Fast. Cons.] parimente ne' Fasti gli dà il nome di Manlio Teodoro, con
citare una iscrizione del Gudio [Gudius, Inscript., pag. 372, num. 10.],
posta L. MALLIO THEODORO V. C. COS., ma senza por mente che
quella iscrizione appartiene a Mallio Teodoro che fu console nell'anno
399, e quivi (se pur essa è documento legittimo) in vece di L.
MALLIO, pare che si debba scrivere FL. MALLIO, come in un'altra da
me rapportata altrove [Thesaur. Nov. Inscript., pag. 397.]. Acquistata che
ebbe Teoderico la Pannonia Sirmiense, con che venne a stendere il
suo dominio fino al Danubio, insorse poco dopo un fatto, in cui di
nuovo s'impegnarono l'armi sue in quelle stesse parti. Un certo
Mundone, per quanto riferisce Giordano storico [Jordan., de Reb. Get.,
cap. 58.], discendente da Attila, e però Unno di nazione (Marcellino
conte il chiama Goto), fuggito dai Gepidi, si era ricoverato di là dal
Danubio in luoghi incolti e privi d'abitatori; ed avendo raunati non
pochi masnadieri ed assassini da strada, venne di qua da esso fiume,
ed occupata una torre chiamata Erta, quivi s'era afforzato; e preso il
nome di re fra i suoi, colle scorrerie pelava tutt'i vicini. Convien
credere ch'egli arrivasse con queste visite fino nell'Illirico, sottoposto
al greco imperadore; perciocchè Anastasio diede ordine a Sabiniano
suo generale in quella provincia, e console nel presente anno, di dar
fine alle insolenze di costui. Sabiniano, messa in punto la sua
armata, ed unitosi coi Bulgari, divenuti potenti e terribili nella Mesia,
che fu poi appellata Bulgaria, prese così ben le sue misure, che colse
il re masnadiere verso il fiume Margo, cioè in sito, da cui egli non
poteva uscire senza battaglia. Allora Mundone, che appena entrati i
Goti nella Pannonia s'era collegato con loro, spedì con tutta fretta ad
implorar soccorso da Pitzia generale di Teoderico. V'accorse egli (dice
Ennodio) [Ennod., in Panegyr. Theoderici.] in tempo che Mundone
disperato già meditava di arrendersi; ed attaccata battaglia, con tal
furore caricò i Bulgari e i Greci, che ne fece un'orrida strage, e,
vittorioso, restò padrone del campo, delle bandiere e del carriaggio
dei nemici. E tanto più è da credere riguardevole una tal vittoria,
perchè l'armata greca e bulgara era incomparabilmente maggiore; e
noi vedremo che il loro condottier Sabiniano era uno de' più saggi e
valorosi capitani d'allora. Eppure, se non è fallato il testo di
Giordano, Pitzia non condusse a quel cimento più di duemila fanti