poi a Messina D. Giovanni d'Austria coll'armata, confermò in quel
Regno la quiete, e ridusse le cose in una total calma e tranquillità.
Ma nel Regno di Napoli, non avea tante fiamme il Vesuvio, quanti
erano gl'incendj, ne' quali stava involto. In questo Regno, siccome
da' precedenti libri si è veduto, avevano gli Spagnuoli riposti i mezzi
principali della loro difesa, perchè fertile e ricco forniva danaro ed
uomini ad ogni altra provincia assalita. Avrebbe la fecondità e
l'opulenza supplito al bisogno, se l'avidità de' Ministri, sempre
premendo, non avesse del tutto esauste ed espilate le ricchezze
istesse della natura; ma in Ispagna essendo più stimato quel Vicerè,
che sapeva ricavare più danaro, non v'era macchina, che non
s'adoperasse, per aver il consenso della nobiltà e del popolo, ch'era
necessario per deliberare l'imposte, e per cavarne la maggior somma
che si potesse. Vendevansi le gabelle a chi più offeriva, e con ciò
perpetuando il peso, s'aggravavano le estorsioni, perch'essendo i
compratori stranieri, e per lo più Genovesi, avidi sol di guadagno,
non era sorta di vessazione, che, trascurate le calamità de' miseri
popoli, crudelmente non si praticasse. Non restava più, che imporre,
e pur il bisogno cresceva: poichè tentato da' Franzesi Orbitello, ed
occupato Portolongone, si richiedevano, e per supplire altrove e per
difender il Regno, grandissime provvisioni.
Il Vicerè Duca d'Arcos, trovandosi angustiato dalla necessità del
danaro, per porre in piedi nuove soldatesche, e mantenere in mare
Armate, non essendo sufficienti le somme, che, senza impor nuovi
dazj, pensava di ricavare dagli espedienti sopra accennati, venne alla
risoluzione di convocare un Parlamento: dove avendo esposti li
bisogni della Corona, e sopra tutto, che bisognava mantener eserciti
armati per la vicinanza molesta de' Franzesi, annidati in Toscana,
estorse un donativo d'un milione di ducati; ma per ridurlo in contanti
era necessario venire all'abborrito rimedio delle gabelle. Con
imprudente consiglio, scordatisi così presto di quel, ch'era accaduto
sotto il governo del Conte di Benavente, fu proposta la gabella sopra
i frutti, altre volte imposta e poi tolta, come gravosa per lo modo di
praticarla, ed odiosa alla plebe, e più da lei sentita, quanto ch'ella
nell'abbondanza del paese, e sotto clima caldo, non si nutre quasi