone di pile, fucsia, un po’ sbiadito. Ai piedi
un paio di “robusti” calzettoni grigi... quella giornata, una come
tante, era passata, finalmente!

3 – Regina, nel regno della Fantasia.



















Una delle piccole sorelle si stacca dal gruppo delle Fate Campanelle,
dai vestitini succinti di mille, delicati, colori.
I veli trasparenti non coprivano le forme deliziose delle piccole,
aggraziate creature.
Lo spazio intorno a loro era luminoso all'inverosimile e tinto di rosa.
La fatina aveva in mano una bacchetta troppo spessa per la sua
manina, eppure riusciva a sostenerla. Aveva piccole ali, da farfalla,
rubate di certo ad un libro di fiabe infantili...
Ma la fata era impertinente: Svolazzava intorno a me e con la
bacchetta mi toccava sempre nei punti più eccitabili. Mi picchiettava
sui capezzoli, ad esempio, e insisteva, finché non riusciva a inturgidirli.
Lo stesso bacchettare ripetuto, lo rivolse poi al mio monte di venere... e
spingeva, e frugava: doveva essere proprio una stronza, come Fata.

Riprendo lentamente conoscenza... la fata svanisce, ma il suo posto
viene preso dalla mano di Dario che si intrufola tra le mie cosce,
dopo essersi fatto strada nei pantaloni del pigiama.
Languidamente socchiudo gli occhi, la luce esterna mi avverte che
l’alba è passata da poco; il primo sole, con le sue dita rosee, sta
tamburellando sulla barriera di tapparelle ancora abbassate. Gli
uccellini, fuori, cinguettano al nuovo giorno... oppure, a un giorno
nuovo?
La nostra stanza è calda e accogliente, Dario al mio fianco mi
coccola, più amorevole e sensuale che mai. Quando percepisce che le
sue carezze sono gradite, continua a cercarmi tra le lenzuola,
toccandomi e massaggiandomi il corpo nei punti più eccitabili e
intimi.
Mi sistemo sorniona sul materasso.
– Aspetta. – sussurro e raggiungo il bagno adiacente. Uno sguardo
veloce allo specchio... meglio restare in penombra, mi dico!
Abbasso il pigiama, non ho le mutandine e nemmeno ci penso a
metterle... faccio una lunga pipì rumorosa, so che lui sente lo scroscio
della pioggia dorata... lui dice sempre che gli basta pensare che
quell’acquazzone sgorga direttamente dalle mie grandi labbra per far
sì che il cazzo divenga duro come una colonna di granito.
Mi lavo i denti rapidamente. Ci tengo a non avere cattivi odori
durante l'intimità. Naturalmente non mi lavo la figa, so che gli piace
giocare con i peli bagnati e sentire l’odore forte della mia urina sulla
bocca.
Torno a letto ma, prima, il pigiama lo tolgo del tutto, resto nuda, con
i soli calzettoni da bolscevico.
Dario aspetta, è veramente già eccitato:
- Buon giorno, Regina – dice allegro – oggi è sabato, ricordi? - Sorrido
ammiccante... e come potrei dimenticarlo? Sono mesi che
aspettiamo.
Mi stendo beata e lui si sistema al mio fianco, fa in modo che contro
l’anca io senta la pressione decisa del suo membro duro.
Mi accarezza languido la pancia e i seni, aspetto che lo faccia... e
infatti eccolo, a frugare con le dita tra i peli della vagina, pieni di
gocce, se le porta alla bocca leccandole; fa schioccare la lingua per la

piacevolezza del gusto dei miei sapori. S’avvicina, vuole baciarmi...
pure io ho imparato ad “apprezzare”.
Quando mi eccito, gli odori penetranti del corpo, mi fanno andare su
di giri... orina, sperma, smegma, acquisiscono tutti un profumo
discinto, lascivo... estremamente intimo.
E le mie porcate, alla presenza di uno degli odori, mi tornano subito
in mente quando sono tra la gente, chiusa nella mia corazza di
indifferenza... “Sapessero” penso tra me, cosa ho preso in bocca e poi
bevuto, stanotte...
Dario mi accarezza e mi rende languida, i miei pensieri mi fanno
bagnare la vagina, anche se lui non me la sta toccando più... ora
capisco il suo gioco.
Pian piano mi ha insegnato come fare a meno di lui... all’inizio non
era facile, ma poi ho imparato a lasciarmi andare come fossi
veramente e completamente sola... allora lui assiste, in diretta, alla
mia masturbazione “segreta”, a cui nessuno potrebbe assistere mai.
Ecco, chiudo gli occhi e lascio scendere la mano sotto la pancia, come
al solito; passo sulle grandi labbra rapidamente, ma raggiungo il
buchetto del sedere, ne saggio la consistenza e la strettezza, mi
concentro per rilassarmi e renderlo cedevole, poi ci affondo l’indice e
il medio, nella loro interezza.
E’ come pigiare su un interruttore, premo e un campanello sale al
cervello e mi arrapa, subito. Le dita mi affondano nell’ano mi sento
subito più puttana, più disponibile.
E’ innegabile, quel culo cedevole, nasconde tante profonde pressioni
che mio malgrado e contro ogni logica, mi sono sempre piaciute...
anche le più violente, dolorose e crudeli. Mi hanno poi lasciato un
ricordo eccitante, un segno indelebile.
Sussulto nel letto! Adesso mi sono penetrata anche davanti, lui lo
capisce e mi carezza languidamente i capezzoli, inviperiti.
Ecco, ora sono pronta a masturbarmi con dolcezza e determinazione.
La mano sale e, mettendola a coppa, mi contengo la vagina mentre,
dalle grandi labbra, già fuoriesce una lieve umidità calda. Allora
Dario, al settimo cielo, mi si avvicina ancora di più e comincia a
sussurrare una storia che conosco già...

4 – Esercitazioni...



















- E quindi, ti ecciti lo stesso? Non provi nessuna vergogna ad arrapare
per una situazione così? -
Mi faccio rossa ma gongolo a sentirmi svergognare...
- Ti rendi conto, hai accettato la corte di uno che nemmeno sai com’è
fatto? Un vecchio; ricordi la settimana scorsa, al telefono? Lo ha
detto chiaro: per essere certo di avercelo duro prenderà del viagra. E
tu, non contenta, me lo hai anche passato al telefono! Ti pare la cosa
giusta da fare? Quello, dall’altro lato della cornetta dice di chiamarsi
Francesco e che aveva fatto delle chat con te... per settimane, fino a
quando con le tue parole lo hai indotto a masturbarsi! Non ti
vergogni di avergli mandato le tue vere foto, intime... erano solo
nostre, private, invece... ti sei infoiata come una cagna in calore e ti
sei esibita per un estraneo.
Le ho viste le foto nelle mail: i seni... la vulva... le dita che aprivano la
fessura. -

Intanto le mie dita mi lavoravano il clitoride, e spesso affondavano in
figa. Piccole correnti di piacere mi attraversavano il corpo, mentre
ogni tanto sussurravo un “Siiii!”, ammettendo ogni colpa davanti a
mio marito.
Avrei tanto voluto essere chiavata, in quei momenti, ma sapevo che
quello era solo il preludio, l’inizio di una giornata molto intensa.
- Francesco mi ha raccontato tutto, ricordi? E dava anche degli
ordini: comandava! Ti impose di tenermelo in bocca, mentre parlavo
con lui. Ed io chi sono, nessuno? Per metterlo a mia moglie devo
aspettare che un altro me lo conceda? Non provi niente per tutto
questo? -
“Cazzo!” penso mentre mi faccio sempre più calda “Cazzo, se “provo
qualcosa”... ohhhh, sì che provo qualcosa, amore, provo la voglia di
essere una puttana che prende cazzi alla rinfusa.”
Lui mi incalzava, vedendomi eccitatissima.
- Mi ha detto che tu volevi essere scopata da lui, e che io lo dovevo
sapere, inoltre mi ha chiesto se te lo saresti fatto mettere indietro.
Non sapevo che pensare, ho detto va bene, per me va bene, se per lei
non ci sono problemi... puoi fartela!
Poi te l’ho chiesto, ricordi? Esplicitamente, mentre mi succhiavi
l’uccello, che l’uomo al telefono, il vecchio, mi chiedeva il permesso
di farti il culo... e tu, come una troia, non ti sei ribellata.
Poi Francesco chiese anche di telefonargli, voleva sentire i suoni
intimi del nostro accoppiamento.
Così, lo facemmo. E tu niente...
Tu hai visto il suo cazzo in foto? Ti è piaciuto? -
In questi momenti mi è difficile gestire la voce ma riesco a dire sì,
sibilando e sbuffando: il primo orgasmo di questo sabato sta per
raggiungermi.
- E la telefonata? Che puttana; nemmeno allora hai provato nulla...
nessuna remora, nessun senso di colpa.
Quello lì, ci ha fatto sentire tutti i particolari di come si smanettava il
pene. Infatti, ascoltammo i battiti del cazzo sulla pancia, per quella
sega dedicata a te. Volle sentire il suono della tua pompa, però, e tu...
lo prendesti ancora più in fondo, facendogli sentire il rumore di come
in certi momenti, ti soffocasse.

Sentendosi autorizzato dalla tua esibizione, senza mezzi termini,
disse che avresti dovuto fargli lo stesso bocchino, davanti a me che
guardavo impotente. Poi disse: “Adesso chiavala, dille di mettersi
come una pecorella, io sono con voi; tra poco sborro... ho tutte le foto
di tua moglie stampate, è una gran figa! Pensando che la chiavo io,
adesso schizzo sulle foto... lei lo sa come faccio. Una volta, con la
webcam, ha voluto vedere il pene che eruttava lo sperma. Non lo
sapevi?”
Infatti, io non sapevo niente... tutte quelle porcherie dette e fatte me
le hai confessate dopo, quando candidamente mi hai raccontato
tutto... anche che desideravi che scopassimo in tre con quell’uomo
mai visto. -

Sono tutta sudata, le dita, due, tre, affondano senza incontrare
resistenza nella sorca bagnata, non riesco a rispondere, ho voglia di
cazzo... raggiungo quello di Dario... ha la forma di un grosso fungo,
con la cappella in evidenza. Lo prendo con la mano libera. Lo stringo
nel pugno come se volessi strapparlo e infilarmelo dentro.
Sto per venire, Dario lo sente, non molla i capezzoli, ora, oltre a
carezzarli, li succhia avidamente. La cosa che mi arrapa di più, è
sapere che quel giorno ne avrò avuti ben due a disposizione,
desiderosi di me, di affondarmi nelle parti intime. Wow... non ce la
faccio a resistere, devo venire.
- Allora, sei mia moglie, o la puttana del vecchio? Che fai se vuole
chiavare sul serio? Ti tiri indietro? Prima o poi lo tirerà fuori, ne sono
certo, e vorrà depositare il suo sperma da qualche parte... dentro di
te...
Che fai? Lo accogli? E io? Dovrò aspettare finché mugola di piacere,
come un maiale...? Quei suoni da porco, come la settimana scorsa.
Gli parlavi come se niente fosse, gli raccontavi dei colpi che
prendevi... appena gli dicesti che lo avevo estratto per venirti sul
culo, impazzi! lo sentimmo insieme mentre ansimava e gridava:
“Vengo, sborro... oh... quanta, quanta... è tutta per te... per voi!”

Come resistere? Eccomi, vengo, vengo come fossi da sola con le mie
fantasie più perverse, ma non sono da sola, c’è Dario arrapato, al mio

fianco e ci siete voi, lettori... che condividete le mie emozioni, e
questo rende il mio orgasmo qualcosa di unico e irripetibile.

5 – Tutto, per me.



















Sono quasi le dieci; ho dormito ancora; che delizia: oggi la giornata è
del tutto diversa, non piove, anzi, un bel sole limpido rallegra la
giornata.
Mi stiracchio. Mi sento bene, da basso arriva l’odore del caffè appena
fatto.
Dario entra un attimo dopo... è fresco, rasato, sorridente. In un
piccolo vassoio una tazza di caffè, come solo un napoletano “verace”
sa fare. C’è anche dell’acqua fresca, come piace a me. Gongolo: su un
fazzolettino, alcuni fiorellini semplici, appena colti in giardino.
- Tesoro, buongiorno, – dice, con uno sguardo tenerissimo pieno d’
amore – sei bellissima! –
- Menti spudoratamente – gli rispondo, sarò un disastro, mi passo la
mano tra i capelli arruffati – sarò un mostro, gonfia e brutta! -
- Che scema, senza trucco sembri una ragazzina... sei troppo
invitante, amore – mi osserva e mi valuta – anzi sai che ti dico, se

vuoi lasciamo perdere tutto e ce ne stiamo tutto il giorno
abbracciati... senza fare un cazzo! –
- No – rispondo decisa – so che ti piace, e lo voglio anch’io... è così
difficile trovare la persona giusta... – era vero.
- Comunque restiamo d’accordo... un solo segnale di insofferenza e
mandiamo tutto a monte, in qualsiasi momento. –
- Ma certo amore... vedrai, andrà tutto bene. – sorrido, e sento un
calore dentro di me. Mi inebria parlare di una cosa così perversa,
semplicemente,come se stessimo decidendo di comprare o meno,
una bottiglia di vino.
Questa è la parte più bella, più sottile, più lacerante, del nostro
rapporto, del nostro vivere l’erotismo: una complicità estrema... e,
nonostante quello che si potrebbe pensare, restiamo una coppia.
Anche se andassimo da soli con un'altra persona, noi siamo una
coppia, e godiamo nel condividere ogni emozione.
- Va bene amore; allora esco, a tra poco... – mi bacia sulle labbra, ma
poi non resiste e mi infila la lingua vogliosa tra i denti.
Lo conosco bene, so che vivrà queste ore in un continuo stato di
sovreccitazione... elettrico e pronto!
Dopo il caffè, prendo qualche biscotto, poi controllo il cellulare,
infine vado a dare uno sguardo nell’armadio.
Sarà una giornata da regina, devo prepararmi in maniera adeguata.
Le calze di seta sono in ordine ma. per sicurezza, ne prendo un paio
nuove; il color carne è sempre il più eccitante, soprattutto per gli
uomini maturi... Secondo me li riporta al passato, quando
sbirciavano le gambe di cugine e zie e si masturbavano fino allo
sfinimento.
Niente reggicalze, per l’occasione mi sono cucita da sola due
giarrettiere “casalinghe” con della fettuccia elastica lievemente
operata, ci raccolgo la calza intorno... ha un effetto mozza fiato, dice
Dario.
La gonna sotto al ginocchio un po’ svasata e la camicetta a quadretti,
creano un effetto sconvolgente di “quotidianità”. Soprattutto quando
i rapporti diventano molto movimentati, questi accostamenti
stridenti, caserecci, mi rendono discinta, aggiungono una perversa
nota di squallore alla scena... e il mio Dario impazzisce.

Mi preparo anche slip e reggipetto di ricambio, so per certo che ciò
che indosso all’inizio, arriverà alla fine in pessime condizioni... come
minimo spennellato di “crema virile”.
Mi piace tanto quella fase, quei preparativi... di ogni oggetto intuisco
l’utilizzo erotico che ne faremo da lì a poche ore.
Quell’abbigliamento inanimato, abbandonato sul letto, avrebbe preso
vita, diventando una delle cause scatenanti dell'eccitazione in tutti
noi...
Alle undici arriva l’estetista. Mi piace farmi depilare all’ultimo
momento, così la mia pelle appena appena irritata ma totalmente
priva di peli, assume una consistenza infantile al tocco e,
probabilmente per le sollecitazioni della ceretta, diviene leggermente
più calda del normale.
Maria nota tutto l’abbigliamento preparato sul letto e in bella mostra,
ma non dice niente... Non capirò mai se la ragazza ha tendenze
lesbiche, ma di certo, tratta il mio corpo con passione e mi fa sempre
tanti complimenti.
Apprezzo in lei il fatto che, pur restando una “paesana” nell’insieme,
si tiene sempre aggiornata e all’avanguardia nella sua attività.
- Beata te, – dice – il tempo non passa... sei bellissima. – poi posando
la mano sul mio ombelico – e che pancia piatta, ma come fai? –
- Lo sai, è solo questione di metabolismo, per fortuna il mio ha
l'accelerazione di un'auto da formula un0... digerisco velocemente,
anche se mangiassi tanto... ma io, lo sai, non sono particolarmente
golosa. - poi aggiungo – No, la cosina non la facciamo, segnami solo il
giro degli slip... – sorrido – la voglio in ordine, ma pelosa. –
Lei non commenta; mi piacerebbe sapere cosa pensa di me.
Mi sento onnipotente in questo tipo di giornate; per un attimo ho
voglia di confidarle tutto, anzi, di gridarlo:
“ Lo sai, ragazzina? Io sono una porca... tra poco servirò due uomini,
contemporaneamente. Questa figa che tu stai depilando, si slargherà
fino all’estremo, riceverà migliaia di colpi, fino a bruciarmi per l’uso
eccessivo. Vorrei che tu mi vedessi, quando in ginocchio tra loro,
prendo in bocca i cazzi e li succhio, assetata di sesso.” Naturalmente
non dico niente.

Mentre Maria mi massaggia con una crema delicata e fresca, mi
osservo allo specchio... niente male per una che si avvicina ai
quaranta.
I capelli castani, tendenti al rosso, scendono ben oltre le spalle,
accompagnano ondeggiando i miei movimenti, il fisico è perfetto,
nonostante gli anni. I seni sono grossi, sono sempre stati pesanti; il
reggipetto non lo tolgo mai... e l’effetto è senz’altro gradevole per
colui che ha la fortuna di vedermi. Posso liberare le bocce, affinché
siano ben baciate e godute, e pure per farli sbattere sotto di me,
quando mi prendono mentre attendo, china.
Il culo è molto pronunciato, ma i fianchi e la pancia sono asciutti,
nonostante la gravidanza, che non mi ha gonfiata. Le ginocchia solo
accennate, non ossute insomma, e piedini sfilanti... estremamente
piccoli rispetto al fisico e all’altezza: e sì, faccio proprio un bel regalo
ai miei “sudditi” quando mi concedo loro.
E’ solo una scelta precisa, tutta mia: sono io, la Regina, a scegliere di
far felici proprio loro. Dario è il mio uomo, e lo amo, l’altro, quello di
oggi, è abbastanza anziano... sono io che regalo loro questo piacere,
per mia concessione... se uscissi per strada potrei permettermi ancora
una vasta scelta di pretendenti, viste le occhiate e le proposte che
ricevo.
Però, detto tra noi, i giovani di oggi sono tanto superficiali,
grossolani, tolgono ogni piacere al corteggiamento. Gli uomini
maturi, invece, apprezzano particolarmente e con garbo i mie doni...
anche se, a volte, mi vien voglia di un membro assai grosso e
durevole, fresco e giovane.

Chissà, penso... vedremo... sono quasi certa che, quando deciderò,
non sarà certo Dario a fermarmi. A lui piace tanto giocare così...

6 – La Regina all’avventura.



















Sono pronta.
Abbigliata in stile anni settanta, molto semplice, le calze vintage
creano un effetto devastante; me ne accorgo dalle occhiate di Dario.
Le scarpe a mezzo tacco, nere e lucide, mi stanno divinamente e
aggiungono quei cinque centimetri che slanciano meglio la mia
figura.
Dario mi apre la portiera, la macchina profuma di pulito.
Salgo al mio posto mostrando le gambe, la visione delle calze sulle
cosce, trattenute alla meglio dalle molle demodé, nascoste oltre il
ginocchio, gli fanno sussultare il pene... lo conosco.
Non commenta ma montando al posto di guida, mi chiede:
- Tesoro, hai preso i profilattici? –
Annuisco. E’ deciso!
Se ci piacerà la situazione e la persona, la scopata è sicura: niente
tentennamenti.

Ribadiamo alla svelta i nostri accordi. Se l’uomo verrà accettato da
me, la Regina... dopo colazione chiederò a Dario un fazzolettino; se
me lo porge subito, vuol dire che, per lui, è tutto OK, che possiamo
procedere; al contrario, se avrà notato qualcosa che non va, mi
inviterà ad andare a cercarli in macchina. Significa che dobbiamo
parlare, da soli.
Se tutto procede liscio, se l’esame del signore passerà la prima fase,
quando saremo fuori, invece che davanti, salirò direttamente dietro,
al fianco di Francesco (questo dovrebbe essere il suo nome), per
familiarizzare... poi... e poi, si vedrà!

Alle tredici precise, all’edicola della Stazione Tiburtina, Francesco si
fa trovare puntuale. Ha preferito venire col treno. Con lui l’accordo è:
ci incontriamo solo per conoscerci e valutare la nostra disponibilità
ma quasi certamente non faremo niente. Colazione a tre. Scambiamo
idee e impressioni ma il sesso, se ci sarà... sarà, quasi di certo, per la
prossima volta.
Scendo da sola, lo riconosco dalla Settimana Enigmistica che ha in
mano e dalla descrizione sommaria che ha fatto di sé stesso. Un
aspetto comune, leggermente sovrappeso, non è altissimo; i capelli
sono brizzolati, sessantenne ma la cosa non mi disturba, anzi... E’
vestito bene, curato, ma senza ostentazione, nell’insieme ha un
aspetto signorile.
Quando mi avvicino a lui, mi osserva perplesso... mi sbircia
dimostrandosi sinceramente sorpreso; in realtà, non conosce il mio
viso... ha visto solo delle foto delle parti intime intime.
- Salve. – dico – Francesco? –
- Sì, ma lei è... – dice perplesso, poi sorride – Non è possibile!
Possiamo darci del tu? –
- Certo, mi pare che ci conosciamo “abbastanza” - sorrido anch’io. Mi
aggiusto i capelli con la destra, un gesto abituale.
Mi stringe la mano, è emozionato:
- Ma sei stupenda, giovanissima... io, sono veramente abbagliato. –
- Dai, - dico – basta complimenti! Sono con Dario, abbiamo la
macchina qui... vogliamo andare? –
E lui avviandosi al mio fianco dice:

- Solo se mi permetti di vedere i tuoi documenti, voglio assicurami
che tu non sia minorenne... –
Rido. Intanto stabilisco che è simpatico... e pulito: ottime
caratteristiche per un candidato!
Dario, correttamente, scende, saluta stringendogli la mano, tutto
avviene in maniera formale, ma non mi sfugge l'attimo in cui gli
occhi dei due “maschi” si incrociano, si studiano per meno di un
secondo, guardandosi l’anima l’un l’altro.
In macchina parliamo del traffico, dei treni, poi Francesco non
rinuncia ad un affondo:
- Vi devo confessare – comincia – che sono veramente esterrefatto.
Siete due persone stupende... – poi, più crudo: - Se Dario permette,
poi, tu sei uno schianto, mi hai lasciato veramente senza fiato...
quando mi hai “abbordato”, alla stazione, non riuscivo a credere che
fossi tu. Credevo che fossi una studentessa che desiderava
un’informazione. – sembrava sincero. Il tono della voce palesava
ammirazione nei miei confronti.
– A parte la tua bellezza, mi sarei aspettato calze nere, trucco
pesante... invece, chi ti trovo? Una ragazza che potrebbe essere mia
nipote, vestita per andare al supermercato... spero di non fare una
gaffe, spero di riuscire a esternare la mia sorpresa e... quanto ti
apprezzo. –

Ci fermiamo presso un ristorantino che conosce Dario... una trattoria
semplice, dove si mangia pesce eccellente, prendiamo solo dei
secondi e il contorno.
Francesco parla, parla, ma non mi stacca mai gli occhi dalle cosce,
però resta educato e non si permette alcuna confidenza.
Ho appena bevuto un po’ di vino frizzante. Non sono abituata ma
l'alcool che inizia a scorrere nelle vene mi rilassa e mi dà calore.
Provo a fantasticare su di lui, a immaginare cosa mi potrebbe
succedere, dopo. Lo guardo e cerco di figurarmelo nudo, divento
curiosa del suo cazzo.
Sono proprio io a stuzzicarlo, toccandogli il piede col mio. Francesco
fa finta di niente... non so cosa pensare: vorrà davvero andare via

subito o desidera restare, per provarci con me? Gli piaccio davvero;
mi desidera o mi teme?
Vorrebbe pagare il conto, ma Dario lo redarguisce:
- Il prossimo saremo tuoi ospiti! Non temere... e non pensare che lei
mangi sempre tanto poco... ah ah! – sorride e si alza, facendo in
modo di lasciarci soli.
Prendo l’iniziativa: - Allora, che ne pensi? Pensi che ti farebbe piacere
incontrarci ancora? –
- E’ strano – dice – questa domanda dovrei farla io... sono solo un
“vecchio” per te e anche Dario è un bellissimo uomo... sono io ad
essere fuori posto, credo. –
Sorseggia l’ultimo goccio di vino. Ha bevuto pochissimo:
- Sarebbe la prima volta che la Principessa chiede al ranocchio se le
piace... – sorride, credo fosse sicuro che la cosa finisse lì.
Divento lievemente languida:
- Beh, lo sai, a volte le favole si avverano. – dico aggiustandomi i
capelli. Lui non è stupido:
– Anche subito? – chiede malizioso.
- A te andrebbe? – chiedo, cercando di sembrare un po’ troia.
– Se non svengo, adesso... Sì! Ma sono certo che tra un attimo mi
sveglio nel mio letto, non può essere che un sogno... uno dei più belli
della mia vita. –
Con spavalderia, a voce bassa, gli dico:
- Dipende solo da te, ormai... lui – e indico con gli occhi in direzione
di Dario – mi lascia fare tutto ciò che desidero. -

7 – Preliminari perversi...






















Usciamo.
Fedele gli accordi presi con Dario, siedo dietro sull’ampio sedile dove
c’è Francesco.
Dario mette in moto e si avvia; a quest’ora col sabato piovoso, le
strade sono deserte.
- Dove preferisci andare, Tesoro? – chiede.
Rispondo spudoratamente:
– Se per Francesco va bene, andrei in campagna, – poi mi volgo verso
lui, siede al mio fianco ma raggomitolato in un angolo, emozionato,
un po’ a disagio. – Abbiamo la casetta colonica dei nonni, molto
tranquilla... che ne dici? Ti va di andarci? –

Francesco è lievemente spaventato, si nota; in fondo adesso si rende
conto perfettamente di essere in macchina con due estranei.
Potremmo essere pure dei malintenzionati.
La sua perplessità m’incoraggia, mi convinco che lui è davvero chi
dice di essere. Comunque annuisce... infervorato anche dalla vista
delle mie cosce, dove le calze finiscono con la “virgola” delle molle,
alla vecchia maniera, poco più su: la mia carne viva e poi la
gonnellina.
- Erano anni che non vedevo le calze con le molle. Mi ricordo che la
mia prima ragazza le portava così... devo essere sincero, quando la
toccavo, il contatto col nylon mi faceva impazzire! –
- Puoi toccarla, se vuoi, – lo incoraggia mio marito dal sedile di guida,
come lo invitasse a prendersi un cioccolatino.
Nell’auto la pressione sale subito a mille...
Quell’uomo anziano, timidamente, stende il dorso della mano sotto
la mia coscia. Cerca proprio il confine tra pelle e seta, se ne va in
solluchero... mi sembra chiaro che, ciò che sta capitando, non gli
sembra vero.
Mi trattengo dal cercargli il pene ma vedere il suo pantalone che si
solleva e si gonfia, fuga ogni possibile dubbio. Temevo che l’età
potesse influire sul rendimento della sua asta, togliendomi molto del
piacere vero e proprio, quello che speravo sarebbe arrivato dopo...
invece, sembra chiaro, che sotto le sue mutande, un cazzo vitale
attende di passare all’azione.
I miei “maschi” sono ormai al mio servizio; il loro piacere dipende da
me ed io ne approfitto, li farò sbavare!
Pure Dario, vedendo l’estraneo che si prende delle confidenze, si
sposta sul seggiolino, per trovare una posizione comoda all’erezione
in atto.
Vorrei stupirlo, prendendolo in bocca a Francesco ma preferisco
aspettare.
Intanto la sua mano ha raggiunto il bordo delle mie mutandine, mi
pare stia per svenire, invece trova la forza per infilare un dito sotto
l’elastico e cercare i peli umidi della figa.

Pochi minuti dopo siamo al cottage. Il riscaldamento è già acceso,
Dario è stato previdente.
- Io direi di metterci comodi – si toglie il giubbino e il pull. Resta con
la maglietta a mezze maniche. Anch’io tolgo il giaccone, resto nella
mia mise da studentessa un po’ cresciuta. Francesco, sempre molto
partecipativo, rimane in camicia.
Ci accomodiamo in salotto, siamo tutti impacciati, non sappiamo
cosa dire per rompere il ghiaccio.
- Gradite un amaro, una grappa... ? – chiede Dario, ospitale, mentre
sistema le imposte, affinché la luce non sia troppo aggressiva.
- Perché non vi baciate? – dice Francesco e sorride - E’ sempre l’inizio
migliore... se volete, sono molto felice anche solo di osservarvi,
mentre fate all’amore. –
L’idea di dare un bacio tenero e appassionato mi piace. Lo faccio, mi
accosto a Dario e incollo le mie labbra alle sue.
Ci accarezziamo; il bacio diventa sempre più sensuale, senza
staccarci, sediamo sul bordo del divano. Scavo con la lingua,
rumorosamente, nella bocca di Dario, mentre l’eccitazione fa
avvampare il mio corpo in volute di caldo torbido.
Dario mi apre la camicetta; anche lui mulina la sua lingua contro la
mia, sembriamo due combattenti che non vogliono arrendersi.
Avere uno spettatore discreto è piacevole: ci gasa, facendoci
diventare un po’ esibizionisti.
Adesso è il mio momento di darmi da fare con le mani. Cerco la
cintura di Dario, gli sbottono i pantaloni. Lui non chiede di meglio
che liberarsene... senza remore, è su di giri; si leva anche le mutande
e le scarpe, restando con le calze scure.
Siamo vicini, spesso la mia pelle viene a contatto col suo pene, eretto
e libero. Quando mi tocca, lo sento bollente.
Vedo Francesco, si è seduto in poltrona, di fronte a noi, ma non
accenna a spogliarsi. Non posso occuparmi di lui, per ora. Riprendo a
baciare mio marito; nei movimenti, ad arte, ho fatto sì che la gonna
di lanetta salisse, su... sempre più su, fino a mostrare la mia
mutandina e le gambe appena depilate.
Con la mano accarezzo il mio maschio, poi gli trovo il membro che si
inturgidisce ancora di più, al contatto della mia mano morbida.

Si è creata un'alchimia così erotica che ora desidero ardentemente di
vedere il cazzo del nostro ospite. Non sto nella pelle dall’eccitazione.
Proprio io, mentre Dario mi carezza i seni, ancora trattenuti dal
reggipetto, chiamo l’altro:
- Vieni da noi, Francesco... – poi rivolta al mio lui – va bene, amore? –
- Certo – risponde lui – adesso gli faccio vedere le tue zinne. - con un
rapido movimento, mi fa schizzare fuori dal reggipetto, prima l’una e
poi l’altra delle enormi tette; i mie capezzoli, sollecitati dalle sue
carezze sono turgidi e grossi, pronti per essere succhiati.
La mia fantasia galoppa da sola.
Sto pregustando quello che i miei sudditi potrebbero fare. Mi
mungeranno a dovere; leccheranno e suggeranno le mammelle tutto
il pomeriggio, gli uomini, specialmente quelli nuovi del gioco,
impazziscono per i seni grandi e burrosi... l’irrigazione nella mia
vulva aumenta, spontanea.
Mi piace che tutto avvenga lentamente. Non lo facciamo spesso, a
tre, intendo; mi voglio gustare tutte le attenzioni che saranno
dedicate al mio piacere.
Francesco prende coraggio, lo vedo. L’eccitazione è troppo potente
per resistere. Anche lui si sbottona la camicia, si alza e si avvicina a
noi.
S’inginocchia davanti al grosso divano, poggia il viso sulle mie
gambe, cerca la pelle morbidissima, oltre le calze; non sono più tese, i
movimenti le hanno spostate; adesso sono molli e attorcigliate, la
mia incuria mi ha resa discinta. Meglio! Le sue mani si muovono
come un soffio, delicate. Assapora ogni centimetro della mia pelle
chiara; la sfiora con i polpastrelli, poi con il palmo della mano. Si
gode il contatto.
Tiene gli occhi socchiusi, vuole sognare, toccandomi dolcemente,
però non vuole perdersi lo spettacolo, più ardito, che avviene al di
sopra del suo viso.
Dario, in ginocchio sul divano, mi lavora i seni, con molta più
decisione: si porta i capezzoli alla bocca per succhiarli fino
all’aureola, ora uno ora l’altro. Francesco ha la testa immediatamente
sotto. Quel ben di dio non aspetta altro,

Sì, penso, lo voglio anch’io... ho deciso: concederò alla sua bocca di
godere dei miei seni.
Un brivido caldo mi attraversa la nuca mentre mi abbasso e spingo
un capezzolo a portata delle sue labbra.

8 – La Regina si diverte.




















Però Francesco, ormai al settimo cielo, ci sorprende con un ardito
colpo di mano, anzi... di bocca: volta la testa dall’altra parte e,
restando con le mani sulle mie cosce, approfitta del cazzo di Dario
che, in realtà, si trova vicinissimo alla sua testa.
Il grosso pene di mio marito, spunta tra le gambe, nulla lo trattiene,
ballonzola nel vuoto a ogni movimento del corpo, come una canna
da pesca...
Francesco lo rintraccia mentre sciabola nel vuoto e lo agguanta con
le labbra. Senza vergogna, senza preliminari, come un coccodrillo
assalta la preda, aggancia il glande e se lo piazza in bocca. Dario,
impreparato si blocca per un attimo; siamo sorpresi ma non lo tira
fuori.
Nei contatti Francesco aveva fatto molti apprezzamenti, tali da farci
capire che non aveva remore riguardo ad una certa bisessualità, ma

vedergli prendere in bocca il “coso”, all’improvviso, sortisce un
bell’effetto sorpresa...
Intuisco la perplessità di Dario: teme che la cosa, fuori dagli schemi
che avevamo preso in esame, possa crearmi un certo fastidio...
Godendo del mio ruolo di “Regina”, percepisco di nuovo l’importanza
del mio ruolo. Devo essere io a decidere!
Quei corpi sudati coi loro cazzi infervorati sono li, al mio completo
servizio, felici di servire e di soddisfare i miei desideri di primadonna.
Allungo una mano verso il membro di Dario, lo prendo dalle palle e
lo tengo fermo, con l’altra mano concedo una carezza al viso rasato
del signor Francesco, poi con delicatezza ma con fermezza,
raggiungo con le dita la sua nuca e lo spingo verso il bacino di Dario,
Francesco non oppone resistenza e con voluttà inaudita, cede spazio
fino alla gola al membro maschile.
Dario apprezza la mia concessione e se la gode, preme in bocca
all’estraneo, che non si arrende e non si tira indietro.
E’ molto abile, e nonostante le dimensioni e la durezza, gestisce con
maestria la penetrazione, facendosi entrare il pene tutto quanto.
Dario esagera, è troppo arrapato, preme senza ritegno... si sente
molto maschio, lo immagino. Francesco resiste bene alle spinte senza
perdono ma quando Dario si ferma dentro, bloccandogli il respiro,
cerca di resistere fino allo spasmo, poi con un sussulto, deve
arretrare... rischia di soffocare e tossisce disperato
Ormai non ci sono più regole tra di noi.
Francesco affonda la bocca che gronda liquido, sulle mie mutande
che sono altrettanto bagnate, mi morde il monte di venere senza
farmi male, Dario gli preme il cazzo sulla nuca, mentre se lo
masturba.
- Aspetta, - gli dice – ora ti faccio leccare la figa di mia moglie... –
Facendosi spazio con le mani, mi toglie le mutandine, lasciandomi
completamente esposta, a pochi centimetri da quell’uomo che quasi
non conosco.
Mi piace! Divarico le gambe in maniera oscena, voglia che veda
quanto è liquido il mio spacco in questo momento. Francesco
comincia a bermi. Prende a succhiare con le labbra, mescolando la
sua saliva al mio liquido trasparente e profumato.

Dario, senza ipocrisie, fa un favore a quel porco che pasteggia sulla
mia figa e la spadroneggia con la lingua, gli apre la cintura e gli toglie
i calzoni. Francesco lascia fare, gli apre lo spacco dei boxer; il pene di
Francesco è a tre quarti, gonfio e rosso, non enorme ma gradevole.
Dopo che Francesco gli ha fatto il pompino, mio marito si sente più
libero di agire, senza problemi glielo prende in mano, tirando fuori
anche la grossa sacca coi coglioni.
Guardo la scena eccitata, ecco... ora i “miei” cazzi sono due...
Vedo che Dario: nel manipolare il maschio, finge un certo distacco,
ma io so che anche lui non disdegna il rapporto con un altro uomo.
Allungo la mano, voglio conoscere anch’io la “consistenza” di
Francesco. Nonostante sia anziano, sentendo tante sollecitazioni,
continua ad inturgidire l’erezione finché, in mano, mi ritrovo una
verga notevole. Decido: voglio che Dario lo assapori.
- Prendilo in bocca – intimo a mio marito – dai... – lo incito.
Dario ne ha una voglia matta, ora che può fare ciò che desidera, ne
approfitta... Siede sul divano, al mio fianco, e fa in modo che
Francesco, molli la figa e si metta dritto in piedi.
Rispetto a Dario, sono molto più in basso, sono poggiata sulla
schiena col sedere quasi fuori, resto là, languida... mi concedo una
pausa contemplativa.
Ora l’uomo è davanti a noi, mio marito gli toglie le mutande.
Il prepuzio, anche se parzialmente, copre ancora il glande; sulla
testina una gocciolina trasparente, di piacere. Dario si avvicina
delicatamente, lecca, poi succhia...
- Umh! – ho un sussulto violento appena vedo mio marito fare il
“bocchino”: uno spettacolo terribile e affascinante al tempo stesso.
Dario tende la mano, cerca la mia, poi si avventura oltre, arriva alla
vulva. Me la spalanca con le dita, mi tira verso l’alto. Capisco il
messaggio, vuole che ci dividiamo, da bravi amanti, il pompino.
Francesco non chiede di meglio che passarci il cazzo, da una bocca
all’altra.
- Siete fantastici – sussurra, mentre tiene gli occhi chiusi con
espressione estasiata.

Quando decido che tocca a me godere della situazione, fermo il
gioco: Dario deve ritornare un maschio pieno di desiderio, lo invito
con le mani e lo faccio alzare.
Ora i miei due uomini sono in piedi, addosso hanno soltanto le
canottiere e i cosi di fuori... i “pesciolini”, mi eccita ricordare i
termini dialettali della mia gioventù... quante volte durante le sere
d’estate, nei vicoletti, l’amichetto di turno mi aveva oltraggiata,
chiedendomi spudoratamente di fargli “il pesce in mano”, presto,
presto... per paura di essere scoperti.

9 – La nobiltà soccombe, con stile.



















Prendo i due cosi per la sacca con le palline, so che in quel modo
sono completamente miei succubi, e le stringo con fermezza ma
senza far male.
Li avvicino, voglio provare a imboccarli insieme, almeno i glandi; i
miei “uomini” osservano trionfanti e incantati: ecco, ci riesco! So che
le labbra sono dilatate, ma per loro due è certamente uno spettacolo
eccezionale. Una Regina del Piacere vince e gode anche quando
concede... passo la lingua, guizzando tra le due semisfere bollenti e
gonfie. Li gestisco con le mani. Ora porto alla bocca quello di mio
marito, ora quello dell’estraneo... mi fa impazzire sentire la
differenza di durezza, di formazione; mi sento una pornostar sul Set.
Il sapore, l’odore, la consistenza... li spompino con una carica
libidinosa mai provata. Spingo, succhio e tiro, sono talmente presa
che affanno leggermente, invasa di piacere. Intanto la saliva gocciola
sulle calze e sulle gambe.

La mia passione improvvisa deve aver fatto impazzire i miei “partner”
perché perdono la testa molto presto.
Francesco, inaspettatamente e sorpreso egli stesso, s’inarca e, con
brevi grida, trattenute a stento, viene, con spruzzi bollenti, liquidi
come pipì.
Non ce l’ha fatta... appena è stato il suo turno il movimento ed il
calore della bocca che scivolava sull’asta, hanno esaltato il suo
piacere. Penso che era tanto che non sborrava...
Che porco, però.
Il “signore” gentile di un’ora prima, non ha titubato, non ha desistito
dal prendermi per la nuca e attirarmi a sé... mi ha riempito la bocca,
in parte la gola, e di nuovo i liquidi scorrono sulle mie gambe per poi
scivolare giù, con rivoli che segnano la pelle e le calze.

Mio marito, adesso è veramente “cornuto” ma, invece di ribellarsi a
quelle “prepotenze” sessuali; all’uso scellerato della mia bocca, è in
solluchero e mi mette tra le labbra il suo, subito, per prendere il
posto dell’altro.
Francesco, in piedi, mentre si calma ha il cazzo che si “smoscia”, ma
non è pago.
Biascica qualche parola, quasi a scusarsi della precocità e viene a
sedersi al mio fianco, sul divano e, con la bocca socchiusa, aspetta
come un cagnolino che Dario venga.
Forse, lui avrebbe potuto resistere di più ma l’invito è troppo
arrapante.
Vede Francesco, sottomesso, mettere il viso a fianco al mio,
aspettando voglioso una boccata di cazzo.
Dario lo accontenta, ce lo passa di bocca in bocca, a lungo. Quando
non ce la fa più, con una veloce masturbazione, tremando sulle
cosce, viene, irrorandoci di sperma. Ci mette, più volte il glande in
bocca, sempre spruzzando... il sapore del suo si confonde con la
crema di Francesco, di cui conservo ancora il sapore. Il vecchio,
intanto, si gira e mi bacia in bocca per rubarmi il succo del mio
uomo... lo lascio fare.
Andiamo tutti verso il bagno; io sono su di giri da quasi un’ora, ma
ancora non sono venuta. Speriamo bene.

Ormai è scomparso ogni imbarazzo, le luci accese non ci frenano,
nonostante siamo nudi e sporchi, l’uno dell’altro. Aiuto i due a fare la
pipì, come fossero scolaretti: mi diverto a indirizzare il getto nel WC.
Mi piace toccare i peni, anche quando sono molli, li asciugo con una
leccatina; l’urina dell’estraneo è più salata, normalmente tutto questo
mi farebbe schifo ma, quando sono eccitata, accetto di tutto, senza
pormi troppi problemi.
- Piscia anche tu, tesoro! – dice Francesco.
Lo accontento, ne ho voglia. Mi siedo e comincio; lui fa presto ad
avvicinarsi e a toccarmi la figa mentre ancora gronda.
– Mi piace questo succo caldo. – confessa. Senza ritegno mi
s’inginocchia davanti. Sono ancora sulla tavoletta ma lui non cede, si
pone le mie gambe sulle spalle, le povere calze sono ormai alle
ginocchia e si sono sfilate, ma non importa.
Ritorna a leccarmi, muove il muso tra i peli bagnati, lecca tutto
l’esterno, poi si dedica all'interno della vulva, lecca le labbra schiuse,
e succhia il clito, poi spinge forte.
Lo scarico non è stato ancora tirato... l’odore è pungente. Chiudo gli
occhi e, per un momento, immagino di essere una puttana che, per
poche monete, si concede a un vecchio, nel bagno di un cinema.
Dario, mio marito è un grande: se ne va via dal bagno, lasciandoci
soli. Avverto sul mio corpo tutta la violenza della sensazione di
concedermi a uno sconosciuto... sembra che lui se ne accorga.
Io Ape, la donna misurata, irraggiungibile, quella che i colleghi si
erano rassegnati a sognare durante una sega solitaria... adesso incalzo
un vecchio, il primo venuto, a farmi scopare nel cesso.
L’amato Dario, che nessuno sperava più di riuscire a cornificare, mi
lascia sola, per farmi fottere come una zoccola. Aspetta fuori che
l’altro finisca, abusando a piacimento del mio corpo concesso.
Troppi pensieri lascivi mi turbinano per la testa, non posso resistere.
Francesco è bravo, mi ha messo un pollice nel culetto, credo di capire
cosa mi aspetta... dopo. Mentre mi fa con la lingua penetrante, con la
mano mi martirizza i capezzoli: devo venire in quella bocca avida.
Non posso farne a meno!
Grido il mio piacere a scatti; m’inarco sulle sue spalle, sussulto
godendo...

Esagero, perché Dario, da fuori, sappia che la sua troia sta venendo.

10 – Due per una.




















Ci prendiamo un momento di relax, poi ci spostiamo in camera da
letto.
Sono stremata ma mi piace essere oggetto del desiderio. Mi preparo
sul letto, distesa, mentre aspetto di capire quale uomo mi prenderà
per primo. L’attesa di per sé mi provoca una sensazione fisica ma
indescrivibile...
- Puoi fartela se vuoi. – dice Dario – Se non ti spiace scatto qualche
foto, ok? –
Francesco non ne è entusiasta, ma accetta:
- Mi fido di voi – taglia corto – però dopo togliamo quelle dove si
vede il viso! Devi capirmi, ho due figlie grandi, sono nonno... –
sorride, intanto ora è nudo e coinvolto in una specie di orgia.
- Te la cavi bene, però, – rompo l’atmosfera stagnante – vieni, mettilo
in bocca, voglio succhiartelo per gonfiarlo...–

Dario gode, mentre l’uomo non se lo fa ripetere. Si sposta sul lato
destro del letto e inizia ad imboccarmi il suo membro, ormai floscio.
Mio marito riprende la scena; man mano vedo che anche lui si eccita
di nuovo; il pene si ingrossa quasi contemporaneamente a quello di
Francesco, lo sento riempirmi la bocca; lo succhio senza farlo uscire.
Quando Francesco è “pronto” prende l’iniziativa, mi sale addosso e
mi introduce il cazzo, nel modo canonico. Quando si è piazzato. alzo
le gambe e mi tengo le ginocchia con le mani. Mi godo la
penetrazione completa... senza troppi spasimi: Francesco mi ricade
semplicemente sopra, con tutto il membro; lo scroto mi batte sulle
labbra. E’costante nel movimento, mi piace... né forte, né piano:
scopa come non dovesse smettere mai. Dario scatta varie foto,
immagino che in questa posizione, ciò che vede sia incredibile.
Il vecchio continua tranquillo, sembra farlo da sempre, penso che di
certo scopa così con sua moglie.
Quando riesce mi strizza i seni tra le mani aperte.
Francesco mi dice parole forti, all’orecchio:
– Ti piace, ti piace la scopata? –
- Uhm... siiii, premi... – ho la voce spezzata dal piacere.
- Dopo la prima – dice l’uomo – duro tanto di più, vedrai! –
Quella confidenza intima, l’abbandono fisico e il ritmo costante mi
portano lentamente all’orgasmo... lo comunico ai due, anzi, lo chiedo
a Dario con voce spezzata:
- Posso... posso venire? -
Lui ne è felice; ora sussulto e roteo il bacino; il pene mi si rigira
dentro come un birillo, voglio sentirmi piena. Non è grandissimo ma
tiene duro, perfetto per resistere ai miei spasmi intrattenibili. Il mio
amico arranca ma non molla. Ci sa fare, riesce a non uscire dalla figa
e non si lascia “disarcionare”; vengo ancora e continuo a bagnarmi.
Sono in sollucchero e mi abbandono. Dario lo vede, e si masturba per
tenersi pronto...
- Facci tu la ripresa – dice, dando la cam al nostro ospite.
Quando mi riprendo, si avvicina e mi gira, posizionandomi come una
pecorella, le ginocchia sul letto e il bacino assai proteso. Lascio fare e
aspetto, il suo pene è notevole: mi cerca il buco, comincia
l’operazione.

Cambiare cazzo in così poco tempo fa sentire una donna assai
puttana, a me capita così... e mi piace. Vorrei essere all’aperto, per
strada... in una di quelle zone malfamate dove le prostitute la danno
via per poco e in fretta.
Questo pensiero mi ha sempre sfiorata in questi frangenti, per
fortuna la voglia poi mi passa, altrimenti potrei trovarmi davvero nei
casini. Però adesso sono la puttana di quei due, e va bene così. Se
Francesco mi pagasse non mi offenderei.
Dario mi tira per i fianchi, mi sfonda, forse vuole che Francesco veda
in questi gesti il suo dominio; veda che io subisco una specie di
punizione per aver goduto con l’altro... non so.
Francesco non vuole perdere l’erezione e desidera fottere ancora, me
ne accorgo. Si stende sul letto, davanti a me: non mi scompongo. In
attesa che mio marito si sfoghi, abbasso la testa e lo rendo felice con
un altro pompino.
Siamo tutti al massimo!
Ogni botta di mio marito nelle natiche, corrisponde a una profonda
penetrazione di Francesco, che scende fino in gola.
Dario non viene, però si calma; mi sfilo da lui e, voltandomi
rapidamente, salgo cavalcioni su Francesco. Faccio tutto da sola,
prima glielo tasto e poi me lo infilo.
Prima scendo a precipizio sul quel pene poi, dopo una serie di
altalene, mi fermo e inizio a strusciarmi sopra. Amo quella posizione
perchè, quando il pene è bello eretto, lo sento girare nella pancia.
Di lui non si vede più niente, è tutto dentro e lo sento mio.
Poco dopo, Dario si avvicina alle mie spalle! Avrei dovuto
immaginarmelo. Promesse e accordi sono del tutto inutili; ogni
cautela, ogni programma per procedere piano e con metodo, nel
piacere va a farsi friggere.
Dario vuole fare tutto... porco insaziabile.
Prima temevo e aspettavo questo momento, adesso cerco il coraggio
per non dire di no!
Mio marito abbassa la testa, mi lecca sotto, mi lecca dietro, però si
spinge anche verso la vagina che sale e scende sul membro estraneo,
lecca anche quello con tutto lo scroto... tutto, tra le natiche, diventa
umido, bagnato...

Ecco che mi monta dietro... non vedo niente ma sento cosa succede.
Francesco da sotto pure capisce, sono ferma, chino i seni gonfi sul
suo viso. Cerco il massimo dell’eccitazione per trovare la forza, di
subire e di godere del subire.
Lui bacia dolcemente i capezzoli e mi abbraccia i fianchi, quasi
volesse confortarmi. Condivide il mio giacere, doloroso, durante la
prima dilatazione.
Come al solito, sono convinta di essere preparata, ma poi mi manca il
fiato, quando la testa dell’asta mi apre per la prima volta.
Francesco mi stringe, è immobile; anche Dario si ferma, dandomi il
tempo di abituarmi a quella pressione. Mi si rizzano i peletti sulla
nuca quando, finalmente, Dario mi sfonda.
Sento i due affari serrati tra le mie pareti, sento che si toccano...
quasi, dentro di me.
Quando mi sono calmata e divaricata bene, Dario impone il ritmo e
iniziano a fottere insieme, all’unisono.
Mi conviene star buona e cedere tutta... sopportando il ritmo: mi
preme dietro ed io vengo spinta sul palo dell’altro; rimbalzo sulla sua
pancia, e torno a salire. Ma Dario è fermo e mi affonda di nuovo.
Non ho più alcun controllo sul mio corpo, l’orgasmo parte e non si
ferma più; è un’altalena di continui piaceri. Il disagio è del tutto
scomparso, vorrei che finissero mai. La profanazione estrema non mi
provoca più alcun dolore né alcuna remora, prenderne due,
contemporaneamente, adesso mi sembra del tutto naturale.
Dario non ce la fa più, vuole venire, ma riesce a fermarsi... va via e mi
lascia sola con l’altro.
Ne abbiamo parlato spesso in segreto: ora succede davvero!
Sono alla mercé di un uomo che non conosco e lui può decidere ciò
che gli pare... su di me. Un attimo di disagio mi attraversa; registro il
“cambiamento” anche nell’atteggiamento di quel vecchio signore.
Rallenta il ritmo, poi si ferma.
- Mamma mia – dice – riposiamo un poco, vuoi? Non sono più un
giovanotto... –
A malincuore smonto dal pene, adesso ha perso un poco del suo
vigore. Mi chiede del bagno, ci va e socchiude la porta.
Di Dario nessuna traccia, non un rumore.

Quando l’altro torna, sapendomi sola s’impone e si mette sopra di me
ma sottosopra. Adesso ce l’ha “barzotto” però me lo schiaffa in bocca
ugualmente. Poi, ricambia e parte col sessantanove; mi apro al
massimo è una delle cose che mi piace di più.
Dario è sparito, noi non abbiamo fretta; ci giriamo sul fianco, per non
stancarci pur continuando a leccare con estrema dolcezza.

11 – Il “vizietto” prevale sempre...




















E’ un lavorio sensuale e delicato. Sento che lui si riprende; lo sento
salire di giri, ricomincia per me quella sensazione di stare per
esplodere come fossi un vulcano in procinto di eruttare, un piacere
senza freni.
Lecca e succhia tanto forte da farmi accapponare la pelle.
Capisco il perché di tanto fervore, quando quasi mi urla: - Succhiami
il cazzo, prendilo tutto! – Capisco che fa, vuole che il mio uomo senta
che sta abusando di me...
- Ti piace, troia? – lo dice ad alta voce e mi spinge il pene in bocca, è
tornato duro... il nostro gioco lo rende irruento.
Vorrei farmi sentire ma non posso parlare. Immagino le dolci pene di
Dario che adesso sa in che mani sono finita.
La pompa dura, ma la sua erezione rimane forte. Godo nel sentire il
suo membro pulsarmi in bocca.
Ancora, a voce alta, si rivolge a me (ma parla a Dario):

- Adesso devo farti il culo, dimmi che lo desideri, dai! –
- Sì – rispondo, soggiogata – va bene. –
- Ti voglio tutta mia: oggi voglio tutto da te, anche l’ano... –
- Va bene! – la voce è sottomessa perchè mi piace esserlo in quel
momento e poi faccio in modo che Dario senta la mia dipendenza
fisica da Francesco.
- Anche se tuo marito non c’è... t’inculerò; non aspetto il permesso,
vieni, fammi da buco, puttana! -
- Fammi come vuoi... - confermo arrendevole – ma non sarebbe
meglio chiedere a mio marito se posso darti il sedere? Che ne dici, ci
siamo appena conosciuti... – Adesso recito, voglio eccitarli come tori
infuriati.
- No, non c’è tempo, non devi preoccuparti... ora sei mia e comando
io. Lui lo sa che gli facciamo le corna! – un sorriso malefico si dipinge
sul suo volto mentre si viene a mettere comodo alle mie spalle.
Indossa solo la canottiera, anch’io sono solo col reggiseno ridotto a
una striscia che mi sostiene i seni, gonfi, martoriati dalle continue
sollecitazioni di tante manate virili. Come prevedevo, ogni scusa è
stata buona per succhiare, toccare e stirare le mie tette morbide e
appetitose.
Siamo entrambi sul fianco; mi accomodo meglio, la testa sul cuscino
e i lunghi capelli sul viso. Mi adagio come dovessi dormire.
Il vecchio non demorde, il suo pene tiene ancora la consistenza e lui
è eccitato.
Lo sento armeggiare dietro... lascio fare: l’attesa mi toglie il respiro.
Quando mi entra dietro, sento la profonda dilatazione, il disagio, ma
non mi fa più male... lo prendo con tutto il desiderio, fisico e
mentale, di essere fatta così. Però sottolineo l’entrata con un lungo
“Aaaahh!” sospirato, pieno di piacere e libidine.
Dario sa! Forse adesso ci spia e vede un estraneo che si dimena dietro
sua moglie.
Francesco pompa sul fianco e preme; per farsi forza si aggrappa con
le mani dove può, pur di puntellarsi per entrare profondamente,
tipico dei maschi.
Mi prende i seni; si attacca ai fianchi... il suo parossismo mi fa
impazzire. Mi desidera troppo, si sente, vuole sfogarsi, vuole

lasciarmi il segno dentro e, allo stesso tempo, prendere sensazioni,
emozioni, piacere... non sa se mai gli capiterà un dono “regale” come
questo. Il piacergli tanto m’inebria tutta.
Adesso si sente, dietro lo sbattere ritmico, come un suono di schiaffi;
penso che possa sentirlo anche mio marito; non posso evitare di
masturbarmi, mentre il coso mi viaggia nel sedere.
Vengo! Non posso farci niente, appena sento che lui incalza e freme,
vengo come un’educanda che a lungo s’è trattenuta.
Lui vorrebbe parlare, gridare, rendersi utile al mio orgasmo, ma non
ce la fa, è sovrastato dal piacere a sua volta.
Tremiti ritmici nell’ano mi avvertono che l’anziano arriva, ecco!
Viene... lo tiene già tutto dentro ma spinge di più, come non gli
bastasse. Eiacula nella mia parte più profonda.
Continuo a venire, mi viene quasi da piangere quando sento il suo
calore liquido, godo a lungo... consumata dal desiderio.
Francesco non si stacca, non vorrebbe mai uscire da quel paradiso;
Dario ritorna, è eccitatissimo; si vede dal pene, lo tiene in mano;
viene per guardare...
Non dice niente ma è sopraffatto dal piacere.
Credo sia per lo spettacolo offerto dal mio corpo riverso, discinto, gli
sembrerò una bagascia... il trucco sfatto; le calze avvoltolate su sé
stesse, un vecchio che non ne vuole sapere di staccarsi dalle mie
natiche, provate e sofferenti.
Dopo più di cinque minuti, Francesco cede, il suo pisello non resiste
più, ridotto a un moccolo gli si ritira tra i coglioni.
Dal mio sedere, a fiotti rumorosi, si sversa sul letto un fiume caldo,
gorgogliante di aria e sperma.
Sono sfatta, stanca, dilatata... ma felice... l’eccitazione non vuole
abbandonarmi, lo stomaco è ancora contratto. Ho bisogno di
rilassarmi, non mi aspettavo tutto questo, così all’improvviso.

Francesco cerca di darsi un tono sdraiato sul letto, sfinito.
Vorrei dormire subito, ma l’igienista che è in me m’impone una fuga
strategica al bagno per espletare tutta una serie di incombenze...
sono piena di sperma e di umori, sudata e fin troppo sollecitata...
devo correre!

Appena mi alzo do un bacio profondo e appassionato al mio amore...
poi mi rendo conto che il suo cazzo è ancora in tiro... vuole venire.
- Vuoi fare ancora? – gli chiedo, senza troppo entusiasmo.
Sorride tenero:
- Non ti preoccupare, tesoro, sei stata stupenda... vai pure, non ti
preoccupare di nulla; abbiamo tutto il tempo... –
Gioisco nel poter raggiungere il bagno, sono davvero molto provata.
Lo specchio mi restituisce la mia immagine... sono molti i punti in
cui la mia pelle è rossa per lo sfregamento con i corpi, con le mani... è
più forte di me, tutto ciò che di volgare e decadente trovo sul mio
essere... mi ricorda l’accaduto e mi tiene in uno stato di calore
perenne.
Gli abiti estranei sparsi per casa, gli odori del piacere proibito, la
promiscuità erotica, appena vissuta tra quelle mura. Tutto mi manda
in estasi.

12 – I ruoli si confondono.



















Non capita spesso, a volte passano anni, però avere questa vita
segreta... appaga certe parti di me di cui a volte mi dimentico del
tutto, eppure quando vengo sollecitata al momento giusto la libido
esplode, cerco l’indecente, il perverso: voglio sentirmi usata, voglio
che chi mi usa impazzisca per me, che si sorprenda della mia
disponibilità a concedermi.
Chi tradisce il marito, chi fa le corna, avrà, nel bagaglio delle sue
sensazioni, un certo piacere, una misteriosa rivalsa, a lasciarsi
prendere da un altro; forse la gente comune riterrebbe che il mio
comportamento è solo sessuale e privo del sottile piacere della
segretezza... beh, si sbagliano di grosso. La presenza, la
consapevolezza, il “dolore” di mio marito mi fanno raggiungere vette
di piacere mai esplorate nei semplici rapporti; i pensieri che mi posso
permettere nei miei momenti intimi sono talmente segreti e lubrici
che mi bloccano il respiro e mi stringono la pancia: questo sesso così
estremo mi coinvolge fisicamente.

Intanto che evacuo, rilassandomi del tutto, penso a “fuori”: tra non
molto sarò per strada, tra la gente, tornerò da chi mi conosce come se
nulla fosse accaduto. La signora tranquilla, sorniona e morigerata,
riprende il suo posto nel suo tassello, mentre la puttana che è in me
ritorna in un cassetto insieme alle calze stressate dalla lotta d'amore.
La mia verità verrà taciuta persino nei dialoghi con Dario, che sa
tutto, naturalmente, tranne in quelle notti in cui la fantasia e la
lingerie profanata servirà a scatenare tutta la forza di ciò che
abbiamo sperimentato.

Ecco, ho fatto pure la doccia, meglio tornare di sopra a recuperare la
camicetta e il resto delle mie cose, tra poco andremo via.
Dalla porta della camera sento provenire un mugolio strano. Non ho
remore, adesso ci conosciamo fin troppo intimamente; la porta e
socchiusa, apro...
Lo sconosciuto è sul letto, completamente nudo: tiene le braccia
raccolte sotto il petto, la faccia tra i cuscini per soffocare i lamenti di
piacere. Le sue gambe sono strette, intrecciate con i piedi
accavallati... segno che fa del suo meglio per stringere le natiche,
sono ancora sode, ma la pelle non è più elastica come una volta, però
ricevono, molli i potenti affondo del cazzo di Dario...
Mio marito gli è addosso, il tronco sostenuto dai gomiti, le gambe
aperte circondano quelle dell’altro come se non volesse farlo
scappare. Movimenti sconnessi: s’inarca sulle punte dei piedi, poi
come un'ondata lo travolge e gli è di nuovo tutto addosso, di nuovo
penetra fino alle palline.
L’altro soffre la spinta, si vede, ma non molla, stringe i denti e
sopporta, non vuole rinunciare al “dono” finale.
Adesso c’è quasi silenzio nella stanza, tranne il ritmico colpire delle
carni che si baciano. Francesco non deve aspettare molto, circa
cinque minuti di “botte”; resto a guardare, ipnotizzata dalla segreta
violenza di quel rapporto veloce, quasi rubato.
Dario si accascia sul vecchio e lo impala, ora, immobile, gli cola nei
visceri tutto il suo piacere.

Vorrei dire qualcosa... la scena mi ha colta impreparata... tutti e tre
vorremmo dire qualcosa ma, per un po’, nessuno lo fa.
Torno di sotto a finire di sistemarmi... mi rifiuto di pensare.

***

E’ sera, accompagniamo Francesco alla Stazione; si parla del più e del
meno e mi suona così strano, poi lo salutiamo con molta cordialità.
Io lo bacio sulle guance per un ultimo, estremo, momento di
complicità.
- Spero di rivedervi. – dice quel signore di mezz’età come stesse
salutando i nipoti; penso a quanti giovani non hanno nemmeno un
grammo della sua sensualità e della sua carica erotica.
- Dipende solo dalla nostra “regina” – dice Dario, indicandomi col
mento, sorride.
- Certo... è ovvio, tutto si fa per la “divina creatura”! – condivide
Francesco, serio, convinto.
Mi viene un po’ da ridere, i miei sudditi se la son goduta e adesso mi
bramano. Senza promettere nulla, gli stringo ancora una volta la
mano:
- Vedremo... – dico laconica, mentre lui circonda la mia mano con le
sue e accenna il baciamani.
Prima di allontanarsi mi apostrofa con un sentito:
- Grazie... grazie di tutto, a tutt’e due! – si volta e poi si perde tra la
folla.

La domenica Dario mi dedica tutta la sua attenzione, tutta la sua
tenerezza... mi tratta come un raro gingillo e si preoccupa che nessun
trauma mi abbia segnata. Glielo dimostro la sera, quando siamo soli
nel letto di casa, e scopiamo per oltre un’ora, mentre io gli racconto
ogni sensazione provata, ogni piacere sentito, compreso il fiato
mozzo di quando l’ho visto fottersi quell’altro uomo, come fossero
una coppia di froci clandestini.

EPILOGO


Alle sei e trenta del lunedì, una piccola Ape si precipita nel bagno,
poi sorbisce una tazza di latte e caffè; truccandosi alla svelta, indossa
abiti informali.
Verso le otto e trenta, marcia già nella folla, infagottata in un
piumino nero, perdendosi nella massa enorme e anonima di
pendolari che sciamano nella grande città... ma se qualcuno avesse il
tempo e l’interesse di osservarla attentamente, si potrebbe accorgere
che, nonostante tutto quel caos e il rumore assordante della folla, le
sue labbra abbozzano un leggero sorriso. soddisfatto e trionfale.
Due incredibili giorni da Regina lo valgono tutto quel lungo,
segretissimo, sorriso.

FINE
















©Giovanna S. – 2014

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