Augusto mi lasciò in gran pensiero e poco dopo l'udii cantare nella
camera attigua la sua lezione; rileggeva con una specie di puntiglio
insolito lo stesso periodo, si provava poi a ripeterlo a memoria, e
sbagliava, e si correggeva, e tornava da capo, cantando sempre:
— Il re di Persia, Dario; figlio d'Istaspe, detto anche Assuero, volle
scegliere una moglie tra le più oneste...
— Il re di Persia, Dario, figlio d'Istaspe, detto anche... detto anche...
(pausa).
— Il re di Persia, Dario, figlio d'Istaspe, detto anche Assuero, volle
scegliere una moglie fra le più oneste ed avvenenti...
Ed io, ignaro della mia sorte miseranda, mi fregavo le mani e non
pensavo nemmeno a domandarmi qual donna onesta ed avvenente
avesse poi menato in moglie quel Dario figliuolo d'Istaspe, detto
anche Assuero, che non voleva entrare in capo a mio figlio.
— Gli entrerà — pensavo. — Augusto è ostinato come suo padre:
vedrai che Dario finirà col darsi vinto, ed entrerà prigioniero con
tutto il suo seguito.
Nel seguito di Dario, per mia disgrazia, vi era della gente di cui non
udivo più parlare da un pezzo, e a me allora non poteva nemmeno
passare per il capo che fosse prudente rinfrescarmene la memoria.
Il dì dipoi, Augusto mi venne incontro con un'aria soddisfatta.
— La so tutta! — mi disse da lontano.
— Che cosa?
Incominciò addirittura:
— Il re di Persia, Dario, figlio d'Istaspe, detto anche Assuero...
Ma io aveva alle calcagna un cliente melanconico che bisognava
mandare in appello, e con tutta la buona volontà di far felice
Augusto, non gli potei dar retta.
La faccia scura del mio cliente era appena scomparsa dietro l'uscio,
quando si affacciò più sotto, nel vano, la faccetta maliziosa di mio