Lido veramente incantevole, che tutti conoscete, o di veduta, o per
fama. Eppure, vedete, doveva essere allora due cotanti più bello, con
quella sua fila di ricche e popolose città, con tutti que' boschi che la
reverenza umana consacrava agli Dei. Oggi parecchie di quelle città
sono cadute in rovina e non offrono allo sguardo del viaggiatore che
umili borgate di pescatori; intorno ai santuari sparsi per le colline, i
boschi sono scomparsi, e quelle care divinità che li abitavano, o sono
andate in frantumi, o hanno presa la via del Museo Nazionale. Ma
allora!... Da capo Miseno fino al promontorio di Posilipo (in greco:
cessa dolori), era una lunga e gaia sequela di città e di ville
sontuose, frastagliate qua e là da corsi d'acqua e da sproni di colline
digradanti sul mare; Miseno, sacro alla memoria del trombettiere di
Enea, la ridente Baia, e la vecchia Cuma, con le sue torri che
facevano fronte a due mari, e coi suoi tre laghi, l'Acheronte, l'Averno
e il Lucrino, in mezzo alle cui tacite ombre gli antichi avevano
collocati i regni della morte, l'Erebo e l'Eliso, dove, udita la fatidica
Sibilla, discese il fuggiasco di Troia a visitare gli estinti e i non nati.
Colà si davano mano la mitologia e la storia. Quello era il mare
solcato per la prima volta dai Pelasgi, quelli i lidi visitati dagli
Argonauti, da Ulisse e dal figliuolo d'Anchise. Il genio d'Omero e
quello di Virgilio vi si aggirano ancora. Le isole delle Sirene, Palinuro,
vi ricordano a un tempo l'Odissea e l'Eneide.
Andiamo più oltre verso levante; ecco Dicearchia, o Puteoli, col suo
tempio famoso di Giove Serapide e coi campi flegrèi alle spalle. Più
oltre ancora è Posilipo, con la famosa villa di Vadio Pollione, giù di
Licinio Lucullo, Posilipo, grazioso promontorio con due grotte scavate
nei fianchi, una delle quali, ingrandita via via, si chiamerà per un
pezzo la cripta neapolitana. Giriamo la punta; ecco un golfo cinque o
sei volte più grande, con le due città sorelle di Palepoli e di Neapoli,
succedute alla gloria della vecchia Partenope, fenicia sirena con
nome greco. Avanti ancora; ecco le città di Ercolano e Pompei,
distese ai piedi del dormente Vesuvio, nel cui cratere selvoso si
cacciava il cinghiale. Più lunge è Stabia, dove il lido s'incurva, con la
bella Surrento, e il promontorio di Minerva, da cui sembra essersi
spiccata l'incantevole isola di Capri, già famosa per le sue uve, ma