Stragi italiane

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About This Presentation

E-Book da Wikipedia sulle stragi italiane


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Stragi Italiane
Da Wikipedia

Indice
Voci
Lista delle stragi avvenute in Italia 1
Portella della Ginestra 19
Strage di piazza Fontana 23
Strage di Piazza della Loggia 33
Strage dell'Italicus 36
Strage di Ustica 38
Strage della stazione di Bologna 57
Strage di Capaci 65
Strage di via D'Amelio 68
Strage di via dei Georgofili 72
Bomba di via Palestro 73
Strage del Cermis 74
Strage di Castelvolturno 77
Note
Fonti e autori delle voci 84
Fonti, licenze e autori delle immagini 85
Licenze della voce
Licenza 86

Lista delle stragi avvenute in Italia 1
Lista delle stragi avvenute in Italia
Col termine strage si indica un omicidio di massa spesso rivolto verso civili. Quello che segue è un elenco in ordine
cronologico di quelle che nella Storia d'Italia sono state definite stragi.
Regno d'Italia
Data Nome comune Vittime Luogo Responsabili Commenti
8 agosto
1860
Eccidio di
Bronte
dopo la strage di
16 brontesi per
mano di rivoltosi,
Bixio ordinò la
fucilazione di 5
cittadini
Bronte alcuni briganti tra i
quali Calogero
Gasparazzo
capeggiarono la rivolta
e Nino Bixio capeggiò
la repressione
Rivolta contadina repressa nel sangue dai garibaldini
agosto
1861
Massacro di
Pontelandolfo
oltre 250 morti Pontelandolfo reazionari borbonici e
colonnello Gaetano
Negri
massacri attuati nel contesto storico del conflitto che
insanguinò il sud Italia.
16-22
settembre
1866
Rivolta del 7 e
mezzo
quasi 1.300 morti
tra rivoltosi,
soldati e poliziotti
Palermo rivoltosi palermitani e
militari italiani guidati
dal generale Raffaele
Cadorna
battaglia feroce tra palermitani di vario orientamento
politico e soldati sabaudi, con bombardamento navale
della città.
8 maggio
1898
Protesta dello
stomaco
300? Milano Governo italiano,
generale Fiorenzo
Bava-Beccaris
l'esercito spara sulla folla che protesta per il forte
aumento del prezzo del pane.
4
settembre
1904
Eccidio di
Buggerru
3 Buggerru Carabinieri minatori in lotta per un aumento salariale, mentre si
trovavano dinanzi alla direzione della miniera in
sostegno della delegazione sindacale in trattativa,
viene violentemente caricata dai carabinieri: un
eccidio 3 morti e decine di feriti. La risposta del
movimento operaio a livello nazionale non si fa
attendere ed il 16. settembre si ha il primo sciopero
generale nazionale, con l’adesione di tutto il popolo
lavoratore italiano.
10
dicembre
1920
Eccidio di
Canneto
Sabino
11, tra cui 2 donne Canneto
Sabino(RI)
Reali Carabinieri I Carabinieri, si dice aizzati dagli agrari sparano sugli
scioperanti che chiedono la ridefinizione dei patti
colonici e aumento della paga giornaliera.
23 marzo
1921
Kursaal Diana 21 morti e 80
feriti
Milano militanti anarchici una banda di anarchici provocò una strage con
esplosivi.
2 agosto
1925
Strage di S.
Giovanni in
Fiore
5 morti (tra cui
donna gravida al
9° mese) e 18
feriti, alcuni molto
gravi
San Giovanni
in Fiore
(Cosenza)
Carabinieri, Milizia
fascista, Squadristi
Imponente manifestazione popolare spontanea in
piazza contro l'imposizione del dazio sul grano da
parte del commissario del governo. Le forze
dell'ordine spararono sulla folla.
12 aprile
1928
Strage di
Piazzale Giulio
Cesare
14 morti e 30
feriti
Milano ignoti Bomba esplosa prima del passaggio del corteo reale.

Lista delle stragi avvenute in Italia 2
Seconda guerra mondiale
Data Nome comune Vittime Luogo Responsabili Commenti
maggio-luglio
1943
Bombardamenti
di Foggia del
1943
quasi 20.000
cittadini foggiani
uccisi
Foggia Aviazione alleata nove bombardamenti massacrarono un terzo
dei residenti foggiani
14 luglio
1943
Massacro di
Biscari in Sicilia
76 prigionieri di
guerra tedeschi e
italiani
Biscari, oggi Acate Esercito alleato Soldati statunitensi uccidono 76 soldati
italiani e tedeschi
14 luglio
1943
Massacro di
Canicattì della
Saponeria
Narbone-Garilli
8 civili Canicattì, Agrigento Esercito alleato
Un ufficiale americano uccide dei civili
siciliani dopo che i suoi soldati si erano
rifiutati di fucilarli [1]
11 agosto
1943
Strage di
Castiglione
16 morti e 20
feriti fra i civili
Castiglione di Sicilia Esercito tedesco Prima rappresaglia nazista contro la
popolazione italiana
14 agosto
1943
Bombardamento
di Casarano
6 morti e 17 feriti
fra i civili
Casarano Aviazione inglese Si voleva colpire uno stanziamento di soldati
polacchi
7 settembre
1943
Bombardamento
di Lauria
37 morti fra i
civili
Lauria Aviazione alleata Bombardamento finalizzato alla distruzione
del comando tedesco sito nel centro della
città
9 settembre
1943-1947?
Massacri delle
foibe
15.000-27.000
cittadini italiani
Istria e Dalmazia Partigiani titoisti Pulizia etnica
11 settembre
1943
Eccidio di Nola 11 militari, 2
civili
Nola Esercito tedesco Uno dei primi episodi della resistenza
italiana, la più grave strage nazista in
Campania
12 settembre
1943
Eccidio di
Barletta
11 Guardie
Giurate,due
Netturbini
Barletta Esercito tedesco uno dei primi massacri di civili per ritorsione
19 settembre
1943
Eccidio di Boves 32 civili Boves Esercito tedesco Il primo massacro di civili durante la
Resistenza
19 settembre
1943
Eccidio
dell'Aldriga
10 militari Curtatone, Mantova Esercito tedesco Uno dei primi massacri di militari
dell'Esercito italiano dopo l' Armistizio del 8
settembre 1943
21 settembre
1943
Strage di Matera 16 civili, 6
militari
Matera Esercito tedesco Matera è la prima città del Mezzogiorno ad
insorgere contro i nazi-fascisti.
22-23
settembre
1943
Strage di Meina 16 persone Meina SS tedesche Il primo eccidio di ebrei in Italia
23 settembre
1943
Nove Martiri
Aquilani
9 Civili L'Aquila Esercito tedesco Nove giovani tutti non ancora ventenni
fuggono per sottrarsi al lavoro obbligatorio.
Catturati e fucilati.
23 settembre
1943
Torre di Palidoro 1 militare Palidoro Esercito tedesco Fucilazione del vice Brigadiere Salvo
D'Acquisto autoaccusatosi di un attentato per
salvare dalla rappresaglia dei tedeschi 22
civili
2 ottobre
1943
Strage di Acerra
(NA)
110 civili Acerra Esercito tedesco È la strage nazista più importante in
Campania (un esempio unico di resistenza
nel Sud al pari delle giornate di Napoli)

Lista delle stragi avvenute in Italia 3
5-6 ottobre
1943
Insurrezione di
Lanciano
23 civili Lanciano Nazisti Subito dopo l'occupazione nazista alcuni
gruppi di giovani lancianesi prendono le armi
contro gli invasori e li impegnano in due
giorni di combattimenti (la rivolta degli
martiri ottobrini). Alla fine dell'insurrezione
persero la vita 11 ragazzi. Altri 12 civili
sarebbero stati uccisi nelle rappresaglie dai
nazisti.
7 ottobre
1943
Eccidio dei 54
martiri di
Bellona
54 civili Bellona Esercito tedesco I tedeschi per ostacolare l'avanzata degli
alleati, fecero saltare diverse case. In quel
periodo un giovane bellonese, accorso alla
difesa della sorella, uccise un soldato tedesco
e ne ferì un altro. Per ripicca, il 7 ottobre
1943 i tedeschi fucilarono 54 Bellonesi nei
pressi di una cava di tufo.
15 novembre
1943
Eccidio di
Ferrara
11 civili Ferrara Squadristi fascisti
Rappresaglia in seguito all'uccisione del
federale fascista Igino Ghisellini. Fra gli
uccisi, sei ebrei italiani. Lo stesso Mussolini
affermò trattarsi di "un atto stupido e
brutale"[2]
21 novembre
1943
Eccidio di
Pietransieri
128, di cui 34 al
di sotto dei 10
anni, compreso
un bambino di un
mese
Pietransieri Esercito tedesco Rappresaglia contro la popolazione per il
sospetto che sostenesse le operazioni dei
partigiani vicine alla linea Gustav
3 gennaio
1944
Eccidio di
Valaperta di
Casatenovo
4 partigiani Casatenovo Brigate Nere
comandate da
Emilio Formigoni
Rappresaglia in seguito all'uccisione del
milite fascista Gaetano Chiarelli. I militi
della G.N.R., sparsi per la cascina, sparano
all'impazzata nei cortili, incendiando le stalle
e i fienili, razziando le case, percuotendo le
persone inermi per tre giorni per ottenere i
nomi dei partigiani. Vengono fucilati 4
partigiani.
21 gennaio
1944
Eccidio di
Sant'Agata
42 persone Gessopalena (CH) Esercito tedesco Dopo un periodo di numerose razzie nei
paesi della zona con sporadici omicidi di chi
cercava di opporsi, all'alba del 21 gennaio, i
militari tedeschi fecero stipare diverse decine
di civili in una casa e, dopo aver lanciato
contro di essi diverse bombe a mano e
sparato a chi cercava di fuggire, diedero
fuoco alla casa e ai corpi. Due soli superstiti:
una ragazza di 16 anni e un bambino di 7.
11 marzo
1944
Eccidio di
Scalvaia
10 civili Monticiano Guardia Nazionale
Repubblicana
Alcuni giovani civili che da poco tempo si
erano dati alla macchia furono circondati e
catturati dalla G.N.R.. Durante il
combattimento due civili rimasero uccisi
mentre 10 furono fucilati subito dopo. Altri 4
furono trasferiti a Siena e fucilati dopo due
giorni seguito di un processo sommario,
presso la Caserma La Marmora di Siena.

Lista delle stragi avvenute in Italia 4
18 marzo
1944
Strage di
Monchio, Susano
e Costrignano
136 civili
compresi donne e
bambini
Monchio, Susano e
Costrignano di
Palagano
Esercito tedesco Per rappresaglia contro la formazione delle
prime fazioni partigiane, reparti tedeschi
incendiarono le case ed uccisero le persone
che incontravano senza eccezione di donne e
bambini, delle frazioni di Monchio, Susano e
Costrignano nell'allora comune di
Montefiorino.
22 marzo
1944
Eccidio di
Montalto
Cessapalombo
27 giovani classe
23-24-25
provenienti in
maggioranza da
Tolentino
Montalto di
Cessapalombo
Militi fascisti Fucilati nei pressi di una scarpata
24 marzo
1944
Eccidio delle
Fosse Ardeatine
335 civili e
militari italiani
Roma Esercito tedesco Come atto di rappresaglia in seguito a un
attentato partigiano contro le truppe tedesche
avvenuto il giorno precedente in via Rasella,
le SS fucilano 335 italiani, prelevati dal
carcere di Regina Coeli.
28 marzo
1944
Eccidio di
Montemaggio
19 giovani
partigiani fucilati
Monteriggioni Guardia Nazionale
Repubblicana
Il 28 marzo 1944, in località la Porcareccia,
sul Montemaggio, nel Comune di
Monteriggioni, provincia di Siena, furono
fucilati dalla Guardia Nazionale
Repubblicana (G.N.R.) 19 partigiani membri
delle formazioni partigiane della Brigata
Garibaldi che agiva tra le province di Siena,
Pisa e Grosseto. I giovani erano fuggiti per
sottrarsi alla leva e arruolarsi con le brigate
partigiane nascoste nella zona. Furono trovati
e dopo la loro resa con la promessa di aver
salva la vita, fucilati.
2 aprile 1944 Eccidio del Pian
del Lot
27 giovani, tra
civili e partigiani
rastrellati
Pian del Lot, Torino Esercito tedesco Strage perpetrata dai nazisti, su ordine del
comando tedesco di Torino, verso giovani
rastrellati, come rappresaglia per l'uccisione
di un caporale tedesco da parte di un
commando gappista. Le vittime furono
mitragliate con le mani legate a gruppi di
quattro e gettate in una fossa comune. Alcuni
di essi erano ancora in vita quando furono
seppelliti da altri prigionieri; ai testimoni fu
imposto il silenzio. La riesumazione delle
salme avvenne soltanto a guerra finita.
3 aprile 1944 Strage di
Cumiana
50 civili e 1
partigiano
Cumiana Ss italiane Il 3 aprile 1944, a Cumiana in provincia di
Torino, furono fucilati dalle Ss italiane, al
comando di ufficiali tedeschi, 50 civili e 1
partigiano, per rappresaglia dopo un'azione
delle formazioni Autonome della Val
Sangone. Il presunto responsabile, il tenente
delle Ss Anton Renninger, nato il 6 agosto
1918 a Bad Kissingen, in Germania, fu
chiamato a giudizio dal tribunale militare di
Torino nel 1999 (prima udienza: 16
novembre). Non si presentò mai alle poche
udienze svolte, adducendo motivi di salute, e
morì alcuni mesi più tardi, il 6 aprile 2000.

Lista delle stragi avvenute in Italia 5
7-11 aprile
1944
Eccidio della
Benedicta
147 fucilati, più
quasi 400
deportati, la metà
dei quali morirà
in Germania,
oltre ad un
numero
imprecisato di
contadini della
zona uccisi
durante gli
scontri
Bosio Esercito tedesco e
Guardia Nazionale
Repubblicana
Tentativo di piegare l'appoggio popolare alla
nascente Resistenza e rastrellamento delle
prime Brigate partigiane dell'area
ligure-piemontese
30 aprile 1944 Strage di Lipa 269 civili Lipa (Provincia di
Fiume - oggi Rijeka in
Croazia
Esercito tedesco
coadiuvato da
fascisti italiani
Rappresaglia a seguito dell'uccisione di
quattro militari germanici durante l'azione
intrapresa per difendere il presidio militare
fascista della località dell'entroterra di Fiume.
L'eccidio venne eseguito in parte bruciando
vivi i civili. Successivamente, per nascondere
l'accaduto tedeschi e fascisti fecero esplodere
i corpi con la dinamite [3] .
4 maggio
1944
Eccidio di Monte
Sant'Angelo
63 tra civili e
partigiani
Monte Sant'Angelo,
Arcevia (AN)
Esercito tedesco e
fascisti
Rappresaglia per le azioni partigiane che
avevano liberato la zona.
19 maggio
1944
Eccidio del
Turchino
59 prigionieri, di
cui 17 risalenti ai
rastrellamenti che
portarono
all'eccidio della
Benedicta
località Fontanafredda
presso il passo del
Turchino
Esercito tedesco e
Guardia Nazionale
Repubblicana
Rappresaglia per le azioni partigiane in zona,
con un numero di fucilati superiore a quello
previsto dal rapporto 1 a 10 del "bando
Kesselring".
26 maggio
1944
Eccidio dei 15
Martiri
15 contadini,
rallestrati tra i
territori di
Subiaco, Agosta,
Cervara di Roma,
Canterano, Rocca
Canterano.
Madonna della Pace Esercito tedesco Rappresaglia per l'uccisione di un soldato
tedesco.
4 giugno 1944 Eccidio de La
Storta
Giustiziate 14
persone: 12
italiani, un ebreo
polacco e un
inglese
La Storta, sulla via
Cassia, presso Roma
Esercito tedesco Presi dalla prigione di via Tasso, i 14 uomini
furono portati al 14mo km della via Cassia,
in una rimessa e ivi giustiziati.
11 giugno
1944
Eccidio di Borga 17 persone
fucilate
Borga dei Martiri,
frazione di Recoaro
Terme (Vicenza)
Esercito tedesco Rappresaglia per l'uccisione di un sergente
dell'esercito tedesco.
20 giugno
1944
Eccidio di
Fondotoce
Fucilati 42 tra
civili
simpatizzanti per
la resistenza e
partigiani e due
morti per le
torture
Fondotoce (ora
Verbania)
Esercito tedesco Dopo essere stati fatti sfilare con un cartello
denigratorio vengono fucilati 43 tra civili
simpatizzanti per la resistenza e partigiani,
uno dei quali, colpito solo ad un braccio ma
creduto morto, si salverà. Altri due erano
morti per via delle torture durante gli
interrogatori che precedettero la fucilazione.
Qualche informazione in Storia di Verbania

Lista delle stragi avvenute in Italia 6
22 giugno
1944
Eccidio di
Gubbio (Strage
dei 40 martiri)
40 civili fra
uomini, donne e
ragazzi
Gubbio, (Perugia) Esercito tedesco Dopo l'uccisione, nel pomeriggio del 20
giugno, da parte dei Gap di un ufficiale
medico nazista e il ferimento di un altro,
l'esercito tedesco rastrella a più riprese la
città, nonostante l'intervento del vescovo e le
assicurazioni a quest'ultimo del comandante
della zona. Vengono presi uomini e donne,
giovani e meno giovani. Di notte, alcuni di
essi vengono costretti a scavare delle fosse e
obbligati ad aspettare il loro "turno"; gli altri
vengono legati, fucilati e infine finiti a colpi
di pistola.
23 giugno
1944
Eccidio della
Bettola
32 civili La Bettola di Vezzano
sul Crostolo
Esercito tedesco Vengono trucidati 32 civili per rappresaglia
dall'esercito tedesco
25 giugno
1944
Longarone 3 civili Longarone Belluno Ss. Durante un vasto rastrellamento con 300 Ss a
caccia di partigiani sui monti di Longarone
vengono uccisi tre pastori e le loro 400
pecore.
27 giugno
1944
Strage di Falzano
di Cortona
10 civili fatti
esplodere più altri
morti uccisi con
armi da fuoco
Falzano, Cortona Esercito tedesco Il 26 giugno, dopo aver compito una razzia in
una fattoria della zona, un gruppo di soldati
tedeschi viene bloccato da una formazione di
partigiani: due soldati muoiono e un terzo,
ferito, raggiunge i compagni, intenti a
supervisionare la riparazione di un ponte da
parte di civili della zona. Il gruppo di soldati
cerca di muoversi verso Falzano, uccidendo
un giovane e bruciandone la casa durante il
percorso, ma viene bloccato nuovamente
dalla formazione partigiana. Il giorno
successivo i tedeschi muovono nuovamente
verso Falzano, uccidendo tre persone lungo il
percorso e arrestando cinque uomini.
Rastrellate altre 6 persone nelle campagne
circostanti, vengono rinchiuse insieme agli
arrestati in una casa già data alle fiamme il
giorno prima e qui fatte saltare con
dell'esplosivo. Uno degli uomini nella casa,
allora quindicenne, riesce miracolosamente a
salvarsi grazie alla caduta di una trave che lo
protegge dall'esplosione.

Lista delle stragi avvenute in Italia 7
29 giugno
1944
Strage di
Civitella
115 morti a
Civitella, 58 a
Cornia e 71 a San
Pancrazio. Tutti
civili, tra cui
molte donne e
bambini
Civitella in Val di
Chiana e frazioni
limitrofe di Cornia e
San Pancrazio (Arezzo)
Esercito tedesco,
Divisione Herman
Göring
Il 18 giugno i partigiani sorprendono nel
circolo ricreativo di Civitella quattro giovani
soldati tedeschi. Si apre uno scontro a fuoco
in cui cadono uccisi 2 dei militari; un terzo
morirà di lì a poco per le gravi ferite
riportate. Il locale comando tedesco chiede
alla popolazione di fare i nomi dei colpevoli,
lanciando un ultimatum di 24 ore. Nessuno
collabora e molti civili lasciano il centro
abitato per precauzione. Tuttavia i tedeschi
non fanno nulla e, dopo alcune perquisizioni,
assicurano che non sarà effettuata alcuna
rappresaglia. Invece, il mattino del 29
giugno, la temuta strage si consuma. I
tedeschi si dividono in tre squadroni,
muovendo verso Civitella e le vicine frazioni
di Cornia e San Pancrazio. Con estrema
violenza i militari entrano nelle case,
uccidendo a bruciapelo diversi civili. Nella
chiesa di Civitella si sta celebrando la messa
per i SS. Pietro e Paolo: i tedeschi irrompono
nell'edificio sacro e aprono il fuoco,
uccidendo anche il prete. Alla fine si
conteranno 244 morti.
29 giugno
1944
Strage di
Guardistallo
46 morti civili. 11
partigiani.
Guardistallo(Pisa) Esercito tedesco,
Divisione Herman
Göring
La mattina del 29 giugno 11 partigiani
vengono passati per le armi. Altri civili
inermi sorpresi in casa vengono fatti uscire e
trucidati davanti ai parenti, altri vengono
rastrellati portati ad un podere vicino al paese
e uccisi. alla sera i morti saranno 57.
2 luglio 1944 Eccidio del Colle
del Lys
26 partigiani Colle del Lys, Torino Esercito tedesco Dopo lunghi combattimenti i nazifascisti
riescono a catturare 26 partigiani; questi
vengono prima torturati e poi trucidati sul
posto. Molti dei partigiani uccisi provenivano
da Cremona.
4 luglio 1944 Strage di
Cavriglia
191 morti, tutti
civili maschi fra i
14 e gli 83 anni.
Castelnuovo dei
Sabbioni, Meleto, San
Martino, Massa, Le
Matole. Tutte frazioni
del comune di
Cavriglia (Arezzo)
Esercito tedesco,
Divisione
Hermann Göring
Strage a lungo occultata, probabilmente
effettuata come vera e propria strategia
terrorista
11 luglio
1944
Eccidio di
Padulivo
15 civili fucilati
davanti alla gente
dell'abitato
Padulivo di Vicchio
(Mugello, Firenze)
Esercito tedesco Repressione contro la popolazione in seguito
al boicottaggio della raccolta del grano per
impedire l'approvvigionamento ai nazifascisti

Lista delle stragi avvenute in Italia 8
14 luglio
1944
Strage di San
Polo di Arezzo
65 civili, di cui
17 partigiani
San Polo di Arezzo Esercito tedesco A seguito di un'operazione dell'esercito
tedesco per liberare una ventina di
commilitoni tenuti prigionieri dai partigiani
nel borgo di Pietramala, viene rastrellata tutta
la zona circostante e catturati diversi civili.
48 civili (tra cui una donna incinta di 8 mesi
e 3 bambini di 7 e 2 anni e 20 giorni) e 17
partigiani verranno uccisi, alcuni lungo il
percorso per arrivare a San Polo, altri una
volta arrivati a destinazione. Alcuni verranno
fucilati ed altri verranno fatti esplodere dopo
aver riempito loro di esplosivo le tasche.
Alcune donne erano state violentate dopo il
rastrellamento. Alcuni prigionieri verranno
fatti fuggire da un sottufficiale e da un
soldato tedesco, scampando quindi al
massacro.
22 luglio
1944
Eccidio di
Tavolicci
64 civili, in gran
parte arsi vivi
Tavolicci di Verghereto Militari
nazifascisti
appartenenti al "IV
battaglione di
Freiwilligen
Polizei Bataillon
Italia" -
Battaglioni
autonomi della
Polizia
repubblicana.
I nazifascisti trucidarono 64 civili, di cui 19
bambini di età inferiore ai 10 anni, e poi
donne e anziani. Le vittime furono sorprese
all'alba e rinchiuse in una casa al centro del
paese, dove vennero arse vive. I capi famiglia
dopo essere stati costretti ad assistere al
massacro dei familiari furono condotti in una
casa vicina dove furono torturati e poi uccisi.
Nel tragitto i reparti operanti continuarono la
rappresaglia incendiando le case e uccidendo
le persone che trovarono.
25 luglio
1944
Eccidio del
Carnaio
27 civili, trucidati
per rappresaglia
Passo del Carnaio di
Bagno di Romagna
Militari
nazifascisti|SS
italiane e naziste
I nazifascisti trucidarono 27 civili per
rappresaglia, inermi cittadini furono rinchiusi
presso il locale asilo e poi portati sul Colle
del Carnaio per essere uccisi.Il più giovane
dei rastrellati fu impiccato durante il tragitto
a un palo del telegrafo. Il prete Don Ilario
Lazzeroni recatosi nel luogo della strage per
chiedere pietà fu barbaramente trucidato
assieme agli altri. Alla richiesta di clemenza
da parte di coloro che furono trucidati, un
originario del luogo appartenente alla polizia
fascista rispose: prima le donne poi i bambini
10 agosto
1944
Strage di
Piazzale Loreto
Fucilazione di 15
partigiani e
antifascisti a
Milano e
vilipendio dei
loro cadaveri
esposti in piazza
Milano Il capitano SS
Theodor Saevecke
e fascisti della
Repubblica
Sociale Italiana
Rappresaglia per un presunto attentato subito
a Milano il 7 agosto 1944 da un camion
tedesco che causò la morte di 6 civili italiani
e il ferimento di altri, senza causare vittime
tedesche.
12 agosto
1944
Eccidio di Malga
Zonta
17 partigiani Malga Zonta, presso
Folgaria
Esercito tedesco Durante un rastrellamento nella zona di
Folgaria-Passo Coe le truppe tedesche
scovarono un nucleo partigiano a Malga
Zonta e, dopo un conflitto a fuoco, fucilarono
17 partigiani.

Lista delle stragi avvenute in Italia 9
12 agosto
1944
Massacro di
Sant'Anna di
Stazzema
Eccidio di 560
persone, in
pratica l'intero
borgo, di cui solo
391 corpi in
condizioni tali da
essere identificati
Sant'Anna, frazione di
Stazzema, in provincia
di Lucca
16°
Panzergrenadier
SS Reichsfuhrer
Parte di un'operazione di rappresaglia
effettuata durante l'agosto 1944 nella zona,
contro la popolazione locale accusata di
appoggiare le operazioni dei partigiani.
Durante l'eccidio furono bruciate vive diverse
decine di persone (da qui la non completa
identificazione dei corpi).
13 agosto
1944
Strage di Borgo
Ticino
12 giovani Borgo Ticino reparti delle SS,
dell'esercito
tedesco e della Xª
Flottiglia MAS
Come rappresaglia del ferimento di tre
soldati tedeschi viene chiesto un risarcimento
300.000 lire per non fucilare 13 giovani del
luogo e dare fuoco al paese. Pagato il
risarcimento i giovani verranno fucilati
ugualmente dai tedeschi (il capitano tedesco
durante un'udienza sulla strage dirà che ""i
quattrini non bastano pel sangue-tedesco"),
ma uno riuscirà a salvarsi. Successivamente
verranno fatti sgombrare con la forza i
residenti e razziato e bruciato il paese. Fino
al giorno dopo fu impedito ai residenti di
rientrare nel paese e di recuperare le salme
per dargli sepoltura.
19 agosto
1944
Eccidio di San
Quirico
20 Pescia Esercito tedesco Il 17 agosto, furono assassinati due soldati
tedeschi nei pressi del paese di San Quirico,
sui monti di Pescia, da parte di un gruppo di
militi compatrioti disertori. Il mattino del 19,
il paese fu circondato da decine di soldati,
saccheggiato e dato alle fiamme. La
popolazione inerme si raccolse nella chiesa
parrocchiale, unico edificio risparmiato
dall'incendio. Alle ore 11, fu dato ordine al
pievano Don Vincenzo Del Chiaro di
radunare un gruppo di uomini del paese per
far scavare una fossa nel cimitero capace di
contenere 20 cadaveri. Alle 16, il
comandante tedesco comunicò che sarebbero
stati fucilati venti uomini dei quarantasette
fermati il giorno precedente nella strada
sottostante il paese. Si trattava di persone
provenienti da tutta la Toscana, che erano
state messe in libertà dopo aver lavorato alle
fortificazioni della Linea Gotica, presso la
Lima.
23 agosto
1944
Eccidio del
Padule di
Fucecchio
175 civili province di Pistoia e
Firenze
26° divisione
corazzata tedesca
Il 23 Agosto, con il pretesto di eliminare
bande partigiane, supposte residenti nel
padule di Fucecchio,l'esercito tedesco apre
fuoco indiscriminato su tutti i civili rifugiati
nel padule, con lo scopo di sfuggire ai
bombardamenti dei paesi e città circostanti.
Nella strage muoiono 175 vittime innocenti
tra cui donne vecchi e bambini.
4 settembre
1944
Eccidio di San
Donato
7 Fiesso Umbertiano,
Rovigo
partigiani
comunisti
Uccisi sette componenti di una squadra
annonaria alle dipendenze della locale
Amministrazione Comunale. I resti vennero
ritrovati solo nel 1983

Lista delle stragi avvenute in Italia 10
14 settembre
1944
Massacro della
Veneggia
10 civili La Veneggia, Belluno Terzo reggimento
Ss Polizei
"Bozen".
Militari nazisti prelevano dieci persone a
caso e le uccidono. Il Bellunese, un territorio
in cui la Resistenza era molto attiva, il 13
settembre 1943 fu annesso al III° Reich
nell'ambito dell'Alpenvorland che includeva
anche le province di Trento e Bolzano.
29 settembre
1944
Strage di
Marzabotto
770 Marzabotto, Bologna 16°
Panzergrenadier
Reichsfuhrer
(comandato da
Walter Reder)
Vengono uccisi gli abitanti di un intero paese
15 ottobre
1944
Eccidio di
Villamarzana
43 Villamarzana, Rovigo 19° Brigata Nera e
truppe tedesche
Rappresaglia per l'assassinio di quattro militi
della G.N.R.
19 ottobre
1944
Strage del pane o
Strage di Via
Maqueda
24 Palermo Militari
dell'esercito
dell'Italia del Sud
sparano sulla folla, tra cui donne e bambini,
che manifesta per la mancanza di pane e il
carovita
20 ottobre
1944
Strage di Gorla 480 Gorla, Milano I piloti di alcuni
bombardieri
americani)
Vengono uccisi quasi tutti i bambini ed il
personale scolastico della scuola elementare
Francesco Crispi
19 novembre
1944
Eccidio di
Cavazzoli
4 Pieve
Modolena-Cavazzoli,
Reggio Emilia
Squadra fascista
detta Banda Ferri
Cinque uomini, abitanti di Pieve Modolena,
sono torturati presso Villa Cucchi, sede della
milizia fascista e luogo di interrogatori e
torture. Quattro vengono uccisi, uno riesce a
fuggire durante il trasporto dei corpi che sono
lasciati in un fosso in località Cavazzoli
26 novembre
1944
La Strage della
Missione
Strassera
5 partigiani e 2
loro spose
Portula, Vercelli Brigata comunista
Garibaldi-Biella
(comandata dal
capo partigiano
Gemisto)
Vengono uccisi 5 partigiani bianchi membri
della missione Strassera e successivamente le
mogli di due di loro
2-3 dicembre
1944
L'eccidio di
Portofino
22 civili Portofino SS sotto il
comando di
Siegfried Engel
Vengono uccisi senza che i motivi vengano
resi pubblici 22 cittadini italiani detenuti nel
carcere genovese di Marassi, i loro corpi
zavorrati con pietre saranno legati col filo
spinato e scaricati in mare.
7 febbraio
1945
Eccidio di
Porzûs
17 partigiani
bianchi
Porzûs, Udine Brigata comunista
Garibaldi
Vengono uccisi 17 membri della Brigata
partigiana cattolica Osoppo, accusati
falsamente di collaborare con i nazifascisti,
in realtà anti-titini

Lista delle stragi avvenute in Italia 11
23 marzo
1945
Le fucilazioni di
Cravasco
17 partigiani Cravasco, frazione di
Campomorone
SS sotto il
comando di
Siegfried Engel
15 partigiani detenuti e altri 5 partigiani che
si trovano nell'infermeria dove erano stati
ricoverati (ad uno era stata amputata una
gamba) in seguito ad un fallito tentativo di
liberare un compagno vengono prelevati dal
carcere genovese di Marassi e vengono
portati nei pressi del cimitero di Cravasco per
essere fucilati come rappresaglia per uno
scontro a fuoco del giorno prima tra una
decina di partigiani della Brigata "Balilla" e
una pattuglia di militari tedeschi in cui
morirono otto soldati tedeschi. Due di loro
riusciranno a fuggire dal camion che li
trasportava durante il viaggio grazie all'aiuto
dei compagni, mentre un terzo, solo ferito al
collo ma creduto morto, riuscirà a
sopravvivere.
24 aprile-27
aprile 1945
Strage di Cortile
di San Martino
27 persone Cortile di San Martino,
Perugia
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 27 persone
25-26
aprile-27
aprile 1945
Massacro di
Frassené di
Fonzaso
10 persone Fonzaso, Provincia di
Belluno
Tedeschi in ritirata Vengono uccisi dieci civili.
26 aprile 1945 Strage di Narzole 66 persone Narzole, Cuneo Tedeschi in ritirata Vengono uccise 66 persone
26 aprile 1945 Strage di Bivio
di Moriglione
13 persone Bivio di Moriglione,
Cuneo
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 13 persone
27 aprile 1945 Strage di
Saonara
50 persone Saonara, Padova Tedeschi in ritirata Vengono uccise 50 persone
27 aprile 1945 Strage di
Rodengo Saiano
9 persone Rodengo Saiano,
Brescia
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 9 persone
27 aprile 1945 Eccidio di Santa
Giustina in Colle
23 persone Santa Giustina in Colle,
Padova
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 23 persone
29 aprile 1945 Strage di
Castello di
Godego
75 persone Castello di Godego,
Treviso
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 75 persone
29 aprile 1945 Strage di San
Martino di
Lupari
32 persone San Martino di Lupari,
Padova
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 32 persone
29 aprile 1945 Strage di
Cervignano del
Friuli
22 persone Cervignano del Friuli,
Udine
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 22 persone
29 aprile 1945 Strage di Villa
del Conte
14 persone Villa del Conte, Padova Tedeschi in ritirata Vengono uccise 14 persone
29 aprile 1945 Strage di
Abbazia Pisani e
S. Giorgio in B.
12 persone Abbazia Pisani e S.
Giorgio in B., Padova
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 12 persone
30 aprile 1945 Strage di
Grugliasco
66 persone Grugliasco, Torino Tedeschi in ritirata Vengono uccise 66 persone
30 aprile-2
maggio 1945
Strage di
Pedescala
82 persone Valdastico, Vicenza Tedeschi in ritirata Vengono uccise 82 persone
maggio 1945 Eccidio di
Valdobbiadene
50 persone Valdobbiadene,
Treviso
Partigiani 50 prigionieri di guerra repubblichini

Lista delle stragi avvenute in Italia 12
1 maggio
1945
Strage di Ciriè e
Montanaro
8 persone Ciriè e Montanaro,
Torino
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 8 persone
1° maggio
1945
Massacro
dell'Oltrardo
11 persone Belluno, Tedeschi in ritirata Dopo uno scontro a Belluno in cui cadono
sette partigiani a porte Feltre, una colonna
corazzata tedesca supera la città, massacrano
11 cittadini dell’Oltrardo, e viene annientata a
Ponte nelle Alpi. Belluno è liberata prima
dell’arrivo delle truppe alleate.
2 maggio
1945
Strage di
Avasinis di
Trasaghis
51 persone Avasinis di Trasaghis,
Udine
Tedeschi in ritirata Vengono uccise 51 persone
2 maggio
1945
Strage di Ovaro 22 persone Ovaro, Udine Tedeschi in ritirata Vengono uccise 22 persone
2 maggio
1945
Strage di Val di
Fiemme
10 persone Val di Fiemme, Trento Tedeschi in ritirata Vengono uccise 10 persone
3 maggio
1945
Strage di
Bolzano
15 persone Bolzano, Bolzano Tedeschi in ritirata Vengono uccise 15 persone
4 maggio
1945
Eccidio di
Stramentizzo
27 persone: 11
partigiani e 16
civili
Stramentizzo/Molina di
Fiemme (Trento)
Tedeschi in ritirata
Un'autocolonna di SS in ritirata, dopo uno
scontro a fuoco attacca i villaggi di
Stramentizzo e Molina di Fiemme, dandoli
alle fiamme ed uccidendo rispettivamente 21
e 6 persone. Tra i 21 di Stramentizzo ci sono
11 partigiani, tra i quali Giorgio Marincola
(M.O.V.M.)[4] [5] .
Dopoguerra
Data Nome comune Vittime Luogo Colpevoli Commenti
30 aprile-16
maggio 1945
Strage di Oderzo 120-144 persone tra militari
della RSI e allievi ufficiali
Oderzo,
Treviso
Partigiani di una
brigata Garibaldi
Vengono uccise 120/144 persone, molte
a bastonate
4 maggio-5
maggio 1945
Strage di Costa
d'Oneglia
26 persone tra militari della
RSI e sospetti fascisti
Oneglia,
Imperia
Partigiani di una
brigata Garibaldi
Vengono uccise 26 persone.
30 aprile-15
maggio 1945
Eccidio di
Codevigo
98-365 persone tra militari
della RSI e sospetti fascisti
Codevigo,
Padova
Partigiani
Comunisti di una
Brigata Garibaldi
Vengono uccise 98/365 persone, spariti
molti corpi, una parte verranno ritrovati
negli anni '60
aprile-maggio
1945
Strage cartiera
Mignagola
numero vittime incerto, stime
da un minimo di 183 a 900
persone, persone fermate per
accertamenti ai posti di
blocco, molte persone tra
militari della RSI, sospetti
fascisti, persone danarose
Carbonera,
Treviso
Partigiani
comunisti
Vengono uccise molte persone, stimate
da un minimo di 183 a un massimo di
900, spariti molti corpi, una parte
distrutti, una parte gettati nei fiumi, una
parte interrati nella campagna.
aprile-maggio
1945
Strage di Monte
Manfrei
numero vittime incerto, le
stime di aggirano intorno ai
200 uomini del reparto San
Marco che aveva pattuito la
resa coi partigiani tramite
l'Ufficiale in Comando.
Monte
Manfrei, Prov.
di Savona
Partigiani
comunisti

Lista delle stragi avvenute in Italia 13
11 maggio 1945 Eccidio di
Argelato Il
massacro dei
fratelli Govoni
17 Pieve di
Cento
Partigiani Vengono seviziati e uccisi i 7 fratelli
Govoni (Dino, Emo, Augusto, Ida,
Marino, Giuseppe, Primo), e con loro
Bonora Alberto, Bonora Cesarino,
Bonora Ivo, Bonora Ugo, Bonvicini
Alberto, Caliceti Giovanni, Malaguti
Giacomo, Mattioli Guido, Pancaldi
Guido, Testoni Vinicio.
11 maggio 1945 Eccidio di
Cadibona
38 Cadibona di
Quiliano
Membri della
scorta o partigiani
locali
12 maggio -
giorni
successivi-
1945
Strage
dell'Ospedale
Psichiatrico di
Vercelli
da 75 a 89 persone tra sospetti
fascisti e famigliari e persone
in stato di arresto per errore
Vercelli,
Vercelli
Partigiani di una
brigata Garibaldi
Non si poté mai accertare il numero
delle vittime, né l'identità - Alcuni autori
saranno condannati nel processo del
1948
6 luglio 1945 Eccidio di Schio 54 persone tra sospetti fascisti
e famigliari e persone in stato
di arresto per errore
Schio,
Vicenza
Partigiani di una
brigata Garibaldi e
della connessa
polizia ausiliaria
partigiana
Alcuni autori condannati ripareranno
oltre la Cortina di ferro
7 luglio 1945 Eccidio dei conti
Manzoni
5 persone appartenenti al
mondo fascista e cattolico
Lugo di
Romagna,
Ravenna
Partigiani
comunisti
Alcuni autori condannati usufruiranno
della amnistie.
20 novembre
1945
Strage di
Villarbasse
10 persone Cascina
Simonetto,
Villarbasse,
Torino
4 Banditi siciliani Ultime 3 condanne a morte in Italia, 1
condannato in contumacia viene ucciso
dalla mafia di Mezzojuso (PA)
18 agosto 1946 Strage di
Vergarolla
Da 60 a 110 persone Vergarolla,
Pola
Sconosciuto Fonti degli archivi britannici parlano di
una responsabilità dell' OZNA, il
servizio segreto jugoslavo.
1945-1949 Volante Rossa molte persone uccise, molti
corpi spariti
Milano Partigiani di una
brigata
Alcuni autori condannati ripareranno
oltre la Cortina di ferro
Italia repubblicana
Data Nome comune Vittime Luogo Colpevoli Commenti
1 maggio
1947
Strage di
Portella della
Ginestra
11 (2
bambini e 9
adulti) più 27
feriti
Piana degli
Albanesi, Palermo
Mandanti politici. Esecutori: la banda di
Salvatore Giuliano / Stati Uniti (contatti
accertati tra Giuliano e Charles Poletti della
CIA).
Gli uomini di Giuliano
spararono con un mitragliatore
sulla folla.
21
dicembre
1947
Strage di
Canicattì
4 (3
contadini e 1
carabiniere)
più di 20
feriti, tra cui
3 carabinieri
Canicattì,
Agrigento
Colpi di arma da fuoco verso i
carabinieri dopo la
manifestazione regionale
indetta dalla CGIL per
l'imponibile di manodopera.
29 ottobre
1949
Strage di
Melissa
3 contadini
13 feriti
Melissa, Crotone In seguito all'occupazione delle
terre incolte da parte dei
contadini, furono uccise dalla
Celere tre persone.

Lista delle stragi avvenute in Italia 14
9 gennaio
1950
Eccidio delle
Fonderie
Riunite di
Modena
6 Modena Polizia Sei operai rimangono uccisi
dalla polizia in una
manifestazione che chiedeva la
riapertura della fabbrica.
5-6
novembre
1953
Rivolta di
Trieste
6 Trieste Polizia e esercito britannico Sei persone rimangono uccise
dalla polizia e dall'esercito
britannico in una
manifestazione che chiedeva
l'annessione di Trieste all'Italia.
7 luglio
1960
Strage di
Reggio Emilia
5 Reggio Emilia Polizia Cinque operai iscritti al PCI
rimangono uccisi nel corso di
una manifestazione sindacale
repressa dalla polizia
30 giugno
1963
Strage di
Ciaculli
7 Palermo Mafia La strage avvenne nell'ambito
della Prima guerra di mafia. Le
vittime furono tutti membri
delle forze dell'ordine che
morirono a seguito
dell'esplosione di un'Alfa
Romeo Giulietta imbottita di
esplosivi.
25 giugno
1967
Strage di Cima
Vallona
4 più un
ferito
Cima Vallona e
Sega Digon
BAS Befreiungsausschuss Südtirol - Comitato
per la liberazione del Sudtirolo
Il più cruento attentati compiuti
dalle BAS: dopo aver abbattuto
un traliccio provocando una
vittima, esse disseminarono il
territorio di mine, una di queste
fu attivata dalla squadra inviata
ad indagare, provocando altri 3
morti
10
dicembre
1969
Strage di Viale
Lazio
6 più 2 feriti Palermo Mafia La strage avvenne nell'ambito
della lotta tra i Corleonesi e la
cosca del boss Michele
Cavataio
12
dicembre
1969
Strage di
Piazza Fontana
16 più 88
feriti
Milano Ignoti - Attualmente, dopo 37 anni, non è
ancora stata emessa una condanna definitiva
per la strage. Il 3 maggio 2005 sono stati assolti
definitivamente gli ultimi indagati. Non vi è
attualmente alcun provvedimento giudiziario
aperto. Franco Freda e Giovanni Ventura,
neofascisti, sono stati accusati come esecutori
materiali della strage. Assolti per insufficienza
di prove in 3 processi (1981, 1984, 1985), sono
dichiarati non più imputabili nel processo del
1999 a causa delle assoluzioni precedentemente
ottenute. Delfo Zorzi, neofascista, ammetterà,
nel 1990 di aver piazzato personalmente la
bomba nella banca. Fuggito in Giappone nel
1974 ne acquisirà la cittadinanza che gli
permetterà l'immunità da ogni vicenda
giudiziaria. Il Giappone rifiuterà le richieste di
estradizione dall'Italia.
Una bomba scoppia all'interno
della Banca dell'Agricoltura,
facendo 16 morti e 88 feriti.

Lista delle stragi avvenute in Italia 15
22 luglio
1970
Strage di Gioia
Tauro
6 Gioia Tauro Ignoti (sospettati 'Ndrangheta ed eversione
nera)
Un ordigno squassa le rotaie nei
pressi della stazione di Gioia
Tauro causando il
deragliamento del Direttissimo
PT (Treno del Sole) dopo la
decisione di fissare Catanzaro
come capoluogo di regione a
scapito di Reggio Calabria.
31
maggio
1972
Strage di
Peteano
3 Peteano di
Sagrado (Gorizia)
Vincenzo Vinciguerra, appartenente a Ordine
Nuovo
Una telefonata segnala ai
carabinieri la presenza di
un'auto sospetta. L'auto esplode
durante il sopralluogo effettuato
da tre carabinieri.
15 aprile
1973
Rogo di
Primavalle
2 Roma Achille Lollo, Marino Clavo, Manlio Grillo,
attivisti di Potere Operaio, incendiano, nella
notte, l'abitazione del segretario della locale
sezione del MSI. Saranno aiutati a espatriare
all'estero da dirigenti dell'Organizzazione.
Muoiono due suoi figli, i fratelli
Mattei, il più piccolo aveva 11
anni.
17
maggio
1973
Strage della
Questura di
Milano
4 Milano Esecutore materiale Gianfranco Bertoli;
mandanti ignoti
Durante il corteo in occasione
dell'anniversario dell'omicidio
Calabresi il Bertoli, seguace
delle teorie di Max Stirner
lancia una bomba a mano tra la
folla.
17
dicembre
1973
Strage di
Fiumicino
1973
30 morti,
oltre 15 feriti
Aeroporto di
Roma Fiumicino
terrorismo palestinese-Abu Nidal Un commando di terroristi
palestinesi fa irruzione
all'Aeroporto di Fiumicino
gettando bombe su un aereo
della Pam-Am. Sequestrarono
un aereo della Lufthansa e
fuggirono a Kuwait City.
9 e 10
maggio
1974
Strage di
Alessandria
7 Alessandria Carcerati Una rivolta interna al carcere di
Alessandria provocò 7 morti e
14 feriti.
28
maggio
1974
Strage di
Piazza della
Loggia
8 Brescia Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Maurizio
Tramonte, di Ordine Nuovo sono tuttora
indagati per "strage"
Una bomba scoppia, in
adiacenza ai portici della
piazza, durante una
manifestazione sindacale.
17 giugno
1974
Attacco alla
sede MSI di
Padova
2 Padova Roberto Ognibene, Fabrizio Pelli, Susanna
Ronconi, Giorgio Semeria, Martino Serafini,
delle Brigate Rosse
Un gruppo di fuoco fa irruzione
nella sede MSI di Padova e
giustizia con un colpo alla testa
due persone trovate nei locali.
4 agosto
1974
Strage
dell'Italicus
12 Espresso
Roma-Brennero,
presso San
Benedetto Val di
Sambro
Appartenenti a Ordine Nero per vendicare la
morte del militante Giancarlo Esposti
Una bomba esplode in una
carrozza del treno Italicus
all'uscita della galleria della
direttissima Bologna-Firenze.

Lista delle stragi avvenute in Italia 16
7 gennaio
1978
Strage di Acca
Larentia
3 Roma Rivendicato dai Nuclei Armati per il
Contropotere Territoriale
Un commando di fuoco uccide
due attivisti del MSI. Durante i
tafferugli che seguono, un
capitano dei Carabinieri uccide
un terzo attivista. Durante una
manifestazione per
commemorare il primo
anniversario della strage, un
poliziotto uccide un quarto
attivista.
16 marzo
1978
Strage di via
Fani
5 Via Mario Fani,
Roma
Brigate Rosse/ma c'è l'ombra della CIA Un commando delle BR assalta
l'auto di Aldo Moro, presidente
della Democrazia Cristiana,
sequestrandolo e uccidendo due
carabinieri e tre poliziotti della
scorta
3 maggio
1979
Attacco alla
sede regionale
DC per il Lazio
2 Roma, Roma Brigate Rosse 2 Agenti vengono trucidati ed
un terzo ferito
10
novembre
1979
Strage del
casello
autostradale
3 San Gregorio,
Catania
Mafia 3 Carabinieri vengono trucidati
per far evadere il cassiere della
mafia di Catania
27 giugno
1980
Strage di
Ustica
81 Ustica, Palermo Ignoti Un aereo DC-9 esplode sopra il
mare al largo di Ustica
2 agosto
1980
Strage della
stazione di
Bologna
85 Bologna Ignoti
26 agosto
1982
Strage di
Salerno
3 Salerno Brigate Rosse Un gruppo di terroristi attacca
una pattuglia di militari per
impossessarsi delle loro armi.
Due muoiono nel conflitto a
fuoco, un terzo pochi giorni
dopo per le ferite riportate.
3
settembre
1982
Strage di via
Carini
3 Palermo Mafia - Pino Greco, Antonino Madonia,
Calogero Ganci
Rappresaglia contro la lotta alla
mafia in cui muoiono il Prefetto
Carlo Alberto Dalla Chiesa, la
moglie Emanuela Setti Carraro
e l'agente di scorta Domenico
Russo.
29 luglio
1983
Strage Chinnici 4 morti, 15
feriti
Via Federico
Pipitone, Palermo
Mafia-Salvatore Riina, Bernardo Provenzano,
Giovanni Brusca
La bomba esplode all'interno di
un'autovettura imbottita di
tritolo.Muoiono il magistrato
Rocco Chinnici, due agenti di
scorta e il portiere dello stabile.
26 agosto
1984
Strage dei
pescatori
8 Circolo dei
Pescatori di Torre
Annunziata
Camorra episodio inserito nella guerra di
camorra per il controllo del
Vesuviano
23
dicembre
1984
Strage del
Rapido 904
17 morti, 250
feriti
Rapido 904
Napoli-Milano, in
galleria presso
San Benedetto Val
di Sambro
Mafia-Pippo Calò, Guido Cercola La bomba esplode all'interno
della Galleria della
Direttissima, la stessa del treno
Italicus.

Lista delle stragi avvenute in Italia 17
2 aprile
1985
Strage di
Pizzolungo
3 morti, 3
feriti
Pizzolungo, Erice Mafia In un attentato al giudice Carlo
Palermo, muoiono Barbara Asta
e i due figli
27
dicembre
1985
Strage di
Fiumicino
1985
13 morti, 77
feriti
Aeroporto di
Roma Fiumicino
terrorismo palestinese-Abu Nidal Un commando di quattro
terroristi palestinesi fa irruzione
all'Aeroporto di Fiumicino
sparando e gettando bombe a
mano sulla folla davanti ai
banchi di check-in delle
compagnie El Al e TWA.
Contemporaneamente, un
attentato analogo all'aeroporto
Schwechat di Vienna fa tre
morti e quaranta feriti
4 gennaio
1991
Strage del
Pilastro
3 Bologna Banda della Uno bianca tre carabinieri uccisi
23
maggio
1992
Strage di
Capaci
5 Capaci, Palermo Mafia Tra le vittime c'era il giudice
Giovanni Falcone
19 luglio
1992
Strage di via
D'Amelio
6 Palermo Mafia Tra le vittime c'era il giudice
Paolo Borsellino
27
maggio
1993
Strage di via
dei Georgofili
5 via dei Georgofili,
Firenze
Mafia Un'autobomba esplode nei
pressi del museo degli Uffizi,
uccidendo cinque persone e
provocando ingenti danni alla
quattrocentesca Torre dei Pulci.
27 luglio
1993
Bomba di via
Palestro
5 Milano Mafia Un'autobomba uccide due vigili
del fuoco, un vigile urbano e un
immigrato marocchino.
Contemporaneamente, altre due
autobombe esplodono a Roma,
in piazza San Giovanni in
Laterano e davanti alla chiesa di
San Giorgio al Velabro,
provocando in tutto una decina
di feriti.
3 febbraio
1998
Strage del
Cermis
20 Cavalese United States Navy Un aereo militare USA tranciò
di netto i cavi della funivia del
Cermis provocando la caduta
della cabina con all'interno 19
turisti e il manovratore.
28
settembre
2008
Strage di
Castelvolturno
6 Castelvolturno Camorra Uccisi tre ghanesi, un italiano,
un liberiano e un cittadino del
Togo.

Lista delle stragi avvenute in Italia 18
Bibliografia
•Maurizio Calvi, Alessandro Ceci, Angelo Sessa, Guilio Vasaturo. Le date del terrore. La genesi del terrorismo
italiano e il microclima dell'eversione dal 1945 al 2003. Roma, Luca Sossella Editore, 2003. ISBN
88-87995-58-3.
•G. C. Marino, La Sicilia delle stragi, Roma, Newton & Compton, 2007.
•Gianpaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Milano, Sperling & Kupfer editore, 2003 pag. 153 - 178.
•Pasquale Totaro, Memorie dimenticate, pag. 94, 2007, Torino, La Nuova Grafica, ([6])
•Luca Telese, "Cuori Neri", S&K, 2006
Voci correlate
•Vittime degli anni di piombo e della strategia della tensione
•Lupara bianca
Collegamenti esterni
•Centro di documentazione storico politica su stragismo, terrorismo e violenza politica [7]
•La strage del pane di Palermo [8]
•La strage di Biscari (13-14 luglio 1943) [9]
•La strage di Canicattì, 21 dicembre 1947 [10]
•Strage alleata di Canicattì (14 luglio 1943) [11]
•http:/ / www. eccidi1943-44. toscana. it/ azioni_tedesche_contro_civili. htm
Note
[1]Si veda Tragici fatti del '43 a Canicattì (http:/ / www. solfano. it/ canicatti/ tragicifatti43. html) e en:Canicatti slaughter
[2]Gli ebrei nella Ferrara fascista (http:/ / daniele. apicella. com/ novecento/ libro/ ferruzzi. htm)
[3]A Lipa un crimine contro l'Umanità (http:/ / www. rigocamerano. org/ fiudecleva. htm)
[4]Storia di Giorgio Marincola (http:/ / www. razzapartigiana. it/ index. php?code=1). www.razzapartigiana.it. URL consultato il 19-04-2010.
[5]Eccidio di Stramentizzo (http:/ / www. valdifiemme. it/ parrocchia. molina/ eccidio. htm). www.valdifiemme.it. URL consultato il
19-04-2010.
[6]http:/ / www. italiatibet. org/ fonti/ libri/ libro. pdf
[7]http:/ / www. cedost. it/
[8]http:/ / www. provincia. palermo. it/ pls/ provpalermo/ V3_S2EW_CONSULTAZIONE. mostra_pagina?id_pagina=1619
[9]http:/ / www. corrieredigela. it/ leggi. asp?idn=CDG224242& idc=1
[10]http:/ / www. perlasicilia. it/ canicattì/ storia/ strage_21. dicembre. 1947/ index. HTM
[11]http:/ / www. solfano. it/ canicatti/ tragicifatti43. html

Portella della Ginestra 19
Portella della Ginestra
Coordinate geografiche: 37°58′34″N 13°15′20″E Portella della Ginestra è una località montana in provincia di
Palermo, situata nei pressi del paese di Piana degli Albanesi. Prende il nome dai fiori selvatici che vi sbocciano in
abbondanza in primavera, ed è nota per essere stata teatro della strage del 1º maggio 1947. Sul luogo della tragedia
ora sorge un memoriale, opera dell'artista Ettore de Conciliis, costituito da numerose iscrizioni incise su pietre locali
di grandi dimensioni, poste attorno al "sasso di Barbato", che prende il nome dal chianoto Nicola Barbato, che fu fra
i fondatori dei Fasci siciliani.
La strage
Eccidio di Portella della Ginestra
Salvatore Giuliano fu identificato come il responsabile della strage di Portella
Luogo Portella della Ginestra
Obiettivo Piana degli Albanesi
Data 1º maggio 1947
10:15
Tipologia massacro
Morti 11
Feriti 27
Sospetti Salvatore Giuliano e la sua banda
Motivazione politica
Il 1° maggio 1947, nell'immediato dopoguerra, si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, spostata al 21 aprile
durante il regime fascista. Circa duemila lavoratori della zona di Piana degli Albanesi, in prevalenza contadini, si
riunirono nella vallata di Portella della Ginestra per manifestare contro il latifondismo, a favore dell'occupazione
delle terre incolte, e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni per l'Assemblea Regionale
Siciliana, svoltesi il 20 aprile di quell'anno e nelle quali la coalizione PSI - PCI aveva conquistato 29 rappresentanti
(con il 29% circa dei voti) contro i soli 21 della DC (crollata al 20% circa).
Sulla gente in festa partirono dalle colline circostanti numerose raffiche di mitra che lasciarono sul terreno, secondo
le fonti ufficiali, 11 morti (9 adulti e 2 bambini) e 27 feriti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate. La
CGIL proclamò lo sciopero generale, accusando i latifondisti siciliani di voler “soffocare nel sangue le
organizzazioni dei lavoratori”[1] .
Solo quattro mesi dopo si seppe che a sparare materialmente erano stati gli uomini del bandito separatista Salvatore
Giuliano, colonnello dell'E.V.I.S.. Il rapporto dei carabinieri sulla strage faceva chiaramente riferimento ad "elementi
reazionari in combutta con i mafiosi locali".

Portella della Ginestra 20
Nel 1949 Giuliano scrisse una lettera ai giornali, in cui affermava lo scopo politico della strage. Questa tesi fu
smentita dall'allora ministro degli Interni Mario Scelba. Nel 1950, il bandito Giuliano fu assassinato dal suo
luogotenente Gaspare Pisciotta, il quale morì avvelenato in carcere quattro anni più tardi, dopo aver affermato di
voler rivelare i nomi dei mandanti della strage. Attualmente vi sono forti dubbi sul fatto che Pisciotta fosse l'autore
dell'omicidio, come è stato fatto osservare nella trasmissione Blu notte ed emerge dal lavoro di Alberto Di Pisa e
Salvatore Parlagreco [2] .
Le vittime
Queste le vittime commemorate dalla lapide posta sul luogo del massacro:
1.Margherita Clesceri
2.Giorgio Cusenza
3.Giovanni Megna (18 anni)
4.Giovanni Grifò (12 anni)
5.Vincenza La Fata (8 anni)
6.Giuseppe Di Maggio (7 anni)
7.Filippo Di Salvo
8.Francesco Vicari
9.Castrenze Intravaia (18 anni)
10.Serafino Lascari (15 anni)
11.Vito Allotta (19 anni)
le vittime sono 14
Le prime ipotesi
Sul movente dell'eccidio furono formulate alcune ipotesi già all'indomani della tragedia. Il 2 maggio 1947 il ministro
Scelba intervenne all'Assemblea Costituente, affermando che dietro all'episodio non vi era alcuna finalità politica o
terroristica, ma che doveva essere considerato un fatto circoscritto, e identificò in Salvatore Giuliano e nella sua
banda gli unici responsabili. Il processo del 1951, dapprima istruito a Palermo, poi spostato a Viterbo per legittima
suspicione, si concluse con la conferma di questa tesi, con il riconoscimento della colpevolezza di Salvatore Giuliano
(morto il 5 luglio 1950, ufficialmente per mano del capitano Antonio Perenze) e con la condanna all'ergastolo di
Gaspare Pisciotta e di altri componenti la banda. Pisciotta durante il processo, oltre ad attribuirsi l'assassinio di
Giuliano, lanciò pesanti accuse sui presunti mandanti politici della strage.[3]
« Coloro che ci avevano fatto le promesse si chiamavano così: L'onorevole deputato democristiano on. Bernardo
Mattarella,l'onorevole deputato regionale Giacomo Cusumano Geloso,il principe Giovanni Alliata di Montereale, l'onorevole
monarchico Tommaso Leone Marchesano e anche il signor Scelba… Furono Marchesano, il principe Alliata, l'onorevole
Mattarella a ordinare la strage di Portella… Dopo le elezioni del 18 aprile 1948, Giuliano mi ha mandato a chiamare e ci
siamo incontrati con Mattarella e Cusumano; l'incontro tra noi e i due mandanti è avvenuto in contrada Parrini, dove
Giuliano ha chiesto che le promesse fatte prima del 18 aprile fossero mantenute. I due tornarono allora da Roma e ci hanno
fatto sapere che Scelba non era d'accordo con loro, che egli non voleva avere contatti con i banditi.  »
La seconda ipotesi fu quella sostenuta da Girolamo Li Causi in sede parlamentare, dalle forze di sinistra e dalla
CGIL, secondo la quale il bandito Giuliano era solo l'esecutore del massacro: i mandanti, gli agrari e i mafiosi,
avevano voluto lanciare un preciso messaggio politico all'indomani della vittoria del Blocco del Popolo alle elezioni
regionali.[4]
In seguito ai riscontri emersi dal processo, diversi parlamentari socialisti e comunisti denunciarono i rapporti tra
esponenti delle istituzioni, mafia e banditi. Intervenendo alla seduta della Camera dei deputati del 26 ottobre 1951, lo
stesso Li Causi affermava:

Portella della Ginestra 21
« Tutti sanno che i miei colloqui col bandito Giuliano sono stati pubblici e che preferivo parlargli da Portella della Ginestra
nell'anniversario della strage. Nel 1949 dissi al bandito: "ma lo capisci che Scelba ti farà ammazzare? Perché non ti affidi
alla giustizia, perché continui ad ammazzare i carabinieri che sono figli del popolo come te?". Risposta autografa di
Giuliano, allegata agli atti del processo di Viterbo: "Lo so che Scelba vuol farmi uccidere perché lo tengo nell'incubo di
fargli gravare grandi responsabilità che possono distruggere la sua carriera politica e finirne la vita". È Giuliano che parla. Il
nome di Scelba circolava tra i banditi e Pisciotta ha preteso, per l'attestato di benemerenza, la firma di Scelba; questo nome
doveva essere smerciato fra i banditi, da quegli uomini politici che hanno dato malleverie a Giuliano. C'è chi ha detto a
Giuliano: sta tranquillo perché Scelba è con noi; Tanto è vero che Luca portava seco Pisciotta a Roma, non a Partinico, e poi
magari ammiccava: hai visto che a Roma sono d'accordo con noi? »
Opinioni recenti
In tempi più prossimi la tesi delle collusioni ad altissimo livello, fino al capolinea del Quirinale, è stata assunta e
rilanciata da Sandro Provvisionato, in Misteri d'Italia (Laterza 1994), e da Carlo Ruta, il quale nel prologo de Il
binomio Giuliano Scelba (Rubbettino 1995) scrive:
« Sugli scenari che si aprirono con Portella della Ginestra, alcuni quesiti rimangono aperti ancora oggi: fino a che punto
quegli eventi tragici videro realmente delle correità di Stato? E quali furono al riguardo le effettive responsabilità, dirette e
indirette, di taluni personaggi chiamati in causa per nome dai banditi e da altri? Fra l'oggi e quei lontani avvenimenti vige, a
ben vedere, un preciso nesso. Nel pianoro di Portella venne forgiato infatti un peculiare concetto della politica che giunge in
sostanza sino a noi. »
Una tesi recente
Una tesi più grave, recente, attribuisce invece la strage ad una coincidenza di interessi tra i post-fascisti legati alla Xª
Flottiglia MAS di Junio Valerio Borghese, i servizi segreti USA (preoccupati dell'avanzata socialista - comunista in
Italia) ed i latifondisti siciliani.[5]
« I rapporti desecretati dell'Oss e del Cic (i servizi segreti statunitensi della Seconda guerra mondiale), che provano
l'esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e le forze paramilitari del fascismo di Salò (in
primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione) sono il risultato di
una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia [6] (Università di Torino), dal ricercatore
indipendente Mario J. Cereghino e da chi scrive[7] . »
( da Edscuola, Dossier a cura del prof. Giuseppe Casarrubea [8])
« Il Giuliano allora si è avvicinato a me chiedendomi dove fosse mio fratello. Ho risposto che si trovava in paese con un
foruncolo. Egli allora mi ha detto: 'E' venuta la nostra liberazione'. Io ho chiesto: -E qual è?- Ed egli di rimando mi disse:
'Bisogna fare un'azione contro i comunisti: bisogna andare a sparare contro di loro, il 1° maggio a Portella della Ginestra. Io
ho risposto dicendo che era un'azione indegna, trattandosi di una festa popolare alla quale avrebbero preso parte donne e
bambini ed aggiunsi: 'Non devi prendertela contro le donne ed i bambini, devi prendertela contro Li Causi[9] e gli altri
capoccia' »
(Dichiarazione di Gaspare Pisciotta)
Non fu mai possibile dimostrare la veridicità di questo scenario, tramite testimonianza diretta, perché Giuliano fu
ucciso nel 1950. Il probabile assassino, il suo luogotenente Gaspare Pisciotta, venne a sua volta ucciso nel 1954,
avvelenato in carcere con della stricnina nel caffè, dopo aver preannunciato rivelazioni sulla strage. Sosteneva di
aver ucciso Giuliano dietro istruzioni del Ministro dell'Interno Mario Scelba e di aver raggiunto un accordo con il
colonnello Ugo Luca, comandante delle forze anti banditismo in Sicilia, di collaborare, a condizione che non fosse
condannato e che Luca sarebbe intervenuto in suo favore qualora fosse stato arrestato.

Portella della Ginestra 22
« Il nominato Gaspare Pisciotta di Salvatore e di Lombardo Rosalia, nato a Montelepre il 5 marzo 1924, raffigurato nella
fotografia in calce al presente, si sta attivamente adoperando - come da formale assicurazione fornitami nel mio ufficio in
data 24 giugno c. dal colonnello Luca - per restituire alla zona di Montelepre e comuni vicini la tranquillità e la concordia,
cooperando per il totale ripristino della legge. »
(stralcio dell' attestato di benemerenza rilasciato al bandito Gaspare Pisciotta [10] a firma del ministro Mario Scelba)
Film sulla strage di Portella della Ginestra
•Segreti di Stato
•Salvatore Giuliano
Voci correlate
•Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia
•Gaspare Pisciotta
•Movimento Indipendentista Siciliano
•Salvatore Giuliano
Bibliografia
•Giuseppe Casarrubea. Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra. Bompiani
•Giuseppe Casarrubea. Tango Connection. L'oro nazifascista, l'America Latina e la guerra al comunismo in Italia.
1943-1947 ". Bompiani
•Giuseppe Casarrubea. Fra' Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato» e stragi nella Sicilia del dopoguerra.
Franco Angeli editore
•Giuseppe Casarrubea. Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato. Franco Angeli editore
•Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino. Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti.
Franco Angeli editore
•Carlo Lucarelli. Il bandito Giuliano in Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte. Torino, Einaudi, 2004. pp. 3-24.
ISBN 8806176405.
•Carlo Ruta. Il binomio Giuliano-Scelba. Un mistero della Repubblica?. Rubbettino editore, Soveria Mannelli,
1995
•Carlo Ruta. Giuliano e lo Stato. Documenti sul primo intrigo della Repubblica. Edi.bi.si., Messina 2004
•Carlo Ruta. Il processo. Il tarlo della Repubblica. Eranuova, Perugia 1994
•Francesco Petrotta. Portella della Ginestra. La ricerca della verità. Ediesse, 2007 (realizzato dalla Camera del
Lavoro di Palermo e dalla Fondazione Di Vittorio [11]) ISBN 8823012011
Collegamenti esterni
•Portella sul sito Misteri d'Italia [12]
•Nonsoloportella.splinder.com [13]
•Edscuola.com [14]
•Rapporto sui legami fra Giuliano ed i fascisti [15]
•centro [[Peppino Impastato [16]]]
•Le inchieste [17]
•stragi Dossier a cura di Giuseppe Casarrubea. Inchiesta di Giuseppe Casaribea [[Partinico [18]]]
•L'attestato di benemerenza rilasciato al bandito Gaspare Pisciotta a firma del ministro Scelba [10]
•LE STRAGI DEL 47 NEI RAPPORTI DI POLIZIA [19]

Portella della Ginestra 23
•Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la Decima Mas e il neofascismo in Sicilia di [[Giuseppe
Casarrubea [18]]]
Note
[1]Maria Gigliola Toniollo -Il Popolo di Portella della Ginestra (http:/ / www. cgil. it/ org. diritti/ documenti/ paesi_00007. htm), su cgil.it
[2]Il grande intrigo. Parte prima (http:/ / www. parlagreco. it/ leggi. asp?tp=sc& idat=6& idsat=20& idarg=714& c=Le+ Storie& sc=Libri)
[3]Archivio '900: 1950. Il bandito Giuliano (http:/ / www. archivio900. it/ it/ documenti/ doc. aspx?id=174)
[4]Fabrizio Loreto, La memoria della strage di Portella della Ginestra (http:/ / www. fondazionedivittorio. it/ up/ docs/ Loreto_pdf. pdf)
[5]Giuseppe Casarrubea; Mario J. Cereghino, Tango connection, Milano, Bompiani, 2007.
[6]biografia di Nicola Tranfaglia (http:/ / www. mediamente. rai. it/ HOME/ BIBLIOTE/ biografi/ t/ tranfagl. htm)
[7]Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali degli Stati Uniti (NARA, College Park, Maryland) e l'Archivio Centrale dello
Stato (Roma): Nicola Tranfaglia (Università di Torino), Giuseppe Casarrubea (Palermo), Mario J. Cereghino (San Paolo del Brasile)...
[8]http:/ / www. edscuola. com/ archivio/ interlinea/ banda_giuliano. htm
[9]Intervento di [[Girolamo Li Causi (http:/ / www. leinchieste. com/ guliano_documenti2. htm)] all'Assemblea Costituente relativo a Portella
della Ginestra nella seduta del 15 luglio 1947]
[10]http:/ / www. leinchieste. com/ scelba_portella. htm
[11]http:/ / www. fondazionedivittorio. it/ news_view. php?id=2244
[12]http:/ / www. misteriditalia. com/ giuliano/ strage-portella/
[13]http:/ / nonsoloportella. splinder. com
[14]http:/ / www. edscuola. com/ archivio/ interlinea/ interlinea13. html
[15]http:/ / montagna-longa. noblogs. org/ post/ 2006/ 05/ 06/
il-fascista-giuliano-i-legami-tra-il-bandito-e-l-estrema-destra-di-attilio-bolzoni-tratto-da-la-repubblica-sabato-28-aprile-2007
[16]http:/ / www. centroimpastato. it/ publ/ online/ portella_narcomafie. php3
[17]http:/ / www. leinchieste. com
[18]http:/ / www. leinchieste. com/ casarrubea_dossier_stragi. htm
[19]http:/ / www. edscuola. com/ archivio/ interlinea/ stragi_47. htm
Strage di piazza Fontana
Coordinate geografiche: 45°27′47″N 9°11′39″E
Strage di Piazza Fontana
L'interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura dopo l'attentato.
Luogo Milano
Obiettivo Sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura
Data 12 dicembre 1969
16.37
Tipologia Esplosione
Morti 17
Feriti 88
Esecutori Ignoti

Strage di piazza Fontana 24
Sospetti Terrorismo neofascista
Motivazione Eversione; Strategia della tensione
La strage di piazza Fontana fu conseguenza di un grave attentato terroristico avvenuto il 12 dicembre 1969 nel
centro di Milano, quando, alle 16:37[1] , una bomba esplose nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in
piazza Fontana, provocando la morte di diciassette persone ed il ferimento di altre ottantotto. Per la sua gravità e
rilevanza politica, tale strage ha assunto un rilievo storico primario venendo convenzionalmente indicata quale primo
atto della strategia della tensione.
Una seconda bomba fu rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della
Scala, furono fatti i rilievi previsti, e successivamente fu fatta brillare[2] distruggendo in tal modo elementi probatori
di possibile importanza per risalire all'origine dell'esplosivo e a chi avesse preparato gli ordigni. Una terza bomba
esplose a Roma alle 16:55 dello stesso giorno nel passaggio sotterraneo che collegava l'entrata di via Veneto con
quella di via di San Basilio della Banca Nazionale del Lavoro, facendo tredici feriti. Altre due bombe esplosero a
Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all'Altare della Patria e l'altra all'ingresso del museo del Risorgimento, in
piazza Venezia, facendo quattro feriti.
Si contarono dunque cinque attentati terroristici nel pomeriggio dello stesso giorno, concentrati, tra il primo e
l'ultimo, in un lasso di tempo di soli 53 minuti, a colpire contemporaneamente le due maggiori città d'Italia, Roma e
Milano.
Sebbene la vicenda sia tuttora oggetto di controversie, le responsabilità di questi attacchi possono essere ricondotte a
gruppi eversivi di estrema destra, che miravano a un inasprimento di politiche repressive e autoritarie tramite
l'instaurazione di un clima di tensione nel paese.
Periodo storico
Il periodo storico è quello della contestazione studentesca e segna l'inizio della strategia della tensione: tra il 1968 e
il 1974 verranno compiuti 140 attentati, quello di Piazza Fontana è uno dei più gravi; verrà ricordato insieme alla
strage di Bologna come uno dei peggiori eventi della storia italiana del dopoguerra.
Nella situazione politica precedente e culminante con questa strage sono state ravvisate molte similitudini con la fase
preparatoria in Grecia del colpo di stato del 1967.
Le indagini
Le indagini iniziali
Le indagini vennero orientate inizialmente nei confronti di tutti i gruppi in cui potevano esserci possibili estremisti,
furono fermate per accertamenti circa 80 persone[3] , in particolare degli anarchici del Circolo anarchico 22 marzo.
Il 12 dicembre l'anarchico Giuseppe Pinelli (già fermato ed interrogato con altri anarchici nella primavera 1969 per
alcuni attentati[4] , successivamente anche questi rivelatisi in realtà di matrice neofascista), viene fermato e
interrogato a lungo in Questura ed il 15 dicembre, dopo tre giorni di interrogatori, Pinelli precipita dal quarto piano
della questura milanese e muore. L'inchiesta giudiziaria, coordinata dal sostituto Procuratore Gerardo D'Ambrosio,
individuò la causa della morte in un "malore attivo", in seguito al quale l'uomo sarebbe caduto da solo, sporgendosi
troppo dalla ringhiera del balcone della stanza: fu accertato che il commissario Calabresi non era nella stanza al
momento della caduta.
Il 16 dicembre viene arrestato anche un altro anarchico, Pietro Valpreda, indicato dal tassista Rolandi come l'uomo
che era sceso quel pomeriggio dal suo taxi in piazza Fontana recando con sé una grossa valigia: il giorno dopo il
Corriere della sera titolò che "il mostro" era stato catturato, e il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat
indirizzò un assai discusso messaggio di congratulazioni al questore di Milano Guida avvalorando implicitamente la

Strage di piazza Fontana 25
pista da lui seguita.
Lo stesso PCI pare fosse convinto che l'attentato fosse stato opera degli anarchici; lo ricorderà Bettino Craxi nel
1993, sostenendo che il principale teste d'accusa contro Valpreda, il tassista Rolandi, era iscritto al partito e questo
avvalorò la sua deposizione tra molti esponenti del PCI. Sul punto, in realtà, c'è scarsa chiarezza. In data 19 dicembre
1969, Sergio Camillo Segre ad una riunione del Pci, presente Berlinguer riferisce che Guido Calvi - allora avvocato
d'ufficio di Valpreda ed iscritto allo Psiup, oggi senatore DS - aveva svolto una sua indagine tra gli anarchici; Segre
riporta quanto dettogli da Calvi[5] : L'impressione è che Valpreda può averlo fatto benissimo. Gli amici hanno detto:
dal nostro gruppo sono stati fatti attentati precedenti. Ci sono contatti internazionali. Valpreda ha fatto viaggi in
Francia, Inghilterra, Germania occidentale. Altri hanno fatto viaggi in Grecia. Alle spalle cosa c'è? L'esplosivo
costa 800 mila lire e c'è uno che fornisce i quattrini. I nomi vengono fatti circolare. Eppure agli atti processuali
risulta che Guido Calvi - chiamato a svolgere funzioni di avvocato d'ufficio di Valpreda a Roma nel confronto tra
Valpreda ed il tassista Rolandi richiese se Rolandi avesse mai visto prima un'immagine dell'imputato, ed ebbe la
risposta che una sua fotografia gli era stata mostrata alla Questura di Milano nel corso della sua deposizione del
giorno prima. La prassi prevede che nei casi di pluralità di persone possibili, attori del fatto indagato, eventuali
testimoni, sfoglino le foto segnaletiche a disposizione delle forze dell'ordine; il codice di procedura penale attuale,
(anno 2007), però, prevede che quando il sospetto assuma la veste di indagato - e Valpreda già lo era - egli abbia il
diritto di presenziare alla maturazione delle prove a suo carico, mediante il contraddittorio (cioè un confronto con
l'accusatore), mentre procedere ad influenzare il testimone con una disamina "mirata" vìola il principio del
contraddittorio. Nel caso specifico l'eccezione difensiva era tuttavia infondata, poiché foto di Valpreda erano
comparse sin dai primissimi giorni su tutti i quotidiani, e dunque appariva ininfluente che Rolandi le avesse viste
anche nel corso dell'interrogatorio. La circostanza dell'accoglimento della tesi dell'avvocato Calvi fu dunque
interpretata come manifestazione di un atteggiamento innocentista verso Valpreda, che andava peraltro
diffondendosi nella pubblica opinione grazie al battage della stampa nazionale.
Successive indagini e processi
Le indagini e i processi (sette) si susseguiranno nel corso degli anni, con imputazioni a carico di vari esponenti
anarchici e di destra; tuttavia alla fine tutti gli accusati saranno sempre assolti in sede giudiziaria (peraltro alcuni
vedranno condanne per altre stragi, e altri si gioveranno della prescrizione).
Alcuni esponenti dei servizi segreti verranno condannati per depistaggi.
In 38 anni, non è mai stata emessa una condanna definitiva per la strage, anche se Carlo Digilio, neofascista di
Ordine Nuovo, ha confessato il proprio ruolo nella preparazione dell’attentato e ottenuto nel 2000 la prescrizione del
reato per il prevalere delle attenuanti riconosciutegli, appunto, per il suo contributo.
Il 3 maggio 2005 la Corte di Cassazione ha assolto definitivamente gli ultimi indagati (Delfo Zorzi, Carlo Maria
Maggi e Giancarlo Rognoni, militanti di Ordine Nuovo condannati in primo grado all'ergastolo) scrivendo però nella
sentenza che con le nuove prove - emerse nelle inchieste successive al processo milanese nel 1972 e alla definitiva
assoluzione nel 1987 degli ordinovisti veneti Franco Freda e Giovanni Ventura - entrambi sarebbero stati condannati.
Attualmente non vi è alcun procedimento giudiziario aperto.
Dopo 38 anni, la morte di Pinelli è ancora oggetto di discussione, sebbene la Magistratura si sia pronunciata in modo
univoco, nel senso della morte accidentale dell'anarchico.
Delfo Zorzi, neofascista, ammetterà[6] nel 1990 di aver piazzato personalmente la bomba nella banca. Fuggito in
Giappone nel 1974 ne acquisirà la cittadinanza che gli permetterà l'immunità da ogni vicenda giudiziaria. Il
Giappone rifiuterà le richieste di estradizione dall'Italia.

Strage di piazza Fontana 26
Il caso Pinelli
Per chiarire le circostanze nelle quali si svolse la morte di Giuseppe Pinelli venne avviata un'inchiesta.
La Questura di Milano affermò in un primo tempo che Pinelli si suicidò perché era stato dimostrato il
coinvolgimento nella strage, ma questa versione fu smentita nei giorni successivi.
Il fermo di Pinelli era illegale perché egli era stato trattenuto troppo a lungo in questura: il 15 dicembre 1969 (la data
della sua morte) egli avrebbe dovuto essere libero, oppure in prigione, ma non in questura, infatti il fermo di polizia
poteva durare al massimo due giorni.
In un primo momento lo stesso questore Marcello Guida dichiarò alla stampa che il "suicidio" di Pinelli era la
dimostrazione della sua colpevolezza, ma questa versione fu poi ritrattata quando l'alibi di Pinelli si rivelò
credibile[7] [8] .
La versione ufficiale della caduta venne fortemente criticata dagli ambienti anarchici e da parte della stampa, per via
di alcune incongruenze nella descrizione dei fatti e perché gli stessi agenti presenti diedero via via versioni
contrastanti dell'accaduto.
Il provvedimento di archiviazione dell'inchiesta sulla morte di Giuseppe Pinelli fu depositato il 25 ottobre 1975.
Il PM Gerardo D'Ambrosio scrisse : "L'istruttoria lascia tranquillamente ritenere che il commissario Calabresi non
era nel suo ufficio al momento della morte di Pinelli".
Il caso Calabresi
A seguito della tragica morte di Pinelli, il commissario Luigi Calabresi, incaricato delle indagini, pur non essendo
presente nella stanza dove era interrogato Pinelli al momento della sua caduta dalla finestra, in circostanze non
ancora chiarite, sarà oggetto di una dura campagna di stampa, petizioni e minacce da parte di gruppi di estrema
sinistra e di fiancheggiatori, che ebbero il risultato di isolarlo e renderlo vulnerabile.
Oltre settecento tra intellettuali, scrittori, uomini di cinema e artisti (alcuni dissociatisi negli anni seguenti) firmarono
una celebre petizione pubblicata dall'Espresso il 27 giugno 1971, che iniziava così: "Il processo che doveva far luce
sulla morte di Giuseppe Pinelli si è arrestato davanti alla bara del ferroviere ucciso senza colpa. Chi porta la
responsabilità della sua fine, Luigi Calabresi, ha trovato nella legge la possibilità di ricusare il suo giudice."
La "petizione" contribuì ad isolare e colpevolizzare il commissario, già bersagliato da una ancor più feroce
campagna di stampa, con minacce esplicite di morte, da parte del giornale "Lotta Continua".
Eppure il commissario Calabresi riteneva che la strage fosse frutto di "menti di destra, manovali di sinistra" con il
coinvolgimento dunque in sede di ideazione della strage di movimenti ed apparati di destra[9] .
Il 17 maggio 1972 Luigi Calabresi fu assassinato da militanti di estrema sinistra membri di Lotta Continua.
Gli autori della campagna di stampa non saranno mai condannati (Camilla Cederna arrivò a scrivere su "Lotta
Continua" che un'eventuale inquisizione e condanna di Luigi Calabresi non sarebbe bastata: "noi per questi nemici
del popolo esigiamo la morte").
Per l'omicidio Calabresi sono stati condannati in via definitiva Ovidio Bompressi e il pentito Leonardo Marino quali
autori materiali, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri quali mandanti.
L'assassinio del commissario creò una certa indecisione sulle direzione da dare alle indagini.[10]

Strage di piazza Fontana 27
La contro-inchiesta delle Brigate Rosse
Sulla strage anche le Brigate Rosse svolgeranno una loro inchiesta, che venne rinvenuta il 15 ottobre 1974 in un loro
covo a Robbiano di Mediglia, insieme ad altri materiali riguardanti gli avvenimenti politici e terroristici relativi agli
anni '60 e '70.
La parte del materiale sequestrato che riguardava Piazza Fontana fu messo a disposizione solo in minima parte ai
magistrati che indagavano sulla strage, indebolendo così le loro indagini. Successivamente questo materiale
scomparve e venne forse parzialmente distrutto nel 1992.
L'indagine delle BR è stata ricostruita grazie alle relazioni stilate dai carabinieri, a vario materiale ritrovato e e alle
testimonianze di un brigatista pentito. Originariamente l'indagine comprendeva anche un'intervista a Liliano Paolucci
(colui che aveva raccolto la testimonianza di Cornelio Rolandi e l'aveva convinto a parlare ai carabinieri) e delle
interviste di alcuni dirigenti del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa.
Le conclusioni di questa indagine sono in parte differenti dalle ricostruzioni che si faranno nella lunga storia dei
processi: secondo l'indagine, l'attentato era stato organizzato materialmente dagli anarchici. Costoro avrebbero avuto
in mente un atto dimostrativo, che solo per un errore nella valutazione dell'orario di chiusura della banca si trasformò
in una strage. Esplosivo, timer e inneschi sarebbero stati forniti loro da un gruppo di estrema destra.
Pinelli, sempre secondo questa ricostruzione, si sarebbe realmente suicidato perché sarebbe rimasto coinvolto
involontariamente nel traffico di esplosivo poi utilizzato per la strage.
Le Brigate Rosse mantennero segreti i risultati della loro inchiesta, per motivi di opportunità politica.
L'inchiesta delle BR ebbe una rinnovata notorietà durante i lavori della Commissione Stragi. La maggior parte dei
documenti dell'inchiesta condotta dalle Brigate Rosse su Piazza Fontana era divenuta intanto irreperibile,
apparentemente persa nel 1980 nei trasferimenti tra le varie procure e tribunali e forse distrutta erroneamente nel
1992, in quanto ritenuta non significativa.[11] [12]

Strage di piazza Fontana 28
Affermazioni riferite ad Aldo Moro durante la prigionia da parte delle Brigate
Rosse
Nel Memoriale Moro compilato dalle Brigate Rosse deducendolo dall'interrogatorio cui lo sottoposero durante la
prigionia, Aldo Moro avrebbe indicato come probabili responsabili della strage, così come in generale della strategia
della tensione, rami deviati del SID (il servizio segreto), in cui si erano insediati negli anni diversi esponenti legati
alla destra, con possibili influenze dall'estero, mentre gli esecutori materiali erano da ricercarsi nella pista nera.[13]
Le vittime
Lapide commemorativa delle vittime dell'attentato,
apposta nel decimo anniversario della strage.
I nomi degli assassinati dalla bomba di piazza Fontana sono:
Giovanni Arnoldi, Giulio China, Eugenio Corsini, Pietro
Dendena, Carlo Gaiani, Calogero Galatioto, Carlo Garavaglia,
Paolo Gerli, Vittorio Mocchi, Luigi Meloni, Mario Pasi, Carlo
Perego, Oreste Sangalli, Angelo Scaglia, Carlo Silvia, Attilio
Valè, Gerolamo Papetti.
Le manifestazioni
Negli anni numerose manifestazioni si sono svolte e si
svolgeranno in ricordo della strage di piazza Fontana e di
Giuseppe Pinelli, l'anarchico morto dopo un volo dal quarto piano
avvenuto in circostanze mai chiarite, durante un interrogatorio di
polizia nella stanza del commissario Calabresi, tre giorni dopo la
strage. Diverse di tali iniziative sono degenerate in scontri tra
polizia e manifestanti. Ancora oggi è attiva la contestazione,
motivo ricorrente negli ambienti di sinistra milanesi e non solo,
ma anche la riflessione, della quale si è fatto interprete anche il
Capo dello Stato incontrando i familiari delle vittime il 7
dicembre 2009: in questa circostanza Giorgio Napolitano ha
elogiato "la passione civile, l'impegno che mostrate per alimentare
la memoria collettiva e la riflessione, due cose alle quali l'Italia e
la coscienza nazionale non possono abdicare (...) quello che avete
vissuto voi mi auguro diventi parte della coscienza nazionale (...)
comprendo il peso che la verità negata rappresenta per ciascuno di
voi, un peso che lo Stato italiano porta su di sé (...) La riflessione
è necessaria perché ciò che è avvenuto nella nostra società non è del tutto chiaro e limpido e non è del tutto stato
maturato. Continuate a operare per recuperare ogni elemento di verità".
Le manifestazioni che si svolgono ogni 12 dicembre per ricordare la strage e il 15 dicembre per commemorare
Pinelli, sono diventate un appuntamento ricorrente per la città di Milano.

Strage di piazza Fontana 29
La strage nella musica
Molti artisti hanno dimostrato sensibilità rispetto all'attentato e l'hanno ricordato nelle proprie canzoni:
•Francesco De Gregori si riferisce alla strage ("Viva l'Italia del 12 dicembre") nella canzone "Viva l'Italia"
dall'omonimo album del 1979.
•Giorgio Gaber fa riferimento alla strage di piazza Fontana nella canzone "Qualcuno era comunista" ("Qualcuno
era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica eccetera, eccetera,
eccetera...")
•Il gruppo milanese Yu kung ha composto in memoria di questo evento la canzone Piazza Fontana. nel 1995 la ska
band italiana Banda Bassotti ha reinciso la canzone intitolandola "Luna Rossa" nel loro album "Avanzo De
Cantiere".
•I Litfiba in una versione live della canzone "Il Vento", contenuta nella raccolta "Lacio drom", citano l'evento:
"Con il cuore in quella piazza/tiene a mente Piazza Fontana"
•I 99 Posse nella canzone "odio/rappresaglia" dell'album "NA 99 10" si riferisce all'evento con le parole: "penso al
12 dicembre '69, allo stato delle stragi, allo stato delle trame" e in "Rafaniello" con le parole "...cumpagne aret' e
sbarre dint' e galere imperialiste, pe mezz' e gli interessi do Partito Comunista, e se sparteno e denar' cà
Democrazia Cristiana, o partit' ca mettett' 'e bombe a Piazza Fontana" (...compagni dietro le sbarre dentro le
galere imperialiste, a causa degli interessi del Partito Comunista, e si divisero i denari con la Democrazia
Cristiana, il partito che mise le bombe a Piazza Fontana)
•I Modena City Ramblers citano la strage e la morte di Pinelli nella canzone "Quarant'anni", contenuta nell'album
"Riportando tutto a casa" (1994): "Ho visto bombe di Stato scoppiare nelle piazze / e anarchici distratti cadere
giù dalle finestre".
•Valerio Sanzotta ha partecipato al Festival di Sanremo 2008 con una canzone intitolata "Novecento" che cita la
strage dicendo: "E non fu solo un sogno e non ci credemmo poco / mettere il mondo a ferro e fuoco, / mentre
un’altra stagione già suonava la campana / il primo rintocco fu a Piazza Fontana".
•Il cantautore Fausto Amodei nella canzone "Se non li conoscete", una satira sul Movimento Sociale Italiano e più
in generale sui fascisti, cita così la strage: "Se non li conoscete pensate alla lontana, / ai fatti di Milano e di
Piazza Fontana..."
Bibliografia
Libri
•Andrea Barberi e Marco Fini. Valpreda. Processo al processo, Feltrinelli, 1972.
•Paolo Barbieri e Paolo Cucchiarelli. La strage con i capelli bianchi. La sentenza per Piazza Fontana. Roma,
Editori Riuniti, 2003.
•Fulvio Bellini e Gianfranco Bellini. Il Segreto della Repubblica. La verità politica sulla strage di Piazza Fontana.
Selene, 2005. ISBN 88-86267-94-0.
•Gianfranco Bettin e Maurizio Dianese. La strage. Piazza Fontana. Verità e memoria. Milano, Feltrinelli, 1999.
ISBN 88-07-81515-X.
•Giorgio Boatti. Piazza Fontana. 12 dicembre 1969: il giorno dell'innocenza perduta. Torino, Einaudi, 1999.
ISBN 88-06-15358-7
•Giorgio Bocca. Il filo nero. Milano, Mondadori, 1995.
•Fabrizio Calvi e Laurent Frederic. Piazza Fontana. Milano, Mondadori, 1997.
•Camilla Cederna. Una finestra sulla strage. Milano, Feltrinelli, 1971.
•Mario Consani. Foto di gruppo da Piazza Fontana. Milano, Melampo, 2005. ISBN 978-88-89533-07-9.

Strage di piazza Fontana 30
•Pino Corrias. Seduto in Piazza Fontana, con la sola interferenza del traffico e della verità, in Luoghi comuni. Dal
Vajont a Arcore, la geografia che ha cambiato l'Italia. Milano, Rizzoli, 2006. pp. 23-41. ISBN
978-88-17-01080-1.
•Paolo Cucchiarelli. Il segreto di Piazza Fontana. Ponte alle Grazie, 2009.
•Eduardo M. Di Giovanni, Marco Ligini, Edgardo Pellegrini. La strage di Stato. Controinchiesta. Odradek, 2006
(edizione originale: Samonà e Savelli, 1970). ISBN 978-88-86973-80-9.
•Hans Magnus Enzensberger. Prospettive sulla guerra civile. Torino, Einaudi, 1994.
•Giovanni Fasanella, Claudio Sestieri, Giovanni Pellegrino. Segreto di Stato. Torino, Einaudi, 2000.
•Luciano Lanza. Bombe e segreti. Piazza Fontana: una strage senza colpevoli [14]. Eleuthera, 2005. ISBN
88-89490-12-8.
•Carlo Lucarelli. Piazza Fontana (Con DVD). Einaudi Stile libero, 2007. ISBN 978-88-06-18524-4.
•Marco Nozza. Il pistarolo. Da Piazza Fontana, trent'anni di storia raccontati da un grande cronista. Il
Saggiatore, 2006. ISBN 88-428-1429-6.
•Sandro Provvisionato. Misteri d'Italia. Bari, Laterza, 1993.
•Adriano Sofri (a cura di). Il malore attivo dell'anarchico Pinelli. Palermo, Sellerio, 1996.
•Corrado Stajano e Marco Fini. La forza della democrazia. La strategia della tensione in Italia (1969-1976).
Torino, Einaudi, 1977.
•Sergio Zavoli. La notte della Repubblica, Mondadori Oscar Bestsellers, 1995.
•Fortunato Zinni. Piazza Fontana: nessuno è Stato. Bresso, Maingraf, 2007.
Articoli di giornale
•"Strage di Piazza Fontana spunta un agente Usa" [15], La Repubblica, 11 febbraio 1998
•La storia di Carlo Digilio, morto il 12 dicembre, anniversario della strage di piazza Fontana [16] articolo di
"Liberazione", del 8 gennaio 2006
•L´ex procuratore di Milano: tanti anni di indagini fra ogni tipo di ostacoli [17], articolo de "La Repubblica", del 4
maggio 2005
•La penna dell’oblio [18], articolo di "Diario", del 7 febbraio 2003
•Morto l'ex 007 Antonio Labruna [19], articolo de "Quotidiano Nazionale", del 27 gennaio 2000
Trasmissioni televisive
•La strage di Piazza Fontana [20], puntata della serie Blu notte sul sito Raiclick
•La strage di Piazza Fontana [21], servizio tratto dalla trasmissione Tg della Storia 1965 - 1969 (dal sito La storia
siamo noi [22])
•La strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969) [23], servizio tratto dalla trasmissione Tg della Storia 1965 -
1969 (dal sito La storia siamo noi [22])
•La storia siamo noi ritrasmette un'inchiesta di Sergio Zavoli sulla strage di Piazza Fontana realizzata nel 1989 per
il programma La notte della Repubblica [24]

Strage di piazza Fontana 31
Cronologie delle indagini
•Piazza Fontana. La strage impunita [25], cronologia delle inchieste, dal sito archivio900.it
•L'ultima inchiesta sulla strage di Piazza Fontana [26], cronologia dal sito informagiovani.it
•Piazza Fontana: cronologia [27], dal sito znet.it
•I giorni delle bombe: cronologia essenziale [28], pubblicata sul sito della casa editrice Eleuthera
Voci correlate
•Giuseppe Pinelli
•Omicidio Calabresi
•Anni di piombo
•Commissione Stragi
•Strategia della tensione
•Operazione CHAOS
•Lista delle stragi avvenute in Italia
•Vittime degli anni di piombo e della strategia della tensione
Altri progetti
• Wikimedia Commons contiene file multimediali su Strage di piazza Fontana
Collegamenti esterni
•- 164k 73'seduta commissione Stragi- deposizione Allegra - specifica sul clima nella squadra politica dopo
l'assassinio del Commissario Calabresi [29]
•Commissione Stragi Verbale seduta n. 736 dell'8/6/2000 : sui documenti scomparsi Inchiesta Brigate Rosse [30]
•Commissione Stragi - Verbale seduta n. 73 di Mercoledì 5 luglio 2000: interrogatorio Allegra [29]
•Dossier del Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa su Piazza Fontana [31]
•Piazza Fontana su Psicomed [32]
•Piazza Fontana e altre stragi: gli echi nella canzone italiana [33]
•La strage di stato. Controinchiesta: testo integrale del libro pubblicato nel 1970 da Di Giovanni Eduardo M.,
Ligini Marco. Editore: Samonà e Savelli, Roma [34]
•Sentenza - ordinanza del Giudice Istruttore presso il Tribunale Civile e Penale di Milano, dr. Guido Salvini, nel
procedimento penale nei confronti di Rognoni Giancarlo ed altri [35]
•Dossier su Piazza Fontana [36], dal sito "Osservatorio su Neofascismo, terrorismo e razzismo"
•audizione del generale Gian Adelio Maletti [37], Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e
sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, 3 marzo 1997
•intervista a Franca Dendena (Associazione familiari vittime della strage di Piazza Fontana) [38]
•Sito web ufficiale del libro di Fortunato Zinni "Piazza Fontana: nessuno è Stato" [39]
•Alcuni video e documentari su Piazza Fontana, dal sito arcoiris.tv [40]
•Premessa alla 2a edizione del libro Il Segreto della Repubblica. La verità politica sulla strage di Piazza Fontana,
di Fulvio e Gianfranco Bellini. A cura di Paolo Cucchiarelli, Selene Edizioni, 2005 [41]
•Bombe e segreti. Piazza Fontana: una strage senza colpevoli: testo integrale del libro di Luciano Lanza. Editore
Elèuthera [14]
•Piazza Fontana - Una strage di Stato? [42] La storia siamo noi - Rai Educational

Strage di piazza Fontana 32
Note
[1]Da notare che alle 16:37 l'orario di chiusura della banca era già passato, ma tuttavia vi erano ancora molte persone all'interno, in attesa di
completare le loro incombenze.
[2]A spiegazione per tale brillamento è stata addotta una direttiva generale emanata per risparmiare la vita degli agenti, dopo che a Verona
erano morti due agenti di pubblica sicurezza spostando una valigia contenente esplosivo (Commissione Stragi, seduta n.73 di mercoledì 5
luglio 2000).
[3](Commissione Stragi, seduta n.73 di mercoledì 5 luglio 2000)
[4]Colpo di scena: un fermato si uccide in questura (http:/ / isole. ecn. org/ ponte/ doss12/ pinelli/ pinellicorriere. html), articolo del "Corriere
della Sera" del 16 dicembre 1969, riportato da isole.ecn.org
[5]Istituto Gramsci, Prot. n. 2298
[6]Piazza Fontana. La strage impunita (http:/ / www. archivio900. it/ it/ documenti/ doc. aspx?id=30)
[7]Una finestra sulla storia (http:/ / web. archive. org/ web/ 20070927063241/ http:/ / www. temporis. org/ storia_giuseppepinelli. htm), articolo
di ricostruzione dei fatti del sito temporis
[8]Dossier (http:/ / www. ecn. org/ ponte/ dossier. pdf) a cura del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, contenente gli articoli Colpo di scena:
un fermato si uccide in questura del "Corriere della Sera", Clamoroso colpo di scena nelle indagini sui terroristi e Gesto rivelatore da "La
Notte" del 16 dicembre 1969 e l'articolo Improvviso dramma in questura: l'anarchico Pinelli si uccide del settimanale "Epoca"
[9]V. articolo di D'Avanzo su Repubblica (http:/ / www. repubblica. it/ online/ cronaca/ calabresi/ delitto/ delitto. html)
[10]* 73'seduta commissione Stragi- deposizione Allegra - specifica sul clima all'interno della questura dopo l'assassinio del Commissario (http:/
/ www. parlamento. it/ bicam/ terror/ stenografici/ steno73. htm).
[11]Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi -
Settima relazione semestrale sullo stato dei lavori (http:/ / www. parlamento. it/ bicam/ terror/ relazioni/ rel7. htm), Comunicata alle
Presidenze il 12 ottobre 2000
[12]XIII Legilatura, Seduta n. 736 dell'8/6/2000 (http:/ / es. camera. it/ _dati/ leg13/ lavori/ stenografici/ sed736/ aurg05. htm), interrogazione
parlamentare relativa alla "Scomparsa di documenti relativi alla «Strage di piazza Fontana» ritrovati nel covo delle Brigate Rosse a Robbiano
di Mediglia - Milano"
[13]Interrogatorio di Aldo Moro, II tema: La cosiddetta strategia della tensione e la strage di Piazza Fontana. (http:/ / clarence. dada. net/
contents/ societa/ memoria/ moro/ tema2. html), estratti dei documenti della Commissione Moro e della Commissione Stragi, riportati dal sito
Clarence.net
[14]http:/ / www. eleuthera. it/ files/ materiali/ Luciano_Lanza_Bombesegreti_NE. pdf
[15]http:/ / www. repubblica. it/ online/ fatti/ fontana/ fontana/ fontana. html
[16]http:/ / www. reti-invisibili. net/ piazzafontana/ articles/ art_5423. html
[17]http:/ / www. archivio900. it/ it/ articoli/ art. aspx?id=5626
[18]http:/ / www. societacivile. it/ memoria/ articoli_memoria/ bertoli. html
[19]http:/ / quotidianonet. ilsole24ore. com/ 2000/ 01/ 27/ 486454-MORTO-L-EX-007-ANTONIO-LABRUNA. shtml
[20]http:/ / www. raiclicktv. it/ raiclickpc/ secure/ folder. srv?id=1914
[21]http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ pop/ schedaVideo. aspx?id=86
[22]http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/
[23]http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ pop/ schedaVideo. aspx?id=944
[24]http:/ / it. youtube. com/ view_play_list?p=1717A4C3AFFB2B12
[25]http:/ / www. archivio900. it/ it/ documenti/ doc. aspx?id=30
[26]http:/ / www. informagiovani. it/ Terrorismo/ piazzafontana/ comm4. htm
[27]http:/ / www. zmag. org/ italy/ aavv-cronologiapiazzafontana. htm
[28]http:/ / www. eleuthera. it/ files/ materiali/ cronologia_giorni_delle_bombe. pdf
[29]http:/ / www. parlamento. it/ bicam/ terror/ stenografici/ steno73. htm
[30]http:/ / legxiv. camera. it/ _dati/ leg13/ lavori/ stenografici/ sed736/ aurg05. htm
[31]http:/ / www. ecn. org/ ponte/ fontana/ index. php
[32]http:/ / www. psicomed. it/ wiki/ index. php/ Piazza_Fontana
[33]http:/ / www. prato. linux. it/ ~lmasetti/ canzonicontrolaguerra/ categoria. php?id=19& lang=it
[34]http:/ / www. strano. net/ stragi/ tstragi/ pfontana/ index. html
[35]http:/ / www. strano. net/ stragi/ tstragi/ salvini/ index. html
[36]http:/ / web. tiscali. it/ locas/ pfont1. htm
[37]http:/ / www. parlamento. it/ parlam/ bicam/ terror/ stenografici/ maletti1. htm
[38]http:/ / www. reti-invisibili. net/ piazzafontana/ articles/ art_3567. html
[39]http:/ / www. piazzafontana. it
[40]http:/ / www. arcoiris. tv/ modules. php?name=Search& testo=piazza+ fontana& tipo=testo
[41]http:/ / www. informationguerrilla. org/ Il_segreto_della_Repubblica. htm
[42]http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=703

Strage di Piazza della Loggia 33
Strage di Piazza della Loggia
Coordinate geografiche: 45°32′23″N 10°13′11″E
Strage di Piazza della Loggia (Brescia)
Lapide commemorativa
Luogo Brescia
Data 28 maggio 1974
10:12
Tipologia Esplosione
Morti 8
Feriti 94
Esecutori Ignoti
Sospetti Terrorismo neofascista
Motivazione Eversione; Strategia della tensione
La Strage di Piazza della Loggia è stato un attentato terroristico compiuto da gruppi neofascisti il 28 maggio 1974 a
Brescia, nella centrale Piazza della Loggia. Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre
era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista.
L'attentato provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre novantaquattro.
Le indagini e l'odissea giudiziaria
La prima istruttoria
La prima istruttoria della magistratura portò alla condanna nel 1979 di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana.
Uno di essi, Ermanno Buzzi, in carcere in attesa d'appello, fu strangolato il 13 aprile 1981 da Pierluigi Concutelli e
Mario Tuti. Nel giudizio di secondo grado, nel 1982, la condanne del giudizio di primo grado vennero commutate in
assoluzioni, le quali a loro volta vennero confermate nel 1985 dalla Corte di Cassazione.
La seconda indagine
Un secondo filone di indagine, sorto nel 1984 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, mise sotto accusa altri
rappresentanti della destra eversiva e si protrasse fino alla fine degli anni '80; gli imputati furono assolti in primo
grado nel 1987, per insufficienza di prove, e prosciolti in appello nel 1989 con formula piena. La Cassazione,
qualche mese dopo, confermerà l'esito processuale di secondo grado.

Strage di Piazza della Loggia 34
I sospetti di coinvolgimento dei servizi segreti
Nel corso dei vari procedimenti giudiziari relativi alla strage si è costantemente fatta largo l'ipotesi del
coinvolgimento di rami dei servizi segreti e di apparati dello Stato nella vicenda.[1]
Una ricostruzione siffatta appare sostenuta da una lunga serie di inquietanti circostanze: su tutte, basti pensare in
primo luogo all'ordine - proveniente da ambienti istituzionali rimasti finora oscuri - impartito meno di due ore dopo
la strage affinché una squadra di pompieri ripulisse con le autopompe il luogo dell'esplosione, spazzando via indizi,
reperti e tracce di esplosivo prima che alcun magistrato o perito potesse effettuare alcun sopralluogo o rilievo[2] ;
secondariamente, la misteriosa scomparsa dell'insieme di reperti prelevati in ospedale dai corpi dei feriti e dei
cadaveri, anch'essi di fondamentale importanza ai fini dell'indagine; infine, va segnalata la recente perizia
antropologica ordinata dalla Procura di Brescia su una fotografia di quel giorno [3] che comproverebbe la presenza
sul luogo della strage di Maurizio Tramonte, militante di Ordine Nuovo e collaboratore del SID.[4]
Gli oscuri intralci di provenienza istituzionale manifestatisi anche durante il secondo troncone d'indagine verranno
definiti dal giudice istruttore Zorzi quale ulteriore "riprova, se mai ve ne fosse bisogno, dell'esistenza e costante
operatività di una rete di protezione pronta a scattare in qualunque momento e in qualunque luogo".[1]
La terza istruttoria
Una terza istruttoria è tuttora pendente presso la Procura di Brescia. Il 19 maggio 2005 la Corte di Cassazione ha
confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi (oggi cittadino giapponese, non estradabile, con il nome di Hagen
Roi) per il coinvolgimento nella strage di Piazza della Loggia.
Il 15 maggio 2008 sono stati rinviati a giudizio i sei imputati principali: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio
Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi.[5] I rinviati a giudizio Zorzi, Maggi e Tramonte erano
all'epoca militanti di spicco di Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato nel 1956 da Pino Rauti e più volte oggetto
di indagini, pur senza successive risultanze processuali, in merito all'organizzazione ed al compimento di attentati e
stragi. Ordine Nuovo fu sciolto nel 1973 per disposizione del ministro dell'Interno Paolo Emilio Taviani con l'accusa
di ricostituzione del Partito Fascista.
Gli altri rinviati a giudizio sono l'ex generale dei carabinieri Francesco Delfino, all'epoca responsabile - con il grado
di capitano - del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia, e Giovanni Maifredi, ai tempi collaboratore del
ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani. [6]
La prima udienza si è tenuta il 25 novembre 2008.
Le vittime
•Giulietta Banzi Bazoli,
•Livia Bottardi Milani
•Euplo Natali
•Luigi Pinto
•Bartolomeo Talenti
•Alberto Trebeschi
•Clementina Calzari Trebeschi
•Vittorio Zambarda[7]

Strage di Piazza della Loggia 35
Immagini
Lapide
commemorativa
Punto nel quale è
esplosa la bomba
Manifesto che
riproduce il
manifesto
originale della
manifestazione
che si teneva in
Piazza della
Loggia il 28
maggio 1974 Piazza della Loggia
Voci correlate
•Strategia della tensione
•Lista delle stragi avvenute in Italia
•Terrorismo Italiano
•Anni di piombo
Bibliografia
•Bianca Bardini, Stefania Noventa, 28 maggio 1974. Strage di piazza della Loggia. Le risposte della società
bresciana, Brescia, Casa della Memoria, 2003.
•Giancarlo Feliziani, Lo Schiocco - Storie dalla Strage di Brescia - Limina, 2006
•Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, I silenzi degli innocenti - BUR, 2006
•Paolo Pelizzari,La strage di Brescia tra risposta istituzionale e mobilitazione dal basso. Il punto di vista della
sinistra extraparlamentare, Brescia, Casa della Memoria, 2007.
•Silvia Boffelli, Cristina Massentini, Marco Ugolini, Noi sfileremo in silenzio - Ediesse, 2007
•Paolo Pelizzari, La strage di piazza Loggia e l’occhio statunitense, in «Storia e Futuro», n. 20, giugno 2009 (http:/
/ www. storiaefuturo. com/ it/ numero_20/ articoli/ 1_strage-loggia-usa~1245. html).
Collegamenti esterni
•Brescia 28 maggio 1974: Associazione Casa della Memoria [8]
•La strage di Piazza Loggia: Dossier di Bresciaoggi.it [9]
•Intervista a Manlio Milani (Presidente Associazione dei caduti di Piazza della Loggia) [10]
•Verità e riconciliazione, di Manlio Milani in risposta a Sergio Segio [11]
•Frankie hi-nrg: Voci di piazza [12] Canzone tratta dall album "Ero un autarchico" contenente il discorso
pronunciato dal sindacalista Cisl Franco Castrezzati in Piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio 74 durante la
manifestazione antifascista organizzata contro il terrorismo nero che venne interrotto dallo scoppio di una bomba
in un cestino dei rifiuti che provocò la morte di otto persone.

Strage di Piazza della Loggia 36
Altri progetti
• Wikimedia Commons contiene file multimediali su Strage di Piazza della Loggia
Note
[1]Blu Notte - Piazza Della Loggia: Il Luogo Della Memoria (http:/ / it. youtube. com/ watch?v=52FBRia_DK8& feature=related)
[2]Blu Notte - Piazza Della Loggia: Il Luogo Della Memoria (http:/ / it. youtube. com/ watch?v=yl9Ud8VCR2w)
[3]http:/ / www. repubblica. it/ popup/ servizi/ 2008/ tramonte/ 1. html
[4]Strage di piazza della Loggia, spunta la foto choc della strage - La Repubblica, 30 agosto 2008 (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 08/
sezioni/ cronaca/ strage-loggia-foto/ strage-loggia-foto/ strage-loggia-foto. html)
[5]Brescia, sei rinvii a giudizio per la strage di piazza della Loggia - Repubblica.it, 15 maggio 2008 (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 05/
sezioni/ cronaca/ strage-loggia/ strage-loggia/ strage-loggia. html)
[6]Piazza della Loggia: I nomi della strage - Senza Soste.it (http:/ / www. senzasoste. it/ per-non-dimenticare/
piazza-della-loggia-i-nomi-della-strage. html)
[7]Le vittime (http:/ / www. 28maggio74. brescia. it/ index. php?pagina=4)
[8]http:/ / www. 28maggio74. brescia. it/
[9]http:/ / www. bresciaoggi. it/ dossiers/ Dossier/ 175/ 1/
[10]http:/ / www. reti-invisibili. net/ piazzadellaloggia/ articles/ art_3072. html
[11]http:/ / www. lastorianascosta. com/ news. php?extend. 36
[12]http:/ / www. youtube. com/ watch?v=5YVz1byxHhU
Strage dell'Italicus
Coordinate geografiche: 44°12′29″N 11°11′23″E
Strage dell'Italicus
Il treno Italicus dilaniato dall'esplosione
Luogo San Benedetto Val di Sambro (BO)
Obiettivo Treno espresso Roma-Brennero
Data 4 agosto 1974
Tipologia Esplosione
Morti 12
Feriti 44
Esecutori Ordine Nero
Motivazione Eversione; Strategia della tensione
La Strage dell'Italicus fu un attentato terroristico compiuto nella notte del 4 agosto 1974 a San Benedetto Val di
Sambro, in provincia di Bologna.

Strage dell'Italicus 37
La strage
Una bomba ad alto potenziale esplose alle 1:23 nella vettura 5 dell'espresso Roma-Monaco di Baviera via Brennero.
Nell'attentato morirono 12 persone e altre 48 rimasero ferite.
La strage avrebbe avuto conseguenze più gravi, si ipotizza anche nell'ordine di centinaia di morti, se l'ordigno fosse
esploso all'interno della galleria di San Benedetto Val di Sambro, come avvenuto dieci anni dopo nella Strage del
Rapido 904.
Aldo Moro si sarebbe dovuto trovare a bordo del treno, quella sera, in quanto doveva raggiungere la famiglia a
Bellamonte, ma lo perse poiché venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero e fatto scendere all'ultimo
momento per firmare delle carte importanti[1] [2] .
Le indagini
L'attentato venne rivendicato dall'organizzazione Ordine Nero attraverso un volantino che dichiarava:
« Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove
vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l'autunno; seppelliremo la
democrazia sotto una montagna di morti. »
I colpevoli della strage non sono mai stati individuati, ma la Commissione Parlamentare sulla Loggia P2 ha
dichiarato in merito:
« Tanto doverosamente premesso ed anticipando le conclusioni dell'analisi che ci si appresta a svolgere, si può affermare
che gli accertamenti compiuti dai giudici bolognesi, così come sono stati base per una sentenza assolutoria per non
sufficientemente provate responsabilità personali degli imputati, costituiscono altresì base quanto mai solida, quando
vengano integrati con ulteriori elementi in possesso della Commissione, per affermare: che la strage dell'Italicus è ascrivibile
ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana; che la Loggia P2 svolse opera
di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia
P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell'Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non
giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale. »
(Relazione di maggioranza della Commissione Parlamentare sulla Loggia P2)
L'analisi effettuata dalla Commissione Parlamentare appare compatibile con la rivendicazione di Ordine Nero, in
quanto diversi storici[3] e la stessa Commissione Parlamentare hanno nel tempo ricostruito i forti legami esistenti tra
la Loggia P2 e diverse organizzazioni di estrema destra.
Le vittime
•Elena Donatini
•Nicola Buffi
•Herbert Kotriner
•Nunzio Russo
•Maria Santina Carraro
•Marco Russo
•Tsugufumi Fukada
•Antidio Medaglia
•Elena Celli
•Raffaella Garosi
•Wìlbelmus Jacobus Hanema
•Silver Sirotti

Strage dell'Italicus 38
Bibliografia
•Giovanni Fasanella, Antonella Grippo, I silenzi degli innocenti, BUR, 2006
•Gianni Cipriani, Lo stato invisibile
•Giorgio Bocca, Gli anni del terrorismo
•Rita di Giovacchino, Il libro nero della Prima Repubblica
Il cantautore Claudio Lolli, nel 1976, scriverà la canzone Agosto in memoria della strage.
Voci correlate
•Strategia della tensione
•P2
•Organizzazione Gladio
•Anni di piombo
•Lista delle stragi avvenute in Italia
Collegamenti esterni
•La Strage dell'Italicus: scheda su reti-invisibili.net [4]
Note
[1]Giovanni Fasanella, Antonella Grippo, I Silenzi degli Innocenti , 114, BUR, 2006 . p.114
[2]Maria Fida Moro, La Nebulosa del Caso Moro , Milano, Selene Edizioni, 2004 .
[3]Rita Di Giovacchino - Il libro nero della Prima Repubblica
[4]http:/ / www. reti-invisibili. net/ italicus/
Strage di Ustica
Coordinate geografiche: 39°43′N 12°55′E
Strage di Ustica
Il DC-9 Itavia I-TIGI caduto su Ustica, in una foto scattata otto anni prima durante
un transito da Basilea
Luogo Cielo tra Ustica e Ponza
Obiettivo sconosciuto
Data 27 giugno 1980
20:59
Tipologia incidente aereo
Morti 81 (77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio)
Esecutori sconosciuti
Sospetti aviazione straniera

Strage di Ustica 39
Motivazione sconosciuta
Con strage di Ustica si indica il disastro aereo in cui persero la vita 81 persone nel cielo tra le isole di Ustica e
Ponza, venerdì 27 giugno 1980, quando l'aereo di linea I-TIGI[1] Douglas DC-9 appartenente alla compagnia aerea
Itavia si squarciò in volo senza preavviso e scomparve in mare.
Dopo quasi trent'anni di inchieste, molti aspetti di questo disastro appaiono ancora poco chiari.
Ricostruzione dell'accaduto
•Alle 20:08 il volo IH870 diretto da Bologna a Palermo, inizia con due ore di ritardo, e si svolge regolarmente nei
tempi e sulla rotta previsti fino all'ultimo contatto radio tra velivolo e controllore procedurale di "Roma
Controllo", che avviene alle 20:58.
•Alle 21:04, chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo IH870 non risponde. L'operatore di
Roma reitera invano le chiamate; lo fa chiamare, sempre senza ottenere risposta, anche da due voli dell'Air Malta
KM153, che segue sulla stessa rotta, e KM758[2] ; dal radar militare di Marsala e dalla torre di controllo di
Palermo. Passa senza notizie anche l'orario di arrivo a destinazione, previsto per le 21:13.
•Alle 21:25 il comando del Soccorso Aereo di Martina Franca assume la direzione delle operazioni di ricerca,
allerta il 15º Stormo a Ciampino, sede degli elicotteri HH-3F del Soccorso Aereo.
•Alle 21:55 decolla il primo HH-3F e inizia a perlustrare l'area presunta dell'eventuale incidente. L'aereo è ormai
disperso.
•Nella notte numerosi elicotteri, aerei e navi partecipano alle ricerche nella zona. Solo alle prime luci dell'alba
viene individuata da un elicottero HH-3F del Soccorso Aereo alcune decine di miglia a nord di Ustica, una
chiazza oleosa. Poco dopo raggiunge la zona un Breguet Atlantique dell'Aeronautica e vengono avvistati i primi
relitti e i primi cadaveri. È la conferma che il velivolo è precipitato in quella zona del Tirreno dove la profondità
supera i tremila metri.
Il recupero delle vittime
Le vittime del disastro sono ottantuno, di cui tredici bambini, ma si ritrovano e recuperano i corpi di sole trentotto
persone.
Sulle salme disposte per l'autopsia furono riscontrati sia "grandi traumatismi" da caduta a livello scheletrico e
viscerale sia lesioni enfisematose polmonari da decompressione (l'aereo si era dunque aperto in volo). Nelle perizie
gli esperti affermarono che l'instaurarsi degli enfisemi da depressurizzazione precedette cronologicamente tutte le
altre lesioni riscontrate, ma non causò direttamente il decesso dei passeggeri facendo loro perdere solo conoscenza.
La morte sopravvenne soltanto in seguito a causa di fatali traumi, riconducibili, assieme alla presenza di schegge e
piccole parti metalliche in alcuni dei corpi, a reiterati urti con la struttura dell'aereo in caduta.
Scatola nera e comunicazioni radio
Comunicazioni radio del DC-9 con Roma Ciampino
18:26:06Z. (GMT, per ottenere l'ora locale aggiungere 2 ore.)
•Roma - "870 identifichi."
•IH870 - "Arriva."
•Roma - "Ok, è sotto radar, vediamo che sta andando verso Grosseto, che prua ha?"
•IH870 - "La 870 è perfettamente allineata sulla radiale di Firenze, abbiamo 153 in prua. Ci dobbiamo ricredere
sulla funzionalità del VOR di Firenze."
•Roma - "Sì, in effetti non è che vada molto bene."
•IH870 - "Allora ha ragione il collega."

Strage di Ustica 40
•Roma - "Sì, sì pienamente."
•IH870 - "Ci dica cosa dobbiamo fare."
•Roma - "Adesso vedo che sta rientrando, quindi, praticamente, diciamo che è allineato, mantenga questa prua."
•IH870 - "Noi non ci siamo mossi, eh?!."
18:44:08Z
•IH870 - "Roma, la 870."
•Roma - "IH870 per Ponza, 127,35."
•IH870 - "127,35. Grazie, buonasera."
18:44:44Z
•IH870 - "È la 870, buonasera Roma."
•Roma - "Buonasera 870. Mantenga 290 e richiamerà 13 Alfa."
•IH870 - "Sì, senta: neanche Ponza funziona?"
•Roma - "Prego?"
•IH870 - "Abbiamo trovato un cimitero stasera venendo... da Firenze in poi praticamente non ne abbiamo trovata
una funzionante."
•Roma - "Eh sì, in effetti è un po' tutto fuori, compreso Ponza. Lei quanto ha in prua ora?"
•IH870 - "Manteniamo 195."
•Roma - "195. Si, va bene. Mantenga 195, andrà un po' più giù di Ponza di qualche miglio.
•IH870 - "Bene, grazie."
•Roma - "E comunque 195 potrà mantenerlo, io penso, ancora un 20 miglia, non di più perché c'è molto vento da
ovest. Al suo livello dovrebbe essere di circa 100-120 nodi l'intensità."
•IH870 - "Eh sì, in effetti sì, abbiamo fatto qualche calcolo, dovrebbe essere qualcosa del genere."
•Roma - "Ecco, non lo so, se vuole continuare con questa prua altrimenti accosti a destra anche un 15-20 gradi."
•IH870 - "Ok. Mettiamo per 210."
18:46:31Z
•IH870 - "È la 870, è possibile avere un 250 di livello?"
•Roma - "Sì, affermativo. Può scendere anche adesso."
•IH870 - "Grazie, lasciamo 290."
18:50:45Z
•Roma - "L'Itavia 870 diciamo ha lasciato Ponza 3 miglia sulla destra, quindi, quasi quasi, va bene per Palermo
così."
•IH870 - "Molto gentile, grazie. Siamo prossimi a 250."
•Roma - "Perfetto. In ogni caso ci avverta appena riceve Palermo."
•IH870 - "Sì, Papa-Alfa-Lima lo abbiamo già inserito, va bene e abbiamo il DME di Ponza."
•Roma - "Perfetto. Allora normale navigazione per Palermo, mantenga 250, richiamerà sull'Alfa."
•IH870 - "Benissimo, grazie."
18:56:00Z
•IH870 - "È sull'Alfa la 870."
•Roma - "Eh sì, affermativo. Leggermente spostato sulla destra, diciamo 4 miglia e comunque il radar termina.
28,8 per ulteriori."
•IH870 - "Grazie di tutto, buonasera."
•Roma - "Buonasera a lei."
18:56:54Z
•IH870 - "Roma, buonasera. È l'IH870."
•Roma - "Buonasera IH870, avanti."

Strage di Ustica 41
•IH870 - "115 miglia per Papa-Alfa... per Papa-Romeo-Sierra, scusate. Mantiene 250."
•Roma - "Ricevuto IH870. E può darci uno stimato per Raisi?"
•IH870 - "Sì: Raisi lo stimiamo per gli uno-tre."
•Roma - "870 ricevuto. Autorizzati a Raisi VOR. Nessun ritardo è previsto, ci richiami per la discesa."
•IH870 - "A Raisi nessun ritardo, chiameremo per la discesa, 870."
•Roma - "È corretto."
18:59:45Z - ultimo segnale del transponder
Il Flight Data Recorder dell'aereo registra dati di volo assolutamente regolari: prima della sciagura la velocità era di
circa 323 nodi, la quota circa 7630 m con prua a 178°, l'accelerazione verticale oscillava senza oltrepassare 1,15 g. Il
tranquillo dialogo tra il comandante Domenico Gatti e il copilota che si raccontano barzellette, che ci restituisce il
Cockpit Voice Recorder (CVR), è interrotto improvvisamente e senza alcun segnale allarmante che preceda la
troncatura della registrazione.
Gli ultimi secondi dal CVR:
"Allora siamo a discorsi da fare... [...] Va bene i capelli sono bianchi... È logico... Eh, lunedì intendevamo trovarci
ben poche volte, se no... Sporca eh! Allora sentite questa... Gua..."
La registrazione si ferma tagliando l'ultima parola. Questi particolari indicherebbero - è stato ipotizzato -
un'improvvisa interruzione dell'alimentazione elettrica, per cui l'evento causa della caduta del DC-9 sarebbe stato
quindi, repentino e inavvertito.
Le ipotesi
Le principali ipotesi sulle quali gli inquirenti indagano sono:
•il DC-9 sarebbe stato abbattuto da un missile;
•vi sarebbe stata una collisione (o una quasi-collisione) con un altro velivolo;
•sarebbe avvenuto cedimento strutturale;
•sarebbe esplosa una bomba a bordo.
Le indagini
Al caso Ustica la Magistratura ha dedicato una massa tale di risorse, che esso non trova riscontro in nessun altro
caso della storia giudiziaria italiana: venti anni di indagini, migliaia di cartelle di atti per oltre due milioni di pagine,
e quasi trecento udienze processuali.
Restano incerte le cause del disastro, come le eventuali responsabilità.
Le indagini vengono iniziate subito sia dalla Magistratura che dal Ministero dei Trasporti. Aprono un procedimento
le procure di Palermo, Roma e Bologna, ed il ministro dei trasporti, Rino Formica, nomina una commissione
parlamentare d'inchiesta tecnico-formale che però non concluderà mai i suoi compiti, visto che dopo aver presentato
due relazioni preliminari si autoscioglie nel 1982, a causa di insanabili contrasti di attribuzioni con la magistratura.
Dal 1982 l'indagine diviene di fatto di esclusiva competenza della magistratura nella persona del giudice Bucarelli.
La ricerca delle cause dell'incidente, nei primi anni e senza disporre del relitto, non permette di raggiungere
ragionevoli certezze.
Si rinvengono, sui pochi resti disponibili, tracce di esplosivi TNT e T4[3] in proporzioni compatibili anche con
ordigni militari: secondo alcuni analisti i ritrovamenti sembrerebbero a prima vista compatibili sia con l'ipotesi del
missile aria-aria, sia con quella della bomba a bordo.

Strage di Ustica 42
Il recupero del relitto
Nel 1987 il ministro Giuliano Amato dispone i fondi per il recupero del relitto del DC-9 che giace in fondo al mare.
La profondità di 3700 metri alla quale si trova il relitto rende complesse e costose le operazioni di localizzazione e
recupero. Sono pochissime le imprese specializzate che dispongono delle attrezzature e dell'esperienza necessarie: la
scelta ricadrà sulla ditta francese Ifremer, che si ritiene collegata ai servizi segreti francesi[4] ; dalla operazione di
recupero, effettuata dai DSRV della Ifremer, scaturiranno oltre ai pezzi recuperati (la maggior parte della cellula),
molti dubbi sui filmati consegnati in copia e sul fatto che la prima ispezione al relitto sia stata proprio quella ufficiale
e documentata appunto dalla ditta francese.
Le difficoltà tecniche, i problemi di finanziamento e le resistenze esercitate da varie delle parti interessate
contribuiscono a rimandare il recupero per molti anni.
Buona parte del relitto viene riportato in superficie, mediante due distinte campagne di recupero nel 1987 e nel 1991,
e il DC-9 viene recuperato per circa il 96%.
In un hangar dell'aeroporto di Pratica di Mare viene ricomposto il relitto, dove resta a disposizione della Magistratura
per le indagini fino al 5 giugno 2006, quando è trasferito e sistemato nel Museo della Memoria, approntato
appositamente a Bologna.
Frammenti di un aereo da caccia statunitense
Durante la seconda campagna di recupero, nel 1991, al limite orientale della zona di ricerca, oltre ai resti dell'aereo è
stato ritrovato un serbatoio esterno di un caccia americano, schiacciato e frammentato, ma completo di tutti i pezzi.[5]
Il serbatoio, prodotto dalla Pastushin Aviation, Inc., è lungo 3 metri, ha una capienza di 300 galloni (1135 litri) di
combustibile e potrebbe appartenere a un McDonnell Douglas F-4 Phantom II, ma ha la possibilità di essere montato
anche sui Northrop F-5 e sui Vought A-7 Corsair II.[5] Il ritrovamento è collegabile sia con l'ipotesi della collisione
in volo che con quella del combattimento aereo, in quanto i serbatoi esterni vengono sganciati solo in caso di
pericolo o di estrema necessità per aumentare la manovrabilità.[5] I numeri di matricola (identificativi 225.48008,
2662835) hanno permesso di stabilirne con certezza l'appartenenza alle forze aeree statunitensi (USAF o US Navy),
ma non il periodo o l'occasione di impiego.
La Commissione Stragi
Nel 1989 la Commissione Stragi, istituita l'anno precedente e presieduta dal senatore Libero Gualtieri, delibera di
inserire tra le proprie competenze anche le indagini relative all'incidente di Ustica, che diviene pertanto, a tutti gli
effetti, la "Strage di Ustica".
L'attività istruttoria della Commissione, determina la contestazione di reati a numerosi militari in servizio presso i
centri radar di Marsala e Licola.

Strage di Ustica 43
Le indagini successive
Anche gli inquirenti ipotizzano che il sostanziale fallimento delle indagini sia dovuto a estesi depistaggi ed
inquinamenti delle prove, operati da personale dell'Aeronautica Militare.[6]
Per questa ipotesi investigativa, assieme alle indagini per la ricerca delle cause si sovrappongono allora delle
indagini per provare quegli inquinamenti, e depistaggi.
Il registro del radar di Marsala
Animazione del tracciato radar (a velocità doppia) degli ultimi
minuti del volo. Il DC-9 è diretto a sud e vi è un vento a circa 200
km/h verso sud-est. Si notino i due echi senza identificazione sulla
sinistra: secondo alcuni periti si tratta della traccia di un aereo,
secondo altri di falsi plot, errori del radar. La scritta "IH870"
scompare con l'ultima risposta del transponder. Altri contatti su
cui si sono concentrate le indagini sono i plot doppi dopo il
disastro, sospettati di essere tracce di altri aerei in volo. Tali plot
potrebbero anche essere stati determinati, si è ipotizzato, dalla
struttura principale dell'aereo in caduta e da fenomeni di chaffing
causati da frammenti, anche se restano i dubbi per i plot ad ovest
del punto di caduta in quanto sopravvento e quindi difficilmente
attribuibili a rottami che cadono nel letto del forte vento di
Maestrale (che proviene appunto da Nord-Ovest e spinge verso
Sud-Est).
Durante le indagini si appura che il registro del sito radar
di Marsala ha "una pagina strappata" nel giorno della
perdita del DC-9. Il pubblico ministero giunge quindi alla
conclusione che si sia sottratta la pagina originale del 27
giugno e se ne sia riscritta poi, nel foglio successivo, una
diversa versione.
Durante il processo la difesa contesta che la pagina
mancante non sarebbe riferita al giorno della tragedia, ma
alla notte tra il 25 e il 26 giugno. L'analisi diretta della
Corte conclude che la pagina tra il 25 e il 26 sia stata
tagliata, come osservato dalla difesa, ma quella che
riguarda la sera del 27 giugno è recisa in modo
estremamente accurato, così che fosse difficile
accorgersene [7] . La numerazione delle pagine non ha
invece interruzioni ed è quindi posteriore al taglio.
Interrogato a questo proposito, il sergente in servizio
quella sera a Marsala non ha fornito alcuna spiegazione:
"Non so cosa dirle".
La difesa ha in seguito riconosciuto che la pagina del 27
giugno era stata effettivamente rimossa dal registro.
Telefonata anonima a Telefono Giallo
Nel 1988, durante la trasmissione Telefono giallo di
Corrado Augias, con una telefonata anonima[8] qualcuno
dichiara di essere stato «un aviere in servizio a Marsala la
sera dell'evento della sciagura del DC9». L'anonimo
riferisce che i presenti come lui, avrebbero esaminato le
tracce, i dieci minuti di trasmissione di cui parlavano
nella puntata, dichiarando: «noi li abbiamo visti
perfettamente. Soltanto che il giorno dopo, il maresciallo responsabile del servizio ci disse praticamente di farci gli
affari nostri e di non avere più seguito in quella vicenda. [...] la verità è questa: ci fu ordinato di starci zitti»[9] .
Scontro aereo tra caccia
In un articolo dal titolo Battaglia aerea poi la tragedia[10] , pubblicato dal quotidiano L'Ora il 12 febbraio 1992, il
giornalista Nino Tilotta afferma che il sottufficiale autore della telefonata sarebbe stato in effetti in servizio allo
SHAPE di Mons, in Belgio, e che avrebbe detto in trasmissione di essere a Marsala per non farsi riconoscere. Rivelò
la sua identità rilasciando l'intervista anni dopo essere andato in pensione in quanto, come affermò, non più vincolato

Strage di Ustica 44
dall'obbligo di mantenere il segreto militare. L'articolo parla di uno scontro aereo avvenuto tra due caccia F-14
Tomcat della US Navy ed un MiG-23 libico.
Il traffico aereo
Diversi elementi portano gli inquirenti ad indagare sull'eventuale presenza di altri aerei coinvolti nel disastro.
Si determinano con certezza alcuni punti:
•In generale la zona sud del Tirreno era utilizzata per esercitazioni NATO.
•Sono state inoltre accertate in quel periodo penetrazioni dello spazio aereo italiano da parte di aerei militari libici.
Tali azioni erano dovute alla necessità da parte dell'aeronautica libica di trasferire i vari aerei da combattimento
da e per la Jugoslavia, nelle cui basi[11] [12] veniva assicurata la manutenzione ai diversi MiG e Sukhoi di
fabbricazione sovietica presenti in gran quantità nell'aviazione del Colonnello Gheddafi. [13]
•Il governo italiano, fortemente debitore verso il governo libico dal punto di vista economico (non si dimentichi
che dal 1 dicembre 1976 addirittura la FIAT era parzialmente in mani libiche, con una quota azionaria del 13%
detenuta dalla finanziaria libica LAFICO[14] ) tollerava tali attraversamenti e li mascherava con piani di volo
autorizzati per non impensierire gli USA: spesso gli aerei libici si mimetizzavano nella rete radar disponendosi in
coda al traffico aereo civile italiano, riuscendo così a non allertare le difese NATO.[15] [16]
•Diverse testimonianze, inoltre, descrivono l'area soggetta a improvvisa comparsa di traffico militare USA [17] .
Più specificamente, durante la giornata del 27 giugno 1980 è segnata nei registri, dalle 10.30 alle 15.00,
l'esercitazione aerea USA "Patricia", ed era poi in corso un'esercitazione italiana h. 24 (cioè della durata di
ventiquattro ore) a Capo Teulada, segnalata nei NOTAM.
•Durante quella sera, tra le ore 20:00 e le 24:00 locali, sono testimoniati diversi voli nell'area, da parte di aerei
militari non appartenenti all'Aeronautica Italiana: un quadrireattore E-3A Sentry (più noto come AWACS o aereo
radar) che orbitava da oltre due ore a 50 km da Grosseto in direzione nord ovest, un CT-39G Sabreliner, un jet
Executive militare e vari P3 Orion (pattugliatori marini) partiti dalla base di Sigonella, un Lockheed C-141
Starlifter (quadrireattore da trasporto strategico) in transito lungo la costa tirrenica, diretto a sud.
•Inoltre, sembra che in quei giorni (ed anche quella sera) alcuni cacciabombardieri F-111 dell'USAF basati a
Lakenheath (Suffolk, Gran Bretagna), si stessero trasferendo verso l'Egitto all'aeroporto di Cairo West, lungo una
rotta che attraversava la penisola italiana in prossimità della costa tirrenica, con l'appoggio di aerei da trasporto
strategico C-141 Starlifter. Gli aerei facevano parte di un ponte aereo in atto da diversi giorni, che aveva lo scopo
di stringere una cooperazione con l'Egitto[18] e ridurre la Libia, con la quale vigeva uno stato di crisi aperta sin dal
1973,[19] a più miti consigli.
•Intensa e insolita attività di volo fino a tarda sera è testimoniata anche dal generale dei Carabinieri Nicolò
Bozzo[20] presso la base aerea di Solenzara, in Corsica, che ospitava vari stormi dell'Armée de l'air francesi.
Intensa attività militare
Successivamente, all'inizio dell'agosto 1980, oltre a vari relitti vengono ritrovati in mare anche due salvagenti e un
casco di volo della marina americana; a settembre, presso Messina, si rinvengono frammenti di aerei bersaglio
italiani, che sembrano però risalenti a esercitazioni terminate nel gennaio dello stesso anno.
Questi dati evidenziano che nell'area tirrenica, in quel periodo del 1980, si svolgeva un'intensa attività militare.
Inoltre, benché nessuno di questi fatti, se presi singolarmente, appaia in relazione diretta con la caduta del DC-9, si è
notata da alcuni la coincidenza temporale dell'allarme degli F-104 italiani su Firenze, al momento del passaggio del
DC-9, dell'esistenza di tracce radar non programmate che transitano ad oltre 600 nodi in prossimità dell'Aereo civile,
della pluritestimonianza dell'inseguimento tra aerei da caccia sulla costa calabra[21] ed, infine, delle attività di
ricerca, in una zona a 20 miglia ad est del punto di caduta, effettuate da velivoli non appartenenti al Soccorso aereo
Italiano.

Strage di Ustica 45
Due aerei militari italiani danno l'allarme
Due F-104 del 4º Stormo dell'Aeronautica Militare di ritorno da una missione di addestramento sull'aeroporto di
Verona-Villafranca, mentre effettuavano l'avvicinamento alla base aerea di Grosseto si trovarono in prossimità del
DC-9 Itavia. Uno era un F-104 monoposto, con un allievo ai comandi; l'altro, un TF-104G biposto, ospitava gli
istruttori: i comandanti Mario Naldini e Ivo Nutarelli.
Alle ore 20:24, all'altezza di Firenze-Peretola, il biposto con a bordo Naldini e Nutarelli mentre era ancora in
prossimità dell'aereo civile, emise un segnale di allarme generale alla Difesa Aerea (codice 73, che significa
emergenza generale e non emergenza velivolo) e nella registrazione radar di Poggio Ballone «il SOS-SIF è [...]
settato a 2, ovvero emergenza confermata, ed il blink è settato ad 1, ovvero accensione della spia di Alert sulle
consoles degli operatori»[22] , cioè risulta Naldini e Nutarelli segnalarono un problema di sicurezza aerea e i
controllori ottennero conferma della situazione di pericolo.
I significati di tali codici, smentiti o sminuiti di importanza da esperti dell'Aeronautica Militare sentiti in qualità di
testi, sono stati invece confermati in sede della Commissione ad hoc della NATO, da esperti dell'NPC (NATO
Programming Center)[23] .
Scrivono difatti costoro nel loro rapporto del 10 marzo 1997:
"Varie volte è stato dichiarato lo stato di emergenza confermata relativa alla traccia LL464/LG403 sulla
base del codice SIF1 73, che all'epoca del disastro veniva usato come indicazione di emergenza. La
traccia ha attraversato la traiettoria del volo del DC9 alle 18:26, ed è stata registrata per l'ultima volta nei
pressi della base aerea di Grosseto alle 18:39".
L'aereo ripeté per ben tre volte la procedura di allerta, a conferma inequivocabile dell'emergenza.
Né l'Aeronautica Militare né la NATO hanno mai chiarito le ragioni di quell'allarme.
Il MiG-23 ritrovato 20 giorni dopo
Una conferma che in quel periodo, si verificavano sull'Italia voli di aerei militari stranieri si ebbe dal ritrovamento di
un aereo MiG-23MS con la livrea della Al-Quwwat al-Jawwiyya al-Libiyya, l'aeronautica militare libica, precipitato
a Castelsilano, nella Sila crotonese.
L'Aeronautica Militare italiana, dopo aver lavorato in una commissione relativa al caso insieme ai libici, dichiarò che
questo aereo sarebbe decollato dalla Libia e che, in seguito ad un malore del pilota, avrebbe proseguito il volo con il
pilota automatico - quindi a quota livellata ed elevata - sino a precipitare sul territorio italiano per esaurimento
carburante, venerdì 18 luglio, ossia venti giorni dopo il DC9.
Nella sentenza ordinanza del giudice Priore tale versione, tuttavia, appare contrastata da alcune testimonianze e
circostanze, che avrebbero potuto retrodatare la caduta del velivolo libico, ponendola a ridosso immediato
della tragedia del DC9: tra queste, le dichiarazioni sullo stato di decomposizione della salma del pilota che i periti,
professori Zurlo e Rondanelli, definirono "avanzatissimo" [24] , oltre a diverse altre testimonianze raccolte sul luogo
e nelle aree limitrofe[25] , che riportavano l'evento ad una data prossima o coincidente con la scomparsa del volo
Itavia.
Un'ulteriore indagine tecnica relativa al meteo del 18 luglio ed alle caratteristiche di funzionamento del pilota
automatico del MiG-23, concluse inoltre che il velivolo sarebbe dovuto cadere più ad ovest e ben prima di
raggiungere le coste calabresi.
Sulla copia della pellicola dell'FDR a disposizione dell'autorità giudiziaria non erano registrati né l'angolo di prua, né
la data di volo[26] ; l'originale era stata consegnata al SIOS, e al momento delle indagini non era più disponibile agli
atti per un confronto.[27]
Tra l'altro, in piena contraddizione con le dichiarazioni dell'Aeronautica Militare italiana, esiste una missiva datata il
9 dicembre 1988 in cui lo Stato Maggiore della Difesa, dopo aver interessato le tre forze armate ed ottenuto le
risposte ai quesiti richiesti, riferiva che:

Strage di Ustica 46
"il 18 luglio 1980 l'area di competenza del 3º ROC di Martina Franca si era interessata ad una
esercitazione NATO "Natinad - Demon Jam V" svoltasi dalle ore 8 alle ore 11 (l'esercitazione si tenne
dal 15 al 18 luglio). Essa prevedeva l'impiego di velivoli che simulavano operazioni di penetrazione
verso il territorio nazionale in presenza di disturbo elettronico e contro i quali intervenivano i velivoli
intercettori. Nessun inconveniente si verificò nel corso dell'esercitazione."
La conferma dell'esercitazione in corso il 18 luglio 1980 ed il conseguente stato di allerta che ne derivava, sia della
rete radar che degli intercettori in volo, rende ancora più incompatibile la "penetrazione non identificata di un
velivolo estraneo" nell'area in quella data, per lo meno nelle modalità descritte (pilota svenuto, quindi volo rettilineo,
alta quota quindi altamente visibile da tutti i radar)[28] .
Le contraddizioni
Il giorno dopo il disastro, alle 12:10, una telefonata al "Corriere della Sera" annunciò a nome dei Nuclei Armati
Rivoluzionari, un gruppo armato di estrema destra, i terroristi neofascisti, che l'aereo era stato fatto esplodere con
una bomba da loro posta nella toilette[29] , da uno dei passeggeri: tal Marco Affatigato (imbarcato sotto falso nome),
membro dei NAR che - invece - era in quei mesi al servizio dell'intelligence francese e che, nel settembre dello
stesso anno, rientrato in Italia, venne rinchiuso nel carcere di Ferrara. Affatigato, però, sconfessò rapidamente la
telefonata: per rassicurare la madre chiese alle Digos di Palermo e di Lucca di smentire la notizia della sua presenza
a bordo dell'aereo precipitato.
Circa un mese dopo, avvenne la strage di Bologna ed anche in questo caso ci fu la rivendicazione dei NAR. In
entrambi i casi, Bologna era la città in cui avevano colpito i NAR ed in ambo i casi Giuseppe Valerio Fioravanti e
Francesca Mambro, ai vertici del gruppo terrorista, smentirono un coinvolgimento dell'organizzazione negli eventi,
come la smentì il colonnello Amos Spiazzi dopo aver conosciuto in carcere Marco Affatigato. C'è quindi, chi
ipotizza un depistaggio nel depistaggio, ovvero che la strage di Bologna sia servita ad avvalorare la tesi della bomba
dei NAR collocata all'interno dell'aereo[30] . La tesi della bomba dividerà anche i periti incaricati dal giudice Vittorio
Bucarelli di analizzare i resti ripescati dal fondale marino: un primo momento li vede concordi all'unisono circa il
missile; successivamente, due dei cinque tecnici cambieranno versione a favore della bomba.
I dialoghi registrati
Alle 20.58 di quella sera, un dialogo registrato tra due operatori radar a Marsala si svolge dicendo:
"... Sta' a vedere che quello mette la freccia e sorpassa !",
ed anche:
"Quello ha fatto un salto da canguro!".
Alle 22.04 a Grosseto gli operatori radar non s'accorgono che il contatto radio con Ciampino è rimasto aperto e che
le loro voci vengono registrate:
"... Qui, poi... il Governo, quando sono americani....";
quindi:
"Tu, poi... che cascasse...";
"È esploso in volo!".
Alle 22.05, al centro radar di Ciampino, parlando dell'omologo di Siracusa:
"...Stavano razzolando degli aerei americani... Io stavo pure ipotizzando una collisione in volo".
Ed anche:
"Sì, o... di un'esplosione in volo!".

Strage di Ustica 47
I nastri telefonici e le testimonianze in aula
« Allora io chiamo l'ambasciata, chiedo dell'attaché... eh, senti, guarda: una delle cose più probabili è la collisione in volo
con uno dei loro aerei, secondo me, quindi...  »
(27 giugno 1980, ore 22:39 locali. Dalla telefonata all'ambasciata USA)
Nel 1991 gli inquirenti entrano in possesso di una piccola parte dei nastri delle comunicazioni telefoniche fatte quella
notte e la mattina seguente. La maggior parte è andata perduta: riutilizzata sovraincidendo le registrazioni.
Dall'analisi dei dialoghi si rileva che la prima ipotesi fatta dagli ufficiali dell'Aeronautica Militare fu la collisione e
che in tal senso intrapresero azioni di ricerca di informazioni presso vari siti dell'Aeronautica e presso l'ambasciata
USA a Roma.[31] Più volte si parla di aerei americani che "razzolano", di esercitazioni, di collisione ed esplosione, di
come ottenere notizie certe al riguardo.
Tutto il personale che partecipa alle telefonate viene identificato tramite riconoscimenti e incrocio di informazioni.
Si ammette per la prima volta di aver contattato l'ambasciata USA o di aver parlato di "traffico americano" solo dopo
il rinvenimento dei nastri, prima era sempre stato negato. Le spiegazioni fornite dagli interessati durante deposizioni
e interrogatori contrastano comunque con il contenuto delle registrazioni o con precedenti deposizioni.
•Udienza del 21 febbraio 2001: PM- "Furono fatte delle ipotesi sulla perdita del DC-9 in relazione alle quali era
necessario contattare l'ambasciata americana?"
Chiarotti - "Assolutamente no, per quello che mi riguardi [...] La telefonata fu fatta per chiedere se avessero
qualche notizia di qualsiasi genere che interessasse il volo dell'Itavia, [...]"
•Udienza del 7 febbraio 2001: capitano Grasselli- "Normalmente chiamavamo l'ambasciata americana per
conoscere che fine avevano fatto dei loro aerei di cui perdevamo il contatto. Non penso però che quella sera la
telefonata all'ambasciata americana fu fatta per sapere se si erano persi un aereo. Ho ritenuto la telefonata
un'iniziativa goliardica in quanto tra i compiti del supervisore non c'è quello di chiamare l'ambasciata [...]".
•Deposizione del 31 gennaio 1992 del colonnello Guidi:- "Ho un ricordo labilissimo anzi inesistente di quella
serata. Nessuno in sala operativa parlava di traffico americano, che io ricordi. [...]" "[...] pensando che
l'aeromobile avesse tentato un ammaraggio di fortuna, cercavamo l'aiuto degli americani per ricercare e salvare
i superstiti."
Una volta fatta ascoltare in aula la telefonata all'ambasciata, Guidi afferma di non riconoscere la propria voce nella
registrazione e ribadisce che non ha ricordo della telefonata.
Nel 1991 affermava: -"Quella sera non si fece l'ipotesi della collisione." E ancora "Non mi risulta che qualcuno mi
abbia parlato d'intenso traffico militare [...]. Se fossi stato informato di una circostanza come quella dell'intenso
traffico militare, avrei dovuto informare nella linea operativa l'Itav, nella persona del capo del II Reparto, ovvero:
Fiorito De Falco."
Nel nastro di una telefonata delle 22.23 Guidi informa espressamente il suo diretto superiore, colonnello Fiorito De
Falco, sia del traffico americano, sia di un'ipotesi di collisione, sia del contatto che si cerca di stabilire con le forze
USA.
Ma nella deposizione dell'ottobre 1991, anche il generale Fiorito De Falco afferma- "[...] Guidi non mi riferì di un
intenso traffico militare."

Strage di Ustica 48
Le morti sospette
« La maggior parte dei decessi che molti hanno definito sospetti, di sospetto non hanno alcunché. Nei casi che restano si
dovrà approfondire [...] giacché appare sufficientemente certo che coloro che sono morti erano a conoscenza di qualcosa
che non è stato mai ufficialmente rivelato e da questo peso sono rimasti schiacciati. »
(sentenza ordinanza, capo 4, p. 4674)
Per due dei 12 casi di decessi sospetti permangono indizi di relazione al "caso Ustica"[32] :
•Maresciallo Mario Alberto Dettori: trovato impiccato il 31 marzo 1987 in un modo definito dalla Polizia
Scientifica "innaturale"[33] , presso Grosseto. Mesi prima, preoccupato, aveva rovistato tutta la casa alla ricerca di
presunte microspie[34] . Vi sono indizi fosse in servizio la sera del disastro e che avesse in seguito sofferto di
«manie di persecuzione» relativamente a tali eventi. Confidò alla moglie: «Sono molto scosso... Qui è successo un
casino... Qui vanno tutti in galera!». Il giudice Priore conclude: «Sui singoli fatti come sulla loro concatenazione
non si raggiunge però il grado della prova».
•Maresciallo Franco Parisi: trovato impiccato il 21 dicembre 1995, era di turno la mattina del 18 luglio 1980, data
ufficiale dell'incidente del MiG libico sulla Sila. Proprio riguardo alla vicenda del MiG erano emerse durante il
suo primo esame testimoniale palesi contraddizioni; citato a ricomparire in tribunale, muore pochi giorni dopo
aver ricevuto la convocazione. Non si riesce a stabilire se si tratti di omicidio.
Gli altri casi presi in esame dall'inchiesta, sono:
•Colonnello Pierangelo Tedoldi: incidente stradale il 3 agosto 1980; aveva il comando dell'aeroporto di Grosseto,
durante i fatti di Ustica.
•Capitano Maurizio Gari: infarto, 9 maggio 1981; capo controllore di sala operativa della Difesa Aerea presso il
21º CRAM di Poggio Ballone, era in servizio la sera della strage. Dalle registrazioni telefoniche si evince un
particolare interessamento del capitano per la questione del DC-9 e la sua testimonianza sarebbe stata certo "di
grande utilità all'inchiesta" visto il ruolo ricoperto dalla sala sotto il suo comando, nella quale, peraltro, era molto
probabilmente in servizio il maresciallo Dettori. La morte, appare naturale, nonostante la giovane età.
•Giovanni Battista Finetti, Sindaco di Grosseto: incidente stradale; 23 gennaio 1983. Era opinione corrente che
avesse informazioni su fatti avvenuti la sera dell'incidente del DC-9 all'aeroporto di Grosseto. L'incidente in cui
perde la vita, peraltro, appare casuale.
•Maresciallo Ugo Zammarelli: incidente stradale; 12 agosto 1988. Era stato in servizio presso il SIOS di Cagliari,
tuttavia non si sa se fosse a conoscenza d'informazioni riguardanti la strage di Ustica, o la caduta del MiG libico.
•Colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli: Incidente di Ramstein, 28 agosto 1988. In servizio presso l'aeroporto di
Grosseto all'epoca dei fatti, la sera del 27 giugno, come già accennato, erano in volo su uno degli F-104 e
lanciarono l'allarme di emergenza generale. Erano certamente a conoscenza di fatti inerenti il volo Itavia. La loro
testimonianza sarebbe stata utile anche in relazione agli interrogatori del loro allievo, in volo quella sera sull'altro
F-104, durante i quali è "apparso sempre terrorizzato"[35] . Appare sproporzionato organizzare un simile incidente,
con esito incerto, per eliminare quei due importanti testimoni.
•Maresciallo Antonio Muzio: omicidio, 1º febbraio 1991; in servizio alla torre di controllo dell'aeroporto di
Lamezia Terme nel 1980, poteva forse essere venuto a conoscenza di notizie riguardanti il MiG libico, ma non ci
sono certezze.
•Tenente colonnello Sandro Marcucci: incidente aereo; 2 febbraio 1992. Non sono emerse connessioni con la
tragedia di Ustica, a parte le dichiarazioni di un testimone.
•Maresciallo Antonio Pagliara: incidente stradale; 2 febbraio 1992. In servizio come controllore della Difesa Aerea
presso il 32º CRAM di Otranto, dove avrebbe potuto avere informazioni sulla faccenda del MiG. Le indagini
propendono per la casualità dell'incidente.
•Generale Roberto Boemio: omicidio; 12 gennaio 1993 a Bruxelles. Da sue precedenti dichiarazioni durante
l'inchiesta, appare chiaro che la sua testimonianza sarebbe stata di grande utilità, sia per determinare gli eventi

Strage di Ustica 49
inerenti il DC-9, sia per quelli del MiG libico. La magistratura belga non ha risolto il caso.
•Maggiore medico Gian Paolo Totaro: trovato impiccato ad un'altezza di poco superiore al metro, il 2 novembre
1994. Le indagini partono a causa dalla strana modalità d'impiccagione, tuttavia concludono che si sia trattato di
un'azione suicida. Gian Paolo Totaro era in contatto con molti militari collegati agli eventi di Ustica, tra i quali lo
stesso Maresciallo Dettori.
La sentenza-ordinanza Priore
Sull'analisi del complesso scenario si muove il procedimento penale Nr 527 84 a G. I., meglio conosciuto come
Inchiesta Priore.
Nonostante le lunghe indagini, il recupero di parte consistente del relitto, le centinaia di perizie tecniche e le ingenti
risorse finanziarie ed umane dedicate alle indagini, si rinvengono sì numerosi e gravi indizi, ma non prove definitive
e conclusive per individuare gli autori del disastro.
Le indagini si concludono il 31 agosto 1999 con il deposito della sentenza-ordinanza Priore, secondo la quale il
DC-9 Itavia è precipitato perché coinvolto, direttamente o indirettamente, in uno scenario di battaglia aerea avvenuto
nei cieli italiani. L'inchiesta - vi si legge - è stata ostacolata da reticenze e false testimonianze, sia nell'ambito
dell'Aeronautica Italiana che della NATO, le quali hanno avuto l'effetto di inquinare o nascondere informazioni su
quanto accaduto.
La sentenza-ordinanza conclude:
« L'incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la
vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata,
operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. »
Nella ricostruzione degli eventi, secondo le conclusioni del giudice Priore, le cause più probabili del disastro
sarebbero da ricercarsi tra l'impatto di un missile, una collisione con un altro velivolo o al limite in una "quasi
collisione" - un evento consistente in un passaggio di un velivolo ad alta velocità vicinissimo al DC-9, che ne
avrebbe scomposto l'assetto di volo, provocando un sovraccarico tale da causarne la destrutturazione e la caduta.
Questa teoria è in origine formulata dai professori Dalle Mese[36] e Casarosa[37] , due dei periti di ufficio. L'ipotesi di
quasi collisione, evento inedito mai accaduto nella casistica mondiale degli incidenti aerei, viene aspramente
criticata da vasta parte del mondo scientifico aeronautico, che lo ritiene nella pratica "sommamente improbabile pur
se non impossibile" su un piano esclusivamente teorico. Tuttavia la perizia metallografica dei professori Donato
Firrao (Politecnico di Torino), Sergio Reale (Università di Firenze) e Roberto Roberti (Università di Brescia),
avrebbe escluso che sia avvenuta un'esplosione sia internamente (bomba), che esternamente (mancherebbero anche i
segni di schegge dell'eventuale missile).
Le tracce di esplosivi rinvenute sui reperti possono quindi essere spiegate o dall'esplosione di un missile a prevalente
"effetto blast" e trascurabile produzione di schegge, o dalla temporanea custodia degli oggetti recuperati in mare in
locali di navi militari in cui erano stati precedentemente collocati materiali esplosivi (la camera siluri). Le tracce
rinvenute in seguito in tali locali non erano però di tale entità da giustificare una contaminazione, che rimane dunque
una possibilità non provata.
Nella sentenza-ordinanza viene dedicato anche un ampio spazio al MiG-23MS libico ritrovato a Castelsilano,
ufficialmente, il 18 luglio 1980. Secondo l'ipotesi inquirente alcuni fatti, testimonianze e documenti, mettono in
dubbio la sua data di caduta del 18 luglio e fanno invece ipotizzare un collegamento con la caduta del DC-9 Itavia.
I responsabili materiali della strage non possono, al momento, essere individuati e il procedimento penale n. 527 84 a
G. I. dichiara «il non doversi procedere in ordine al delitto di strage perché ignoti gli autori del reato».
L'inchiesta non è priva di ulteriori strascichi giudiziari. Diversi i militari italiani che vengono considerati
penalmente responsabili non per la caduta del DC-9, per le quali non sono attribuite responsabilità all'Aeronautica

Strage di Ustica 50
italiana, ma per il comportamento successivo al disastro. Molti i reati contestati; tra cui: falso ideologico, abuso
d'ufficio, falsa testimonianza, favoreggiamento, falso, dispersione di documenti. Per il vertice dell'Aeronautica del
tempo furono rinviati a giudizio i generali: Bartolucci e Ferri[38] e i generali Melillo e Tascio[39] ; si aggiunge
un'ulteriore ipotesi di reato: alto tradimento, per aver impedito, tramite la comunicazione di informazioni errate,
l'esercizio delle funzioni del governo.
Il processo in Corte di Assise sui presunti depistaggi
Il 28 settembre 2000, nell'aula-bunker di Rebibbia appositamente attrezzata, inizia il processo sui presunti depistaggi,
davanti alla terza sezione della Corte di Assise di Roma.
Dopo 272 udienze e dopo aver ascoltato migliaia tra testimoni, consulenti e periti, il 30 aprile 2004, la corte assolve
dall'imputazione di alto tradimento - per aver gli imputati turbato (e non impedito) le funzioni di governo - i generali
Corrado Melillo e Zeno Tascio "per non aver commesso il fatto". I generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri
vengono invece ritenuti colpevoli ma, essendo ormai passati più di 15 anni, il reato è caduto in prescrizione.
Anche per molte imputazioni relative ad altri militari dell'Aeronautica (falsa testimonianza, favoreggiamento, ecc.)
viene dichiarata la prescrizione. Il reato di abuso d'ufficio, invece, non sussiste più per modifiche successive alla
legge.
La sentenza non soddisfa né gli imputati Bartolucci e Ferri, né la Procura, né le parti civili. Tutti, infatti, presentano
ricorso in appello.
Il processo in Corte di Assise d'Appello, sui depistaggi
Anche il processo davanti alla Corte di Assise d'Appello di Roma, aperto il 3 novembre 2005, si chiude il successivo
15 dicembre con l'assoluzione dei generali Bartolucci e Ferri dalla imputazione loro ascritta perché "il fatto non
sussiste".
La Corte rileva infatti che non vi sono prove a sostegno dell'accusa di "alto tradimento".
Le analisi condotte nella perizia radaristica Dalle Mese, sono state eseguite con «sistemi del tutto nuovi e sconosciuti
nel periodo giugno-dicembre 1980» e pertanto non possono essere prese in considerazione per giudicare di quali
informazioni disponessero, all'epoca dei fatti, gli imputati. In ogni caso la presenza di altri aerei deducibile dai
tracciati radar non raggiunge in alcuna analisi il valore di certezza e quindi di prova. Non vi è poi prova che gli
imputati abbiano ricevuto notizia della presenza di aerei sconosciuti o USA collegabili alla caduta del DC-9.
La Corte rileva inoltre che l'informativa trasmessa dagli imputati al governo non risulta errata: i radar militari di
Licola, Marsala e Siracusa non rilevano alcun traffico sconosciuto[40] , come invece si può dedurre dai tracciati radar
di Ciampino, che non è citato nell'informativa. Quindi viene ritenuta corretta l'affermazione che i radar militari «non
confermano» (che non equivale ad esclude) traffico sconosciuto.
L'unica informazione errata è relativa all'interruzione dei nastri di Marsala "effettuata da un operatore per
dimostrare la procedura di cambio del nastro", quando invece secondo la sentenza, i motivi sarebbero da
individuare nell'inizio di un'esercitazione simulata[41] circa 4 minuti proprio dopo il disastro aereo; errore che
sarebbe privo di rilevanza ai fini processuali.

Strage di Ustica 51
Le reazioni alla sentenza
La sentenza provoca subito accese critiche da parte delle Parti Civili. La senatrice Daria Bonfietti, sorella di una
delle vittime e presidente della "Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica", in una conferenza stampa
definisce la sentenza "una vergogna".
Nelle motivazioni della sentenza, pubblicate il 6 aprile 2006, alla pagina 48, la Corte (fatto inusuale) raccoglie la
provocazione e replica a questa accusa:
« A differenza delle altre parti processuali che hanno accettato comunque la decisione di questa corte, qualche familiare
delle vittime ha definito una vergogna l'assoluzione[42] oppure ha accusato la magistratura di non aver voluto accertare fino
in fondo la responsabilità dell'accaduto. La Corte era ben conscia dell'impatto negativo di una ulteriore sentenza assolutoria
anche nei confronti dei due generali, ma a fronte di commettere una ingiustizia, perché tale sarebbe stata la conferma della
sentenza o una condanna, andare contro l'opinione pubblica non costituisce un ostacolo. In quel caso, allora, si sarebbe
trattato di una vergogna perché si sarebbero condannati o ritenuti responsabili di un reato persone nei cui confronti vi era un
difetto assoluto di prova. »
Il ricorso in Cassazione
La Procura Generale di Roma propone ricorso per cassazione chiedendo l'annullamento della sentenza della Corte
d'Appello del 15 dicembre 2005, e come effetto dichiarare che «il fatto contestato non è più previsto dalla legge
come reato» anziché «perché il fatto non sussiste». La legge inerente all'alto tradimento è stata infatti modificata con
decreto riguardante i reati d'opinione[43] .
La differenza tra le due formule è rilevante. Immediatamente è stato evidenziato che l'assoluzione con la formula
perché il fatto non sussiste indica che nel caso esaminato non c'è alcuna prova che gli imputati abbiano compiuto
azioni tendenti a ostacolare, turbare o impedire le azioni del governo, e che quindi non hanno commesso i fatti per
cui hanno dovuto rispondere in giudizio. L'annullamento della sentenza di appello perché «il fatto contestato non è
più previsto dalla legge come reato» significa invece non escludere che gli imputati abbiano commesso i fatti per cui
sono giudicati: solo la prima delle due formule, insomma, vale a dichiarare l'insussistenza originaria di ogni
fatto-reato.
Il 10 gennaio 2007 la prima sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Torquato Gemelli, conferma la
sentenza pronunciata nel dicembre del 2005 dalla corte d'Assise d'appello di Roma, dichiarando inammissibile il
ricorso presentato dalla Procura Generale di Roma e rigettando quello dell'Avvocatura dello Stato, che rappresentava
la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero della Difesa, costituitisi parte civile.
Nelle motivazioni della sentenza viene ribadita l'interpretazione che occorre dare all'assoluzione ai sensi dell'articolo
530 comma 2 c.p.p. con la formula «perché il fatto non sussiste» pronunciata dalla corte di Assise. L'opinione delle
parti civili tende ad interpretare l'assoluzione degli imputati come non completa.
In pratica, è convinzione comune che la battaglia aerea vi sia stata davvero e che gli imputati - per la posizione
ricoperta all'epoca - non potessero non sapere; che abbiano effettivamente commesso i fatti loro contestati e che
siano stati assolti, semplicemente perché non sono state raccolte prove sufficienti per condannarli.
Le dichiarazioni di Cossiga: apertura di una nuova inchiesta
A ventotto anni dalla strage, la procura di Roma ha deciso di riaprire una nuova inchiesta a seguito delle
dichiarazioni rilasciate nel febbraio 2007 da Francesco Cossiga. L'ex presidente della Repubblica, presidente del
Consiglio all'epoca della strage, ha dichiarato che ad abbattere il DC9 sia stato un missile «a risonanza e non a
impatto», lanciato da un aereo della marina militare francese, e che furono i servizi segreti italiani a informare lui e
l'allora ministro dell'Interno Giuliano Amato dell'accaduto[44] .

Strage di Ustica 52
La definizione di Cossiga relativa ai missili a risonanza è poco precisa, a tal proposito il generale Vincenzo Manca,
ex senatore e vicepresidente della commissione bicamerale d'inchiesta sulle stragi, ha dichiarato che «non esiste un
missile che scoppia a risonanza: i missili si differenziano per il sistema di guida con cui agganciano l’obiettivo, non
per il tipo di scoppio».[45] L'affermazione del generale Manca è però incompleta in quanto è perfettamente
conosciuta la produzione di missili a prevalente effetto blast, cioè importante onda d'urto e trascurabile produzione di
schegge, ed è probabile che l'affermazione di Cossiga si riferisca, con dizione poco esperta, proprio a tale tipo di
missile. L'affermazione del generale Manca inoltre stupisce poiché, essendo egli un esperto di questioni militari, non
poteva ignorare tali dettagli tecnici.
Mentre nel 2002, lo stesso Cossiga aveva dichiarato invece, nella sua deposizione alle autorità inquirenti, che ai
tempi della strage non aveva nessun elemento per non credere che si fosse trattato di un cedimento strutturale e che
nell'arco di 22 anni aveva sempre saputo che al DC-9, fosse occorso un normale incidente aereo.[46] Restano ignote
le motivazioni che hanno portato Francesco Cossiga ad un tale radicale cambiamento di opinione.
Elenco delle vittime
In grassetto l'equipaggio
•Cinzia Andres •Carmela Fullone •Guglielmo Norritto
•Luigi Andres •Rosario Fullone •Lorenzo Ongari
•Francesco Baiamonte •Vito Gallo •Paola Papi
•Paola Bonati •Com.te Domenico Gatti •Alessandra Parisi
•Alberto Bonfietti •Guelfo Gherardi •Carlo Parrinello
•Alberto Bosco •Antonino Greco •Francesca Parrinello
•Maria Vincenza Calderone •Berta Gruber •Anna Paola Pellicciani
•Giuseppe Cammarota •Andrea Guarano •Antonella Pinocchio
•Arnaldo Campanini •Vincenzo Guardi •Giovanni Pinocchio
•Antonio Candia •Giacomo Guerino •Gaetano Prestileo
•Antonella Cappellini •Graziella Guerra •Andrea Reina
•Giovanni Cerami •Rita Guzzo •Giulia Reina
•Maria Grazia Croce •Giuseppe Lachina •Costanzo Ronchini
•Francesca D'Alfonso •Gaetano La Rocca •Marianna Siracusa
•Salvatore D'Alfonso •Paolo Licata •Maria Elena Speciale
•Sebastiano D'Alfonso •Maria Rosaria Liotta •Giuliana Superchi
•Michele Davì •Francesca Lupo •Antonio Torres
•Giuseppe Calogero De Ciccio •Giovanna Lupo •Giulia Maria Concetta Tripiciano
•Secondo assistente di volo Rosa De
Dominicis
•Giuseppe Manitta •Pierpaolo Ugolini
•Elvira De Lisi •Claudio Marchese •Daniela Valentini
•Francesco Di Natale •Daniela Marfisi •Giuseppe Valenza
•Antonella Diodato •Tiziana Marfisi •Massimo Venturi
•Giuseppe Diodato •Erica Mazzel •Marco Volanti
•Vincenzo Diodato •Rita Mazzel •Maria Volpe
•Giacomo Filippi •Maria Assunta Mignani •Alessandro Zanetti
•Primo ufficiale Enzo Fontana •Annino Molteni •Emanuele Zanetti
•Vito Fontana •Primo assistente di volo Paolo Morici •Nicola Zanetti

Strage di Ustica 53
Il museo per la memoria di Ustica
Museo per la memoria di Ustica
Il 27 giugno 2007 viene aperto a Bologna il Museo per
la memoria di Ustica.
Il museo, che si trova in via di Saliceto 5 presso gli ex
magazzini dell'ATC, contiene l'aereo così come era
stato ricostruito durante le indagini. Christian Boltanski
ha prodotto una installazione su misura composta da:
•81 lampade flebilmente pulsanti sospese sui resti
dell'aereo
•81 specchi neri
Dietro ciascuno specchio vi è un altoparlante che
diffonde un semplice pensiero/preoccupazione. Sono
presenti alcune casse di legno rivestite di plastica nera contenenti tutti gli oggetti ritrovati nei pressi dell'aereo. Un
piccolo libro con le foto degli oggetti viene consegnato ai visitatori.
Filmografia
Di seguito sono riportati, in ordine cronologico decrescente, i film e le trasmissioni televisive dedicate alla strage di
Ustica.
•Blu notte - Misteri italiani: La strage di Ustica, a cura di Carlo Lucarelli, RAI, 2004
•Ustica. Una spina nel cuore, regia di Romano Scavolini, 2001
•I-TIGI Canto per Ustica, scritto da Daniele Del Giudice e Marco Paolini, con Marco Paolini e il Quartetto vocale
Giovanna Marini (DVD, 150 minuti, con allegato il libro Quaderno dei Tigi), Einaudi Stile Libero/Video, 2001
•Il muro di gomma, regia di Marco Risi, 1991
Bibliografia
La folta bibliografia sulla strage di Ustica è riportata di seguito in ordine cronologico decrescente.
•Enrico Brogneri, Ai margini di Ustica 2. In tutta omertà, edito dall'autore, 2008
•Ray Cipson, Mark Demon, La Guerra di Ponza - Ustica: la cronaca, Lo Vecchio Editore, 2007
•Giovanni Minoli, Piero Corsini, Quella maledetta estate, Rizzoli, 2007
•Fabrizio Colarieti, Leonora Sartori, Andrea Vivaldo, Ustica, scenari di guerra, Becco Giallo, 2007
•Vincenzo Ruggero Manca, Ustica assoluzione dovuta, giustizia negata, Koinè, 2007
•Carlo Casarosa, Ustica. Storia di un'indagine, Plus, 2006
•Erminio Amelio, Alessandro Benedetti, IH870. Il volo spezzato. Strage di Ustica: le storie, i misteri, i depistaggi,
il processo, Editori Riuniti, 2005
•Luigi Di Stefano, Il Buco. Scenari di guerra nel cielo di Ustica, Vallecchi, 2005
•Carlo Lucarelli, Strage di Ustica in Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte (pagg. 46-73). Torino, Einaudi,
2004, ISBN 9788806167400.
•Arcangelo Badolati, Il Mig Delle Bugie segreti di stato e verità nascoste , Pellegrini editore, 2004
•Daniele Biacchessi, Fabrizio Colarieti, Punto Condor: Ustica il processo, Pendragon, 2002
•Daniele Del Giudice, Marco Paolini, Quaderno dei Tigi (con il video I-TIGI Canto per Ustica, con Marco Paolini
e il Quartetto vocale Giovanna Marini, 150 minuti), Einaudi Stile Libro/Video, Torino, 2001
•Lelio Lagorio, Il "Caso Ustica", Testimonianza davanti alla Corte d'Assise di Roma, 6 dicembre 2001,in
www.leliolagorio.it (Documenti)

Strage di Ustica 54
•Flaminia Cardini (a cura di), Ustica, la via dell'ombra, Sapere 2000, 1990
•Paolo Guzzanti, Ustica. Verità svelata, Edizioni Bietti, 1999
•Enrico Brogneri, Ai margini di Ustica, edito dall'autore, 1998
•Daria Lucca, Paolo Miggiano, Andrea Purgatori, A un passo dalla guerra - Ustica: Storia di un segreto
inconfessabile, Sperling & Kupfer, 1995
•Giuseppe Zamberletti, La minaccia e la vendetta. Ustica e Bologna: un filo tra due stragi, Franco Angeli, 1995
•Andrea Purgatori, Daria Bonfietti, Michele Serra, Com'è profondo il mare, la strage di Ustica e la satira:
moralità della risata e immoralità della vergogna, Cuore, 1994
•Claudio Gatti, Gail Hammer, Il quinto scenario - I missili di Ustica, Rizzoli, 1994
•Dario Celli, Roberto Superchi, Ustica 50 lire per la verità, Publiprint, 1993
•Franco Scottoni, Luigi Di Stefano, Ustica. Quel maledetto missile, Atlantis, 1990
•Enzo Catania, Ustica: un giallo nel cielo, Longanesi, 1988
Voci correlate
•Affare Maltese
•Lista delle stragi avvenute in Italia
•Incidente aereo
•Negabilità plausibile
•Mario De Paolis
•Ivo Nutarelli
•Ran Goren
Collegamenti esterni
•Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica [47]
•Intervista con Daria Bonfietti, Presidente della Associazione Parenti delle Vittime Strage di Ustica [48]
•Stragi80 [49]
•Video: The truth about Ustica's disaster (6/27/1980) [50]
•La Storia Siamo Noi - trasmissione RAI sulla strage di Ustica [51]
•Trasmissione Rai Telefono Giallo [52]
•Archivio900 Molte recensioni bibliografiche inerenti la strage di Ustica [53]
•Ai Margini di Ustica 2 - In tutta omertà [54]
•Ai margini di Ustica di Enrico Brogneri [55]
•L'Ora,Battaglia aerea poi la tragedia [56]
•Comitato Studi per Ustica [57]
•Un dossier sul caso pubblicato dalla Associazione Arma Aeronautica [58]
•seeninside.net La vicenda vista "dall'interno" [59]
•La strage di Ustica: per non dimenticare... [60]
•Da airmanshiponline- una opinione sul MiG di Castelsilano [61]
•Da airmanshiponline- una sintesi sull'incidente [62]
•Sito critico verso l'ipotesi di battaglia aerea [63]
•Vittime e testimoni. Strage di Ustica [64]
•il caso di Sandro Marcucci [65]
•lascia la tua firma vera per far riaprire il caso marcucci [66]
•Articolo completo su misteriditalia.com [67]
•Il museo a Bologna: 29 anni dopo, il relitto ricostruito [68]
•(EN) AirDisaster.Com Accident Synopsis of Flight 870 [69]

Strage di Ustica 55
Note
[1]Marca del registro aeronautico: la lettera I (Italia) rappresenta la marca di nazionalità ed è seguita dalla marca di immatricolazione, composta
da una sequenza di quattro lettere diversa per ciascun velivolo.
[2]Sentenza ordinanza, titolo 2, pag. 468.
[3]Nel 1982 solo T4, in una seconda repertazione, nel 1987, T4 e TNT.
[4]Ustica, il giudice Priore indaga sul Supersismi (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1990/ 10/ 06/
ustica-il-giudice-priore-indaga-sul-supersismi. html). 06 ottobre 1990
[5]«Tra i rottami del DC9 i pezzi di un "caccia"» (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1992/ maggio/ 24/
tra_rottami_del_DC9_pezzi_co_0_92052411400. shtml). Corriere della Sera, 24-05-1992.
[6]Procedimento penale n. 527/84 A G. I.; titolo 2, pag. 29, 185, 186 e successive.
[7]Come era infatti sfuggito all'avvocato difensore.
[8]http:/ / www. youtube. com/ watch?v=bXglTY3RykA
http:/ / www. filefront. com/ 14242445/ telef%20giallo%20Ustica. flv
http:/ / www. divshare. com/ download/ 8142378-809
[9]La registrazione della telefonata (http:/ / www. misteriditalia. com:80/ ustica/ ciFuDettoDiStareZitti. htm)
[10](http:/ / www. till-news. org/ ustica2. htm) (http:/ / www. stragi80. it/ rassegna/ press. htm)
[11]Base aerea di Batajnica presso la vazduhoplovni zavod (fabbrica aeroplani) - VZ "Moma Stanojlović".
[12]Aeroporto di Mostar presso la fabbrica aeroplani SOKO della quale la Libia era cliente in quanto in possesso dei modelli G2 Galeb e J1
Jastreb.
[13]Procedimento penale n. 527/84 a G. I.; titolo 2, pagg. 1431-1435.
[14]A tal proposito si veda anche il libro di A. Purgatori A un passo dalla guerra, pagg. 257-258.
[15]Procedimento penale n. 527/84 a G. I. volume 6, capitolo XVII, La Libia, par. 8 e 9 (I sorvoli nelle nostre FIR e Il corridoio) - pagg.
1449-1462; capo 7 - capitolo III - pag. 4962.
[16]Procedimento penale n. 527/84 A G. I.; sottotitolo 2, pag. 3956; capo 7, capitolo III, pag. 4963. Citiamo : «...Tutti, quelli che dovevano
provvedere, erano a conoscenza di queste penetrazioni; nessuno se ne curava; non pochi ne lucravano in giochi di potere e denaro. Quasi si
chiudeva, la Difesa, al tramonto ed altri apparivano come delegati alla bisogna...».
[17]un traffico di tale intensità da far preoccupare piloti, civili e controllori: poche settimane prima della tragedia di Ustica, un volo
Roma-Cagliari decide per sicurezza di tornare all'aeroporto di partenza, in altre occasioni i controllori di volo contattarono l'addetto
aeronautico dell'ambasciata USA per la presenza di aerei pericolosamente vicini alle rotte civili.
[18]Il presidente egiziano Sadat aveva appena espulso i vari consiglieri militari sovietici, portando di fatto il paese nella sfera di influenza della
Alleanza Occidentale.
[19]Tensione scaturita dall'azione unilaterale libica di estendere, nel 1973, le proprie acque territoriali tracciando la così detta "linea della
morte", crisi che porterà, il 19 agosto 1981, ad un primo scontro aereo sul golfo della Sirte tra due F-14 Tomcat del VF-41 Black Aces, call
sign Fast Eagle 102 (CDR "Hank" Kleeman/LT "DJ" Venlet) e Fast Eagle 107 (LT "Music" Muczynski/LTJG "Amos" Anderson) e due
Sukhoi Su-22 Fitter dell'Aeronautica Militare Libica.
[20]Commissione Parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. 28ª
seduta. Mercoledì 21 gennaio 1998. (http:/ / www. stragi80. it/ documenti/ comstragi/ bozzo. pdf)
[21]Procedimento penale n. 527 84 a G. I., capo 2, cap. 11, pagg. 4283 e successive.
[22]Sentenza-ordinanza Priore, titolo 2, capitolo 4.14, I dati radaristici, pagina 564.
[23]Procedimento penale n. 527 84 A G. I. capitolo LXV, pag. 2917.
[24]Procedimento penale n. 527 84 a G. I., capo 2, titolo 1, pagg. 4080 e successive.
[25]Procedimento penale n. 527 84 a G. I., capo 2, cap. 11, pagg. 4283 e successive.
[26]Sentenza ordinanza, capo 2, pag. 4220.
[27]Sentenza-ordinanza, capo 2, pag. 4225.
[28]Procedimento penale n. 527 84 A G. I., titolo 2, cap 9, pagg. 4312
[29]Dal serial di RAI 3: "Blu notte".
[30]Dal serial di RAI3 "Blu notte": http:/ / it. youtube. com/ watch?v=YZYHo5_ERlA& feature=related
[31]La registrazione audio della telefonata all'ambasciata USA (http:/ / www. stragi80. it/ archivio/ audio/ ciampino_tel. rm)
[32]Sentenza ordinanza, capo 4, pagg. 4670 e seguenti.
[33]Dal serial di RAI 3: Blu notte.
[34]Dal serial di RAI 3: Blu notte.
[35]Sentenza ordinanza, Capo 4, p.4667
[36]Docente del Dipartimento di Ingegneria delle Telecomunicazioni all'Università di Pisa
[37]Docente del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale all'Università di Pisa
[38]Rispettivamente capo e sottocapo di Stato Maggiore
[39]Rispettivamente capi del terzo e secondo reparto dello Stato Maggiore
[40]Il traffico sconosciuto è stato rilevato dai radar della Difesa e codificato alfanumericamente: AG266, AJ441, Entry51, ecc.. (procedimento
penale n. 527/84 a G. I., titolo 2, pagg. 229 e successive).

Strage di Ustica 56
[41]"Synadex": Synthetic Air Defence Exercise
[42]La repubblica del 16 dicembre 2005 pag. 30.
[43]L'articolo 4 della legge 24 febbraio 2006, n. 85, ha abolito il punto riguardante la turbativa e ha dichiarato reato l'impedimento soltanto se
violento.
[44]Strage di Ustica, nuove indagini Sentito Cossiga: un missile francese (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2008/ giugno/ 22/
Strage_Ustica_nuove_indagini_Sentito_co_9_080622064. shtml), Corriere della Sera, 22 giugno 2008
[45]Strage Ustica: Gen. Manca, non esistono missili che scoppiano a risonanza, Ecoradio, 27 giugno 2008 (http:/ / ilcorrieredelweb. blogspot.
com/ 2008/ 06/ strage-ustica-gen-manca-non-esistono. html)
[46]IH870 Il volo spezzato di Erminio Amelio e Alessandro Benedetti, pagg. 229 e 230.
[47]http:/ / www. comune. bologna. it/ iperbole/ ustica
[48]http:/ / www. reti-invisibili. net/ ustica/ articles/ art_3901. html
[49]http:/ / www. stragi80. it
[50]http:/ / www. liveleak. com/ view?i=62e_1172060667
[51]http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=197
[52]http:/ / www. misteriditalia. com:80/ ustica/ ciFuDettoDiStareZitti. htm
[53]http:/ / www. archivio900. it/ it/ libri/ index. aspx?c=1226
[54]http:/ / www. studiolegalebrogneri. it/ mdpro/ modules. php?op=modload& name=News& file=article& sid=1007& mode=thread&
order=0& thold=0
[55]http:/ / www. studiolegalebrogneri. it/ mdpro/ modules. php?op=modload& name=News& file=article& sid=1001& mode=thread&
order=0& thold=0
[56]http:/ / www. till-news. org/ ustica2. htm
[57]http:/ / www. comitatostudiperustica. it/
[58]http:/ / gironda. it/ images/ imgblog/ imsargo/ big/ inserto_Ustica. pdf
[59]http:/ / www. seeninside. net/
[60]http:/ / www. mclink. it/ personal/ MC9494/ ustica. htm
[61]http:/ / www. airmanshiponline. com/ 30sept2003/ 16-mig%20libico. pdf
[62]http:/ / www. airmanshiponline. com/ 30sept2003/ 15-Ustica. pdf
[63]http:/ / www. strageustica. it
[64]http:/ / www. strageustica. altervista. org
[65]http:/ / www. strageustica. altervista. org/ pagina47. html
[66]http:/ / blog. libero. it/ sandromarcucci/ view. php?reset=1& id=sandromarcucci
[67]http:/ / web. archive. org/ web/ 20021201230525/ misteriditalia. com/ ustica/
[68]http:/ / bologna. repubblica. it/ multimedia/ home/ 6639363
[69]http:/ / www. airdisaster. com/ cgi-bin/ view_details. cgi?date=06271980& reg=I-TIGI& airline=Itavia

Strage della stazione di Bologna 57
Strage della stazione di Bologna
Coordinate geografiche: 44°30′22″N 11°20′32″E
Strage di Bologna
La stazione di Bologna dopo l'esplosione dell'ordigno che ha causato la strage
Luogo Bologna
Obiettivo Stazione ferroviaria
Data 2 agosto 1980
10:25
Tipologia Esplosione
Morti 85
Feriti 200
Esecutori Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi
Ciavardini
Sospetti NAR
Motivazione Terrorismo
La strage di Bologna, compiuta sabato 2 agosto 1980, è uno degli atti terroristici più gravi avvenuti in Italia nel
secondo dopoguerra. Per Bologna e per l'Italia è stata una drammatica presa di coscienza della recrudescenza del
terrorismo.
Alle 10:25, nella sala d'aspetto di 2° classe della Stazione di Bologna Centrale, affollata di turisti e persone in
partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplode uccidendo
ottantacinque persone e ferendone oltre duecento. La città reagì con orgoglio e prontezza: molti cittadini prestarono i
primi soccorsi alle vittime e contribuirono ad estrarre le persone sotterrate dalle macerie. Non essendo sufficienti le
ambulanze per trasportare i feriti agli ospedali cittadini, vennero impiegati anche autobus come il 37, auto private e
taxi. Per curare i feriti medici e infermieri tornarono dalle ferie e furono riaperti i reparti chiusi per l'estate.
Struttura dell'ordigno
La bomba era composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta "Compound B", potenziata da
18 kg di gelatinato (nitroglicerina ad uso civile). L'esplosivo, di fabbricazione militare, era posto in una valigetta
sistemata a circa 50 centimetri d'altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala ovest della
stazione, allo scopo di aumentarne l'effetto.[1] La detonazione si udì nel raggio di molti chilometri e causò il crollo di
un'ala intera della stazione investendo in pieno il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei
taxi antistante.

Strage della stazione di Bologna 58
Indagini giudiziarie
La stazione dopo l'esplosione
Subito dopo l'attentato, il governo italiano, presieduto da Francesco
Cossiga, e le forze di polizia attribuirono lo scoppio a cause fortuite,
ovvero all'esplosione di una caldaia nel sotterraneo della stazione. Non
appena apparvero più chiare le dinamiche e fu palese una matrice
terrorista, attribuirono la responsabilità della strage al terrorismo nero.
Già il 26 agosto 1980 la Procura della Repubblica di Bologna emise
ventotto ordini di cattura nei confronti di militanti di estrema destra dei
Nuclei Armati Rivoluzionari: Roberto Fiore e Massimo Morsello
(futuri fondatori di Forza Nuova), Gabriele Adinolfi, Francesca
Mambro, Elio Giallombardo, Amedeo De Francisci, Massimiliano
Fachini, Roberto Rinani, Giuseppe Valerio Fioravanti, Claudio Mutti,
Mario Corsi, Paolo Pizzonia, Ulderico Sica, Francesco Bianco,
Alessandro Pucci, Marcello Iannilli, Paolo Signorelli, PierLuigi
Scarano, Francesco Furlotti, Aldo Semerari, Guido Zappavigna,
GianLuigi Napoli, Fabio De Felice, Maurizio Neri. Vengono subito
interrogati a Ferrara, Roma, Padova e Parma. Tutti saranno scarcerati
nel 1981.
Depistaggi e disinformazione
Vi furono svariati episodi di depistaggio, organizzati per far terminare le indagini, dei quali il più grave è quello
ordito da parte di alcuni vertici dei servizi segreti del SISMI, tra i quali Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, che
fecero porre in un treno a Bologna, da un sottufficiale dei carabinieri, una valigia piena di esplosivo, dello stesso tipo
che fece esplodere la stazione, contenente oggetti personali di due estremisti di destra, un francese e un tedesco.
Musumeci produsse anche un dossier fasullo, denominato "Terrore sui treni", in cui riportava gli intenti stragisti dei
due terroristi internazionali in relazione con altri esponenti dell'eversione neofascista, tutti legati allo spontaneismo
armato, senza legami politici, quindi autori e allo stesso tempo mandanti della strage.
Francesco Cossiga, il 15 marzo 1991, al tempo della sua presidenza della Repubblica, affermò di essersi sbagliato a
definire "fascista" la strage alla stazione di Bologna e di essere stato mal indicato dai servizi segreti. Attorno a questa
strage, come era già avvenuto per la Strage di piazza Fontana nel 1969, si sviluppò un cumulo di affermazioni,
controaffermazioni, piste vere e false, tipiche di altri tragici avvenimenti della cosiddetta strategia della tensione.
Condanne
Lentamente e con fatica, attraverso una complicata e discussa vicenda politica e giudiziaria, e grazie alla spinta civile
dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, si giunse ad una
sentenza definitiva della Corte di Cassazione il 23 novembre 1995. Vennero condannati all'ergastolo, quali esecutori
dell'attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati
innocenti, mentre l'ex capo della P2 Licio Gelli, l'ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio
segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vennero condannati per il depistaggio delle indagini.
Il 9 giugno 2000 la Corte d'Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio: 9 anni di reclusione per
Massimo Carminati, estremista di destra, e quattro anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del
SISMI di Firenze, e Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare. Ultimo imputato
per la strage è Luigi Ciavardini, con condanna a 30 anni confermata nel 2007. Anche lui continua a dichiararsi
innocente.

Strage della stazione di Bologna 59
Eventuali mandanti della strage non sono mai stati scoperti.
Ipotesi alternative
A causa del protrarsi negli anni delle vicende giudiziarie e dei numerosi comprovati depistaggi, intorno ai veri
esecutori e ai mandanti dell'attentato si sono sempre sviluppate numerose ipotesi e strumentalizzazioni politiche
divergenti dai fatti processuali che hanno portato alle condanne definitive dei presunti esecutori materiali della
strage.
•Stando quanto riportato dai media nel 2004 e ripreso nel 2007[2] , Francesco Cossiga, in una lettera indirizzata a
Enzo Fragalà, capogruppo di Alleanza Nazionale nella commissione Mitrokhin, ipotizza un coinvolgimento
palestinese (per mano del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e del gruppo Separat di Iliz Ramirez
Sanchez, noto come "comandante Carlos") dietro l'attentato.[3] Inoltre, nel 2008 Cossiga ha rilasciato un'intervista
al Corriere della Sera in cui ribadiva la sua convinzione secondo cui la strage non sia da imputarsi al terrorismo
nero, ma ad un "incidente" di gruppi della resistenza palestinese operanti in Italia. Si dichiara oltresì convinto
dell'innocenza di Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti.[4]
•Dalla sua cella, a Parigi, il terrorista rosso Ilic Ramirez Sanchez afferma che «la commissione Mitrokhin cerca di
falsificare la storia» e che «a Bologna a colpire furono CIA e Mossad», con l'intento di punire e ammonire l'Italia
per i suoi rapporti di fiducia reciproca con l'OLP, che si era segretamente impegnato a non colpire l'Italia in
cambio di una certa protezione.[5]
•Nel maggio 2007 il figlio di Massimo Sparti (malvivente legato alla banda della Magliana e principale accusatore
di Fioravanti) dichiara «mio padre nella storia del processo di Bologna ha sempre mentito».[6]
•In un allegato pubblicato in fascicoli del settimanale di destra L'Italia Settimanale nel corso del 1994 intitolato
"Storia della prima Repubblica" viene fornita una particolare ipotesi sulla strage; viene accomunata alla strage di
Ustica (ne viene definita letteralmente il "bis"); poi viene paragonata al caso di Enrico Mattei e al caso Moro. Il
testo prosegue con
« L'Italia dalla nascita della prima Repubblica è stata, come tutti sanno, un paese a sovranità limitata (...) ora, nel momento
in cui, per questioni contingenti (...) ha fatto - raramente - scelte che si sono rivelate in contrasto con le alleanze di cui vi
dicevo, ha compiuto, detto in termini politico-mafioso-diplomatici, uno "sgarro". E come nella mafia quando un picciotto
sbaglia finisce in qualche pilone di cemento o viene privato di qualche parente (in gergo si chiama "vendetta trasversale").
Così è fra gli Stati: quando qualche paese sbaglia, non gli si dichiara guerra; ma gli si manda un "avvertimento", sotto forma
di bomba, che esplode in una piazza, su di un treno, su una nave, ecc ecc »
Senza contestare le sentenze giudiziarie che hanno riconosciuto gli esecutori materiali, il testo vuole indicare i
mandanti.
Vittime
•Antonella Ceci, anni 19
•Angela Marino, anni 23
•Leo Luca Marino, anni 24
•Domenica Marino, anni 26
•Errica Frigerio In Diomede Fresa, anni 57
•Vito Diomede Fresa, anni 62
•Cesare Francesco Diomede Fresa, anni 14
•Anna Maria Bosio In Mauri, anni 28
•Carlo Mauri, anni 32
•Luca Mauri, anni 6
•Eckhardt Mader, anni 14

Strage della stazione di Bologna 60
•Margret Rohrs In Mader, anni 39
•Kai Mader, anni 8
•Sonia Burri, anni 7
•Patrizia Messineo, anni 18
•Silvana Serravalli In Barbera, anni 34
•Manuela Gallon, anni 11
•Natalia Agostini In Gallon, anni 40
•Marina Antonella Trolese, anni 16
•Anna Maria Salvagnini In Trolese, anni 51
•Roberto De Marchi, anni 21
•Elisabetta Manea Ved. De Marchi, anni 60
•Eleonora Geraci In Vaccaro, anni 46
•Vittorio Vaccaro, anni 24
•Velia Carli In Lauro, anni 50
•Salvatore Lauro, anni 57
•Paolo Zecchi, anni 23
•Viviana Bugamelli In Zecchi, anni 23
•Catherine Helen Mitchell, anni 22
•John Andrew Kolpinski, anni 22
•Angela Fresu, anni 3
•Maria Fresu, anni 24
•Loredana Molina In Sacrati, anni 44
•Angelica Tarsi, anni 72
•Katia Bertasi, anni 34
•Mirella Fornasari, anni 36
•Euridia Bergianti, anni 49
•Nilla Natali, anni 25
•Franca Dall'olio, anni 20
•Rita Verde, anni 23
•Flavia Casadei, anni 18
•Giuseppe Patruno, anni 18
•Rossella Marceddu, anni 19
•Davide Caprioli, anni 20
•Vito Ales, anni 20
•Iwao Sekiguchi, anni 20
•Brigitte Drouhard, anni 21
•Roberto Procelli, anni 21
•Mauro Alganon, anni 22
•Maria Angela Marangon, anni 22
•Verdiana Bivona, anni 22
•Francesco Gomez Martinez, anni 23
•Mauro Di Vittorio, anni 24
•Sergio Secci, anni 24
•Roberto Gaiola, anni 25
•Angelo Priore, anni 26
•Onofrio Zappala', anni 27
•Pio Carmine Remollino, anni 31

Strage della stazione di Bologna 61
•Gaetano Roda, anni 31
•Antonino Di Paola, anni 32
•Mirco Castellaro, anni 33
•Nazzareno Basso, anni 33
•Vincenzo Petteni, anni 34
•Salvatore Seminara, anni 34
•Carla Gozzi, anni 36
•Umberto Lugli, anni 38
•Fausto Venturi, anni 38
•Argeo Bonora, anni 42
•Francesco Betti, anni 44
•Mario Sica, anni 44
•Pier Francesco Laurenti, anni 44
•Paolino Bianchi, anni 50
•Vincenzina Sala In Zanetti, anni 50
•Berta Ebner, anni 50
•Vincenzo Lanconelli, anni 51
•Lina Ferretti In Mannocci, anni 53
•Romeo Ruozi, anni 54
•Amorveno Marzagalli, anni 54
•Antonio Francesco Lascala, anni 56
•Rosina Barbaro In Montani, anni 58
•Irene Breton In Boudouban, anni 61
•Pietro Galassi, anni 66
•Lidia Olla In Cardillo, anni 67
•Maria Idria Avati, anni 80
•Antonio Montanari, anni 86
In memoria della strage
Una manifestazione in occasione dei funerali
delle vittime
Il 2 agosto è considerata la giornata in memoria di tutte le stragi, e la
città di Bologna con l'Associazione tra i familiari delle vittime della
strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 organizzano ogni
anno un concorso internazionale di composizione musicale con
concerto in Piazza Maggiore.
Per ricordare la strage, nella ricostruzione dell'ala della stazione
distrutta è stato creato uno squarcio nella muratura. All'interno, nella
sala d'aspetto, è stata mantenuta la pavimentazione originale nel punto
dello scoppio. Il settore ricostruito presenta l'intonaco esterno liscio e
non "bugnato" come tutto il resto del fabbricato, in modo che sia
immediatamente riconoscibile e più visibile. È stato mantenuto intatto
uno degli orologi nel piazzale antistante la stazione ferroviaria, quello che si fermò alle 10:25; qualche tempo dopo la
strage l'orologio venne rimesso in funzione, ma di fronte a decise rimostranze le Ferrovie convennero
sull'opportunità che quelle lancette rimanessero ferme a perenne ricordo.

Strage della stazione di Bologna 62
Cippo commemorativo delle vittime della strage
Il cippo commemorativo nella stazione di Bologna contiene l'elenco
delle "vittime del terrorismo fascista". Durante il mandato di Giorgio
Guazzaloca, sindaco di Bologna dal 1999 al 2004, l'esponente locale di
Alleanza Nazionale Massimiliano Mazzanti propose al sindaco di non
citare più la "matrice fascista" della strage nella commemorazione
ufficiale del 2 agosto, anche se confermata con le condanne del
1995.[7] Nonostante le critiche dell'opposizione, il sindaco, pur non
ammettendo di aver accolto l'invito che veniva da una parte della sua
maggioranza, così fece per tutte e quattro le prime celebrazioni che lo
videro protagonista. Dal 2004, invece il nuovo sindaco, Sergio
Cofferati, è tornato a scandire la vecchia formula durante la
manifestazione ufficiale.
Cinema e letteratura
La strage di Bologna fa parte dell'immaginario collettivo italiano e
come tale è stata evocata in numerose opere cinematografiche e
letterarie.
•Il cortometraggio di Massimo Martelli Per non dimenticare (1992)
mostra la vita di diverse persone (interpretate perlopiù da attori famosi, come Giuseppe Cederna, Massimo
Dapporto, Giuliana De Sio, etc.) nell'ora immediatamente precedente la strage.
•Il documentario Iltrentasette di Roberto Greco (2005) contiene le testimonianze di diverse persone che presero
parte ai soccorsi.
•La strage di Bologna è stata ricordata nel romanzo di Giancarlo De Cataldo Romanzo criminale e, pertanto,
mostrata nell'omonimo film di Michele Placido (2005), in cui viene fatta intendere la responsabilità di uomini
dello Stato. L'omonima serie televisiva trasmessa da SKY Cinema 1 ne ha fatto il soggetto dell'undicesima
puntata.
•Maria Fresu, l'unica vittima di cui non venne ritrovato il corpo perché completamente disintegrato dall'esplosione,
viene ricordata nella poesia Il nome di Maria Fresu di Andrea Zanzotto.
•Il tragico evento viene ricordato anche nel film Da zero a dieci di Luciano Ligabue (2002), nel quale Libero, uno
dei quattro protagonisti, rivela che un suo amico ha perso la vita, essendo rimasto coinvolto nell'esplosione mentre
si trovava alla stazione di Bologna.
•Il regista Filippo Porcelli ha dedicato tre film alla memoria del 2 agosto 1980: 2 agosto 1980. Oggi (2005), 2
agosto, stazione di Bologna. Binario 9 ¾ (2006) e NowHere (2007).
•Nell'opera letteraria Sopra il mare, sotto il cielo viene ricordato l'episodio con la testimonianza di una vittima
rimasta sorda a causa dell'esplosione.
•Uno dei racconti della raccolta L'ultima lacrima di Stefano Benni si svolge nella stazione di Bologna la mattina
della strage e termina un istante prima dell'esplosione.

Strage della stazione di Bologna 63
Bibliografia
•Carlo Lucarelli, La strage di Bologna in Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte. Torino, Einaudi, 2004. pp.
190-213. ISBN 9788806167400.
•Alex Boschetti e Anna Ciammitti, La strage di Bologna, fumetto con prefazione di Carlo Lucarelli. Casa editrice
Becco Giallo
•Andrea Colombo, Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, 2007, Cairo
publishing;
Voci correlate
•Anni di piombo
•Commissione Stragi
•Iltrentasette
•Lista delle stragi avvenute in Italia
•Loggia P2
•Strategia della tensione
•Nuclei Armati Rivoluzionari
•Organizzazione Gladio
•Affare Maltese
Altri progetti
• Wikimedia Commons contiene file multimediali su Strage di Bologna
Collegamenti esterni
•Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 [8]
•Testo integrale della sentenza di cassazione del 23 novembre 1995 [9]
•Centro di documentazione storico politica su stragismo, terrorismo e violenza politica [10]
•Ricostruzione della vicenda giudiziaria [11]
•Bibliografia sulla strage [12]
•Sito ufficiale della Stazione Centrale di Bologna [13]
•blog de "iltrentasette, memorie di una città ferita" [14]
•Comitato "L'Ora della Verità" [15]
•Concorso 2 agosto (in memoria della strage) [16]
•Osservatorio Democratico [17]
•"REBUS Speciale: Bologna, la strage dai due volti?" [18], video della trasmissione speciale di Odeon tv incentrata
sui misteri ancora irrisolti di questa strage.
•"Bologna 2 agosto, 1980. La strage" [19] La Storia Siamo Noi, Rai Educational.
•"10,25 Cronaca di una strage" [20] Racconto di Daniele Biacchessi sulla strage.
•Intervista con Paolo Bolognesi (Presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di
Bologna) [21]
•Le stragi dell'estate 1980: Bologna e Ustica [22]
•I film di Filippo Porcelli sul 2 agosto 1980 [23]

Strage della stazione di Bologna 64
Note
[1]Filmato "Il Caso della Strage di Bologna" (http:/ / www. rai. tv/ dl/ RaiTV/ programmi/ media/
ContentItem-696acf5c-42b8-4105-925f-c606432beb81. html?p=0) di Carlo Lucarelli - Blu notte, quinta serie, puntata n.6 - 2002.
[2]"Il giallo della strage di Bologna. Ecco le prove della pista araba" (http:/ / www. ilgiornale. it/ a. pic1?ID=214956), da Il Giornale del
22-10-2007.
[3]"Strage Bologna: Cossiga, forse atto del terrorismo arabo" (http:/ / www. capperi. net/ stragebo. html)
[4]"La strage di Bologna, fu un incidente della resistenza palestinese" (http:/ / www. corriere. it/ politica/ 08_luglio_08/
cossiga_cazzullo_f6395d90-4cb1-11dd-b408-00144f02aabc. shtml), Corriere della Sera, 8 luglio 2008
[5]"A Bologna a colpire furono Cia e Mossad. Carlos: utilizzati giovani neofascisti, però per me Mambro e Fioravanti sono innocenti" (http:/ /
www. corriere. it/ Primo_Piano/ Cronache/ 2005/ 11_Novembre/ 23/ biondani. shtml), Corriere della Sera, 23 novembre 2005
[6]"Strage di Bologna. Parla il figlio di Sparti, testimone chiave dell'accusa: «Mio padre ha sempre mentito»" (http:/ / www. ilsole24ore. com/
art/ SoleOnLine4/ Attualita ed Esteri/ Attualita/ 2007/ 05/ strage-bologna. shtml), Il Sole 24 Ore, 24 maggio 2007
[7]I DS intervengono sulla strage di Bologna (http:/ / guide. dada. net/ democratici_di_sinistra/ interventi/ 2003/ 12/ 147057. shtml), 20/12/2003
[8]http:/ / www. stragi. it
[9]http:/ / www. stragi. it/ 2agost80/ senindx. htm
[10]http:/ / www. cedost. it
[11]http:/ / web. mac. com/ zoboli/ iWeb/ La%20Strage%20di%20Bologna/ Inizio. html
[12]http:/ / www. archivio900. it/ it/ libri/ index. aspx?c=1108& o=a
[13]http:/ / www. bolognacentrale. it
[14]http:/ / iltrentasette. blogspot. com
[15]http:/ / www. loradellaverita. org
[16]http:/ / www. concorso2agosto. it
[17]http:/ / www. osservatoriodemocratico. org/ page. asp?ID=2854& Class_ID=1001
[18]http:/ / archivio. odeontv. net/ Rebus/ Rebus_Archivio_dettaglio_04. htm
[19]http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=338&
[20]http:/ / www. retedigreen. com/ index-33. htm
[21]http:/ / www. reti-invisibili. net/ stragedibologna/ articles/ art_3900. html
[22]http:/ / www. stragi80. it/
[23]http:/ / it. youtube. com/ filippoporcelli

Strage di Capaci 65
Strage di Capaci
Strage di Capaci
Luogo Isola delle Femmine (Palermo)
Obiettivo Il giudice Giovanni Falcone
Data 23 maggio 1992
17.58
Tipologia Esplosione
Morti 5
Feriti 23
Esecutori Giovanni Brusca, Pietro Rampulla e almeno altri 3 collaboratori (Cosa nostra)
Motivazione Rappresaglia contro la lotta alla mafia
La Strage di Capaci è l'espressione di lingua italiana, coniata dai Media e ormai di uso comune, con cui si indica
l'attentato mafioso in cui il 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci e a pochi
chilometri da Palermo, persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo,
anch'ella magistrato, e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.[1]
L'espressione "Strage di Capaci" è in effetti errata: è vero che la strage avvenne nei pressi dello svincolo autostradale
di Capaci ma il luogo si trova nel territorio del comune di Isola delle Femmine. In siciliano l'espressione utilizzata
per indicare l'eccidio è "l'attintatuni", "il grande attentato".
Nel tragico attentato sono rimasti illesi altri quattro componenti del gruppo al seguito del magistrato: l'autista
giudiziario Giuseppe Costanza (seduto nei sedili posteriori dell'auto blindata guidata da Falcone) e gli agenti Paolo
Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.[2]
Gli esecutori materiali del delitto furono almeno cinque uomini (tra cui Pietro Rampulla che confezionò e posizionò
l'esplosivo[3] e Giovanni Brusca, che fu la persona che fisicamente azionò il telecomando al momento del passaggio
dell'auto blindata del magistrato, che tornava da Roma)[4]

Strage di Capaci 66
albero Falcone, Palermo
I mafiosi avevano riempito di tritolo un tunnel scavato
sotto l'autostrada (per assicurarsi la buona riuscita del
delitto, ne misero circa 500 kg, come punto di
riferimento gli attentatori presero un frigorifero bianco
posto ai lati della strada) nel tratto che collega
l'aeroporto di Punta Raisi (oggi "Aeroporto
Falcone-Borsellino") al capoluogo siciliano. [5] A
tutt'oggi sono conosciuti soltanto i nomi degli esecutori
materiali della strage, poiché le indagini mirate a
scoprire i mandanti ed eventuali intrecci di natura
politica non hanno prodotto risultati significativi.[6] [7] .
La strage di Capaci, festeggiata dai mafiosi nel carcere
dell'Ucciardone, [8] ha segnato una delle pagine più
tragiche della lotta alla mafia ed è strettamente
connessa al successivo attentato di cui rimase vittima il
giudice Paolo Borsellino, amico e collega di Falcone.
Le stragi provocarono una reazione di sdegno
nell'opinione pubblica[9] , oltre che l'intensificazione
della lotta antimafia, con il conseguente moltiplicarsi
dei pentiti e la cattura di latitanti quali Totò Riina [10]
[11] [12] [13]
piazza della Memoria, Palermo
Per la strage sono stati riconosciuti colpevoli nel
maggio del 2002 24 imputati[14] , mentre nel 2008 la
prima sezione penale della Cassazione ha condannato
12 persone in quanto mandanti di entrambe le stragi:
Salvatore Montalto, Giuseppe Farinella e Salvatore
Buscemi, Giuseppe Madonia, Giuseppe Montalto,
Carlo Greco, Pietro Aglieri, Benedetto Santapaola,
Mariano Agate, Benedetto Spera, Antonino Giuffrè e
Stefano Ganci. [15]
Commemorazioni
Ogni anno, il 23 maggio, si tiene a Palermo e Capaci
una lunga serie di attività, in commemorazione della
morte del magistrato Giovanni Falcone e di Francesca Morvillo.[16]
I resti dell'auto sono esposti a Roma, presso la scuola di formazione degli agenti di polizia penitenziaria[17]
Nell'anno della strage è stata creata anche una fondazione intitolata a Giovanni e Francesca Falcone e guidata da
Maria Falcone, sorella del magistrato, che si propone di combattere la criminalità organizzata e di promuovere
attività di educazione della legalità. La Fondazione ha ottenuto dall'ONU nel 1996 il riconoscimento dello status
consultivo in qualità di ONG presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.

Strage di Capaci 67
Il coinvolgimento dei servizi segreti
L'indagine sulla strage ha portato ad investigare sui servizi segreti e a chiedere che venisse tolto il segreto di Stato su
alcuni fascicoli, per indagare sulla presunta collusione tra servizi segreti e mafia. [18] [19]
Anche Gioacchino Genchi ha parlato di un coinvolgimento dei servizi segreti. [20]
Voci correlate
•Strage di via d'Amelio
•Pool antimafia
Bibliografia
•Giovanni Bianconi. Gaetano Savatteri. L'attentatuni. Storia di sbirri e di mafiosi. Roma, Baldini Castoldi Dalai,
2001. ISBN 8880894609
•Luigi Garlando. Per questo mi chiamo Giovanni. Fabbri Editori, 2004. ISBN 9788845103032.
•Pino Corrias. Davanti al rettilineo di Capaci, come in un labirinto, in Luoghi comuni. Dal Vajont a Arcore, la
geografia che ha cambiato l'Italia. Milano, Rizzoli, 2006. pp. 127-144. ISBN 9788817010801.
Filmografia
•Giovanni Falcone, regia di Giuseppe Ferrara, 1993
•L'attentatuni, regia di Claudio Bonivento, 2001
•In un altro paese, regia di Marco Turco, 2006
Collegamenti esterni
•Sito della fondazione Giovanni e Francesca Falcone [21]
•Sito sulla strage [22]
Note
[1]UNA STRAGE COME IN LIBANO - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1992/ 05/ 24/
una-strage-come-in-libano. html)
[2]' BASTA, CHIUDIAMO PALAZZO DI GIUSTIZIA' - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/
repubblica/ 1992/ 05/ 25/ basta-chiudiamo-palazzo-di-giustizia. html)
[3]strage di Capaci: spunta Santapaola (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1993/ novembre/ 15/
strage_Capaci_spunta_Santapaola_co_0_9311156734. shtml)
[4]CAPACI, CHIESTI 32 ERGASTOLI PER RIINA E TUTTA LA CUPOLA - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/
repubblica/ archivio/ repubblica/ 1997/ 05/ 23/ capaci-chiesti-32-ergastoli-per-riina-tutta. html)
[5]LA RICOSTRUZIONE DELL' AGGUATO - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1992/
05/ 25/ la-ricostruzione-dell-agguato. html)
[6]È ciò che si evince dalla sentenza definitiva della Cassazione del 2002 che condannava gli esecutori ma scagionava i boss sospettati di essere i
mandanti. Cfr.: "Annullate 13 condanne per la strage di Capaci" [[La Repubblica (http:/ / www. repubblica. it/ online/ cronaca/ scarcerati/
capaci/ capaci. html)] 31 maggio 2002]. URL consultato il 03-06-2009.
[7]Per La Strage Di Via D' Amelio Contrada Davanti Al Giudice - Repubblica.It » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/
repubblica/ 1994/ 04/ 14/ per-la-strage-di-via-amelio. html)
[8]E I CLAN BRINDARONO ALL' UCCIARDONE - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/
1992/ 05/ 29/ clan-brindarono-all-ucciardone. html)
[9]A PALERMO UN MESE DOPO PER NON DIMENTICARE - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/
repubblica/ 1992/ 06/ 23/ palermo-un-mese-dopo-per-non. html)
[10]Giovanni Di Cagno, Gioacchino Natoli, Cosa nostra ieri, oggi, domani: la mafia siciliana nelle parole di chi la combatte e di chi l'ha
abbandonata (http:/ / books. google. it/ books?id=Mt-AZvJ4oOcC& ), Ed. DEDALO, 2004,ISBN 9788822062703, pag 52
[11]UN AEREO PER LA STRAGE - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1992/ 05/ 25/
un-aereo-per-la-strage. html)

Strage di Capaci 68
[12]' VERGOGNA, VERGOGNA ASSASSINI' - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1992/
05/ 25/ vergogna-vergogna-assassini. html)
[13]E Pappalardo Grida Dall' Altare ' Smascherate Chi L' Ha Tradito' - Repubblica.It » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/
archivio/ repubblica/ 1992/ 05/ 26/ pappalardo-grida-dall-altare-smascherate. html)
[14]gli errori dei politici - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2004/ 05/ 23/
gli-errori-dei-politici. html)
[15]Strage del '92 carcere a vita per i mandanti - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2008/
09/ 19/ strage-del-92-carcere-vita-per-mandanti. html)
[16]La giornata della memoria tra l' albero Falcone e Capaci - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/
repubblica/ 2009/ 05/ 23/ la-giornata-della-memoria-tra-albero. html)
[17]Strage di Capaci l' auto in mostra - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2000/ 12/ 10/
strage-di-capaci-auto-in-mostra. html)
[18]http:/ / www. repubblica. it/ 2009/ 07/ sezioni/ cronaca/ mafia-8/ inchieste-riaperte/ inchieste-riaperte. html
[19]http:/ / www. repubblica. it/ cronaca/ 2009/ 12/ 11/ news/ stragi_di_mafia_ombre_sui_servizi_i_pm_togliere_il_segreto_di_stato-1820202/
[20]http:/ / www. antoniodipietro. com/ 2009/ 02/ gioacchino_genchi/ index. html
[21]http:/ / www. fondazionefalcone. it/
[22]http:/ / digilander. libero. it/ inmemoria/ strage_capaci. htm
Strage di via D'Amelio
Strage di via d'Amelio
Esterno del palazzo in via D'Amelio in cui abitava la madre del giudice Borsellino,
davanti al quale avvenne l'attentato
Luogo Palermo
Obiettivo Paolo Borsellino, Procuratore della Repubblica di Marsala
Data 19 luglio 1992 16:58
Tipologia Autobomba
Morti 6
Feriti 24
Esecutori Cosa nostra
Motivazione Rappresaglia contro la lotta alla mafia
La strage di via d'Amelio fu un attentato di stampo mafioso messo in atto il pomeriggio del 19 luglio 1992 a
Palermo in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e la sua scorta. L'attentato segue di due mesi la
strage di Capaci, in cui fu ucciso il giudice Giovanni Falcone, segnando uno dei momenti più tragici nella lotta alla
mafia.[1]
L'esplosione, avvenuta in via Mariano d'Amelio dove viveva la madre di Borsellino e dalla quale il giudice quella
domenica si era recato in visita, avvenne per mezzo di una Fiat 126 contenente circa 100 chilogrammi di tritolo.[2] [3]
Secondo gli agenti di scorta, via d'Amelio era una strada pericolosa, tanto che era stato chiesto di procedere
preventivamente ad una rimozione dei veicoli parcheggiati davanti alla casa, richiesta però non accolta dal comune

Strage di via D'Amelio 69
di Palermo.
Oltre a Paolo Borsellino morirono gli agenti di scorta Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a
far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico
sopravvissuto è Antonio Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l'esplosione, in gravi condizioni. La bomba venne
radiocomandata a distanza ma non è mai stata definita l'organizzazione della strage, nonostante il giudice fosse a
conoscenza di un carico di esplosivi arrivato a Palermo appositamente per essere utilizzati contro di lui. Si sospetta
che il detonatore che ha provocato l'esplosione sia stato azionato dal Castello Utveggio.[4]
Dopo l'attentato, l'"agenda rossa" di Borsellino, agenda che il giudice portava sempre con sè e dove annotava i dati
delle indagini, non venne ritrovata.
Indagini
In via D'Amelio un albero è stato posto a
memoria del luogo dell'uccisione di Paolo
Borsellino e della sua scorta.
A pochi giorni dal 15° anniversario dalla strage, la Procura di
Caltanissetta ha aperto un fascicolo per scoprire se persone legate agli
apparati deviati del SISDE possano avere ricoperto un ruolo nella
strage.[5] [6]
In quell'occasione è stata pubblicata una lettera aperta del fratello del
giudice Borsellino, Salvatore, indirizzata all'ex-Ministro degli Interni
Nicola Mancino. Tale lettera, intitolata 19 luglio 1992: Una strage di
stato, ipotizza che l'allora Ministro degli Interni Mancino fosse a
conoscenza della causa dell'omicidio di Borsellino. In un passaggio si
legge infatti:
« Chiedo al senatore Nicola Mancino, del quale ricordo negli anni immediatamente successivi al 1992 una lacrima spremuta
a forza durante una commemorazione di Paolo a Palermo, di sforzare la memoria per raccontarci di che cosa si parlò
nell'incontro con Paolo nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte. O spiegarci perché, dopo avere telefonato a
mio fratello per incontrarlo mentre stava interrogando Gaspare Mutolo, a sole 48 ore dalla strage, gli fece invece incontrare
il capo della Polizia Parisi e il dottor Contrada, incontro dal quale Paolo uscì sconvolto tanto, come raccontò lo stesso
Mutolo, da tenere in mano due sigarette accese contemporaneamente... In quel colloquio si trova sicuramente la chiave della
sua morte e della strage di Via D'Amelio[7] [8]  »
Gaspare Mutolo era un pentito della mafia, Bruno Contrada, ex numero tre del SISDE, è stato condannato in via
definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Altri fatti, citati nella lettera di Salvatore Borsellino, misero in questione l'operato del Ministero degli Interni guidato
allora da Mancino: la presenza in via D'Amelio di un poliziotto trasferito alcuni mesi prima alla questura di Firenze
perché colluso con un gruppo di spacciatori di droga, e la presenza in Via D'Amelio dell'allora capitano dell'Arma
dei Carabinieri Arcangioli, visto allontanarsi dal luogo della strage con in mano la borsa di Paolo Borsellino appena
estratta dai rottami della Fiat Croma blindata nella quale sedeva il giudice qualche istante prima dell'esplosione.
Secondo i familiari e i colleghi di Borsellino, questa borsa conteneva un'agenda che il giudice utilizzava per annotare

Strage di via D'Amelio 70
le considerazioni più private sulle sue indagini e colloqui.[5] [9]
A fronte delle critiche sul suo operato all'epoca della strage di via D'Amelio, Mancino sostenne di non ricordarsi di
nessun incontro con il giudice nel mese di luglio 1992 e mise in dubbio l'attendibilità del pentito Mutolo. Salvatore
Borsellino replicò con un'altra lettera aperta:
« In merito alla persistenza delle lacune di memoria del sen. Mancino sull'incontro con Paolo Borsellino del primo luglio
1992, evidenti dalla sua risposta alle mie dichiarazioni e preoccupanti per chi è stato chiamato alla vicepresidenza del CSM,
ritengo mio dovere fargli notare quanto segue. Se è vero che le dichiarazioni di un pentito come Gaspare Mutolo non
possano assumere da solo valore probatorio se non suffragate da solidi riscontri è anche vero che di riscontro ne esiste
almeno uno, e incontrovertibile, dato che è siglato dallo stesso Paolo Borsellino. Nella sua seconda agenda, quella grigia in
possesso dei suoi familiari, che, essendo stata lasciata a casa da Paolo il 19 luglio non ha potuto essere sottratta come quella
rossa, Paolo ha annotato: 1 luglio ore 19:30 : Mancino
. In quanto alla credibilità dello stesso Mutolo, il quale riferisce la frase di Paolo durante l'interrogatorio: 'devo smettere
perché mi ha chiamato il ministro, manco mezz'ora e torno...', devo ricordare al sen. Mancino che è proprio grazie alle
dichiarazioni di Gaspare Mutolo che il dott. Contrada, funzionario del SISDE, ha potuto essere condannato in via definitiva
dalla Corte di Cassazione. Inoltre lo stesso Vittorio Aliquò [procuratore aggiunto alla procura di Palermo] ha dichiarato di
aver accompagnato Paolo fino alla soglia dell'ufficio di Mancino, ed è impossibile credere che lo stesso non possa ricordare
di avere incontrato non un qualsiasi magistrato tra i tanti che quel giorno venivano a complimentarsi per la sua nomina, ma
un giudice ad estremo rischio di vita che in quei giorni era al centro dell'attenzione di tutti gli Italiani[10]  »
In seguito alle indagini del consulente Gioacchino Genchi si accertò la presenza di una sede coperta del SISDE sul
Monte Pellegrino, che sovrasta Palermo e via Mariano d'Amelio, all'interno del Castello Utveggio che ospita il
Cerisdi, un centro di ricerche e studi manageriali. La circostanza fu scoperta dall'analisi del tabulato telefonico del
numero 0337962596, intestato al boss Gaetano Scotto, che chiamò un'utenza fissa del SISDE installata proprio in
quel castello. Suo fratello, Pietro Scotto, per conto della società Sielte, compì lavori di manutenzione sull’impianto
telefonico della palazzina di via D'Amelio. Lavori necessari, si scoprì successivamente, per intercettare
abusivamente la linea telefonica della madre del giudice Borsellino e quindi ottenere la conferma del suo arrivo nel
pomeriggio del 19 luglio 1992. Dal castello Utveggio il SISDE scompare subito dopo l'inizio delle indagini. Quella
stagione, poi, fu segnata anche da un'altra discussa vicenda giudiziaria, scaturita in una condanna definitiva a dieci
anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che vide coinvolto il numero tre del SISDE, Bruno Contrada.[11]
Nel luglio 2009, in occasione del 17° anniversario della strage, Massimo Ciancimino ha annunciato che avrebbe
consegnato ai magistrati il "papello", una sola pagina a firma di Totò Riina che conterrebbe le condizioni poste dalla
mafia allo Stato[12] . Nella stessa occasione, Totò Riina ha riferito al suo avvocato di non essere coinvolto nella
strage di via d'Amelio. Il boss ha dichiarato parlando al suo legale:
« L'hanno ammazzato loro. Lo può dire tranquillamente a tutti, anche ai giornalisti. Io sono stanco di fare il parafulmine
d'Italia »
([13] [14] )
Il legale ha poi diffuso una nota che interpreta queste dichiarazioni:
« Il signor Riina ha voluto, tramite me, rappresentare la sua convinzione: cioé che l'attentato a Borsellino fu opera di
personaggi legati alle istituzioni. »
La stessa nota, tuttavia, smentisce che Riina abbia partecipato a una trattativa fra Stato e mafia:
« Con riferimento alla cosiddetta trattativa che sarebbe stata condotta tramite i signori Ciancimino, Vito e Massimo, Riina
intende far presente che già diversi anni fa era stata la sua difesa a chiedere che venisse esaminato in aula Massimo
Ciancimino, senza però ottenere tale prova, in maniera inspiegabile ancor più alla luce degli odierni approfondimenti. »
([15] )

Strage di via D'Amelio 71
L'avvocato, intervistato dal quotidiano La Repubblica dichiara:
« Abbiamo parlato della trattativa. Riina sostiene che è stato oggetto e non soggetto di quella trattativa di cui tanto si è
discusso in questi anni. Lui sostiene che la trattativa è passata sopra di lui, che l'ha fatta Vito Ciancimino per conto suo e per
i suoi affari e insieme ai carabinieri: e che lui, Totò Riina, era al di fuori. Non a caso io, come suo difensore, proprio al
processo per le stragi di Firenze già quattro anni fa ho chiesto che venisse ascoltato Massimo Ciancimino in aula proprio
sulla trattativa. Riina voleva che Ciancimino deponesse, purtroppo la Corte ha respinto la mia istanza. »
Bibliografia
•Maurizio Torrealta, Antonio Ingroia, La trattativa. Mafia e stato: un dialogo a colpi di bombe, Editori riuniti,
2002
•Rizza Sandra Lo Bianco Giuseppe, L' agenda rossa di Paolo Borsellino, editore Chiarelettere, 2007 (collana
Reverse).
Collegamenti esterni
•La versione di Genchi, Puntata su La7, 16.03.2009 (Genchi parla anche della strage di Via d'Amelio) [16]
•Travaglio, M., Borsellino: omicidio di stato?, Voglio Scendere, 19.01.2009 [17]
•Rassegna stampa [18]
•57 giorni a Palermo - La scorta di Paolo Borsellino [19] La Storia siamo noi - Rai Educational
Voci correlate
•Strage di Capaci
•Pool antimafia
•Lista delle stragi avvenute in Italia
Note
[1]Marco Letizia. «Borsellino, 10 anni fa la strage di via D'Amelio» (http:/ / www. corriere. it/ speciali/ stragedamelio/ ). Corriere della Sera,
19-07-2002. URL consultato in data 16-03-2010.
[2]Giovanni Bianconi. «Il pentito e le stragi La nuova verità che agita l'antimafia» (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 09_aprile_22/
pentito_stragi_antimafia_bianconi_6cf4e8ee-2efe-11de-89c1-00144f02aabc. shtml). Corriere della Sera, 22-04-2009. URL consultato in data
17-03-2010.
[3]Rita Di Giovacchino, Il libro nero della prima Repubblica, I ed., prefazione di Massimo Brutti, con un'intervista a Giovanni Pellegrino,
Roma, Fazi Editore (collana Le Terre n° 59), 2003. p. 445 ISBN 88-8112-407-6
[4]Francesco Viviano. «Strage via D' Amelio, nuovo indagato» (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2004/ 12/ 24/
strage-via-amelio-nuovo-indagato. html). la Repubblica, 24-12-2004, pag. 01. URL consultato in data 16-03-2010.
[5]Cristina Bassi. «Strage di via D’Amelio: 15 anni dopo, ancora troppi dubbi» (http:/ / blog. panorama. it/ italia/ 2007/ 07/ 19/
strage-di-via-damelio-15-anni-dopo-ancora-troppi-dubbi/ ). Panorama, 19-07-2007. URL consultato in data 16-03-2010.
[6]Attilio Bolzoni; Francesco Viviano. «Mafia e servizi, telefonate e carte sparite ecco gli indizi nelle inchieste» (http:/ / www. repubblica. it/
2009/ 07/ sezioni/ cronaca/ mafia-8/ indizi-inchieste/ indizi-inchieste. html). la Repubblica, 18-07-2009. URL consultato in data 16-03-2010.
[7]«Il fratello di Borsellino: «Mancino ora sveli perché incontrò Paolo»» (http:/ / www. ilgiornale. it/ a. pic1?ID=193201). Il Giornale,
17-07-2007. URL consultato in data 16-03-2010.
[8]Salvatore Borsellino. «Strage in via D´Amelio, sono troppi i segreti» (http:/ / www. 19luglio1992. com/ index. php?option=com_content&
view=article& id=893:strage-in-via-damelio-sono-troppi-i-segreti& catid=2:editoriali& Itemid=4). Il Cittadino, 06-12-2008. URL consultato
in data 16-03-2010.
[9]Chicco Alfano. «Quell'agenda rossa di Paolo Borsellino... luci ed ombre sulla strage di via D'Amelio» (http:/ / www. ammazzatecitutti. org/
articoli/ 070719_alfano_borsellino. htm). Ammazzateci tutti, 19-07-2007. URL consultato in data 17-03-2010.
[10]Salvatore Borsellino. «La replica al Sen.Mancino» (http:/ / www. processionemisteritp. it/ per_non_dimenticare/ replica
_borselliino_a_mancino. htm), 17-07-2007. URL consultato in data 17-03-2010.
[11]Pizzini segreti (http:/ / www. 19luglio1992. com/ index. php?option=com_content& view=article& id=874:pizzini-segreti&
catid=19:i-mandanti-occulti& Itemid=38)

Strage di via D'Amelio 72
[12]Attilio Bolzoni; Francesco Viviano. «Ciancimino jr, l'ultimo segreto "Patto mafia-Stato, ecco la prova"» (http:/ / 209. 85. 129. 132/
search?q=cache:1IH-5kTmsEcJ:www. repubblica. it/ 2009/ 07/ sezioni/ cronaca/ mafia-8/ ciancimino-patto/ ciancimino-patto. html+
ciancimino+ luglio+ 2009+ papello& cd=1& hl=it& ct=clnk& client=opera). la Repubblica, 14-07-2009. URL consultato in data 16-03-2010.
[13]La Stampa e La Repubblica del 19 Luglio 2009
[14]Marcello Zinola. «Parla Riina:«Delitto di Stato» In pochi alla cerimonia» (http:/ / ilsecoloxix. ilsole24ore. com/ p/ italia/ 2009/ 07/ 19/
AMg4NNlC-cerimonia_riina_delitto. shtml). Il Secolo XIX, 19-07-2009. URL consultato in data 17-03-2010.
[15]Riina.- « SPACEPRESS (http:/ / spacepress. wordpress. com/ 2009/ 07/ 21/ riina/ )
[16]http:/ / www. la7. it/ approfondimento/ dettaglio. asp?prop=reality& video=23730
[17]http:/ / voglioscendere. ilcannocchiale. it/ ?id_blogdoc=2146153
[18]http:/ / www. 19luglio1992. com/ index. php?option=com_content& view=article&
id=1549:rassegna-stampa-sulla-trattativa-tra-cosa-nostra-e-pezzi-dello-stato& catid=20:altri-documenti& Itemid=38/
[19]http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=674
Strage di via dei Georgofili
Strage di via dei Georgofili
Luogo Firenze
Obiettivo Uffizi
Data 27 maggio 1993
01.04
Tipologia Autobomba
Morti 5
Feriti 48
Esecutori Cosa Nostra
Motivazione Inasprimento della lotta dello stato contro la mafia
La strage di via dei Georgofili è un attentato di stampo mafioso attribuito all'organizzazione "Cosa Nostra".
Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, a Firenze, viene fatta esplodere una Fiat Fiorino imbottita di esplosivo nei
pressi della storica Torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l'Arno, sede dell'Accademia dei Georgofili.
Nell'immane esplosione perdono la vita 5 persone: Caterina Nencioni (50 giorni di vita), Nadia Nencioni (9 anni),
Dario Capolicchio (22 anni), Angela Fiume (36 anni), Fabrizio Nencioni (39 anni); 48 persone rimangono ferite.
Oltre alla Torre vengono distrutte moltissime abitazioni e perfino la Galleria degli Uffizi subisce gravi
danneggiamenti.
La strage viene inquadrata nell'ambito della feroce risposta del clan mafioso dei Corleonesi di Totò Riina
all'applicazione dell'articolo 41 bis che prevede il carcere duro e l'isolamento per i mafiosi. Due mesi dopo, il 27
luglio, altri attentati mafiosi vengono compiuti a Roma (alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al
Velabro) e a Milano, in via Palestro, dove un'autobomba provoca cinque morti: tre vigili del fuoco e un vigile urbano
intervenuti sul posto, e un cittadino straniero che dormiva su una panchina.
Il giorno 4 Dicembre 2009, il pentito Gaspare Spatuzza durante una deposizione sul processo d'appello a Marcello
Dell'Utri ha dichiarato sotto giuramento: "Per Capaci e via d'Amelio abbiamo vigliaccamente gioito. Quelle sono
stragi che ci appartengono, l'attentato di Firenze non ci appartiene". Segnalando come mandanti di alcune stragi
Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi.

Strage di via dei Georgofili 73
Collegamenti esterni
•Associazione tra i Familiari delle Vittime di Via dei Georgofili [1]
•Intervista con Giovanna Maggiani Chelli (Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei
Georgofili) [2]
•Dichiarazioni di Gaspare Spatuzza [3]
Note
[1]http:/ / www. strageviadeigeorgofili. org/
[2]http:/ / www. reti-invisibili. net/ georgofili/ articles/ art_11258. html
[3]http:/ / www. agi. it/ news/ notizie/ 200912041410-cro-rt11010-spatuzza_strage_firenze_non_ci_appartiene
Bomba di via Palestro
Strage di via Palestro
Luogo via Palestro, Milano
Obiettivo il Padiglione di arte contemporanea di Milano
Data 27 luglio 1993
23,14
Tipologia autobomba
Morti 5
Esecutori ignoti
Motivazione inasprimento della lotta dello Stato nei confronti di Cosa Nostra
La strage di via Palestro è stato un attentato attribuito a Cosa Nostra. Alle ore 23,14 del 27 luglio 1993,
un'autobomba esplose nei pressi del Padiglione di arte contemporanea sito in via Palestro a Milano. I morti furono
cinque: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, il vigile urbano Alessandro Ferrari e
Moussafir Driss, immigrato marocchino che dormiva su una panchina. Il Padiglione di arte contemporanea subì
molti danni.
Questo attentato viene considerato un episodio delle cosiddette "stragi del 1993", che già avevano colpito Roma e
Firenze (vedi Strage di via dei Georgofili).
Collegamenti esterni
•(IT) Articolo sul Corriere della Sera [1]
Note
[1]http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1993/ ottobre/ 29/ sempre_negli_occhi_quell_inferno_co_0_9310296793. shtml

Strage del Cermis 74
Strage del Cermis
Strage del Cermis
Coppia di Grumman EA-6B Prowler in volo
Luogo Cavalese
Data 3 febbraio 1998
Tipologia omicidio plurimo colposo
Morti 20
Esecutori cap. Richard Ashby, pilota
cap. Joseph Schweitzer, navigatore
Il termine strage del Cermis è utilizzato in Italia per identificare la morte di 20 persone ad opera di un aereo
statunitense nei cieli italiani.
Il 3 febbraio 1998 alle ore 15:13 un Grumman EA-6B Prowler,[1] aereo militare statunitense del Corpo dei Marines
al comando del capitano Richard Ashby, decollato dalla base aerea di Aviano alle 14:36 per un volo di
addestramento, tranciò le funi del tronco inferiore della funivia del Cermis, in Val di Fiemme. La cabina, al cui
interno si trovavano venti persone, precipitò da un'altezza di circa 80 metri schiantandosi al suolo. Il velivolo,
danneggiato all'ala e alla coda, fu comunque in grado di far ritorno alla base.
Nella strage morirono i 19 passeggeri e il manovratore, tutti cittadini di Stati europei, tra i quali tre italiani, sette
tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci e un'olandese.
Conseguenze immediate
Il presidente Bill Clinton si scusò per l'incidente alcuni giorni dopo, e promise alle famiglie delle vittime risarcimenti
in denaro. L'episodio creò un clima di tensione tra statunitensi e italiani. Ci furono manifestazioni anti-americane in
Italia, con slogan quali «NATO per uccidere».
Il nome dato alla strage in Italia, «Il massacro del Cermis», mostrò chiaramente la reazione dei media.
I pubblici ministeri italiani richiesero di processare i quattro marine in Italia, ma il giudice per le indagini preliminari
di Trento ritenne che, in forza della Convenzione di Londra del 19 giugno 1951 sullo statuto dei militari NATO, la
giurisdizione sul caso dovesse riconoscersi alla giustizia militare statunitense.
Inizialmente tutti e quattro i membri dell'equipaggio furono indagati, ma solo il pilota cap. Richard Ashby e il suo
navigatore cap. Joseph Schweitzer comparirono effettivamente davanti al tribunale militare americano per rispondere
dell'accusa di omicidio colposo.

Strage del Cermis 75
L'equipaggio del Prowler
•Cap. Richard Ashby, pilota[2]
•Cap. Joseph Schweitzer, navigatore
•Cap. William Rancy addetto ai sistemi di guerra elettronica
•Cap. Chandler Seagraves addetto ai sistemi di guerra elettronica
Processo
Il processo contro Ashby fu celebrato a Camp Lejeune nella Carolina del Nord. La Corte militare accertò che le
mappe di bordo non segnalavano i cavi della funivia e che l'EA-6B stava volando più velocemente e a un'altitudine
molto minore di quanto permesso dalle norme militari. Le prescrizioni in vigore al tempo dell'incidente imponevano
infatti un'altezza di volo di almeno 2000 piedi (609,6 m). Il pilota dichiarò che egli riteneva che l'altezza di volo
minima fosse di 1000 piedi (304,8 m). Il cavo fu tranciato a un'altezza di 360 piedi (110 m). Il pilota sostenne che
l'altimetro dell'aereo era mal funzionante, e affermò di non essere stato a conoscenza delle restrizioni di velocità. Nel
marzo del 1999 la giuria assolse Ashby, provocando l'indignazione dell'opinione pubblica italiana ed europea. Anche
le accuse di omicidio colposo nei confronti di Schweitzer non ebbero seguito.
I due militari furono nuovamente giudicati dalla corte marziale USA per intralcio alla giustizia per aver distrutto un
nastro video registrato durante il volo nel giorno della tragedia. Per tale capo d'accusa furono riconosciuti colpevoli
nel maggio del 1999. Entrambi furono degradati e rimossi dal servizio. Il pilota fu inoltre condannato a sei mesi di
detenzione, ma fu rilasciato dopo quattro mesi e mezzo per buona condotta.
Nel febbraio 2008 i due piloti hanno impugnato la sentenza e richiesto la revoca della radiazione con disonore, allo
scopo di riavere i benefici finanziari spettanti ai militari; hanno anche affermato che all'epoca del processo, accusa e
difesa strinsero un patto segreto per far cadere l'accusa di omicidio colposo plurimo, ma di aver voluto mantenere
l'accusa di intralcio alla giustizia «per soddisfare le pressioni che venivano dall'Italia».[3] È comunque stato
riconosciuto che l'aereo viaggiava a bassa quota e che la velocità era eccessiva per gli ostacoli presenti in zona[4] .
40 milioni di dollari in risarcimenti ai familiari
Nel febbraio 1999 il Senato degli Stati Uniti ha stanziato circa 40 milioni di dollari per i risarcimenti ai familiari
delle vittime e per la ricostruzione dell'impianto di risalita, ma nel maggio dello stesso anno lo stanziamento, respinto
da una commissione del Congresso, non è stato confermato dal governo nella persona del ministro della difesa
William Cohen.
Dei risarcimenti hanno quindi dovuto farsi carico, quantomeno in prima istanza, la Provincia Autonoma di Trento e
il Parlamento Italiano.
Nell'immediatezza del fatto, la Provincia Autonoma di Trento ha stanziato cinquantamila euro per ogni vittima come
concorso alle spese immediate, ed è intervenuta per finanziare la ricostruzione dell'impianto di risalita. Tali somme
sono state rimborsate alla Provincia dallo Stato italiano nel settembre del 2004.

Strage del Cermis 76
La legge del Parlamento italiano su risarcimenti
Nel dicembre del 1999 il Parlamento Italiano ha approvato una legge che prevedeva un indennizzo per i familiari dei
deceduti pari a 4 miliardi di lire per ogni vittima. In conseguenza di tali provvedimenti delle autorità italiane, e in
ottemperanza ai trattati NATO, il governo degli Stati Uniti ha dovuto risarcire allo Stato italiano il 75% delle somme
complessivamente erogate.
Una tragedia simile avvenne in Francia nell'agosto 1961, quando sei persone morirono dopo che un aereo militare
francese che volava a bassa quota tranciò i cavi di una funivia tra la Punta Helbronner e l'Aiguille du Midi, sul
versante francese del Monte Bianco.
Vittime
•Hadewich Antonissen (24, Vechelderzande), belga;
•Stefan Bekaert (28, Leuven), belga;
•Dieter Frank Blumenfeld (47, Burgstädt), tedesco;
•Rose-Marie Eyskens (24, Kalmthout), belga;
•Danielle Groenleer (20, Apeldoorn), olandese;
•Michael Pötschke (28, Burgstädt), tedesco;
•Egon Uwe Renkewitz (47, Burgstädt), tedesco;
•Marina Mandy Renkewitz (24, Burgstädt), tedesca;
•Maria Steiner-Stampfl (61, Bressanone), italiana;
•Ewa Strzelczyk (37, Gliwice), polacca;
•Philip Strzelczyk (14, Gliwice), polacco;
•Annelie (Wessig) Urban (41, Burgstädt), tedesca;
•Harald Urban (41, Burgstädt), tedesco
•Sebastian Van den Heede (27, Brugge), belga;
•Marcello Vanzo (56, Cavalese) manovratore della Cabina in discesa, italiano;
•Stefaan Vermander (27, Assebroek), belga;
•Anton Voglsang (35, Vienna), austriaco;
•Sonja Weinhofer (22, nata a Monaco, domiciliata a Vienna), austriaca;
•Jürgen Wunderlich (44, Burgstädt), tedesco;
•Edeltraud Zanon-Werth (56, nata Innsbruck residente a Bressanone), italiana.
Voci correlate
•Base aerea di Aviano
•Grumman EA-6B Prowler
Collegamenti esterni
•Pagina del "Comitato 3 febbraio" su Valdifiemme.it [5]
•Elenco componenti Commissione parlamentare d'inchiesta [6]
•PROPOSTA DI RELAZIONE CONCLUSIVA Commissione parlamentare d'inchiesta [7]
•Commissione parlamentare d'inchiesta, Relazione conclusiva [8]

Strage del Cermis 77
Note
[1]Grumman EA-6B ICAP II Block 82 Prowler, c/n MP-129/133, BuNo163045 (VMAQ-2) ripreso da http:/ / home. att. net/ ~jbaugher/
thirdseries21. html
[2]Defense.gov News Article: Investigators Blame Marines for Cable Car Accident (http:/ / www. defenselink. mil/ news/ newsarticle.
aspx?id=41284)
[3]Andrea Visconti, "Cermis, patto segreto dietro il processo" (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 02/ sezioni/ cronaca/ cermis-patto/
cermis-patto/ cermis-patto. html), la Repubblica.it, 2 febbraio 2008.
[4]" Negli Usa i piloti della strage del Cermis " (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1998/ febbraio/ 28/
Negli_Usa_piloti_della_strage_co_0_98022810940. shtml)
[5]http:/ / www. valdifiemme. it/ comitato3febbraio/ manifesto_di_propositi. htm
[6]http:/ / www. camera. it/ _bicamerali/ compo/ elcermis. htm
[7]http:/ / www. camera. it/ _dati/ leg13/ lavori/ bollet/ 200101/ 0130/ html/ 52/ allegato. htm
[8]http:/ / new. camera. it/ _dati/ leg13/ lavori/ documentiparlamentari/ indiceetesti/ xxiibis/ 001/ pdf000. pdf
Strage di Castelvolturno
Strage di Castelvolturno
Luogo Baia Verde, Castelvolturno
Obiettivo Titolare di sala giochi pregiudicato, immigrati vittime innocenti
Data 18 settembre 2008
21
21:00 – 21:30 circa
Tipologia Agguato
Morti 7
Feriti 1
Esecutori Giuseppe Setola, Giovanni Letizia, Alfonso Cesarano, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Granato Davide
Motivazione Strage con finalità terroristica per la gestione del territorio
Strage di Castelvolturno[1] e Strage di San Gennaro[2] sono le definizioni attribuite dai mass media italiani ad una
strage di Camorra causata da un gruppo scissionista del Clan dei Casalesi facente riferimento a Giuseppe Setola,
avvenuta la sera di giovedì 18 settembre 2008, che ha portato alla morte di Antonio Celiento, un pregiudicato
affiliato ai casalesi, titolare di una sala giochi a Baia Verde e sei immigrati africani, vittime innocenti della strage:
Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako
del Togo; Jeemes Alex della Liberia; che si trovavano presso la sartoria "Ob Ob exotic fashions" a Varcaturo,[3] in
due operazioni distinte da parte dello stesso gruppo di fuoco.
Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti, successivamente la strage, è emerso che nessuno degli immigrati (tutti
giovanissimi, il più "anziano" aveva poco più di trent'anni), era coinvolto in attività di tipo criminale e che nessuno
di loro era legato alla camorra locale né alla cosiddetta "mafia nigeriana", la quale, poco lontano da lì, all'ex hotel
Zagarella, gestisce la piazza dello spaccio e il giro di prostituzione di ragazze africane per conto della potente
camorra locale.
Il massacro degli immigrati, attuato con modalità inedite, causò il giorno successivo una sommossa della comunità
immigrata contro la criminalità organizzata e contro le autorità, chiedendo che gli assassini venissero assicurati alla
giustizia,[4] un episodio unico nell'intera storia d'Italia. Per fronteggiare la delicata situazione che si era determinata
furono immediatamente predisposti dei provvedimenti urgenti varati dal Ministero dell'Interno e dal Ministero della
Difesa sulla lotta alla criminalità organizzata casertana e all'immigrazione clandestina.[5]

Strage di Castelvolturno 78
Uno degli immigrati che si trovavano all'interno della sartoria, Joseph Ayimbora, un cittadino ghanese che abitava a
Castelvolturno da otto anni, sopravvissuto, fingendosi morto, nonostante la mitragliata di colpi che lo aveva centrato
alle gambe ed all'addome, riuscì ad avere il tempo di guardare in faccia chi gli aveva sparato ed altre due persone. In
seguito la sua testimonianza è stata decisiva per riconoscere, tra le foto segnaletiche sottopostegli dagli inquirenti,
Alfonso Cesarano, che sarebbe dovuto rimanere a casa ai domiciliari a pochi metri dal luogo del massacro.[6]
Il precedente della Strage di Pescopagano del 1990
La Strage di Castelvolturno ha un precedente, per la sua efferatezza, con la strage di Pescopagano avvenuta il 24
aprile 1990 davanti al bar "Centro" della piccola frazione del comune di Mondragone. Nell'agguato al bar "Centro"
morirono due persone, Naj Man Fiugy e Alfonso Romano, e sei rimasero ferite. Subito dopo il gruppo di fuoco
uccise tre stranieri: Haroub Saidi Ally, Ally Khalifan Khanshi, Hamdy Salim, a bordo di una Fiat 127 parcheggiata
vicino all'esercizio commerciale, e ferì il quarto occupante della vettura. Tra i morti ed i feriti anche due innocenti:
Alfonso Romano, un imbianchino che stava bevendo una birra e che nei giorni precedenti, comparso in un filmato
della Rai, aveva chiesto la testa degli extracomunitari; un ragazzo di 14 anni, Francesco Bocchetti, ferito gravemente
alla spina dorsale e poi rimasto paralizzato. Si era trattenuto al bar per tenere compagnia al padre, il gestore del
locale.[7]
A distanza di 17 anni dalla strage furono arrestati tre pregiudicati, elementi di spicco del clan La Torre, in passato
attivo nel casertano, nel gennaio 2007. Le indagini dei pm della Direzione Distrettuale Antimafia Raffaele Cantone e
Giuseppe Noviello che portarono all'emissione di un ordine di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Fragnoli,
57 anni, Angelo Gagliardi, 53 anni, e Massimo Gitto, 53enne anche lui, tutti accusati di strage, omicidio aggravato,
detenzione e porto illegale di armi comuni e da guerra, si conclusero con il processo in corte di assise di appello di
Napoli.
Massimo Gitto, Angelo Gagliardi, Giuseppe Frangoli (in concorso con Vincenzo De Falco, Ciro De Feo, Ferdinando
Brodella, Aniello Sabatino, Mario Sperlongano, Augusto La Torre e Tiberio Francesco La Torre), che furono
condannati in primo grado alla pena di 30 anni di reclusione per avere causato la morte di cinque persone ed il
ferimento di altre sette, sono stati condannati a 15 anni e 4 mesi di reclusione dalla terza corte di assise appello di
Napoli, presidente Ambrogio di Meo.
La mattanza fu causata dall'obiettivo di bloccare per conto del boss Antonio Bardellino la vendita di droga nella zona
tra Castelvolturno e Mondragone[8] , da un conflitto interno tra le due principali organizzazioni malavitose del posto,
il clan La Torre[9] che gestiva da anni l'intero territorio ed i casalesi.
Preludio della strage
Alcune settimane prima della violenta strage si erano già verificati alcuni gravi episodi di intimidazione ai danni dei
cittadini stranieri di Castelvolturno.
Il 18 agosto del 2008, intorno alle 19.10, un commando di camorra, composto da motociclisti su due moto coi volti
protetti da caschi integrali ed un furgone Fiat "scudo" sparò diversi colpi di Kalashnikov contro la sede
dell'Associazione Nigeriana Campana, in Via Cesare Battisti nr. 1 di Castel Volturno, dove erano riunite 14 persone,
tra cui 4 bambini, rimasti illesi solo perché giocavano all'interno della casa. [10]
L'obiettivo dell'agguato, il presidente dell'associazione Teddy Egonwman, mediatore culturale ed interprete per la
Polizia di Stato, si batte da anni contro il racket della prostituzione e della droga che coinvolge una parte della
comunità nigeriana di Castelvolturno, e i cui boss sono agli ordini dei casalesi, secondo un patto nato poco dopo la
strage di Pescopagano e che vede camorristi e mafiosi nigeriani vivere in parallelo sul litorale domizio con scambio
di armi, garanzia della vigilanza per le case dei latitanti, la "tassa" pagata ai casalesi sul giro di affari di droga e
prostituzione, la gestione dei "money transfer".[11]

Strage di Castelvolturno 79
Dagli esami balistici condotti nei laboratori della Polizia scientifica, successivamente alla strage di Castelvolturno, è
emerso che il fucile Kalashnikov usato nell'agguato agguato del 18 agosto, in cui furono ferite cinque persone,
compresi Teddy Egonwman e sua moglie Alice, è lo stesso del massacro del 18 settembre.[12] L'agguato causò il
ferimento di 6 persone, tra cui una donna, alcune delle quali in modo grave avendo riportato ferite al capo o al
torace, circostanza questa che non lasciava dubbi sui propositi stragisti ed omicidiari degli autori. Nell'occasione
venivano impiegate tre armi diverse, come è risultato dal rinvenimento di 24 bossoli riconducibili ad un fucile
mitragliatore Kalashnikov, ed altri 4 esplosi da due diverse pistole una cal. 9x21 ed una cal. 40. [13]
Nella ricostruzione effettuata dagli investigatori della Squadra Mobile è stato possibile ricostruire anche il ruolo dei
protagonisti: Granato Davide impugnava la pistola cal. 40; Setola Giuseppe, disceso dal furgone Fiat guidato da
Alluce Antonio, utilizzò il Kalashnikov sparando dopo avere appoggiato il mitra sulla inferriata del cancello, Letizia
Giovanni, armato della pistola cal. 9x21, entrò all'interno del cortile. Le armi di Setola e Letizia dopo le prime
raffiche si incepparono, circostanza che impedì che il gruppo attuasse il proposito di entrare nell'appartamento ed
uccidere i presenti, circostanza, questa, confermata da Spagnuolo Oreste che rivestiva un ruolo di copertura. [14]
La strage di Castelvolturno
La strage di Castelvolturno, perpetrata
con modalità inedite e con un
impressionante volume di fuoco, fu tale
da portare la magistratura ad
individuare, oltre all'aggravante di avere
agito con metodo mafioso e della
finalità di agevolare l'associazione
mafiosa denominata clan dei casalesi,
anche l'aggravante di avere agito con
finalità di discriminazione ed odio
razziale, poiché le stragi erano indice di
un odio indiscriminato che animava il
gruppo di Setola che si fondava su un
pregiudizio di razza in base al quale si
voleva assoggettare l'intera comunità di
colore che avrebbe dovuto sottostare alla volontà del clan.
Altro aspetto assolutamente inedito della strage è stato individuato dall'ufficio del G.I.P. nell'aggravante della finalità
terroristica della strage, finalizzata a destare il panico nella popolazione, ad ingenerare paura ed incutere terrore nella
collettività, attraverso, appunto, una azione criminosa e violente, eclatante ed indiscriminata, con l'obiettivo di
minare la fiducia della cittadinanza nell'ordinamento costituito e indebolirne così le strutture: l'intera comunità di
immigrati di colore doveva sapere che qualsiasi cosa, lecita o illecita, essa facesse sul territorio necessitava
dell'autorizzazione del clan e doveva sottostare al versamento di una tangente. [15]
Antonio Celiento, gestore di una sala giochi in via Giorgio Vasari a Baia Verde, con precedenti penali per furto e
rapina e affiliato al clan dei Casalesi, è stato colpito verso le 21 da una sessantina di proiettili davanti al suo
esercizio[16] [17] ; ricoverato d'urgenza presso la clinica Pineta Verde, è morto poco dopo.[18]
Dopo l'agguato a Celiento. il commando omicida, a distanza di venti minuti dal primo episodio, raggiunge la sartoria
"O. Ob. Exotic Fashions", al civico 109761 della SS. Domitiana. Sei cittadini ghanesi, che si trovavano all'interno o
nei pressi della sartoria rimangono vittime di un impressionante volume di fuoco esploso, come verrà poi accertato,
da almeno sette armi di modello e calibro diverso: sul posto venivano infatti repertati ben 125 bossoli riconducibili a
due mitra cal. 7x62 tipo AK7 c. d. Kalashnikov, una pistola mitragliatrice cal. 9 parabellum, 4 pistole
semiautomatiche (due cal. 9 parabellum, una cal. 9x21 ed una cal. 9x17). Il raid stragista, secondo la ricostruzione

Strage di Castelvolturno 80
della Polizia durò meno di trenta secondi. Anche in questo caso gli investigatori hanno potuto ricostruire la dinamica
ed il ruolo degli stragisti: Cirillo Alessandro era l'autista della Fiat Punto, Granato Davide utilizzava una pistola
semiautomatica 9x21, Letizia Giovanni impugnava una pistola mitragliatrice ed una semiautomatica, Setola
Giuseppe un Kalashnikov, mentre il secondo era imbracciato da Spagnuolo Oreste. [19]
I tre principali responsabili della strage sono stati inchiodati da foto segnaletiche dei carabinieri mostrate al ghanese
Joseph Ayimbora durante il ricovero in ospedale. Grazie alla testimonianza dell'unico sopravvissuto, è emerso che i
sicari indossavano divise della polizia.[20]
Le vittime della Strage
Kwame Antwi Julius Francis
Nato nel 1977 in Ghana, era fuggito dal suo Paese nel 2002, attraversando il deserto del Niger e fermandosi in Libia
per lavorare come muratore e guadagnare la somma necessaria per pagarsi il viaggio attraverso il Mediterraneo.
Francis aveva formalizzato la sua domanda di asilo a Crotone e poi si era trasferito a Castel Volturno, ottenendo
dopo diversi anni la "Protezione Umanitaria". Lavorava come muratore e piastrellista e si era iscritto ad un corso di
formazione per apprendere il mestiere di saldatore. Viveva in un appartamento situato sopra la sartoria dove è
avvenuta la strage ed era sceso in strada perché Eric, un'altra delle vittime, lo aveva chiamato: aveva un lavoro da
offrirgli come muratore.
Affun Yeboa Eric
La più giovane tra le vittime: si trovava sul luogo della strage unicamente perché era passato a prendere Francis. Il
suo cadavere è stato ritrovato riverso al volante della sua auto, parcheggiata davanti alla sartoria. Aveva chiamato
Francis e lo stava aspettando: aveva ancora la cintura di sicurezza allacciata. Eric era in Italia dal 2004, proveniva dal
Ghana ed era sprovvisto di permesso di soggiorno. Da poco tempo si era trasferito a Castelvolturno dove aveva
iniziato a lavorare come carrozziere.
Samuel Kwako
Samuel Kwako veniva dal Togo. Faceva il muratore ma, come anche Alex, anche lui non rifiutava di lavorare nelle
campagne. Come tanti altri connazionali e africani la mattina presto, prima dell’alba, si faceva trovare nelle rotonde
di Giugliano, Villa Literno, Quarto, per aspettare il caporale di turno che gli offrisse il lavoro per la giornata.
El Hadji Ababa
Veniva dal Togo e viveva in Italia da cinque anni. Gestiva la sartoria "Ob Ob exotic Fashions". Il suo corpo è stato
ritrovato senza vita accasciato sulla macchina per cucire, perché quella sera stava terminando di lavorare per poi
consumare il pasto serale del periodo di Ramadan, insieme a due amici che lo avevano raggiunto. El Hadji era molto
conosciuto e apprezzato come sarto: realizzava abiti tradizionali su misura e faceva riparazioni e rattoppi. Malgrado
fosse sempre molto impegnato nel suo lavoro, era un punto di riferimento per gli altri cittadini africani, soprattutto
per coloro che erano maggiormente disorientati e senza una comunità di riferimento.
Jeemes Alex
Cittadino togolese, aveva un permesso di soggiorno per "protezione umanitaria" ottenuto a Siracusa. Lavorava
saltuariamente come muratore ma non rifiutava di lavorare nelle campagne. Come tanti altri connazionali e africani,
Alex la mattina presto, prima dell’alba, andava nelle rotonde di Giugliano, Villa Literno e Quarto, per aspettare il
caporale di turno che gli offrisse il lavoro per la giornata. Si trovava nella sartoria perché aveva iniziato a collaborare
con El Hadji per la vendita dei vestiti.

Strage di Castelvolturno 81
Christopher Adams
Aveva 28 anni ed era ghanese. Era in Italia dal 2002 e aveva ottenuto il permesso di soggiorno per protezione
umanitaria. Adams faceva il barbiere a Napoli, in piazza Garibaldi. La sera della strage era andato nella sartoria per
un saluto agli amici. Quando il suo corpo inanime è stato raccolto, sono stati trovati 700 euro nei suoi calzini. Non
erano i proventi di una partita di droga, come è stato scritto inizialmente dai giornali, ma i risparmi del suo lavoro da
barbiere che metteva da parte e periodicamente inviava ai suoi familiari rimasti in Ghana.
Joseph Ayimbora
Anche lui ghanese, è l’unico sopravvissuto alla strage, nonostante le gravi ferite alle gambe ed all'addome. Ha un
permesso di soggiorno dal 1998, vive con una compagna e con la loro bambina nata in Italia. La collaborazione di
Ayimbora, che si è salvato fingendosi morto, con le forze dell'ordine e gli inquirenti è stata determinante per la
ricostruzione dei fatti e l’individuazione degli assassini.[21]
La rivolta
L'indomani della strage, il 19 settembre, centinaia di extracomunitari, connazionali delle vittime uccise la notte,
scatenarono una rivolta popolare cui parteciparono gran parte dell'intera comunità africana di Castelvolturno.[22]
Nelle prime ore del pomeriggio, centinaia di immigrati diedero vita a un corteo di protesta che si avviò lungo la
Domiziana,proseguendo per 10 chilometri.
Gli africani, al grido di "italiani bastardi", bloccarono e intasarono il traffico autostradale per ore, rovesciando ed
incendiando cassonetti dell'immondizia, ribaltando e danneggiando con bastoni e clavi le automobili parcheggiate, e
inoltre distrussero alcuni esercizi commerciali ed attaccarono due autobus del comune causandone il fermo e l'uscita
forzata dei passeggeri. [22] [4]
Il sindaco di Castelvolturno, Francesco Nuzzo, e la prefettura di Caserta organizzarono durante la giornata un
incontro con alcuni membri di spicco della comunità di origine africana riportando la calma.[22]
La violenza scatenata provocò notevole tensione anche nella comunità italiana, tanto che si è temuta qualche
ritorsione verso gli africani.[23]
Conseguenze
L'inaspettata guerriglia urbana scatenata dalla comunità africana e l'escalation di violenza portata dal clan dei
Casalesi nel Casertano hanno determinato la creazione di una commissione straordinaria al Viminale il 20 settembre,
con la presenza del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il capo della polizia, Antonio Manganelli e altre
personalità politiche e militari, ed il conseguente invio di 400 agenti speciali e investigatori per il controllo della
sicurezza al fine di evitare future stragi:
« Dopo un’approfondita valutazione della situazione dell’ordine pubblico è stato deciso di intensificare il controllo del
territorio e colpire duramente la criminalità organizzata, rafforzare al massimo l’attività investigativa e di intelligence per
individuare gli autori dei recenti omicidi, per la cattura dei latitanti e dei responsabili di attività criminali, per i quali, laddove
immigrati clandestini, saranno avviate con la massima celerità le procedure di espulsione. Sarà infine sottoposta dal ministro
dell’Interno al Consiglio dei ministri l’ipotesi di rendere più flessibile l’utilizzo dei militari non solo per le aree urbane, ma
anche per altre zone critiche, previa valutazione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. »
(Rapporto finale della commissione sui fatti di Castelvolturno.[24] )

Strage di Castelvolturno 82
Ipotesi sulle motivazioni della strage
Sulle ragioni che hanno portato il gruppo degli scissionisti del gruppo di Setola a compiere il massacro sono state
fatte diverse ipotesi. Le prime spiegazioni, che hanno trovato largo credito nelle cronache giornalistiche, hanno fatto
riferimento alla possibile lettura di questo episodio nell'ambito di un regolamento di conti all'interno del clan dei
casalesi, volto al controllo del mercato della droga e della prostituzione, gestito dalla mafia nigeriana per conto della
camorra. Tale ipotesi è stata però smentita dalle indagini giudiziarie, le quali hanno accertato l'estraneità delle
vittime africane rispetto ai traffici illeciti.
Una delle ipotesi formulate successivamente alla strage, proposta da Roberto Saviano, autore del best seller
"Gomorra", e da Franco Roberti, Procuratore aggiunto e capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli,
ricondurrebbe invece la strage di Castelvolturno ad un messaggio che la camorra ha voluto dare alle comunità
immigrate africane in vista dei progetti di riqualificazione del litorale domizio - un affare da diverse decine di
milioni di euro - nel tentativo di creare le condizioni per pilotare investimenti volti a far diventare il litorale stesso
un'area turistica. Dietro la strage si nasconderebbe quindi la volontà di fare una specie di pulizia etnica della zona,
cacciando completamente gli immigrati che non vogliono scendere a patti e che non sono controllabili.[25]
La strage può quindi aver rappresentato un atto primo atto intimidatorio verso una comunità di immigrati di circa
13.000 persone, tra regolari e non, che arriva a contare il 60%, forse più, degli abitanti attuali di Castelvolturno. Una
comunità in espansione, che forse oggi la camorra vorrebbe arrestare e annullare.[26]
Arresti
Il 22 settembre 2008 è stato arrestato il primo sospetto, Alfonso Cesarano, pregiudicato camorrista vicino al clan dei
Casalesi in detenzione domiciliare, trovato in casa dei genitori, a Baia Verde, luogo medesimo dove è stata uccisa la
prima vittima della strage, Antonio Celiento.[27]
In una maxioperazione antimafia dei carabinieri avvenuta lo stesso mese, il clan dei Casalesi viene smembrato con
l'arresto di 107 persone, ritenuti elementi di spicco dell'associazione, di cui alcuni presenti nella lista dei 30 latitanti
più ricercati d'Italia. Tra gli arrestati figurano Alessandro Cirillo e Oreste Spagnuolo, considerati, insieme al boss
Setola, i principali coordinatori.[28]
Il 14 gennaio 2009 viene arrestato l'imprendibile capo dei Casalesi, Giuseppe Setola stesso, pure nella lista dei 30,
condannato in contumacia all'ergastolo e ritenuto mandante di varie stragi e omicidi, tra cui ora quella di
Castelvolturno.[29]
Note
[1]L'Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere nr. 45855/08 R.G. N.R. 40547/08 R.GIP 395/09 R.O.C.C., emessa dal GIP presso il Tribunale
di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di SETOLA Giuseppe, CIRILLO Alessandro, LETIZIA Giovanni,
GRANATO Davide contesta a quest'ultimi il reato di strage con l'aggravante delle finalità terroristiche, primo caso in Italia applicato ad un
agguato di camorra.
[2]«Strage nella terra dei Casalesi: 7 morti. Agguato contro il clan degli immigrati» (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 09/ sezioni/ cronaca/
caserta-sparatoria/ caserta-sparatoria/ caserta-sparatoria. html), La repubblica, 18-09-2008. URL consultato in data 24-05-2009.
[3]Casalesi, è mattanza: 7 morti. I nomi delle vittime. Minniti e Picierno: servono azioni urgenti contro i clan (http:/ / www. casertace. it/ home.
asp?ultime_news_id=2840). Casertace.it, 18-09-2008
[4]«Strage di camorra, immigrati in rivolta» (http:/ / www. lastampa. it/ redazione/ cmsSezioni/ cronache/ 200809articoli/ 36623girata. asp), La
Stampa, 19-09-2008. URL consultato in data 28-02-2009.
[5]«Camorra, arrivano 500 soldati. Stretta sull'immigrazione» (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 09/ sezioni/ cronaca/ caserta-sparatoria/
invio-soldati/ invio-soldati. html), La Repubblica, 23-09-2008. URL consultato in data 28-02-2009.
[6]Roberto Saviano "Castelvolturno, Italia" in http:/ / www. oltregomorra. com/ documenti/ 9916/ 148/ 162
[7]Iuliano, Lorenzo (11 Novembre 2008). "Litorale story, venti anni di caccia al nero - Da Jerry Masslo al rumeno sospettato di furto, così
camorristi e xenofobi sparano nel mucchio". Il Mattino Caserta.
[8]«'MONDRAGONE Strage di Pescopagano, pene dimezzate per Fragnoli, Gagliardi e Gitto'» (http:/ / www. casertace. it/ home.
asp?ultime_news_id=3874), Caserta c'é, 07-01-2009. URL consultato in data 19-08-2009.

Strage di Castelvolturno 83
[9]Dda: clan "La Torre" appoggiò giunta centrodestra (http:/ / www. casertanews. it/ public/ articoli/ 200802/ art_20080213072756. htm).
Caserta News, 13-02-2008. URL consultato il 01-03-2009.
[10]Ordinanza di Custodia Cautelare nr. 45855/08 R.G. N.R. 40547/08 R.GIP 395/09 R.O.C.C., emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli su
richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia
[11]Rosaria Capacchione. «Casalesi:un patto tra casertani e africani» (http:/ / www. internapoli. it/ articolo_stampa. asp?id=12884), Il Mattino,
20-08-2008. URL consultato in data 19-08-2009.
[12]Bianconi Giovanni. «La strategia anti-immigrati Un mitra incastra i Casalesi» (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2008/ settembre/ 30/
strategia_anti_immigrati_mitra_incastra_co_9_080930040. shtml), Corriere della Sera, 30-09-2008. URL consultato in data 19-08-2009.
[13]Ordinanza di Custodia Cautelare nr. 45855/08 R.G. N.R. 40547/08 R.GIP 395/09 R.O.C.C., emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli su
richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia
[14]Ordinanza di Custodia Cautelare nr. 45855/08 R.G. N.R. 40547/08 R.GIP 395/09 R.O.C.C., emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli su
richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia
[15]Ordinanza di Custodia Cautelare nr. 45855/08 R.G. N.R. 40547/08 R.GIP 395/09 R.O.C.C., emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli su
richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia
[16]«Strage nel Casertano, un altro morto» (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 09/ sezioni/ cronaca/ caserta-sparatoria/ morto-in-ospedale/
morto-in-ospedale. html), La Repubblica, 19-09-2008. URL consultato in data 28-02-2009.
[17]Strage Castel Volturno: 7 killer hanno esploso 120 proiettili con pistole e kalashnikov (http:/ / www. casertanews. it/ public/ articoli/
200809/ art_20080919182425. htm). Caserta News, 19-09-2008. URL consultato il 28-02-2009.
[18]«Far West tra Napoli e Caserta, sette morti» (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 08_settembre_18/
far_west_caserta_morti_30dd5096-85c4-11dd-bcd5-00144f02aabc. shtml), Corriere della Sera, 18-09-2008. URL consultato in data
28-02-2009.
[19]Ordinanza di Custodia Cautelare nr. 45855/08 R.G. N.R. 40547/08 R.GIP 395/09 R.O.C.C., emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli su
richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia
[20]Arrestato un responsabile della strage di Castel Volturno (http:/ / www. ultimenotizie. tv/ notizie-di-cronaca/
arrestato-un-responsabile-della-strage-di-castel-volturno. html). Ultime notizie.tv. URL consultato il 01-03-2009.
[21]Redazione Melting Pot. «Chi sono le vittime della strage di Castel Volturno?» (http:/ / www. meltingpot. org/ articolo13381. html), Melting
Pot, 01-10-2008. URL consultato in data 19-08-2009.
[22]«Castelvolturno, rivolta degli immigrati dopo la strage di camorra» (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 08_settembre_19/
rivolta_castelvolturno_immigrati_de6698dc-8635-11dd-bef9-00144f02aabc. shtml), Corriere della Sera, 10-09-2008. URL consultato in data
28-02-2009.
[23]«"Via gli africani da Castel Volturno"» (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 08_settembre_19/
rivolta_castelvolturno_immigrati_de6698dc-8635-11dd-bef9-00144f02aabc. shtml), Corriere della Sera, 19-09-2008. URL consultato in data
28-02-2009.
[24]«Caserta, arrivano 400 super-poliziotti» (http:/ / www. lastampa. it/ redazione/ cmsSezioni/ cronache/ 200809articoli/ 36652girata. asp), La
Stampa, 20-09-2008. URL consultato in data 01-03-2009.
[25]«INTERVISTA A FRANCO ROBERTI, PARTE PRIMA: LA STRAGE DI CASTELVOLTURNO» (http:/ / politologi. splinder. com/ post/
18512616), Politologi.com, 258-09-2008. URL consultato in data 21-08-2009.
[26]Intervento di Roberto Saviano al World Social Summit sulle paure del nostro tempo, organizzato a Roma da Censis e Fondazione Roma
http:/ / www. youtube. com/ watch?v=RElQUG65AKk
[27]«Strage di Castel Volturno: Arrestato un sospetto» (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 09/ sezioni/ cronaca/ caserta-sparatoria/ blitz-sospetto/
blitz-sospetto. html), La Repubblica, 22-09-2008. URL consultato in data 28-02-2009.
[28]Castelvolturno: arrestati presunti killer. Operazione anti Casalesi, 107 arresti (http:/ / www. tg5. mediaset. it/ cronaca/ articoli/ 2008/ 09/
articolo8010. shtml). Tg5, 09-2008. URL consultato il 28-02-2009.
[29]«Camorra, arrestato il boss Setola» (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 11/ sezioni/ cronaca/ camorra-6/ arresto-setola/ arresto-setola. html),
La Repubblica, 14-01-2009. URL consultato in data 28-02-2009.

Fonti e autori delle voci 84
Fonti e autori delle voci
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Guarracino, Guidomac, Ignlig, Il Moderato, Il palazzo, Illy78, Jacopo, Jalo, Jaqen, Jok3r, Kalumet Sioux, Klaudio, Kormoran, Lanerossi, Laribur, Le vittime, Ligabo, Lineagoticafight, Lingtft,
Llodi, Lou Crazy, Loved.runner, Lucio Di Madaura, LuckyLisp, MM, Madaki, Mambro, Marco Comello, Marcordb, Martin Mystère, Mateola, Mau db, Mauro1087, MiGz, Mirco77, Nafutesfera,
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Robyfra1, Sailko, Salvai, Sbazzone, Servator, Sicariga, Smeno, Solfano, Stef Mec, Stefano Careglio, Tamburellista, Tanarus, Tomfox, Tooby, Trixt, Twice25, Valepert, Vermondo, Vu Duc
Thang, Wallberg, Yoggysot, ^musaz, 179 Modifiche anonime
Portella della Ginestra  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31248890  Autori:: Biopresto, Bonaff, Ciquta, Codas, Democrazia, Elbloggers, Fale, Ginosal, Giuseppe ME, Gliu,
Greta82, Griffo83, Grifone87, Hellis, Ignlig, Il palazzo, Jaqen, Klone123, Laribur, Lupo rosso, Marko86, Massimiliano Lincetto, Mcicogni, Montreal, Nrykko, Orric, Panz Panz, Pap3rinik,
Samdalmas, Sbisolo, Squattaturi, Stonehead, Trikke, Twice25, Vipstano, Wikichri, Yuma, 54 Modifiche anonime
Strage di piazza Fontana  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31377229  Autori:: ALoopingIcon, Alfio, AnjaQantina, Archeologo, Bella Situazione, Biopresto, Blakwolf, Blues
1911, Bramfab, Cadria, Caemlyn, Catrafuse, Causa83, Cicciocotroneo, Cioppi, Consbuonomo, Cotton, DCGIURSUN, Dans, Davidegat, Don Tricheco, Duroy, Ediedi, Elbloggers, Enrico02,
Erinaceus, Espresso, Eva Mathiasch, Ezio Tilli, Fiaschi, Formica rufa, G.dallorto, Gac, GiaGar, Giggiggio76, Giordaano, Guidomac, Il Moderato, Ilbibliotecario, Klaudio, Le vittime, Lependu,
Lotho2, Lou Crazy, MM, Madaki, Makh, Mangiabambini, MapiVanPelt, Marcordb, Marte77, Maso, MatteoGuasti, Mau db, Maurizio Milano, MimmoMartinez, Miticobaro, Mox83, NGr,
Nevermindfc, NiceIce, No2, Nrykko, Orric, OrsOrazio, Osk, Pacy, Piero Montesacro, Pirru, Pissipo, Polytropos, Privi, R1188, Ranma25783, Red Barker, Restu20, Rhobbit, Rio roma, Rionda,
Sante Caserio, Sbazzone, Senza nome.txt, Servator, Shalom, Snowdog, Stef Mec, Stefanof, SuperQuark, Tanonero, Teletrasporto, Truman Burbank, Twice25, Urbokant, Verobgiu, Vipstano,
Vituzzu, Vmoscarda, Ylebru, Yoggysot, Yone Fernandes, 167 Modifiche anonime
Strage di Piazza della Loggia  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=28580452  Autori:: Ayato86, Bengio76, Biopresto, Blues 1911, Bolo, Bramfab, Codas, Crabbymole, Dans,
Elbloggers, Fiaschi, Freedog, G.dallorto, Gabrio, Gnekko, Il Moderato, IlBeso, Lanerossi, Le vittime, Lou Crazy, Madaki, Marius, Mirco77, Miticobaro, Piero Montesacro, Privi, Rosmarino,
Sailko, Vermondo, Voldemort87, 46 Modifiche anonime
Strage dell'Italicus  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=28136385  Autori:: Adert, Andre86, Blues 1911, Bramfab, Ceccorossi, Codas, Cornolio, Dommac, Dr Zimbu, Elbloggers,
Fiaschi, Freedog, Hanyell29, Jok3r, Jollyroger, Le vittime, Lou Crazy, LucaLuca, Marcok, Marcopete87, Marcus89, No2, Plutonide, Pracchia-78, Privi, Ricce, Servator, Simone, Snowdog,
Truman Burbank, Vermondo, Voldemort87, 12 Modifiche anonime
Strage di Ustica  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31277165  Autori:: .jhc., Acehigh1971, Aiace, Alessio Rolleri, Alessiox.94, Alex92, AnjaQantina, Aracuano, Ary29, Ask21,
AttoRenato, BMF81, Bettella, Biopresto, BlackSheep81, Bramfab, Brískelly, Buggia, Castagna, CavalloRazzo, Chiappinik, Ciquta, Cloj, Codas, Crisarco, Dainaccio, Danielejaiss, Davide Oliva,
Demart81, Dia^, Django, Dr Zimbu, Elbloggers, Emanuele Saiu, England, F l a n k e r, Fiaschi, Fox2, Freakit, Frieda, Gac, Ghedolo, Gianfranco, Ginosal, Gtoffoletto, Gvf, Hal8999, Hauteville,
Hellis, Iakopo, Ilario, Jacklab72, Jacopo, Jollyroger, Laura56, Lceline, Llorenzi, Lovecraft22, Lucas, Luisa, Madaki, Marcok, Marcol-it, Mau807, Maximianus, Melos, Microsoikos, Mircone,
Mirkos, Miticobaro, Mnp, Murray, Nannini, Nickel Chromo, No2, Nrykko, O--o, One-Winged-Angel, P tasso, Paginazero, Paolo1957, Perrins87, Piero Montesacro, Pigr8, Pnc net, Privi, Pusk,
Qbert88, Redecke, Retaggio, RiccardoP1983, Robmontagna, Ruthven, Rutja76, SCDBob, Sbazzone, Sbisolo, Sempreblu07, Servator, Sesquipedale, Simo82, Sir marek, Soprano71, Stef Mec,
Stefanox1985, Swordsman, Threecharlie, Ticket 2007100310021314, Tilotta, To011, Trevinci, Trixt, Turgon, Twice25, Vipera, Vituzzu, Vivanoide, Yuma, Электромагнетизм, 309 Modifiche
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Strage della stazione di Bologna  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=975185  Autori:: Ago76, AmonSûl, Andre 74, ArtAttack, Ary29, Auro, Biopresto, BlackSheep81,
Borgolibero, Castagna, Codas, Contromano76, Demart81, Duroy, Elbloggers, EnBeg, Erinaceus, Fiaschi, Fmon, Fotogian, GJo, Gacio, Hal8999, Hauteville, Horatius, ITA32, IlBeso, Illy78,
Joana, Jok3r, Kaspo, Limonadis, Lingtft, Lorisbbbb, Lou Crazy, Luckyboy, MM, MacLucky, Mach, Madaki, Maledetto, Marius, Matt 76, Melos, Mircone, Miticobaro, Moroboshi, Nevermindfc,
Orric, Paginazero, Panairjdde, Phantomas, Pil56, Pippu d'Angelo, Privi, Rex Infernus, Riccardoghinelli, Salvatore Ingala, Serpik, Shaka, Simone.lippi, Sp1een, Stef Mec, Stefano Trento, Trixt,
Twice25, Urbokant, UtentE, Vorticus, Wikichri, Xavier121, Ylebru, Yoggysot, Yossarian99, Zagor te nay, 61 Modifiche anonime
Strage di Capaci  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31336076  Autori:: Al Pereira, Alexdonnoli, AttoRenato, Barbaking, Beta16, Biopresto, Bonza, Cialz, Crisarco, Dedda71,
Eddie619, Eius, Elbloggers, Ema.Giardina, Formica rufa, Frazzone, Gac, Giancarlo Rossi, IlBeso, Klaudio, Manutius, Marcol-it, Marcuscalabresus, Moloch981, PROXIMO, PersOnLine, Pigr8,
Privi, Roccuz, SCDBob, Senpai, Sf71177, Sid-Vicious, Squattaturi, Stevo, Toobaz, Vermondo, Wiskandar, 34 Modifiche anonime
Strage di via D'Amelio  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=3613766  Autori:: Aedo89, Agnellino, Baruneju, Birdkiller, Bronzino, Ciosl, Dedda71, Domino89, Ersill, Ginosal,
Graz, Ignlig, KAUTSKY, Kar.ma, Kibira, L'Essere corretto dal Forse, Leoman3000, M.B., Maestro65, Marcoranuzzi, Marcuscalabresus, Moloch981, No2, PROXIMO, PersOnLine, Piddu, Piero
Montesacro, Privi, PuerApuliae, Red devil 666, Reipher, Remulazz, SCDBob, Sandrobt, Sf71177, Siculo, Sky without clouds, Snowdog, Stefano.nicolucci, Stevo, Sveliamoimisteri33, Trixt,
Veneziano, Wappi76, Wikiknowledge, Yuma, 67 Modifiche anonime
Strage di via dei Georgofili  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=28889067  Autori:: Janus, Lillolollo, Miticobaro, Polinux, Privi, Rucoline23, Sailko, Tissot, Trixt, Vermondo,
Yuma, 17 Modifiche anonime
Bomba di via Palestro  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=20357102  Autori:: Ipstyl, Jok3r, Lingtft, Midnight bird, Pequod76, Tia solzago, 16 Modifiche anonime
Strage del Cermis  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31023945  Autori:: Alb, Andre86, BerlinerSchule, Biopresto, Cioppi, DarkAp, F l a n k e r, Fernandopescia, Fidio,
Giancarlo Rossi, Gspinoza, Ilario, Lingtft, Lukespace, Maquesta, Massimiliano Lincetto, Maurizio.Cattaneo, Maxpendy, MiGz, Michele.B, Nickel Chromo, No2, Panairjdde, Paolotacchi, Paulatz,
PersOnLine, Piero Montesacro, Radapanda, Resigua, RiccardoP1983, SCDBob, Sandrobt, Senza nome.txt, Tanarus, Truman Burbank, Vu Duc Thang, 28 Modifiche anonime
Strage di Castelvolturno  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31550760  Autori:: Avemundi, Bramfab, Brownout, DaniDF1995, Emilianodimarco71, Jok3r, Toobaz, Tormentor2,
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