— Siedi qui, vicino a me: chiacchieriamo.
Allora, quando ella si sentì così vicina a lui, così vicina all'anima di
lui, all'amore di lui, lì nelle sue braccia, sotto il suo alito lieve che le
passava sulla nuca, quando si sentì il suo bacio sulla gota, presso
alla bocca, volle dir tutto, come se avesse aspettato quell'abbandono
per confidarsi. No, no, non potevano rimanere in quella brutta casa,
in quella casa fredda, senza vedere nessuno, senza sentir la voce di
nessuno! Anche lui v'invecchiava, non se n'era accorto? Aveva fatto
de' capelli bianchi sotto alle tempia, accosto all'orecchio.
— Non è stata la casa, — disse lui, sorridendo.
No, era stata la casa. Ella non avrebbe saputo lavorare con la mente
calma qui, come lui lavorava. Non sentiva niente lui? Non provava
nessuna oppressione di spirito, nessuna stretta al cuore? Oh! due
camerette, niente altro: due camerette col sole, coi venditori sotto le
finestre, col sole sul letto!
La voce le si empiva di lacrime. Egli era rimasto a udirla, in un tenero
sbigottimento, meravigliandosi della violenza dello sfogo.
— Via, — promise, — si rimedia, si rimedia. La mattina di buon'ora,
prima dell'ufficio, mi metterò in giro. Troveremo un'altra casa....
— Guarda. — ella interruppe, — se vuoi, uscirò io; vuoi ch'esca io?
— Tu?
E la guardò, con una maliziosa dolcezza.
Ella arrossì tutta; volse la faccia dall'altra parte, mortificata, in un
pudico sentimento di maternità.
E venne finalmente questo aspettato, venne in una mattina rigida di
gennaio, all'alba opalina di una giornata minacciosa. La vecchietta
del secondo piano rimase di stucco quando, all'aprire l'uscio, si vide
davanti il marito della signora Carolina, l'impiegatuccio, pallido e
tremante.
— Oh! mio Dio! — esclamò. — Forse la sua signora....?