Ecco, per esempio, a Parigi l’era venuto il ghiribizzo di studiar
scienze fisiche e aveva preso alcune lezioni da uno scienziato che la
corteggiava. Ma leprime difficoltà l’avevano sbigottita; se l’era presa
col maestro che non sapeva insegnare, e gli aveva dato il ben
servito e come professore e come galante. Più tardi, a Roma, era
stata assalita da unnuovo capriccio. Avrebbe voluto imparare la
pittura, ma avrebbe voluto impararla presto, non in modo da far dei
quadri originali ma in modo da poter far delle copie. Non doveva
esser così difficile il copiare. Un artista famoso che le bazzicava per
casa ebbe l’insigne onore di dirigere quella mano gentile. Dopo
qualche settimana la contessa perdette la pazienza. — Diquesto
passo, — ella esclamò infastidita, — civorranno cinquant’anni
perchè io arrivia dipingere passabilmente una testa.
L’artista, vedute le disposizioni della sua allieva, pensava che
anzichè cinquanta gliene sarebbero voluti cento, e glielo fece
intendere. Ma siccome aveva più spirito dello scienziato francese,
glielo fece intender con garbo, offrendosi di avviarla in uno studio
diverso, quello dell’archeologia.
La contessa accettò con trasporto. L’archeologia studiata a Roma,
sotto una guida esperta e simpatica! Ma era una di quelle fortune da
non lasciarsi scappare. E poi il dedicarsi all’archeologia era un
prender due piccioni a una fava; era uno studiare, con la storia dei
monumenti, la storia di Roma, senza noia di libri, nelle condizioni più
propizie possibili,parte in carrozza, parte a piedi, quasi sempre
all’aria aperta. In conseguenza di ciò la bella contessa fuvista tra i
ruderi della città eterna, insieme col celebre artista, intenta a prender
note sul suo taccuino, ora al Campidoglio, ora al Foro Romano, ora
al Palazzo dei Cesari, o al Colosseo, o alle Catacombe, oalle Terme
di Caracalla. Per i primi due giorni l’accompagnò il marito. Diavolo!
Non era mica conveniente che una signora della sua età girasse
sola perRoma con un estraneo. Ma que’ due giorni misero atroppo
dura prova le forze del conte Serlati. Alzarsi presto la mattina,
trascurare i suoi cavalli e il suoclub per veder quattro sassi e sentir
degli sproloqui sui primi abitatori del Lazio e sulla fusione dell’arte
greca con l’arte romana? Ah, non era affare per lui.Ed egli tentò di