d'aver aderito a Franzesi, componevagli in somme considerabili, con
connivenza ancora di Cesare, il quale avea sempre bisogno di denari
per nutrir la guerra, che si manteneva a spese, ora del Papa, ora
d'altri, ora con contribuzioni, tasse e donativi, che si proccuravano a
questo fine. Si serviva il Principe del ministerio segreto di Girolamo
Morone genovese, Commessario destinato a queste esecuzioni, il
quale con molta efficacia ed esattezza adempiva l'uffizio suo. Fece in
prima tagliar il capo ad Errigo Pandone Duca di Bojano ed al Conte
di Morone
[349]. Il medesimo avrebbe fatto del Principe di Melfi, del
Duca di Somma, di Vicenzo Caraffa Marchese di Montesarchio, di
Errigo Ursino Conte di Nola, del Conte di Castro, del Conte di
Conversano, di Pietro Stendardo e di Bernardino Filinghiero, se gli
avesse avuti nelle mani: de' quali il Marchese di Montesarchio, il
Conte di Nola e Bernardino Filinghiero morirono di malattia, prima
che i Franzesi uscissero dal Regno, e gli altri se n'andarono in
Francia. Tutti questi però furono spogliati de' loro Stati.
Il Marchese di Quarata ed altri Baroni volendosi valere della licenza
data loro da D. Ugo Moncada, fu ad essi di giovamento per far loro
scampare la vita, ma non già per con far loro perdere la roba, la qual
si credette, che l'avrebbero certamente salvata, se fosse stato vivo
D. Ugo. Nel numero di questi Baroni furono il Duca d'Ariano, il Conte
di Montuoro, il Barone di Solofra, l'uno e l'altro di Casa Zurlo, il
Barone di Lettere e Gragnano di Casa Miroballo, ii Duca di Gravina e
Roberto Bonifacio ultimamente fatto Marchese d'Oira; delli quali, gli
ultimi due ricuperarono da poi a maggior parte delli loro Stati e si
composero in denari, come ancora il Duca d'Atri, che ricuperò il suo.
Si richiamarono questi a Cesare, che non l'ammise alla
reintegrazione de' loro Stati, se non col pagamento d'una somma
considerabile di denaro, non avendo potuto in conto alcuno, evitar
quest'ammenda. Scrissero con tal occasione i primi Giureconsulti,
che fiorirono in Italia a favor de' Baroni, e Decio ne compilò più
consiglj; pruovando non potersi venire a somiglianti partiti, che
apportavano pregiudicio alla loro innocenza; ma fu in darno gettata
ogni lor fatica, perchè Cesare avea bisogno di denari per pagare le
truppe, e con tal modo sostener la guerra. Parimente avendo l'Aquila