“Allo scopo di mantenere la pace egli aveva cercato, dal trattato di
Versailles in poi, di rimanere in buoni termini con la Francia, di non
ostacolarla nella sua politica di espansione in Tunisia, in Cina, nel
Madagascar e sulla costa occidentale d'Africa. Le dava così qualche
indennizzo, qualche soddisfazione d'amor proprio; ma le aveva
anche fatto comprendere chiaramente che doveva rinunziare per
sempre all'Alsazia. Seguendo lo stesso ordine di idee, egli era
divenuto in certo modo, specialmente in Egitto, l'ausiliario degli
interessi francesi. Ma i suoi sforzi erano stati sterili. La sua assiduità,
la sua quasi servilità nel corso degli ultimi quindici anni, era stata
una delusione. La Francia, nelle sue grandi correnti d'opinione
pubblica, pensa sempre alla rivincita, e se la prende con tutti coloro
che non partecipano ai suoi rancori. Essa ne ha data l'ultima prova
nell'affare delle Caroline. Le recenti elezioni generali avranno,
d'altronde, come risultato la tendenza del suo governo verso il
radicalismo. E in tali circostanze il Cancelliere riconosceva
l'accresciuta importanza dell'accordo fra i tre Imperi e l'Italia. Egli
aveva destinato allora all'ambasciata di Londra il conte di Hatzfeldt,
che sarebbe riuscito meglio del Münster a stabilire anche un
ravvicinamento con l'Inghilterra„.
Il ministro Robilant, deciso a non prendere l'iniziativa dei negoziati,
fu contento dell'accoglienza fatta dal Principe al concetto che il
nuovo trattato dovesse dare soddisfazione alle legittime e modeste
esigenze dell'Italia, ed attese. Finalmente, in ottobre 1886, il principe
di Bismarck fece il primo passo, dichiarandosi pronto ad aprire le
trattative tanto a Roma che a Vienna. Il Robilant dapprima nicchiò,
dichiarando che con o senza alleanza, l'Italia avrebbe proceduto
d'accordo con la Germania e con l'Austria-Ungheria; poi disse che
l'opinione pubblica italiana non vedeva i benefici dell'alleanza, che gli
alleati non avevano mai dato all'Italia una prova di fiducia completa,
che Bismarck non trovava mai tempo per conferire personalmente
con l'ambasciatore d'Italia. Queste lagnanze e la riluttanza, più
apparente che reale, a rinnovare il trattato, fecero il loro effetto. In
realtà, grave impressione avrebbe prodotto la cessazione