delle dogane, appaltati a diverse compagnie, interponevano un
contratto fra i bisogni del popolo e la paterna clemenza del sovrano:
le scienze, le nobili arti, quello spirito d'impegnata ricerca della
verità, che sa tentar la natura dubitando delle opinioni e separare le
cose certe dalle probabili, non erano certamente festeggiati: uno
studio di parole, una servile venerazione o imitazione, erano lo scopo
che si poneva davanti alla docile gioventù, e così gradatamente, un
ostinato spirito, nemico d'ogni felice slancio verso del bene, teneva
in ceppi le arti tutte subalterne e meccaniche; e, dimentichi di noi
stessi, sembravamo piuttosto destinati a servire noi pure di mezzo e
di continuo fra le generazioni passate e le a venire, anzi che una
generazione avente diritto e ragione alla gloria di migliorare il
deposito delle umane cognizioni».
Questa serie di antichi disordini, che mantenevano i popoli
nell'abbiezione, senza che quasi in quelli ne ravvisassero te cause,
perchè vi si erano abituati fin dalla nascita, fu lo scopo cui Verri
diresse la maggior contenzione dei suoi studii. Non omise fatica
onde, colla scorta della storia e spogliando i farraginosi documenti
delle diverse amministrazioni, svolgere le vere cause che avevano
potuto ridurre a tanto squallore un paese sì fertile, e altre volte sì
ricco e potente. Frutto di queste faticose ricerche fu quella selva di
squisita erudizione, la quale, dopo di averne egli usato in tante sue
opere per più di trenta anni successivi, era ancor lungi dall'essere
esausta.
Per comunicare l'espansione di questo suo zelo, trovò egli un
compagno degno di lui e non men caldo di amor patrio, nella
persona del marchese Cesare Beccaria. La costanza e la sincerità
della loro amicizia fu ammirabile. Avidi entrambi di gloria senza
rivalità, reciprocamente confidenti senza arroganza, appassionati per
gli studii utili senza presunzione, percorsero la stessa carriera di
studii e di cariche, e si mantennero amici fino alla morte. Nè solo
sinceramente si compiacevano dei loro vicendevoli progressi; ma
come il genio profondissimo di Beccaria, quasi compresso dallo stato
d'indolenza cui era portato dalla sua fisica costituzione, avea bisogno
per esercitarsi di chi, al pari di un ostetricante, ne sollecitasse lo