Bell AH elicopter italianized e milatiries

GiuseppeChiss 5 views 12 slides Nov 21, 2024
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About This Presentation

Bello A


Slide Content

Bell AH-1 SuperCobra
Descrizione
Tipo elicottero d'attacco medio
leggero
Equipaggio un pilota e un copilota
mitragliere, in tandem con il
mitragliere posizionato
davanti al pilota
Costruttore Bell
Sviluppato dal Bell AH-1 Cobra
Altre varianti Bell AH-1Z Viper
Dimensioni e pesi
Propulsione
Motore 2 General Electric T700-GE-
401
Armamento
Piloni 4 (2 per ogni ala)
Modern Fighting Helicopters
voci di elicotteri presenti su Wikipedia
Il Bell AH-1 SuperCobra è un elicottero d'attacco biturbina basato sul Bell AH-1 Cobra. La famiglia bimotore derivata dal Cobra
monomotore originale, include l'AH-1J SeaCobra, l'AH-1T Improved SeaCobra e l'AH-1W SuperCobra. L'AH-1W era la spina dorsale della
flotta di elicotteri d'attacco dello United States Marine Corps, ma è stato sostituito nel successivo decennio dall'AH-1Z Viper, versione
ulteriormente migliorata e potenziata.
Sviluppo
L'AH-1 Cobra monomotore fu sviluppato nella metà degli anni sessanta come elicottero armato per l'United States Army impegnato
all'epoca nella guerra del Vietnam. Il Cobra condivideva il motore, la trasmissione T53 e il rotore con il preesistente UH-1 "Huey".
[1]

Nel giugno del 1967 la Bell iniziò la consegna dei primi AH-1G HueyCobra; la produzione andò avanti fino al 1973, per un totale di 1116 unità
(e più di un milione di ore di volo in operazioni militari).
L'United States Marine Corps, molto interessato al Cobra, preferiva però un velivolo che fosse bimotore, per una questione di maggiore
sicurezza nelle operazioni sull'acqua, e che disponesse di una torretta dotata di un armamento più potente.
Inizialmente, il Dipartimento della Difesa americano si oppose alla fornitura di elicotteri dotati di doppio motore, credendo che ci sarebbero
stati più vantaggi nell'avere un unico elicottero in comune tra il corpo dei Marines e l'esercito, piuttosto che supportare differenti versioni.
Ma nel maggio del 1968, i Marines riuscirono a stipulare un contratto con la Bell per la fornitura di 49 AH-1J SeaCobra bimotori e nel 1969,
come misura temporanea, acquisirono dall'esercito 38 AH-1G.
[2]

I SeaCobra vennero equipaggiati con il cannone M197 a canne rotanti calibro 20 mm derivato dall'M61 Vulcan.
[3]

Negli anni settanta, le richieste da parte dell'USMC di disporre di una macchina in grado di operare con temperature di esercizio più elevate
e con capacità di carico bellico maggiori, portarono la Bell allo sviluppo dell'AH-1T "Improved SeaCobra". Questo elicottero si basava sul
modello sperimentale Bell 309 King Cobra, da cui riprendeva gli aggiornamenti negli organi di trasmissione e nel gruppo motori a turbina,
divenuto un Pratt & Whitney Canada T400-CP-400 Twin Pac. Strutturalmente, era dotato di una fusoliera e di una trave di coda più lunga. Il
SeaCobra "Improved" rispondeva anche ad un altro requisito importante: la capacità di essere facilmente manutenibile. La capacità bellica
venne aumentata dotando l'elicottero dei missili TOW, installando il relativo sistema di sensori e acquisizione dei bersagli. Sul finire degli
anni settanta, una versione migliorata, denominata AH-1T+, dotata di motori General Electric T700 ed avionica avanzata, venne proposta in
vendita all'Iran, ma a causa del rovesciamento del regime dello Scià il contratto di fornitura venne annullato.
Verso gli inizi degli anni ottanta, l'USMC era alla ricerca di un nuovo tipo di elicottero imbarcato, ma nel 1981 il Congresso negò i fondi
necessari all'acquisto di tali velivoli (gli Hughes AH-64 Apache). La scelta ricadde su di una versione ancor più potente dell'AH-1T, il Bell
AH-1W "SuperCobra", in grado di impiegare i missili AIM-9 Sidewinder e gli AGM-114 Hellfire ed avente un nuovo sistema di controllo del
tiro (Fire Control System). Vennero stanziati fondi per l'acquisto di 179 nuovi elicotteri e 43 kit di aggiornamento dalla versione AH-1T.
[4]
Il
primo AH-1W fu consegnato il 27 marzo 1986, mentre l'ultimo nel 1999.
[5][6][7]

Un dimostratore tecnologico dell'AH-1T+ ed un prototipo dell'AH-1W furono impiegati per testare un nuovo rotore principale sperimentale a
quattro pale in materiale composito. Il nuovo sistema migliorava le prestazioni aerodinamiche, riduceva il rumore ed aumentava la
capacità di resistenza ai danni subiti in combattimento. Priva di un contratto con l'USMC, la Bell sviluppò con i propri fondi questo nuovo
elicottero, denominato AH-1Z "Viper". Il "Viper" oltre ad adottare il nuovo rotore a quattro pale, possedeva un profilo lievemente differente
dai suoi predecessori per via delle alette porta carichi bellici; esse erano più grandi e permettevano la possibilità di montare alle loro
estremità un missile Sidewinder o un Hellfire.
Poiché nel 1996, i costi di sviluppo per una versione navale dell'Apache (elicottero a cui i Marines puntavano già dal decennio prima), erano
ancora troppo elevati, venne siglato un contratto per la fornitura all'USMC degli aggiornamenti necessari per portare 180 velivoli AH-1W alla
versione AH-1Z.
Gli ultimi AH-1W sono stati ufficialmente ritirati dal servizio il 19 ottobre 2020.
[5][6][7]

Utilizzatori
Corea del Sud
• Daehanminguk Yuk-gun
Iran
• Niru-ye Havayi-ye Shahanshahiy-e Iran
Iran
• Esercito della Repubblica Islamica dell'Iran
9 AH-1J in servizio all'agosto 2021, modificati per lanciare il nuovo missile aria-superficie Qaem-114.
[8]

Taiwan
• Zhōnghuá Mínguó Lùjūn
21 AH-1W consegnati nel 1993.
[9]
Insieme a questi elicotteri, furono ordinati anche 1000 missili anticarro AGM-114C Hellfire e circa 300
missili aria-aria AIM-9S Sidewinder.
[9]
Nell'aprile 1995, Taiwan aveva ordinato altri tre lotti di otto AH-1W, portando il totale ordinato a
42.
[9]
Nel 1997, furono consegnati ulteriori 21 AH-1W, e la consegna di tutti i 21 AH-1W è stata completata nel 2001.
[9]
Un esemplare è
andato distrutto in un incidente il 17 luglio 1999.
[9]

Turchia
• Türk Kara Kuvvetleri
13 AH-1W in servizio dal 1995 al marzo 2022, 10 dei quali trasferiti alla Türk Deniz Kuvvetleri, per essere imbarcati sulla
nuova portaeromobili TCG Anadolu.
[10]

• Türk Deniz Kuvvetleri
10 AH-1W ex Aviazione dell'Esercito turco ricevuti a marzo 2022.
[10]

Stati Uniti
• United States Marine Corps Aviation
179 AH-1W in servizio dal 27 marzo 1986 al 20 ottobre 2020.
[5][6][7]

• United States Navy
Elicotteri comparabili
[modifica | modifica wikitesto]
• Boeing AH-64 Apache
• Denel AH-2 Rooivalk
• AgustaWestland AW129
• CAIC WZ-10
• Eurocopter Tiger
• Eurocopter Panther
• HAL Light Combat Helicopter
• Kawasaki OH-1
• / Kamov Ka-50
• / Mil Mi-24
• / Mil Mi-28

Isola di Montecristo
Geografia fisica
Localizzazione Mar Tirreno
Coordinate 42°20′N 10°19′E
Arcipelago Arcipelago toscano
Superficie 10,39 km²
Altitudine massima 645 m s.l.m.
Geografia politica
Stato Italia
Regione
Toscana
Provincia
Livorno
Comune Portoferraio
Demografia
Abitanti 2 (2013)
Tipo di area Riserva Naturale Biogenetica
Class. internaz. SIC, ZPS, Diploma europeo
delle aree protette
Stati Italia
Regioni
Toscana
Province
Livorno
Comuni Comune di Portoferraio
Superficie a
terra
1.039,00 ha
Provvedimenti
istitutivi
DD.MM. 04.03.71/12.12.77
Gestore Comando unità per la tutela
forestale, ambientale e
agroalimentare dell'Arma dei
Carabinieri
L'isola di Montecristo è situata nel Mar Tirreno e fa parte dell'Arcipelago toscano. Amministrativamente è inclusa nel comune
di Portoferraio e quindi nella provincia di Livorno. L'isola è una delle 149 aree protette gestite dal Comando carabinieri per la tutela della
biodiversità, è inserita nel complesso delle Riserve Naturali Statali affidate al Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica e fa parte
del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano.
Geografia
Montecristo si trova a sud dell'isola d'Elba, a ovest dell'isola del Giglio e del Monte Argentario, a sud-est dell'isola di Pianosa e a est
dell'affiorante Scoglio d'Africa, noto anche come Africhella e Formica di Montecristo.
L'isola, originatasi dal sollevamento di un plutone sottomarino, è interamente montuosa con diverse sporgenze rocciose a picco sul mare
ed è costituita quasi esclusivamente da granodiorite con grossi cristalli di ortoclasio; non a caso, negli antichi portolani, Montecristo viene
paragonata ad «una montagna alta come un diamante apuntato».
[1]
La sommità dell'isola, denominata Monte della Fortezza, è di 645 m.
«Monte Christo è un'isola molto alta (...). Alla parte di maestro-tramontana vi è una cala, e in essa un'acqua di bontà estrema, abbondante
come una fiumara».
[2]

Clima
Anche l'isola di Montecristo, come tutte le isole dell'arcipelago, presenta un clima mite, costantemente ventilato e molto soleggiato con
scarse precipitazioni (valori medi annui nettamente inferiori ai 500 mm), caratterizzato da inverni mai troppo freddi ed estati con caldo
moderato ma non afoso.
Dati: https://www.sir.toscana.it/
Montecristo Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
T. max. media (°C) 13,7 14,0 16,0 18,7 21,8 24,6 27,0 27,1 24,7 21,5 18,0 14,9
T. min. media (°C) 10,4 10,6 12,8 15,4 17,3 20,2 22,8 23,0 20,5 17,4 14,1 11,2
Nome
«Citra est Oglasa»
(Gaio Plinio Secondo, Naturalis Historia, III, 6, 12)
In età classica l'isola era chiamata Oglasa
[3]
(Ὠγλάσσα Ōglássa in greco), toponimo di origine preromana che in una trascrizione medievale
è riportato Oclifa
[4]
. Durante il Medioevo il nome muta in Monte Christi
[5]
, ossia «Monte di Cristo», verosimilmente a causa del forte contesto
ecclesiale e monastico che caratterizzò l'isola a partire dal V secolo, ed in particolare del Monastero di San Mamiliano.
[6]
Altre fonti
riportano che in origine l'isola si sarebbe chiamata Monte di Giove
[7]
o Montegiove per la presunta esistenza di un tempio romano dedicato
al dio Giove - in realtà i ruderi della medievale Fortezza di Montecristo - e che solo in seguito alla presenza monastica avrebbe mutato il
nome in Monte Cristo. Alcune ipotesi, tuttavia, oggi tendono a far derivare la denominazione Montegiove dal latino iugum («giogo montano»
e quindi «vetta bicorne»)
[8]
, come documentato nella toponomastica della vicina isola d'Elba. In epoca successiva, Montecristo venne
anche chiamata Isola di San Mamiliano
[9]
in riferimento al santo che vi condusse vita eremitica sino al 460.
Insenature
Cala Cappel di Prete, Cala Corfù, Cala dei Corvi, Cala del Diavolo, Cala del Fico, Cala della Fortezza, Cale Gemelle o Cala Grande, Cala dei
Ladri, Cala Maestra, Cala Mendolina, Cala di Santa Maria, Cala del Santo, Cala Scirocco (detta anche Cala dello Scalo e Cala Giunchi),
Cala Giunchitelli e Cala dello Scoglio.
Promontori
Punta delle Bozze o Punta del Cappel di Prete, Punta di Cala Corfù o Punta Rossa, Punta di Cala Maestra, Punta del Diavolo, Punta dei
Fanciulli, Punta della Fortezza, Punta della Grotta, Punta Nera, Punta Scirocco o Punta Forata.
Rilievi

Monte della Fortezza, Cima dei Lecci, Collo Fondo, Collo dei Lecci (anticamente Collo del Leccio), Poggio del Diavolo, Poggio del Portale,
Poggio del Segnale, Belvedere e Il Piano.
Torrenti
Fosso di Cala Maestra, Fosso del Convento, Fosso del Diavolo, Fosso della Fortezza, Fosso Mendolina, Fosso del Santo e Borro di Santa
Maria.
Isolotti
Scoglio (a nord), Scoglio (a sud)
La riserva naturale Isola di Montecristo
La Riserva naturale statale Isola di Montecristo è una riserva biogenetica di 1.039 ettari
[10]
istituita nel 1971 con decreto ministeriale per
tutelare la natura peculiare dell'isola. Oggi ricade nel Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano. È stata insignita anche del Diploma europeo
delle aree protette nel 1988
[11]
e riconosciuta come sito di interesse comunitario.
[12]

• Non è possibile pernottare e sono vietate la pesca, la balneazione e la navigazione entro 1.000 metri dalla costa.
• Entro 3 miglia è possibile transitare, ma non pescare.
• Eventuali accessi via mare possono avvenire solo a Cala Maestra, con fondale sabbioso, arrivando perpendicolarmente alla
costa; esiste tuttavia un piccolo eliporto per le emergenze. Non si può utilizzare l'ancora, ma è possibile l'attracco al gavitello o al
molo.
• Fino al 2018 per visitare l'isola era necessario ottenere un'autorizzazione del Reparto Carabinieri per le biodiversità di Follonica
[13]
;
il permesso era relativo al solo approdo e alla visita della villa reale con annesso parco botanico e area museale. I tempi medi di
attesa per ottenere l'autorizzazione erano di tre anni.
• A partire dal 2019 il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano (Archiviato il 30 ottobre 2021 in Internet Archive.) è stato delegato a
organizzare le visite guidate nella misura di 25 escursioni annuali con un massimo di 75 persone cadauna. È possibile prenotare
l'escursione tramite il portale web dell'ente parco. Le prenotazioni tipicamente si aprono a gennaio, e i 1.875 posti disponibili si
esauriscono in pochi giorni. Le visite guidate si svolgono solo entro i tre sentieri previsti, progressivamente più impegnativi.
[14]

Endemismi
Vegetali:
• Hieracium racemosum subsp. amideii;
• Saxifraga montis-christi;
• Limonium montis-christi
[forse è Limonium sommierianum]
.
Invertebrati:
• Oxychilus oglasicola (Chiocciola di Montecristo), presente anche sull'Isolotto della Scola (Pianosa);
• Euscorpius oglasae (Scorpione di Montecristo), descritto nel 2007
[forse già descritto da Ludovico Di Caporiacco nel 1950]
.
Vertebrati:
• Podarcis siculus subsp. calabresiae (Lucertola di Montecristo).
Flora
Le condizioni che hanno impedito il popolamento di Montecristo hanno favorito la conservazione della flora e della fauna. In particolare, a
Montecristo, vivono specie animali e vegetali un tempo diffuse in tutto il Mar Mediterraneo. Di particolare rilievo sono le formazioni di
giganteschi esemplari di Erica arborea che coprono i fondovalle e alcuni lecci millenari che rimangono in vita alle quote più alte (Collo dei
Lecci), assieme a stazioni Euphorbia dendroides. Presso Cala di Santa Maria vegeta la scilla. Sull'isola, in un sito umido presso la Grotta del
Santo, si ritrova anche la rara felce Osmunda regalis.
[15]

La vegetazione di Montecristo è severamente condizionata dal pascolo delle capre che non consente il rinnovo, se non di alcune specie.
Dell'originaria lecceta rimangono circa 200 alberi antichi e decrepiti (http://www.ssnr.it/21-3.pdf), i cui semi sono costante preda delle
capre. Per consentirne la rinnovazione alcuni di essi sono stati recintati e questo ha consentito l'affermazione delle piantine, il cui futuro è
legato alla tenuta dei recinti alla pressione delle capre. In altri recinti il Corpo forestale dello Stato ha piantato oltre 2000 piantine, generate
da ghiande raccolte dai lecci secolari. L'opera di ricostituzione di habitat a Montecristo è continua. Sono state riprodotte alcune piantine
dai rarissimi corbezzoli sfuggiti al morso delle capre, e vengono conservate nell'orto botanico.
Fauna
La Martora è oggi scomparsa, ma attestata almeno fino al 1875.
[senza fonte]
Interessante la presenza della vipera meridionale (Vipera
aspis ssp. hugyi) ed il discoglosso sardo (un anfibio presente solo in un paio di isole toscane e in Sardegna). In particolare, la sottospecie di
vipera presente a Montecristo si trova al di fuori del proprio areale e non è frutto di pura fantasia l'ipotesi che la sua introduzione sul
territorio isolano sia dovuta a qualche imbarcazione; basti ricordare che era usanza cartaginese quella di lanciare vipere sulle navi del
nemico durante le battaglie
[16]
. Una recente teoria la vorrebbe invece introdotta dai monaci a scopo farmaceutico, a partire dall'area
palermitana. L'isola è, inoltre, luogo di sosta per migliaia di uccelli migratori ed ospita importanti colonie di uccelli marini (di particolare
rilievo la berta minore).
Montecristo ospita l'unica popolazione italiana di capra selvatica, molto simile all'egagro (Capra aegagrus), ancorché immessa
anticamente dall'uomo, così come un centinaio di coppie di coturnice orientale (Alectoris chukar), specie originaria dell'Egeo e del Medio
Oriente, introdotta per scopo venatorio nel 1849 da Jacques Abrial. Al 1889 risale invece l'introduzione, da parte del marchese Carlo Ginori
Lisci, di cinghiali e fagiani, poi fatti eradicare dal re Vittorio Emanuele III di Savoia poco dopo il 1899.
L'ambiente marino è piuttosto ricco: vi sono praterie di posidonia, anemoni marini, gorgonie e coralli. È comune la presenza del pesce luna.
Fino alla fine degli anni '70, era presente anche la foca monaca, specie ormai rarissima nelle acque italiane.
[17]

La capra di Montecristo
L'antica presenza della Capra aegagrus nell'Arcipelago toscano è documentata nella toponomastica latina e greca di alcune sue isole,
come Capraria (Isola di Capraia) e Aigylion (Isola del Giglio). L'esistenza della capra selvatica a Montecristo è testimoniata almeno dalla
seconda metà del XVI secolo («vi sono quantità di capre piccine di pelo raso»)
[18]
e dal secolo successivo («queste [grotte] sono di continuo
habitate da capre selvaggie che infinite ne sono nell'isola»
[19]
e «non vi sono altro che capre salvatiche, alla caccia delle quali, nella
primavera avanzata, vanno i cacciatori dell'isola dell'Elba, e qualche volta ancora i cacciatori di terraferma»
[20]
).
La Capra aegagrus è diffusa soprattutto in Asia minore e Medio Oriente, ma sono presenti delle popolazioni anche in alcune isole
dell'Egeo e a Creta, derivanti da antiche immissioni operate dall'uomo quando la specie era ancora nelle prime fasi di domesticazione.
A Montecristo la Capra aegagrus vive allo stato selvatico, in piccoli branchi che cambiano composizione e numero nei vari periodi
dell'anno. Le corna sono ricurve, con la superficie anteriore compressa lateralmente in modo da formare una carena affilata (ricordano

quelle dello stambecco). I maschi adulti presentano mantello bruno chiaro, spesso con riga mulina nera che continua sulle spalle e sulla
parte ventrale degli arti; le femmine hanno invece mantello bruno chiaro uniforme.
[17]

La capra di Montecristo, oggi rappresentata da oltre 250 esemplari viventi in completa selvaticità, non è da considerare un elemento
naturale della fauna isolana ed è causa di notevole impatto sulla vegetazione autoctona. L'antichità del popolamento è peraltro tale da
conferire allo stock presente un notevole valore storico-culturale. La tutela delle locali capre rappresentò inoltre una forte motivazione
all'epoca dell'istituzione della riserva naturale, quando l'isola venne strappata alla speculazione. La specie riveste pertanto un ruolo
emblematico a livello delle politiche di conservazione dell'isola.
Al fine di garantire la salvaguardia della specie anche fuori dal contesto isolano, nel dicembre 2012 il Bioparco di Roma ha predisposto un
recinto di 1000 m² per ospitare cinque esemplari fondatori, in caso di eventuali necessità di futuri ripopolamenti.
[21]

Interventi di protezione
• Nel 2009 l'Unione Europea finanziò un progetto con fondi del programma di finanziamento LIFE dal titolo Montecristo
2010 finalizzato alla lotta alle specie invasive alloctone. Il progetto prevedeva l'eradicazione del ratto nero, presente sull'isola da
tempi storici, che minacciava gravemente la riproduzione degli uccelli marini nidificanti, e dell'ailanto, una pianta di origine
orientale introdotta all'inizio del Novecento e che si sostituiva alla vegetazione autoctona. Il progetto è terminato con successo
nel giugno del 2014.
[22]

• A gennaio 2012 è stata condotta l'operazione di eradicazione del ratto, mediante la distribuzione con elicottero di circa 14
tonnellate di esche contenenti rodenticida, secondo un piano contenuto nel progetto cofinanziato dall'Unione europea. Il sistema
prescelto per eradicare i ratti, cioè la distribuzione di esche avvelenate, ha scatenato le proteste degli animalisti, in particolare
della LAV, preoccupati per la presenza nelle esche del brodifacoum, principio attivo ad alta persistenza ambientale
[23]
. L'opera
di derattizzazione così effettuata sembra però aver dato esito positivo: da un sopralluogo effettuato sull'isola per verificare la
situazione in seguito al lancio delle esche avvelenate non sono emerse situazioni critiche per l'ecosistema dell'isola
[24]
.
Ad agosto 2012 sono state avvistate circa 600 berte minori (Puffinus yelkouan), che hanno potuto ripopolare i loro nidi grazie
all'eradicazione del ratto nero, considerato causa del decremento e dell'estinzione della specie in quanto predatore delle uova e dei
pulcini
[25]
. In realtà, in parallelo ai numerosi spunti polemici che hanno alimentato i media, l'intervento di derattizzazione è stato
accuratamente monitorato dai tecnici del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca
Ambientale, ed ha costituito un esempio di corretta gestione ambientale di portata unica nel contesto mediterraneo. Esiste al riguardo un
apposito e completo volume riassuntivo dei risultati conseguiti (Quaderni del Parco, Documenti tecnici 2, Portoferraio 2014).
[26]

Storia
Età preistorica
Al Neolitico antico (VI-V millennio a.C.) risalgono alcuni frammenti di vasellame in ceramica ad impasto rinvenuti a Cala Maestra, tra cui
uno con decorazione impressa cardiale insieme ad un coevo manufatto in selce, scoperti nel 1994. Sempre a Cala Maestra, nel 2000, fu
rinvenuta una macina litica protostorica. Nel 1875 Gaetano Chierici rinvenne «tre schegge di selce dinanzi alla chiesa del convento, alla
profondità di un m. in mezzo a terreno sciolto e misto a carboni».
[27]

Età antica
Nelle acque tra Punta del Diavolo e Cala del Diavolo (profondità di 60 metri) giace il relitto di una nave oneraria campana
[28]
naufragata
durante prima metà del III secolo a.C. Al largo di Punta del Diavolo (profondità di 55 m) è localizzato un altro relitto di oneraria (II secolo
d.C.) con un carico di anfore vinarie di forma Pelichet 47 proveniente dalla Francia meridionale. Tracce di frequentazione dell'isola in età
romana e tardoromana sono presenti nella Cala di Santa Maria (nel 2012, durante una spedizione guidata da Silvestre Ferruzzi
[29]
, vi è stato
rinvenuto un calice vitreo frammentario di forma Isings 111, insieme a frammenti di anfore di Empoli) e a Cala Maestra; da quest'ultima
località, in cui Gaetano Chierici rinvenne «qualche frammento di stoviglie romane, intorno al porto e nella valletta», provengono scorie di
riduzione del ferro. A questo proposito scrisse Giuseppe Giuli nel 1833: «Alla distanza d'un terzo di miglio dal lido del mare in questa stessa
valle vi sono dei cumuli di scorie di ferro, e siccome non si trova nell'isola la miniera di questo metallo, è da credersi che in altri tempi fosse
portata dall'Elba per ridurla allo stato metallico.»
[30]
Sull'isola, secondo alcune ipotesi avvalorate dal ritrovamento di un frammento di
pavimentazione in opus signinum nell'area di Cala Maestra, si trovava una domus maritima di età romana.
Età medievale e moderna
La storia documentata di Montecristo comincia con la fondazione del monastero di San Mamiliano edificato attorno al V secolo da parte di
monaci eremiti, secondo una tradizione già attestata nel Medioevo
[31]
, sui resti di un ipotetico tempio romano dedicato al dio Giove. Nel
monastero sarebbe stato custodito un leggendario Tesoro frutto di donazioni ecclesiastiche; alla stessa epoca risale una cappella absidata
costruita all'interno della Grotta di San Mamiliano, dove visse il santo nel V secolo. Nel 591 il papa Gregorio Magno mandò l'abate Orosio a
Montecristo per ristabilire la disciplina nel monastero
[32]
. I monaci seguivano la regola cenobitica di Pacomio, verso il IX secolo si
introdusse la regola benedettina. Nel 1249 vi morì l'eremita fiorentino Rinieri Buondelmonti. Le prime due grandi devastazioni subite dal
monastero furono dovute agli attacchi saraceni del 727 e del 1323.
Dal 1399 Montecristo passò sotto lo Stato di Piombino. Durante il 1534 «all'isola detta Montechristo soggiornava una compagnia di
corsali».
[33]
Nell'agosto 1553 Dragut, dirigendosi verso l'isola d'Elba, espugnò il monastero decretandone la fine. L'ultimo abate che resse il
monastero fu Federico De Bellis. Da quel momento l'isola di Montecristo rimase disabitata. Dal secolo XVI i sovrani piombinesi ricevettero
vari solleciti da parte di molti Stati (su tutti, il Granducato di Toscana) affinché fortificassero l'isola, cacciandone i pirati e corsari che
abitudinariamente la abitavano: un contenzioso destinato a rimanere irrisolto per secoli, con l'isola abbandonata al proprio destino.
Al largo di Cala Maestra (profondità di 35 metri) si trova il relitto di un veliero militare del XVI secolo di cui nel 1969 furono clandestinamente
recuperati una colubrina in bronzo con un sacchetto contenente polvere pirica, palle di cannone, due bracciali in bronzo a tortiglione, una
statuetta in ceramica a forma di leone stante, olle biansate in maiolica e coperchi in ceramica acroma.
[34]

Età contemporanea
Nel 1814 Napoleone Bonaparte fece inviare nell'isola un presidio militare. Durante il luglio 1833 il geologo senese Giuseppe Giuli esplorò
l'isola e redasse una descrizione tecnica.
[35]
I primi tentativi di colonizzazione dell'isola, all'epoca di proprietà di Carlo Cambiagi, avvennero
nell'ottobre 1839 da parte di due eremiti tedeschi, Augustin Eulhardt di Nordhausen e Joseph Keim di Reutlingen, che tuttavia, a causa di
incompatibilità caratteriali, desistettero dopo poco tempo. Nel 1843 si succedettero altri personaggi: il ventiquattrenne religioso tirolese
Francesco Adolfo Obermüller, al quale tuttavia il Granducato di Toscana non dette il permesso di ritirarsi sull'isola, e, dopo pochi mesi, il
francese Charles Legrand assieme alla propria compagna, con l'intenzione di coltivare l'isola. I due coniugi si stabilirono all'interno del
monastero, essendo ancora l'isola priva di costruzioni moderne, ma in seguito furono espulsi dal Governo toscano in quanto non riuscirono
nella loro impresa agricola. Nell'aprile 1844 ci fu un altro tentativo di colonizzazione agricola da parte del francese Georges Guibaud, che si
risolse con l'ennesimo insuccesso. Nel 1846 alcuni genovesi tentarono invano la stessa impresa.

Nel gennaio 1849 Jacques Abrial, imprenditore francese di origine ebraica domiciliato a Firenze, prese in affitto l'isola conducendovi
quattro contadini di Barga (stipendiati con 40 lire mensili) assieme ad un supervisore; riuscì ad avviare una piccola ma proficua coltivazione
di grano e vigne per tre anni e fece costruire i primi due edifici moderni di Montecristo, ossia il futuro Museo naturalistico e il cosiddetto
Casotto dei Pescatori presso la spiaggia di Cala Maestra, oggi infopoint del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Per contrastare la
presenza dei topi, Jacques Abrial introdusse alcuni gatti che tuttavia divennero ben presto inselvatichiti e furono uccisi. Il
Governo granducale, nel 1849, inviò sull'isola un distaccamento del Battaglione Insulare; durante lo stesso anno, presso un promontorio
della costa occidentale dell'isola - che in seguito a tale episodio fu chiamato Punta dei Fanciulli - vennero uccisi due bambini da otto
predoni che avevano precedentemente assalito, presso La Spezia, la tartana sarda Madonna delle Vigne salpata da Genova alla volta
di Livorno con a bordo merci coloniali e 60.000 franchi, sulla quale i due piccoli si trovavano.
[36]
In tale periodo sull'isola vivevano 11
persone: un caporale, un fattore, quattro contadini e cinque pescatori di aragoste originari di Marina di Campo.
Nel 1852 uno scozzese, George Watson Taylor, barone di Strichen
[37]
, acquistò l'isola per 50.000 lire e trasformò Cala Maestra in una area
verde con giardini terrazzati e specie arboree esotiche, tanto da essere soprannominato Conte di Montecristo.
[38]
A questo periodo risale
l'edificazione del vasto caseggiato successivamente chiamato Villa Reale (poiché futura residenza di caccia del re Vittorio Emanuele III di
Savoia), la realizzazione del piccolo molo a Cala Maestra e l'immissione dell'ailanto, specie vegetale che sino al decennio 2010 ha mutato
l'assetto vegetazionale dell'isola. Nello stesso anno l'isola fu visitata dall'ingegnere cartografico Giovacchino Callai e dallo storico Vincenzo
Mellini
[36]
, che rilevarono e descrissero i ruderi degli edifici storici presenti a Montecristo. Nell'autunno del 1860 l'isola fu saccheggiata da
alcuni esuli italiani residenti a Londra, politicamente ostili a George Watson Taylor, che, a bordo del piroscafo Orwell capitanato da
Raffaele Settembrini, si stavano dirigendo nell'Italia Meridionale per arruolarsi con i garibaldini. Di fronte all'ingente somma di denaro
richiesta da Watson Taylor in riparazione dei danni, il Governo ritenne più opportuno acquistare l'isola. Montecristo fu poi acquistata dal
Governo italiano il 3 giugno 1869 per la somma di 100 000 lire dal proprietario Watson Taylor. Probabilmente a tale periodo risalivano
alcune sepolture (circa otto) rinvenute a Cala Maestra durante lavori agricoli per la realizzazione di un vigneto.
Agli inizi del 1870 sull'isola arrivò l'eremita Davide Lazzaretti, che visse all'interno della Grotta di San Mamiliano per 40 giorni. Dopo ulteriori
tentativi di colonizzazione, nel novembre 1874 il Governo italiano vi insediò una colonia penale agricola con 45 detenuti e 5 guardie
carcerarie, succursale di quella di Pianosa, che durò sino al 1884. Nel 1875 a Montecristo si recò il paleontologo Gaetano Chierici che
scrisse un'accurata descrizione
[39]
storica ed archeologica dell'isola. Il 10 maggio 1884 venne smantellata la colonia penale agricola di
Montecristo che aveva sede nella futura Villa Reale; per ben tre anni, sino al 1889, l'edificio venne saccheggiato degli arredi e persino del
manto di copertura.
Nel 1889 il Demanio di Livorno concesse in affitto l'isola al marchese fiorentino Carlo Ginori Lisci, che trasformò Montecristo in una riserva
di caccia personale e vi fece stabilire tre famiglie di agricoltori; dei numerosi ospiti che si recavano a cacciare settimanalmente sull'isola,
partendo da Livorno con lo yacht Urania di proprietà dello stesso marchese, fece parte il poeta Renato Fucini, il musicista Giacomo
Puccini, il principe Alberto I di Monaco con la moglie Alice Heine, il marchese Eugenio Niccolini, il deputato Antonio Civelli e il re Vittorio
Emanuele III. Per avere rapidi collegamenti con Firenze, il marchese istituì a Montecristo un servizio di piccioni viaggiatori.
L'isola è stata, nel 1896, la meta del viaggio di nozze fra l'allora principe ereditario d'Italia Vittorio Emanuele e Elena del Montenegro.
[40]

Nel 1899 Carlo Ginori Lisci concesse ogni diritto sull'isola a Vittorio Emanuele III, tramite il pagamento di un affitto pari a 2 000 lire; l'isola
divenne una riserva di caccia reale esclusiva per la famiglia Savoia; il re raggiungeva l'isola con il piroscafo Vela che partiva da Porto Santo
Stefano. Al momento del passaggio di proprietà, Carlo Ginori Lisci disse al re: «Se io sono, come mi avete chiamato, il vero conte di
Montecristo, voi ne siete il sovrano; il mio è un possesso provvisorio, il vostro un dominio sovrano. Cedo i miei diritti».
[41]

Durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui la Villa Reale fu spogliata di tutti gli arredi, a Montecristo fu installata una postazione
militare italo-tedesca. Nel 1948, durante un'esercitazione militare, un bombardiere inglese precipitò sull'isola provocando la morte di tutti i
sette occupanti.
Nel 1949 la Direzione generale del Demanio diede in concessione l'isola ad un consorzio di cooperative di pescatori e affini,
la Consorpesca. I diritti di gestione furono poi acquistati dalla società romana Oglasa nel 1953. Nel 1970 la stessa società creò
il Montecristo Sporting Club per utenza di elevata condizione sociale, sfruttando la caccia d'inverno e il turismo d'estate. Successivamente
a un'intensa campagna giornalistica, l'isola venne sottratta alla speculazione e il 4 marzo 1971 Montecristo fu dichiarata Riserva Naturale
dello Stato con un decreto emanato dai Ministeri della Marina mercantile, delle Finanze e dell'Agricoltura e Foreste. Nel 1977 la Riserva
Naturale fu inclusa nella Rete europea delle Riserve Biogenetiche del Consiglio d'Europa. Con decreti del Ministero della Marina del 1979 e
del 1981 è stata anche istituita, sulle acque che circondano l'isola, una zona di tutela biologica per un raggio di 500 metri
[17]
, poi aumentato
ad 1 km.
Il Tesoro di San Mamiliano
Risale al 2004 la scoperta di un tesoro di monete auree sotto l'altare della chiesa di San Mamiliano a Sovana, composto da 498 solidi in fior
di zecca databili agli imperatori Leone I e Antemio, tra il 457 e il 474, quindi poco dopo la morte di Mamiliano. Leggende popolari e tradizioni
orali ricordavano la presenza di un tesoro sotto l'altare del monastero di San Mamiliano a Montecristo, leggende che poi vennero riscritte
da Alexandre Dumas nel celebre romanzo del Conte di Montecristo. Almeno due documenti antichi citano la memoria di un tesoro
sull'isola: nel 1549 il Granduca di Toscana Cosimo I vi sconsigliava di fare ricerche per la presenza di pirati, mentre una spedizione
dalla Corsica nel 1670 scovò solo «...alcuni pignatti e vasi pieni di cenere...».
[8]
Non appare quindi come un caso che un tesoro si trovasse
effettivamente nella chiesa di San Mamiliano, non però in quella di Montecristo ma a Sovana in provincia di Grosseto. Le monete sono state
ordinate nel museo di Sovana, inaugurato il 28 luglio 2012.
[42]

I fuochi di Montecristo
L'antica usanza di accendere fuochi di segnalazione sulla vetta dell'isola, o nelle immediate vicinanze, è perdurata dal Medioevo sino a
tempi relativamente recenti. In un testo del 1787 si legge che «...facendo fuoco Monte Cristo era segno di corsari barbareschi e di perdita
di filuga.»
[43]
Nel 1875 Gaetano Chierici scrisse che «...per l'erta della costa che separa la Cala Maestra da quella di Santa
Maria (...). S'accese l'alta catasta, che divampò rapidamente. Un istante dopo il chiarore d'una gran fiamma apparve di rimpetto:
rispondevano al saluto quelli di Pianosa...».
[44]
Un'altra documentazione del 1877 riporta che «...nel caso in cui occorra domandare
soccorso o, per altro imperioso bisogno, comunicare colla vicina Pianosa, sul far della notte vien acceso un gran fuoco sulle alture
dell'isola...».
[45]
Sino ai primi decenni del XX secolo, i fuochi di Montecristo avevano una precisa classificazione: un fuoco corrispondeva a
mancanza di viveri, due fuochi corrispondevano alla presenza di un ammalato, tre fuochi significavano il decesso di una persona. Altri
fuochi venivano accesi presso le absidi delle chiese tirreniche per comunicare con il monastero di San Mamiliano; tale uso si perpetuò
simbolicamente in Corsica sino alla metà del XX secolo presso la chiesa di San Mamiliano a Moriani.
[8]

La leggenda dell'acqua «maledetta»
Secondo la tradizione popolare, la limpida acqua che scorre stagionalmente nel Fosso del Diavolo (settore nordoccidentale dell'isola)
procurerebbe la morte non immediata di chi la beve.
[46]

Luoghi d'interesse
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• Monastero di San Mamiliano
• Grotta di San Mamiliano
• Fortezza di Montecristo sulla vetta più elevata dell'isola (645 m)
• Villa Reale
• Museo di Storia naturale
• Orto botanico
• Mulino idraulico (ruderi) presso la Grotta di San Mamiliano
• Chiesa di Santa Maria (ruderi) presso l'omonima Cala, rilocalizzata il 6 agosto 2012 dall'architetto Silvestre Ferruzzi.
[47]

Guardiani di Montecristo
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• Cesare e Argia Donati (1890-1920)
• Mario e Lucia Galli (1921-1921)
• Francesco e Bastiana Tesei (1922-1945)
• Millo e Mimma Burelli (1956-1968)
• Amulio e Anna Galletti (1968-1984)
• Luciano e Graziella Muti (1984-1988)
• Paolo e Serenella Del Lama (1988-1998)
• Alberto e Francesca Cappellini (1999-2001)
• Giorgio Marsiaj e Luciana Andriolo (2001-2002)
• Goffredo e Carmen Benelli (2002-2008)
• Giorgio Marsiaj e Luciana Andriolo (2009-2018)
• Matteo Curri e Dora (2018-in corso)
L'isola nella letteratura
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• Su quest'isola è ambientata una parte del celebre romanzo Il conte di Montecristo, dello scrittore francese Alexandre Dumas. In
particolare il protagonista vi trova il leggendario tesoro della famiglia Spada, con il quale realizza la sua formidabile vendetta.
• Secondo alcuni studiosi, la scrittrice britannica Agatha Christie inizialmente voleva ambientare a Montecristo Dieci piccoli indiani,
uno dei suoi romanzi più celebri. La scrittrice, poi, preferì ripiegare su un'anonima isoletta britannica.
[48]

• Sull'isola di Montecristo si svolge una delle parti conclusive del romanzo Eutanasia di un amore di Giorgio Saviane.

L'Isola di Montecristo vista dal suo lato nord.

Montecristo island seen from a flight from Schiphol to Antananarivo (Madagascar) Picture is cropped and corrected.)



Veduta aerea dell'isola

La spiaggia di Cala Maestra

1ª giornata 02-nov-24 1ª giornata 02-nov-24
F 117A NighthawkMirage F1 Mirage F1 F 117A Nighthawk
Tempest F 15 Eagle F 15 Eagle Tempest
BF 104 F 14 Tomcat F 14 Tomcat BF 104
F 4 Phantom F 94C Starfire F 94C Starfire F 4 Phantom
F 117B MIG 21 Fishbed MIG 21 Fishbed F 117B
BOMBARDAMENTO: F 104 Starfighter BOMBARDAMENTO: F 104 Starfighter
2ª giornata 04-nov-24 2ª giornata 04-nov-24
MIG 21 Fishbed F 104 Starfighter F 104 StarfighterMIG 21 Fishbed
F 94C Starfire F 117B F 117B F 94C Starfire
F 14 Tomcat F 4 Phantom F 4 Phantom F 14 Tomcat
F 15 Eagle BF 104 BF 104 F 15 Eagle
Mirage F1 Tempest Tempest Mirage F1
BOMBARDAMENTO: F 117A Nighthawk BOMBARDAMENTO: F 117A Nighthawk
3ª giornata 06-nov-24 3ª giornata 06-nov-24
F 117A NighthawkTempest Tempest F 117A Nighthawk
BF 104 Mirage F1 Mirage F1 BF 104
F 4 Phantom F 15 Eagle F 15 Eagle F 4 Phantom
F 117B F 14 Tomcat F 14 Tomcat F 117B
F 104 StarfighterF 94C Starfire F 94C Starfire F 104 Starfighter
BOMBARDAMENTO: MIG 21 Fishbed BOMBARDAMENTO: MIG 21 Fishbed
4ª giornata 08-nov-24 4ª giornata 08-nov-24
F 94C Starfire F 117A Nighthawk F 117A NighthawkF 94C Starfire
MIG 21 Fishbed F 14 Tomcat F 14 Tomcat MIG 21 Fishbed
Mirage F1 F 104 Starfighter F 104 StarfighterMirage F1
Tempest F 117B F 117B Tempest
F 4 Phantom BF 104 BF 104 F 4 Phantom
BOMBARDAMENTO: F 15 Eagle BOMBARDAMENTO: F 15 Eagle
5ª giornata 10-nov-24 5ª giornata 10-nov-24
F 117A NighthawkF 4 Phantom F 4 Phantom F 117A Nighthawk
F 117B BF 104 BF 104 F 117B
F 104 StarfighterTempest Tempest F 104 Starfighter
MIG 21 Fishbed F 15 Eagle F 15 Eagle MIG 21 Fishbed
F 14 Tomcat F 94C Starfire F 94C Starfire F 14 Tomcat
BOMBARDAMENTO: Mirage F1 BOMBARDAMENTO: Mirage F1
6ª giornata 12-nov-24 6ª giornata 12-nov-24
F 117B F 117A Nighthawk F 117A NighthawkF 117B
F 4 Phantom F 104 Starfighter F 104 StarfighterF 4 Phantom
Tempest MIG 21 Fishbed MIG 21 Fishbed Tempest
Mirage F1 F 94C Starfire F 94C Starfire Mirage F1
F 15 Eagle F 14 Tomcat F 14 Tomcat F 15 Eagle
BOMBARDAMENTO: BF 104 BOMBARDAMENTO: BF 104
7ª giornata 14-nov-24 7ª giornata 14-nov-24
F 117A NighthawkBF 104 BF 104 F 117A Nighthawk
Tempest F 4 Phantom F 4 Phantom Tempest
Mirage F1 F 117B F 117B Mirage F1
F 104 StarfighterF 15 Eagle F 15 Eagle F 104 Starfighter
F 94C Starfire MIG 21 Fishbed MIG 21 Fishbed F 94C Starfire
BOMBARDAMENTO: F 14 Tomcat BOMBARDAMENTO: F 14 Tomcat
8ª giornata 16-nov-24 8ª giornata 16-nov-24
MIG 21 Fishbed F 117A Nighthawk F 117A NighthawkMIG 21 Fishbed
F 14 Tomcat F 104 Starfighter F 104 StarfighterF 14 Tomcat
F 15 Eagle F 117B F 117B F 15 Eagle
F 4 Phantom Mirage F1 Mirage F1 F 4 Phantom
BF 104 Tempest Tempest BF 104
BOMBARDAMENTO: F 94C Starfire BOMBARDAMENTO: F 94C Starfire
9ª giornata 18-nov-24 9ª giornata 18-nov-24
F 117A NighthawkF 14 Tomcat F 14 Tomcat F 117A Nighthawk
F 94C Starfire F 15 Eagle F 15 Eagle F 94C Starfire
Mirage F1 MIG 21 Fishbed MIG 21 Fishbed Mirage F1
BF 104 F 104 Starfighter F 104 StarfighterBF 104
F 117B F 4 Phantom F 4 Phantom F 117B
BOMBARDAMENTO: Tempest BOMBARDAMENTO: Tempest
10ª giornata 20-nov-24 10ª giornata 20-nov-24
F 104 StarfighterF 117A Nighthawk F 117A NighthawkF 104 Starfighter
MIG 21 Fishbed F 4 Phantom F 4 Phantom MIG 21 Fishbed
F 94C Starfire BF 104 BF 104 F 94C Starfire
F 14 Tomcat Tempest Tempest F 14 Tomcat
F 15 Eagle Mirage F1 Mirage F1 F 15 Eagle
BOMBARDAMENTO: F 117B BOMBARDAMENTO: F 117B
11ª giornata 22-nov-24 11ª giornata 22-nov-24
F 117A NighthawkF 15 Eagle F 15 Eagle F 117A Nighthawk
Mirage F1 F 14 Tomcat F 14 Tomcat Mirage F1
Tempest F 94C Starfire F 94C Starfire Tempest
BF 104 MIG 21 Fishbed MIG 21 Fishbed BF 104
F 117B F 104 Starfighter F 104 StarfighterF 117B
BOMBARDAMENTO: F 4 Phantom BOMBARDAMENTO: F 4 Phantom









Andata Ritorno

TOT
ITAMirage F1
ITABF 104
ITATempest
UKF 104 Starfighter
EGIMIG 21 Fishbed
USAF 117A Nighthawk
USAF 117B
USAF 15 Eagle
USAF 14 Tomcat
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USA F 94C Starfire
USA F 94C Starfire
TOT
ITAMirage F1
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UKF 104 Starfighter
EGIMIG 21 Fishbed
USAF 117A Nighthawk
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USA F 94C Starfire
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TOT
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UKF 104 Starfighter
EGIMIG 21 Fishbed
USAF 117A Nighthawk
USAF 117B
USAF 15 Eagle
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USA F 94C Starfire
USA F 94C Starfire
TOT
ITAMirage F1
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UKF 104 Starfighter
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USAF 15 Eagle
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USA F 94C Starfire
USA F 94C Starfire
TOT
ITAMirage F1
ITABF 104
ITATempest
UKF 104 Starfighter
EGIMIG 21 Fishbed
USAF 117A Nighthawk
USAF 117B
USAF 15 Eagle
USAF 14 Tomcat
USAF 4 Phantom
USA F 94C Starfire
USA F 94C Starfire
6 7 8 91 2 3 4 5
9
PUNTI SUBITI PROGRESSIVI
PUNTI SUBITI PARZIALI
1 2 3 4 5 6 7 8
7 8 9
CLASSIFICA
1 2 3 4 5 6
5 6 7 8 9
PUNTI PROGRESSIVI
1 2 3 4
4 5 6 7 8 9
PUNTI PER GARA
1 2 3
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