Jacopo della Quercia

LiceoDarwinArte 863 views 50 slides Apr 24, 2012
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About This Presentation

Pizzuto-Quatrocchi
III°E
2006


Slide Content

• LA VITA
• LE OPERE

Jacopo di Pietro D'Agnolo di Guarnieri, detto Jacopo della Quercia, nacque a
Querciegrossa nei pressi di Siena tra il 1371 e il 1375 circa. Non conosciamo molto
della sua formazione, che risentì degli influssi tardo gotici della grande tradizione
dei Pisano.
La prima opera documentata dell'artista è la Madonna in trono con il bambino per il
duomo di Ferrara.
L'opera più celebre dell'artista è sicuramente la Tomba di Ilaria del Carretto che si
trova nella sagrestia del duomo di Lucca, commissionatagli da Paolo Giunigi,
signore di Lucca forse nel 1423.
Intorno al 1408 Jacopo della Quercia riceve l'incarico per la Fonte Gaia in piazza Del
Campo a Siena che porterà a termine solo nel 1419, oggi dell'opera rimangono solo
alcune parti che si trovano nella loggia superiore del Palazzo Pubblico.

Tra il 1413 e il 1422 ricevette l'incarico per l‘Altare della Famiglia Trenta in San
Frediano a Lucca .
Capolavoro dell'artista è la decorazione per il portale maggiore di San Petronio
a Bologna che gli venne commissionato nel 1425. Nelle formelle dei pilastri
rappresenta le Storie della Genesi, nella lunetta superiore la Madonna con il
Bambino, nell'architrave le Storie del Vangelo.
Sempre a Bologna eseguì il Monumento Bentivoglio che si trova nella chiesa di
San Giacomo e il Trittico con la Madonna e Santi che si trova al museo civico.
Jacopo della Quercia morì nel 1438.

La sua prima opera documentata è la Madonna del Melograno (o della Melagrana)
commessagli nel 1403 per il Duomo di Ferrara (ora nel Museo) e terminata nel 1407, che
con la Madonna Piccolomini ha tanti punti di contatto, cui si aggiunge qualche eco dei
modi del gotico internazionale assimilati durante il soggiorno dell'artista a Bologna.
Madonna della Melagrana, 1408

Nel 1406-1407 Jacopo eseguì il monumento funebre
alla giovane moglie di Paolo Guinigi, signore di
Lucca, Ilaria del Carretto, morta di parto nel 1405.
Distaccandosi dai complicati, e talvolta
macchinosi, complessi funerari del Trecento,
l'opera, che è nella Cattedrale di San Martino di
Lucca, consiste di un sarcofago dai fianchi
classicamente decorati da eroti reggifestoni, sul
cui coperchio giace l'immagine soavissima della
defunta il cui dolce abbandono è mirabilmente reso
dalla conclusa scorrevolezza delle cadenze lineari.
Tomba di Ilaria del carretto, Veduta sinistra 1408

L'ampiezza dei ritmi, con interne rispondenze,
fasciano e sigillano le esili forme del corpo appena
emergenti al di sotto della veste finemente
pieghettata e drappeggiata: a tale purezza e
delicatezza di visione plastica si accorda il volto
bellissimo racchiuso tra i perfetti, geometrici
volumi dell'ampio bavero e del cercine che fascia i
capelli.
Tomba di Ilaria del carretto, Veduta destra 1408

Una lunga e travagliata gestazione ebbe un'opera che fu tanto ammirata e famosa
da far attribuire all'artista l'appellativo, spesso citato dagli antichi scrittori, di
"Jacopo della Fonte". È la fonte per il Campo di Siena, detta, per la gioia che
procurò l'arrivo dell'acqua in quel luogo, la Fonte Gaia.
Fonte Gaia, 1409-1419

Essa gli fu allogata dal
Comune nel 1409, ma la
sua esecuzione si effettuò
prevalentemente dal 1414
al 1419, quando venne
inaugurata. Ispirandosi alla
struttura tradizionale delle
fonti pubbliche senesi del
Medioevo, e privandola
della copertura a volte e
delle sovrastrutture,
Jacopo concepì la sua a
guisa di un bacino
rettangolare circondato da
tre parti da un alto
parapetto, di cui i due lati
corti a sagoma
discendente recano a
bassorilievo la Creazione
di Adamo e la Cacciata
dall'Eden.
Fonte Gaia, 1409-1419
Bacino Rettangolare

Sui pilastri anteriori, due statue femminili rappresentanti, secondo la
tradizione, Rea Silvia e Acca Laurentia, in omaggio alle mitiche origini
romane della città.
Nel pilastro al centro,invece, vi è la Madonna col Bambino circondata
dalle allegorie delle Virtù. In tal modo la fonte si assimila ad una sorta
di grandioso altare di candidi marmi e di limpide acque mormoranti
eretto a gloria della celeste "Avvocata" dei senesi nella rosea
conchiglia del Campo.
Attualmente essa è sostituita "in situ" da una copia eseguita nel 1858
da Tito Sarrocchi e quanto resta dell'originale si conserva in una
loggia del Palazzo Pubblico.
Fonte Gaia, 1409-1419
Virtù
Madonna con Bambino

Particolare della Fonte Gaia, Madonna con il Bambino

Particolare della Fonte Gaia, Le Virtù
Particolare della Fonte Gaia, Le Virtù

La testimoniza dell'originalità e della potenza del linguaggio di Jacopo per il modo con cui
la linea, superando ogni decorativismo gotico, diviene strumento essenziale di sintesi e di
movimento nel definire con le sue grandiose cadenze i piani plasticamente animati, è la
Sapienza con quel semicerchio grandioso che disciplina la caduta dei panneggi sotto il
ginocchio, cui corrispondono i fluenti profili curvilinei della parte superiore della figura e
dello spiegato e molle abbandono del braccio destro.
Particolare della Fonte Gaia
La Sapienza, Particolare delle Virtù della Fonte Gaia,
1409-1419

La Sapienza
Particolare de La Sapienza

Il grande ritardo e la discontinuità dell'esecuzione della Fonte Gaia si debbono
probabilmente al fatto che Jacopo era occupato anche a Lucca, dove in quell'anno
gli venivano commesse le sculture per la cappella della famiglia Trenta in San
Frediano.
Sculture per la Cappella della famiglia Trenta in San Frediano, 1416-1422

La parte più importante della cappella consiste in due lastre tombali di Lorenzo
Trenta e della moglie, datate 1416. Opera di straordinaria bellezza, sobria ed
elegante. Le lastre tombali dei coniugi Trenta, Elisabetta e Lorenzo, sono posto hai
piedi dell’altare sovrastato da una pala tombale, un’altra opera di notevole spessore
all’interno della cappella, sempre di Della Quercia.
Lastre Tombali dei coniugi Trenta,1416

Lastra Tombale di Elisabetta Trenta,1416 Lastra Tombale di Lorenzo Trenta,1416
Lastre Tombali dei coniugi Trenta,1416

Vi è anche, molto importante, una pala
marmorea per l'altare datata 1421, ma
forse realizzata qualche anno prima. In
essa Jacopo riprese la struttura a
polittico creata nel settimo decennio del
Trecento da Tommaso Pisano per la
chiesa di S. Francesco a Pisa,
aggiornandola secondo il gusto gotico
"fiammeggiante", forse sull'esempio di
quella dei veneziani dalle Masegne
(1388-92) per il S. Francesco di
Bologna.
Altare con Pala Tombale, 1416-1422

Infatti sia nella Madonna al centro, sia nelle statue e nei busti dei Santi, l'irrealismo lineare
gotico giunge all'estremo nei tormentati viluppi dei panneggi, mentre nelle teste compaiono
timidi accenti classicheggianti che si ritrovano nel fiero volto romaneggiante di un
monumentale Apostolo destinato ad uno dei contrafforti esterni del Duomo di Lucca (ora
nell'interno).
Santi
Madonna
Pala Tombale, 1416-1422

Nell'ultimo decennio della sua
movimentata esistenza Jacopo attese
prevalentemente alla decorazione della
"porta magna" di S. Petronio a Bologna,
commessagli il 26 marzo 1425.
Porta
Magna,1425-1438
Storie della Genesi
Infanzia di Cristo
Sant’Ambrogio, Madonna, San Petronio,

I pilastri laterali recano rilievi con Storie della Genesi, l'architrave è
istoriato coi fatti dell'Infanzia di Cristo mentre nella sovrastante lunetta
stanno tre statue della Madonna seduta col Bambino, di San Petronio e di
Sant'Ambrogio, quest'ultima rifinita ai primi del Cinquecento, essendo
l'impresa rimasta incompiuta a causa della morte dell'artista
sopravvenuta a Siena il 21 ottobre 1438.
Storie della Genesi, Lato sinistro, 1425-1438

Nelle formelle la potenza rappresentativa si dispiega con
concisione ed essenzialità, fornendo una delle più
memorabili interpretazioni dei temi biblici ed evangelici. Vi
domina la figura umana dove il linearismo gotico si fa
costruttore di atletiche forme e le masse plastiche si dilatano
quasi ad assorbire e propagare sulle loro ondulate superfici
la luminosità atmosferica.
Particolare, Uscita dall’Arca i Noè,1425-1438
Particolare, Uccisione di Abele,1425-1438
Particolare, Caino ed Abele,1425-1438
Indietro

Ne nasce un nuovo genere di bassorilievo pittorico
del tutto diverso da quello che veniva creando il
grande contemporaneo di Jacopo, Donatello, mentre
i protagonisti della Genesi con i loro nudi possenti e
nerboruti sembrano anticipare l'eroica progenie dei
personaggi michelangioleschi: ed improntate ad una
sorta di primordiale angoscia sembrano anche le
Storie dell'architrave, nelle quali la superficie del
modellato si frange determinando veementi e
drammatiche vibrazioni di luce e d'ombra.
L’espulsione dal paradiso, 1425-1438
La Tentazione, 1425-1438
La creazione di Eva, 1425-1438
La creazione di Adamo, 1425-1438

Jacopo praticò con assiduità anche l'intaglio in legno, nel cui genere gli vengono
plausibilmente attribuite varie statue, mentre sicuramente documentata è la coppia
dell'Annunciazione eseguita nel 1421 per la Collegiata di San Gimignano.
L’Angelo e la Madonna
1421-1426
Angelo Annunciante,1421-1426
Madonna Annunciata,1421-1426

Le opere si riallacciano alla grande tradizione pisana del
Trecento: ma di fronte alla Vergine dalla sdutta figura
riassunta nel semplice ritmo lievemente curvilineo delle
pieghe della veste, l'Angelo, che arde di dolce baldanza
nel bellissimo volto di "giovane Cesare", appare di più
complessa struttura plastico-lineare.
L’Angelo Annunciante la Madonna,1421-1426

Pochi giorni prima di morire l'artista, per un altare del Duomo di Siena di cui rivestiva la
carica di Operaio, attendeva alla lunetta con la Madonna e Sant'Antonio Abate che
raccomanda il cardinale Antonio Casini che dalla collezione Ojetti è da non molto passata nel
Museo dell'Opera del Duomo di Siena.
Madonna e Sant'Antonio Abate che raccomanda il cardinale Antonio Casini, 1437-1438

Ultimo, altissimo capolavoro
del maestro che nella gravità
dei gesti con cui i
personaggi appaiono
reciprocamente legati -
mentre il Bambino benedice
il cardinale la Madonna si
volge verso un San
Sebastiano che doveva stare
nella parte sinistra della
lunetta e che oggi è
scomparso -
nell'appassionato fervore del
cardinale che genuflesso
mira con implorante
intensità la Madonna e nel
volto velato di malinconia di
questa riflette una profonda
e tormentata spiritualità.
Il Bambino benedice il Cardinale
Madonna rivolta verso San Sebastiano
(mancante)

Non è certo che a lui spetti, pur essendo
probabile, l'elegante disegno del pozzetto
nel quale, secondo alcuni, dovette
intervenire, almeno con dei suggerimenti,
il Ghioberti che nel luglio 1416 era stato
chiamato a Siena insieme con altri due
fiorentini.
Tabernacolo Marmoreo sovrastante il pozzetto,1429
Ma per il fonte, più tardi, Jacopo concepì
il tabernacolo marmoreo sovrastante il
pozzetto dove, più che la struttura
architettonica fiorentineggiante, si
impongono per la loro energia plastica
le figure dei Profeti che irrequietamente
si torcono entro le loro nicchie.

1. Acca Laurentia
2. Adamo ed Eva
3. Monumento equestre a Paolo Savelli
4. Espulsione dal Paradiso
5. La Sapienza
6. Tabernacolo
7. Il peccato dei Progenitori, incompleto
8. Il Giudizio di Salomone
9. L'Annunciata
10. L'ebbrezza di Noè
11. L'entrata nell'Arca
LE FOTO DELLE OPERE PIU’ IMPORTANTI DI
JACOPO DELLA QUERCIA
12. Rea Silvia
13. La creazione di Adamo
14. Tomba di Ilaria del Carretto
15. Zaccaria nel Tempio
16. Sant’Ansano
17. Trittico con Madonna, Bambino e Santi
18. Antonio Abate e Bartolomeo
19. San Giovanni Battista
20. Fonte Gaia

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Relazione su : Jacopo della Quercia
Realizzata e Presentata da
Andrea Pizzuto e Salvatore Quattrocchi
3^E
A.S. 2005/2006
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