Le cave di tufo il metodo di coltivazione

robertomartorana 261 views 11 slides Mar 19, 2015
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Il metodo di coltivazione L’organizzazione delle cave Di Nicolò La Porta e Maria Chiara Liberto Classe II I Liceo classico “F. Scaduto” - Bagheria

La coltivazione « in sotterraneo » Questo tipo di coltivazione venne diffusamente praticata nei secoli passati, perché i coltivatori delle pirriere intesero danneggiare il meno possibile il soprasuolo .

Le coltivazioni in sotterraneo avveniva mediante il sistema dei pilieri , ovvero, gallerie e pilastri. Ciò produceva profondi sotterranei sviluppati perpendicolarmente nelle pianure di Palermo e Bagheria.

In questo modo si individuavano e si cavavano strade migliori di calcarenite, definiti in dialetto « tizza d’u ntagghiu ».

Giuseppe Fricano , studioso flavese, ne descrive efficacemente il ciclo lavorativo e la metodologia estrattiva: « Penetrati nel sottosuolo ed identificati gli strati di calcarenite sfruttabili si procedeva alla realizzazione di un complesso di gallerie e di cavità disposte in semplice o doppio ordine sovrastante, secondo la potenza del banco di roccia da sfruttare […] Normalmente nel cavare materiale i cavatori realizzavano dei pilastri per sostenere le volte delle gallerie; quest’ultime dopo l’estrazione servivano come deposito dei detriti di lavorazione ».

La coltivazione « a cielo aperto » Successivamente fu sperimentato il metodo dello scavo a cielo aperto , meno costoso e più sicuro. Questo metodo si diffuse anche a Girgenti, Caltanissetta, Enna, Trapani e a Favignana

Come erano organizzate le cave? Il terreno su cui insisteva la cava era diviso in «campi» rettangolari che venivano poi « coltivati» . I vuoti derivanti dalla coltivazione erano riempiti con materiale di rifiuto della lavorazione del campo precedente Le fronti di taglio erano suddivise in gradini , di altezza uguale ai conci che ne sarebbero derivati. I pirriatori in piedi sui gradini «tracciavano con la mannaia parallelamente alla fronte e distante da essa tanto quanto è la larghezza del concio un primo intaglio nella roccia» .

Seguivano altri intagli «ad una distanza tra di essi eguale alla lunghezza dei conci che si vogliono ottenere. In modo che su ciascun gradino viene ad individuarsi una fila di conci che rimangono attaccati soltanto per la loro basealla roccia sottostante, dalla quale sono staccati in seguito facendoli saltare con dei cunei.

Il trasporto della pietra Afferma Francesco Cipolla : «[…] Allo scopo di cavare maggiore quantità di materiale i cavatori allungano i gradini quanto è più loro possibile. Sono perciò comuni gli strapiombi nelle pareti delle cave […] I gradini sono tagliati in direzione perpendicolare ai cosiddetti peli diretti, che spesso presentano le rocce in cui sogliono aprirsi le cave. Localmente si chiamano peli le fratture che di frequente interessano gli strati tufacei della pianura di Bagheria, di Aspra e della costa meridionale della Sicilia.»

Secondo l’analisi di Salvatore Caronia Roberti : «La pietra d’Aspra è di colore gialletto . La grana è variabile . Si cava sempre in conci dell’ altezza tra i 22 e i 25 cm. Gli spessori sono: 0, 25, 0, 32, 0, 40, 0, 52, 0, 65 e corrispondenti… Tre sono le qualità della pietra: la normale , più scadente, la qualità X , e la qualità intaglio , la migliore per compattezza e finezza. La valutazione di volume viene calcolata a palmo e a carrozzata » .

«L’abbondanza di questa pietra, il basso costo del trasporto, la speciale attrezzatura ferroviaria della contrada, le sue caratteristiche di resistenza e di coibenza, ne fanno un materiale di grande risorsa per le costruzioni di Palermo e provincia».
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