causa, vi ha nominato uno fra i capitani del suo esercito, e vi
conferisce il diritto di sedervi in consiglio, e quanta autorità è
addicevole ad un ufiziale scelto a comandare milizie cristiane.»
»Sig. Burley, Morton rispose, son grato, qual debbo esserlo, a questa
prova di fiducia che in me vien riposta. Niuno certamente potrebbe a
buon diritto maravigliare, se le ingiustizie cui soggiace il mio
sfortunato paese, quelle alle quali ho soggiaciuto io medesimo, mi
commovessero a prender l'armi in difesa della libertà civile e della
libertà religiosa, ma prima di accettare in mezzo a voi un comando,
desidero mi facciate conoscere alquanto meglio con quai dettami vi
comportiate.»
»Con quai dettami? E potete sol chiederlo? Non vi è noto che è
nostra mente rifabbricare il tempio, dar ricovero ai santi, annichilare
gli schiavi del peccato?»
»Permettetemi confessarlo francamente, sig. Burley: questo genere
di linguaggio, che può tanto sopra molte persone, è perduto affatto
per me: egli è bene lo sappiate, prima che segua fra noi una più
stretta alleanza.»
All'udir tal risposta il giovane ministro mandò un sospiro, che
s'accostava molto ad un gemito.
»Vedo, o signore, che non vi va a genio la mia risposta. Ma forse
ancora non l'avete bene intesa. Io rispetto la Santa Scrittura al pari
di chicchessia, ed è anzi per una conseguenza di tale rispetto, che
mentre son premuroso di conformare ad essa la mia condotta, non
credo mi aspetti il citarne i testi ad ogni momento, correndo anche
rischio di snaturarne il vero significato.»
Quel ministro di nome Efraim, parve scandalezzato grandemente
della protesta fatta da Morton, e s'apprestava a confutarla, allorchè
Burley gli tolse la parola.
»Chetatevi, Efraim, e pensate che questi è un fanciullo avvolto
ancora ne' suoi pannilini. — Ascoltami, o Morton. Ti parlerò il
linguaggio della saggezza umana, poichè non sei ancora forte
abbastanza per intendere linguaggio migliore. Quai sono i motivi, pei