raccolti intristiscono; sono miglia e miglia di quel tetro viluppo di fili
e di pali che dànno un'impressione di vigneti sterili.
Noi attacchiamo le colline di Santa Maria e di Santa Lucia da
ponente, e la città da settentrione. La nostra fronte scende dal Mrzli
alle pendici del Vodil e attraversa la valle. Il ponte di San Daniele, di
fronte all'abitato, è nostro. È un magnifico ponte nuovo, di cemento
armato. Gli austriaci speravano forse di difenderlo, e non lo hanno
distrutto. Ma su tutta la lunghezza del ponte avevano ammassato
ostacoli di ogni sorta, chevaux de Frise, reticolati, sbarre di ferro, un
intreccio fitto al di là del quale si appostavano delle mitragliatrici.
Durante il giorno, per qualche tempo, la nostra artiglieria da
campagna tirava sulle difese del ponte per spezzarle, e alla notte,
sotto a raffiche di piombo, dei pionieri eroici strisciavano fra i due
parapetti per far saltare i rottami e sgombrare la strada.
Li conduceva un ufficiale del genio, professore di Università prima
della guerra. Partiva calmo, sereno, come quando s'incamminava
verso la lezione con dei libri sotto al braccio. Dove nessuno osava
andare, dove la morte pareva certa, andava lui solo. Alla notte lui
era sul ponte, strisciando, avanzando centimetro per centimetro,
sospingendo avanti a sè un tubo di esplosivo. L'ultima volta, quando
la strada era quasi tutta aperta, non è tornato indietro. Una palla lo
aveva fulminato.
Ora sul ponte si vedono oscuri barricamenti di sacchi che proteggono
il passaggio, e in fondo, al di là, una breve trincea si profila. È
l'attacco che sbocca, ancora piccolo, ancora incerto, una testa di
ponte minuscola e ardita che si affaccia.
Al nord della città, vicino quasi alle ultime case, si solleva in vedetta,
isolata, una strana montagna, alta, regolare come una montagnola
da giardino pubblico, aguzza, coperta tutta da un bosco, un immane
cono di verdura, e che non ha un nome. La chiamano con la cifra
della sua altitudine: Quota 428. Gli austriaci hanno costruito in
cemento, sulla sua vetta, una torre osservatorio, fatta a colonne per