danaro, com'era solito in simili frangenti di fare), ma l'esarco
Romano non gliel voleva permettere: del che si duol egli forte
coll'arcivescovo suddetto. E tanto più, perchè essendo stato
rinforzato Ariolfo dalle soldatesche di due altri condottieri di armi,
Autari e Nordolfo, difficilmente volea più dar orecchio a trattati di
pace. Pertanto il prega che se ha luogo di parlar di tali affari con sì
strambo ministro, cerchi di condurlo alla pace, con ricordargli
specialmente che s'era levato di Roma il nerbo maggiore delle
milizie, per sostenere l'occupata Perugia, come egli deplora altrove
[Gregorius M., lib. 5, ep. 40.], nè vi era restata altra guarnigione che il
reggimento teodosiano, così appellato da Teodosio Augusto, figliuolo
di Maurizio imperadore, il quale ancora, per essere privo delle sue
paghe, stentava ad accomodarsi alla guardia delle mura. Aggiugne
che anche Arichi, ossia Arigiso duca di Benevento, il quale era
succeduto a Zottone primo duca di quella contrada, instigato da
Ariolfo, rotte le capitolazioni precedenti, avea mosse le sue armi
contra de' Napoletani, e minacciava quella città.
Non si doveano credere i Longobardi obbligati ad alcun trattato
precedente, da che l'esarco sotto la buona fede aveva occupato ad
essi Perugia con altre città. Paolo Diacono [Paulus Diaconus, lib. 4, cap.
19.] parla della morte di Zottone suddetto dopo venti anni di ducato,
con dire che in suo luogo succedette Arigiso, mandato colà dal re
Agilolfo, e per conseguente o in questo o nel precedente anno, con
intendersi da ciò che il ducato beneventano dovette aver principio
circa l'anno 571, come pensò il padre Antonio Caracciolo. Era Arigiso
nato nel Friuli, avea servito d'ajo a' figliuoli di Gisolfo duca del Friuli,
ed era parente del medesimo Gisolfo. Risulta poi dalla suddetta
lettera di san Gregorio all'arcivescovo di Ravenna, che la città di Fano
era posseduta allora dai Longobardi, e vi si trovavano molti fatti
schiavi, per la liberazion de' quali aveva il caritativo papa voluto
inviare nel precedente anno una persona con danaro; ma questa
non si era arrischiata di passare pel ducato di Spoleti, che divideva
Roma da quella città ed era sotto il dominio de' Longobardi. Tuttavia
non lasciò Fortunato, vescovo d'essa città, di riscattarli, con
aggravarsi di molti debiti per questa santa azione [Greg. Magnus, lib. 7,