I QUADERNI DELL'ISEA - ALBERI - IL CASTAGNO.pptx

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Una panoramica sull'albero di castagno. Lavoro associativo della serie I Quaderni dell'ISEA.


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I QUADERNI DELL’ISEA ALBERI IL CASTAGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 1

IL CASTAGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 2 Il castagno europeo (Castanea sativa), in Italia più comunemente chiamato castagno, è un albero appartenente alla famiglia  Fagaceae . Negli ultimi decenni è stato sovente introdotto, per motivi fitopatologici, il castagno giapponese (Castanea crenata). Le popolazioni presenti in Europa sono perciò principalmente riconducibili a semenzali di castagno europeo o a castagni europei innestati sul giapponese o a ibridi delle due specie.

IL CASTAGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 3

IL CASTAGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 4 Il castagno è una delle più importanti essenze forestali dell'Europa meridionale, in quanto ha riscosso, fin dall'antichità, l'interesse dell'uomo per i molteplici utilizzi. Oltre all'interesse intrinseco sotto l'aspetto ecologico, questa specie è stata largamente coltivata, fino ad estenderne l'areale, per la produzione del legname e del frutto. Quest'ultimo, in passato, ha rappresentato un'importante risorsa alimentare per le popolazioni rurali degli ambienti forestali montani e, nelle zone più fresche prealpine, d'alta collina, in quanto erano utilizzate soprattutto per la produzione di farina di castagne.

IL CASTAGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 5 L'importanza economica del castagno ha attualmente subito un drastico ridimensionamento: la coltura da frutto è oggi limitata alle  cultivar  di particolare pregio e anche la produzione del legname da opera si è marcatamente ridotta. Del tutto marginale, infine, è l'utilizzo delle castagne per la produzione della farina, che ha un impiego secondario nell'industria dolciaria.

IL CASTAGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 6 In  agronomia  una  cultivar  (abbreviato in cv.) è una  varietà  di  pianta   coltivata , ottenuta con il  miglioramento genetico , che riassume un insieme di specifici caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e merceologici di particolare interesse e trasmissibili con la propagazione, sia per seme sia per parti di pianta. Da un punto di vista pratico, la cultivar sarebbe analoga alla  razza  di una specie animale realizzata con la domesticazione e la selezione. La cultivar s'identifica perciò in un particolare  genotipo , isolato artificialmente con la  selezione massale  o la  selezione individuale , i cui caratteri sono fissati e ripetibili con la  propagazione gamica  per almeno 3-4 generazioni. Nella  sistematica , la cultivar rappresenta una suddivisione minore della  sottospecie  al pari della  varietà , termine che di solito si riferisce alle razze prodottesi spontaneamente in natura.

IL CASTAGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 7 Si ritiene che buona parte delle superfici forestali a castagno siano derivate da una rinaturalizzazione di antiche coltivazioni abbandonate nel tempo, mentre la coltivazione si è ridotta alle stazioni più favorevoli, dove è possibile ottenere le migliori caratteristiche merceologiche del cacumi, in particolare il legname.

DESCRIZIONE BOTANICA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 8 Il castagno è una pianta arborea, con chioma espansa e rotondeggiante ed altezza variabile, dai 10 ai 30 metri. il castagno è una specie eliofila, caducifoglie e latifoglie. I castagni sono alberi molto longevi, possono diventare plurimillenari. La fioritura avviene a giugno e la fruttificazione a settembre-ottobre a seconda delle varietà.

DESCRIZIONE BOTANICA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 9 In condizioni normali sviluppa un grosso fusto colonnare, con corteccia liscia, lucida, di colore grigio-brunastro. La corteccia dei rami è di colore bianco ed è cosparsa di lenticelle trasverse. Con il passare degli anni, generalmente dai quarant'anni in poi, la corteccia inizia a fessurarsi longitudinalmente a partire dal colletto.

DESCRIZIONE BOTANICA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 10 Le foglie sono alterne, provviste di un breve picciolo e, alla base di questo, di due stipole oblunghe. La lamina è grande, lunga anche fino a 20-22 cm e larga fino a 10 cm, di forma lanceolata, acuminata all'apice e seghettata nel margine, con denti acuti e regolarmente dislocati. Le foglie giovani sono tomentose, ma a sviluppo completo sono glabre, lucide e di consistenza coriacea.

DESCRIZIONE BOTANICA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 11 I fiori sono unisessuali, presenti sulla stessa pianta. I fiori maschili sono riuniti in piccoli glomeruli a loro volta formanti amenti eretti, lunghi 5–15 cm, emessi all'ascella delle foglie. Ogni fiore è di colore biancastro, provvisto di un perigonio suddiviso in 6 lobi e un androceo di 6-15 stami. I fiori femminili sono isolati o riuniti in gruppi di 2-3. Ogni gruppo è avvolto da un involucro di brattee detto  cupola .

DESCRIZIONE BOTANICA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 12 Il frutto è un achenio, comunemente chiamato  castagna , con pericarpo di consistenza cuoiosa e di colore marrone, glabro e lucido all'esterno, tomentoso all'interno. La forma è più o meno globosa, con un lato appiattito, detto  pancia , e uno convesso, detto  dorso . Il polo apicale termina in un piccolo prolungamento frangiato, detto  torcia , mentre il polo prossimale, detto  ilo , si presenta leggermente appiattito e di colore grigiastro. Questa zona di colore chiaro è comunemente detta  cicatrice . Sul dorso sono presenti striature più o meno marcate, in particolare nelle varietà del gruppo dei marroni. Questi elementi morfologici sono importanti ai fini del riconoscimento varietale.

DESCRIZIONE BOTANICA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 13 Gli acheni sono racchiusi, in numero di 1-3, all'interno di un involucro spinoso, comunemente chiamato  riccio , derivato dall'accrescimento della cupola. A maturità, il riccio si apre dividendosi in quattro valve. Il seme è ricco di amido.

ESIGENZE E ADATTAMENTO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 14 Il castagno è una specie  mesofila  e moderatamente esigente in umidità. Sopporta abbastanza bene i freddi invernali, subendo danni solo a temperature inferiori a -25 °C, ma diventa esigente durante la stagione vegetativa. Per questo motivo il castagno ha una ripresa vegetativa tardiva, con schiusura delle  gemme  in tarda primavera e fioritura all'inizio dell'estate.

ESIGENZE E ADATTAMENTO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 15 Al fine di completare il ciclo di fruttificazione, la buona stagione deve durare quasi 4 mesi. In generale tali condizioni si verificano nel piano montano (600–1300 m) delle regioni mediterranee o in alta collina più a nord. In condizioni di umidità favorevoli può essere coltivato anche nelle stazioni fresche del  Lauretum , spingendosi perciò a quote più basse.

ESIGENZE E ADATTAMENTO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 16 Condizioni di moderata siccità estiva determinano un rallentamento dell'attività vegetativa nel mezzo della stagione e una fruttificazione irregolare. Le nebbie persistenti e la piovosità eccessiva nei mesi di giugno e luglio ostacolano l'impollinazione incidendo negativamente sulla fruttificazione. Nelle prime fasi tollera un moderato ombreggiamento, fatto, questo, che favorisce una buona rinnovazione nei boschi maturi, ma in fase di produzione manifesta una maggiore eliofilia.

ESIGENZE E ADATTAMENTO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 17 A fronte delle moderate esigenze  climatiche , il castagno presenta notevoli esigenze  pedologiche , perciò la sua distribuzione è strettamente correlata alla geologia del territorio.

ESIGENZE E ADATTAMENTO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 18 Sotto l'aspetto chimico e nutritivo, la specie predilige i terreni ben dotati di  potassio  e  fosforo  e di  humus . Le condizioni ottimali si verificano con  pH  di  terreni neutri  o moderatamente  acidi ; si adatta anche ad un'acidità più spinta, mentre rifugge in genere dai  suoli basici , in quanto il  calcare  è moderatamente tollerato solo nei climi umidi.

ESIGENZE E ADATTAMENTO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 19 Sotto l'aspetto  granulometrico  predilige i suoli sciolti o tendenzialmente sciolti, mentre non sono tollerati i suoli  argillosi  o, comunque, facilmente soggetti ai  ristagni . In generale sono preferiti i suoli derivati da rocce vulcaniche ( tufi ,  trachiti ,  andesiti , ecc.), ma vegeta bene anche nei suoli prettamente silicei derivati da  graniti ,  arenarie  quarzose, ecc., purché sufficientemente dotati di humus. I suoli calcarei sono tollerati solo nelle stazioni più settentrionali, abbastanza piovose, mentre sono mal tollerate le  marne .

DIFFUSIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 20 Il castagno vegeta in un areale circummediterraneo, ad estensione frammentata, che si estende dalla penisola iberica alle regioni del Caucaso prossime al Mar Nero. In Europa, la maggiore estensione si ha nelle regioni occidentali: è diffuso nel centro e nord del Portogallo e nelle regioni settentrionali della Spagna, in gran parte del territorio della Francia, fino ad estendersi nel sud dell'Inghilterra, nel versante tirrenico della penisola italiana e nell'arco alpino fino ad arrivare alla Slovenia e alla Croazia. Qui l'areale si interrompe per riprendere dalle regioni meridionali della Bosnia e del Montenegro ed estendersi in gran parte dei territori dell'Albania, della Macedonia e della Grecia. Infine riprende dalle regioni occidentali della Turchia, estendendosi a quelle settentrionali lungo il Mar Nero, giungendo fino al Caucaso.

DIFFUSIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 21 Diffusioni sporadiche si hanno in Germania, in Bulgaria, in Romania e nel Nordafrica, nelle regioni dell'Atlante. Nel Mediterraneo, infine, è presente in gran parte del territorio della Corsica, nelle regioni centrali della Sardegna, in Sicilia sui monti Peloritani, Nebrodi, Madonie, Iblei, Sicani ed Etna, infine, in quelle occidentali dell'isola d'Elba.

DIFFUSIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 22 In  Italia  vegeta nella  zona fitoclimatica  del  Castanetum , a cui dà il nome, estendendosi anche nelle zone più fresche del  Lauretum , per introduzione da parte dell'uomo. In genere si ritrova su quote variabili dai 200 metri s.l.m. fino agli 800 m nelle zone alpine, mentre nell'Appennino meridionale può spingersi fino ai 1000-1300 metri.

DIFFUSIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 23 La distribuzione è frammentata perché legata a particolari condizioni climatiche e geologiche. La maggiore diffusione si ha perciò in tutto il versante tirrenico della penisola, dalla  Calabria  alla  Toscana  e alla  Liguria , e nel settore occidentale dell'arco alpino piemontese. Nel versante  adriatico  e nel  Triveneto  la sua presenza è sporadica e nella  Pianura Padana  è praticamente assente.

DIFFUSIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 24 È dunque una tipica essenza degli ambienti boschivi collinari e di quelli montani di bassa quota. L'ecosistema forestale tipico del castagno è la foresta decidua temperata mesofila, dove forma associazioni in purezza o miste, affiancandosi alle  Quercus  (per lo più farnia e roverella), al frassino, al carpino nero, al noce, al nocciolo, ecc. Per le sue caratteristiche è una specie strettamente associata alla roverella, tipica mesofita della foresta mediterranea decidua.

UTILIZZO: IL FRUTTO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 25 Il frutto è utilizzato da tempi antichissimi, come si è detto, per la produzione di farina di castagne. Questo impiego ha oggi un'importanza marginale e circoscritta alla produzione di dolci tipici, come il castagnaccio e il Panmorone (dolce tipico di Campomorone). Ancora diffusa è invece la destinazione dei frutti di buon pregio al consumo diretto, concentrato nei mesi autunnali, e alla produzione industriale di confetture e marron glacé. Interesse del tutto marginale ha il possibile impiego dei frutti come alimento per gli animali domestici.

UTILIZZO: TANNINI ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 26 La corteccia e il legno del castagno sono particolarmente ricchi di tannini (circa il 7%) e possono essere impiegate per la sua estrazione, destinata alle concerie. Questa destinazione d'uso, in Italia, ha riscosso un particolare interesse nei primi decenni del XX secolo, epoca in cui l'industria del tannino nazionale faceva largo impiego del castagno, ma dopo il 1940 ha perso importanza sia per la contrazione di questo settore sia per il ricorso, come materia prima, al legno di scarto.

UTILIZZO: LEGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 27 Il legno di castagno è caratterizzato dalla formazione precoce del durame, perciò presenta un alburno sottile. Il durame è bruno, mentre l'alburno è grigio chiaro. Strutturalmente è un legno eteroxilo con porosità anulare e tende a sfaldarsi in corrispondenza degli anelli. Fra i suoi pregi si citano la durevolezza e la resistenza all'umidità, perciò si presta per l'impiego come legno strutturale; la facilità di lavorazione lo rendono adatto ad essere impiegato per la realizzazione di vari manufatti. È inoltre un legno semiduro, adatto secondariamente anche per lavori di ebanisteria.

UTILIZZO: LEGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 28 La precocità di formazione del durame rende inoltre possibile l'attuazione di turni di ceduazione relativamente brevi, naturalmente in funzione del tipo di assortimento mercantile richiesto. La densità è dell'ordine di 1 t/m³ nel legno fresco e di 0,58 t/m³ per quello stagionato. Il legno lavorato presenta tonalità variabili dal giallo al rossastro, venature sottili e una spiccata nodosità.

UTILIZZO: LEGNO ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 29 Per le sue caratteristiche tecnologiche, il castagno è stato tradizionalmente usato per molteplici impieghi e la realizzazione di travi, pali, infissi, doghe per botti, mobili e cesti oltre alla già citata estrazione del tannino. Nelle Valli del Natisone, questa pianta è utilizzata per l'armatura delle gerle nell'ambito della cesteria. Attualmente la sua destinazione principale è l'industria del mobile.

UTILIZZO: APICOLTURA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 30 L'apicoltura è un'attività accessoria che può appoggiarsi alla castanicoltura. Pur avendo impollinazione prevalentemente anemogama, i fiori maschili del castagno sono bottinati dalle api, che ne raccolgono il polline ed il nettare: perciò questa pianta è considerata mellifera. Il miele di castagno ha una colorazione variabile dall'ambra al bruno scuro, retrogusto amaro, resiste alla cristallizzazione per lungo tempo, è particolarmente ricco di fruttosio e polline.

UTILIZZO: APICOLTURA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 31 La sua produzione si localizza naturalmente nelle zone a maggiore vocazione per la castanicoltura e, principalmente, nella fascia submontana fra i 500 e i 1000 metri di altitudine, lungo l'arco alpino, in Emilia-Romagna, e sul versante tirrenico della fascia appenninica e nelle zone montane della Sicilia settentrionale.

UTILIZZO: ERBORISTERIA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 32 L'uso del castagno a scopo medicamentoso è un aspetto marginale, tuttavia questa specie è considerata pianta officinale nella farmacopea popolare: per il contenuto in tannini, la corteccia ha proprietà astringenti, impiegabile in fitocosmesi per il trattamento della pelle. Alle foglie, oltre alle proprietà astringenti, sono attribuite proprietà blandamente antisettiche e sedative della tosse. .

UTILIZZO: ERBORISTERIA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 33 Sempre nella farmacopea popolare di alcune regioni, la polpa delle castagne, cotta e setacciata, trova impiego in fitocosmesi per la preparazione di maschere facciali detergenti ed emollienti. Il Castagno dolce è anche uno dei 38 fiori di Bach, secondo cui l'essenza ricavata dai suoi fiori, associata alle qualità di robustezza e longevità della pianta, viene consigliata per superare le difficoltà d'animo e guadagnare fiducia.

NOTE DI SELVICOLTURA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 34 Innesto a spacco diametrale. A: marze; B: capitozzatura del soggetto e spacco diametrale; C: inserimento delle marze nello spacco; D: legatura; E: applicazione del mastice. Il castagneto, sia da frutto sia da legno, si governa come ceduo o come fustaia, tuttavia quest'ultimo è meno frequente.

NOTE DI SELVICOLTURA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 35 Innesto a spacco diametrale. A: marze; B: capitozzatura del soggetto e spacco diametrale; C: inserimento delle marze nello spacco; D: legatura; E: applicazione del mastice. Il castagneto, sia da frutto sia da legno, si governa come ceduo o come fustaia, tuttavia quest'ultimo è meno frequente.

PROPAGAZIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 36 La propagazione del castagno è contestualizzata alla situazione operativa. Si possono verificare i seguenti casi: Impianto di un nuovo castagneto Recupero di un vecchio castagneto Nel primo caso si ricorre alla propagazione per seme, seguita dall'innesto, che in genere si applica solo per i castagneti da frutto. Nel secondo caso si ricorre alla propagazione vegetativa con la ceduazione, sfruttando l'attitudine pollonifera del castagno, oppure alla propagazione mista, basata sulla matricinatura.

PROPAGAZIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 37 La propagazione per seme si effettua impiegando il materiale da popolazioni di selvatici. Le castagne vengono eventualmente stratificate, al fine di prevenire la pregerminazione, e seminate in primavera. La semina si effettua in vivaio, in semenzaio, in vaso o in fitocella, oppure direttamente in campo. La semina diretta offre la minore percentuale di fallanze, mentre il trapianto è aleatorio soprattutto con semina in semenzaio. Del tutto sconsigliato è il trapianto dei cosiddetti  selvaggioni , ossia dei semenzali nati dalla rinnovazione naturale estirpati dalla loro sede in quanto si ottiene una percentuale molto alta di fallanze. La semina diretta si effettua disponendo le castagne in numero di 2-3 in ogni buca. La densità di semina o di impianto, secondo la tecnica, è dell'ordine di 4-5  q  di seme ad ettaro e di 2000 piantine ad ettaro. Innesto a corona. A: marze; B: capitozzatura del soggetto e incisione corticale; C: inserimento delle marze nelle incisioni; D: legatura; E: applicazione del mastice.

PROPAGAZIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 38 L'innesto è una pratica indispensabile per il castagno da frutto, necessaria per ottenere le varietà desiderate. L'innesto si pratica sui semenzali oppure sui polloni emessi con la ceduazione. Gli innesti a marza si praticano con marze di 1-2 anni di età e si differenziano in varie tipologie in base al rapporto di età fra portinnesto e marza: sui polloni di 3-5 anni di età si effettua in genere l'innesto  a spacco diametrale , inserendo due marze agli estremi del taglio, oppure quello  a corona , inserendo 2 o 3 marze in fenditure praticate sulla corteccia del portinnesto capitozzato. Su polloni o su semenzali di 1-2 anni si pratica invece l'innesto  a spacco pieno ; in questo caso, infatti, marza e portinnesto hanno pressoché lo stesso diametro. I migliori risultati si ottengono con l'innesto a spacco pieno. L'innesto a gemma si pratica invece con la tipologia  a zufolo  o  ad anello  su semenzali o polloni di 1-2 età. Fornisce buoni risultati ma presenta più vincoli in merito al periodo utile. Innesto a zufolo o ad anello. A: marza a una gemma con anello di corteccia; B: incisioni anulari sul soggetto; C: scortecciatura del soggetto; D: applicazione della marza; E: legatura . 1

PROPAGAZIONE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 39 Gli innesti si praticano alla fine del periodo di riposo, prima della ripresa vegetativa. Per gli innesti a corona e quelli a gemma è necessario che le piante siano  in succhio . Con questo termine si indica quella fase, immediatamente precedente la ripresa vegetativa, durante la quale il cambio è già entrato in attività, favorendo il distacco della corteccia dal legno. Innesto a zufolo o ad anello. A: marza a una gemma con anello di corteccia; B: incisioni anulari sul soggetto; C: scortecciatura del soggetto; D: applicazione della marza; E: legatura . 2

GOVERNO DEI CASTAGNETI ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 40 Il ceduo è attualmente la forma più comune di governo dei castagneti. Dato lo scopo principale che aveva il ceduo di castagno, destinato alla produzione di assortimenti da trasformare in pali per l'elettrificazione e per usi agricoli, è indicato spesso con il termine di  palina di castagno . Nei nuovi impianti si avvia tagliando le piantine dopo 2 o 3 anni mentre nei vecchi castagneti abbandonati si tagliano a raso le ceppaie. In entrambi i casi vengono emessi i polloni, sui quali si praticherà l'innesto 1 o più anni dopo.

GOVERNO DEI CASTAGNETI ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 41 Il ceduo semplice si governa tagliando a raso al termine del turno tutte le ceppaie. Questa pratica è consentita negli impianti artificiali, mentre nei boschi i regolamenti ammettono la matricinatura. Nel ceduo matricinato si lasciano, ad ogni taglio, un certo numero di piante, dette  matricine , il cui compito è quello di consentire la rinnovazione. Poiché il castagno ha una buona capacità di rinnovazione l'intensità della matricinatura è inferiore a quella ordinaria, riducendosi a 40-60 matricine per ettaro. Il ceduo disetaneo è praticato tradizionalmente solo in alcune località della Sardegna, della Toscana e del Veneto.

GOVERNO DEI CASTAGNETI ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 42 La fustaia differisce dal ceduo per avere una minore densità di piante e un solo fusto per ogni ceppaia. Si ottiene per evoluzione dai cedui, prolungandone il turno e selezionando i fusti che presentano i requisiti. Rappresenta la forma tradizionale di governo dei castagneti da frutto, soprattutto nelle regioni settentrionali, mentre in molte zone dell'Italia meridionale ci si orientava verso il ceduo da frutto.

GOVERNO DEI CASTAGNETI ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 43 Le densità del castagneto, a regime, dipendono dal tipo di governo e dalle condizioni di fertilità del suolo. Nei cedui si adottano intensità molto variabili, da minimi di 2-300 ceppaie a massimi di oltre 1000 ceppaie, con riferimento all'ettaro di superficie. Nelle fustaie si hanno invece densità dell'ordine di 100-200 piante ad ettaro

GOVERNO DEI CASTAGNETI ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 44 La durata del turno dipende dall'indirizzo produttivo. Per i castagneti da frutto si adottano turni piuttosto lunghi, poiché la produzione di regime ha inizio a 30-50 anni dall'innesto. Per i castagneti da legno si adottano invece turni variabili secondo il tipo di assortimento mercantile richiesto. In passato si adottavano anche turni piuttosto brevi, dell'ordine di 6 anni. Questi erano finalizzati a fornire assortimenti per usi che oggi sono di marginale importanza, come ad esempio il legno per intrecci.

GOVERNO DEI CASTAGNETI ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 45 Gli orientamenti attuali si attestano su turni di 16-18 anni, in grado di fornire un'alta resa in assortimenti grossi e intermedi, che sono quelli richiesti dal mercato. In condizioni ottimali di fertilità, come si verifica ad esempio nei suoli di origine vulcanica e ben dotati di sostanza organica, il ceduo di castagno manifesta le migliori prestazioni produttive, con ritmi di incremento della massa legnosa paragonabili a quelli delle essenze esotiche da legno.

GOVERNO DEI CASTAGNETI ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 46 L'abbandono definitivo dei pali di castagno, ancora impiegati per le linee elettriche o telefoniche, indirizza la domanda di assortimenti mercantili verso il legname da sega, destinato all'industria del mobile. Questa evoluzione del mercato richiede assortimenti di diametro e lunghezza adeguati e nel tempo porta all'abbandono della castanicoltura da legno nelle stazioni meno fertili e ad un prolungamento del turno di ceduazione, con una durata ottimale di circa 25 anni.

VARIETA’ ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 47 Per le sue prerogative, in quanto coltivato dall'antichità e secondo consuetudini locali, il castagno vanta un vasto patrimonio genetico costituito da varietà di interesse regionale, ottenute nel corso dei tempi propagando singoli cloni; spesso tipi ascrivibili alla stessa origine genetica hanno denominazioni differenti secondo la località. Le varietà più pregiate sono quelle atte alla  canditura , usate per la produzione del  marron glacé , e sono genericamente chiamate  Marrone  associandone il nome alla località di provenienza.

VARIETA’ ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 48 Contrariamente a quanto si pensa non tutte le varietà a frutto grosso rientrano nel gruppo dei marroni. Il marrone ha infatti le seguenti caratteristiche: frutto di grossa pezzatura, in numero di uno per riccio facilità di sbucciatura del seme striatura della buccia (in rilievo) cicatrice ilare rettangolare sterilità dei fiori maschili bassa produttività

VARIETA’ ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 49 Altre varietà, non comprese nel gruppo dei marroni, sono di pezzatura grossa e adatte alla canditura: sono tali la  Montemarano  o  Castagna di Avellino , alcune varietà piemontesi ( Castagna della Madonna ,  Marrubia ), il  marroncino  di Melfi e un gruppo di varietà denominate genericamente  Garrone .

VARIETA’ ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 50 Le varietà destinate all'essiccazione o all'estrazione di farina sono di importanza marginale e da tutelare per la conservazione del germoplasma in quanto posseggono spesso particolari proprietà qualitative o fisiologiche. Fra le più famose è citata la toscana  Carpinese  o  Montanina , varietà a frutto piccolo adatta alla produzione di farina.

VARIETA’ ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 51 I tipi adatti alla castanicoltura da legno sono stati invece selezionati da vecchie varietà da farina che presentavano particolari requisiti ai fini della selvicoltura: rapido accrescimento, regolarità dei fusti, limitata emissione di rami e grandi dimensioni. Questi requisiti sono infatti finalizzati ad ottenere, in tempi relativamente brevi, assortimenti mercantili di discrete dimensioni e di buona qualità tecnologica.

LE AVVERSITA’ ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 52 Le più importanti malattie da funghi che colpiscono il castagno sono il cancro corticale del castagno e il mal dell'inchiostro. Gli insetti fitofagi più importanti sono il balanino delle castagne ( Curculio elephas ) e, fra i lepidotteri, la tignola del castagno ( Pammene fasciana ), la carpocapsa delle castagne ( Cydia splendana ) e il bombice dispari ( Lymantria dispar ). Dal 2002 è presente in Italia anche il cinipide galligeno del castagno ( Dryocosmus kuriphilus ), originario dell'Estremo oriente.

LE AVVERSITA’: PER NON DIMENTICARE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 53 Quasi un secolo fa, il castagno americano ( Castanea dentata ) era molto diffuso sui pendii delle colline degli Stati Uniti orientali. Si stima che di questo albero molto alto (spesso arriva quasi a 30 metri di altezza) e prolifico si contasse un esemplare ogni quattro alberi delle foreste degli Appalachi. La sua castagna era un alimento ampiamente consumato da molti nativi americani e dai primi coloni. Ogni albero produceva ogni anno fino a 6000 castagne, di colore marrone vellutato e dal sapore dolce. Ne era ricavata una farina usata per preparare il pane, oppure erano arrostite e aggiunte a stufati e zuppe.

LE AVVERSITA’: PER NON DIMENTICARE ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 54 Con l’arrivo del letale fungo  Cryphonectria parasitica , scoperto la prima volta presso il Bronx Zoo all’inizio del XX secolo, negli anni ‘50 questo grosso albero robusto fu quasi interamente decimato. Nel 1983 è iniziato il recupero di questa imponente bellezza della natura con la creazione della American Chestnut Foundation. La fondazione ha avviato un rigoroso progetto di riproduzione che richiederà 30-50 e, si spera, produrrà alberi resistenti al fungo.

GRAZIE PER L’ATTENZIONE ISEA ODV VOLONTARI PER PASSIONE I QUADERNI DELL’ISEA ISTITUTO DI SVILUPPO ECO AMBIENTALE ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO 55