Signore, non punirmi nel tuo sdegno, non castigarmi nel tuo furore.
Non sei tu, Signore, che ti fai solidale con il male, ma la malattia, il mondo...
divengono lo strumento per cui Tu, mio Dio, ti fai presente a me, all'uomo. E
l'uomo, in questa presenza, non regge, si sente incapace di difendersi di fronte
all'incommensurabilità di un Dio che si avvicina a lui.
Signore, non punirmi nel tuo sdegno, non castigarmi nel tuo furore.
Nulla di più grande: mistero di potenza e di grandezza, mistero di dolcezza e
di umiltà. Perché, Dio, non dovresti rivolgerti a noi manifestandoti grande
proprio nel farti debole, umile? La salvezza che io imploro da te, Dio, esige
che tu intervenga nella mia vita in questo aspetto di umiltà, di debolezza e di
povertà...
Se tu Signore ci salvi, come ci puoi salvare se non nella tua Croce?
Se non nell'umiltà e nella povertà tue, o mio Gesù?
Dio, tu puoi manifestarti grande in quanto mi schiacci, in quanto sei diverso
da me, ma anche in quanto Tu ti fai presente nel mio cuore e mi sollevi. Tu
entri nell'anima mia e mi liberi e mi salvi. Se l'essere infranto era già
un'esperienza divina, anche l'essere risanato può essere un'esperienza divina.
Tu, Dio, rimani lo stesso: in fondo la differenza è nell'esperienza che io posso
avere di te.
Io implora la salvezza. Nell'esperienza del dolore e della pena, io mi rivolgo a
te, Dio, per essere risanato: Pietà di me, Signore: vengo meno; risanami,
Signore: tremano le mie ossa.
Non forse anche la mia malattia, il mio dolore, la mia angoscia, la mia
disperazione sono in rapporto veramente ad un intervento divino? non hanno
un rapporto con te, mio Dio?
Viva io nell'umiltà, viva io nella sofferenza e nell'angoscia, oppure nella sanità
e nella gioia, io vivo sempre un'esperienza di Te, mio Dio. Sempre l'anima mia
vive Dio, vive un'esperienza di Dio, del suo furore o della sua salvezza.
Signore, non punirmi nel tuo sdegno, non castigarmi nel tuo furore, dice il
salmista. E dice ancora: Pietà di me, Signore: vengo meno; risanami.
Essere mortificati, uccisi, immolati, distrutti, consumati, ed essere risanati,
resuscitati, salvati, tutto dipende da te, mio Dio, tutto ha origine, principio in
te. In ogni cosa io vivo questo rapporto.
Risanami, Signore: tremano le mie ossa. Le mie ossa sono spezzate. È come
se il dolore mi avesse veramente spezzato, frantumato, ridotto al nulla. È una
nuova creazione che l'anima mia implora da te, Dio, come se tu dovessi
richiamarmi dall'abisso del nulla.
L'anima mia è tutta sconvolta, ma tu, Signore, fino a quando...? Fino a
quando, Signore, non sarai assente da me? Perché in questa angoscia Tu
stesso sei già ora presente. Fino a quando, Dio, vorrai manifestarti così, come
nemico dell'uomo, come grandezza che opprime? L'anima mia sa che Tu, Dio,
pur essendo incommensurabile con l'uomo, tuttavia vuoi essere il mio
Salvatore: e l'esperienza fondamentale di Te, Dio, non posso averla nella mia