Sua Maestà Remigia Iª constatando il fatto con la sua damigella
d'onore, non se ne lagna niente affatto. Ella riassume così,
sinteticamente, le più varie espressioni del suo affetto coniugale:
— Vicino lontano, io, a mio marito, voglio sempre bene lo stesso!
Ed è la verità: tanto più che «lo stesso bene» non vuol dire «molto
bene».
Anche vicino, — è vero, — Giacomo fa sentire pochissimo la sua
presenza alla moglie; ma Remigia, tanto e tanto, si sente più
sollevata, più liberamente di buon umore, quando Jack non c'è!
— Mon Dieu! Mon Dieu! — sospira con Mimì. — Jack, lo riconosco,
sembra proprio fatto apposta per me! Un marito, meno di così, non è
possibile!... Ma Pontereno, senza Jack... Ah! Mi pare più bello, più
grande, più mio!
Mimì, cerca di difendere il signor D'Orea: — È tanto buono, tanto
accondiscendente...
— Ma tanto brutto! Gli occhi, ricordati, Mimì, sono la via del cuore!
Se tu fossi brutta, non vorrei bene, — giuro, — nemmeno a te!
Impossibile! Del resto, poco più poco meno, rammenti che cosa ti
dicevo, i nostri discorsi a proposito del re del Nubian?... Per me,
l'uomo è il più brutto animale della creazione! Vuoi mettere, per
esempio, quanto è più bello un bel cavallo?...
Queste confidenze, ben inteso, sono particolari e riservate a Mimì,
sola solissima! Con tutti gli altri?.. Figurarsi! Di mogli tenere,
affettuose, non c'è che lei! Quando poi si tratta di mettersi lei in
confronto di sua sorella, come moglie modello, allora si professa
addirittura innamoratissima di suo marito.
— Oh, il mio Jack! — Non può vivere senza il suo Jack, a parole, e
sfoga tutto l'amore in telegrammi, — almeno uno al giorno, —
sempre firmato tua, senz'altro: tua.
Il bisogno di vederlo, di andarlo a trovare, lo sente qualche volta,
quando suo marito è a Roma, e ci sono feste. Allora sì!