BRISEIDE, COME ERI VESTITA IERI SERA? LICEO CLASSICO MARIO CUTELLI DI CATANIA CLASSE IV N
Briseide viene identificata dal poeta secondo tre diverse funzioni sociali : γέρ ας : un premio κούρη : una ragazza ἄλοχος : una concubine Queste tre funzioni sono collegate tra loro tramite il ruolo che la ragazza svolge all’interno del poema in qualità di κούρη ( ragazza ) e come dimensione materiale del γέρ ας (premio); la fanciulla assume una funzione di bene materiale durante la disputa tra Agamennone e Achille, poiché i due comandanti la consideravano un oggetto. Queste tre funzioni descrivono il passaggio dalla spensieratezza della fanciullezza alla violenza subita quando venne catturata e resa schiava , trasformata in oggetto di scambio e bottino di guerra tra i vari comandanti greci .
La schiava di Achille non viene descritta dal poeta con un’immagine statica , ma viene delineata in un processo evolutivo , questo perché il personaggio di Briseide si “forma” durante la narrazione del testo stesso e solo dopo molti particolari che emergono dalla lettura del poema possiamo avere un quadro completo del profilo di questo personaggio . Briseide , prima di essere resa schiava e concubina di Achille, era già sposata e ricorda l’uccisione dello sposo legittimo e dei tre fratelli per mano di Achille al momento della presa della città di Lirnesso . E da qui si comprendono sentimenti di profondo dolore per la separazione e la perdita .
La storia di Briseide nonostante non sia mai stata approfondita all’interno dell’Iliade ci aiuta a comprendere il contesto storico : questa donna fu una delle tante donne che , durante la guerra , venivano rubate alle proprie case e alle proprie famiglie diventando un “ δῶρ α” o “γέρας” ovvero doni per i soldati e i re più meritevoli, donate come un qualsiasi oggetto senza anima o libertà di scelta.
ILIADE I, vv. 182-187 ὡς ἔμ᾽ ἀφαιρεῖται Χρυσηΐδα Φοῖβος Ἀπόλλων, τὴν μὲν ἐγὼ σὺν νηΐ τ᾽ ἐμῇ καὶ ἐμοῖς ἑτάροισι πέμψω, ἐγὼ δέ κ᾽ ἄγω Βρισηΐδα καλλιπάρῃον αὐτὸς ἰὼν κλισίην δὲ τὸ σὸν γέρας ὄφρ᾽ ἐῢ εἰδῇς ὅσσον φέρτερός εἰμι σέθεν, στυγέῃ δὲ καὶ ἄλλος ἶσον ἐμοὶ φάσθαι καὶ ὁμοιωθήμεναι ἄντην. Poiché Criseide mi porta via Febo Apollo, io lei con la mia nave e con i miei compagni rimanderò; ma mi prendo Briseide guancia graziosa, andando io stesso alla tenda,il tuo dono, sì, che tu sappia quanto son più forte di te, e tremi anche un altro di parlarmi alla pari, o di levarmisi a fronte.
Si nota come il ruolo di Briseide passa da κούρη a γέρ ας. Per un eroe di un certo rilievo come Achille era inaccettabile che gli venisse tolto il proprio bottino perché influiva sulla τιµή , sull’onore . Briseide rappresenta l’ἀρχή κα κῶν , l’inizio dei mali , uno degli elementi essenziali dello svolgimento del poema epico . Achille definisce Briseide la sua ἄλοχος θυ µα ρής ( cara concubina ) ed è qui che il personaggio di Briseide subisce una metamorfosi in quanto il termine utilizzato dall’eroe allude alla sposa legittima quindi Briseide non è più un oggetto ma una persona.
Briseide è una figura che accomuna tutte le donne dell’Iliade . Le sue esperienze di vita sintetizzano i sentimenti del mondo femminile omerico in cui prevale il profondo dolore della separazione . Grazie proprio alla sua partecipazione nell’Iliade possiamo dedurre che le schiave di ieri erano considerate un oggetto , un dono da usare considerato come “segno d’onore ” e oggetto di contesa .
ILIADE I, vv . 389-392 τὴν μὲν γὰρ σὺν νηῒ θοῇ ἑλίκωπες Ἀχαιοὶ ἐς Χρύσην πέμπουσιν, ἄγουσι δὲ δῶρα ἄνακτι· τὴν δὲ νέον κλισίηθεν ἔβαν κήρυκες ἄγοντες κούρην Βρισῆος τήν μοι δόσαν υἷες Ἀχαιῶν. su una nave veloce gli Achei dal vivido sguardo accompagnano la fanciulla nella città di Crisa , portano doni al Dio; ma l’altra sono venuti or ora gli araldi in tenda a portarla via: è la giovane figlia di Briseo , a me l’assegnarono in premio gli Achei.
ILIADE II, vv . 686-694 ἀλλ' οἵ γ' οὐ πολέμοιο δυσηχέος ἐμνώοντο· οὐ γὰρ ἔην ὅς τίς σφιν ἐπὶ στίχας ἡγήσαιτο· κεῖτο γὰρ ἐν νήεσσι ποδάρκης δῖος Ἀχιλλεὺς κούρης χωόμενος Βρισηΐδος ἠϋκόμοιο, τὴν ἐκ Λυρνησσοῦ ἐξείλετο πολλὰ μογήσας Λυρνησσὸν διαπορθήσας καὶ τείχεα Θήβης, κὰδ δὲ Μύνητ' ἔβαλεν καὶ Ἐπίστροφον ἐγχεσιμώρους, υἱέας Εὐηνοῖο Σεληπιάδαο ἄνακτος· τῆς ὅ γε κεῖτ' ἀχέων, τάχα δ' ἀνστήσεσθαι ἔμελλεν. Ma ora essi non pensavano più alla guerra crudele: non vi era chi li guidasse in fila sul campo. Il divino Achille dal piede veloce se ne stava presso le sue navi, in collera per Briseide , la fanciulla dalla bella chioma. L’aveva presa per sé a Lirnesso dopo tante fatiche dopo aver distrutto Lirnesso e le mura di Tebe; dopo aver ucciso Minete e Epistrofo , gloriosi guerrieri, figli di Eveno , il sovrano figlio di Selepio ; Per lei se ne stava là tutto afflitto: ma ben presto doveva scuotersi
Iliade XIX, 282- 302 L’unico momento in cui la bella Briseide prende la parola. Βρισηῒς δ' ἄρ' ἔπειτ' ἰκέλη χρυσέῃ Ἀφροδίτῃ ὡς ἴδε Πάτροκλον δεδαϊγμένον ὀξέϊ χαλκῷ, ἀμφ' αὐτῷ χυμένη λίγ' ἐκώκυε, χερσὶ δ' ἄμυσσ στήθεά τ' ἠδ' ἁπαλὴν δειρὴν ἰδὲ καλὰ πρόσωπα. εἶπε δ' ἄρα κλαίουσα γυνὴ ἐϊκυῖα θεῇσι· Πάτροκλέ μοι δειλῇ πλεῖστον κεχαρισμένε θυμῷ ζωὸν μέν σε ἔλειπον ἐγὼ κλισίηθεν ἰοῦσα, νῦν δέ σε τεθνηῶτα κιχάνομαι ὄρχαμε λαῶν ἂψ ἀνιοῦσ'· ὥς μοι δέχεται κακὸν ἐκ κακοῦ αἰεί. Allora Briseide , simile all’aurea Afrodite, appena vide Patroclo trafitto dal bronzo affilato si abbandonò su di lui singhiozzando forte: con le mani si graffiava il bel volto, il collo tenero e il petto. La donna simile alle Dee diceva, piangendo: “Patroclo, Povera me, mi eri tanto caro! Ti ho lasciato vivo, andando via da questa tenda e ora ti trovo morto, condottiero di eserciti, al mio ritorno. Come sempre per me una disgrazia viene dietro l’altra.
ἄνδρα μὲν ᾧ ἔδοσάν με πατὴρ καὶ πότνια μήτηρ εἶδον πρὸ πτόλιος δεδαϊγμένον ὀξέϊ χαλκῷ, τρεῖς τε κασιγνήτους, τούς μοι μία γείνατο μήτηρ, κηδείους, οἳ πάντες ὀλέθριον ἦμαρ ἐπέσπον. οὐδὲ μὲν οὐδέ μ' ἔασκες, ὅτ' ἄνδρ' ἐμὸν ὠκὺς Ἀχιλλεὺς ἔκτεινεν, πέρσεν δὲ πόλιν θείοιο Μύνητος, κλαίειν, ἀλλά μ' ἔφασκες Ἀχιλλῆος θείοιο κουριδίην ἄλοχον θήσειν, ἄξειν τ' ἐνὶ νηυσὶν ἐς Φθίην, δαίσειν δὲ γάμον μετὰ Μυρμιδόνεσσι. τώ σ' ἄμοτον κλαίω τεθνηότα μείλιχον αἰεί. Il marito che mi avevano dato il padre e la madre l’ho visto davanti alle mura trafitto dal bronzo spietato; così i tre fratelli, nati dalla mia stessa madre (li amavo moltissimo), hanno trovato tutti la morte. Ma tu, neppure il giorno che Achille aveva ucciso il mio sposo e distrutto la città del divino Minete volevi che io piangessi; mi dicevi che mi avresti fatta sposa legittima di Achille divino, mi avresti portata a Ftia con le navi, avresti fatto celebrare le nozze tra i Mirmidoni. Per tutto questo ti piango qui morto, senza darmi pace: eri così buono”.
Ὣς ἔφ ατο κλαίουσ', ἐπὶ δὲ στενάχοντο γυναῖκες Πάτροκλον π ρόφ ασιν, σφῶν δ' αὐτῶν κήδε' ἑκάστη. Così diceva piangendo: le rispondevano con i loro gemiti le altre donne, per Patroclo (come dicevano), ma anche per la propria infelicità
Anche se la condizione di schiavitù delle donne può sembrare una cosa appartenente al passato e ormai lontana dalla realtà in cui viviamo , purtroppo anche oggi molte donne provenienti da paesi poveri si ritrovano ad essere schiave . La tratta a sfondo sessuale implica l’induzione di migranti in atti sessuali come condizione necessaria per effettuare il loro viaggio verso la speranza di un futuro migliore , sfruttando la coercizione , la minaccia e l’usura intervenuta con i debiti contratti per pagare i trafficanti . Tutto ciò in uno scenario economico di crisi diffusa che ha favorito un aumento del business mondiale dello sfruttamento schiavistico in mano a organizzazioni illegali . In Italia la prostituzione ha un giro d’affari con cifre altissime sia in termine di denaro sia di numero di giovani donne vittime di tratta , prostituzione coatta e violenza .
Ancora oggi , purtroppo , rimane presente la mercificazione del corpo femminile , anche se ormai condannato anche in termini di legge . Nonostante le battaglie , le morti di donne che hanno lottato duramente non per la vittoria del proprio genere sull’altro , ma per l’eguaglianza , rimane comunque un amaro allaccio con un lontano passato . Nonostante numerose lotte di ribellione da parte delle donne , in molti paesi è rimasta ancora una ancestrale mentalità che le costringe a vivere particolari funzioni all’interno della società . La funzione più comune per le donne era quella domestica; esse avevano il compito del mantenimento dei figli e della casa ed erano soggette alla podestà del padre per poi passare alla podestà del marito . Questa situazione è ancora presente nella nostra società e in modo particolare nei paesi in via di sviluppo , dove la donna vive di fatto una pensante condizione di sottomissione .
L’articolo trentasette della costituzione Italiana dichiara : “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione(...)” La disparità di genere costituisce un grande problema per lo sviluppo sostenibile, la crescita economica e la lotta contro la povertà. L’agenda 2030 comprende 15 obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2030. L’obiettivo numero cinque tende a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne. Quindi a ottenere la parità di sessi e l’eliminazione di qualunque forma di violenza nei confronti delle donne Il 17 luglio 2019 fu approvato definitivamente dal Senato con 197 voti a favore, 47 astensioni e nessun voto contrario il cosiddetto Codice Rosso. La legge deve il suo nome alla misura che prevede l'introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza contro donne o minori, come avviene nei pronto soccorso per i pazienti che necessitano di un intervento immediato. Grazie a questa legge, sono stati inseriti nel codice penale 4 tipi di reato: Il revenge porn , il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, il reato di costrizione o induzione al matrimonio e la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
Il reveng porn è la pratica di diffondere dei contenuti intimi di una ragazza attraverso i social e la maggior parte delle volte quest’ultima non ha il coraggio di denunciare l’abuso di cui è vittima. Ma i social possono essere il mezzo per altri abusi Ad esempio lo slut shaming che consiste nell’accusare una donna di avere dei comportamenti e un abbigliamento troppo provocanti: se questa cosa porta allo stupro, secondo la mentalità comune significa che la ragazza “se l’è cercata”. Allora scatta il victim blaming che consiste nel colpevolizzare la vittima. Tutti conosciamo lo stalking, la violenza fisica, il femminicidio, ma in pochi conoscono forme più ostiche di violenza che vengono quasi ritenute banali. Ma non si considerano i traumi e le ferite che lasciano. Degli esempi possono essere la violenza psicologica, i ricatti morali, lo slut shaming cioè insultare, deridere e far sentire colpevole una donna per dei comportamenti sessuali non ritenuti tradizionalmente adeguati. La cosa davvero triste è che a usare questa violenza non sono solo i ragazzi, ma anche le ragazze che invece di aiutarsi e sostenersi fra di loro sono le prime a insultare pur di sentirsi più a loro agio con se stesse.
Purtroppo alcune ragazze sono più deboli e per via delle minacce si tengono tutto dentro senza poter parlare con nessuno, senza potersi sfogare e allora sono lì chiuse nel silenzio quando forse invece vorrebbero urlare al mondo, stanno là a vedere la loro vita bruciarsi per colpa di qualcuno che non l'amava e rispettava veramente in modo sano. Stanno lì sperando che qualcuno se ne accorga prima che sia troppo tardi forse con il rimpianto di non essersene accorte loro stesse ancor prima. Sta a noi scegliere cosa fare mettendo tutte le nostre forze per un mondo migliore, sia per noi sia per portare giustizia a tutte le donne e a tutte quelle che ad oggi, per queste ragioni, non ci sono più. Tutte quelle donne che sono andate via lasciando un vuoto sulla Terra e che, anche se da lassù, meritano di vedere un cambiamento e un posto migliore. Perché purtroppo nella società di oggi tutti i bambini e gli adolescenti crescono con pregiudizi e distinzioni. Invece i ragazzi dovrebbero cercare di costruire una società libera e soprattutto di persone uguali, in modo da far crescere meglio le altre generazioni.
Il ruolo che ciascun individuo svolge nella società è ancora influenzato dall'appartenenza al genere maschile o femminile. Fin dalle prime fasi della vita i bambini sono esposti alle influenze sociali di genere. Già all’interno della propria famiglia i bambini incominciano a strutturare la loro vita in obbedienza a stereotipi sessuali. Ad aumentare la sintonia con il genere di appartenenza interviene l’incontro con la società che distingue attività maschili da quelle femminili. Durante l’adolescenza giocano un ruolo fondamentale i social media che creano negli individui una vera e propria seconda esistenza totalmente assoggettata agli stereotipi che la società propina.
E mi dispero guardando fuori dalla finestra e vedendo un mondo dove per una qualsiasi cosa devi essere giudicato o disprezzato, ma nel cuor mio so che noi giovani, la nuova generazione, possa cambiare in meglio questo mondo, che sennò sarebbe destinato a un collasso, uno strumento importantissimo come dicevo prima è la scuola, che dev’essere capace a insegnare il rispetto verso tutti. La mentalità e le idee vengono influenzate soprattutto dalla propria famiglia, infatti se i genitori trattano la femmina come quella che deve apparecchiare, sistemare, cucinare, essere sempre graziosa e femminile, mentre al ragazzo viene permesso di fare ciò che vuole, senza insegnarli il rispetto, le cose non potranno mai cambiare veramente in quanto è ovvio che i figli prendono ispirazione dai genitori. Per questo anche a scuola bisogna affrontare questi argomenti, dato che non sempre le famiglie lo fanno correttamente, ormai è il momento di una svolta netta, ci vuole una società che porti avanti l’uguaglianza di genere, noi dobbiamo e possiamo essere una società migliore di quelle passate.
Nelle scuole si affronta molto il problema riguardante la violenza sulle donne e la discriminazione di genere, infatti noi giovani sia ragazzi ,ma soprattutto ragazze, percepiamo la violenza e la discriminazione di genere come un’urgenza su cui intervenire. La scuola può avere un ruolo fondamentale nella lotta contro tutte le forme di violenza contro le donne e nella loro emancipazione all’interno della nostra società, anche parlarne e confrontarsi in classe può essere un modo per contribuire al cambiamento. Solo la scuola, oggi, può davvero cambiare la mentalità di questa società retrograda, che non accetta la figura femminile integrata nel mondo lavorativo ed istituzionale. Gli unici che davvero, però, possono cambiare questo disastro, ereditato dai nostri antenati, siamo noi, “la beata gioventù”, che, quando vuole, sa come far sentire la propria voce. Questo mondo, con i suoi tanti difetti e con i suoi pochi pregi, deve cambiare nel progresso. Perché per il momento il progresso non c’è, ma fingiamo solamente che ci sia.
GLI ALUNNI DELLA IV N DEL LICEO CLASSICO MARIO CUTELLI DI CATANIA BENEDETTA ALETTA LORENZA BONVEGNA CARPINELLI AGATA FABIO D’ANTONE GRETA FALLICA MARIA FARO GIORGIA GISABELLA NICOLO’ GRASSO CHIARA LA TORRE GIULIA PAVONE GIORGIA PECORINA SILVIO PELLEGRINO EMANUELE PINO PAOLA ROBOAZZO GIULIANA ROMANO GIORGIO RUSSO ALICE SCIUTO GIANMARIA STIVALA FRANCESCA ZAPPALA’ MATTEO ZUCCARELLO