dove, se vuol far venire un libro, gli conviene aspettare quattro, sei,
otto mesi, talvolta anche di più; dove manca di giornali, dove si trova
in un buio veramente spaventevole. Ma, partito un'altra volta per
andare in altre città grandi, non vi si trova contento. “Al primo
aspetto„, scrive da Milano, “mi pare impossibile di durar qui neppure
una settimana.„ E col tempo, se riceve impressioni grate, ne riceve
pure di sgradevolissime. “Qui mi trovo malissimo e di pessima voglia.
Pochi letterati ho conosciuto, e non mi curo di vederli per la seconda
volta....„ Il bello, che trova a Milano in gran copia, gli è guastato “dal
magnifico e dal diplomatico anche nei divertimenti.... Gli uomini sono
come partout ailleurs; e quello che mi fa rabbia è, che tutti ti
guardano in viso e ti squadrano da capo a piedi come a Monte
Morello....„ A Bologna trova che gli uomini sono “vespe senza
pungolo„, e con infinita meraviglia deve convenire “che la bontà di
cuore vi si trova effettivamente, anzi vi è comunissima, e che la
razza umana vi è differente da quella di cui tu ed io avevamo idea„.
Tuttavia egli vive in quella città “molto malinconico, e in certe
passeggiate solitarie che vo facendo per queste campagne
bellissime, non cerco altro che rimembranze di Recanati.„ Se passa a
Firenze, la metropoli toscana “non sarebbe certamente il luogo ch'io
sceglierei per consumar questa vita„: e, senza il Giordani, la cui
compagnia gli è stata di tanto conforto, il suo malumore si sfoga
vivacemente: “Questi viottoli, che si chiamano strade, mi affogano;
questo sudiciume universale mi ammorba; queste donne
sciocchissime, ignorantissime e superbe, mi fanno ira„, e, come a
Roma, la condizione degli spiriti è ancora quella che più lo sdegna:
“Io non veggo altri che Vieusseux e la sua compagnia; e quando
questa mi manca, come accade spesso, mi trovo come in un deserto.
Infine mi comincia a stomacare il superbo disprezzo che qui si
professa di ogni bello e di ogni letteratura: massimamente che non
mi entra poi nel cervello che la sommità del sapere umano stia nel
saper la politica e la statistica.„ Tornato a Roma, la stessa ira d'una
volta lo infiamma: “La letteratura romana, come tu sai benissimo, è
così misera, vile, stolta, nulla, ch'io mi pento di averla veduta e
vederla, perchè questi miserabili letterati mi disgustano della
letteratura, e il disprezzo e la compassione che ho per loro, ridonda